Storia delle polene (parte 2)
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Storia delle polene (parte 2)
Storia delle polene (parte 2) Andrea Moia __________________________________________________________Storia navale______________ Nell’articolo precedente, abbiamo letto che i filoni di ispirazione per lo scultore di bordo erano costituiti, come nei secoli precedenti, da animali: leoni, cavalli marini, delfini, o i mitici grifone e unicorno; o da figure di dei ed eroi mitologici, di santi, a volte da ritratti di monarchi. Fra questi ricordiamo una polena raffigurante Vittorio Emanuele II che ornava il vascello Re Galantuomo, precedentemente chiamato Monarca e appartenente alla Marina napoletana. Singolare, poi, quella di Torquato Tasso sulla prua dell’omonima pirofregata varata nel 1856 sempre dalla Marina napoletana. Infine, le immagini femminili: veneri, sirene, ma anche fanciulle e donne reali, raggiunsero una notevole popolarità in contrasto con la tradizionale avversione dei marinai per la presenza di donne a bordo, in quanto considerate portatrici di sventura. Effettivamente sono pochissimi i popoli del mare presso i quali le donne navigano con i propri uomini o addirittura da sole. Le origini di questo comportamento sono da collegare al fatto che se una donna ha le proprie mestruazioni a bordo, c'è il pericolo che il sangue possa macchiare la barca: ecco quindi affiorare il tabù delle mestruazioni comune a quasi tutti i popoli del mondo, non solo di mare. Ma c’è anche il rovescio della medaglia. Le donne sono portate in mare per scacciare il male e soprattutto la figura della Vergine, con i suoi forti significati sacrali, ricorre spesso nella cultura popolare di molte popolazioni, tant'è che ancor oggi, in alcuni paesi della costa della Magna Grecia, le donne placano la furia delle trombe marine mostrando al mare il proprio sesso. Pag 1-6 Storia delle polene (parte 2) Andrea Moia __________________________________________________________Storia navale______________ Il mito, infatti, racconta che Poseidone, in un accesso d'ira, scatenò una violenta tempesta, minacciando la distruzione di una città calabra: le donne allora raggiunsero il mare e, schieratesi lungo la spiaggia, mostrarono il sesso alle acque, terrorizzando le tremende onde, figlie dell'iracondo dio del mare. Questa singolare ritualità è testimoniata dal ritrovamento di una statuetta in bronzo del V secolo, conservata al museo di Gela, che rappresenta una donna nell'atto di mostrare il sesso. Quanto al successo delle sirene esso va forse collegato al desiderio di ingraziarsi in qualche modo uno dei pericoli del mare più temuto: con il fascino della loro musica, esse attiravano i marinai che passavano nelle vicinanze della loro isola, finendo per fare naufragio contro la costa rocciosa e finire divorati. Secondo il Mito, il loro padre era il dio-fiume Acheloo e la madre la musa Melpomene oppure Tersicore. Sono menzionate per la prima volta nell'Odissea, dove sono in numero di due, ma in tradizioni posteriori e nell’accezione più comune ne conosciamo tre: Ligia, Leucosia, da cui nome all’isola di Licosa, e Partenope, origine dell’antico nome di Napoli. Pag 2-6 Storia delle polene (parte 2) Andrea Moia __________________________________________________________Storia navale______________ Nella tradizione sono musiciste squisite e, secondo Apollodoro, una suonava la lira, un'altra cantava, la terza teneva il flauto. Ovviamente non mancano le leggende legate ad alcune famose polene: nel Museo Navale della Marina Militare di La Spezia è conservata una polena raffigurante una donna avvolta in un manto: una mano che lievemente solleva la veste, un seno scoperto (si riteneva un tempo che mostrare i seni al mare placasse le tempeste). Non era del tutto strano, un tempo, trovare polene alla deriva in mare o trovarle spiaggiate dopo un fortunale. Infatti, esse spesso si staccavano dalla nave in caso di forti burrasche e restavano a vagare per il mare quando la nave affondava. Ciò contribuiva a rafforzare la convinzione che racchiudessero in sé l’anima della nave, che sopravvive alla morte della stessa. Questa è la storia di Atalanta, polena (simile alla statua antica della vergine spartana corritrice esistente nei Musei Vaticani) di una nave sconosciuta. Atalanta fu trovata in mare nel 1866 (in atlantico, dal quale prende il nome) dai marinai della cannoniera “Veloce”, che la recuperarono e la portarono in Italia, consegnandola al Museo di Genova. Pag 3-6 Storia delle polene (parte 2) Andrea Moia __________________________________________________________Storia navale______________ Da Genova, nel 1870, venne trasferita al Museo Navale di La Spezia quando la città, ultimata la costruzione dell’arsenale, divenne sede del Primo Dipartimento Marittimo nel 1870. Qui iniziarono una serie di strani eventi che la circondano. Il primo ad innamorarsene perdutamente fu il custode del museo che, contemplandola giorno e notte e conscio di non poterla far sua, finì col suicidarsi impiccandosi di fronte a lei. Per un po’ non accadde nulla; ma in seguito la polena fu affidata ad un giovane falegname per alcuni restauri. Nessuno sa cosa sia accaduto, ma dopo alcuni giorni il falegname fu trovato morto, con un coltello nel cuore. Un biglietto accanto a lui, le dedicava la sua vita (e la sua morte). Un ultimo episodio, accaduto ai tempi della II guerra mondiale (che pare fu addirittura riportato dai giornali dell’epoca), vede protagonista un giovane militare dell’esercito tedesco. Egli, di stanza a La Spezia, ebbe modo di visitare il Museo Navale e, come gli sfortunati che lo precedettero, restò ammaliato dalla bellezza della polena. Per alcuni giorni si recò quotidianamente al museo per osservarla; infine, in preda ad un amore disperato, rubò Atalanta. Fu ritrovato morto da un commilitone dopo una settimana. Anche stavolta, un biglietto dedicava ad Atalanta il gesto estremo: “Nessuna donna è come te Atalanta, a te offro la mia vita”. Ancor oggi continuano ad arrivare al museo centinaia di lettere d’amore per la polena. Forse non molti sanno che la statua lignea raffigurante Nostra Signora della Fortuna, o delle Grazie, opera probabilmente del Maragliano o della sua scuola, che oggi si trova sull’altare maggiore della chiesa di San Carlo in Via Balbi a Genova è una polena particolare di una nave irlandese. Pag 4-6 Storia delle polene (parte 2) Andrea Moia __________________________________________________________Storia navale______________ La storia di questa miracolosa scultura risale al 1636 quando, il 17 gennaio, nel porto della città si abbatté una furiosa bufera che infierì sulle barche ormeggiate. La mattina seguente agli occhi dei genovesi si presentò uno spettacolo singolare: l’unica cosa che era rimasta intatta dalla tempesta, tra i rottami che affioravano dall’acqua, era una statua di donna con in braccio un bambino e in mano un rosario. Stando alla settecentesca narrazione storica di don Lorenzo Zignago, ma anche secondo numerosi documenti coevi, la statua sarebbe stata la polena di una nave irlandese ancorata nel porto. Distrutta la nave, la statua fu sbalzata dalla violenza delle onde fino alla darsena, superando, miracolosamente indenne, l’ostacolo rappresentato da un galeone che ostruiva la bocca della darsena stessa. Dopo alterne trattative, la statua, insieme con ciò che restava della nave irlandese, fu acquistata da due marinai che la collocarono nei fondi di un edificio appartenente alla famiglia Lomellini. Proprio lì avvenne il primo prodigio: una bimba, caduta da una finestra di un piano alto dell’edificio, toccò illesa il suolo, affermando di essere stata accolta tra le braccia della statua, apparsale sotto forma di donna vestita di azzurro. La notizia si diffuse per la città e la popolazione chiese che un luogo sacro accogliesse la statua. Fu scelta la vicina chiesa medievale di S. Vittore: il trasferimento avvenne nel corso di una solenne processione durante la quale, secondo i presenti, la statua si mosse da sola e si posò sul piedistallo nella nicchia. Nel 1799 la sede parrocchiale fu trasferita in San Carlo e con essa anche la statua dove è ancora visibile oggi sull'Altar Maggiore. Pag 5-6 Storia delle polene (parte 2) Andrea Moia __________________________________________________________Storia navale______________ Chiudiamo con una leggenda “profana”. Una delle più famose riguarda Nannie, la polena della nave britannica Cutty Sark. Nannie era una strega che lo scozzese Tam O'Shanter vide ballare, una sera, in una casa infestata. Indossava una semplice camicia di stoffa (appunto un “cutty sark”) e, quando si accorse di essere osservata, inseguì il marinaio per catturarlo. Tam riuscì a fuggire ma la strega afferrò la coda del suo cavallo, strappandola. Quando fu trasformata in una polena, Nannie venne scolpita con il braccio in avanti, nell'atto di afferrare la coda. E i marinai, prima della partenza, le mettevano in mano un cappio o un pezzo di cima, in ricordo della leggenda. La storia del mare…è sempre più affascinante.. non trovate?!? Ciao! _____________________________________________________________________________ Andrea Moia (Ordigno) Pag 6-6