Pdf Opera - Penne Matte
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LE AVVENTURE DI PORKORO CAPITOLO 1 Jack “la Serpe” si svegliò bestemmiando Dio. La catapecchia dove viveva non aveva riscaldamento, e quella notte la temperatura era scesa a 5 gradi. Si svegliò infreddolito e andò a pisciare, e a cagare anche, ma la tazza del cesso si era otturata salcazzo come e quando tirò lo sciacquone una sinfonia di piccoli stronzi allagò il suo cesso, piccolo e puzzolente. Non aveva neanche niente per fare colazione (se non qualche rapa), Jack la Serpe, e la tv gli si era rotta la sera prima. Mentre continuava a imprecare in modi sempre più originali sentì il grugnito di un maiale provenire fuori dalla sua topaia di 27 metri quadrati che troneggiava in mezzo a un desolato campo di rape sperduto nelle campagne della periferia di Edimburgo. Si affacciò e fuori dalla porta c’era, in effetti, un maiale. Jack la Serpe pensò che se fosse riuscito a prenderlo poteva alzarci qualche sterla rivendendolo a qualche macellaio, e uscì, senza avere un’idea precisa di come catturarlo. “Bella socio. Certo che abiti proprio in un posto di merda.” Quelle parole fecero prendere a Jack un mezzo infarto. Quel fottuto maiale parlava. “See… parlo. Non hai mai visto un maiale parlare, Jack?” “Come sai il mio nome?” “Sta scritto sulla cassetta delle lettere, coglione.” E tutto. Vabbè, fu un dialogo del cazzo, mezzo surreale, mezzo trash. Il succo di quel discorso fu che il maiale spiegò a Jack la Serpe che nel suo mondo, Stocazzolandia, lui era un mago potente e ricco e che era a capo di non ricordo quale Gilda. Era amico del Re, era pieno di figa e passava le notti a sbronzarsi e a fumare erba. Poi come sempre in queste storie fantasy del mio cazzo ti arriva il cattivo di turno, ti ammazza il Re, si prende il potere e bla bla. In questo caso oltre a ‘ste menate di rito, grazie ai suoi maghi aveva anche fatto un sortilegio, roba brutta, ai maghi fedeli al Re. Lui si era trovato così trasformato in un maiale e catapultato in quella dimensione, ed era capitato proprio davanti alla catapecchia di Jack la Serpe. “Perché - aggiunse guardando il padrone ti casa - quando ti inizia a dire sfiga ti dice sfiga fino in fondo!” A questo punto nei manuali di scrittura dei miei coglioni ti dicono che dovresti descrivere i personaggi e tutto. Va beh… mi costa cazzo descrivervi ‘sti due. Jack la Serpe era alto e magrissimo. Brutto come la morte, proprio. Tipo che aveva i denti marci, i capelli unti e via, zoppicava pure. Per un incidente che aveva fatto col motorino a tipo 16 anni. Ah l’età, vero. Vabbè… diciamo che stava sulla trentina. Il maiale era un maiale. Cazzo devo descrivervi? Sapete come son fatti i maiali no? Però siccome ci insegnano che dobbiamo caratterizzare e tutto, vi dico che aveva una peluria giallina. Bene, ora che ho finito co’ ‘ste cazzate, riprendiamo il racconto, e andiamo subito al sodo, al succo del discorso. “Che storia! Incredibile proprio amico mio! E come ti chiami tu?” disse Jack “Il nome che avevo prima ha poca importanza. Ora puoi chiamarmi Porkoro!” rispose il maiale. “Porkoro? E che vuol dire?” “Vuol dire che mangio la plastica e cago pepite d’oro.” Ebbene sì. Questo è il colpo di scena, quello che devi mettere a ‘na certa per tener viva l’attenzione del lettore del mio cazzo e tutto. In questo caso, il fatto è che ‘sto maiale, come ho ben detto, mangiava la plastica e cagava pepite d’oro. Potete immaginarvi la sorpresa di Jack. Provò subito a ingozzarlo con quello che aveva in casa, robaccia riciclata. “Cazzo mi stai dando socio? Io ‘sta merda mica la mangio. Falla mangiare a tua sorella, dico io.” Jack chiamò a raccolta i suoi amici più fidati: Ronnie “lo Spurgo”, Adam “Leccamerda” e Ringo “il Sorcio”. Tre coglioni come pochi. Preciso. Al limone, proprio. Come dite? Volete la descrizione pure di ‘sti tre tipi? Va bene va bene… Allora. Ronnie lo Spurgo era basso e grassoccio. Fumava sottomarche di sigarette di contrabbando turche. Alla menta. E aveva una cresta punk unta e collosa. Adam Leccamerda era di corporatura normale, ma aveva il labbro leporino e uno sguardo da idiota come pochi. Ed era miope, ma di brutto proprio. Ringo il Sorcio beh… che ve lo dico a fare? Sembrava un sorcio. Preciso. Come Jack erano tutti sulla trentina, erano tutti brutti come la morte, non brillavano per intelligenza, non avevano mai una sterla in tasca, tiravano avanti col sussidio e gli piaceva sballarsi di marijuana, alcool e pasticche. La banda andò in cerca della migliore plastica che si potesse trovare, qualunque cosa volesse dire. E non chiedetelo a me che sto scrivendo ‘sta storia del: che vuol dire “la plastica migliore”, che volete che vi dica? Mettiamola così: se Porkoro mangiava plastica riciclata o cinese, cagava pagliuzze placcate d’oro, di poco valore. Se mangiava roba di prima qualità, che ne so… roba tipo un Jeeg Robot d’Acciaio o un Mazinga Z, tutti di plastica doc made in USA, beh… cazzo se non ti cagava fuori delle pepite luccicanti e d’oro purissimo. Preciso. Dopo una settimana la baracca di Jack la Serpe era diventata il quartier generale della banda. Con il frutto delle prime cagate di Porkoro avevano comprato tipo uno stereo gigante, col quale sparavano a palla techno e house h24. Scatolette di cibo, carne e zuppe in scatola e robe così, mezzo chilo di marijuana, due barili di Guinness e una botte di whisky invecchiato. I veri problemi ci furono però quando Adam Leccamerda si presentò con una busta piena di acidi. Porkoro, manco a dirlo, ci andava giù pesante con alcool e droga, e iniziò a cagare pepite strane, di un verde chimico, fosforescenti pure. A Stocazzolandia poi aveva anche il vezzo di scrivere racconti di merda mezzi porno, mezzi fetish… pieni di bellissime Elfe che lo succhiavano ai peggio Orchi e Troll, così in preda a un delirio mistico chiese e ottenne che quegli spurghi dei suoi soci andassero a comprare un pc portatile. Se ne incaricò Ronnie lo Spurgo, e tornò con un vecchio scassone con la tastiera mezza sfondata. I giorni successivi passarono in questo modo: Jack la Serpe e Ronnie lo Spurgo provavano a barattare le pepite verdi fosforescenti per qualunque cosa di tossico si potesse bere, fumare, pippare o mangiare. Porkoro, strafatto, mangiava plastica di qualità sempre più infima e dettava a Ringo il Sorcio un racconto da presentare a un contest. Adam Leccamerda faceva da correttore di bozze. Vi starete chiedendo a quale cazzo di contest voleva partecipare Porkoro, beh, ve lo dico. Preciso. Di lì a breve si sarebbe tenuto il Cardiff Comics, una manifestazione dedicata a nerd in fissa coi giochi e a sfigati che si vestivano con abiti strani, tipo come gli eroi dei cartoni animati e quelle menate lì. Una rivista, Wanted si chiamava, aveva indetto un concorso fantasy per racconti. La rivista era famosa e abbastanza imballata di sterle, ma salcazzo perché aveva deciso di far ‘sto cazzo di concorso sotto forma di presa per il culo stile parrocchia paesana nel giorno della festa del patrono o stile comitato rionale per la sagra dei fagioli con le cotiche. Infatti per arrivare a essere letti dalla giuria (semmai esisteva davvero una cazzo di giuria) i racconti dovevano essere messi in rete e prendere i like degli utenti: i più votati beh, venivano letti e giudicati. Roba che se su 100 partecipanti ci stavano 90 Tolkien senza amici virtuali e 10 bimbiminkia semianalfabeti con un sacco di contatti che andavano a metterci su quel like bè.. la giuria si ritrovava a dover scegliere tra quella merda. Salcazzo se è trash, vero? Preciso, ma vi assicuro che oramai funziona così un po’ in tutto il mondo. Perché quella fottuta rivista piena di sterle non avesse pensato di fare una cosa più seria e di mettere un cazzo di comitato di lettura reale, nessuno la sapeva. Forse perché qualche amico di amici ci guadagnava con le visite al sito dove si votava, forse perché della qualità letteraria non fregava più un cazzo a nessuno da anni… salcazzo. Comunque sia, Porkoro decise di partecipare con la sua storia. Del resto era un mago di un mondo fantasy imprigionato nel corpo di un maiale che mangiava plastica e cagava oro! Che dite? Sto facendo tipo sarcasmo e ‘ste robe? No no, ve lo giuro. Mi cascassero i coglioni se tutta ‘sta storia non è un resoconto di quello che è successo davvero, cioè… come me l’ha raccontato Jack la Serpe a me, almeno. Preciso. Allora, dove eravamo? Ah, sì. Porkoro dettava le sua gesta, Ringo il Sorcio scriveva al computer e rileggeva ad alta voce, Adam Leccamerda faceva le correzioni e ci metteva del suo per abbellire lo stile. Tutti e tre, ovviamente, strafatti di acidi e ubriachi. La storia andò avanti per tipo una settimana, poi finì tutto. Finirono alcool e droghe. Finì la plastica buona per Porkoro e il cibo in scatola per gli spurghi. Non avevano più manco una pepita, il maiale era stato male di stomaco e doveva mangiare in bianco, tipo piatti e bicchieri di plastica e ‘sta roba dietetica qui. Chiaramente, invece di ricche pepite d’oro cagava pagliuzze appena appena placcate. Ah, il racconto era finito. Era una vera merda. Scritto in Comic Sans per giunta. Una vera presa per il culo ai lettori del mio cazzo e al buon gusto. Preciso. Al limone. I quattro spurghi e Porkoro non sapevano cosa cazzo fare. A questo punto in tutte le storie che si rispetti ci sta un colpo di scena di quelli da paura. Di quelle robe che spaccano, proprio. Per far saltare il lettore dalla sedia e prenderlo per le palle, tipo. E in effetti, lettori dei miei coglioni che avete avuto il coraggio di arrivare fino a qui a leggere ‘sta roba, in effetti bè… anche in questa storia esattamente a ‘sto punto c’è un colpo di scena di quelli epici. Preciso. Sentirono bussare alla porta, gli stronzi. Andò ad aprire Ringo il Sorcio, e si pisciò nelle mutande per quello che vide… FINE PRIMO CAPITOLO