L`Italia è una Repubblica fondata sul lavoro degli altri
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L`Italia è una Repubblica fondata sul lavoro degli altri
autori italiani moderni SBC Edizioni è un marchio: © SBC Communication srl 2008 Perugia - Ravenna Direzione editoriale: Via Pier Traversari 16 - 48100 Ravenna I Edizione Marzo 2009 ISBN 978-88-95162-024-6 Stampato in Italia per conto di © SBC Communication srl Francesco Formaioni L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro degli altri (Romanzetto immorale) SBC Edizioni ...alle seconde strade Noi nella mia famiglia lavoriamo tutti. Da generazioni. Mio nonno ha fatto il capannone piccolo, mio padre il capannone grande, io il capannone grandissimo. Mio figlio si droga. Ha capito che non riuscirà mai a fare un capannone più grande del mio. da: “Personaggi” ANTONIO ALBANESE “Non so gli altri, ma io al mattino quando mi chino per allacciarmi le scarpe penso: Cristo onnipotente, è ora?” CHARLES BUKOWSKI “La cosa peggiore che può capitare ad un uomo che trascorre molto tempo da solo, è quella di non avere immaginazione” da: “Le conseguenze dell’amore” TONI SERVILLO Parte prima Interinale horror picture show L'Italia è una Repubblica... - 13 1 L’impiegata con le unghie divorate sino alle falangi accolse la mia domanda di lavoro con lo stesso stanco entusiasmo di una vecchia battona dai piedi gonfi, mentre srotola l’ennesimo preservativo unto; al cospetto dell’ennesimo paio di palle incartapecorite. Allungai i fogli alla ragazza golosa di cheratina con il fare più da macho di cui disponevo, ma niente. Nisba. Poteva avere davanti il nuovo Cary Grant o un mujaheddin con in mano un m16 che non se ne sarebbe nemmeno accorta. Ero quello che si dice uno sfigato, ma che ci potevo fare? Alla fine dei conti, come ripeteva sempre mia madre ero un figlio d’arte. Mio padre, un incrocio tra Francesco Guccini e Superciuk, aveva cucinato salsicce gratis per quarant’anni alla festa de l’Unità senza bene sapere il perché, fino a che una sera d’agosto, un’equazione di caldo, stanchezza, elezioni andate male ed arterie intoppate da nicotina e sangiovese, ecco il suo faccione rosso rimbalzare sulla graticola bollente. Risultato: metà faccia completamente ustionata. La direzione del partito inizialmente era indecisa se finirlo di cucinare con la polenta o premiarlo per quanto accaduto. Dal momento che mio padre era tesserato dal 1969, congiuntamente al fatto che le carni di un sessantacinquenne cresciuto a pane e mortadella dicono essere poco tenere, i compagni optarono per conferirgli una targa al valore civile, una tessera per il circolo “Gli amici del maiale”, più dieci cartelle per il super tombolone del sabato 14 - F. Formaioni sera. Mia madre, donna d’infinita sensibilità, non si fece certo scappare un avvenimento mondano della portata del super tombolone, e naturalmente il sabato sera si presentò con indosso il suo abito migliore. Un tubino blu elettrico in neoprene, stile Spazio 1999. Una roba anni sessanta, che se non eri quaranta chili scarsi, la gente ti scambiava per un’enorme ginocchiera che se ne andava in giro da sola. Una cosa allucinante, ma la commessa della boutique (suor Elena) dove si serviva mia madre (la CARITAS) le fece notare che all’interno c’era un cartellino con su scritto DIOR. E fu così, che quell’orrore d’indumento diventò per mia madre il capo delle grandi occasioni. In cuor suo credo avesse sempre sospettato che quel cartellino fosse stato attaccato dalla suora, ma ugualmente quando entrava dentro quell’affare sembrava rifiorire. Dio mio, inguainata lì dentro doveva sentirsi tipo Grace Kelly mentre va a prendere un aperitivo su Marte. Conciata così, a mio avviso non sarebbe uscito a cena con lei nemmeno il dott. Gibaud in persona. Insomma, con una decina vinse un rasoio elettrico. Ideale per mio padre. Poveraccio, in fondo la faccia bruciata era la sua. Una ricompensa. Poca cosa, ma sempre una ricompensa era. Mia madre barattò il rasoio con dodici bigodini autoriscaldanti, un phon da viaggio ed una bacinella rossa. Mia madre, una donna d’infinita sensibilità. Mio padre invece, adesso vive con una specie di pancetta abbrustolita appiccicata alla faccia, vota ancora più o meno da quella parte, e credo che L'Italia è una Repubblica... - 15 della storia del rasoio elettrico non ne abbia mai saputo nulla, ma... torniamo a noi. Cioè, a me... si, insomma, avete capito, no? Alla storia che vi sto raccontando... Allora... cercavo un’occupazione migliore... strategia: ogni giorno avrei inoltrato almeno un paio di nuove domande di lavoro. Questo primo scorcio di secolo mi suggerì gli uffici interinali. La città ne era piena: “Tempo & lavoro”, “Intempo”, “Creyfs”, “Eurointerim”, Start People, “Job”, “Metis”, “Lavoropiù”, “Openjob”. Mah... Altri addirittura, portavano nomi ridondanti ed evocativi: “Lavoro e vai”, “Le vie del lavoro” oppure “Vai al lavoro”. Taluni si appellavano alla pacchiana fantascienza di supertecnologici aspirapolvere, tipo: “Randstad”, “Rotowork”, “Manpower”... Pazzesco. Contemporaneo. Ogni giorno dovevo scrivere su freddi prestampati come mi chiamavo, dove abitavo, il titolo di studio in mio possesso, di cosa si occupavano i miei genitori e naturalmente quali esperienze vantavo di aver maturato in precedenza. Al momento ero impiegato come operaio in una porcilaia. Se pensate al puzzo di merda vi capisco, ma c’è anche di peggio ve lo posso garantire. Io ero arruolato nella squadra dei “riproduttori”, il che non significava esattamente fare le seghe ai porci, ma quasi. Il lavoro consisteva nel derubare del prezioso seme il povero porco tramite un’orribile capsula di vetro oscillante (chiaramente a forma di cazzo di maiale) e portarlo nell’ufficio analisi. 16 - F. Formaioni Una volta lì, lo sperma del porco veniva analizzato da una donna vestita da astronauta e consegnato alla squadra dei “fecondatori”. Questi a loro volta, tramite lunghi siringoni violavano le scrofe, inseminandole. Sinceramente, non ho mai capito se fosse peggio fare le seghe ai maiali o stuprare le loro fidanzate. Mah... alla fine, tra le due squadre non ho mai percepito un solo sguardo che potesse ricordare anche solo lontanamente un moto di invidia. Eravamo semplicemente “riproduttori e “fecondatori”. Tutto qui. 2 Ero a casa che mi stavo masturbando di gusto. Me ne stavo sul divano nella mia solita posizione da combattimento, (rotolo di carta igienica, asciugamano per roba da campioni, copertina alla Linus per eventuali carenze d’affetto post-eiaculazione e bottiglia d’acqua nel caso le cose andassero per le lunghe) davanti ad una di quelle classiche telepromozioni di elettrostimolatori. Una donnetta con una tinta rossa maldestra e casereccia, con tutta probabilità ipereccitata dal cerotto per la menopausa, nel riquadro basso cercava di propinare quella specie di sedia elettrica portatile, quando i Luna Pop e la loro vespetta arrivarono a rompere l’incantesimo. Era la suoneria del mio cellulare. Di questi tempi se il telefono fa driin-driin, sei uno sfigato. Intendiamoci, la pippa non era dedicata alla pazza tinta male che sbraitava in basso a destra, ma alla L'Italia è una Repubblica... - 17 strafiga bionda a tutto schermo dotata di sorriso ebete e “vestita” di uno sgargiante bikini minimalista. Buttata su di un lettino da mare, con il corpo ben siliconato e con tutte quelle ventose appiccicate a culo, cosce e fianchi era irresistibile. Nello squallore della mia vita, quello era comunque un bel momento. La modella bionda si voltò di schiena per mostrare a noi telespettatori l’efficacia dell’elettrostimolatore sulle natiche. Stavo per venire. Sbirciai il display. “...ma come è bello andare in giro per i colli bolognesi... ” “TEMPO & LAVORO” rispondere? Mollai l’uccello con una punta di malinconia. “...se hai una Vespa Special che... ” -prontoooo? -William? -siiiii? -buongiorno, è l’agenzia “TEMPO & LAV... sento disturbato, come una specie di eco. C’è qualcuno lì con lei che parla, forse? Farfugliò una voce femminile dall’altra parte del telefono. -ah... mi scusi signora, ma deve essere la televisione. La spengo subito. La spensi. Addio biondina. Addio orgasmo. Coitus Interructus. -ah... la televisione! Mi sembrava di aver riconosciuto la voce! È quella sclerotica in menopausa che vende elettrostimolatori, giusto? 18 - F. Formaioni -si... direi di si... -sa, ultimamente mi capita sempre più spesso... la notte, verso le tre, di dover andare a recuperare mio marito che dorme in poltrona, mentre quella tipa parla a ripetizione di quegli aggeggi per rassodare... Che buffa coincidenza, non trova? -si... davvero buffa! Se solo l’emittente prendesse un euro a sega, in Italia nascerebbe sul serio il terzo polo televisivo! Pensai tra me e me. -comunque... Proseguì la donna - avrei una proposta di lavoro per lei, se le interessa... -ho fatto domanda da voi apposta, no? -spiritoso lei, eh? -ci provo. Sa com’è, non sono bellissimo! -capisco. A parte questo, le dico che deve presentarsi domani mattina per le 8.00 precise, presso la “SIGNORA FRUTTA FRESCA”. Via Canala 189. -per le 8.00 precise intende alle 8.00, giusto? -è proprio un simpaticone lei William... se in futuro cercheremo dei cabarettisti la terrò presente! -la ringrazio, comunque può chiamarmi Willi... -la zona la conosce? Proseguì la voce femminile. -più o meno, vedrà che la troverò! -per le 8.00 precise? -precise!! -bene William, allora... -ascolti signora, mi può dire di che lavoro si tratta? -non posso dirglielo... -mi può dire almeno quanto percepirò di sti- L'Italia è una Repubblica... - 19 pendio? -non posso dire niente, davvero William... -eh che cazzo di lavoro sarà mai, un ingaggio da agente segreto? Riaprono Gladio forse? -proprio simpatico lei... davvero! La saluto e buon lavoro William... -ah signora, un’ultima cosa. Dica a suo marito che sul canale 8 danno le repliche del nostro show preferito anche nel primo pomeriggio. -grazie dell’informazione, ma lui preferisce guardarli di notte. Dice, che lo rilassano, è un po’ come svuotarsi dalla fatiche della giornata. Dice lui. -capisco... Arrivederci signora -arrivederci William e in bocca al lupo per domani. Mi toccai d’istinto le palle, sfiorai con l’indice della mano il telecomando e riaccesi la TV. La pazza che guaiva e la bionda che vibrava non c’erano più, sostituite da una donnetta ben tenuta sui sessanta che vendeva anelli e bracciali orribili. Ripresi da dove avevo interrotto, in fondo la signora non aveva delle brutte mani! 3 Mi presentai puntuale. 8.00 spaccate. Il capo turno mi degnò del primo sguardo alle 8.30, dopo il caffè, un paio di sigarette e qualche commento sul campionato di calcio, rivolgendosi a due operai compiacenti. -e tu chi sei? 20 - F. Formaioni -buongiorno, mi chiamo William Baruzzi... -non è certo un gran bel nome! Cerchi qualcuno? -dovrei cominciare a lavorare con voi questa mattina -ah... sei quello nuovo! Perché non l’hai detto subito? Abbiamo cominciato malino Baruzzi! Dovevi iniziare alle 8.00 e ti presenti alle 8.30 passate! -ma io veramente... - Vieni con me, che ti mostro quello che devi fare... Il mio compito consisteva nel rovistare dentro enormi cassoni arrugginiti stracolmi di pesche pelose alla ricerca di quelle marce. Quelle marce naturalmente, se ne stavano tutte sul fondo dei cassoni. Eravamo in due. Nessuno dei due seppe mai il nome dell’altro. Dopo appena mezz’ora, avevo prurito ovunque. Collo, braccia, mani, faccia e tutto il resto. La sensazione era quella di avere un miliardo di formiche addosso, ed ogni volta che ti grattavi, le formiche raddoppiavano e ti grattavi, triplicavano. Porca troia che lavoro di merda! Quadruplicavano... -senti collega, ci si abitua al prurito o è sempre così? -quale prurito? 4 I giorni filavano via decisi e la mia autostima con loro. L'Italia è una Repubblica... - 21 Pensai di affrontare il capo del personale. Tale Callagani, detto anche Callaghan per i suoi modi gentili e democratici. Chiaramente nessuno osava chiamarlo così in sua presenza. Lo trovai fuori dai gabinetti intento a minacciare di licenziamento e forse anche di castrazione due nigeriani che avevano osato pensare di poter pisciare fuori dai dieci minuti di pausa che l’azienda concedeva ai lavoratori ogni quattro ore. -buongiorno sig. Callagani, potrei parlarle? -e tu chi sei? -uno dei suoi operai, lavoro alle pesche... -e allora perché non sei nella tua postazione? -perché oggi ho già finito il mio turno sig. Callagani. Sono appena smontato. -allora, cosa volevi dirmi? -volevo farle presente che sono perito agrario, essendo questa una azienda che lavora nel settore agricol... -ma senti, senti, l’ultimo arrivato! E dove vorresti lavorare, nel laboratorio di analisi magari, eh... ? -magari!! -bene ragazzo, come hai detto di chiamarti? -Baruzzi William, ma può chiamarmi Willi... -ok Baruzzi, da domani sei assegnato alla Squadra antiratto! 5 Il mio nome via radio era “Sorcio 4”. Il lavoro non era poi così male e l’infinita lotta 22 - F. Formaioni uomo-roditore aveva il suo atavico fascino. Il mio compito consisteva nel disseminare trappole lungo i muri perimetrali dell’azienda ed avvertire il capo squadra in caso di avvistamenti. Il capo squadra era un ragazzone con una testa troppo grande, un paio di denti ed un grosso gatto da riporto al guinzaglio. Il suo nome era Luigi Billini, ma tutti lo chiamavano Kill-Bill. Il gatto Macete e tutti lo chiamavano Macete. Quei due erano a dir poco ridicoli, ma cazzo, quando puntavano un topo non sbagliavano mai. La leggenda che accompagnava i due carnefici di sorci li dava come infallibili. In giro si diceva che i due si dividessero anche il bottino a fine giornata. “Sorcio 3” mi aveva raccontato che una volta assistette ad una caccia spietata di due giorni e due notti per catturare una grossa femmina con delle zanne gialle come il fieno e affilate come coltelli. Alla fine la uccisero, si fecero entrambi delle foto commemorative come due pescatori trionfanti e si divisero equamente il bottino. Il capo squadra con la pelliccia si fece fare un cappello stile colbacco. Fu un grande atto di forza e professionalità che l’azienda tutta riconobbe come tale. Tutti rispettavano e temevano quei due. I carnefici. Gli infallibili. Kill-Bill e Macete. Una mattina stavo pedinando un grosso maschio nero e mi ritrovai senza volerlo nel settore confezionamento ciliegie. L'Italia è una Repubblica... - 23 La notai subito. Un viso troppo dolce ed un camice troppo bianco per un posto del genere, ma quel bastardo peloso svoltò per il magazzino e dovetti correre in direzione opposta all’idea di sapere il suo nome. Il ladruncolo si era andato a ficcare sotto un bancale di fragole. Era in trappola lo stronzo! -“Sorcio 4” chiama base operativa... Quello che vidi fare a “gli infallibili” ai danni di quel povero sorcio, non lo voglio neppure ricordare. Posso solo dire, che si trattò di una vera e propria carneficina con punte di gratuito sadismo. Decisi di andare da Callaghan e dare le dimissioni. -ti arrendi già ragazzo? -non posso farcela. È un lavoro troppo duro per me. Troppo sangue, troppi morti innocenti. E poi... quei due assassini... -col cazzo che lascio scappare un operaio durante la stagione! Ti cambierò di mansione. Cosa ti piacerebbe fare? -mah... lei ha detto che c’è un laboratorio analisi... -va bene Baruzzi, vediamo cosa sai fare. Presentati domani mattina dalla sig.ra Matteucci, in laboratorio. -grazie mille, se vuole può chiamarmi anche Willi... -dai su Baruzzi, adesso vai e vedi di non rompermi più i coglioni! 24 - F. Formaioni 6 Forse aveva davvero ragione Callaghan, ero sul serio un rompi coglioni. Lavoravo alla “SIGNORA FRUTTA FRESCA” da appena due settimane ed avevo già avuto tre mansioni diverse, mentre c’erano persone che vivevano dello stesso compito da più di vent’anni senza mai fiatare, ma che ci volete fare, io sono un tipo sensibile! La signora Matteucci si rivelò essere piuttosto bonastra. Dirigeva il laboratorio analisi con dinamismo ed eleganza. Era una donna cordiale nei modi e per me che fino a quel momento avevo analizzato solo le feci del mio gatto una volta che si prese i vermi, si mostrò sempre gentile e disponibile. -ti piace il teatro William? -si, credo di si... -ti andrebbe di venire con me venerdì? Ho due biglietti per “La locandiera” di Goldoni... L’occasione, per una cittadina di provincia, era delle più mondane. La sig.ra Matteucci si presentò in un tailleur bianco con vertiginoso spacco sulla coscia, sandali allacciati alla caviglia ingentiliti da strass color argento che rimandavano bagliori di luce ad ogni movimento del piede. I monili non erano né troppi né troppo vistosi. Il trucco perfetto. La sig.ra Matteucci poteva avere circa vent’anni anni più di me, ma era talmente femminile che l’avrei scopata al primo consensuale battito di ciglia. L'Italia è una Repubblica... - 25 Dello spettacolo non ci avevo capito praticamente niente, ma su quello che voleva la signora Matteucci non mi ero sbagliato. Il problema è che per una donna sui cinquanta deve essere naturale quanto desiderarlo, non riuscire ad ammettere le proprie voglie. Per tutta la serata non fece altro che parlarmi di suo marito e di che persona straordinaria fosse. Me lo ripeté talmente tante volte che quando a casa mia iniziammo a lavorarci con la lingua, le mani e tutto il resto, quasi mi dispiaceva per quel povero uomo. A forza di sentirlo nominare, mi ci ero anche un po’ affezionato, ma poi pensai a quello che mi disse una volta mio nonno: “-se non la scopi tu, la scopa qualcun altro!” Il vecchio aveva ragione. Fanculo al marito. Magari avrei anche migliorato la mia posizione nella piramide aziendale. Eh sì, stavo facendo strada. 7 Le cose si stavano mettendo per il verso giusto. Ero ufficialmente l’amante della responsabile del laboratorio di analisi. In azienda tutti lo sapevano e mi rispettavano, ma era fuori da lì che il lavoro si faceva duro. La sig.ra Matteucci era appassionata di sesso e teatro. La sua vita non poteva prescindere da queste due cose. Tra pecorine e Samuel Beckett, i miei equilibri 26 - F. Formaioni furono messi a dura prova. -ti sono piaciute le letture di questa sera, William? -mah, credo di non aver capito poi molto... -è normale tesoro, Quasimodo era un ermetico... -quindi? -quindi è normale non capire subito, è la magia e il fascino dell’ermetismo stesso... -vuoi dire che tutta quella gente si imbelletta e paga 23 euro a testa per non capirci una mazza? -diciamo, più o meno di sì, tesoro. Andiamo da te? -ma... noi una pizza, una birra o anche una triste partita a bowling, mai? Non è molto ermetico forse, ma può essere divertente ogni tanto, credimi! -non scherzare, William! -non sto scherzando, dico sul serio. Questa sera preferisco una quattro stagioni ad una scopata! Ti sembrerà incredibile, ma è così. Sono cose che la gente ogni tanto fa... -ma, noi William non siamo la gente! -non vorrei ferirti tesoro, ma non eravamo da soli a teatro, te ne ricordi? Anche quelli seduti accanto a noi, fanno parte della gente. Persino quei poveretti del loggione da 10 euro erano gente! Penso che gente voglia dire un insieme di persone, quindi anche noi siamo gente. Non credi? -quello che credo io, è che la nostra relazione sia arrivata ad un vicolo cieco... -io invece credo che sia tu a vivere in un vicolo cieco! Eh che cazzo, non ti interessa altro che scopare L'Italia è una Repubblica... - 27 ed andare a vedere cose che è normale non capire! -senti William... -puoi chiamarmi anche Willi... -non credo che siamo fatti per stare insieme William... Prendiamoci un periodo sabbatico. -cioè? -cioè, io vado a teatro e a letto con qualcun’altro e tu te ne vai con chi ti pare a strafogarti di pizze, birra e bowling! -e sul lavoro? -sul lavoro non cambierà niente, non ti preoccupare. Sono una signora io, che ti credi!! 8 Due giorni dopo ero tornato al punto di partenza. Io ed il mio collega senza nome rovistavamo a caccia di pesche marce otto ore al giorno. -tu non senti prurito, eh? -per cosa? 9 E venne la visita ispettiva dell’Ausl Callaghan ci radunò tutti nella sala mensa -allora smidollati, domani ci sarà un ispettore dell’Ausl quindi mi fate il piacere di venire tutti in divisa e con tutto l’armamentario antinfortunistico in regola: scarpe, cuffia, guanti e tutto il resto. Non vi preoccupate, durerà al massimo un’oretta, poi lo 28 - F. Formaioni porteremo al ristorante e amen. -senta Carlucci, noi alle pesche continuiamo ad usare i cassoni arrugginiti o per domani ce ne date dei nuovi? -bravo, me ne ero dimenticato. Tu sei? -William Baruzzi, ma mi può chiamare Willi... -bene Baruzzi, domani mattina quando arrivi prendi i cassoni arrugginiti e li vai a nascondere dietro l’orto del custode. Poi, passi dai magazzinieri e te ne fai dare dei nuovi. Altre domande? La folla tacque all’unisono. Chissà se qualcuno, magari stava pensando al fatto che queste finte visite ispettive facessero parte dello stesso sistema marcio, che ci inchiodava ad una umiliazione da 40 euro scarsi al giorno senza uno straccio di prospettiva per il futuro. Chiaramente tutto andò per il meglio. L’ispettore non avrebbe scoperto niente, se non quanto fosse buona la grigliata di pesce dalla nostre parti. Passata la visita ispettiva io ed il mio socio ricominciammo a rovistare nei cassoni arrugginiti. -ma, a te sembra giusto? -che cosa? -sentire tutto questo prurito... -dove? 10 L’ultima volta che vidi il suo magnifico viso L'Italia è una Repubblica... - 29 ed il suo camice immacolato stavo in fila davanti all’ufficio di Callaghan. Lei era bella, io meno, ma questo che importa, anche Albano non era un gran che, però Romina lo amava ugualmente. “Felicità è un bicchiere di vino con un panino, è la felicità...” Ecco, io di questa bellezza me ne ero innamorato. Passò troppo veloce e troppo profumata per me, ed io in quel momento avevo forse troppo prurito e troppe formiche addosso per poterla affascinare. Non mi notò. Decisi che l’avrei amata ugualmente. -sig. Callagani, le vorrei chiedere un paio di giorni di ferie. Sa, si sposa mia sorella... (io chiaramente sono figlio unico, ma ogni volta far morire mia nonna non mi sembrava carino. Una volta quando facevo il bagnino di salvataggio feci morire mia nonna per andare in collina un paio di giorni con amici a bere birra e fumare spinelli. La cooperativa dei bagnini ebbe la bella idea di spedire una lettera di cordoglio a mia madre che si incazzò come una bestia. Da quel giorno ho giurato di lasciare in pace la nonna.) Callaghan stava immobile con la sua tipica espressione da carceriere e mi guardava attonito, come se gli avessi chiesto di potermi ospitare a casa sua per qualche giorno. -senti Baruzzi, tu hai letto il contratto che ti ha 30 - F. Formaioni fatto sottoscrivere l’agenzia interinale che ti ha assunto o no? -beh, credo di no... -quindi non sai che un lavoratore a tempo determinato non ha diritto alle ferie -mi posso mettere in malattia se questo è il problema. -voi stagionali non avete una cassa malattia, caro Baruzzi, quindi ti prego di tagliare corto e tornare al tuo lavoro altrimenti sono costretto a... -ascolta Callaghan, facciamo così... -come mi ai chiamato? -mi licenzio! Torno a fare le pippe ai porci! Sono stufo di essere trattato come un pezzo di carne da altri pezzi di carne! Arrivederci Callaghan e vaffanculo! -torna subito indietro! Io ti rovino, non puoi andartene in piena stagione. Chiamerò l’ufficio interinale e racconterò che razza di pianta grane sei! Non troverai mai più uno straccio di lavoro, mai più! Parola di Franco Callagati! Purtroppo l’ultima parte l’ho solo potuta immaginare. Le cose andarono diversamente... -...voi stagionali non avete una cassa malattia, caro Baruzzi, quindi ti prego di tagliare corto e di tornare al tuo lavoro altrimenti ti metto a svuotare i pozzetti dalla merda! -mi scusi sig. Callagani, vado subito. Comunque se vuole può chiamarmi Willi... -dai Baruzzi, torna a lavorare prima che mi incazzi sul serio! L'Italia è una Repubblica... - 31 11 Avevo iniziato a frequentare una ragazza che lavorava alla macchina “sbucciapere”. Era carina. Si chiamava Debora. Debora, ma senza l’h. Non stavamo male assieme. Guardavamo molto la televisione, mangiavamo sempre in casa ed ogni tanto scopavamo anche. Debora senza l’h era una ragazza madre, non che io avessi qualche cosa contro le ragazze madri è che alle volte mi sembrava che loro stesse avessero qualche cosa in contrario ad avere un uomo vicino. Mi tieni il bambino un’oretta che devo andare in palestra? Ci accompagni a fare la spesa? Puoi godere più piano che il bimbo si sveglia? Ecco lui è William, questa è mia madre... Il nostro rapporto si incrinò definitivamente un sabato pomeriggio in cui mi chiese se le potevo imbiancare la cucina. Uscii per comprare vernice e pennelli, ma non tornai mai più. Come dovevo fare? Io non fumavo, mica potevo dirle che uscivo per comprare le sigarette! Ogni tanto la incontravo in sala mensa o per i corridoi della fabbrica, senza che entrambi ci degnassimo del ben che minimo sguardo. Arrivai anche a pensare che il chiedermi di dipingerle la cucina facesse parte di un piano. Una strategia subliminale per allontanarmi. Le ragazze madri non vogliono un uomo vicino, loro ce la fanno da sole. Debora senza l’h.