L`Italia è una Repubblica fondata sul lavoro degli altri

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L`Italia è una Repubblica fondata sul lavoro degli altri
autori italiani moderni
SBC Edizioni è un marchio:
© SBC Communication srl 2008
Perugia - Ravenna
Direzione editoriale: Via Pier Traversari 16 - 48100 Ravenna
I Edizione Marzo 2009
ISBN 978-88-95162-024-6
Stampato in Italia per conto di © SBC Communication srl
Francesco Formaioni
L'Italia è una Repubblica
fondata sul lavoro degli altri
(Romanzetto immorale)
SBC Edizioni
...alle seconde strade
Noi nella mia famiglia lavoriamo tutti.
Da generazioni.
Mio nonno ha fatto il capannone piccolo,
mio padre il capannone grande,
io il capannone grandissimo.
Mio figlio si droga.
Ha capito che non riuscirà mai a fare un capannone più grande del mio.
da: “Personaggi”
ANTONIO ALBANESE
“Non so gli altri, ma io al mattino quando mi
chino per allacciarmi le scarpe penso:
Cristo onnipotente, è ora?”
CHARLES BUKOWSKI
“La cosa peggiore che può capitare ad un uomo
che trascorre molto tempo da solo,
è quella di non avere immaginazione”
da: “Le conseguenze dell’amore”
TONI SERVILLO
Parte prima
Interinale horror picture show
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L’impiegata con le unghie divorate sino alle falangi accolse la mia domanda di lavoro con lo stesso
stanco entusiasmo di una vecchia battona dai piedi
gonfi, mentre srotola l’ennesimo preservativo unto;
al cospetto dell’ennesimo paio di palle incartapecorite. Allungai i fogli alla ragazza golosa di cheratina
con il fare più da macho di cui disponevo, ma niente. Nisba. Poteva avere davanti il nuovo Cary Grant
o un mujaheddin con in mano un m16 che non
se ne sarebbe nemmeno accorta. Ero quello che si
dice uno sfigato, ma che ci potevo fare? Alla fine
dei conti, come ripeteva sempre mia madre ero un
figlio d’arte. Mio padre, un incrocio tra Francesco
Guccini e Superciuk, aveva cucinato salsicce gratis
per quarant’anni alla festa de l’Unità senza bene sapere il perché, fino a che una sera d’agosto, un’equazione di caldo, stanchezza, elezioni andate male ed
arterie intoppate da nicotina e sangiovese, ecco il
suo faccione rosso rimbalzare sulla graticola bollente. Risultato: metà faccia completamente ustionata.
La direzione del partito inizialmente era indecisa se
finirlo di cucinare con la polenta o premiarlo per
quanto accaduto. Dal momento che mio padre era
tesserato dal 1969, congiuntamente al fatto che le
carni di un sessantacinquenne cresciuto a pane e
mortadella dicono essere poco tenere, i compagni
optarono per conferirgli una targa al valore civile,
una tessera per il circolo “Gli amici del maiale”,
più dieci cartelle per il super tombolone del sabato
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- F. Formaioni
sera. Mia madre, donna d’infinita sensibilità, non
si fece certo scappare un avvenimento mondano
della portata del super tombolone, e naturalmente
il sabato sera si presentò con indosso il suo abito
migliore. Un tubino blu elettrico in neoprene, stile
Spazio 1999. Una roba anni sessanta, che se non
eri quaranta chili scarsi, la gente ti scambiava per
un’enorme ginocchiera che se ne andava in giro da
sola. Una cosa allucinante, ma la commessa della
boutique (suor Elena) dove si serviva mia madre
(la CARITAS) le fece notare che all’interno c’era
un cartellino con su scritto DIOR. E fu così, che
quell’orrore d’indumento diventò per mia madre
il capo delle grandi occasioni. In cuor suo credo
avesse sempre sospettato che quel cartellino fosse
stato attaccato dalla suora, ma ugualmente quando
entrava dentro quell’affare sembrava rifiorire. Dio
mio, inguainata lì dentro doveva sentirsi tipo Grace Kelly mentre va a prendere un aperitivo su Marte. Conciata così, a mio avviso non sarebbe uscito a
cena con lei nemmeno il dott. Gibaud in persona.
Insomma, con una decina vinse un rasoio elettrico. Ideale per mio padre. Poveraccio, in fondo
la faccia bruciata era la sua. Una ricompensa. Poca
cosa, ma sempre una ricompensa era. Mia madre
barattò il rasoio con dodici bigodini autoriscaldanti, un phon da viaggio ed una bacinella rossa.
Mia madre, una donna d’infinita sensibilità.
Mio padre invece, adesso vive con una specie di
pancetta abbrustolita appiccicata alla faccia, vota
ancora più o meno da quella parte, e credo che
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della storia del rasoio elettrico non ne abbia mai
saputo nulla, ma... torniamo a noi. Cioè, a me...
si, insomma, avete capito, no? Alla storia che vi sto
raccontando...
Allora... cercavo un’occupazione migliore...
strategia: ogni giorno avrei inoltrato almeno un
paio di nuove domande di lavoro. Questo primo
scorcio di secolo mi suggerì gli uffici interinali. La
città ne era piena: “Tempo & lavoro”, “Intempo”,
“Creyfs”, “Eurointerim”, Start People, “Job”, “Metis”, “Lavoropiù”, “Openjob”. Mah... Altri addirittura, portavano nomi ridondanti ed evocativi:
“Lavoro e vai”, “Le vie del lavoro” oppure “Vai al
lavoro”. Taluni si appellavano alla pacchiana fantascienza di supertecnologici aspirapolvere, tipo:
“Randstad”, “Rotowork”, “Manpower”... Pazzesco.
Contemporaneo.
Ogni giorno dovevo scrivere su freddi prestampati come mi chiamavo, dove abitavo, il titolo di
studio in mio possesso, di cosa si occupavano i miei
genitori e naturalmente quali esperienze vantavo di
aver maturato in precedenza.
Al momento ero impiegato come operaio in
una porcilaia. Se pensate al puzzo di merda vi capisco, ma c’è anche di peggio ve lo posso garantire.
Io ero arruolato nella squadra dei “riproduttori”,
il che non significava esattamente fare le seghe ai
porci, ma quasi. Il lavoro consisteva nel derubare
del prezioso seme il povero porco tramite un’orribile capsula di vetro oscillante (chiaramente a forma
di cazzo di maiale) e portarlo nell’ufficio analisi.
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Una volta lì, lo sperma del porco veniva analizzato
da una donna vestita da astronauta e consegnato
alla squadra dei “fecondatori”. Questi a loro volta,
tramite lunghi siringoni violavano le scrofe, inseminandole. Sinceramente, non ho mai capito se
fosse peggio fare le seghe ai maiali o stuprare le loro
fidanzate. Mah... alla fine, tra le due squadre non
ho mai percepito un solo sguardo che potesse ricordare anche solo lontanamente un moto di invidia.
Eravamo semplicemente “riproduttori e “fecondatori”. Tutto qui.
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Ero a casa che mi stavo masturbando di gusto.
Me ne stavo sul divano nella mia solita posizione
da combattimento, (rotolo di carta igienica, asciugamano per roba da campioni, copertina alla Linus
per eventuali carenze d’affetto post-eiaculazione e
bottiglia d’acqua nel caso le cose andassero per le
lunghe) davanti ad una di quelle classiche telepromozioni di elettrostimolatori. Una donnetta con
una tinta rossa maldestra e casereccia, con tutta
probabilità ipereccitata dal cerotto per la menopausa, nel riquadro basso cercava di propinare quella
specie di sedia elettrica portatile, quando i Luna
Pop e la loro vespetta arrivarono a rompere l’incantesimo. Era la suoneria del mio cellulare. Di questi
tempi se il telefono fa driin-driin, sei uno sfigato.
Intendiamoci, la pippa non era dedicata alla pazza
tinta male che sbraitava in basso a destra, ma alla
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strafiga bionda a tutto schermo dotata di sorriso
ebete e “vestita” di uno sgargiante bikini minimalista. Buttata su di un lettino da mare, con il corpo
ben siliconato e con tutte quelle ventose appiccicate a culo, cosce e fianchi era irresistibile. Nello
squallore della mia vita, quello era comunque un
bel momento.
La modella bionda si voltò di schiena per mostrare a noi telespettatori l’efficacia dell’elettrostimolatore sulle natiche. Stavo per venire. Sbirciai il
display.
“...ma come è bello andare in giro per i colli bolognesi... ”
“TEMPO & LAVORO” rispondere?
Mollai l’uccello con una punta di malinconia.
“...se hai una Vespa Special che... ”
-prontoooo?
-William?
-siiiii?
-buongiorno, è l’agenzia “TEMPO & LAV...
sento disturbato, come una specie di eco. C’è qualcuno lì con lei che parla, forse? Farfugliò una voce
femminile dall’altra parte del telefono.
-ah... mi scusi signora, ma deve essere la televisione. La spengo subito.
La spensi. Addio biondina. Addio orgasmo.
Coitus Interructus.
-ah... la televisione! Mi sembrava di aver riconosciuto la voce! È quella sclerotica in menopausa che
vende elettrostimolatori, giusto?
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-si... direi di si...
-sa, ultimamente mi capita sempre più spesso...
la notte, verso le tre, di dover andare a recuperare
mio marito che dorme in poltrona, mentre quella
tipa parla a ripetizione di quegli aggeggi per rassodare... Che buffa coincidenza, non trova?
-si... davvero buffa! Se solo l’emittente prendesse
un euro a sega, in Italia nascerebbe sul serio il terzo
polo televisivo! Pensai tra me e me.
-comunque... Proseguì la donna - avrei una proposta di lavoro per lei, se le interessa...
-ho fatto domanda da voi apposta, no?
-spiritoso lei, eh?
-ci provo. Sa com’è, non sono bellissimo!
-capisco. A parte questo, le dico che deve presentarsi domani mattina per le 8.00 precise, presso
la “SIGNORA FRUTTA FRESCA”. Via Canala
189.
-per le 8.00 precise intende alle 8.00, giusto?
-è proprio un simpaticone lei William... se in
futuro cercheremo dei cabarettisti la terrò presente!
-la ringrazio, comunque può chiamarmi Willi...
-la zona la conosce? Proseguì la voce femminile.
-più o meno, vedrà che la troverò!
-per le 8.00 precise?
-precise!!
-bene William, allora...
-ascolti signora, mi può dire di che lavoro si
tratta?
-non posso dirglielo...
-mi può dire almeno quanto percepirò di sti-
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pendio?
-non posso dire niente, davvero William...
-eh che cazzo di lavoro sarà mai, un ingaggio da
agente segreto? Riaprono Gladio forse?
-proprio simpatico lei... davvero! La saluto e
buon lavoro William...
-ah signora, un’ultima cosa. Dica a suo marito
che sul canale 8 danno le repliche del nostro show
preferito anche nel primo pomeriggio.
-grazie dell’informazione, ma lui preferisce
guardarli di notte. Dice, che lo rilassano, è un po’
come svuotarsi dalla fatiche della giornata. Dice lui.
-capisco... Arrivederci signora
-arrivederci William e in bocca al lupo per domani.
Mi toccai d’istinto le palle, sfiorai con l’indice
della mano il telecomando e riaccesi la TV.
La pazza che guaiva e la bionda che vibrava non
c’erano più, sostituite da una donnetta ben tenuta
sui sessanta che vendeva anelli e bracciali orribili.
Ripresi da dove avevo interrotto, in fondo la signora non aveva delle brutte mani!
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Mi presentai puntuale. 8.00 spaccate.
Il capo turno mi degnò del primo sguardo alle
8.30, dopo il caffè, un paio di sigarette e qualche
commento sul campionato di calcio, rivolgendosi a
due operai compiacenti.
-e tu chi sei?
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-buongiorno, mi chiamo William Baruzzi...
-non è certo un gran bel nome! Cerchi qualcuno?
-dovrei cominciare a lavorare con voi questa
mattina
-ah... sei quello nuovo! Perché non l’hai detto
subito? Abbiamo cominciato malino Baruzzi! Dovevi iniziare alle 8.00 e ti presenti alle 8.30 passate!
-ma io veramente...
- Vieni con me, che ti mostro quello che devi
fare...
Il mio compito consisteva nel rovistare dentro
enormi cassoni arrugginiti stracolmi di pesche
pelose alla ricerca di quelle marce. Quelle marce
naturalmente, se ne stavano tutte sul fondo dei cassoni. Eravamo in due. Nessuno dei due seppe mai
il nome dell’altro.
Dopo appena mezz’ora, avevo prurito ovunque.
Collo, braccia, mani, faccia e tutto il resto. La sensazione era quella di avere un miliardo di formiche
addosso, ed ogni volta che ti grattavi, le formiche
raddoppiavano e ti grattavi, triplicavano. Porca troia che lavoro di merda! Quadruplicavano...
-senti collega, ci si abitua al prurito o è sempre
così?
-quale prurito?
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I giorni filavano via decisi e la mia autostima
con loro.
L'Italia è una Repubblica... - 21
Pensai di affrontare il capo del personale. Tale
Callagani, detto anche Callaghan per i suoi modi
gentili e democratici. Chiaramente nessuno osava
chiamarlo così in sua presenza.
Lo trovai fuori dai gabinetti intento a minacciare di licenziamento e forse anche di castrazione
due nigeriani che avevano osato pensare di poter
pisciare fuori dai dieci minuti di pausa che l’azienda concedeva ai lavoratori ogni quattro ore.
-buongiorno sig. Callagani, potrei parlarle?
-e tu chi sei?
-uno dei suoi operai, lavoro alle pesche...
-e allora perché non sei nella tua postazione?
-perché oggi ho già finito il mio turno sig. Callagani. Sono appena smontato.
-allora, cosa volevi dirmi?
-volevo farle presente che sono perito agrario,
essendo questa una azienda che lavora nel settore
agricol...
-ma senti, senti, l’ultimo arrivato! E dove vorresti lavorare, nel laboratorio di analisi magari, eh... ?
-magari!!
-bene ragazzo, come hai detto di chiamarti?
-Baruzzi William, ma può chiamarmi Willi...
-ok Baruzzi, da domani sei assegnato alla Squadra antiratto!
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Il mio nome via radio era “Sorcio 4”.
Il lavoro non era poi così male e l’infinita lotta
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- F. Formaioni
uomo-roditore aveva il suo atavico fascino. Il mio
compito consisteva nel disseminare trappole lungo
i muri perimetrali dell’azienda ed avvertire il capo
squadra in caso di avvistamenti. Il capo squadra era
un ragazzone con una testa troppo grande, un paio
di denti ed un grosso gatto da riporto al guinzaglio.
Il suo nome era Luigi Billini, ma tutti lo chiamavano Kill-Bill. Il gatto Macete e tutti lo chiamavano
Macete.
Quei due erano a dir poco ridicoli, ma cazzo,
quando puntavano un topo non sbagliavano mai.
La leggenda che accompagnava i due carnefici
di sorci li dava come infallibili. In giro si diceva che
i due si dividessero anche il bottino a fine giornata.
“Sorcio 3” mi aveva raccontato che una volta
assistette ad una caccia spietata di due giorni e due
notti per catturare una grossa femmina con delle
zanne gialle come il fieno e affilate come coltelli.
Alla fine la uccisero, si fecero entrambi delle foto
commemorative come due pescatori trionfanti e si
divisero equamente il bottino. Il capo squadra con
la pelliccia si fece fare un cappello stile colbacco.
Fu un grande atto di forza e professionalità che
l’azienda tutta riconobbe come tale.
Tutti rispettavano e temevano quei due. I carnefici.
Gli infallibili. Kill-Bill e Macete.
Una mattina stavo pedinando un grosso maschio nero e mi ritrovai senza volerlo nel settore
confezionamento ciliegie.
L'Italia è una Repubblica... - 23
La notai subito. Un viso troppo dolce ed un camice troppo bianco per un posto del genere, ma
quel bastardo peloso svoltò per il magazzino e dovetti correre in direzione opposta all’idea di sapere
il suo nome.
Il ladruncolo si era andato a ficcare sotto un
bancale di fragole. Era in trappola lo stronzo!
-“Sorcio 4” chiama base operativa...
Quello che vidi fare a “gli infallibili” ai danni
di quel povero sorcio, non lo voglio neppure ricordare. Posso solo dire, che si trattò di una vera e
propria carneficina con punte di gratuito sadismo.
Decisi di andare da Callaghan e dare le dimissioni.
-ti arrendi già ragazzo?
-non posso farcela. È un lavoro troppo duro
per me. Troppo sangue, troppi morti innocenti. E
poi... quei due assassini...
-col cazzo che lascio scappare un operaio durante la stagione! Ti cambierò di mansione. Cosa ti
piacerebbe fare?
-mah... lei ha detto che c’è un laboratorio analisi...
-va bene Baruzzi, vediamo cosa sai fare. Presentati domani mattina dalla sig.ra Matteucci, in
laboratorio.
-grazie mille, se vuole può chiamarmi anche
Willi...
-dai su Baruzzi, adesso vai e vedi di non rompermi più i coglioni!
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- F. Formaioni
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Forse aveva davvero ragione Callaghan, ero sul
serio un rompi coglioni. Lavoravo alla “SIGNORA
FRUTTA FRESCA” da appena due settimane ed
avevo già avuto tre mansioni diverse, mentre c’erano persone che vivevano dello stesso compito da
più di vent’anni senza mai fiatare, ma che ci volete
fare, io sono un tipo sensibile!
La signora Matteucci si rivelò essere piuttosto
bonastra.
Dirigeva il laboratorio analisi con dinamismo
ed eleganza. Era una donna cordiale nei modi e per
me che fino a quel momento avevo analizzato solo
le feci del mio gatto una volta che si prese i vermi,
si mostrò sempre gentile e disponibile.
-ti piace il teatro William?
-si, credo di si...
-ti andrebbe di venire con me venerdì? Ho due
biglietti per “La locandiera” di Goldoni...
L’occasione, per una cittadina di provincia, era
delle più mondane. La sig.ra Matteucci si presentò
in un tailleur bianco con vertiginoso spacco sulla
coscia, sandali allacciati alla caviglia ingentiliti da
strass color argento che rimandavano bagliori di
luce ad ogni movimento del piede. I monili non
erano né troppi né troppo vistosi. Il trucco perfetto. La sig.ra Matteucci poteva avere circa vent’anni anni più di me, ma era talmente femminile che
l’avrei scopata al primo consensuale battito di ciglia.
L'Italia è una Repubblica... - 25
Dello spettacolo non ci avevo capito praticamente niente, ma su quello che voleva la signora
Matteucci non mi ero sbagliato.
Il problema è che per una donna sui cinquanta
deve essere naturale quanto desiderarlo, non riuscire ad ammettere le proprie voglie.
Per tutta la serata non fece altro che parlarmi
di suo marito e di che persona straordinaria fosse.
Me lo ripeté talmente tante volte che quando a casa
mia iniziammo a lavorarci con la lingua, le mani e
tutto il resto, quasi mi dispiaceva per quel povero
uomo. A forza di sentirlo nominare, mi ci ero anche un po’ affezionato, ma poi pensai a quello che
mi disse una volta mio nonno: “-se non la scopi tu,
la scopa qualcun altro!”
Il vecchio aveva ragione. Fanculo al marito.
Magari avrei anche migliorato la mia posizione
nella piramide aziendale.
Eh sì, stavo facendo strada.
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Le cose si stavano mettendo per il verso giusto.
Ero ufficialmente l’amante della responsabile del
laboratorio di analisi.
In azienda tutti lo sapevano e mi rispettavano,
ma era fuori da lì che il lavoro si faceva duro.
La sig.ra Matteucci era appassionata di sesso e
teatro. La sua vita non poteva prescindere da queste
due cose.
Tra pecorine e Samuel Beckett, i miei equilibri
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- F. Formaioni
furono messi a dura prova.
-ti sono piaciute le letture di questa sera, William?
-mah, credo di non aver capito poi molto...
-è normale tesoro, Quasimodo era un ermetico...
-quindi?
-quindi è normale non capire subito, è la magia
e il fascino dell’ermetismo stesso...
-vuoi dire che tutta quella gente si imbelletta
e paga 23 euro a testa per non capirci una mazza?
-diciamo, più o meno di sì, tesoro. Andiamo da te?
-ma... noi una pizza, una birra o anche una triste partita a bowling, mai? Non è molto ermetico
forse, ma può essere divertente ogni tanto, credimi!
-non scherzare, William!
-non sto scherzando, dico sul serio. Questa sera
preferisco una quattro stagioni ad una scopata! Ti
sembrerà incredibile, ma è così. Sono cose che la
gente ogni tanto fa...
-ma, noi William non siamo la gente!
-non vorrei ferirti tesoro, ma non eravamo da soli
a teatro, te ne ricordi? Anche quelli seduti accanto a
noi, fanno parte della gente. Persino quei poveretti
del loggione da 10 euro erano gente! Penso che gente
voglia dire un insieme di persone, quindi anche noi
siamo gente. Non credi?
-quello che credo io, è che la nostra relazione sia
arrivata ad un vicolo cieco...
-io invece credo che sia tu a vivere in un vicolo
cieco! Eh che cazzo, non ti interessa altro che scopare
L'Italia è una Repubblica... - 27
ed andare a vedere cose che è normale non capire!
-senti William...
-puoi chiamarmi anche Willi...
-non credo che siamo fatti per stare insieme William... Prendiamoci un periodo sabbatico.
-cioè?
-cioè, io vado a teatro e a letto con qualcun’altro
e tu te ne vai con chi ti pare a strafogarti di pizze,
birra e bowling!
-e sul lavoro?
-sul lavoro non cambierà niente, non ti preoccupare. Sono una signora io, che ti credi!!
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Due giorni dopo ero tornato al punto di partenza.
Io ed il mio collega senza nome rovistavamo a
caccia di pesche marce otto ore al giorno.
-tu non senti prurito, eh?
-per cosa?
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E venne la visita ispettiva dell’Ausl
Callaghan ci radunò tutti nella sala mensa
-allora smidollati, domani ci sarà un ispettore
dell’Ausl quindi mi fate il piacere di venire tutti in
divisa e con tutto l’armamentario antinfortunistico
in regola: scarpe, cuffia, guanti e tutto il resto. Non
vi preoccupate, durerà al massimo un’oretta, poi lo
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- F. Formaioni
porteremo al ristorante e amen.
-senta Carlucci, noi alle pesche continuiamo ad
usare i cassoni arrugginiti o per domani ce ne date dei
nuovi?
-bravo, me ne ero dimenticato. Tu sei?
-William Baruzzi, ma mi può chiamare Willi...
-bene Baruzzi, domani mattina quando arrivi prendi i cassoni arrugginiti e li vai a nascondere dietro l’orto
del custode. Poi, passi dai magazzinieri e te ne fai dare
dei nuovi. Altre domande?
La folla tacque all’unisono. Chissà se qualcuno,
magari stava pensando al fatto che queste finte visite
ispettive facessero parte dello stesso sistema marcio, che
ci inchiodava ad una umiliazione da 40 euro scarsi al
giorno senza uno straccio di prospettiva per il futuro.
Chiaramente tutto andò per il meglio.
L’ispettore non avrebbe scoperto niente, se non
quanto fosse buona la grigliata di pesce dalla nostre
parti.
Passata la visita ispettiva io ed il mio socio ricominciammo a rovistare nei cassoni arrugginiti.
-ma, a te sembra giusto?
-che cosa?
-sentire tutto questo prurito...
-dove?
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L’ultima volta che vidi il suo magnifico viso
L'Italia è una Repubblica... - 29
ed il suo camice immacolato stavo in fila davanti
all’ufficio di Callaghan.
Lei era bella, io meno, ma questo che importa,
anche Albano non era un gran che, però Romina lo
amava ugualmente.
“Felicità è un bicchiere di vino con un panino,
è la felicità...”
Ecco, io di questa bellezza me ne ero innamorato.
Passò troppo veloce e troppo profumata per me,
ed io in quel momento avevo forse troppo prurito
e troppe formiche addosso per poterla affascinare.
Non mi notò. Decisi che l’avrei amata ugualmente.
-sig. Callagani, le vorrei chiedere un paio di
giorni di ferie. Sa, si sposa mia sorella... (io chiaramente sono figlio unico, ma ogni volta far morire mia nonna non mi sembrava carino. Una volta
quando facevo il bagnino di salvataggio feci morire
mia nonna per andare in collina un paio di giorni
con amici a bere birra e fumare spinelli. La cooperativa dei bagnini ebbe la bella idea di spedire
una lettera di cordoglio a mia madre che si incazzò
come una bestia. Da quel giorno ho giurato di lasciare in pace la nonna.)
Callaghan stava immobile con la sua tipica
espressione da carceriere e mi guardava attonito,
come se gli avessi chiesto di potermi ospitare a casa
sua per qualche giorno.
-senti Baruzzi, tu hai letto il contratto che ti ha
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- F. Formaioni
fatto sottoscrivere l’agenzia interinale che ti ha assunto o no?
-beh, credo di no...
-quindi non sai che un lavoratore a tempo determinato non ha diritto alle ferie
-mi posso mettere in malattia se questo è il problema.
-voi stagionali non avete una cassa malattia,
caro Baruzzi, quindi ti prego di tagliare corto e
tornare al tuo lavoro altrimenti sono costretto a...
-ascolta Callaghan, facciamo così...
-come mi ai chiamato?
-mi licenzio! Torno a fare le pippe ai porci! Sono
stufo di essere trattato come un pezzo di carne da
altri pezzi di carne! Arrivederci Callaghan e vaffanculo!
-torna subito indietro! Io ti rovino, non puoi
andartene in piena stagione. Chiamerò l’ufficio interinale e racconterò che razza di pianta grane sei!
Non troverai mai più uno straccio di lavoro, mai
più! Parola di Franco Callagati!
Purtroppo l’ultima parte l’ho solo potuta immaginare. Le cose andarono diversamente...
-...voi stagionali non avete una cassa malattia,
caro Baruzzi, quindi ti prego di tagliare corto e di
tornare al tuo lavoro altrimenti ti metto a svuotare
i pozzetti dalla merda!
-mi scusi sig. Callagani, vado subito. Comunque se vuole può chiamarmi Willi...
-dai Baruzzi, torna a lavorare prima che mi incazzi sul serio!
L'Italia è una Repubblica... - 31
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Avevo iniziato a frequentare una ragazza che lavorava alla macchina “sbucciapere”.
Era carina. Si chiamava Debora. Debora, ma
senza l’h.
Non stavamo male assieme. Guardavamo molto
la televisione, mangiavamo sempre in casa ed ogni
tanto scopavamo anche.
Debora senza l’h era una ragazza madre, non
che io avessi qualche cosa contro le ragazze madri
è che alle volte mi sembrava che loro stesse avessero
qualche cosa in contrario ad avere un uomo vicino.
Mi tieni il bambino un’oretta che devo andare in
palestra? Ci accompagni a fare la spesa? Puoi godere più piano che il bimbo si sveglia? Ecco lui è
William, questa è mia madre...
Il nostro rapporto si incrinò definitivamente un
sabato pomeriggio in cui mi chiese se le potevo imbiancare la cucina.
Uscii per comprare vernice e pennelli, ma non
tornai mai più. Come dovevo fare? Io non fumavo, mica potevo dirle che uscivo per comprare le
sigarette! Ogni tanto la incontravo in sala mensa o
per i corridoi della fabbrica, senza che entrambi ci
degnassimo del ben che minimo sguardo. Arrivai
anche a pensare che il chiedermi di dipingerle la
cucina facesse parte di un piano. Una strategia subliminale per allontanarmi. Le ragazze madri non
vogliono un uomo vicino, loro ce la fanno da sole.
Debora senza l’h.