TIBET: IL “PAESE PROIBITO” FRA MITO E STORIA Abstract

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TIBET: IL “PAESE PROIBITO” FRA MITO E STORIA Abstract
TIBET: IL “PAESE PROIBITO” FRA MITO E STORIA Abstract Nicoletta Matelloni -­‐
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La sua collocazione geografica remota, nel cuore dell’Asia, separato dagli altri Stati dalle montagne più alte della terra che lo proteggono come un gioiello in uno scrigno, il lungo periodo di chiusura all’Occidente che ha alimentato il fascino per questa terra remota e misteriosa la profonda, intatta spiritualità di un popolo che non ha ceduto alle suggestioni e alle contaminazioni del moderno stile di vita hanno affascinato il nostro immaginario creando il mito del Tibet come icona di un paradiso di spiritualità, saggezza, mitezza e armonia. Il Tibet è diventato così, soprattutto a partire dagli anni ‘80 un “luogo dell’anima” per tanti occidentali delusi dalle chimere del successo mondano e del consumismo esasperato, una delle più frequentate mete del turismo spirituale. Ma che cosa conosciamo di questo paese, al di là dell’approccio a volte approssimativo e superficiale a testi divulgativi di spiritualità buddista, al di là del fascino della figura del Dalai Lama, la cui predicazione è spesso veicolata da eventi mediatici? Attraverso 2 incontri si propone un “viaggio” nel Tibet di carattere rigorosamente storico, un viaggio a ritroso nel tempo: 1) per comprendere le ragioni della lunga chiusura del Tibet all’occidente (da cosa e da chi i Tibetani si sono sentiti minacciati? Come l’Europa lo ha scoperto, o meglio, come lo ha aperto a forza al mondo occidentale?) 2) per conoscere le vicende storiche di un paese che, lungi dall’essere cristallizzato in una dimensione fuori dal tempo, uno shangri-­‐la, un paradiso in terra, ha conosciuto un lungo e complesso percorso che lo ha portato dalla originaria tradizione guerriera-­‐imperialista, ai governi teocratici dei Dalai Lama, alla attuale condizione di “cinesizzazione” che ha cancellato in gran parte con una operazione di “genocidio culturale” gli originali tratti caratterizzanti. La “scoperta “ del T Perché “paese proibito”? il nome attuale cinese del T è XIZANG composto da due ideogrammi: Occ. e nascondere: nascosto all’Occ.Fin verso la metà del 7sec. i tib. Erano stati guerrieri con tradizioni imperialiste, che costituivano una minaccia perpetua per i loro vicini, soprattutto per i cinesi. Per un certo tempo avevano governato molte province cinesi, parte della Birmania e del Nepal. In seguito alla loro graduale conversione al buddismo il loro impero a poco a poco declinò fino a crollare nel 10 sec. I T si ritirarono al di là delle loro montagne e iniziarono secoli di isolamento durante i quali filtrò però in Europa qualche notizia ad opera di missionari 1. -­‐14° sec. francescano Odorico da Pordenone ci dà la prima descrizione pervenuta in occ. a metà fra verità e fantasia 2. Gesuiti e francescani predicatori del vangelo nel corso del 6-­‐700, o partendo dalla Cina, con le credenziali dell’imperatore, passano per il Tibet tornando in Europa o vi giungono dall’India per costituire una missione e pubblicano opuscoli, relazioni ai padri generali,che sono anche successi editoriali. Tra gli italiani: il cappuccino marchigiano Orazio da Pennabilli chiamato Lama testa bianca e il gesuita pistoiese Ippolito Desideri.Vissero presso il monastero di Sera, studiarono la lingua tibetana e la cultura buddista. Padre Orazio iniziò a compilare un vocabolario italo-­‐tibetano e Desideri scrisse opere in tibetano per confutare il buddismo. Costruirono una cappella per la madonna. Convertirono alcuni tibetani che vennero processati sulla pubblica piazza e pure i padri dovettero lasciare la missione. Rimane solo una campana nel magazzino del monastero di Jokhang a Lhasa portata da padre Orazio da Roma. 3. Il Grande Gioco,cioè con l’inizio del contrasto nell’ ‘800 fra Gran Bretagna e Russia per la supremazia in Asia,( I cosacchi dello zar conquistano le regioni dell’Asia centrale (Bukara, Samarcanda), gli inglesi si espandono in India, Persia, Afghanistan, Buthan. (Peter Hopkirk”Il grande gioco-­‐Adelphi)Il T diviene terra proibita, tranne che per i cinesi. Fino ad allora i pochi europei che avevano attraversato le frontiere erano stati guardati con meraviglia e curiosità,ora invece i tibetani si sentono minacciati..Terra proibita,ma ciò non scoraggiò vari tentativi di penetrazione, a grave rischio della vita. Funzionari governativi anglo-­‐indiani vennero impiegati in missioni segrete (dossier del Foreign Office) per raccogliere informazioni politiche sul Tibet (500 km a nord di Calcutta capitale dell’India britannica) e per mapparlo a fini di difesa o attacco militare. Sulle carte era una macchia bianca. Non si conosceva l’ubicazione di città importanti, strade, passi, montagne, fiumi (in Tibet nascono5 grandi fiumi: Indo,Bramaputra, Fiume Giallo, Yangtse, Mekong: interesse esplorativo-­‐geografico). Si conosceva solo la mappa disegnata dai gesuiti nel 1735 inviati in T dall’imperatore cinese e conservata a Parigi in un famoso atlante, ma è una mappa pittoresca, non adatta ad usi militari e strategici.) Molti giovani ufficiali addestrati per rilevare mappe erano stati uccisi o dalle guardie di confine, o dalle tribù nomadi, o da predoni-­‐ Il capitano Thomas George Mongomery ebbe l’idea che si rivelò vincente di camuffare gli inviati in missione,ovviamente indiani, da pellegrini buddisti indiani o ladaki che si accorpavano a carovane mercantili utilizzando il rosario di 108 grani per contare i passi e misurare le distanze, inserendo nei cilindri delle ruote di preghiera annotazioni su carta e nascondendo in doppifondi o tasche segrete alcuni piccoli strumenti di misurazione, bussole sestanti. Questo richiedeva un preciso addestramento: aspetto fisico non occ.,storie personali di copertura, studio della lingua, saper tenere il passo sempre uguale, preparazione fisica per camminare sempre a piedi, sopportare l’altitudine, camminare sui ponti tibetani sospesi. Era una vera e propria scuola di spionaggio. (Kipling:”Kim”: ragazzo coinvolto nel grande gioco reclutato dal servizio di intelligence anglo-­‐indiano Il nome grande gioco venne diffuso con il romanzo).Fra le super-­‐spie: Nain Sing (nome in codice) durata della missione: un anno-­‐1900 km arriva a Lhasa, ridisegna la mappa del T.,percorsi, laghi, valichi, altitudini. Grandi furono i successi di questi esploratori. Informazioni sui bacini auriferi e l’industria della lavorazione dell’oro, confermano la tradizione che risale ad Erodoto che il T fosse un eldorado con montagne piene di sabbia d’oro. Uno dei più giovani inviati, appena 21enne, bloccato un anno a Lhasa in attesa di una carovana, disegnò una dettagliata mappa della capitale. Furono anche scoperte nel deserto dei Gobi le famose Grotte dei Mille Buddha. Queste esplorazioni venivano condotte nel più assoluto segreto, i nomi erano in codice. Difficoltà: attacco dei briganti, dovevano lavorare per mangiare, es: guardiani di yak,condizioni di salute compromesse per le durezze e le privazioni.Un lama scelto per accompagnare un pellegrino, lo vendette come schiavo ad un capo villaggio. Riuscì a fuggire e si rifugiò in un monastero dove dovette lavorare molti mesi per pagare il lama che lo aveva riscattato. Furono premiati con piccole pensioni o concessioni di terre per prove sorprendenti di resistenza e fedeltà (sherpa oggi) Oggi sono stati del tutto dimenticati (libri di Hopkirk “Alla conquista di Lhasa”), anche in India perché al servizio della potenza coloniale. I loro viaggi stimolarono altri viaggiatori e iniziò una gara internazionale (russi,inglesi, francesi) per arrivare primi a Lhasa, la città santa. E se gli occ. sono determinati a entrare in T, altrettanto lo erano i T a tenerli fuori, per i timori suscitati dal grande gioco,anche se in realtà né Russia né Inghilterra erano intenzionati ad occupare il T ma piuttosto a creare uno stato cuscinetto. Un funzionario tibetano che aveva inconsapevolmente aiutato uno di questi intrusi fu arrestato,frustato e gettato nel fiume con le mani legate e ai suoi servi furono cavati gli occhi e tagliate le mani. I tibetani temevano per i loro bacini auriferi e la contaminazione con lo stile di vita occ. Le truppe tibetane occuparono un’altura strategica 30 km all’interno del Sikkim ben visibile da Darjeeling. Ciò fu considerato da Londra un atto ostile e nel 1888 si giunse al primo scontro in assoluto fra truppe britanniche e tibetane. La disfatta fu inevitabile. I tibetani ebbero 200 morti e il doppio dei feriti,gli inglesi un ufficiale morto e 3 feriti. I valichi vennero strettamente controllati. 4. I missionari Lhasa comincia anche ad attrarre uomini che non sono esploratori, ma missionari che intendono evangelizzare la terra proibita contando sulla profonda religiosità di quel popolo. Del resto erano stati proprio i missionari a scoprire per primi il Tibet. Inizialmente ben accolti, furono successivamente molto temuti ed osteggiati per paura che la loro antica religione venisse sostituita. Nel 1887 i T attaccarono una missione fr. Lungo la frontiera con la Cina, massacrarono i nativi convertiti e costrinsero i missionari a fuggire. Ma ciò non diminuì il loro zelo. Annie Taylor, una presbiteriana, figlia di un ricco mercante inglese, nata con una malformazione cardiaca che secondo i medici non le avrebbe consentito di raggiungere l’età adulta, lavorò 8 anni in Cina e India lungo il confine con il T come missionaria. Imparò il tibetano e a 36 anni si accordò alla carovana di un commerciante cinese con l’ingenua intenzione di parlare con il Dalai Lama. Era il 1892 e dovette affrontare atroci difficoltà che cui racconta nel suo diario: assalti di banditi, tormente di neve, fiumi in piena, estorsioni di denaro da parte del mercante lestofante. Accompagnata dall’orribile vista degli scheletri dei viaggiatori e delle loro bestie da soma che costellavano lì impervia strada, con la salute compromessa (soffriva di una malformazione cardiaca congenita per la quale i medici avevano dichiarato che non sarebbe arrivata all’età adulta), stremata ma sostenuta da una fede incrollabile, a soli 3 giorni di marcia dalla capitale fu arrestata da soldati che controllavano il gruppo. Solo il suo incredibile coraggio le ottenne di parlare con un funzionario che si rivelò comprensivo e le fornì cavalli, coperte e viveri per intraprendere la via del ritorno sulla quale aveva camminato 4 mesi. Anche il viaggio di ritorno si rivelò tormentoso come l’andata. Altri missionari morirono o per le avverse condizioni climatiche durante viaggi massacranti, per congelamento che procurava orribili piaghe, presi a sassate dalla popolazione, in imboscate di briganti, altri furono gettati nel fiume con mani e piedi legati. I tentativi di raggiungere Lhasa andati a vuoto non facevano che accrescere l’attrazione per il T. proibito come capitò a un gentiluomo di campagna inglese George Littledale che si mise in viaggio con la moglie dalla salute cagionevole, un nipote campione di canottaggio e provetto tiratore e il loro cagnolino . partì dal presupposto che gli altri tentativi erano falliti perché si arrivava a destinazione in condizioni di indigenza; egli contava invece sul denaro per corrompere i funzionari e dettare le sue condizioni. I895. Al confine col T assoldarono una scorta di 3 soldati armati con modernissimi fucili a ripetizione. Si fornirono di pecore per il cibo, ma queste furono azzannate dai lupi. I pony soffrivano l’altitudine,erano deboli e morirono. Il tentativo più avventato fu quello dell’olandese Petrus Rijnhart che partì con la moglie canadese dopo essersi finanziato grazie alle donazioni degli amici. La moglie Susie era medico e ottenne la benevolenza della gente curando malati di vaiolo e difterite in un ambulatorio aperto presso una lamasseria. Qui nacque il loro bimbo Charles. Mossi da ardore missionario attraversarono una regione infestata da banditi, passarono insidiose paludi, valichi tempestosi disseminati di scheletri di yak distribuendo opuscoli evangelici tradotti in tibetano. Queste informazioni le abbiamo dal diario che ogni sera Petrus scriveva. Quando si trovarono a soli 300 km da Lhasa le cose cominciarono a mettersi male. Il piccolo Charles aveva appena compiuto l’anno quando perse conoscenza e non fu possibile salvarlo. La coppia, distrutta dal dolore, voleva almeno dare sepoltura al piccolo evitando che fosse sbranato da lupi o avvoltoi. Chiusi nella loro tenda foderarono di asciugamani una cassa di medicinali, vi deposero il corpicino e alcuni oggetti e di nascosto riuscirono a scavare una piccola fossa. Così Charles fu il primo e forse l’unico bimbo occ: sepolto in Tibet. Circa le cause nulla viene detto nel diario, si può supporre che i suoi polmoni non abbiano retto all’altitudine dei 5ooo m. Successivamente furono grati all’onnipotente di aver risparmiato al piccolo le indicibili sofferenze che di lì a poco toccò loro patire. Furono intercettati e fu loro intimato di tornare indietro. Riuscirono a trattare, parlando il tibetano, e fu loro permesso di prendere una via più breve. Furono attaccati dai briganti e spogliati dei loro averi. Guadando un fiume in vista di un villaggio dove avrebbero cercato riparo, Petrus scomparve dietro a delle rocce: annegato o ucciso? Il viaggio di ritorno di Susie fu costellato da imbrogli, maltrattamenti, congelamenti. Allo stremo delle forze dopo 2 mesi si imbattè in una missione presso la frontiera con la Cina. Riuscì a tornare in Canada dove si risposò e ritornò come missionaria nelle terre di confine con il Tibet dove morì 3 settimane dopo aver dato alla luce il secondo bimbo. Il primo straniero che riuscì a raggiungere Lhasa e viverci senza essere scoperto per un anno fu un giapponese Hkai Kawaguchi che riuscì a raggiungere la capitale nel 1901 dopo 4 anni. Ma non può essere considerato il vero vincitore, perché era un monaco buddhista e quindi godeva di ovvi vantaggi sugli occ. Nel suo diario descrive nei dettagli la vita monastica e le tradizioni culturali. Avrebbe voluto continuare la sua vita monastica a Lhasa passando inosservato, ma la sua abilità in campo medico gli procurò sia grandi consensi che invidie di colleghi meno preparati. Quando inevitabilmente la sua identità fu rivelata, riuscì aiutato da amici a partire in fretta e furia e mettersi in salvo al confine con il Sikkim. Anche il grande esploratore svedese Sven Hedin fallì il tentativo a soli 5 giorni da Lhasa 5 La parola alle armi Il vincitore di questa gara si sarebbe fatto strada alla testa di un esercito ad opera del giovane ufficiale dell’esercito britannico FRANCIS YOUNGSBAND esploratore; agente del grande gioco era già stato incaricato di missioni segrete.All’inizio del secolo 1902 le paure dell’inghilterra riguardo alla politica espansionistica dello zar erano divenute rilevanti. Nonostante le smentite, si era convinti dell’esistenza di un trattato segreto fra Cina e Urss in base al quale la Cina avrebbe ceduto il Tibet (miniere) all’Urss in cambio di aiuto. In realtà la missione militare fu voluta dal vicere Curzon perché era appena stato firmato un accordo con la Cina per facilitare i rapporti comm. Tra India e Tibet cui i tibetani si opposero perché non erano stati consultati. Il vicere invia una missione a Lhasa per discutere direttamente col Dalai Lama. Youngsband parte con 200 soldati ma i Tibetani dicono di voler trattare solo sul versante britannico dell confine. Seguono mesi di stallo e Curzon ritiene inaccettabile di fronte alle grandi potenze che una missione dipl. britannica sia snobbata da uno staterello e Londra dà l’assenso all’invio di una spedizione punitiva: 1000 soldati, mitragliatrici,10.000 coolies, 7000 muli ,yak. In assenza di aperta resistenza, le fortezze si arrendono, Y crede di potere giungere ad un accordo senza spargimento di sangue. Ma la tattica dei T. è attirarlo nel cuore del paese per poi affrontarlo: perdite di uomini, animali, disagi in quei luoghi del tutto sconosciuti, epidemia che miete gli yak, lontananza dalle linee di rifornimento di Darjeeling (natale del 1903 festeggiato con tacchino e pudding,ma lo champagne è gelato), tempeste violente, parti mobili delle armi che congelano e vengono infilate dai soldati nei loro sacchi a pelo. Non si appoggiano ai villaggi per il sudiciume, cattivo odore, pidocchi preferendo le tende sferzate dal vento.Il braccio di ferro tra le richieste di parlamentare e il rifiuto di trattare dei T. uscì drammaticamente dalla situazione di stallo nel marzo 1904 quando Londra dà l’approvazione di ricorrere alla forza. 1500 soldati tibetani erano schierati in attesa dietro ad un muro di fango costruito per la difesa a Guru, 100 km a sud di Gyantse. Poche cannonate lo avrebbero disintegrato e causato un bagno di sangue. Il generale di Lhasa, splendidamente vestito, supplicò Y di tornare indietro. L’intenzione di Y era di disarmare i T. ma la situazione degenerò anche perché i soldati credevano nella protezione degli amuleti sacri contro le armi e fu una carneficina. La via di Lhasa era aperta poiché Guru era un punto strategico. La corsa alla città proibita era terminata. Come appare Lhasa, la città più misteriosa del pianeta agli occhi degli occ. che finalmente vi hanno messo piede? I resoconti dei giornalisti sono ambivalenti: da un lato una città deludente, piena di sudicume, rifiuti a cielo aperto, case lerce, terribile miseria, il fetore del burro rancido dei lumini nei monasteri. Dall’altro il fascino dell’imponente edificio del Potala che supera ogni aspettativa, che si staglia con i suoi tetti dorati sul fondale di lontane montagne innevate, l’enorme statua d’oro di budda alta il doppio di un uomo, la processione ininterrotta dei pellegrini lungo la via sacra con prostrazioni continue, il salmodiare delle migliaia di monaci. Il Dalai lama con cui Y voleva trattare era fuggito a Ulan Bator. Gli inglesi non trovarono nessuna prova delle presunte macchinazioni zariste, né arsenali di armi russe. I cinesi, che consideravano il T. sotto laloro sovranità, non reagirono, a patto che l’Ingh. riconoscesse il protettorato cinese . Fu infatti firmato un accordo in tal senso senza consultare i T. nel 1906. E con i T. fu stabilita una convenzione che accordava l’apertura al commercio e permetteva ad un agente inglese di risiedere stabilmente e di vietare rapporti comm. con altri paesi. Lasciamo le vicende storiche che riprenderemo nel prossimo incontro per tornare all’Europa Alcuni mesi dopo la spedizione iniziò la corsa degli editori per pubblicare libri con corredo di foto sulla città santa suscitando così curiosità ed entusiasmi per una terra ancora in gran parte inesplorata. Ma non divenne più facile accedere al T perché gli inglesi volevano che rimanesse una terra proibita. 6 Ancora intrusi Se ufficialmente il paese era ancora chiuso agli stranieri era stato alquanto allentato il controllo ai passi che portavano all’India britannica, ora paese amico. Entrare nel T. negli anni ’20 era meno difficile e pericoloso, sempre che si stesse alla larga di Lhasa. Esploratori, avventurieri, mistici, botanici iniziarono a entrare in T. Alcuni in un primo momento tentarono di chiedere il permesso, ma quando se lo videro rifiutare andarono lo stesso. Unica eccezione fu costituita dagli alpinisti britannici che ottennero il permesso per tentare la scalata all’Everest: 1924 epopea di MELLORY e IRVINE arrivarono a 8200m poi non si seppe più nulla di loro.Corpi ritrovati nel ’99. L’impresa clandestina più sorprendente fu quella di ALEXANDRA DAVID NEEL la prima donna occ. ad entrare a Lhasa. francese, orientalista,studia il sanscrito, studiosa del buddismo tibetano, molti viaggi in Asia, si mantiene scrivendo articoli su riviste di occultismo e come cantante lirica, professione che abbandona per dedicarsi al suo interesse per l’oriente. Nel 1904 in occasione diuna tournee a Tunisi conosce Neel, ingegnere capo delle ferrovie, lo sposa e nel 1911 parte per l’Asia, sola. Vive nei pressi della frontiera col T, in Cina, in mongolia. aveva vissuto molti mesi come eremita in una grotta,studia il tibetano fino a parlarlo perfettamente, soggiorna in monasteri buddisti cinesi col giovane monaco YONGDEN per 3 anni studiando il buddismo e traducendo testi sacri.Invano il marito la richiama, c’è sempre una scusa. Tenta due volte di entrare in T,ma viene fermata. Capisce che l’errore è aver viaggiato con un equipaggiamento che dà nell’occchio: bagagli, strumenti,carte geogr. Deve farsi dimenticare. A 54 anni nel 1923 si sente pronta. Il suo arrivo a Lhasa coincide con le feste del nuovo anno e la città è affollata di pellegrini. Per 2 mesi si muove liberamente, riesce a visitare il Potala, scatta le prime foto. Sono costretti a lasciare in tutta fretta la città perchè, avendo assistito ad una furiosa lite nel tugurio dove abitavano, avrebbero dovuto testimoniare in tribunale. Puntarono verso il Sikkim britannico. A Gyantse si presentò allo sbalordito agente commerciale che le rilasciò un attestato della sua permanenza a Lhasa. Al ritorno in Francia dopo 14 anni in Asia fu accolta come una celebrità e ricoperta di onori.: premi, inviti, conferenze, articoli, libri. Il marito chiede il divorzio e morirà nel ’41.La sua casa, un museo. Le fu assegnata la medaglia d’oro della Societe’ de geographie de fu nominata cavaliere della Legion d’onore. Nel ’36 ritorna ancora in Cina per 4 anni. Nel ’55 muore Yongden che era stato adottato.Visse fino al 1969 (100 anni) .le sue ceneri e quelle de figlio adottivo vengono disperse nel Gange. 7: l’epoca della 2 guerra mondiale: H. Harrer e Peter Aufschnaiter che, prigionieri nell’India britannica, riuscirono a fuggire e, affamati, con i piedi sanguinanti e vestiti di stracci riuscirono a raggiungere L. dove fu loro concesso asilo politico finchè furono costratti a scappare con l’invasione cinese nel ’50. H divenne confidente e maestro del giovane Dalai lama che introdusse alla scienza e alla storia moderna. Ma nel ’43 un aereo americano da trasporto, non militare, in servizio di rifornimento tra India e Cina, si imbattè in una violenta tempesta tropicale che lo dirotto’ costringendo i 5 membri dell’equipaggio guidati da Crozier a paracadutarsi poco prima che il velivolo si schiantasse contro le pareti della montagna. Furono accolti e soccorsi dagli abitanti del villaggio. Un messaggero a cavallo fu inviato a lhasa distante 3 giorni per istruzioni su come comportarsi.Furono accompagnati alla capitale per essere scortati al confine con il Sikkim. Furono accolti alle porte della città da funzionari cinesi, ma dovettero subire l’ostilità della folla radunatasi al loro arrivo che cercava di colpirli con pietre perché, come fu poi loro spiegato dal funzionario inglese, avevano commesso un atto blasfemo: erano stati i primi in assoluto a 1volare sopra L., in questo modo erano più in alto del Dalai Lama, cosa assolutamente proibita. Fu così velocemente organizzata una carovana con una scorta armata. A questo punto finisce la storia degli intrusi e si passa a quella degli invasori armati. Veniamo al periodo più oscuro della storia del T., quella dell’invasione cinese.