or89 rivestiti di cristo

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or89 rivestiti di cristo
Ufficio per le Aggregazioni Laicali e le Confraternite
RIVESTÌTI DI CRISTO
Il rito della vestizione dei confratelli
durante il prossimo convegno nazionale
Sua Eminenza il Cardinale Ugo Poletti
Vicario Generale di Sua Santità e
Presidente della Conferenza Episcopale
Italiana, presiederà la Liturgia della
Parola, sabato 13 maggio.
Il rito della vestizione ha una
tradizione
di
molti
secoli
nelle
confraternite.
Esso desta nuovamente grande
interesse
soprattutto
nei
giovani
confratelli.
Sì riscopre il suo profondo significato.
L’abito è il segno di appartenenza ad
una confraternita che è pubblica
associazione nella Chiesa e che riceve
dalla Chiesa la personalità giuridica
nonché la missione per il fine che intende
perseguire, in nome della Chiesa stessa
(canone 313 del Codice di Diritto
Canonico). La Confraternita ha tra i suoi
fini quello assai rilevante dell'incremento
del culto pubblico, che, per sua natura, è
riservato alla Chiesa.
Nell’esercizio del culto pubblico della
Chiesa, nelle forme solenni delle
celebrazioni liturgiche e della pietà
popolari, le confraternite usano il loro
particolare abito, detto anche sacco o
cappa. Esso, nella varietà delle forme e
dei colori, ha sempre costituito motivo di
grande decoro e di solennità nello
svolgimento del culto pubblico, così
profondamente radicato nella tradizione
di ogni confraternita.
E' un abito per un servizio liturgico.
E' dunque segno di una volontà di
partecipazione attiva alla Sacra liturgia e
di esemplare espressione di essa.
I confratelli indossano l'abito con la
consapevolezza di chi vede in esso quasi
una espressione di quella veste
battesimale che ricorda la dignità sacra di
Vicariato di Roma
ogni battezzato e l’ufficio che la Chiesa gli
riconosce nell'esercizio del culto liturgico.
Indossando l’abito essi ricordano che,
battezzati in Cristo, si sono rivestiti di
Cristo (Gal 3, 27) e che, appartenendo a
Cristo, tutto il loro essere è divenuto un
canto a lode della sua gloria (Ef 1, 14),
sintonizzando il canto interiore del loro
spirito e della loro vita agli armoniosi
canti della loro pietà.
Nelle confraternite inoltre l’abito o
cappa è distintivo di un servizio di carità.
I confratelli lo indossano mentre
corrono a dare soccorso, sollievo,
attenzione di carità ai malati, assistenza
alle vittime di sciagure, ai colpiti da
calamità.
E' il segno dello spirito di sacrificio
con cui affrontano il dovere di solidarietà
nelle molteplici forme del volontariato.
Il camice bianco del personale
sanitario degli Ospedali, dei luoghi di
cura di oggi sono spesso una derivazione
del sacco delle Confraternite, che hanno
dato vita nei secoli anche a innumerevoli
Ospedali. A Roma oltre 40 Ospedali sono
stati fondati da Confraternite.
Un solo esempio. Con il sorgere
dell'Ospedale di S. Spirito in Sassia nel
1198, nasce anche una aggregazione di
fedeli laici, che più tardi diventerà una
Confraternita. Essa svolgerà per secoli
attività di cura e assistenza dei malati. Un
caso non certo unico della comune storia
di un ospedale e di una Confraternita.
L’abito nelle confraternite è distintivo
di carità e di amore per i più bisognosi.
Esso ha spesso anche un cappuccio,
detto anche buffa, che copre il volto del
fratello e assicura l’anonimato delle
buone opere, l’annullamento della
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Ufficio per le Aggregazioni Laicali e le Confraternite
distanza delle classi, accomunando il
ricco e il povero, il colto e il non colto.
Con esso non si è conosciuti. Nessuno
sa perciò chi deve ringraziare per il bene
ricevuto ed è assicurata la fedeltà alla
esortazione di Gesù «non sappia la tua
sinistra quello che fa la tua destra».
«Guardatevi dal fare le vostre opere buone per
essere veduti dagli uomini... Il Padre vostro
che vede nel segreto vi ricompenserà» (Mt 6,
1-6).
I
confratelli
appartenenti
alle
Confraternite della Misericordia alla
chiamata per ogni servizio di carità e al
termine di esso, ringraziano chi ha dato
loro la possibilità di compierlo con le
splendide parole cristiane: che Dio te ne
renda merito!
L'abito è così l’insegna del buon
Samaritano. Il confratello nel cammino
della sua testimonianza di carità. non
chiede a chi ha bisogno di lui chi sia, da
dove venga, a quale gruppo sociale o a
quale religione appartenga: «Tu soffri?
Questo mi basta.. Tu appartieni a me!» (L.
Pasteur).
Nelle Confraternite l'abito è dunque
emblema significativo per la decorosa e
pubblica espressione del culto e per il
generoso servizio di carità.
I valori spirituali contenuti nel segno
dell'abito sono così profondi da meritare
tuttora molta considerazione.
Per questo i giovani confratelli di oggi
amano rivestire il loro plurisecolare abito.
Con il solenne rito della vestizione,
durante il Convegno nazionale delle
Confraternite delle Diocesi d'Italia, viene
dato il giusto rilievo al ricco significato
dell'abito ed ai valori profondi che
esprime.
La celebrazione del rito delle
vestizioni ha luogo a S. Maria. Maggiore.
Vicariato di Roma
In questa Basilica sorgeva, circa l'anno
1264 la prima vera Confraternita romana,
detta poi del Gonfalone.
Inoltre per secoli, i confratelli della
venerabile
Arciconfraternita
del
Gonfalone si sono avvicendati nella
fedele
custodia
della
venerata
antichissima immagine della Madonna
«Salus Populi Romani».
E' quindi per le Confraternite un
ritorno alla fonte! Sotto lo sguardo
materno di Maria, esse ricevono
rinnovata energia per un lungo cammino
di testimonianza di fede e di carità, di
servizio all'uomo e di amore alla Chiesa.
(da «Liturgia della Parola»
per la vestizione dei confratelli:
Basilica di S. Maria Maggiore
13 maggio 1989)
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