Sviluppo Schemi D`attacco Nel Femminile
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Sviluppo Schemi D`attacco Nel Femminile
Tattica ALLENAMENTO LO SVILUPPO DEGLI SCHEMI D’ATTACCO NEL FEMMINILE Tipologie e associazioni di colpi con il sistema P - S - C di Luciano Pedullà SITUAZIONI CON 3 ATTACCANTI DI 1^ LINEA Rotazione P1 In questa fase la difficoltà maggiore consiste nell’avere S1 che attacca da zona 2. Super - 1 o 2 - 6: consente una maggiore facilità di apertura della palla in zona 4. Super - 5 - 6 o 4: consente allo schiacciatore (S1 ro posizioni classiche; oltre agli schemi già citati può essere giocato anche: 7 - 5 - 6: attaccando con la “7” (secondo tempo a metà strada tra posto 4 e posto 3, chiamata più spesso “9” tra gli uomini), S2 può trovarsi con C avversario in ritardo sul salto a muro poiché, se ben giocata, è difficile differenziare la lettura di una palla “5” (tesa al centro) e “7” da parte dell’avversario, il quale solo all’ultimo Dopo aver analizzato nel numero precedente le diverse tipologie di colpi tra donne e uomini, ecco ora lo sviluppo dei diversi sistemi d’attacco Donne: un esempio di proposta organizzata rotazione per rotazione momento potrà individuare se attacca C o S. Se si vuole utilizzare anche l’attacco dalla 2a linea (raro che avvenga) si può giocare Super - 7 - Pipe - 6 (o fast nel caso l’opposta sia in grado di giocarla). in zona 2) di giocare con muro scomposto. Una possibilità può essere quella di giocare con tutti e tre gli schiacciatori spostati a sinistra concedendo così a S1 di attaccare da zona 4; la situazione più classica prevede invece questo sistema di gioco: Super - 2 - fast: questo sistema di attacco è giocato molto bene dalle pallavoliste asiatiche. Costringe S e C avversari a mantenersi in attesa sul gioco veloce e avere difficoltà ad andare a raddoppiare il gioco all’ala. Rotazione P6 Questa è la fase dove normalmente gli attaccanti vengono utilizzati nelle lo- 14 HI-TECH VOLLEYBALL Rotazione P5 In questa fase attacca, generalmente, il centrale di palla “ad un piede”, conseguentemente il sistema più adoperato di schema di attacco è Super - 3 - fast o 2: consente ad O di giocare con una palla che proviene dalla sua destra ed al C1 di attaccare il suo pallone preferito (fast). Questa soluzione è preferibile quando la squadra avversaria gioca con partenza di muro larga. SITUAZIONI CON 2 ATTACCANTI DI 1^ LINEA Rotazioni P4 e P3 In queste due fasi gli schemi più classicamente utilizzati prevedono l’attacco di 2^ linea dalla zona 6, attraverso l’utilizzo dello schema Super - pipe - fast o 2 o B. “Chiaro esempio di alzata ‘Fast’ al femminile” (Iryna Zhukova) Rotazione P2 In questa situazione di gio- co è facile trovarsi con il centrale più bravo a giocare con i primi tempi di stacco a due piedi da terra (C2) e, di conseguenza, spesso può essere aperto il gioco utilizzando lo schema Super (o 7) - 5 - 8 (mezza palla dalla 2^ linea di posto 1). Le chiamate d’attacco sono state impostate secondo una progressione che dal palleggiatore va verso le bande: per questo motivo si è preferito chiamare la palla tesa avanti giocata dal centrale “5” anziché “7”. Nella stagione appena conclusa la squadra di Novara utilizzava ancora questo tipo di chiamata, differenziandosi da tutte le altre squadre che hanno invece un’impostazione più “classica” (ho pensato che dare quest’ordine di chiamata potesse essere più semplice da apprendere per i giocatori stranieri che venivano per la prima volta in Italia, oltre che, a mio parere, per un ordine più logico, N.d.A.). Luciano Pedullà Allenatore Nazionale Juniores Femminile LO SVILUPPO DEGLI SCHEMI D’ATTACCO NEL MASCHILE I “capisaldi” della distribuzione e l’identikit dell’alto livello di Gianluca Bastiani In questa sede andremo ad enunciare quelli che, a nostro parere, sono i presupposti di base che dovrebbero caratterizzare le scelte sugli schemi da adottare, partendo dalla considerazione che l’attacco di squadra è influenzato, anzi determinato, dalle valutazioni del palleggiatore. 1 - Mantenere “caldi” tutti gli attaccanti: in modo particolare l’attaccante principale, situazione non semplice che spesso è “aiutata” da una distribuzione del carico d’attacco codificata in allenamento. L’obiettivo è la creazione di una difficile lettura della tattica di attacco per gli avversari. 2 - Caratteristiche del muro avversario: l’alzatore le deve conoscere, com- presa la versatilità ed efficienza dei propri attaccanti da “servire”. Quindi conoscere e scegliere la palla migliore per quell’attaccante e, successivamente, la traiettoria che crea più problemi a quel dato giocatore avversario a muro. 3 - Preparare l’attaccante dell’ultimo pallone: è cosa non facile in quanto diversi sono gli aspetti da considerare (fisico, psicologico, tecnico). Da una parte, l’eccesso di carico proprio di questi aspetti e, dall’altra, la necessità di mantenere questo giocatore sempre molto coinvolto nel fondamentale attacco, rappresentano l’impresa più ardua. 4 - Creare una distribuzione dell’attacco “adattata”: vanno considerate molto attentamente le caratteristiche dei propri giocatori, i quali spesso rico- Uomini: un esempio di priorità su cui costruire i sistemi d’attacco Medie e considerazioni sulla distribuzione nell’élite maschile prono, pur all’interno dello stesso ruolo, responsabilità diverse. Ad esempio, uno schiacciatore S1 nella squadra X può essere lo schiacciatore ricettore principale, ma nella squadra Y può essere lo schiacciatore non ricettore! 5 - Imprevedibilità: vanno create combinazioni d’attacco che siano più im- “Pallonetto di secondo tocco dell’alzatore” (Fabio Vullo) HI-TECH VOLLEYBALL 15 Percentuali medie per ogni rotazione delle squadre maschili nel campionato di A1 - stagione 2003/04 prevedibili possibile. Attenzione! Questo non significa “sparare“ alzate da qualsiasi punto del campo, semplicemente occorre non legare la distribuzione a schemi rigidi, ripetitivi, standardizzati. La giusta idea dovrebbe riguardare una logica distribuzione in relazione ai parametri sopracitati. 16 HI-TECH VOLLEYBALL 6 - Caratteristiche dei primi tempi: alcuni di questi hanno l’obiettivo di poter “allargare” il gioco. Ad esempio la “7” (in questo caso la tesa al centro) e la “2”, sono due primi tempi usati per diversi scopi. Possono essere i palloni che quel giocatore attacca meglio (scelta tecnica), oppure possono rappre- sentare soprattutto un “richiamo” per il centrale avversario che cercheremo così di far spostare dalla parte opposta rispetto al reale obiettivo del nostro palleggiatore (scelta tattica). Come citato al punto 5, ovviamente questo non sistema non deve essere troppo codificato e sistematico sia in un verso (palla sempre alla “7”) che nell’altro (palla sempre alla “2”). Moltissimi palleggiatori sono leggibili proprio all’interno di queste scelte (sulla base delle mie esperienze dirette, l’unico invece veramente “non studiabile” è Fabio Vullo: ogni gara gestisce le cose in maniera diversa dall’altra, N.d.A.). CONSIDERAZIONI FINALI Analizzando le medie di distribuzione quantitative di tutte le squadre di A1 maschile nella stagione 2003/2004 (vedi box), e ovviamente riportando i dati riferiti a circa quattro, cinque gare per ciascuna, abbiamo dedotto quanto segue (anche in questo caso si parla di disposizione P - S - C). Rotazione P1: il carico dell’attacco è rivolto allo schiacciatore vicino al palleggiatore (S1). In questo caso si potrebbe azzardare una supposizione che riguarda i giocatori opposti: il loro attacco peggiore è quello di zona 4. Rotazione P6: in media è una delle rotazioni più equilibrate in termini di distribuzione, anche perchè tutti i giocatori, soprattutto il palleggiatore, si trovano in una posizione di partenza favorevole. Rotazione P5: il concetto esposto precedentemente è identico per gli attaccanti ma non per il palleggiatore. In questo caso la distribuzione presenta un carico diverso nelle zone di attacco. Rotazione P4: qui rileviamo un’apparente stranezza. Anche se l’opposto si trova nella posizione migliore per attaccare la 2^ linea, il suo carico di lavoro non si discosta molto dalle altre rotazioni con il palleggiatore in prima linea, anzi! Rotazione P3: è la rotazione dove più frequentemente si nota il “movimento” del centrale che varia più di altre rotazioni (1, C, CC, 2, 7…). Rotazione P2: è chiarissima la presenza della “7” e questo, a nostro avviso, dipende dalla necessità dell’alzatore di “allargare” il gioco in modo significativo, anche considerando che l’opposto deve compiere molta strada per attaccare. Possiamo quindi affermare che, essendo veramente tante le variabili, come si evince dai dati precedenti, è impossibile codificare schemi di attacco oggettivamente validi per tutti. Buon lavoro e buon campionato a tutti! Gianluca Bastiani Allenatore ADMO Volley Lavagna