Trasformata di Laplace
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Trasformata di Laplace
Trasformazione di Laplace Gabriele Sicuro 1. Definizioni fondamentali Sia data una funzione f : R → C; essa si dice originale se sono soddisfatte le seguenti condizioni: (1) f ( t) = 0 per t < 0, ovvero ha supporto contenuto nella semiretta R+ 0 ≡ [0, +∞); (2) f è continua a tratti, con al più discontinuità di prima specie (pertanto è integrabile (R)); ed assolutamente integrabile su ogni intervallo compatto in R, ovvero f ∈ L(1) loc −σ t | f ( t)| è limitata per t ≥ 0} 6= ∅. (3) Σ( f ) = {σ ∈ R : e L’ultima proprietà non è altro che la richiesta di assoluta trasformabilità secondo Laplace (ovvero f si dice L-trasformabile): infatti equivale a richiedere che ∃ s 0 ∈ C tale che e−s0 t f ( t) −s0 t è integrabile e assolutamente integrabile su R+ f ( t) ∈ L(1) (R+ 0, e 0 ). Possiamo infatti enunciare la seguente proprietà: se f è una funzione originale e σ1 ∈ Σ( f ), allora ∀ s ∈ C tale che ℜ s > σ1 si ha che e−st f ( t) ∈ L(1) (R+ 0 ). La dimostrazione è immediata se si considera che σ1 ∈ Σ( f )¯ ⇒ e−σ1¯ t | f¯( t)| ≤ A ∀ t ≥ 0, con ¯ A > 0 costante. Per cui, ∀ s ∈ C : ℜ s > σ1 e ∀ t ≥ 0 abbiamo ¯ e st f ( t)¯ = ¯ e−(s−σ1 ) t e−σ1 t f ( t)¯ ≤ Ae−(ℜs−σ1 ) t , dove naturalmente e−(ℜs−σ1 ) t ∈ L(1) (R+ 0 ). Chiamiamo ascissa di assoluta convergenza di una funzione originale f la quantità σa ( f ) = inf Σ( f ) ∈ R̄. Supporremo nelle dimostrazioni che seguiranno (per semplicità, ma senza perdere in generalità) che σa ( f ) ∈ Σ( f ), ovvero che | f ( t)| ≤ M eσa ( f ) t , dove M è una costante, ∀ t ≥ 0. I risultati precedenti possono essere riassunti nel seguente Teorema 1. Sia f una funzione originale. Allora ∀ s ∈ C : ℜ s > σa ( f ) si ha e−st f ( t) ∈ L(1) (R+ 0 ). D IMOSTRAZIONE . Poiché per ipotesi | f ( t)| ≤ M eσa ( f ) t ∀ t ≥ 0 si ha che ¯Z +∞ ¯ Z +∞ Z +∞ ¯ ¯ ¯ −st ¯ M − st ¯ ¯≤ ¯ e f ( t )¯ d t ≤ M e f ( t ) d t e−(ℜs−σa ( f )) t = ¯ ¯ ℜ s − σa ( f ) 0 0 0 per ℜ s > σa ( f ). (1) Possiamo in altre parole dire che una funzione originale f con ascissa di assoluta convergenza σa ( f ) è L-trasformabile in ogni punto del semipiano ℜ s > σa ( f ). Chiamiamo trasformata di Laplace della funzione originale f la funzione di variabile complessa s Z +∞ Ls [ f ( t)] = e−st f ( t) d t, 0 definita nel semipiano ℜ s > σa ( f ), dove l’integrale risulta convergente e assolutamente convergente. La trasformata di Laplace di una funzione originale viene anche detta funzione immagine e può essere indicata con F ( s). 1.1. Esempi. Riportiamo di seguito alcuni esempi sulle funzioni originali e sulla trasformata di Laplace. 1 2 GABRIELE SICURO 1.1.1. Esempi sulle funzioni originali. (1) Sia f ( t) = ϑ( t), funzione gradino di Heaviside. Essa è una funzione originale e Σ(ϑ) = R+ 0 , per cui σa (ϑ) = 0 ∈ Σ(ϑ). 2 (2) Consideriamo f ( t) = e− t ϑ( t); essa è una funzione originale con Σ( f ) = R, per cui σa ( f ) = −∞. 2 (3) La funzione f ( t) = e t ϑ( t) non è una funzione originale, in quanto Σ( t) = ∅. 1.1.2. Esempi sulla trasformata di Laplace. R +∞ R +∞ (1) Ls [ϑ( t)] = 0 e−st ϑ( t) d t = 0 e−st d t = 1s , per ℜ s > 0; h −st i+∞ R +∞ R +∞ (2) Ls [ tϑ( t)] = 0 e−st tϑ( t) d t = − e s t + 1s 0 e−st d t = s12 , per ℜ s > 0; 0 £ ¤ R +∞ (3) per α ∈ C costante, Ls eα t ϑ( t) = 0 e−(s−α) t d t = s−1α , per ℜ s > ℜα; £ −t ¤ R +∞ −(s+1) t (4) Ls te ϑ( t) = 0 te ϑ( t) d t = (s+11)2 , per ℜ s > −1. 2. Proprietà della trasformata di Laplace 2.1. Proprietà fondamentali. La trasformata di Laplace gode di alcune interessanti proprietà. Comportamento asintotico: Sia f una funzione originale con ascissa di assoluta convergenza σa ( f ). Allora lim s→∞ ℜ s>σa ( f ) Ls [ f ( t)] = 0. (2) Notiamo solo che dalla relazione (1) si deduce che limℜs→+∞ Ls [ f ( t)] = 0, che è una ℑ s∈R condizione meno forte della (2). Analiticità della trasformata: La trasformata di Laplace di una funzione originale f , F ( s) = Ls [ f ( t)], è analitica per ℜ s > σa ( f ); inoltre ∀ s ∈ C : ℜ s > σa ( f ) e ∀ n ∈ N si ha che £ ¤ dn n (3) n F ( s ) = L s (− t ) f ( t ) . ds L’ascissa di assoluta convergenza della funzione (− t)n f ( t) è uguale a σa ( f ). La formula (3) può anche essere vista come uno strumento di calcolo. Linearità: Se f e£ g sono due originali, allora ∀α, β ∈ C α f + β g è una funzione origi¤ nale e si ha Ls α f ( t) + β g( t) = αLs [ f ( t)] + βLs [ g( t)] per ℜ s > max{σa ( f ), σa ( g)}. Traslazione della trasformata: αt Teorema 2 (Traslazione). Se ¡ ¢ f è una funzione originale, lo è anche e f ( t), con α ∈ C costante; inoltre σa eα t f ( t) = σa ( f ) + ℜα. Infine si ha £ ¤ La eα t f ( t) = Ls−α [ f ( t)] . (4) αt D IMOSTRAZIONE . È immediato verificare che ¡ αet f (¢t) soddisfa alle condizioni di originalità. Lo stesso dicesi per la proprietà σa e f ( t) = σa ( f ) + ℜα, che discende £ ¤ direttamente dal fatto che e−st eα t = e−(s−α) t ; sempre per tale ragione Ls eα t f ( t) = R +∞ −(s−α) t e f ( t) d t = Ls−α [ f ( t)]. 0 Teorema del ritardo: Teorema 3 (del ritardo). Sia t 0 > 0 ed f sia una funzione originale. Allora Ls [ f ( t − t0 )] = e−st0 Ls [ f ( t)] , ℜ s > σ a ( f ). (5) D IMOSTRAZIONE . È evidente che f ( t − t 0 ) è una funzione originale con la stessa ascissa di assoluta convergenza di t; dunque Z +∞ Z +∞ Ls [ f ( t − t0 )] = e−st f ( t − t 0 ) d t = e−st f ( t − t 0 ) d t 0 t0 +∞ Z = 0 0 e−s( t + t0 ) f ( t0 ) d t0 = e−st0 Ls [ f ( t)] . TRASFORMAZIONE DI LAPLACE 3 Cambio di scala: Sia λ > 0 ed f una funzione originale. Allora f (λ t) è una funzione originale e Ls [ f (λ t)] = λ1 L s [ f ( t)] per ℜ s > λσa ( f ), come si può verificare λ direttamente. 2.2. Esempi. (1) Sia α ∈ C costante ed n ∈ N0 ; allora, per ℜ s > ℜα, Ls t n eα t ϑ( t) = Ls−α t n ϑ( t) = £ ¤ £ ¤ n! . ( s − α)n+1 (2) Siano α ∈ C e ω ∈ R costanti; allora, per ℜ s > ℜα, £ ¤ Ls eα t sin ω tϑ( t) = Ls−α [sin ω tϑ( t)] = (3) Ls [ϑ( t − 1)] = e−s s . ω . ( s − α)2 + ω2 −2 s (4) Ls [sin ω( t − 2)ϑ( t − 2)] = se2 +ωω2 . £ ¤ −3 s (5) Ls eα( t−3) ϑ( t − 3) = es−α . 2.2.1. Esercizi. (1) Sia ω ∈ R costante. Calcolare Ls [sin ω tϑ( t)], Ls [cos ω tϑ( t)], Ls [sinh ω tϑ( t)]. Soluzione. Per ℜ s > 0, ¶ h i 1 h i 1 µ 1 1 ω 1 iω t − iω t − = 2 . ϑ( t ) = Ls [sin ω tϑ( t)] = Ls e ϑ( t) − Ls e 2i 2i 2 i s − iω s + iω s + ω2 Procedendo nello stesso modo per le altre due funzioni si ottiene ω s , ℜ s > 0; Ls [sinh ω tϑ( t)] = 2 , ℜ s > |ω | . Ls [cos ω tϑ( t)] = 2 s + ω2 s − ω2 (2) Sia ω ∈ R costante. Calcolare Ls [ t sin ω tϑ( t)]. Soluzione. Utilizzando la formula (3) possiamo scrivere Ls [ t sin ω tϑ( t)] = − d 2ω s d ω = . Ls [sin ω tϑ( t)] = − ds d s s2 + ω2 ( s2 + ω2 )2 (3) Sia f una funzione originale, periodica per t ≥ 0 di periodo T . Calcolare Ls [ f ( t)]. Soluzione. Chiaramente σa ( f ) = 0, per cui, per ℜ s > 0, possiamo scrivere Ls [ f ( t)] = +∞ Z 0 e−st f ( t) d t = ∞ Z X ( n+1)T n=0 nT = e−st f ( t) d t = ∞ X n=0 e−nT s T Z 0 ∞ Z X n=0 0 0 T 0 e−st e−nT s f ( t0 + nT ) d t0 e−st f ( t0 ) d t0 = 1 1 − e −T s T Z 0 e−st f ( t0 ) d t0 , 0 ¯ ¯ dove si è usato il fatto che ¯ e−nT s ¯ = e−nT ℜs < 1 essendo ℜ s > 0. Se ad esempio f ( t) = P∞ 2 n=0 (−1)n ϑ( t − n), essa è originale e periodica di periodo 2. Ovviamente σa ( f ) = 0. R2 R (1) La formula precedente diventa Ls [ f ( t)] = 1− e1−2s 0 e−st f ( t) d t = 1− e2−2s 0 e−st d t = 2 s(1+ e−s ) per ℜ s > 0. 2.3. Trasformata di Laplace della derivata di una funzione originale. Sia f : R → C una funzione che gode delle seguenti proprietà: (1) f ( t) = 0 per t < 0; (2) f è continua per t ≥ 0 (può avere al più una discontinuità di prima specie in t = 0); (3) f è di classe C (1) a tratti; supponiamo inoltre che la derivata f 0 ( t) sia una R t funzione originale con ascissa di assoluta convergenza σa ( f 0 ). Allora la funzione g( t) = 0 f 0 (τ) dτ è una funzione originale continua in 4 GABRIELE SICURO R con σa ( g) ≤ max{σa ( f 0 ), 0}. Infatti si ha g( t) = 0 (essendo f 0 ( t) = 0) per t < 0, g( t) è conti( nua e per t ≥ 0 si ha | g( t)| ≤ Mt R t¯ 0 ¯ R ¯ f (τ)¯ dτ ≤ M t eσa ( f 0 )τ dτ = 0 0 M σa ( f 0 ) se σa ( f 0 ) = 0, ³ e σa ( f 0 )t −1 ´ se σa ( f 0 ) 6= 0. Pertanto abbiamo che σa ( f 0 ) t A1 e | g( t)| ≤ Mt A2 se σa ( f 0 ) > 0, se σa ( f 0 ) = 0, se σa ( f 0 ) < 0, dove A 1 e A 2 , oltre che M , sono costanti positive; pertanto Σ( g) 6= ∅, con σa ( g) ≤ max{σa ( f 0 ), 0}. Teorema 4 (Trasformata della derivata prima). Sia f : R → C una funzione che gode delle seguenti proprietà: (1) f ( t) = 0 per t < 0; (2) f ( t) è continua per t ≥ 0 (o presenta al più una discontinuità di prima specie per t = 0); (3) f è di classe C (1) a tratti. Se la derivata f 0 è una funzione originale, allora f è una funzione originale con σa ( f ) ≤ max{σa ( f 0 ), 0} e per ℜ s > max{σa ( f 0 ), 0} si ha £ ¤ Ls f 0 ( t) = sLs [ f ( t)] − f (0+ ). (6) R t D IMOSTRAZIONE . Per ipotesi abbiamo che f ( t) = f (0+ ) + 0 f 0 (τ) dτ per t ≥ 0. Ripetendo il solito ragionamento si arriva a dire che Σ( f ) 6= ∅ e che σa ≤ max{σa ( f 0 ), 0}. Allora possiamo dire che f è una funzione originale. Per ℜ s > max{σa ( f 0 ), 0} si ha, integrando per parti, che Z +∞ Z +∞ ¯+∞ £ 0 ¤ − st 0 − st ¯ L s f ( t) = e f ( t) d t = e f ( t) 0 + s e−st f ( t) d t = sLs [ f ( t)] − f (0+ ). 0 0 Osserviamo che, poiché f è continua per t ≥ 0, è possibile appunto integrare per parti e che inoltre lim t→+∞ e−st f ( t) = 0 per ℜ s > max{σa ( f 0 ), 0}, mentre lim t→0+ e−st f ( t) = f (0+ ). Infine, nelle ipotesi del teorema precedente £ ¤ lim L s f 0 ( t) = 0 ⇒ lim sLs [ f ( t)] = f (0+ ). s→∞ ℜ s>max{σa ( f 0 ),0} s→∞ ℜ s>max{σa ( f 0 ),0} Si può dimostrare anche la seguente proprietà: Teorema 5 (Trasformata della derivata n-esima). Se f : R → C è nulla per t < 0, di classe C n−1 , n ∈ N, per t ≥ 0, a tratti di classe C n e se la derivata n-esima f (n) ( t) è una funzione originale, allora f , f 0 , . . . , f (n−1) sono funzioni originali con ascissa di assoluta convergenza minori o uguali di max{σa ( f (n) ), 0} ed inoltre per ℜ s > max{σa ( f (n) ), 0} si ha h i Ls f (k) ( t) = s k Ls [ f ( t)] − kX −1 s j f (k− j−1) (0+ ). (7) j =0 2.3.1. Esercizio. Utilizzando la formula (7) calcolare Ls [sin ω tϑ( t)] e Ls [cos ω tϑ( t)]. Soluzione. Osserviamo che f ( t) = sin ω tϑ( t), f 0 ( t) = ω cos ω tϑ( t), f 00 ( t) = −ω2 sin ω tϑ( t), con + f (0 ) = 0 mentre f 0 (0+ ) = ω. Dalla (7) si ha £ ¤ Ls f 00 ( t) = s2 Ls [ f ( t)] − f 0 (0+ ) − s f (0+ ) = s2 Ls [ f ( t)] − ω. £ ¤ Dato f 00 ( t) = −ω2 f ( t) ⇒ Ls f 00 ( t) = −ω2 Ls [ f ( t)], che, per la precedente, diventa s2 Ls [ f ( t)] − ω = ω2 Ls [ f ( t)] per cui Ls [ f ( t)] = s2 +ωω2 . Procedendo analogamente per la seconda si ottiene Ls [cos ω tϑ( t)] = s2 +sω2 . TRASFORMAZIONE DI LAPLACE 5 2.4. Convoluzione. Siano f 1 e f 2 due funzioni originali. Si definisce convoluzione di f 1 ed f 2 la funzione Z +∞ Z t f 1 ( t − τ) f 2 (τ) dτ = f 1 ( t − τ) f 2 (τ) dτ. (8) ( f 1 ? f 2 ) ( t) = 0 −∞ È immediato verificare che la convoluzione gode della proprietà commutativa, f 1 ? f 2 = f 2 ? f 1 ; inoltre la convoluzione di due funzioni originali è una funzione originale continua in R. Infatti, se f 1 ed f 2 sono due funzioni originali con ascissa di assoluta convergenza σ1 e σ2 rispettivamente, si ha che (1) ( f 1 ? f 2 )( t) = 0 per t < 0; (2) ( f 1 ? f 2 )( t) è continua in virtù della stessa definizione; σ2 t (3) per t ≥ 0, tenendo presente che | fR1 ( t)| ≤ M1 eσ1 t e | f 2 ( t)| ≤ M e ponendo σ0 = R t2 e t max{σ1 , σ2 }, |( f 1 ? f 2 )( t)| ≤ M1 M2 0 eσ1 ( t−τ) eσ2 τ dτ ≤ M1 M2 0 eσ0 t dτ = M1 M2 teσ0 t . Questo risultato implica che Σ( f 1 ? f 2 ) 6= ∅ e σa ( f 1 ? f 2 ) ≤ max{σ1 , σ2 }. Vale il seguente teorema Teorema 6 (Trasformata della convoluzione). Siano f 1 ed f 2 due funzioni originali con ascissa di assoluta convergenza σ1 e σ2 rispettivamente. Allora Ls [( f 1 ? f 2 )( t)] = Ls [ f 1 ( t)] Ls [ f 2 ( t)] per ℜ s > max{σ1 , σ2 }. (9) hR i t Osserviamo che Ls [ϑ( t)] = 1s , per cui 1s Ls [ f ( t)] = Ls [( f ? ϑ)( t)] = Ls 0 ϑ( t − τ) f (τ) dτ per ℜ s > max{σa ( f ), 0}, ovvero ·Z t ¸ 1 Ls per ℜ s > max{σa ( f ), 0}. (10) f (τ) dτ = Ls [ f ( t)] s 0 hR i t 2.4.1. Esempio. Dal fatto s21+1 s2s+1 = Ls [sin tϑ( t)]·Ls [cos tϑ( t)] = Ls 0 sin( t − τ) cos τ dτ . Rt Rt 1 t Ora, 0 sin( t − τ) cos τ dτ = 21 0 [sin t + sin( t − 2τ)] dτ = 21 t sin t + 41 [cos( t − 2τ)]ττ= =0 = 2 t sin t per £1 ¤ s t > 0. In conclusione Ls 2 t sin tϑ( t) = (s2 +1)2 . 3. Antitrasformata di Laplace 3.1. Il lemma di Jordan generalizzato. Poniamo s = iz ⇔ z = − is: osserviamo che | s| = | z| (dunque, ad esempio, la circonferenza centrata in z = 0 e raggio r nel piano complesso z è mappata, nel piano complesso s, nella circonferenza centrata in s = 0 e di raggio r ) ed inoltre ℑ z ≥ −a ⇔ ℜ s ≤ a. Allora possiamo riformulare nel piano complesso s il lemma di Jordan generalizzato. Lemma di Jordan (generalizzato) 7. Sia F una funzione continua nel dominio © ª H R0 ,a = s ∈ C : | s| > R 0 , ℜ s Q a , a ∈ R. Se lim s→∞ s∈ H R0 ,a F ( s) = 0, allora ∀α ≷ 0 si ha Z lim R →+∞ γR eαs F ( s) d s = 0, © ª γ R = s ∈ C : | s| = R > R 0 , ℜ s Q a . 3.1.1. Esercizi. Calcolare, utilizzando il teorema dei residui e il lemma di Jordan, i seguenti integrali: R a+ i∞ st (1) f ( t) = 21π i a− i∞ es d s, con a > 0, ∀ t ∈ R − {0}; R a+ i∞ st (2) f ( t) = 21π i a− i∞ s2e+ω2 d s, con a > 0 e ω > 0 ∀ t ∈ R − {0}. 6 GABRIELE SICURO Soluzione. (1) Poniamo F ( s) = 1s : questa funzione è analitica in C − {0}. Il punto s = 0 è un polo = { s ∈ C : | s| < = { s ∈ C : | s| < R, ℜ s > a} e D (2) semplice. Sia R > a > 0 e siano D (1) R R R, ℜ s < a}. Chiamiamo a − ib e a + ib i p punti di intersezione della retta ℜ s = a con la circonferenza | s| = R (ovviamente b = R 2 − a2 ). Notiamo che lims→∞ F ( s) = 0. Sia t < 0: F ( s) è analitica in D̄ (1) , per cui R Z Z Z a+ ib st 1 e st 1 e st 1 e d s =0⇔ d s − d s = 0. (1) s 2π i ∂D (1) s 2 π i 2 π i s γ a − ib R R R st Per il lemma di Jordan si ha che limR →+∞ 21π i γ(1) es d s = 0 per t < 0. Se invece t > 0, R (2) − {0}. Per il teorema dei residui abbiamo che poiché F ( s) è analitica in D̄ (2) R Z Z Z a+ ib st 1 e st e st 1 e st 1 e d s = Ress=0 =1⇔ d s + ds = 1 (2) s 2π i ∂D (2) s s 2 π i 2 π i s γ a − ib R R R st valida ∀R > a. Per il lemma di Jordan limR →+∞ γ(2) es d s = 0, per cui, se t > 0, si R R a+ i∞ st ha 21π i a− i∞ es d s = 1. In definitiva f ( t) = ϑ( t) (si può dimostrare rigorosamente che R a+ i∞ st ∀ t ∈ R − {0} l’integrale 21π i a− i∞ es d s, con a > 0, è convergente). 3.2. Antitrasformata di Laplace. Sia f ( t) una funzione originale ed F ( s) = Ls [ f ( t)] la sua funzione immagine. Allora, nei punti t in cui f è continua, si ha Z a+ ib Z a+ i ∞ 1 1 e st F ( s) d s = e st F ( s) d s, a > σa ( f ). (11) f ( t) = lim 2π i b→+∞ a− ib 2π i a − i ∞ Una conseguenza importante del precedente teorema (di cui omettiamo la dimostrazione) è che la trasformata di Laplace è una operazione iniettiva. La formula (11) è detta formula di Mellin; essa costituisce l’antitrasformata di Laplace. Possiamo scrivere, almeno nei punti in cui f è continua, f ( t) = L t−1 [F ( s)]. Un problema importante è stabilire se una funzione complessa F ( s) è una funzione immagine; in caso affermativo si può, tramite la formula di Mellin, determinare la funzione originale corrispondente. Purtroppo non esistono condizioni necessarie e sufficienti perché la funzione F ( s) sia una funzione immagine. Si possono però enunciare condizioni sufficienti che permettono di stabilire se una funzione di variabile complessa è una funzione immagine. Vi sono casi in cui è possibile affermare con certezza che una funP zione F ( s) non è una funzione immagine (ad esempio nel caso in cui F ( s) = nk=0 a k s k , n ∈ N0 , a k ∈ C, oppure se F ( s) è una funzione razionale impropria, tale cioè che il grado del numeratore superi quello del denominatore, in quanto in tali casi non si avrebbe limℜs→+∞ F ( s) = 0). ℑ s∈R Ricordiamo inoltre che, perché F ( s) sia una funzione immagine, è necessario che essa sia analitica in un semipiano ℜ s > σ0 , σ0 ∈ R. Teorema 8 (Antitrasformata di una funzione razionale propria). Se F ( s) è una funzione razionale propria della variabile complessa s, le sue singolarità polari siano s 1 , s 2 , . . . , s r , allora essa è una funzione immagine ed è, in particolare, l’immagine della funzione originale r X f ( t ) = ϑ( t ) Ress=s k e st F ( s). (12) k=1 4. Applicazioni 4.1. Risoluzione di equazioni differenziali ordinarie lineari a coefficienti costanti. È possibile applicare la trasformata di Laplace alla risoluzione di un’equazione differenziale ordinaria lineare a coefficienti costanti con condizioni iniziali assegnate, facendo l’ipotesi che il termine non omogeneo sia una funzione originale. P Sia dunque data l’equazione differenziale lineare ordinaria di ordine n ∈ N nk=0 a k x(k) ( t) = f ( t), dove le quantità a k ∈ C sono tutte costanti non nulle ed f : R → C è una funzione TRASFORMAZIONE DI LAPLACE 7 originale nota. Supponiamo che siano assegnate le condizioni iniziali x(k) (0) = xk , xk ∈ C, k = 0, 1, . . . , n − 1. Cerchiamo una soluzione x : R → C del problema di Cauchy che abbia le seguenti proprietà: • x( t) = 0 ∀ t < 0; • x( t) sia di classe C n−1 e di classe C n a tratti per t ≥ 0; • x(n) ( t) sia una funzione originale. Queste proprietà implicano che, per k = 0, 1, . . . , n − 1, x(k) ( t) è una funzione originale. Si può dimostrare che una tale soluzione esiste ed è unica. Noi ci limiteremo qui a trovare tale soluzione, utilizzando un metodo basato sull’uso della trasformata di Laplace. Sia dunque X ( s) = Ls [ x( t)] ed F ( s) = Ls [ f ( t)]. Ovviamente,£ essendo incognita, X ( s) non ¤ x( t) una funzione P è nota. Sappiamo che ∀ k = 1, 2, . . . , n si ha Ls x(k) ( t) = s k X ( s) − kj=−01 s j xk− j−1 . Considerando allora la trasformata di Laplace di ambo i membri dell’equazione differenziale si ottiene Pn P P P P P a s k X ( s)− nk=0 a k kj=−01 s j xk− j−1 = F ( s) e quindi X ( s) nk=0 a k s k − nj=−01 s j nk= j+1 a k xk− j−1 = k=0 k P P P F ( s), da cui ponendo A ( s) = nk=0 a k s k e B( s) = nj=−01 s j nk= j+1 a k xk− j−1 si ottiene X ( s) = + FA((ss)) , che è una funzione immagine perché è somma di due funzioni immagini (la prima è una funzione razionale propria, mentre la seconda è un prodotto di due funzioni immagini). In conclusione la soluzione del problema di Cauchy è data da x( t) = L t−1 [ X ( s)]. B ( s) A ( s)