Composizione in bianco e nero

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Composizione in bianco e nero
Composizione in bianco e nero
Estratto da
Dorothy Parker, Eccoci qui
Titoli originali dei racconti
Arrangement in Black and White
Advice to the Little Peyton Girl
The Wonderful Old Gentleman
Mr. Durant
Big Blonde
Such a Pretty Little Picture
Little Curtis
Too Bad
Horsie
Here We Are
Traduzione di Chiara Libero
Copyright © The National Association for the Advancement
of Colored People, 1973, 2006
I racconti Consigli per la piccola Peyton e Che bel quadretto apparsi nelle riviste
“Harper’s Bazaar” e “Smart Set” nel 1933 e nel 1922 sono stati aggiunti
nel 1973 all’edizione americana rivista e ampliata pubblicata da Viking Press.
© 2013 astoria srl
via Aristide De Togni 7 – 20123 Milano
Prima edizione: ottobre 2013
ISBN 978-88-96919-63-7
Progetto grafico: zevilhéritier
www.astoriaedizioni.it
La donna con i papaveri di velluto rosa che facevano
corona sui capelli dorati, non del tutto naturali, attraversò il salone affollato con un’andatura che destava un certo stupore, una combinazione di saltelli e passi sghembi, e
agguantò il braccio scarno del suo ospite. “Ecco qua, l’ho
presa!” disse. “E ora non mi scappa più.”
“Oh, salve,” disse il padrone di casa. “Bene bene. Come va?”
“Oh, non c’è male,” disse lei. “Davvero non c’è male.
Senta, vorrei tanto che lei mi facesse il più incredibile dei
favori. Sì? Lo farà? Davvero? Per piacere?”
“Di che si tratta?” disse il padrone di casa.
“Ecco,” disse lei. “Vorrei conoscere Walter Williams. Dico
sul serio, sono semplicemente pazza di quell’uomo. Oh, e
quando canta! Quando canta quegli spiritual! Beh, così ho
detto a Burton: ‘Buon per te che Walter Williams è nero,’ gli
ho detto, ‘altrimenti avresti tutte le ragioni di esserne geloso’.
Mi piacerebbe tanto conoscerlo. Vorrei dirgli che l’ho sentito
cantare. Lei non sarebbe così carino da presentarmelo?”
“Ma sì, come no,” disse il padrone di casa. “Pensavo che
lo conoscesse già. La festa è in onore suo. Ma dov’è finito?”
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“È laggiù, vicino alla libreria,” disse lei. “Aspettiamo che
quella gente finisca di parlargli. Beh, credo che sia semplicemente meraviglioso da parte sua organizzare per lui questa festa così divina, dandogli la possibilità di conoscere tutti
questi bianchi… sa cosa intendo. Le sarà incredibilmente
grato, no?”
“Spero proprio di no,” disse il padrone di casa.
“Io credo che sia davvero un atto di squisita gentilezza,”
disse lei. “Sul serio. Non capisco perché diamine non sia socialmente corretto conoscere dei neri. Io non ci trovo niente
di male, nossignore. Burton invece… Oh, lui è di tutt’altro
parere. Beh, sa com’è, viene dalla Virginia, e lei sa bene
come sono da quelle parti.”
“C’è anche lui, stasera?” disse il padrone di casa.
“No. Non poteva,” disse lei. “Stasera sono una vedova
bianca fatta e finita. Prima di uscire gli ho detto: ‘Non so
davvero cosa combinerò stasera’. Proprio così gli ho detto.
Ma era stanco morto, non riusciva a muovere un passo.
Non è un peccato?”
“Ah,” disse il padrone di casa.
“Oh, ma aspetti solo che gli dica che ho conosciuto Walter Williams!” disse lei. “Gli verrà un accidente. Sa com’è,
abbiamo avuto dei battibecchi a proposito dei neri. Mi
inquieto talmente che non so più nemmeno io quello che
dico. ‘Andiamo, non essere sciocco,’ gli dico. Ma devo ammettere, a onore di Burton, che è mille volte più tollerante
di molti del Sud. Sul serio, va pazzo per i neri. Anzi, sa cosa
dice? Che non riuscirebbe a sopportare di avere domestici
bianchi. E poi sa, aveva una vecchia tata nera, sa, proprio
una vecchia balia negra come quelle di una volta, e lui semplicemente l’adora. Pensi un po’, ogni volta che torna a casa
sua, va in cucina a salutarla. Ma davvero sa, ancora oggi!
Lui dice, ecco, che non ha proprio niente da dire contro i
neri, fintanto che se ne stanno al loro posto. E poi fa mille
cose, regala vestiti e non so che altro, tutto. La sola cosa che
dice, ecco, è che non si siederebbe a tavola con uno di loro
nemmeno per un milione di dollari. ‘Ma andiamo,’ gli dico
io, ‘questi discorsi mi danno il voltastomaco.’ Sono proprio
tremenda. Vero che lo sono?”
“Oh, ma no, affatto,” disse il padrone di casa. “Proprio no.”
“E invece sì che lo sono,” disse lei. “So di esserlo. Povero
Burton! Beh, per quanto mi riguarda, non la penso affatto come lui. Non ho il più infimo pregiudizio verso i neri.
Anzi, per qualcuno di loro vado addirittura pazza. Sono
come i bambini: senza un pensiero al mondo, sempre a cantare e a ridere e a ballare. Dica un po’, non sono forse la
gente più allegra che lei abbia mai visto in vita sua? Dico sul
serio, solo a sentirli mi viene da ridere. Oh, se mi piacciono!
Davvero. Beh, senta un po’ questa. Ho una lavandaia nera,
sa, ce l’ho da tanti anni, e le sono molta affezionata. È un
vero spasso. E le dirò una cosa, penso a lei come a un’amica. Ecco, è così che la vedo. Come dico sempre a Burton:
‘Insomma, per amor del cielo, non siamo forse tutti esseri
umani?’. Non lo siamo?”
“Certo,” disse il padrone di casa. “Certo, senza dubbio.”
“Prenda questo Walter Williams,” disse lei. “Per me è un
vero artista. Sul serio, sa? Credo che meriti la massima considerazione. Dio mio, la musica e tutte queste cose mi fanno
davvero impazzire, e non mi importa di che colore sia lui.
In tutta onestà, credo che quando si tratta di veri artisti,
non si dovrebbe avere nessun pregiudizio a conoscerli. È
esattamente quello che ho detto a Burton. Non crede anche
lei che io abbia ragione?”
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“Certo,” disse il padrone di casa. “Oh, certamente.”
“Ecco, è così che la vedo io,” disse lei. “Non capisco la
gente con la mente così meschina. Insomma, ritengo che
sia un vero privilegio conoscere un uomo come Walter Williams. Sì, un privilegio. Non nutro il minimo pregiudizio.
Dopotutto, per l’amor del cielo, l’ha fatto il buon Dio, così
come ha fatto ognuno di noi. Non è così?”
“Sicuramente,” disse il padrone di casa. “Sì, senza dubbio.”
“Ecco come la vedo,” disse lei. “Oh, mi va il sangue alla
testa quando la gente è così ottusa riguardo ai neri. Non
riesco a far altro, giusto per non compromettermi. Certo,
ammetto che quando un nero è cattivo, è davvero tremendo. Ma come dico sempre a Burton, ci sono dei mascalzoni
anche tra i bianchi, a questo mondo. Giusto?”
“Immagino che ci siano,” disse il padrone di casa.
“Bene, sarei veramente felice di avere uno come Walter
Williams che viene a casa per cantare per noi, una volta o
l’altra,” disse lei. “Naturalmente, non posso chiederglielo,
sa, per via di Burton, ma per quanto mi riguarda, non avrei
il minimo pregiudizio. Santi numi, come canta quell’uomo!
Non è divino, pensare a come abbiano tutti la musica nel
sangue? È proprio come se ce l’avessero dentro. Coraggio,
avviciniamoci e andiamo a parlare con lui. Mi dica un po’,
cosa dovrei fare quando lei mi presenta? Pensa che dovrei
stringergli la mano? O che altro?”
“Beh, faccia un po’ come crede,” disse il padrone di casa.
“Probabilmente farei meglio a stringergli la mano,” disse
lei. “Per carità, non vorrei mai che si pensasse che ho dei
pregiudizi. Sì, meglio che gli stringa la mano, così come
farei con chiunque altro. È esattamente quello che farò.”
Si avvicinarono al giovane negro, alto, che se ne stava in
piedi accanto alla libreria. Il padrone di casa fece le presentazioni. Il negro fece un inchino.
“Buona sera,” disse.
La donna con i papaveri di velluto rosa tese la mano,
allungando il braccio e tenendola alta in modo che tutti
potessero vedere, finché il negro non la prese, la strinse, e
gliela restituì.
“Oh, è un piacere, Mr Williams,” disse lei. “Sì, un vero
piacere. Come stavo dicendo poco fa, ho apprezzato da
morire la sua esibizione. Sono stata ai suoi concerti, e ho i
suoi dischi, sa? Ah, quanto mi piacciono!”
La donna parlava scandendo le parole, muovendo con
precisione le labbra come se avesse davanti un sordo.
“Ne sono davvero lieto,” disse lui.
“Quella sua Water Boy mi fa semplicemente impazzire,”
disse lei. “Dico sul serio, non riesco a togliermela dalla testa. In pratica faccio ammattire mio marito: me ne vado in
giro per casa canticchiandola da mattina a sera. Cielo! Si fa
nero in volto come l’asso di… Bene. Mi dica, dove diamine
trova tutte le sue canzoni? Dove mai è riuscito a scovarle?”
“Beh, sa,” disse lui, “ci sono così tanti…”
“Immagino che lei adori cantarle,” disse lei. “Deve essere così divertente. Tutti quei cari, vecchi spirituals… Cielo,
quanto mi piacciono! Bene, e ora cosa sta facendo? Continua a cantare? Perché non tiene un altro concerto, prima
o poi?”
“Ne darò uno il sedici di questo mese,” disse lui.
“Benone, ci sarò,” disse lei. “Oh sì, ci sarò, se appena
mi sarà possibile. Può contare su di me. Oh, cielo, ecco qua
un’altra infornata di gente che viene a parlare con lei. Ah
sì, lei è proprio l’ospite d’onore! Ehi, chi è quella ragazza
vestita di bianco? L’ho già vista da qualche parte.”
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“È Katherine Burke,” disse il padrone di casa.
“Dio del cielo,” disse lei. “Quella è Katherine Burke?
Oh, quando non è sul palcoscenico ha un’aria del tutto diversa. La credevo più carina. E non avevo idea che fosse
così scura di pelle. Beh, sembra quasi una… Comunque è
un’attrice meravigliosa! Non crede che sia meravigliosa, Mr
Williams? Oh sì, credo che sia meravigliosa. E lei?”
“Sì, lo credo anch’io,” disse lui.
“Oh sì, anch’io, anch’io,” disse lei. “Meravigliosa, semplicemente meravigliosa. Bene, accidenti, credo che dovremmo lasciare ad altri la possibilità di parlare con l’ospite d’onore. E non se lo scordi, Mr Williams, sarò a quel
concerto, se appena mi sarà possibile. Sarò là a spellarmi le
mani. E se non potrò venire, dirò a tutti i miei conoscenti
che non devono mancare. Non se lo scordi!”
“Non lo scorderò,” disse lui. “Grazie di cuore.”
Il padrone di casa prese la donna per un braccio e la
guidò verso un’altra sala.
“Oh cielo,” disse lei. “Sono quasi morta! Sul serio, le do
la mia parola d’onore, sono stata lì lì per svenire. Ma ha
sentito che tremenda gaffe ho fatto? Stavo per dire che Katherine Burke sembra quasi una negra. Mi sono trattenuta
appena in tempo. Cielo! Crede che se ne sia accorto?”
“Non direi,” disse il padrone di casa.
“Grazie al cielo,” disse lei. “Non avrei voluto metterlo in
imbarazzo per nulla al mondo. Beh, ma è incredibilmente
gentile. Per quanto gli è possibile. E anche ben educato. Sa,
ci sano tanti neri che basta dargli un dito, e si prendono
tutto il braccio. Ma lui non ci ha neppure provato. Probabilmente ha del sale in zucca. È proprio gentile. Non crede
anche lei?”
“Certo,” disse il padrone di casa.
“Mi è proprio piaciuto,” disse lei. “Non ho il minimo
pregiudizio per il fatto che sia nero. Mi sono sentita a mio
agio, come con chiunque. Gli ho parlato con la massima
naturalezza. Ma posso essere sincera? Ho fatto fatica a
mantenermi seria. Continuavo a pensare a Burton. Oh, si
figuri quando gli dirò che l’ho chiamato ‘signore’!”
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