band: faun fables

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band: faun fables
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BAND: SWITTERS
TITLE: CURRENT TRENDS...
LABEL: IMPROVVISATORE
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SOUNDCONTEST
http://www.soundcontest.com/recensione.php?id=203
Tornano finalmente sul mercato gli Switters, con quello che e' forse il loro lavoro discografico piu' spiazzante
e corrosivo di sempre. Stavolta al fianco dello storico trio (Gianni Gebbia, Vincenzo Vasi e Francesco Cusa)
troviamo anche la voce tagliente di Wu Ming 1 (nella speech track di apertura intitolata Koliko Košta talianski
giezz?) e il sostegno strumentale di Xabier Iriondo (in tre brani). Quello che fin dal titolo sarebbe un’ironica
requisitoria sull’attuale stato di salute della musica italiana (non solo del jazz) si palesa concretamente in una
zappiana esplosione di rumori, suoni e parole. Difficile prendere qualche brano per dare l’idea complessiva
dell’album, ogni traccia e' una storia a se', che in modo forte, demente, ficcante e volutamente scomodo
arriva come un pugno allo stomaco. Un fake impro-jazz maculato di elettronica, noise-rock e psichedelia, su
cui Vasi declama e vocalizza i testi vergati dall’inarrestabile Cusa. Nel suo ruolo distruttivo e al tempo stesso
lenitivo, l’alto di Gebbia e' uno spettacolo di sintesi afromericana e radicalita' europea, ma cio' che
impressiona e' il furore creativo del trio tutto, autore di uno dei migliori album di “rottura” e buonumore
dell’anno.
SENTIREASCOLTARE
http://www.sentireascoltare.com/CriticaMusicale/Monografie/FrancescoCusa.htm#cur
“Ma chi saranno mai questi Switters che osano definire “disastroso” lo stato della musica in italia?” si chiede
una voce del Wu Ming (nome dietro il quale si cela il collettivo artistico già noto come Luther Blisset) in
apertura di questo disco, attraverso un’orazione dal tono ironico ed esilarante, sullo stato del “giezz”. Beh,
chi segue le avventure discografiche della giovane, ma già stimata etichetta Improvvisatore Involontario, la
band in questione ha già avuto modo di conoscerla grazie al debutto del trio Gebbia-Cusa-Vasi, The
Anabaptist Loop (Improvvisatore Involontario / Wide, 2005). Un buon album, ma niente di particolarmente
entusiasmante, considerate le potenziali capacità artistiche dei tre musicisti nostrani. Potenzialità che, in
questo secondo capitolo, trovano migliore espressione attraverso un stile che lascia molto spazio alla parola
(sia parlata che recitata) e a strutture meno conformiste rispetto al suo predecessore. Ad aggiungere
plusvalenza ad un lavoro ispirato e variopinto, compare l’estro di Xabier Iriondo, che si intromette nei
discorsi portati avanti da sax, basso e percussioni prima con una table guitar (Festival Director Looking For A
New Job) e successivamente con un synth portatile (Rock e Falsa Alternativa). La voce di Vasi si fa sempre
più malleabile alle atmosfere, passando dal tono incantato di Ragazzo Giezz al dialogo ipnotico con il suono
ondulatorio del theremin in Allevi Giovani Allievi 1, dal sarcasmo di Sono Contro Le Multinazionali (che danza
su uno strano ritmo afro), alle grida isteriche alla Skiantos di Rock, che si spiaccica contro il caos totale
(de)costruito dagli strumenti.
Uno sguardo disincantato nei confronti del jazz, una musica sempre più ridotta allo stereotipo dalla cultura di
massa. Questo sembra voler rappresentare questo secondogenito della dinastia Switters, un modo del tutto
particolare per esprimere la propria posizione politica contro l’accademismo e la mercificazione di un genere
musicale allo stato attuale scisso tra un atteggiamento iper-avanguardista e un altro troppo strettamente
legato alle dinamiche del mercato mainstream. Gli Switters non si precludono nulla e provano a far dialogare
l’avanguardia con il classico, prendendo e lasciando le convenzioni, senza abbandonare il loro tratto più
caratteristico, il sense of humor, dimostrazione esemplare del fatto che, per essere critici, bisogna per prima
cosa saper ridere di sé. (7.5/10)
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PREAVY ROTATION
http://andreaprevignano.blog.deejay.it/2008/06/04/preavy-rotation-208/
I tre “ragazzi giezz” dei quali Wu Ming 1 parla nel reading introduttivo sono: Gianni Gebbia (alto sax, flauto),
Vincenzo Vasi (basso, theremin, voce), Francesco Cusa (batteria). Si sono prefissati il compito di scrivere il
manuale del musicista di jazz moderno, si chiedono perché Ornette sarebbe sconosciuto se fosse un
esordiente oggi, discettano di gerontocrazia e feticismo, analizzano i fondamenti economici di Paris Hilton.
Auspicano il ritorno a un jazz “polpottiano in senso buono”, e viene da pensare a quello di etichette come
ESP, Black Saint, BYG, quando solo i musicisti potevano decidere ciò che sarebbe finito sul disco. Ascoltando
il trio pare di intuire intrecciati gli esperimenti vocali di Stratos (quantomeno lo stupore bambino de suoi
giochi), il jazz di Coleman degli anni Atlantic (talvolta anche dei Prime Time), il punk jazz di Stickmen e
Contortions, la stessa ironia settantasettina di Sepe e dei suoi Rote Jazz Fraktion. Astenersi alleviani e
bollaniani.
AUDIODROME
http://www.audiodrome.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=3670
Aperto da un piuttosto pretenzioso proclama di Wu Ming 1, Current Trends In The Contemporary Italian
Music Disaster consta di diciotto tracce piuttosto disomogenee dal punto di vista qualitativo.
Sebbene la performance di Francesco Cusa alla batteria sia ottima, così come è suggestiva quella di Gianni
Gebbia al sassofono e al flauto, il lavoro vive di troppi disequilibri: a buoni momenti (ad esempio il lavoro
melodico di qualità di “Call Center Woman”) si affiancano brani in cui il materiale musicale non è né
organizzato, né non-organizzato, ma semplicemente disorganizzato (come “Marketing Dell’Autenticità”,
frammento che non porta avanti nessun discorso, nemmeno quello dello spezzare logiche della
compiutezza). Ad uno sguardo complessivo, quindi, il disco non risulta appieno convincente. Forse una
maggiore selezione delle tracce da pubblicare potrebbe condurre a lavori qualitativamente più compatti.
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ALLABOUTJAZZ
http://italia.allaboutjazz.com/php/article.php?id=3413
Forse però il disco più rappresentativo di questo “anno pericoloso” di Improvvisatore Involontario - senza
nulla togliere agli altri - è Current Trends in the Contemporary Italian Music Disaster - Vol. III, grandiosa
invettiva del già ottimo trio Switters contro le banalità e i luoghi comuni dell'italico mondo musicale, in
particolare quello da loro definito “giezz” [si ascolti attentamente l'esilarante - ma anche inquietante monologo iniziale recitata dallo scrittore WuMing1] e reo di avere soffocato con massicce dosi di apparenza
le meglio menti delle nuove [de]generazioni.
Il discorso di Switters [Cusa alla batteria, Vasi a theremin, basso e voce e un immenso Gianni Gebbia al
contralto, in una delle sue più efficaci prestazioni degli ultimi anni] è chiaramente provocatorio e anche
volutamente contraddittorio, riuscendo a mettere in cortocircuito vizi, tendenze, manie, peccati che non
potremmo mai giurare non siano anche quelli di ciascuno di noi. Se n'è parlato abbastanza in interviste e
altri interventi, durante questo 2008, ma non c'è dubbio che [fatta la tara sul tasso di sarcasmo] gli
argomenti sollevati e discussi siano di peso.
Ci sfila sotto gli occhi un mondo sul margine tagliente della disperazione [e la “crisi” economica doveva
ancora esplodere], fatto di call-center e di giezzisti prodigio, di Paris Hilton e di riccioluti pianisti che con
sapiente mossa di marketing impongono a un'Italia radical-chic smarrita un surrogato claydermaniano come
fosse grande musica, di direttori artistici ormai invischiati in una rete che impedisce loro la giusta libertà di
pensiero [ma forse, anche se esercitata, quest'ultima rivelerebbe inquietanti risvolti].
La musica è notevolissima, anche se gli interventi vocali [essenziali nel discorso] alla lunga possono un po'
stufare: Gebbia, lo dicevamo, sembra dotato di ali inesauribili, straordinario mediatore tra le tensioni
ornettiane e una coolness che è più agghiacciamento che blaserie.
La ritmica Vasi-Cusa macina groove diversamente-agili, ricchissimi di rimandi a un pozzo scuro nel quale le
streghe rimestano i migliori scarti della nostra vita. Certi brani sono pazzeschi, cose come “Why Ornette
Would Be Unknown Today” o la cupa “Italian Sadness Inc.”, ma tutto il disco è una sintesi abrasiva
dell'annata di Improvvisatore Involontario.
Imperdibile.