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Guida alla protezione passiva dal fuoco
Le soluzioni Gyproc Saint-Gobain
ED. FEBBRAIO 2012
Guida alla protezione
passiva dal fuoco
Le soluzioni Gyproc Saint-Gobain
Nell’ambito edile, la protezione dal fuoco ha acquisito, nel corso del tempo, un’importanza sempre maggiore per la salvaguardia delle persone e delle cose.
Per i produttori di materiali è quindi fondamentale diffondere i propri prodotti con
una documentazione tecnica che, oltre a fornire i dati necessari sui materiali, costituisca una guida per gli utilizzatori.
Questa pubblicazione è stata concepita per essere una guida di facile e chiara consultazione, che permetta ai vari operatori del settore di conoscere le possibilità d’impiego
delle soluzioni Gyproc Saint-Gobain nello specifico settore della protezione passiva dal
fuoco.
La prima parte della guida illustra i concetti fondamentali della prevenzione incendi
e dei principali riferimenti normativi nazionali.
La seconda parte è dedicata all’illustrazione dei prodotti e sistemi Gyproc Saint-Gobain
e alla descrizione delle loro caratteristiche principali.
La terza parte descrive le soluzioni offerte da Gyproc Saint-Gobain sia nell’ambito
delle compartimentazioni verticali e orizzontali, sia in quello della protezione delle
strutture portanti.
Questa nuova edizione è stata aggiornata inserendo le più recenti disposizioni legislative che recepiscono ed attuano i metodi comunitari di prova e classificazione e
vuole essere uno strumento d’orientamento per gli utilizzatori, in questo periodo di
transizione in cui coesistono, complicando lo scenario, le vecchie e le nuove disposizioni legislative.
Mario Grossi
Technical Service Manager
Guida alla protezione passiva dal fuoco
Sommario
Prima parte
1. Prevenzione incendi
2
Definizioni e metodi
2. Incendio e combustione
3
3. Curve di sviluppo di incendio
5
4. Reazione al fuoco
6
- Metodi di determinazione delle classi di reazione al fuoco
Prescrizioni legislative
7
5. Densità ottica dei fumi e tossicità dei gas
11
6. Resistenza al fuoco - approccio prescrittivo: DM 16/02/2007
12
- Metodi di determinazione delle classi di resistenza al fuoco
14
- Elementi in acciaio (EN 1993-1-2 e UNI 9503)
17
- Elementi in calcestruzzo armato (EN 1992-1-2 e UNI 9502)
31
- Elementi costruttivi in legno (EN 1995-1-2 e UNI 9504)
41
7. Resistenza al fuoco - approccio prescrittivo: DM 09/03/2007
45
8. Resistenza al fuoco - approccio prestazionale: DM 09/05/2007
48
9. Riferimenti normativi
49
10. Direttiva europea 89/106/CEE sui prodotti da costruzione: la marcatura CE
50
11. Il Certificato di prevenzione Incendi (CPI)
53
12. Professionisti autorizzati: DM 25/03/1985
56
Glossario
57
Bibliografia
57
Seconda parte
1. Comportamento al fuoco del gesso
Prodotti e sistemi
Gyproc Saint-Gobain
2. I prodotti Gyproc Saint-Gobain
59
60
- Lastre di gesso
61
- Pannelli per controsoffitti
62
- Intonaci
63
3. Reazione al fuoco dei prodotti Gyproc Saint-Gobain
- Quadri sinottici della reazione al fuoco
64
64
4. Fumi e gas: caratteristiche dei prodotti Gyproc Saint-Gobain
66
Terza parte
1. Elementi portanti
70
Resistenza al fuoco
delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
2. Strutture metalliche
70
3. Strutture in cemento armato
80
4. Strutture miste: calcestruzzo e lastre profilate di acciaio
90
5. Strutture in legno
93
6. Compartimentazioni
95
Allegati
7. Controsoffitti
109
8. Protezioni di impianti e attraversamenti
116
9. Porte tagliafuoco
120
1. DM 16/02/2007
124
2. DM 09/03/2007
145
3. Lettera-Circolare Ministero dell’Interno del 15/02/2008
154
4. Lettera-Circolare Ministero dell’Interno del 16/01/2004
156
5. Estratto da DM 20/10/2007
158
6. Lettera-Circolare Ministero dell’Interno del DM 24/10/2008
161
7. Lettera-Circolare Ministero dell’Interno del 24/04/2008
163
8. Estratto da Lettera-Circolare Ministero dell'Interno del 31/03/2010
167
9. Lettera-Circolare 04/04/2011
170
Prima parte
Definizioni e metodi
Definizioni e metodi
Prima parte
1
Prevenzione incendi
Con l’espressione “Prevenzione incendi” si intende in genere definire tutti quegli
accorgimenti messi in atto per ridurre l’eventualità di innesco di un incendio, e
comunque per minimizzarne gli effetti, una volta che esso abbia avuto inizio; come
appare evidente, tale definizione è estremamente generale e prescinde dal tipo di
attività che si vuole considerare: un edificio (ad uso pubblico o privato), un’industria, una galleria (stradale o ferroviaria), un deposito di materiali, un impianto di
estrazione di idrocarburi, etc..
Le azioni che intervengono nel diminuire la probabilità di innesco si definiscono
come azioni di prevenzione, quelle invece che intervengono per diminuire il danno
sono le azioni di protezione.
Le misure di protezione da adottare sono di tipo attivo e di tipo passivo.
Per Protezione Attiva si intendono tutti quei dispositivi che, in caso di incendio,
svolgono un ruolo attivo nell’estinzione dello stesso: in pratica si tratta quindi di
estintori, idranti, sprinkler, evacuatori di fumo e calore, rilevatori etc..
Per Protezione Passiva si intendono tutte le misure che, in caso di incendio, fanno in
modo che esso abbia difficoltà a propagarsi: quindi si tratta dell’utilizzo di prodotti
incombustibili o poco combustibili, di materiali posti a protezione di elementi strutturali, di compartimentazioni resistenti al fuoco etc..
In questa guida ci si occuperà di edilizia, essendo questo il settore principale in
cui opera il gruppo Gyproc Saint-Gobain, e nello specifico della protezione passiva
all’incendio.
È importante ricordare un aspetto fondamentale: tutto ciò che riguarda le prescrizioni obbligatorie in tema di prevenzione incendi è di competenza del Ministero
dell’Interno, attraverso il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco (negli altri paesi europei la situazione è analoga).
2
Prima parte
Definizioni e metodi
Incendio e combustione
Quello che generalmente chiamiamo incendio è in realtà un
processo di reazione chimica detto combustione, nel quale
sono sempre presenti due elementi, il combustibile (il materiale che può bruciare) ed il comburente (l’ossigeno presente
nell’aria), i quali, in presenza di una fonte di innesco (fiamma,
scintilla, surriscaldamento), danno luogo ad una ricombinazione chimica con la contemporanea emissione di calore e
vari gas: questo processo ha la possibilità di autoalimentarsi
finché sono presenti, in proporzioni adeguate, il combustibile
ed il comburente; venendo meno uno dei due, il processo si
estingue.
In funzione della qualità e della quantità di combustibile
presente, e della quantità di ossigeno disponibile, si avranno
rischi di incendio molto differenziati: un magazzino di sacchi
di gesso ed un deposito di benzina presentano ovviamente
rischi molto differenti, sia per l’innesco di un incendio, sia per
il suo eventuale sviluppo.
A - B: fase di innesco e prima propagazione
B - C: flash-over/incendio generalizzato,
rapido ed incontrollato sviluppo di calore
e fiamme
Nel corso del suo andamento un incendio può raggiungere o
meno il cosiddetto “flash-over”, cioè quella fase oltre la quale
si ha uno sviluppo generalizzato ed incontrollato dell’incendio,
in pratica brucia tutto ciò che è combustibile; dopo questa
fase vi è l’incendio vero e proprio, e successivamente si raggiunge la fase finale, nella quale si ha la progressiva estinzione
del fuoco.
Appare quindi evidente l’importanza di intervenire prima che
il flash-over sia raggiunto, sia per lo spegnimento dell’incendio, sia per i danni conseguenti.
Di seguito è riportato un diagramma schematico che illustra
le principali fasi di un incendio generico:
TEMPERATURA
2
D
C
C - D: incendio vero e proprio
D - E: fase terminale con progressiva estinzione
B
E
A
Prima
propagazione
Flash
over
Incendio
vero e proprio
Estinzione
TEMPO
3
Prima parte
Definizioni e metodi
Introduciamo, ora, le definizioni di Reazione al Fuoco e di Resistenza al Fuoco. Saranno ampiamente sviluppate nei capitoli
successivi; ora servono per orientarci nelle varie fasi dell’incendio e per comprendere in che modo agiscono e quando sono richieste le loro prestazioni.
fino al momento di inizio dell’incendio generalizzato o flashover, come evidenziato in figura 1.
La RESISTENZA AL FUOCO rappresenta “l’ attitudine di un elemento da costruzione (componente o struttura) a conservare,
quando sottoposto ad un programma termico prestabilito e
per un determinato tempo, la stabilità strutturale, la tenuta al
passaggio di fiamme e/o gas caldi e l’isolamento termico”.
Nella curva di sviluppo dell’incendio, la resistenza al fuoco agisce da quando l’incendio è completamente sviluppato, come
evidenziato in figura 2.
La REAZIONE AL FUOCO rappresenta il “Grado di partecipazione di un materiale combustibile al fuoco a cui è sottoposto”, è
dunque una caratteristica dei materiali.
Nella curva di sviluppo dell’incendio, la reazione al fuoco agisce
Figura 1
temperatura
flash-over
Reazione al fuoco
tempo
inizio
espansione
incendio
generalizzato
estinzione
Figura 2
temperatura
flash-over
Resistenza
al fuoco
tempo
inizio
4
espansione
incendio
generalizzato
estinzione
Fase
Descrizione
Fattori di influenza
Fattori di contrasto
Innesco
Riscaldamento del
materiale combustibile
Propagazione della fiamma
Tipologia degli ambienti
Ventilazione
Distribuzione del combustibile
Attività di prevenzione
Misure Attive: Rivelatori di fumo
Misure Passive: materiali classificati
per la reazione al fuoco
Propagazione
Combustione controllata
del combustibile
Produzione di gas tossici e corrosivi
Riduzione della visibilità
Aumento rapido delle temperature
Azione primaria di spegnimento con
presidi antincendio ed esodo
Misure Attive: rivelatori di fumo e calore,
impianti sprinkler, intervento dei Vigili
del Fuoco, sistemi di controllo di fumo
e calore
Misure Passive: materiali classificati
per la reazione al fuoco
Pieno sviluppo
Combustione controllata
dalla ventilazione
Repentino aumento della temperatura
Autoaccensione dei materiali vicini
all’innesco
I materiali più lontani raggiungono
la temperatura di innesco
Misure Attive: intervento dei Vigili
del Fuoco
Misure Passive: strutture resistenti
al fuoco, compartimentazione
Estinzione
Combustione controllata
dal combustibile
Misure Attive: intervento dei Vigili
del Fuoco
Prima parte
Definizioni e metodi
Curve di sviluppo di incendio
Come in molte attività oggetto di speculazione da parte
dell’uomo, anche la prevenzione incendi è al centro di numerosi studi che riguardano le varie discipline interessate: chimica, fisica, ingegneria strutturale, analisi statistica, psicologia,
sociologia; ognuna di esse dà il proprio contributo per definire
ciò che può accadere in caso d’incendio.
Ormai da qualche decennio, si cerca di ricondurre le svariate tipologie di incendio reale ad alcuni tipi fondamentali, al fine di
studiare tale fenomeno in maniera sistematica, anche se ciò
comporta delle semplificazioni, in quanto nella realtà ogni incendio fa storia a sé. Sono state quindi elaborate alcune curve
tempo/temperatura, di cui si riportano di seguito le relative
formule e la rappresentazione grafica. (Figura 3)
In Italia, come negli altri paesi membri dell’Unione Europea si
utilizza ora la curva riportata nella norma ISO 834, a cui fanno
riferimento le principali norme in materia di resistenza al fuoco (recepita anche dalla norma europea UNI EN 1363-1).
Tale curva riflette in realtà uno scenario di sviluppo di incendio
molto severo, e non sempre effettivamente realizzabile; comunque l’utilizzo della stessa per la simulazione dell’incendio
durante le prove di laboratorio risulta cautelativo ai fini della
sicurezza.
Le altre curve sopracitate riflettono scenari d’incendio molto
diversi a seconda delle condizioni al contorno e del carico d’incendio. Quelle riportate di seguito sono le curve nominali d’incendio, e sono quelle utilizzate nelle prove sperimentali. La curva di riferimento principale è la ISO 834 sulla cui base sono stati sviluppati tutti i decreti e le regole tecniche di prevenzione
incendi.
Ad esse si affiancano le curve naturali d’incendio che, però, interessano le applicazioni ingegneristiche alla sicurezza e che si
riferiscono a precisi scenari d’incendio di progetto.
Figura 3
Scenari d’incendio
1400
1200
1000
Temperatura (°C)
3
800
600
400
200
0
0
30
60
90
120
150
180
Tempo (minuti)
Latente
Idrocarburi
Esterno
Idrocarburi maggiorata
ISO 834
UNI 11076
5
Prima parte
Definizioni e metodi
4
Reazione al fuoco
Per reazione al fuoco si intende il grado di partecipazione di un
materiale al fuoco a cui viene sottoposto; in altre parole è la
capacità che ha un materiale (o un manufatto composito) di
contribuire ad alimentare un incendio.
In Italia la reazione al fuoco è in parte ancora disciplinata dal
DM 26/06/1984, “Classificazione di reazione al fuoco ed omologazione dei materiali ai fini della prevenzione incendi” e dal
successivo DM 03/09/2001 che vi apporta alcune modifiche e
aggiornamenti. Ai materiali incombustibili (i quali non danno
alcun contributo all’incendio) viene attribuita la classe zero, a
quelli combustibili le classi da uno a cinque (o addirittura non
classificabile in qualche caso), all’aumentare della loro combustibilità.
A differenza della resistenza al fuoco, la determinazione della
reazione al fuoco è molto differenziata da paese a paese, nel
senso che i metodi di prova e classificazione sono molto diversi
nelle varie legislazioni.
Il decreto citato prevede cinque metodi di prova a cui sottoporre i materiali, a seconda del loro impiego e della loro posa in opera nella realtà (questo principio ispiratore, cioè eseguire le
prove considerando le condizioni d’uso finale del prodotto, è alla base anche dell’attuale produzione tecnica normativa europea).
Il decreto suddetto è stato successivamente integrato dal DM
14/01/1985, “Attribuzione ad alcuni materiali della classe di
reazione al fuoco 0 prevista dall’allegato A1.1 al DM
26/06/1984”, prevedendo la possibilità che ad alcuni materiali
6
sia attribuita la Classe 0, senza necessità di eseguire la prova di
incombustibilità; come si può osservare dall’elenco sotto riportato, si tratta di materiali inorganici naturali, per i quali è effettivamente logico aspettarsi che non diano alcun contributo ad
un eventuale incendio:
Materiali incombustibili ai sensi del DM 14/01/1985
t Materiali da costruzione, compatti o espansi a base di
ossidi metallici (ossido di calcio, magnesio, silicio, alluminio ed altri) o di composti inorganici (carbonati, solfati,
silicati di calcio ed altri) privi di leganti organici
t Materiali isolanti a base di fibre minerali (di roccia, di
vetro, ceramiche ed altre) privi di leganti organici
t Materiali costituiti da metalli con o senza finitura superficiale a base inorganica
Una importante particolarità della reazione al fuoco dal punto
di vista normativo italiano è che tutti i materiali da installarsi
in attività soggette a controllo da parte dei Vigili del Fuoco, devono essere omologati dal Ministero dell’Interno ai sensi
dell’articolo n. 8 del già citato decreto, oppure devono avere
una certificazione emessa ai sensi dell’articolo n. 10, il quale
non prevede l’omologazione ministeriale, a scapito della valenza della certificazione, la quale è limitata ad una specifica
installazione.
Prima parte
Definizioni e metodi
Metodi di determinazione delle classi di reazione al fuoco
Sistema italiano
I metodi di prova previsti dal DM 26/06/1984, successivamente modificato ed integrato dal DM 03/09/2001 per classificare
un materiale ai fini della reazione al fuoco, sono cinque:
1. UNI ISO 1182: Prova di non combustibilità
Ha lo scopo di verificare se un materiale non contribuisce minimamente allo sviluppo di un incendio o meno (e quindi se gli si
può attribuire la classe 0 oppure no), e consiste nell’immettere,
all’interno di un piccolo forno alla temperatura di circa 825 °C,
una provetta cilindrica (diametro 45 mm ed altezza 50 mm)
per un tempo di trenta minuti, registrando gli innalzamenti
delle temperature di alcune termocoppie poste in prossimità
della provetta e verificando al contempo che non si sprigionino
fiamme persistenti.
2. UNI 8456: Reazione al fuoco di materiali sospesi e suscettibili di essere investiti da una piccola fiamma su entrambe le
facce
È applicabile a materiali che possono essere installati sospesi
dall’alto (tendaggi, sipari, tendoni, drappeggi). Ha lo scopo di
attribuire una categoria al materiale sulla base di vari parametri: tempo di post-combustione, tempo di post-incandescenza,
zona danneggiata e gocciolamento di una provetta rettangolare (dimensioni 340 x 104 mm) posta verticalmente e sottoposta per 12 secondi all’azione di una piccola fiamma applicata al
suo bordo inferiore.
3. UNI 8457: Reazione al fuoco di materiali che possono essere
investiti da una piccola fiamma su una sola faccia
È applicabile a materiali da rivestimento e per pavimenti e soffitti. Ha lo scopo di attribuire una categoria al materiale sulla
base di vari parametri: tempo di post-combustione, tempo di
post-incandescenza, zona danneggiata e gocciolamento di una
provetta rettangolare (dimensioni 340 x 104 mm) posta verticalmente e sottoposta per 30 secondi all’azione di una piccola
fiamma applicata su un lato della provetta.
4. UNI 9174: Reazione al fuoco di materiali sottoposti all’azione di una fiamma d’innesco in presenza di calore radiante
È applicabile a tutti i materiali di cui ai due punti precedenti.
Ha lo scopo di attribuire una categoria al materiale sulla base
di vari parametri: velocità di propagazione superficiale della
fiamma, post-combustione, post-incandescenza, zona danneggiata e gocciolamento di una provetta rettangolare (dimensioni 800 x 155 mm) sottoposta all’azione di una fiamma
d’innesco in presenza di calore radiante (6,2 W/cm2) prodotto
da una piastra porosa rettangolare (dimensioni 450 x 300 mm)
alimentata con una miscela di gas e aria.
5. UNI 9175: Reazione al fuoco di mobili imbottiti sottoposti
all’azione di piccola fiamma
È applicabile ai mobili imbottiti ed assimilabili, quali poltrone,
divani, materassi, guanciali, sommier. Ha lo scopo di attribuire
una classe di reazione al fuoco al materiale sulla base dei risul-
tati dell’azione di una sorgente d’ignizione costituita da un
bruciatore a gas, con altezza della fiamma pari a 40 mm, collocato nel punto d’incontro fra due provette poste a 90° l’una rispetto all’altra e simulanti una poltrona imbottita in piccola
scala.
Il sistema di prova e classificazione sopra descritto è in corso di
sostituzione almeno per i materiali da costruzione rientranti
nella Direttiva 89/106, che ricordiamo essere quelli permanentemente inseriti all’interno degli edifici e quindi non riguarda i
materiali di arredamento.
Infatti sono state pubblicate le norme UNI EN relative alla reazione al fuoco che entrano in vigore mano a mano che vengono pubblicate le norme di prodotto, (per le lastre in gesso rivestito la EN 520 è obbligatoria a partire dal 01/03/2007, per gli
intonaci a gesso la EN 13279 lo è dal 01/04/2007), che prevedono l’apposizione del marchio CE obbligatorio per i prodotti
circolanti nell’Unione Europea (si veda più avanti il capitolo 10).
La nuova norma di classificazione è la UNI EN 13501-1 «Classificazione al fuoco dei prodotti e degli elementi da costruzione
– Parte 1: Classificazione in base ai risultati delle prove di reazione al fuoco».
In conseguenza di ciò il Ministero dell’Interno ha dovuto aggiornare le proprie norme sia di classificazione sia di prevenzione incendi mediante decreti pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale
della Repubblica Italiana Serie Generale:
- Il DM 10/03/05 «Classi di reazione al fuoco per i prodotti da
costruzione da impiegarsi nelle opere per le quali è prescritto il
requisito della sicurezza in caso d’incendio» introduce il nuovo
sistema di prova e classificazione recependo i metodi di prova
europei. Tale decreto prevede anche la possibilità di classificare
taluni prodotti senza oneri di prova (previa sussistenza di alcune caratteristiche): in particolare alcuni intonaci vengono classificati A1, mentre alcune lastre in gesso rivestito sono classificate A2-s1,d0 oppure B-s1,d0.
- Il DM 25/10/2007 «Modifiche al decreto 10 marzo 2005, concernente “Classi di reazione al fuoco per i prodotti da costruzione da impiegarsi nelle opere per le quali è prescritto il requisito
della sicurezza in caso d’incendio”» recepisce varie modifiche e
innovazioni sulla reazione al fuoco sulla base di decisioni della
Commissione dell’Unione Europea; fra le più rilevanti per
quanto riguarda i nostri prodotti vi è la modifica della tabella
che prevede la classificazione delle lastre di gesso rivestito
senza oneri di prova.
- Il DM 15/03/2005 “Requisiti di reazione al fuoco dei prodotti
da costruzione installati in attività disciplinate da specifiche
disposizioni tecniche di prevenzione incendi in base al sistema
di classificazione europeo” detta i criteri di accettazione delle
nuove classi: laddove prima si era abituati alle vecchie classi italiane 0, 1, 2 etc. ora si avranno le Euroclassi A1; A2-s1,d0; A2s1,d1; B- s1,d0; B-s1,d1; B-s3,d2; C-s1,d0 etc..
7
Prima parte
Definizioni e metodi
Sistema europeo
I metodi di prova previsti dalla norma UNI EN 13501-1, recepiti
dal DM 10/03/2005 per classificare un materiale ai fini della
reazione al fuoco nell’ambito della marcatura CE, sono cinque:
1. UNI EN ISO 1182 Prova di non combustibilità
È praticamente lo stesso metodo già utilizzato in Italia, ma non
è sufficiente da solo per determinare la non combustibilità di
un materiale: è necessario comunque realizzare anche una
prova con uno dei due metodi successivi.
2. UNI EN ISO 1716 Determinazione del potere calorifico
È una prova mai utilizzata precedentemente in Italia nel settore della prevenzione incendi; definisce il potenziale termico di
un materiale, cioè quanto calore è in grado di sviluppare qualora abbia la disponibilità di ossigeno.
3. UNI EN 13823 (SBI, Single Burning Item) Prodotti da costruzione esclusi i pavimenti esposti ad un attacco termico prodotto da un singolo oggetto in combustione
È un metodo di prova totalmente nuovo, messo a punto appositamente dal CEN; si tratta di esporre all’azione di un bruciatore con potenza termica di circa 30 kW un campione di materiale simulante un angolo, con un incendio che vi si sviluppa
all’interno; nel corso della prova vengono misurati la produzione di calore e di fumo, oltre alla osservazione visiva della propagazione laterale della fiamma e l’eventuale distacco di gocce
incandescenti: è una prova molto complessa.
4. UNI EN ISO 11925-2 Piccola fiamma
È una prova molto simile a quella già utilizzata in Italia, con
un’esposizione al fuoco che può essere di 30 oppure di 15 se-
8
condi a seconda dell’utilizzo del materiale.
5. EN ISO 9239-1 Pannello radiante per pavimenti
È in sostanza un pannello radiante molto simile a quello utilizzato in Italia, ma orientato con un’angolazione rivolta verso il
campione posto a pavimento. Questo metodo si utilizza solo
per i materiali da pavimento.
I simboli utilizzati per la determinazione della classificazione
sono i seguenti:
ΔT
Aumento di temperatura
ΔM
Perdita di massa
tƒ
Durata dell’incendio
PCS
Potenziale calorico lordo
FIGRA
Tasso di incremento dell’incendio
THR600s
Rilascio totale di calore
LFS
Propagazione laterale del fuoco
SMOGRA
Tasso di incremento del fumo
TSP600s
Produzione totale di fumo
Fs
Propagazione del fuoco
Le varie classi di reazione al fuoco con il sistema europeo si ottengono ora dalla combinazione delle sigle riportate nello
schema sottostante.
A1
Materiale con nessun contributo all’incendio quindi non combustibile
A2
Materiale con nessun contributo all’incendio quindi non combustibile ma con fenomeni di produzione di fumi
e/o gocciolamento
B
Contributo all’incendio molto limitato
C
Contributo all’incendio limitato
D
Contributo all’incendio non trascurabile
E
Scarse proprietà di reazione al fuoco
F
Materiali con caratteristiche non determinate o di cui non siano disponibili dati
s1
Scarsa emissione di fumo
s2
Moderata emissione di fumo
s3
Forte emissione di fumo
d0
Assenza di gocce incendiate
d1
Poche gocce incendiate e/o particelle incandescenti
d2
Molte gocce incendiate e/o particelle incandescenti
Prima parte
Definizioni e metodi
Dato che nei decreti di prevenzioni incendi (norme orizzontali e
verticali, regole tecniche) sono ancora riportate le classi di reazione al fuoco valutate secondo i metodi italiani, il DM 15 MarTabella 1
Impiego a pavimento
zo 2005 riporta le tabelle di correlazione fra le classi, di seguito
riproposte.
Classe italiana
Classe europea
I
Classe 1
(A2FL-s1), (A2FL-s2), (BFL-s1), (BFL-s2)
II
Classe 2
(CFL-s1), (CFL-s2)
III
Classe 3
(DFL-s1), (DFL-s2)
Classe italiana
Classe europea
I
Classe 1
(A2-s1,d0), (A2-s2,d0), (A2-s3,d0),
(A2-s1,d1), (A2-s2,d1), (A2-s3,d1),
(B-s1,d0), (B-s2,d0), (B-s1,d1), (B-s2,d1)
II
Classe 2
A2-s1,d2), (A2-s2,d2), (A2-s3,d2),
(B-s3,d0), (B-s3,d1), (B-s1,d2), (B-s2,d2),
(B-s3,d2), (C-s1,d0), (C-s2,d0), (C-s1,d1),
(C-s2,d1)
III
Classe 3
(C-s3,d0),(C-s3,d1), (C-s1,d2), (C-s2,d2),
(C-s3,d2), (D-s1,d0), (D-s2,d0), (D-s1,d1),
(D-s2,d1)
Classe italiana
Classe europea
I
Classe 1
(A2-s1,d0), (A2-s2,d0), (A2-s3,d0),
(A2-s1,d1), (A2-s2,d1), (A2-s3,d1),
(B-s1,d0), (B-s2,d0)
II
Classe 2
(B-s3,d0), (B-s1,d1), (B-s2,d1), (B-s3,d1),
(C-s1,d0), (C-s2,d0)
III
Classe 3
(C-s3,d0),(C-s1,d1), (C-s2,d1), (C-s3,d1),
(D-s1,d0), (D-s2,d0)
Tabella 2
Impiego a parete
Tabella 3
Impiego a soffitto
9
Prima parte
Definizioni e metodi
Annotiamo infine che le lastre di gesso rivestito possono essere classificate senza oneri di prova qualora rispettino certi parametri (nulla vieta comunque l’esecuzione di prove).
Riportiamo la più recente disposizione europea in merito (recepita anche dal DM 25/10/2007):
Classi di reazione all’attività del fuoco dei pannelli di cartongesso
Nucleo in gesso
Pannello di
cartongesso
Conforme alla
norma EN 520
(esclusi pannelli
perforati)
Spessore
nominale
del pannello (mm)
≥ 6,5 < 9,5
Densità
(kg/m3)
Classe di
reazione
al fuoco
≥ 800
A1
Grammatura
della
carta (1) (g/m2)
Sostrato
Classe (2)
(suoli esclusi)
≤ 220
Qualsiasi prodotto a base di
legno con densità ≥ 400 kg/m3
o qualsiasi prodotto almeno di
classe A2-s1, d0
A2-s1, d0
> 220 ≤ 320
≥ 9,5
≥ 600
≤ 220
> 220 ≤ 320
B-s1, d0
Qualsiasi prodotto a base di
legno con densità ≥ 400 kg/m3 A2-s1, d0
o qualsiasi prodotto almeno di
B-s1, d0
classe A2-s1, d0 o qualsiasi
prodotto isolante almeno di
classe E-D2 montato secondo il
metodo 1
(¹) Stabilito in base alla norma EN ISO 536 e con un contenuto in additivo organico non superiore al 5%.
(²) Classi di cui alla tabella 1 dell’allegato della decisione 2000/147/CE.
Nota: Montaggio e fissaggio
I pannelli di cartongesso (di seguito “pannelli di gesso”) vanno montati e fissati con uno dei tre seguenti metodi:
Metodo 1 – Fissaggio meccanico a una sottostruttura di sostegno
Il pannello di gesso, o (nei sistemi multistrati) almeno lo strato esterno del pannello, va fissato meccanicamente a una sottostruttura di
metallo (costituita dai componenti di cui alla norma EN 14195) o a una sottostruttura di legno (conforme a EN 336 e a EN 1995-1-1).
Se gli elementi portanti della sottostruttura hanno una sola direzione, la distanza massima tra essi non sarà superiore a 50 volte lo spessore
dei pannelli di gesso.
Se gli elementi portanti della sottostruttura hanno due direzioni, la distanza massima tra essi non sarà superiore a 100 volte lo spessore dei
pannelli di gesso.
Il fissaggio meccanico avverrà mediante viti, graffe o chiodi, penetranti per tutto lo spessore dei pannelli di gesso fino alla sottostruttura in
punti distanti non più di 300 mm misurati sulla lunghezza di ogni elemento portante.
Dietro il pannello di gesso può essere lasciato uno spazio vuoto o essere applicato un prodotto isolante. Il sostrato può essere:
a) qualsiasi prodotto a base di legno di densità ≥ 400 kg/m³ o qualsiasi prodotto almeno della classe A2-s1, d0, in caso di pannelli di gesso di
≥ 6,5 mm e < 9,5 mm di spessore nominale e ≥ 800 kg/m³ di densità centrale; o
b) qualsiasi prodotto a base di legno di densità ≥ 400 kg/m³ o qualsiasi prodotto almeno della classe A2-s1, d0, in caso di pannelli di gesso di
≥ 9,5 mm di spessore nominale e ≥ 600 kg/m³ di densità centrale; o
c) qualsiasi materiale isolante almeno della classe E-d2, in caso di pannelli di gesso di ≥ 9,5 mm di spessore nominale e ≥ 600 kg/m³ di densità
centrale.
Le giunture tra pannelli di gesso adiacenti avranno larghezza di ≤ 4 mm. Ciò vale per qualsiasi giuntura indipendentemente dal fatto che sia
sostenuta direttamente da almeno un elemento portante della sottostruttura ed indipendentemente dal fatto che sia o no ricolma di materiale per giunture.
Nei casi a) e b) ogni giuntura tra pannelli di gesso adiacenti, non sostenuta direttamente da un elemento portante della sottostruttura e di
larghezza > 1 mm, va interamente colmata di materiale per giunture, come specificato dalla norma EN 13963 (le altre giunture possono non
essere colmate).
Nel caso c) tutte le giunture tra pannelli di gesso adiacenti vanno interamente colmate di materiale per giunture come specificato dalla
norma EN 13963.
Metodo 2 – Fissaggio meccanico a un sostrato solido a base legno
I pannelli di gesso vanno meccanicamente fissati a un sostrato solido a base di legno a densità ≥ 400 kg/m³.
Non va lasciata alcuna cavità tra i pannelli di gesso e il sostrato.
Il fissaggio meccanico avverrà mediante viti, graffe o chiodi. La distanza tra i punti di fissaggio meccanici va fissata secondo le regole valide
per il metodo 1.
Le giunture tra i pannelli di gesso adiacenti saranno di larghezza ≤ 4 mm e non possono essere colmate.
Metodo 3 – Fissaggio o adesione meccanica a un sostrato solido (sistema di rivestimento a secco)
I pannelli di gesso verranno fissati direttamente a un sostrato solido la cui classe di reazione al fuoco sia almeno A2-s1, d0.
I pannelli di gesso possono essere fissati con viti o chiodi che, attraversato lo spessore del pannello, si fissino o aderiscano al substrato solido
mediante un collante adesivo a base di gesso come specificato dalla norma EN 14496.
I punti di applicazione di viti, chiodi e adesivo vanno comunque posti lungo assi verticali e orizzontali a una distanza non superiore a 600 mm.
Le giunture tra pannelli di gesso adiacenti possono non essere colmate.
10
Prima parte
Definizioni e metodi
5
Densità ottica dei fumi e tossicità dei gas
Il capitolo precedente trascura un aspetto che non può essere
ignorato all’interno della presente Guida: trattasi dei fumi e
dei gas emessi dai materiali in caso d’incendio. Essi infatti rivestono grande importanza in materia di sicurezza delle persone, essendo spesso la principale causa di decesso per via della tossicità dei gas emessi; inoltre i fumi prodotti, a causa delle particelle di fuliggine che contengono, possono rivelarsi, oltreché tossici, anche molto densi e ridurre pertanto la visibilità
in ambienti in cui si innesca l’incendio, contribuendo così alla
diffusione del panico fra gli occupanti e al mancato raggiungimento delle vie di fuga.
Eppure proprio il DM 26/06/1984, all’articolo 3 citava esplicitamente “In relazione alle conclusioni alle quali perverranno gli
studi, le ricerche e le sperimentazioni in corso a livello nazionale e internazionale, saranno definiti i metodi di prova per la valutazione della opacità e della tossicità dei prodotti della combustione”; nonostante tale frase sia stata confermata dal DM
03/09/2001, non si è ancora giunti a definire dei parametri e
dei metodi di misura utilizzabili nell’ambito della prevenzione
incendi.
Comunque sono disponibili vari metodi di prova che permettono di definire, per ogni materiale, le seguenti caratteristiche:
Densità ottica dei fumi:
Parametro che misura la riduzione di visibilità in seguito ai
fumi emessi dal materiale durante l’incendio
Uno dei metodi più utilizzati è la norma francese AFNOR NF
16-101 messa a punto per il settore specifico dei materiali installati nelle carrozze ferroviarie.
Pur non essendo obbligatoria in Italia, essa è comunque probabilmente la norma di riferimento in questo specifico campo di
indagine.
Le prove consistono nel sottoporre a temperatura elevata un
campione di materiale, effettuando al contempo le seguenti
verifiche:
a) Utilizzo di una fonte di luce (raggio laser) posizionato sopra
la camera di combustione: la quantità di luce che passa dalla
sorgente al punto ricevente è correlata con la densità del fumo
emesso;
b) Prelievo di alcune quantità di gas caldi, che vengono poi analizzate per determinare qualità e quantità dei seguenti gas
tossici: CO, CO2 , HF, HCl, HBr, HCN, SO2
Tale norma, infine, stabilisce un criterio che tiene conto dei due
parametri citati misurati per dare una classificazione al materiale, definendo delle Classi di Fumo:
CLASSE
F0 (la migliore)
F1
F2
Tossicità dei gas:
F3
Parametro che valuta la quantità di alcuni gas tossici emessi
dal materiale durante l’incendio
F4
F5 (la peggiore)
11
Prima parte
Definizioni e metodi
6
Resistenza al fuoco
Approccio prescrittivo: DM 16/02/2007
Per resistenza al fuoco si intende l’attitudine di un elemento
da costruzione (componente o struttura) a conservare, per un
periodo determinato, la stabilità, la tenuta e/o l’isolamento
termico richiesti, specificati in una norma di prova di resistenza al fuoco; in altre parole è la capacità di mantenere, qualora
sottoposto ad incendio normalizzato, certe caratteristiche fondamentali per un certo tempo; nel caso di una trave per esempio, è il mantenere la sua capacità portante, oppure, nel caso
di una parete divisoria o di una porta, è il mantenere la propria
integrità in modo da non far passare fiamme e/o gas caldi, e,
in caso di elemento isolato, mantenere le temperature sulla
faccia non esposta sotto certi limiti.
L’approccio prescrittivo prevede che il legislatore fissi a priori
alcune prescrizioni (quali la resistenza al fuoco delle strutture
e/o delle compartimentazioni) e verifica che esse vengano rispettate.
In Italia la resistenza al fuoco è stata disciplinata per anni dalla
Circolare 91 del 14/09/1961 del Ministero dell’Interno Direzione Generale dei Servizi Antincendi (abrogata dal DM
09/03/2007) valida per eseguire prove su tutti i manufatti ad
eccezione delle porte, le quali sono regolamentate dal DM
14/12/1993 (e dal successivo DM 21/06/2004), che recepisce
la norma UNI 9723: le porte, quindi, sono gli unici manufatti,
nel settore della resistenza al fuoco, soggetti ad omologazione
ministeriale, ormai obbligatoria. L’evidente differenziazione
normativa rispetto alla reazione al fuoco, (dove tutti i prodotti
devono essere omologati), è spesso causa di incomprensioni e
disguidi fra i vari operatori del settore. Ricordiamo che la Circolare 91 aveva per titolo “Norme di sicurezza per la protezione
contro il fuoco dei fabbricati a struttura in acciaio destinati ad
uso civile”, e che quindi, oltre ad avere quarant’anni di età
(un’anzianità ragguardevole per una norma tecnica), aveva anche un ambito di applicazione originariamente piuttosto limitato, ma che è stato poi successivamente ampliato mediante
ulteriori atti del Ministero dell’Interno, al fine di renderla operativa per tutti i prodotti edili (per inciso ricordiamo che, prima
dell’emanazione del DM 14/12/1993, anche le porte rientravano nell’ambito della Circolare 91).
Le prove di resistenza al fuoco vengono eseguite su forni disponibili presso laboratori autorizzati, simulando un incendio secondo programmi termici temperatura- tempo predefiniti.
12
La sigla REI è stata introdotta con la Lettera Circolare del
20/11/1982 e successivamente resa operativa col DM
30/11/1983 “Termini, definizioni generali e simboli grafici di
prevenzione incendi”: come il titolo lascia chiaramente intendere, si tratta di un atto legislativo di carattere generale che
fissa la terminologia in uso nel campo della prevenzione incendi. Al punto 1.11 si chiarisce che “con il simbolo REI si identifica un elemento costruttivo che deve conservare, per un tempo
determinato, la stabilità (R), la tenuta (E) e l’isolamento termico (I)”; poco oltre si legge “Per la classificazione degli elementi
non portanti il criterio R è automaticamente soddisfatto qualora siano soddisfatti i criteri E ed I”. In senso stretto quindi tale
sigla dovrebbe applicarsi solo agli elementi in grado di rispondere a tutti e tre i requisiti, ma il legislatore ha voluto uniformarne l’uso anche per i manufatti non portanti. Anche questa
ambiguità induceva spesso taluni in errore: qualora infatti ci si
volesse riferire ad una trave caricata, non si può parlare di REI,
ma solo di R, in quanto tale elemento, per sua natura, non può
ovviamente avere prestazioni di tenuta ed isolamento termico.
Comunque anche questa incongruenza è stata superata dalle
più recenti disposizioni legislative.
Infatti, con la pubblicazione del Supplemento Ordinario N. 87
alla Gazzetta Ufficiale n. 74 del 29/03/2007 Serie Generale è
stato emanato un decreto del Ministero dell’Interno che porta
sensibili innovazioni al quadro tecnico e normativo della resistenza al fuoco in Italia:
DM 16/02/2007: Classificazione di resistenza al fuoco di prodotti ed elementi costruttivi di opere da costruzione.
Il decreto introduce in Italia il sistema normativo vigente in
ambito comunitario, sia per quanto riguarda il sistema di classificazione e prova per gli elementi da costruzione resistenti al
fuoco, sia per quanto riguarda la valutazione analitica strutturale in caso d’incendio.
Molte sono le novità introdotte dal decreto, al quale si rimanda
per poterne valutare in maniera completa i contenuti. Si ritiene
in questa sede di dover soffermarsi brevemente solo su alcuni
aspetti fondamentali, aspetti che costituiscono i cambiamenti
più radicali e che incidono in modo significativo sull’attività di
progettazione e di certificazione.
La parte che più è stata modificata è quella che riguarda la valutazione sperimentale, con l’introduzione del sistema di prova
e classificazione europeo.
Prima parte
Definizioni e metodi
Ogni elemento da costruzione ora ha una sua specifica norma
che ne descrive nel dettaglio le modalità di allestimento, le
modalità di prova e di valutazione delle prestazioni, le modalità di valutazione dei risultati ottenuti, l’ applicabilità di questi
ultimi a situazioni differenti da quelle provate in funzione di
come è stato allestito il prototipo e di come si è modificato durante la prova stessa.
Anche il sistema di classificazione ha subito delle modifiche, in
alcuni casi con un profondo e radicale cambiamento.
Per quanto riguarda gli elementi che assolvono ad una funzione propria di compartimentazione, la classificazione varia se
l’elemento è dimensionato e progettato per essere sottoposto
a determinate sollecitazioni statiche durante l’esercizio (ad esempio una muratura portante), oppure svolge esclusivamente la funzione di compartimentazione tra ambienti, per cui solo una funzione separante. Nel primo caso la classificazione
sarà REI xx, mentre nel secondo caso sarà EI xx oppure E xx.
I prodotti che non presentano caratteristiche di resistenza al
fuoco proprie ma che contribuiscono alla resistenza al fuoco
delle strutture a cui sono applicati (sistemi protettivi in generale) sono quelli che hanno subito lo stravolgimento maggiore.
Per essi, infatti, sono variate non solo le modalità di prova, ma
soprattutto le modalità di classificazione. Al progettista verrà
fornito, direttamente dal produttore, un abaco prestazionale
che in funzione della tipologia di struttura e di quella del protettivo indicherà gli spessori necessari da applicare. Come risultato delle stesse prove verranno forniti i parametri termo fisici dei prodotti per l’esecuzione delle valutazioni analitiche, a
sostituzione dei valori tabulati nelle UNI.
A tal proposito nella terza parte della Guida si riportano alcuni
esempi circa i prodotti commercializzati dal gruppo Gyproc
Saint-Gobain, le cui prestazioni sono certificate da laboratori di
prova autorizzati.
13
Prima parte
Definizioni e metodi
Metodi di determinazione delle classi di resistenza al fuoco
La resistenza al fuoco di un elemento costruttivo va determinata in funzione della classe di resistenza richiesta, delle caratteristiche della struttura e delle eventuali sollecitazioni
dell’elemento.
Ciò può essere fatto seguendo una delle tre possibili metodologie:
a. Sperimentazione da parte di un laboratorio autorizzato dal
Ministero oppure notificato dalla Commissione Europea
b. Metodo tabellare
c. Calcolo analitico
a. Prove sperimentali
Nella prova sperimentale l’elemento è sottoposto all’azione del
fuoco secondo il modello previsto dalla curva convenzionale
temperatura-tempo; l’esposizione è solo sulla faccia esposta o
su tutta la superficie laterale, a seconda che si tratti di elementi di separazione o interni al compartimento.
Nel corso della prova si misura la capacità portante (R) valutando le deformazioni e la velocità di deformazione, la tenuta ai
fumi e alle fiamme (E) e l’isolamento termico (I).
Per gli elementi di separazione orizzontale e verticale portanti,
il carico è applicato attraverso uno o più martinetti idraulici,
che applicano le condizioni prevedibili in esercizio.
Per gli elementi astiformi (travi e colonne) viene determinata
la sola capacità portante, riscaldando l’elemento sotto carico
fino a raggiungere la condizione di collasso.
Con l’introduzione del sistema di prova e classificazione europeo, ora il laboratorio emette due differenti documenti:
1. Il rapporto di prova, che al suo interno contiene la descrizione dettagliata del manufatto sottoposto a prova e le condizioni di allestimento. Contiene, inoltre, la descrizione puntuale dei fenomeni che sono stati registrati durante la prova
e la valutazione dei parametri necessari alla classificazione
(innalzamento delle temperature, passaggio di fumi caldi,
creazione di crepe evidenti, passaggio di fiamme, deformazioni);
2. Il rapporto di classificazione, che al suo interno contiene
una breve descrizione del manufatto oggetto della prova,
gli identificativi dei rapporti di prova significativi, la classificazione ottenuta ed il campo di applicazione diretta dei risultati di prova.
Il recente DM 16/02/2007 introduce, per le prove eseguite secondo le norme europee, i concetti di “Campo di applicazione
diretta” e “Campo di applicazione estesa” del risultato di prova
(UNI EN 1363-1 Appendice A):
t*MCampo di applicazione diretta del risultato di prova è l’insieme delle modifiche che si possono apportare all’elemento oggetto di studio senza necessità di ulteriori verifiche o
calcoli. In ogni metodo di prova vi è un paragrafo specifico
che indica le variazioni ammissibili;
14
t*MCampo di applicazione estesa (indicato anche con l’acronimo “EXAP” – extended application) è l’insieme delle modifiche all’elemento provato che non ricadono nel campo di applicazione diretta e che sono riconosciute valide da un ente
competente. Per ogni elemento costruttivo dovrebbe essere
disponibile la relativa norma sul campo di applicazione estesa che indichi le migliorie da apportare all’elemento per consentirne l’utilizzo anche in situazioni alquanto differenti
rispetto a quella della prova (si pensi ad esempio ad elevate
altezze delle pareti); al momento esse sono disponibili solo
per alcune tipologie di prodotto/manufatto; per quanto
riguarda le partizioni leggere (serie EN 15254) sono ancora
in fase di studio ed elaborazione da parte del CEN.
Inoltre il DM 16/02/2007 (Allegato B, punto B.8) prevede che il
produttore predisponga, in caso di variazioni non previste dal
campo di applicazione diretta, un fascicolo tecnico approvato
dal laboratorio che ha eseguito la prova. Per un approfondimento sull’argomento si rimanda il lettore al testo del DM riportato in appendice.
Per quanto riguarda i vecchi rapporti di prova, emessi ai sensi
della Circolare 91, potranno essere utilizzati (nei limiti temporali previsti dal DM 16/02/2007 articolo 5) verificando con cura
tutti i parametri descrittivi del campione provato (in primis dimensioni e modalità di prova).
È importante ricordare che i rapporti di prova di resistenza al
fuoco possono essere utilizzati solo se nella realtà applicativa
vengono rispettati i parametri in esso riportati, che costituiscono il limite di utilizzazione del rapporto di prova stesso.
Così nell’esecuzione della protezione si dovrà verificare l’esatto
montaggio che deve corrispondere alla descrizione del rapporto di prova, i carichi cui la struttura è sottoposta, la tipologia
dell’ elemento da proteggere, in modo da riprodurre delle soluzioni reali corrispondenti ai campioni provati presso il laboratorio.
Nella terza parte della Guida sono riportate sinteticamente
tutte le soluzioni Gyproc Saint-Gobain oggetto di sperimentazione di laboratorio: i rapporti di prova integrali sono disponibili su richiesta; si noti che, ai sensi del DM 16/02/2007, i rapporti di prova emessi ai sensi della Circolare 91 hanno una scadenza che è in funzione della data di emissione.
Nell’utilizzare un rapporto di prova di resistenza al fuoco bisogna utilizzare materiali con caratteristiche identiche a quelle
dei prodotti descritti nel rapporto stesso. È però facoltà del
produttore rilasciare dichiarazione di conformità dei materiali
prodotti da Gyproc Saint-Gobain a prescindere dal loro nome
commerciale, in funzione di quanto indicato nella Lettera del
Ministero dell’Interno inviata a BPB Italia, protocollo n. 7693
del 02/06/1998.
Prima parte
Definizioni e metodi
b. Metodo tabellare
Come si è già accennato le vecchie tabelle della Circolare 91 sono state sostituite da 16 nuove tabelle tratte dal DM
16/02/2007 Allegato D e da un’ ulteriore tabella introdotta
dalla Lettera - Circolare 15/02/2008 riportate nell’Appendice al
presente volume.
A differenza della Circolare 91 però, il nuovo decreto (articolo 2
e Allegato D) non si limita ad indicare spessori di protettivi utilizzabili per generici manufatti: infatti vi è ora una descrizione
dettagliata di tutti i possibili elementi costruttivi a cui applicare il metodo tabellare, o meglio, la classificazione in base a
confronti con tabelle, oltre che alcune limitazioni all’utilizzo
delle stesse; a tal proposito al punto D.1 si cita “Detti valori pur
essendo cautelativi, non consentono estrapolazioni o interpolazioni tra gli stessi ovvero modifiche delle condizioni di utilizzo”.
Ulteriori limitazioni sono previste per ogni singola tabella
(quindi per ogni tipo di elemento costruttivo), per le quali si rimanda al testo dell’Allegato D del decreto riportato integralmente nell’Appendice.
Si ricorda solo che le tabelle al punto D.7 del DM 16/02/07 non
possono più essere utilizzate in quanto il dimensionamento
dei protettivi strutturali deve avvenire esclusivamente utilizzando il metodo sperimentale o quello analitico con esclusione
per i progetti presentati al competente Comando dei Vigili del
Fuoco prima della loro data di fine validità (vedere nota sul regime transitorio nella seconda parte al capitolo 5 pagina 67).
In sintesi gli elementi costruttivi previsti sono i seguenti:
Murature non portanti in blocchi forati di laterizio (punto D.4.1)
Murature non portanti in blocchi forati di calcestruzzo normale (punto D.4.2)
Murature non portanti in blocchi forati di calcestruzzo leggero – massa volumica non superiore a 1700 Kg/m (punto D.4.3)
Murature non portanti in blocchi di pietra squadrata (punto D.4.3)
Solette piene e solai alleggeriti (punti D.5.1 e D.5.2)
Solette piene con armatura tradizionale (solette in calcestruzzo armato)
Solai misti di lamiera di acciaio con riempimento di calcestruzzo (lamiera grecata + cls)
Solai a travetti con alleggerimento (solai in latero-cemento)
Solai a lastra con alleggerimento (solai tipo predalles)
Travi, pilastri e pareti in calcestruzzo armato ordinario e precompresso
(punti D.6.1, D.6.2, D.6.3, D.6.4)
Travi
Pilastri
Pareti portanti
Pareti non portanti
Pareti di muratura portanti (Lettera-Circolare 15/02/2008)
Laterizio pieno
Laterizio forato
Calcestruzzo
Calcestruzzo leggero
Pietra squadrata
15
Prima parte
Definizioni e metodi
Inoltre i rivestimenti protettivi sono ben definiti, in modo da non lasciare dubbi sulla loro identificazione, e cioè:
Rivestimento protettivo
Descrizione
Intonaco normale
Intonaco tipo sabbia e cemento, sabbia cemento e calce, sabbia calce e gesso e
simili caratterizzato da una massa volumica compresa tra 1000 e 1400 kg/m3
Intonaco protettivo antincendio
Intonaco tipo gesso, vermiculite o argilla espansa e cemento o gesso, perlite e
gesso e simili caratterizzato da una massa volumica compresa tra 600 e 1000
kg/m3
Intonaco protettivo antincendio leggero
Intonaco leggero a base di fibre o inerti minerali espansi e leganti, caratterizzato da una massa volumica compresa tra 300 e 600 kg/m3
Lastre di gesso rivestito
Lastra di gesso rivestito tipo antincendio caratterizzata da una massa volumica
compresa tra 750 e 900 kg/m3
Pannelli di fibre minerali
Pannello composto da fibre di silicati, lana di roccia, lana minerale e simile fibre
incombustibili (con esclusione della fibra di vetro) caratterizzato da una massa
volumica compresa tra 150 e 300 kg/m3
Lastre di calcio silicato
Lastra di calcio silicato caratterizzata da una massa volumica compresa tra 800
e 900 kg/m3
Si sottolinea infine una delle innovazioni più importanti rispetto alla Circolare 91, e cioè che, per gli elementi in acciaio lo
spessore di protettivo varia anche in funzione del fattore di sezione S/V (m-1) dell’elemento: come è noto, a parità di resistenza al fuoco richiesta, elementi con S/V (m-1) più alto avranno
bisogno di uno spessore di protettivo maggiore, in quanto più
facilmente soggetti ad incrementi di temperatura in caso d’incendio (e quindi con temperatura critica più bassa).
c. Calcolo analitico
Nell’allegato C del DM 16 febbraio 2007 sono introdotti i vari
metodi di calcolo per la determinazione della resistenza al fuoco di elementi costruttivi portanti, separanti o non separanti
definiti all’interno degli eurocodici strutturali. L’utilizzo degli
eurocodici è subordinato alla pubblicazione delle appendici
contenenti i parametri definiti a livello nazionale.
In attesa della loro pubblicazione, nel periodo di transitorio, è
possibile utilizzare gli eurocodici relativi ad acciaio, calcestruzzo, strutture miste acciaio-calcestruzzo e legno, utilizzando i
16
parametri contenuti al loro interno, oppure le norme UNI
9502, 9503 e 9504, per la sola verifica della resistenza al fuoco
degli elementi costruttivi portanti.
I metodi di calcolo, siano essi eurocodici o norme UNI, possono
richiedere i valori dei parametri termo fisici dei sistemi protettivi eventualmente presenti; tali valori devono necessariamente essere determinati esclusivamente attraverso le prove sperimentali relative a prodotti o sistemi di protezione di parti o elementi portanti delle opere da costruzione. Esse sono specificate all’interno della tabella A.3 dell’allegato A del DM 16 febbraio 2007 con esclusione per i progetti presentati al competente Comando dei Vigili del Fuoco prima della loro data di fine
validità (vedere nota sul regime transitorio nella seconda parte
al capitolo 5 pagina 67).
Per gli scopi della presente guida di seguito si darà una descrizione sintetica dei metodi di calcolo che si riferiscono alle
strutture di acciaio, calcestruzzo e legno. Si raccomanda un’analisi di dettaglio di ciascun metodo di calcolo per l’applicazione corretta.
Prima parte
Definizioni e metodi
Elementi in acciaio (EN 1993-1-2 e UNI 9503)
Fattore di riduzione ke
Nella parte iniziale sono riportate, in funzione della temperatura, le proprietà meccaniche dell’acciaio, la massa volumica, le
proprietà termiche (dilatazione termica, calore specifico e con-
duttività termica).
A titolo di esempio si riportano i grafici riportati nell’eurocodice che si possono ritrovare anche all’interno della UNI 9503.
1
0.8
Resistenza effettiva a snervamento
ky,e = fy,e /fy
0.6
0.4
Pendenza dell'intervallo di elasticità
lineare kE,e = Ea,e /Ea
Limite di proporzionalità
kp,e = fp,e /fy
0.2
0
0
200
400
600
800
1000
1200
Temperatura in °C
Dilatazione Δl /l [x 10-3]
Figura 1 - Fattori di riduzione del legame costruttivo dell’acciaio ad elevate temperature.
20
16
12
8
4
0
0
200
400
600
800
1000
1200
Temperatura in °C
Figura 2 - Dilatazione termica dell’acciaio in funzione della temperatura.
17
Calore specifico in J/kgK
Prima parte
Definizioni e metodi
5000
4500
4000
3500
3000
2500
2000
1500
1000
500
0
0
200
400
600
800
1000
1200
Temperatura in °C
Conduttività termica in W/mK
Figura 3 - Calore specifico dell’acciaio in funzione della temperatura.
60
50
40
30
20
10
0
0
200
400
600
800
1000
1200
Temperatura in °C
Figura 4 - Conduttività termica dell’acciaio in funzione della temperatura.
Per la determinazione della resistenza al fuoco possono essere
utilizzati i seguenti modelli:
t.PEFMMJEJDBMDPMPTFNQMJGJDBUJ
t.PEFMMJEJDBMDPMPBWBO[BUJ
t1SPWFTQFSJNFOUBMJ
18
Di seguito sarà fornita qualche breve indicazione sui metodi
semplificati, si rimanda allo studio della norma per l’applicazione di metodi avanzati e alla lettura delle parti successive per
i metodi sperimentali.
Prima parte
Definizioni e metodi
Metodi semplificati
Si possono applicare in linea di principio sia a singole membrature sia a parti di struttura in qualsiasi condizione d’incendio e
sono utilizzati generalmente nell’ipotesi di distribuzione uniforme della temperatura.
Le verifiche possono essere condotte:
tOFMEPNJOJPEFMMFSFTJTUFO[FWFSJGJDBOEPDIFHMJFGGFUUJEFMMF
azioni agenti in condizioni d’incendio sulle singole membrature siano non superiori alle corrispondenti azioni a caldo
valutate nel periodo di tempo t;
tOFMEPNJOJPEFMMFUFNQFSBUVSFTPMPOFMMJQPUFTJEJEJTUSJCV
zione uniforme della stessa, verificando che la massima temperatura agente al tempo prestabilito t sia non superiore alla
temperatura di collasso della singola membratura.
Non potendo entrare nel merito di ciascun metodo, daremo di
seguito alcune indicazioni per la verifica nel campo delle temperature.
L’eurocodice EN 1993-1-2 e la UNI 9503 forniscono alcune indicazioni operative per la determinazione del campo di temperatura uniforme con il variare del tempo per gli elementi di acciaio protetti e non protetti.
Nel caso di acciaio non protetto l’eurocodice fornisce la seguente relazione:
(1) Per una distribuzione uniforme equivalente della temperatura nella sezione trasversale, l’incremento della temperatura
Δea,t in un elemento non protetto durante un intervallo di tempo Δt può essere determinata da:
Considerando il coefficiente ksh pari a 1, ipotesi che conduce a
valutazioni di tipo conservativo e utilizzando la formula seguente, fornita dall’eurocodice EN 1991-1-2 e dalla UNI 9503
per la valutazione dello scambio di calore tra aria e superficie
dell’elemento di acciaio:
hnet = _c(ec - em) + m ¡r [(er + 273)4 – (em - 273)4]
Dove:
t_c
tec
tem
t¡r
ter
tm
t_r
= è il coefficiente di trasferimento di calore per convezione [W/m2 °C]
= è la temperatura dello strato di gas che lambisce
l’elemento [°C]
= è la temperatura di superficie dell’elemento [°C]
= è l’emissività risultante tra i gas di combustione e
la superficie dell’elemento
= è la temperatura radiante del compartimento [°C]
= è la costante di Boltzman pari a 5,77 × 10-8
[W/m2 °K4]
= è il coefficiente di trasferimento di calore per irraggiamento [W/m2 °C]
assumendo per l’incendio la curva temperatura tempo EN
1363-1 (ISO 834), ¡f= 1,0 ¡a= 0,7 e quindi ¡f¡a=¡r=0,7, ponendo \
e ksh uguali all’unità si può ottenere la seguente relazione:
Δea,t =
_ +_
l ×c
c
a
Δea,t = Ksh
Am / V
ca la
hnet Δt
t (min)
0
15
30
45
60
75
90
eg (°C)
20
739
842
902
945
979
1006
A
V
e - e) × Δt
g
= massa volumica dell’acciaio
= calore specifico dell’acciaio
= incremento della temperatura nel tempo Δt
= coefficiente di scambio di calore per convezione
= coefficiente di scambio di calore per irraggiamento
= valore della temperatura dei gas che lambiscono
l’elemento
t"7 GBUUPSFEJTF[JPOFSBQQPSUPUSBMBTVQFSGJDJFFJMWPMV
me dell’elemento esposto.
= è il fattore di correzione per l’effetto ombra;
= è il fattore di sezione per elementi di acciaio non
protetti;
= è la superficie esposta dell’area dell’elemento per
t"m
unità di lunghezza;
t7 ·JMWPMVNFEFMMFMFNFOUPQFSVOJU°EJMVOHIF[[B
tDa
= è il calore specifico dell’acciaio [J/kgK];
tInet
= è il valore di calcolo del flusso di calore per unità
di superficie [W/m2];
tÛt
= è l’intervallo di tempo [s];
= è la massa volumica dell’acciaio [kg/m3].
tla
= 25 W/m²K
Ca = 600 J/Kg °C
a
×
Dove:
tla
tDa
tÛe
t_c
t_r
teg
Dove:
tLsh
t"m/V
¡r = 0,5; _c
r
In altri termini, si ottengono le curve di riscaldamento in funzione del fattore di sezione dell’elemento in acciaio. Il prospetto 1 della UNI 9503 fornisce la temperatura degli elementi non
protetti esposti al fuoco, in funzione del tempo di esposizione
e del fattore di sezione A/V:
Fattore di sezione A/V (m-1)
10
20
81
182
303
432
561
683
20
20
138
328
531
711
846
933
30
20
194
453
690
848
933
981
50
20
295
636
835
919
964
995
100
20
491
799
888
936
972
1001
150
20
609
824
894
940
975
1003
200
20
669
830
896
941
976
1004
250
20
698
833
897
942
976
1004
300
20
712
835
898
943
977
1004
19
Prima parte
Definizioni e metodi
Il fattore di sezione è il rapporto tra la superficie dell’elemento
esposta all’incendio ed il volume dell’elemento stesso. Esso si
calcola quindi tenendo conto dell’effettiva superficie attraverso cui può avvenire lo scambio di calore. Il fattore di sezione
rappresenta un indice dell’inerzia termica del profilo ed è dimensionalmente espresso in m-1 e varia in funzione della forma, della dimensione dei profili, delle modalità di applicazione
dei rivestimenti e dell’eventuale presenza a contatto di una superficie isolante (soletta in calcestruzzo, etc.).
Prospetto 4
della UNI 9503
UNP
UAP
20
Fattori di sezione
Nel caso in cui una porzione della sezione trasversale dell’elemento risulti inglobata in un altro elemento costruttivo a bassa conducibilità termica (soletta in cls armato, parete in muratura, etc.), il fattore di sezione si calcola tra la superficie dell’elemento esposta all’incendio e il volume della quota parte di elemento non inglobata nell’altro elemento costruttivo.
Nelle tabelle tratte dal prospetto 4 della UNI 9503 sono riportati i valori del fattore di sezione dei principali profilati:
Prima parte
Definizioni e metodi
IPE
IPEA
21
Prima parte
Definizioni e metodi
INP
22
Prima parte
Definizioni e metodi
HEA
HEAA
23
Prima parte
Definizioni e metodi
HEB
HEM
24
Prima parte
Definizioni e metodi
HHD
25
Prima parte
Definizioni e metodi
UB
26
Prima parte
Definizioni e metodi
UB
UC
27
Prima parte
Definizioni e metodi
Nel caso di sezioni in acciaio protette con rivestimenti isolanti,
la temperatura raggiunta dall’elemento strutturale dipenderà,
oltre che dalle caratteristiche dell’elemento stesso, anche dalle
caratteristiche del rivestimento protettivo. All’interno dei metodi semplificati dell’eurocodice EN 1993-1-2 (nel dominio delle temperature) e nella UNI 9503, viene riportata la seguente
formula per il calcolo della temperatura:
(1) Per una distribuzione uniforme equivalente della temperatura nella sezione trasversale, l’incremento della temperatura
Δea,t in un elemento isolato durante un intervallo di tempo Δt
può essere ottenuto dalla seguente relazione:
Δea,t =
h A / V (e - e )
p
p
g,t
a,t
dp la ca (1 + q)
/
Δt - (eq/10-1)Δeg,t (ma Δea,t ≥ 0 se Δeg,t > 0)
Con:
q=
c +l
d A /V
c ×l
p
p
a
a
p
p
Per la determinazione dei valori dei parametri termo fisici dei
materiali protettivi, il DM 16 febbraio 2007 si allinea a quanto
esplicitamente riportato al punto 3.4.3 dell’eurocodice:
3.4.3 Fire protection materials
(1) The properties and performance of fire protection materials used in design should have been assessed using the test
procedures given in ENV 13381-1, ENV 13381-2, 13381-4 as
appropriate.
Essi devono quindi essere valutati durante la prova sperimentale specifica di riferimento e non è possibile utilizzare i valori
tabulati contenuti all’interno della UNI 9503 con esclusione
per i progetti presentati al competente Comando dei Vigili del
Fuoco prima della loro data di fine validità (vedere nota sul regime transitorio nella seconda parte al capitolo 5 pagina 67).
L’eurocodice, inoltre, suggerisce di riferirsi alla EN 13381-4 per
determinare il ritardo nell’innalzamento della temperatura
dell’elemento strutturale dovuto al contenuto di umidità eventualmente presente all’interno del protettivo. La UNI 9503, invece, fornisce una formula correttiva per la determinazione del
tempo di ritardo.
Dove:
t"p/V
t"p
t7
tDa
tDp
tEp
tÛU
tea,t
teg,t
tÛeg,t
thp
tla
tlp
= è il fattore di sezione per gli elementi di acciaio
isolati mediante materiale di protezione al fuoco;
= è l'area appropriata del materiale di protezione al
fuoco, per l'unità di lunghezza dell'elemento;
·JMWPMVNFEFMMhFMFNFOUPQFSVOJU°EJMVOHIF[[B
= è il calore specifico dell'acciaio [J/kgK];
= è il calore specifico del materiale di protezione al
fuoco [J/kgK];
= è lo spessore di un materiale di protezione al fuoco
[m];
·MhJOUFSWBMMPEJUFNQP<T>
= è la temperatura dell'acciaio al tempo t ;
= è la temperatura ambientale del gas al tempo t ;
= è l’incremento della temperatura ambientale del
gas durante l'intervallo di tempo Δt ;
= è la conduttività termica del materiale di protezione
al fuoco [W/mK];
= è la massa volumica dell'acciaio [kg/m3];
= è la massa volumica del materiale di protezione al
fuoco [kg/m3].
(2) I valori di cp, hp e lp dovrebbero essere determinati come
specificato nella sezione 3.
(3) Si raccomanda che il valore di Δt non superi il valore di 30
secondi.
28
La condizione di collasso dell’elemento strutturale si raggiunge
quando la resistenza a caldo, che decresce con l’aumentare
della temperatura, è uguale all’effetto corrispondente alle azioni.
Una volta determinata la temperatura dell’elemento strutturale in acciaio, non rimane che calcolare la temperatura critica, in
corrispondenza della quale si verifica la condizione di collasso.
Ancora una volta si sottolinea che tale concetto è chiaramente
applicabile solo a quegli elementi caratterizzati da una distribuzione uniforme della temperatura.
Il calcolo della temperatura critica può avvenire utilizzando le
formule riportate nell’eurocodice EN 1993-1-2 e nella UNI
9503:
Δe = 39,19 In
a,cr
Dove:
μ
0
[
]
1
-1 +482
0,9674 μ03,833
non deve essere inferiore a 0,013.
μ = E /R
0
fi,d
fi,d,0
Valide per profili di classe 1, 2 e 3, nell’ipotesi semplificativa di
temperatura uniforme nella sezione, quando non sia richiesta
la verifica di deformabilità della struttura e potendo escludere
collassi per instabilità. Il coefficiente μ0 o coefficiente di utilizzazione al tempo 0 esprime il rapporto tra l’azione di progetto
in caso d’incendio ed la corrispondente resistenza ad inizio incendio (al tempo 0). Di seguito si riporta la tabella 4.1 dell’eurocodice EN 1993-1-2 con alcuni valori della temperatura critica in funzione dei coefficienti di utilizzazione. Tali valori potrebbero subire qualche modifica a seguito della pubblicazione delle appendici nazionali.
Prima parte
Definizioni e metodi
Nota: Gli annessi nazionali potranno fornire valori di default per la temperatura
critica.
μ0
ea,cr
μ0
ea,cr
μ0
ea,cr
0,22
711
0,42
612
0,62
549
0,24
698
0,44
605
0,64
543
0,26
685
0,46
598
0,66
537
0,28
674
0,48
591
0,68
531
0,30
664
0,50
585
0,70
526
0,32
654
0,52
578
0,72
520
0,34
645
0,54
572
0,74
514
0,36
636
0,56
566
0,76
508
0,38
628
0,58
560
0,78
502
0,40
620
0,60
554
0,80
496
Tabella 4.1 dell'eurocodice EN 1993-1-2: Temperatura critica ža,cr in funzione del tasso
di utilizzo μ0
29
Prima parte
Definizioni e metodi
Per i profili in classe 4 l’eurocodice raccomanda l’utilizzo di una
temperatura critica pari a 350 °C.
Sia per la UNI 9503 che per l’eurocodice EN 1993-1-2 è possibile ricavare curve che legano temperatura critica, fattori di sezione e i coefficienti di utilizzazione. Tali curve sono note come
nomogrammi e rappresentano in forma grafica il metodo della
temperatura critica per la progettazione al fuoco delle strutture metalliche.
Di seguito si riporta a titolo d’esempio il nomogramma più noto contenuto all’interno della UNI 9503 (figura 1).
Per la lettura del nomogramma si procede nel modo seguente:
tQSJNBEJUVUUPTJEFUFSNJOBJMWBMPSFEJÑ0:
tTJQBSUFEBMMBUPTJOJTUSPDPOJMWBMPSFEJÑ0 e si sale fino ad intersecare il valore di k cercato (fattore correttivo per tenere
conto di una eventuale distribuzione non uniforme delle
temperature, prodotto di due fattori che tengono conto rispettivamente della distribuzione non uniforme della temperatura nella sezione trasversale e lungo l’elemento stesso);
tEBMQVOUPEJJOUFSTF[JPOFTJUSBDDJBVOBSFUUBPSJ[[POUBMFDIF
incontra l’asse delle ordinate determinando il valore della
temperatura critica;
tOFMMBQBSUFEFTUSBTJQBSUFJOBTDJTTFDPOJMWBMPSFEFMMBDMBTTF
di resistenza al fuoco desiderata, e intersecare con la retta
orizzontale trovata sopra;
tSJTQFUUPBMQVOUPEJJOUFSTF[JPOFTJQSFOEFJODPOTJEFSB[JPOF
30
la curva passante per il punto desiderato o quella immediatamente inferiore, in funzione che si tratti di elementi protetti
o meno;
tMBDVSWBQFSHMJFMFNFOUJOPOQSPUFUUJGPSOJTDFEJSFUUBNFOUFJM
valore del fattore di sezione dell’elemento cercato;
tQFSHMJFMFNFOUJQSPUFUUJJOWFDFJOEJWJEVBUBMBDVSWBTJGJTTBJM
valore del fattore di sezione dell’elemento e si calcola quindi il
valore dello spessore di protettivo da utilizzare, oppure si fissa lo spessore ed il tipo di protettivo e si calcola il fattore di
sezione.
Si vedrà in seguito, nella terza parte della Guida, quando saranno presentati i risultati relativi alle nuove prove sperimentali eseguite sui protettivi strutturali, che i parametri da utilizzare saranno sostanzialmente analoghi a quanto brevemente
riportato come descrizione del metodo analitico. I dati sperimentali sono di utilizzo più semplice in quanto la loro elaborazione, atta a determinare lo spessore di protettivo in funzione
di fattore di sezione e temperatura critica, sono eseguiti dal laboratorio. Lo scopo del metodo analitico è di permettere l’esame di un gran numero di casi differenti, dato che le prove sperimentali non possono coprire ogni singola applicazione. Tale
metodo consente inoltre un dimensionamento più preciso degli spessori di protettivo in funzione della particolare forma
dell’elemento strutturale, dello schema statico e delle condizioni di carico.
Prima parte
Definizioni e metodi
Elementi in calcestruzzo armato (EN 1992-1-2 e UNI 9502)
Gli elementi in calcestruzzo, in generale, presentano un buon
comportamento nei confronti dell’incendio, impedendo l’innalzamento della temperatura interna per effetto della presenza di acqua, della bassa conducibilità termica e per gli spessori generalmente elevati.
Per gli elementi in calcestruzzo, il calcolo analitico della resistenza al fuoco si effettua valutando la riduzione della capacità portante (R), indotta dal degrado con la temperatura delle
proprietà meccaniche dei materiali.
I meccanismi di collasso possono essere diversi: cedimento per
flessione, per taglio, cedimento degli appoggi, ecc.
Nella maggior parte dei casi la perdita della capacità portante
è imputabile alla perdita di resistenza dell’acciaio d’armatura,
soprattutto quando, in fase di progetto, non si sia tenuto conto
esplicitamente dell’azione del fuoco e non si siano opportunamente sovradimensionati i copriferri.
La UNI 9502 specifica, tra i principi base, che per gli elementi
costruttivi può essere richiesta la resistenza al fuoco secondo i
criteri R, E ed I, e cioè della capacità portante, tenuta ed isolamento.
All’interno della UNI 9502 e dell’eurocodice EN 1992-1-2 vengono riportate le proprietà del calcestruzzo e degli acciai da armature per le alte temperature. Si rimanda allo studio di dettaglio delle norme citate per la determinazione delle suddette
proprietà.
Per la progettazione delle strutture in calcestruzzo, l’eurocodice EN 1992-1-2 introduce le seguenti scelte procedurali:
1. Utilizzo dei dati sperimentali o dei dati tabulati all’interno
dell’eurocodice;
2. Metodi di calcolo semplificati per elementi strutturali specifici e dettagliati all’interno dell’eurocodice stesso;
3. Metodi avanzati di calcolo per simulare il comportamento di
elementi strutturali, parti delle strutture o strutture intere.
Il cedimento per crisi del calcestruzzo è più raro, in quanto generalmente gli spessori sono sufficientemente elevati da consentire agli strati più interni della sezione resistente un riscaldamento più graduale, facendo sì che la perdita di resistenza a
compressione avvenga in tempi posticipati rispetto al cedimento delle armature. Ne risulta come siano maggiormente
vulnerabili gli elementi con solo armatura superficiale o quelli
molto snelli, che meno possono beneficiare della ridotta conduttività termica del calcestruzzo.
31
Prima parte
Definizioni e metodi
1. Utilizzo dei tabulati
L’eurocodice contiene un certo numero di tabelle per la verifica
delle strutture in calcestruzzo in caso d’incendio. Come chiaramente evidenziato all’interno del capitolo 5 della EN 1992-1-1,
le tabelle sono state sviluppate su basi empiriche e poi confermate da valutazioni sperimentali e teoriche. I dati contenuti
sono da considerarsi, comunque, cautelativi e validi per i campi
di conduttività termica riportati all’interno del capitolo 3. Nei
paragrafi iniziali, compaiono anche i campi di validità e di applicabilità dei suddetti dati. L’utilizzo delle tabelle presuppone
che siano rispettati alcuni limiti dimensionali in termini di
spessore minimo e di copriferro, in precise condizioni di carico
e di esposizione all’incendio.
I dati tabulati derivano da alcune valutazioni, elaborate per la
stesura delle tabelle stesse, mirate alla semplificazione dell’utilizzo dei dati ed a ridurre i parametri progettuali; tali sempli-
ficazioni inducono all’impiego di soluzioni maggiormente conservative e, quindi, spesso economicamente sfavorevoli. L’utilizzo di ciascuna tabella, oltre alla verifica del loro campo di validità, presuppone il calcolo preliminare del coefficiente di utilizzo che, ricordiamo, rappresenta il rapporto tra l’azione che
sollecita l’elemento stesso in condizioni d’incendio e la corrispondente resistenza a freddo.
Si ricorda che l’utilizzo delle tabelle contenute all’interno
dell’eurocodice, non costituisce un metodo tabellare in alternativa alle tabelle riportate all’interno del DM 16 febbraio
2007. Esse infatti rappresentano esclusivamente la risoluzione
di metodi di calcolo sotto specifiche ipotesi di partenza e come
tali devono essere considerate.
Di seguito, a titolo di esempio, si riporta la tabella riguardante
le solette contenuta all’interno dell’eurocodice.
Table 5.8: Minimum dimensions and axis distances for reinforced and prestressed
concrete simply supported one-way and two-way solid slabs
Minimum dimensions (mm)
Standard fire resistance
slab
thickness
hs (mm)
axis-distance a
one way
two way:
1,5 < Iy/Ix ≤ 2
Iy/Ix ≤ 1,5
1
2
3
4
5
REI 30
REI 60
REI 90
REI 120
REI 180
REI 240
60
80
100
120
150
175
10*
20
30
40
55
65
10*
10*
15*
20
30
40
10*
15*
20
25
40
50
Iy and Ix are the spans of a two-way slab (two directions at right angles) where Iy is the
longer span.
For prestressed slabs the increase of axis distance according to 5.2 (5) should be noted.
The axis distance a in Column 4 and 5 for two way slabs relate to slabs supported at all
four edges. Otherwise, they should be treated as one-way spanning slab.
*Normally the cover required by EN 1992-1-1 will control.
32
Prima parte
Definizioni e metodi
Si rimanda al capitolo 5 della EN 1992-1-2 per la verifica delle
tabelle disponibili, in funzione delle varie tipologie di elemento
strutturale.
Anche all’interno della UNI 9502 si trovano tabulati contenenti
i dati per la verifica della capacità portante, inseriti all’interno
delle verifiche con metodi semplificati, per cui non utilizzabili
Prospetto A.1
della UNI 9502
ai fini del metodo tabellare così come specificato nel DM 16
febbraio 2007.
Esse valgono per tempi di esposizione compresi fra 30 e 240
minuti e riportano gli spessori minimi di copriferro da utilizzare. Di seguito si riproduce la tabella riportata nell’appendice A
della UNI 9502.
Acciaio
Tempo di
esposizione
t (min)
Fuoco su un lato
Fuoco su 2 lati
Fuoco su 3 lati
Fuoco sullo spigolo
Per acciaio ordinario
(tipo 1)
30
60
90
120
180
240
30
60
90
120
180
240
30
60
90
120
180
240
2,00
2,00
2,72
3,40
4,50
5,44
2,00
2,73
3,70
4,50
5,84
7,00
2,00
3,25
4,20
5,20
6,70
8,00
2,60
4,30
5,60
6,80
8,60
10,20
3,15
5,20
6,70
8,00
10,20
12,00
3,60
5,80
7,30
8,80
11,10
13,00
3,00
5,00
6,40
7,70
9,80
11,70
3,60
5,90
7,60
9,00
11,50
13,60
4,10
6,50
8,30
9,90
12,50
14,60
2,05
3,65
4,60
5,80
7,50
9,00
2,70
4,50
6,00
7,10
9,10
10,70
3,20
5,10
6,70
8,00
10,00
11,90
Distanze a (cm) dell’asse
dell’acciaio dalla superficie esposta al fuoco
Per barre
(o cautelativamente
per acciaio tipo 2)
Per acciaio da
precompressione
33
Prima parte
Definizioni e metodi
2. Metodi semplificati per la resistenza al fuoco delle strutture di calcestruzzo armato
I metodi semplificati consentono di verificare le singole membrature; vari sono gli approcci introdotti dall’eurocodice EN
1992-1-2 e nella UNI 9502, alle quali si rimanda per la trattazione completa dei singoli metodi e del loro campo di applicazione, mentre di seguito si riporta una breve descrizione del
metodo dell’isoterma a 500 °C introdotto dalla EN 1992-1-2.
Per prima cosa è necessario procedere alla realizzazione della
mappatura termica della sezione dell’elemento strutturale: in
altri termini significa determinare la distribuzione delle temperature all’interno dell’elemento stesso, dopo un certo periodo di esposizione al fuoco della superficie esterna. Generalmente le mappature termiche presuppongono che la trasmissione del calore avvenga solo nel piano che contiene la sezione
34
stessa, ritenendo trascurabili gli scambi di calore lungo l’asse
dell’elemento. Le mappature si basano sull’integrazione dell’equazione di trasmissione del calore (Fourier) attraverso il metodo delle differenze finite, o degli elementi finiti, eseguita da
software specializzati.
Nell’appendice A dell’eurocodice si trovano le mappature termiche relative ad alcune sezioni di cemento armato esposte alla curva di incendio standard, determinate utilizzando il limite
inferiore della conducibilità termica del calcestruzzo, nell’ipotesi di contenuto di umidità pari a 1,5 % e di emissività del calcestruzzo pari a 0,7.
Di seguito a titolo di esempio si riportano le mappature relative alle solette e alle travi di dimensione 800x500 mm.
Prima parte
Definizioni e metodi
Determinata la mappatura termica all’interno della sezione, il
metodo consiste nel trascurare la resistenza offerta dal calcestruzzo che si trova a temperatura superiore a 500 °C ed effettuare le verifiche sulla sezione residua con i metodi tradizionali; si attribuisce la resistenza a temperatura normale alla parte
di calcestruzzo che rimane sotto i 500 °C ed alle barre di arma-
tura la resistenza che compete alla temperatura determinata
tramite l’analisi termica effettuata sull’intera sezione.
Anche all’interno della UNI 9502 sono riportati degli esempi di
mappatura termica, ottenute risolvendo le equazioni della trasmissione del calore e che di seguito riportiamo.
35
Prima parte
Definizioni e metodi
Prospetto 1
della UNI 9502
Temperatura ec (°C) nelle
solette piane esposte
sull’intradosso (s = 30 cm)
nelle quali si riportano le
temperature raggiunte a
diverse profondità
dopo 30, 60, 90, 120,
180 e 240 minuti
36
Tempo di esposizione al fuoco t (min.)
a (cm)
0
1
2
3
3,5
4
4,5
5
6
7
8
9
10
30
60
90
120
180
240
661
482
319
222
191
168
135
114
90
60
51
35
33
824
661
515
370
325
326
252
223
209
138
135
86
88
907
758
627
466
415
430
334
301
299
202
209
136
147
963
824
704
541
486
507
398
362
369
254
270
180
199
1039
914
811
648
594
617
498
458
474
335
366
251
284
1092
977
840
723
671
622
577
534
460
399
350
308
271
Prima parte
Definizioni e metodi
Prospetto 2
della UNI 9502
Mappatura termica su
sezione a T
Mappatura per Travi con sezione a T, in cui la sezione è suddivisa in
una maglia regolare di 2x2 cm e la temperatura riportata è quella al
centro dei quadratini. La temperatura in qualsiasi punto si può ottenere come interpolazione lineare dei valori del centro dei quadrati.
(il tratteggio indica la superficie esposta al fuoco).
37
Prima parte
Definizioni e metodi
38
Prima parte
Definizioni e metodi
Prospetto 3 della
UNI 9502
Mappatura
termica su sezione
quadrata
Mappatura per sezioni quadrate di 40
cm di lato, sempre al centro di quadratini
di 2 cm di lato; la tabella può anche essere utilizzata per sezioni rettangolari o
quadrate con lato maggiore di 40 cm.
39
Prima parte
Definizioni e metodi
Determinate le temperature all’interno della sezione, la condizione limite, che corrisponde al tempo di resistenza al fuoco, è
individuata dal confronto tra carico applicato e capacità portante dell’elemento calcolata in funzione della temperatura
raggiunta dall’elemento stesso.
Sia all’interno dell’eurocodice EN 1992-1-2 che della UNI 9502
sono riportate le proprietà al variare della temperatura del calcestruzzo e dell’acciaio; si rimanda alla lettura delle norme per
il loro approfondimento.
Per semplicità e a titolo di esempio si riportano i grafici pubblicati dalla UNI 9502 che forniscono i coefficienti per la valutazione della diminuzione della resistenza caratteristica del calcestruzzo all’aumentare della temperatura (figura 1); e quella
per la determinazione dei coefficienti per la valutazione della
diminuzione della resistenza caratteristica dei tre tipi di acciaio all’aumentare della temperatura (figura 2).
Oltre alla verifica della capacità portante in caso d’incendio (R),
per gli elementi costruttivi in calcestruzzo armato, può essere
richiesta anche la verifica del criterio dell’isolamento termico
(I) e della tenuta (E).
La verifica del criterio dell’Isolamento termico (I) può ritenersi
soddisfatta quando, sulla superficie non esposta al fuoco, sono
rispettate, per il tempo di esposizione richiesto, le seguenti
condizioni:
t5FNQFSBUVSBNBTTJNBOPOTVQFSJEJÈ$JMWBMPSFEFMMB
temperatura al tempo 0;
t-BUFNQFSBUVSBNFEJBOPOTVQFSJEJÈ$JMWBMPSFEFMMB
temperatura al tempo 0.
La verifica delle temperature raggiunte può essere eseguita
tramite i valori ottenuti attraverso la mappatura termica.
La verifica del criterio della tenuta (E) del singolo elemento, si
può ritenere soddisfatta quando sono accertate le seguenti
condizioni:
t1SFTFO[BEJVOPTUSBUPDPOUJOVPFEVOJGPSNFEJDPOHMPNFSBUP
cementizio armato con spessore pari almeno a 40 mm fino a
60 minuti di esposizione e pari ad almeno 50 mm per tempi
di esposizione superiori;
t1SFTFO[BEJBSNBUVSBEJGGVTBJOBNCFEVFMFEJSF[JPOJOFMMP
strato di conglomerato sopra descritto, non inferiore a
1,5 kg/m2.
In alternativa si può ricorrere alle tabelle contenute all’interno
dell’eurocodice EN 1992-1-2 nella parte 5.
Figura 1
Coefficienti kc (e) e kct (e)
per la valutazione della
diminuzione della resistenza caratteristica del
conglomerato cementizio all’aumentare della
temperatura
Y
1,0
0,8
kc (e)
0,6
(c= compressione)
kct (e)
(ct= trazione)
0,4
0,2
0
0
200
400
600
800
1000
1200
X
800
1000
1200
X
Figura 2
Coefficienti ks1 (e), ks2 (e),
kb (e) e kp (e), per la valutazione della diminuzione della resistenza caratteristica dei tre tipi di acciaio all’aumentare della
temperatura
Y
1,0
0,8
kb (e)
0,6
ks1 (e)
kp (e)
0,4
ks2 (e)
0,2
0
40
0
200
400
600
Prima parte
Definizioni e metodi
Elementi costruttivi in legno (EN 1995-1-2 e UNI 9504)
In condizioni di incendio, il legno impiegato come elemento
strutturale, si comporta in modo differente rispetto ai materiali analizzati in precedenza. La differenza maggiore consiste nel
fatto che il legno è un materiale organico combustibile e, in caso d’incendio, partecipa alla combustione perdendo massa con
velocità che fondamentalmente dipende dalla specie legnosa
e dalle condizioni ambientali.
Come noto, il legno, quando sottoposto ad un incendio, presenta una zona esterna carbonizzata, una zona di processo (o
zona di pirolisi) ed una zona più interna integra non ancora
coinvolta dal processo di combustione.
Nella trattazione numerica prevista dall’eurocodice EN 1995-12 si assume che solo una porzione ridotta dello strato di processo o pirolisi non sia in grado di offrire alcuna proprietà meccanica come per lo strato esterno carbonizzato.
In generale la perdita di capacità portante di un elemento
strutturale in legno è principalmente associabile alla riduzione
della sezione resistente. Inoltre si può anche affermare che la
velocità di carbonizzazione per il legno strutturale è in generale sufficientemente bassa e costante nel tempo.
In generale, dunque, la resistenza al fuoco di un elemento
strutturale in legno è una proprietà direttamente attribuibile
al materiale stesso che solo in alcuni casi estremi richiede l’utilizzo di materiali protettivi.
Per quanto riguarda la determinazione delle proprietà meccaniche del legno, l’eurocodice 1995-1-2 e la UNI 9504 propongo-
no due approcci differenti per la loro determinazione e si rimanda alla lettura integrale delle norme per la corretta determinazione dei valori necessari al calcolo. In questa sede non si
entra nel merito di definire se un metodo risulta migliore di un
altro, ma si sottolinea solamente di rispettare integralmente
quanto previsto dal singolo codice di calcolo.
Per quanto riguarda i metodi di calcolo, essi si basano fondamentalmente sulla determinazione della velocità di carbonizzazione.
La UNI 9504, oltre alle procedure per la determinazione dei valori caratteristici partendo da idonee prove sperimentali, riporta anche i seguenti valori tabulati (vedi figura 3).
Tali caratteristiche rappresentano la base di partenza per il calcolo della sezione efficace ridotta ed alla verifica della capacità
portante allo stato limite ultimo di collasso con il metodo semiprobabilistico agli stati limite nella sezione efficace ridotta
più sollecitata.
L’eurocodice EN 1995-1-2 suddivide il calcolo dello spessore di
carbonizzazione per strutture non protette e per strutture protette. Nel caso di strutture non protette il progettista, sotto alcune condizioni applicative specificate all’interno dell’eurocodice stesso, può procedere al calcolo utilizzando la procedura
ad “avanzamento monodimensionale” oppure ad “avanzamento nominale”.
Figura 3
Proprietà
Tipo di legno
massiccio
lamellare*
Resistenza a flessione
16,0 N/mm²
da 18 a 24 N/mm²
Resistenza a trazione parallela
10,0 N/mm²
da 15 a 19 N/mm²
Resistenza a trazione perpendicolare
0,3 N/mm²
0,4 N/mm²
Resistenza a compressione parallela
15,0 N/mm²
da 15 a 21 N/mm²
Resistenza a compressione perpendicolare
5,5 N/mm²
5,5 N/mm²
Resistenza a taglio
1,5 N/mm²
1,5 N/mm²
Modulo di elasticità flessionale
8000 N/mm²
da 9000 a N/mm²
10000
Modulo di elasticità tangenziale
500 N/mm²
500 N/mm²
Velocità di penetrazione della carbonizzazione
0,9 mm/min
0,7 mm/min
* La scelta dei valori di calcolo fra gli estremi dipende dalla garanzia di qualità del lamellare utilizzato.
41
Prima parte
Definizioni e metodi
Il calcolo dello spessore di legno carbonizzato avviene utilizzando le formule seguenti:
dchar,0 = `0 t
dchar,n
Dove:
.
dchar,0
. .
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
tt
.
t`0
.
= è lo spessore di legno carbonizzato di progetto per
carbonizzazione monodimensionale;
= è la velocità di carbonizzazione di progetto monodimensionale per l’esposizione all’incendio normalizzato;
= è il tempo di esposizione al fuoco.
tEchar,0
Dove:
tEchar,n
t`n
tt
.
.
.
dchar,n = `n t
= è lo spessore di legno carbonizzato nominale di
progetto, che include l’effetto di arrotondamento
dell’angolo;
= è la velocità di carbonizzazione nominale di
progetto;
= è il tempo di esposizione al fuoco.
Per la determinazione della velocità di carbonizzazione l’eurocodice riporta la tabella seguente:
`0
mm/min
`n
mm/min
legno lamellare con densità caratteristica ≥ 290 kg/m3
0,65
0,7
3
0,65
0,8
legno duro massiccio o lamellare con densità caratteristica ≥ 290 kg/m3
0,65
0,7
legno duro massiccio lamellare con densità caratteristica ≥ 450 kg/m3
0,50
0,55
0,65
0,7
0,9a
–
a
–
a
–
Tipologia e caratteristiche
a) Resinosi e faggio
legno massiccio con densità caratteristica ≥ 290 kg/m
b) Latifoglie
c) LVL
con densità caratteristica ≥ 480 kg/m3
d) Pannelli
pannelli di legno
compensato
pannelli a base legno diverso dal compensato
a
1,0
0,9
i valori si applicano a densità caratteristica di 450 kg/m3 e ad uno spessore del pannello di 20 mm; vedi 3.4.2(9) per altri spessori e densità.
42
Prima parte
Definizioni e metodi
Nel caso in cui l’elemento strutturale in legno sia protetto, l’eurocodice sottolinea che devono essere presi in considerazione i
seguenti aspetti:
t-BDBSCPOJ[[B[JPOFEFMMFHOPDPNJODJBDPOVODFSUPSJUBSEP
t-JOJ[JPEFMMBDBSCPOJ[[B[JPOFQVÀBWWFOJSFQSJNBEFMDPMMBTTP
del rivestimento protettivo;
t%PQPJMDPMMBTTPEFMQSPUFUUJWPMBWFMPDJU°EJDBSCPOJ[[B[JPOF
raggiunge valori superiori a quelli della norma fino all’istante
in cui lo spessore carbonizzato raggiunge il valore che avrebbe raggiunto qualora non fosse presente il protettivo;
t%PQPUBMFJTUBOUFMBWFMPDJU°EJDBSCPOJ[[B[JPOFBTTVNFJWB
lori caratteristici della specie del legno.
Per la determinazione di tutti i parametri caratteristici che servono a determinare le velocità di carbonizzazione e lo spessore
di legno carbonizzato per le varie fasi sopra descritte, si rimanda all’analisi dell’eurocodice. Per la determinazione dei valori
dei suddetti parametri, l’eurocodice fa riferimento a prove sperimentali descritte all’interno di norme armonizzate; in alternativa vengono fornite una serie di formule da applicare, che
risultano conservative rispetto ai dati sperimentali.
Di seguito si riportano i grafici rappresentativi delle proprietà
caratteristiche del legno tabulate all’interno dell’eurocodice, a
cui si rimanda per un approfondimento.
1. relazione tra elementi non protetti durante tutto il tempo
di esposizione al fuoco e la velocità di carbonizzazione
`n (o `0)
2. relazione tra elementi inizialmente protetti dopo la perdita di (di efficacia della) protezione dal fuoco:
2a. dopo che la protezione dal fuoco è caduta, l’inizio della
carbonizzazione e l’incremento della velocità di carbonizzazione
2b. dopo che lo spessore di legno carbonizzato supera i
25 mm, la velocità di carbonizzazione si riduce al valore
mostrato in tabella 3.1
1. relazione tra elementi non protetti durante tutto il tempo
di esposizione al fuoco per le velocità di carbonizzazione
indicate in tabella 3.1
3. relazione tra elementi inizialmente protetti con il tempo
di perdita di efficacia della protezione dal fuoco t f ed il limite di tempo ta inferiore di quello dato dall’espressione
(3.8b)
1. relazione tra elementi non protetti durante tutto il tempo
di esposizione al fuoco per velocità di carbonizzazione
`n (o `0)
2. relazione tra elementi inizialmente protetti quando la
carbonizzazione ha inizio, prima della perdita di efficacia
della protezione:
2a. la carbonizzazione inizia al minuto tch ad una velocità
ridotta quando il protettivo è ancora efficace
2b. dopo il collasso del protettivo inizia la carbonizzazione
ed incrementa la sua velocità
2c. dopo che la profondità di carbonizzazione supera i
25 mm, il tasso di carbonizzazione come indicato in
tabella 3.1
43
Prima parte
Definizioni e metodi
Per quanto riguarda i metodi di calcolo, come per i casi precedenti, la EN 1995-1-2, prevede metodi semplificati e metodi di
calcolo avanzati.
I metodi semplificati sostanzialmente sono quelli della sezione ridotta e quello della riduzione delle proprietà meccaniche.
Il metodo della sezione ridotta è quello forse più utilizzato e
consiste nel determinare in modo approssimato la sezione ridotta di un elemento monodimensionale e nell’effettuare le
verifiche strutturali su tale sezione attribuendole le proprietà
meccaniche a freddo. Nel calcolo della sezione resistente si tiene conto anche della zona interna di processo (o di pirolisi) che,
anche se non completamente degradata, si suppone non sia in
grado di assolvere ai compiti strutturali. La sezione resistente
viene dunque calcolata nel modo seguente:
In conclusione si ricorda che in una struttura di legno esposta
al fuoco un ruolo particolarmente importante è giocato dalle
connessioni tra gli elementi, che possono rappresentare un
punto vulnerabile delle strutture in caso d’incendio.
Data la complessità delle analisi, l’eurocodice, al quale si rimanda interamente, adotta un metodo di tipo prescrittivo introducendo particolari costruttivi che devono essere applicati
obbligatoriamente.
def = dchar,n + k0d0
Con:
d0 = 7 mm
tEchar,n
tL0
= si determina secondo l’espressione (3.2) o le regole
indicate in 3.4.3.
= è indicato in (2) e (3)
Definizione della sezione trasversale residua e della sezione
trasversale efficace dove:
1. superficie iniziale dell’elemento
2. limite della sezione trasversale residua
3. limite della sezione trasversale efficace
Variazione del coefficiente k0 per: elementi non protetti ed elementi protetti con tch<= a 20 minuti elementi
protetti con tch>= a 20 minuti
44
Prima parte
Definizioni e metodi
7
Resistenza al fuoco
Approccio prescrittivo: DM 09/03/2007
L’approccio prescrittivo nasce dall’esigenza di semplificare il
problema della valutazione del comportamento strutturale in
caso d’incendio e della compartimentazione antincendio di una costruzione. Con tale approccio il progettista segue delle
regole stabilite, in alcuni casi, a priori dal legislatore che ha eseguito l’analisi di rischio, garantendo un certo grado di sicurezza, senza però conoscere l’analisi che non traspare dalla lettura delle regole tecniche.
Il primo approccio prescrittivo era quello della vecchia Circolare 91 del 1961, che individuava 7 classi di resistenza al fuoco.
Essa prevedeva il calcolo della classe dell’edificio sulla base della determinazione del carico d’incendio del compartimento e
di un coefficiente riduttivo k che tenesse conto delle condizioni
reali dell’incendio nel compartimento, del piano o dell’intero edificio. Con la pubblicazione del DM 09 marzo 2007 alcune cose sono state variate, sia dal punto di vista del calcolo sia dal
punto di vista dell’approccio.
Si procede prima con il calcolo del valore nominale del carico
d’incendio specifico secondo la formula seguente:
n
ƙ gi Hi mi ƶi
i=1
qf =
A
[MJ/m2]
Dove:
qf
Hi
mi
si
A
= rappresenta la massa dell’i-esimo degli n materiali
combustibili in [kg]
= il potere calorifico inferiore dell’i-esimo materiale
combustibile in [MJ/kg]
= coefficiente che dipende dall’ efficienza della
combustione (in genere posto uguale a 1 a vantaggio
di sicurezza)
= coefficiente che dipende dalla eventuale presenza
di contenitori o protezioni che limitano il propagarsi
del fenomeno della combustione al materiale i-esimo
= superficie in pianta lorda del compartimento
Una volta calcolato il valore nominale del carico d’incendio si
passa alla determinazione del carico d’incendio specifico di
progetto attraverso la formula seguente:
qf,d = ƣ1 * ƣ2 * ƣn * qf
[MJ/m2]
Dove:
qf
= è il valore nominale del carico d’incendio specifico
b1
= coefficiente che tiene conto della dimensione del
compartimento
= coefficiente che tiene conto della natura dell’attività
b2
svolta nel compartimento
bn
= è un coefficiente somma di vari bi che tengono conto
della presenza di eventuali misure di protezione attiva
o passiva.
Non si entra nel dettaglio dei valori che possono essere attribuiti ai vari coefficienti, ma si rimanda alla lettura delle tabelle
presenti all’interno del decreto 9 marzo 2007, riportato in appendice.
All’interno del DM 9 marzo 2007 sono riportate le prestazioni
da richiedere ad una costruzione, in funzione degli obiettivi di
sicurezza; i livelli individuati sono i seguenti:
Livello 1: Nessun requisito specifico di resistenza al fuoco dove
le conseguenze della perdita dei requisiti stessi siano
accettabili o dove il rischio d’incendio sia trascurabile.
Livello 2: Mantenimento dei requisiti di resistenza al fuoco per
un periodo di tempo sufficiente all’evacuazione degli
occupanti in luogo sicuro all’esterno della costruzione.
Livello 3: Mantenimento dei requisiti di resistenza al fuoco per
un periodo congruo con la gestione dell’emergenza.
Livello 4: Requisiti di resistenza al fuoco tali da garantire, dopo
la fine dell’incendio, un limitato danneggiamento
della costruzione.
Livello 5: Requisiti di resistenza al fuoco tali da garantire, dopo
la fine dell’incendio, il mantenimento della totale
funzionalità della costruzione stessa.
All’interno del decreto si trovano, poi, le classi richieste in funzione del livello di prestazione. Nella prevenzione incendi la
maggior parte delle attività ricade all’interno del livello di prestazione 3 per il quale il decreto fornisce le classi di resistenza
al fuoco richieste in funzione del carico d’incendio specifico di
progetto. Per un approfondimento delle questioni sopra riportate e per la completa comprensione si rimanda alla lettura integrale del testo del decreto.
Il DM 9 marzo 2007 all’articolo 1 comma 1 definisce che “il presente decreto stabilisce i criteri per determinare le prestazioni
di resistenza al fuoco che devono possedere le costruzioni nelle
attività soggette al controllo del Corpo nazionale dei Vigili del
Fuoco, ad esclusione delle attività per le quali le prestazioni di
resistenza al fuoco sono espressamente stabilite da specifiche
regole tecniche di prevenzione incendi.”
Il DM del 16 febbraio 1982, a cui si affianca il DM 4 maggio
1998, riportano l’elenco delle attività soggette al controllo da
parte dei Vigili del Fuoco. Per alcune di esse sono successivamente state pubblicate le regole tecniche specifiche, che rappresentano una guida precisa delle misure da adottare e in
particolare per la resistenza al fuoco delle strutture e delle
compartimentazioni.
Di seguito si riporta l’elenco delle principali attività soggette
per le quali è stata pubblicata la specifica regola tecnica e l’elenco delle principali norme orizzontali, che quindi sono applicabili a tutte le attività per le quali è previsto il controllo da
parte dei Vigili del Fuoco ed il rilascio del Certificato di Prevenzione incendi.
45
Prima parte
Definizioni e metodi
Norme verticali
Prescrizioni specifiche valide per singole attività soggette a prevenzione incendi.
Nella tabella sottostante, oltre alle principali norme, sono riportate anche le disposizioni riguardanti la reazione e la resistenza al fuoco.
Tipo di attività
Norma prescrittiva
Reazione al fuoco
Reazione al fuoco
Elemento
Classe
Elemento
Classe
0
0
- Strutture
- Compartimentazioni
R/REI 60/90
REI 30/60/90/120/180
Autorimesse
DM 01/02/1986
Norme di sicurezza antincendi per la costruzione
e l’esercizio di autorimesse e simili
- Strutture
- Compartimentazioni
Abitazioni civili
DM 16/05/1987
Norme di sicurezza antincendi per gli edifici di
civile abitazione
- Passaggi comuni
0
- Rivestimenti di passaggi 0/1
comuni
- Strutture
- Compartimentazioni
R/REI secondo Circolare 91
REI 60/90/120
Metropolitane
DM 11/01/1988
Norme di prevenzione incendi nelle metropolitane
- Strutture
- Rivestimenti
0
0/1
- Strutture
- Compartimentazioni
R/REI 120
REI 60/90/120
Edifici storici
adibiti a musei,
gallerie etc.
DM 20/05/1992
Regolamento contenente norme di sicurezza
antincendio per gli edifici storici ed artistici destinati a musei, gallerie, esposizioni e mostre
- Rivestimenti
1
- Compartimentazioni di
depositi
REI 120
Scuole
DM 26/08/1992
Norme di prevenzione incendi nell’edilizia scolastica
- Atrii, corridoi, vie di fuga 1 (max 50%)
0 (il resto)
- Rivestimenti
1
- Strutture
R/REI 60/90
- Compartimentazioni
REI 60
Alberghi
DD.MM. 09/04/1994 e 06/10/2003
Approvazione della regola tecnica di prevenzione
incendi per la costruzione e l’esercizio delle attività ricettive turistico alberghiere
- Atrii, corridoi, vie di fuga 1 (max 50%)
0 (il resto)
- Rivestimenti, controsof- 1
fitti
0
- Condotte
- Strutture
- Compartimentazioni
R/REI 30/45/60/90/120
REI 30/45/60/90/120
Edifici storici
adibiti a biblioteche e archivi
DPR 30/06/1995
Regolamento concernente norme di sicurezza
antincendio per gli edifici di interesse storico-artistico destinati a biblioteche ed archivi
- Atrii, corridoi, scale
(materiali nuovi)
- Compartimentazione di REI 120
depositi
Impianti sportivi
DM 18/03/1996 e 06/06/2005
Norme di sicurezza per la costruzione e l’esercizio
di impianti sportivi
- Atrii, corridoi, vie di fuga 1 (max 50%)
0 (il resto)
- Rivestimenti, controsof- 1
fitti
- Strutture
R/REI secondo Circolare 91
- Compartimentazioni
REI 60/90
Impianti termici
a gas
DM 12/04/1996
Approvazione della regola tecnica di prevenzione
incendi per la progettazione, la costruzione e l’esercizio degli impianti termici alimentati da combustibili gassosi
- Pareti, cappe, strutture,
condotte
- Strutture
- Compartimentazioni
R/REI 30/60/120
REI 30/60/120
Locali di pubblico spettacolo
DM 19/08/1996
Approvazione della regola tecnica di prevenzione
incendi per la progettazione, costruzione ed esercizio dei locali di intrattenimento e di pubblico
spettacolo
- Atrii, corridoi, vie di fuga 1 (max 50%)
0 (il resto)
- Rivestimenti, controsof- 1
fitti
- Condotte
0
- Strutture
R 60/90/120
REI 60/90
REI 30/60/90
Strutture
sanitarie
DM 18/09/2002
Approvazione della regola tecnica di prevenzione
incendi per la progettazione, la costruzione e l’esercizio delle strutture sanitarie pubbliche e private
- Atrii, corridoi, vie di fuga 1 (max 50%)
0 (il resto)
- Rivestimenti, controsof- 1
fitti
- Condotte
0
- Strutture
R/REI 30/60/90/120
- Compartimentazioni
REI 30/60/90/120
- Vano corsa, locale
macchinario, cabina
ascensori antincendio
- Cabina ascensori non
antincendio
0
- Vano corsa, locale
macchinario
REI 60/90/120
DM 22/02/2006
Approvazione della regola tecnica di prevenzione
incendi per la progettazione, la costruzione e l’esercizio di edifici e/o locali destinati ad uffici
- Atrii, corridoi, disimpegni, scale, rampe
- Altri ambienti
1 (max 50%)
0 (il resto)
1
- Strutture
R/REI 30/60/90/120
- Compartimentazioni
EI 30/60/90/120
Impianti termici
a combustibili
liquidi
DM 28/04/2005
Approvazione della regola tecnica di prevenzione
incendi per la progettazione, la costruzione e l’esercizio degli impianti termici alimentati da combustibili liquidi
- Pareti, cappe, strutture,
condotte
0
- Strutture
- Compartimentazioni
R/REI 30/60/120
REI 30/60/120
Impianti termici
a gas
DM 12/04/1996
Approvazione della regola tecnica di prevenzione
incendi per impianti termici alimentati da combustibili gassosi
- Strutture
- Compartimentazioni
- Porte, cappe, condotte
0
0
0
- Strutture
- Compartimentazioni
- Strutture e disimpegno
- Porte
REI 60/120
REI 60/120
REI 30/120
REI 30/120
Ascensori
DM 15/09/2005
Approvazione della regola tecnica di prevenzione
incendi per i vani degli impianti di sollevamento
ubicati nelle attività soggette ai controlli di prevenzione incendi
Uffici
NOTA BENE:
46
Reazione al fuoco
Le nuove Euroclassi di reazione al fuoco per prodotti soggetti a Marcatura CE
accettate nelle attività soggette sono riportate nel DM 15/03/2007 (articoli
2 e 4): vedi Appendice.
0
0
- Compartimentazioni
1
Resistenza al fuoco
Laddove le prestazioni di resistenza al fuoco non sono espressamente stabilite
da specifiche regole tecniche, esse vanno determinate secondo i criteri stabiliti
dal DM 09/03/2007 (articolo 1): vedi Appendice.
Prima parte
Definizioni e metodi
Norme orizzontali
Prescrizioni a carattere generale valide per tutte le attività soggette a prevenzione incendi:
Circolare del Ministero dell’Interno 91 del
14/09/196
Norme di sicurezza per la protezione contro il fuoco dei fabbricati a struttura in acciaio destinati ad uso civile
DM 16/02/1982
Modificazioni del decreto ministeriale 27 settembre 1965, concernente la determinazione delle attività soggette alle
visite di prevenzione incendi
DPR 29/07/1982 n. 577
Approvazione del regolamento concernente l’espletamento dei servizi di prevenzione e di vigilanza antincendi
Circolare del Ministero dell’Interno 52 del
20/11/1982
DM 16/02/1982 e DPR 29/07/1982 – Chiarimenti
DM 30/11/1983
Termini, definizioni generali e simboli grafici di prevenzione incendi
Legge 07/12/1984 n. 818
Nullaosta provvisorio per le attività soggette ai controlli di prevenzione incendi, modifica degli articoli 2 e 3 della legge 4
marzo 1982, n. 66, e norme integrative dell’ordinamento del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco
DM 26/06/1984 e DM 03/09/200
Classificazione di reazione al fuoco ed omologazione dei materiali ai fini della prevenzione incendi
DM 14/01/1985
Attribuzione ad alcuni materiali della classe di reazione al fuoco 0 (zero) prevista dall’allegato A1.1 al decreto ministeriale 26 giugno 1984, «Classificazione di reazione al fuoco ed omologazione dei materiali ai fine della prevenzione incendi»
DM 25/03/1985
Procedure e requisiti per l’autorizzazione e l’iscrizione dei professionisti negli elenchi del Ministero dell’Interno di cui alla
legge 7 dicembre 1984, n. 818
DM 26/03/1985
Procedure e requisiti per l’autorizzazione e l’iscrizione di enti e laboratori negli elenchi del Ministero dell’Interno di cui
alla legge 7 dicembre 1984, n. 818
DM 06/03/1992
Norme tecniche e procedurali per la classificazione di reazione al fuoco ed omologazione dei prodotti vernicianti ignifughi applicati su materiali legnosi
DM 14/12/1993 e DM 21/06/2004
Norme tecniche e procedurali per la classificazione di resistenza al fuoco ed omologazione di porte ed altri elementi di
chiusura
DPR n. 37 12/01/1998
Regolamento recante disciplina dei procedimenti relativi alla prevenzione incendi, a norma dell’articolo 20 , comma 8,
della Legge 15/03/1997, n. 59
DM 04/05/1998
Disposizioni relative alle modalità di presentazione ed al contenuto delle domande per l’avvio dei procedimenti di prevenzione incendi, nonché all’uniformità dei connessi servizi resi dai Comandi provinciali dei vigili del fuoco
Lettera del Ministero dell’Interno
prot. n. P130/4101 sott. 72/E del
31/01/2001
Modelli di certificazioni e dichiarazioni da allegare alla domanda di sopralluogo ai fini del rilascio del C.P.I.
Lettera-Circolare del Ministero dell’Interno prot. n. DCPST/A5/283/FR del
16/01/2004
Controsoffitti per strutture resistenti al fuoco - Chiarimenti sull’impiego di controsoffitti certificati ai sensi della
Circolare M.I.S.A. del 14 settembre 1961 n. 9
Lettera-Circolare del Ministero dell’Interno prot. n. P559/4101 sott. 72/E.6 del
22/03/2004
Aggiornamento della modulistica di prevenzione incendi
DPR n. 200 10/06/2004
Regolamento recante modifiche al DPR 29/07/1982 n. 577
DM 10/03/2005
Classi di reazione al fuoco per i prodotti da costruzione da impiegarsi nelle opere per le quali è prescritto il requisito
della sicurezza in caso d'incendio.
DM 15/03/2005
Requisiti di reazione al fuoco dei prodotti da costruzione installati in attività disciplinate da specifiche disposizioni tecniche di prevenzione incendi in base al sistema di classificazione europeo
Lettera-Circolare del Ministero dell’Interno prot. CCPST n. 5714 del 04/07/2006
Disposizioni comunitarie riguardanti la sicurezza in caso d’incendio. Nota informativa sulla direttiva 89/106/CEE sui
“Prodotti da costruzione”. Indicazioni applicative
DM 16/02/2007
Classificazione di resistenza al fuoco di prodotti ed elementi costruttivi di opere da costruzione
DM 09/03/2007
Prestazioni di resistenza al fuoco delle costruzioni nelle attività soggette al controllo del Corpo nazionale dei vigili del
fuoco
DM 09/05/2007
Direttive per l’attuazione dell’approccio ingegneristico alla sicurezza antincendio
Lettera-Circolare del Ministero dell’Interno prot. n. 4921 del 17/07/2007
Direttive per l’attuazione dell’approccio ingegneristico alla sicurezza antincendio - DM 09/05/2007 - Primi indirizzi applicativi
Lettera-Circolare del Ministero dell’Interno prot. n. 1968 del 15/02/2008
Pareti di muratura portanti resistenti al fuoco
47
Prima parte
Definizioni e metodi
8
Resistenza al fuoco
Approccio prestazionale: DM 09/05/2007
L’approccio prestazionale prevede che il progettista si faccia
carico dell’analisi del rischio d’incendio e che preveda gli opportuni interventi atti a minimizzarlo e/o contrastarlo.
In particolare esso “richiede che venga eseguita una accurata
simulazione del tipo di incendio che ragionevolmente può prodursi nell’attività e valutare, attraverso le conoscenze tecniche
e scientifiche acquisite, i diversi eventi che esso è in grado di
provocare durante il suo sviluppo.
Una corretta esecuzione delle procedure di ingegneria della sicurezza antincendio prevede l’acquisizione da parte del tecnico
di dettagliate informazioni sulle caratteristiche dell’edificio a
rischio d’incendio, sulla tipologia e distribuzione nei locali delle
varie sostanze combustibili, sulle prestazioni dei vari impianti
in esso contenuti, nonché sul numero e suddivisione delle persone presenti nei vari ambienti; successivamente, dovranno
essere individuati, in modo quanto più verosimile, i peggiori
scenari d’incendio che possono realmente verificarsi nell’attività a rischio d’incendio e valutare le relative conseguenze.
Bisogna rilevare che l’applicazione del metodo prestazionale
non è immediata come quello prescrittivo, nel quale il rispetto
di determinate prescrizioni e l’interpretazione delle disposizioni di sicurezza risultano più semplici, poiché richiede particolari conoscenze da parte del tecnico” (A. La Malfa, Ingegneria
della Sicurezza Antincendio).
La differenza fondamentale tra i due approcci è la seguente:
nel caso del prescrittivo esistono delle regole tecniche da applicare, regole che nascono dall’analisi del rischio eseguita dal
normatore, mentre nel caso del prestazionale è il progettista
che esegue tale analisi valutando differenti scenari d’incendio,
individuando quelli più critici. Sulla base dei risultati ottenuti,
48
applicando i vari metodi di simulazione disponibili, quest’ultimo esegue la progettazione dell’opera.
Alcune recenti disposizioni legislative, che riguardano prevalentemente la sfera di competenza dei progettisti, contemplano la possibilità di utilizzare il metodo prestazionale:
DM 09/03/2007: Prestazioni di resistenza al fuoco delle costruzioni nelle attività soggette al controllo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
DM 09/05/2007: Direttive per l’attuazione dell’approccio ingegneristico alla sicurezza antincendio.
DM 09/03/2007 (in vigore dal 25/09/2007)
− Abrogazione della Circolare 91 del 14/09/1961
− Nuove definizioni del carico d’incendio
− Introduzione del criterio prestazionale invece del prescrittivo
per attività non normate e per quelle soggette a deroga
− Livelli di prestazione da richiedere alle costruzioni.
DM 09/05/2007 (in vigore dal 20/08/2007)
− Procedure alternative per la sicurezza antincendio in caso di
attività non normate o di deroghe
− Istituzione di un Osservatorio per l’approccio ingegneristico
alla sicurezza antincendio
− Definizioni specifiche per l’approccio ingegneristico
− Indicazioni per l’analisi preliminare e per quella quantitativa
− Documentazione da produrre.
Quest’ultimo decreto è stato già integrato dalla Lettera-Circolare prot. 4921 del 17/07/2007 (Primi indirizzi applicativi).
Prima parte
Definizioni e metodi
9
Riferimenti normativi
L’ISO (International Standard Organization) definisce come
norme: “specifiche tecniche, accessibili al pubblico, messe a
punto con la cooperazione ed il consenso o l’approvazione generale di tutte le parti interessate, fondate sui risultati congiunti della scienza, della tecnologia e dell’esperienza, mirati
al vantaggio ottimale della comunità nel suo insieme ed approvate da un organismo qualificato sul piano nazionale, regionale od internazionale”.
Per “norme volontarie” si intendono quelle disposizioni tecniche emanate da enti di normazione, in genere nazionali, come
in Italia l’UNI con sede a Milano, le quali hanno la caratteristica
peculiare di essere non obbligatorie (a meno che non vengano
poi recepite mediante atti legislativi), ma che comunque riflettono lo stato dell’arte per quanto riguarda lo specifico settore;
infatti aderiscono a tali enti (in Italia come all’estero), ministeri, industrie, associazioni, professionisti, laboratori, portando
ciascuno il proprio contributo di conoscenze ed esperienze
nell’emanazione di norme.
Nel campo della sicurezza in caso d’incendio, in ambito UNI le
norme vengono elaborate dalla Commissione Comportamento all’Incendio, la quale coordina vari Gruppi Lavoro specifici:
Resistenza all’Incendio, Reazione al Fuoco, Protezione Attiva,
Ingegneria della Sicurezza Antincendio, Pericoli di Tossicità in
caso d’Incendio.
Per “norme cogenti” (dette anche regole tecniche) si intendono
disposizioni legislative (leggi, decreti, etc.) nazionali che rendono obbligatorie talune prescrizioni inerenti attività soggette al
controllo da parte dell’autorità, che in Italia è il Ministero
dell’Interno, attraverso il Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del
Soccorso Pubblico e della Difesa Civile e, in particolare, la Direzione Centrale per la Prevenzione e la Sicurezza Tecnica.
Diamo di seguito un elenco (generale e non esaustivo) delle
principali norme volontarie riguardanti le problematiche connesse con la prevenzione incendi ed in generale con il comportamento al fuoco dei materiali.
Norme volontarie
ISO GUIDE 52
Glossary of fire terms and definitions
ISO 834-1
Fire-resistance tests-elements of building construction; Part 1: General requirements for fire-resistence testing
UNI 7677
Prove al fuoco; termini e definizioni
UNI 7678
Prove di resistenza al fuoco; elementi costruttivi
UNI 9177
Classificazione di reazione al fuoco dei materiali combustibili
UNI 9723
Resistenza al fuoco di porte ed altri elementi di chiusura; prove e criteri di classificazione
UNI 9502
Procedimento analitico per valutare la resistenza al fuoco degli elementi costruttivi di conglomerato cementizio armato, normale e precompresso
UNI 9503
Procedimento analitico per valutare la resistenza al fuoco degli elementi costruttivi in acciaio
UNI 9504
Procedimento analitico per valutare la resistenza al fuoco degli elementi costruttivi di legno
UNI 9796
Reazione al fuoco dei prodotti vernicianti ignifughi applicati su materiali legnosi; metodo di prova e classificazione
UNI EN 1991-1-2
Azioni sulle strutture esposte al fuoco
UNI EN 1992-1-2
Progettazione contro l’incendio delle strutture di calcestruzzo
UNI EN 1993-1-2
Progettazione contro l’incendio delle strutture di acciaio
UNI EN 1994-1-2
Progettazione contro l’incendio delle strutture miste acciaio calcestruzzo
UNI EN 1995-1-2
Progettazione contro l’incendio delle strutture di legno
UNI EN 1996-1-2
Progettazione contro l’incendio delle strutture di muratura
UNI EN 1999-1-2
Progettazione contro l’incendio delle strutture di alluminio
49
Prima parte
Definizioni e metodi
10
Direttiva europea 89/106/CEE sui prodotti da costruzione:
la marcatura CE
Il processo di integrazione fra i vari paesi membri dell’Unione
Europea, in atto da tempo (il Trattato di Roma risale al 1957),
ha subito negli ultimi anni una forte accelerazione. Senza addentrarci troppo nel macrocosmo della normazione comunitaria, ci si limiterà a citare ciò che concerne il settore d’interesse
di quest’opera, e cioè i prodotti da costruzione.
Al fine di garantire la libera circolazione di beni e servizi in questo fondamentale settore di attività, l’allora Consiglio delle Comunità Europee emanò alla fine degli anni ottanta la “Direttiva del 21/12/1988 relativa al ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati
membri concernenti i prodotti da costruzione (89/106/CEE)”.
Successivamente la 89/106 è stata lievemente modificata dalla “Direttiva 93/68/CEE del 22/07/1993”.
Si ricorda che una direttiva è una disposizione generale vincolante, a cui ogni paese deve adeguare il proprio ordinamento
legislativo. Nel caso specifico questa direttiva definisce i requisiti fondamentali a cui devono rispondere i prodotti da costruzione e cioè:
1. Resistenza meccanica e stabilità
2. Sicurezza in caso d’incendio
3. Igiene, salute e ambiente
4. Sicurezza nell’impiego
5. Protezione contro il rumore
6. Risparmio energetico e ritenzione di calore
Per la specifica definizione dei requisiti e le loro applicazioni, la
direttiva rimanda a successivi “Documenti interpretativi”.
In Italia la Direttiva “Prodotti da costruzione” è stata recepita
mediante il DPR n. 246 del 21/04/1993 “Regolamento di attuazione della direttiva 89/106/CEE relativa ai prodotti da costruzione” e dal DPR n. 499 del 10/12/1997 “Regolamento recante
norme di attuazione della direttiva 93/69/CEE per la parte che
modifica la direttiva 89/106/CEE in materia di prodotti da costruzione".
L’articolo 13 e l’Allegato III della direttiva dispongono l’applicazione della marcatura CE sui prodotti testati secondo metodologie di prova armonizzate; la marcatura CE garantisce che il
prodotto risponde a requisiti minimi comuni a tutta l’Unione
Europea, permettendone così la commercializzazione in tutto
il territorio dell’Unione.
Per quanto riguarda il requisito n. 2 in particolare, nel campo
della resistenza al fuoco e della reazione al fuoco, le norme sono state oggetto di studio e discussione nell’ambito del CEN
(Comitato Europeo di Normazione), in particolare nel TC 127 il
Comitato Tecnico che ha ricevuto dalla Commissione Europea
il mandato di elaborare e pubblicare le norme europee (EN) armonizzate, cioè realizzate con il contributo di tutti i paesi
membri, i quali sono poi tenuti a recepirle nei loro ordinamenti. Il CEN, costituito dai rappresentanti degli enti normatori nazionali, ha incontrato numerose difficoltà nel mettere a punto
metodi di prova e classificazione che tenessero conto delle esigenze di tutti i paesi membri; questi ultimi dovranno in futuro
abbandonare i propri metodi nazionali per adottare quelli europei. In Italia la normazione europea viene seguita dalla Commissione Comportamento all’Incendio dell’UNI, di concerto
con i rappresentanti del Ministero dell’Interno. Diamo di seguito l’elenco delle norme già approvate dal CEN/TC 127 ed in corso di pubblicazione (alcune sono anche state già recepite
dall’UNI).
Successivamente il Ministero dell’Interno rende cogenti e
quindi operative tali norme mediante propri decreti; nel settore della resistenza al fuoco ciò è avvenuto mediante il già citato DM 16/02/2007, in precedenza la norma UNI EN 1634-1
(porte tagliafuoco) è stata recepita mediante il DM
21/06/2004, mentre nel settore della reazione al fuoco i
DD.MM. 10/03/2005, 15/03/2005 e 25/10/2007 hanno disciplinato la materia per quei prodotti soggetti alla marcatura CE
in funzione della pubblicazione della norma di prodotto specifica.
Comportamento al fuoco
UNI EN ISO 13943
Sicurezza in caso di incendio - Vocabolario
Reazione al fuoco
50
UNI EN 13501-1
Classificazione al fuoco dei prodotti da costruzione – Parte 1: classificazione in base ai risultati delle prove di
reazione al fuoco
UNI EN ISO 1182
Prova di non combustibilità
UNI EN ISO 1716
Determinazione del potere calorifico
UNI EN 13823
Prodotti da costruzione eccetto i pavimenti esposti ad attacco termico da parte di un singolo oggetto che
brucia (SBI)
UNI EN ISO 11925-2
Prova di accendibilità con piccola fiamma
EN ISO 9239-1
Pavimenti – Determinazione del comportamento al fuoco usando una sorgente di calore radiante
UNI EN 13238
Procedure di condizionamento
Prima parte
Definizioni e metodi
Resistenza al fuoco
UNI EN 13501-2
Classificazione al fuoco dei prodotti da costruzione – Parte 2: classificazione in base ai risultati delle prove di
resistenza al fuoco esclusi i sistemi di ventilazione
UNI EN 13501-3
Classificazione al fuoco dei prodotti da costruzione – Parte 3: classificazione in base ai risultati delle prove di
resistenza al fuoco di prodotti ed elementi impiegati in impianti di fornitura servizi: condotte e serrande resistenti al fuoco
UNI EN 13501-4
Classificazione al fuoco dei prodotti da costruzione – Parte 3: classificazione in base ai risultati delle prove di
resistenza al fuoco di componenti dei sistemi di controllo del fumo
UNI EN 1363-1
Prove di resistenza al fuoco – Requisiti generali
UNI EN 1363-2
Prove di resistenza al fuoco – Procedure alternative e aggiuntive
UNI EN 1364-1
Elementi non portanti – Pareti
UNI EN 1364-2
Elementi non portanti – Soffitti
UNI EN 1365-1
Elementi portanti – Pareti
UNI EN 1365-2
Elementi portanti – Solai e tetti
UNI EN 1365-3
Elementi portanti – Travi
UNI EN 1365-4
Elementi portanti – Pilastri
UNI EN 1365-5
Elementi portanti – Balconi e passerelle
UNI EN 1366-1
Installazioni di servizio – Condotte di ventilazione
UNI EN 1366-2
Installazioni di servizio – Serrande tagliafuoco
UNI EN 1366-3
Installazioni di servizio – Sigillatura degli attraversamenti
UNI EN 1366-4
Installazioni di servizio – Sigillatura dei giunti lineari
UNI EN 1366-5
Installazioni di servizio – Condotte di servizio e cavedi
UNI EN 1366-6
Installazioni di servizio – Pavimenti sopraelevati e pavimenti cavi
UNI EN 1366-7
Installazioni di servizio – Nastri trasportatori e loro chiusure
UNI EN 1366-8
Installazioni di servizio – Condotte di estrazione fumo
UNI EN 1634-1
Porte ed altri elementi di chiusura
UNI EN 1634-3
Porte ed altri elementi di chiusura a tenuta di fumo
UNI CEN/TS 13381-1 Contributo alla resistenza al fuoco – Membrane protettive orizzontali
UNI ENV 13381-2
Contributo alla resistenza al fuoco – Membrane protettive verticali
UNI ENV 13381-3
Contributo alla resistenza al fuoco – Protezione applicata a elementi in calcestruzzo
UNI ENV 13381-4
Contributo alla resistenza al fuoco – Protezione applicata a elementi in acciaio
UNI ENV 13381-5
Contributo alla resistenza al fuoco – Protezione applicata ad elementi compositi di calcestruzzo/lastre profilate di acciaio
UNI ENV 13381-6
Contributo alla resistenza al fuoco – Protezione applicata a colonne cave di acciaio riempite con calcestruzzo
UNI ENV 13381-7
Contributo alla resistenza al fuoco – Protezione applicata ad elementi di legno
UNI EN 13381-8
Contributo alla resistenza al fuoco – Protezione reattiva applicata a elementi in acciaio
Per quanto riguarda le prove, esse vanno eseguite presso laboratori appartenenti all’elenco degli “Enti notificati” dell’Unione
Europea; i laboratori dovranno quindi essere notificati sia per
settore di attività (requisito 2), sia per ogni norma di prodotto
per la quale vorranno eseguire le prove.
In Italia è il Ministero dell’Interno che ha il compito di verificare che i laboratori siano idonei, e di comunicare a Bruxelles il
parere favorevole alla notifica.
51
Prima parte
Definizioni e metodi
Bisogna comunque tenere presente che, per applicare la procedura per la marcatura CE di un prodotto, non è sufficiente
che sia disponibile la norma di prova; infatti è necessario che
anche la norma specifica relativa a quel determinato prodotto
sia stata emanata dal CEN, e pubblicata sulla GUCE (Gazzetta
Ufficiale della Comunità Europea).
Per quanto riguarda i prodotti commercializzati dal gruppo
Gyproc Saint-Gobain, nella tabella sottostante riportiamo l’e-
lenco di alcune norme di prodotto e la data di inizio dell’obbligatorietà della marcatura CE; per le norme riguardanti i prodotti a base gesso il comitato tecnico che le ha elaborate è il
CEN/TC 241, la cui segreteria è di competenza dell’AFNOR, l’ente di normazione francese.
Vi sono altre norme allo studio ma al momento non sono ancora state emanate come EN, per cui non è possibile prevedere
i tempi di applicazione della marcatura CE.
Norme di prodotto ai fini della marcatura CE
Norma
Titolo
Inizio obbligo
marcatura CE
EN 998-1
Specifiche per malte per opere murarie – Parte 1: Malte per intonaci interni ed esterni
01/02/2005
EN 998-2
Specifiche per malte per opere murarie – Parte 2: Malte da muratura
01/02/2005
EN 13279
Leganti e intonaci a gesso
01/04/2007
EN 520
Lastre in gesso rivestito – Definizioni, requisiti e metodi di prova
01/03/2007
EN 14195
Componenti metallici dei telai per sistemi in lastre di gesso rivestito – Definizioni,
requisiti e metodi di prova
01/01/2007
EN 13963
Stucchi per giunti di lastre in gesso rivestito – Definizioni, requisiti e metodi di prova
01/03/2007
EN 14190
Prodotti di trasformazione secondaria di lastre di gesso rivestito
01/04/2007
EN 13950
Lastre di gesso rivestito accoppiate con pannelli isolanti termo-acustici
01/09/2007
EN 14496
Adesivi a base gesso per pannelli accoppiati termo-acustici e lastre di gesso rivestito
01/09/2007
EN 14246
Elementi in gesso per controsoffitti
01/04/2008
DIRETTIVA 89/106/CEE
· ·
MANDATI DELLA COMMISSIONE EUROPEA
CEN
CEN/TC 241
(Prodotti di gesso e a base di gesso)
CEN/TC 127
(Sicurezza in caso d’incendio in edilizia)
NORME DI PRODOTTO
NORME DI PROVA E CLASSIFICAZIONE
(reazione e resistenza al fuoco)
MARCATURA CE DEL PRODOTTO
MINISTERO DELL’INTERNO
DISPOSIZIONI LEGISLATIVE
52
Prima parte
Prescrizioni legislative
Prima parte
11
Prescrizioni legislative
Il certificato di prevenzione incendi (CPI)
Senza volerci addentrare troppo nella storia legislativa
della Prevenzione Incendi, si ritiene utile richiamare solo gli
strumenti normativi attualmente di principale interesse e di
immediata attuazione per gli operatori del settore.
L’istituzione del Certificato di Prevenzione Incendi (CPI) risale al
DPR n. 577 del 29/07/1982 “Approvazione del regolamento
concernente l'espletamento dei servizi di prevenzione e di vigilanza antincendi”, poi aggiornato mediante il DPR n. 200 del
10/06/2004 “Regolamento recante modifiche al DPR
29/07/1982 n. 577”.
Il DM 16/02/1982 “Modificazioni del decreto ministeriale 27
settembre 1965, concernente la determinazione delle attività
soggette alle visite di prevenzione incendi”, come il titolo fa
chiaramente intendere, riporta l’elenco di tutte le situazioni
(attività) per le quali è prevista la rispondenza a precise prescrizioni di sicurezza ai fini antincendio. In seguito a tale decreto,
nel corso degli anni sono stati pubblicati numerosi decreti contenenti le prescrizioni da osservare obbligatoriamente per ogni
tipologia di attività; l’elenco dei principali è riportato successivamente.
Il DM 04/05/1998, “Disposizioni relative alle modalità di
presentazione ed al contenuto delle domande per l’avvio dei
procedimenti di prevenzione incendi, nonché all’uniformità
dei connessi servizi resi dai Comandi provinciali dei vigili del
fuoco”, è il regolamento più recente che riassume tutte le
disposizioni precedenti relativamente agli adempimenti necessari per ottenere il Certificato di Prevenzione Incendi (CPI)
da parte del Comando dei Vigili del Fuoco competente per
territorio; sono previste cinque possibilità riportate nei primi
cinque articoli del decreto:
1. Domanda di parere di conformità sui progetti
2. Domanda di sopralluogo ai fini del rilascio del CPI
3. Dichiarazione di inizio attività
4. Domanda di rinnovo del CPI
5. Domanda di deroga
Attività soggette
Richiesta parere di conformità
Parere contrario
Parere favorevole
Nuova soluzione progettuale
Realizzazione delle opere
Richiesta sopralluogo
Esito positivo
Esito negativo
Rilascio CPI
Adeguamento dell'attività
a progetto e prescrizioni
Attività non subisce
modifiche
Attività subisce
modifiche
Rinnovo CPI
53
Prima parte
Prescrizioni legislative
Relativamente agli scopi di questa pubblicazione, ci si soffermerà solamente sugli aspetti più prettamente tecnici, e in particolare sulla documentazione tecnica da allegare alla domanda di cui al caso 2), riportata nell’Allegato II al DM 04/05/1998,
relativa ai materiali utilizzati che devono rispondere alle prescrizioni di reazione e resistenza al fuoco.
Tale documentazione è stata codificata in una modulistica
standard resa operativa mediante Lettera del Ministero dell’Interno prot. n. P130/4101 sott. 72/E del 31/01/2001, in seguito
aggiornata dalla Lettera-Circolare prot. n. P559/4101 sott.
72/E.6 del 22/03/2004 e infine con lettera circolare prot. n.
P515/4104 sott. 72/E.6 del 24/4/2008 che ha ulteriormente
aggiornato la modulistica allineandola alle disposizioni del DM
16/02/2007.
La lettera circolare del 24/04/2008 riguarda la modulistica da
allegare alla domanda di sopralluogo ai fini del rilascio del Certificato di Prevenzione Incendi (CPI). Ferme restando le prescrizioni previste dal DM 04/05/1998, ora i modelli da presentare
sono i seguenti:
t NPECERT.REI.-2008 - certificazione di resistenza al fuoco
di prodotti/elementi costruttivi in opera (con esclusione
delle porte e degli elementi di chiusura);
t NPEDICH.PROD.-2008 - Dichiarazione inerente i prodotti
impiegati ai fini della reazione al fuoco e della resistenza al
fuoco ed i dispositivi di apertura delle porte;
t NPEDICH.IMP.-2008 - dichiarazione di corretta installazione
e funzionamento dell’impianto (non ricadente nel campo di
applicazione del DM 22 gennaio 2008, n. 37);
t NPECERT.IMP.-2008 - certificazione di corretta installazione
e funzionamento dell’impianto.
Una volta classificato correttamente il prodotto da costruzione
è necessario attestare che il prodotto installato sia conforme
all’impiego previsto, sia in termini dei requisiti prescrittivi per
la costruzione, che in termini di corretta posa in opera; in particolare, nel caso della resistenza al fuoco, si deve classificare la
classe di resistenza al fuoco del prodotto in opera e dichiararne
la rispondenza alle specifiche riguardanti la corretta esecuzione o installazione.
La stessa cosa si può affermare per un prodotto marcato CE: la
marcatura attesta la conformità del prodotto ad essere immesso sul mercato e alla sua libera circolazione, ma è necessario che un professionista tecnico abilitato ne certifichi l’idoneità all’utilizzo specifico.
La lettera circolare del 2008 modifica sostanzialmente la modulistica da presentare per la richiesta del sopralluogo ai fini
54
del rilascio del CPI, semplificandola rispetto alla precedente,
ma soprattutto viene ampliato il concetto di certificazione: essa si riferisce infatti al prodotto/elemento in opera così come è
stato realizzato.
La resistenza al fuoco può essere valutata secondo uno dei tre
metodi di valutazione introdotti al capitolo 6, sperimentale, analitico e tabellare. Tali valutazioni saranno riportate all’interno di una relazione tecnica che servirà al professionista incaricato della certificazione finale per valutare che l’elemento in opera sia stato realizzato rispettando le condizioni riportate
all’interno della relazione tecnica stessa.
A questo punto il professionista compilerà in tutte le sue parti
il modello CERT.REI.2008, seguendo le indicazioni riportate
all’interno del modello stesso.
Dopo aver accertato che i prodotti impiegati in opera rispondono alle prestazioni richieste nel progetto approvato, analizzate le informazioni e le procedure fornite dal produttore e verificata la corretta posa in opera, il professionista, iscritto negli
elenchi del Ministero dell’Interno di cui alla legge 818/1984,
procede alla stesura del modello DICH.PROD.2008. Considerato che diversi sono i riferimenti normativi riferiti a differenti tipologie di prodotto (resistenza al fuoco, prodotti omologati,
prodotti con marcatura CE), la lettera circolare del 2008 individua i casi seguenti:
a) Prodotti omologati per i quali deve essere fornita la dichiarazione di conformità e la dichiarazione di corretta posa
in opera;
b) Prodotti marcati CE per i quali deve essere fornita la copia
dell’etichettatura (o dichiarazione di conformità CE o certificazione di conformità CE, redatte secondo le indicazioni
riportate in allegato alla norma armonizzata di riferimento),
documentazione di accompagnamento alla marcatura CE
(riportante le caratteristiche prestazionali e le particolari
condizioni per l’impiego del prodotto) e dichiarazione di corretta posa in opera;
c) Prodotti classificati per la reazione al fuoco non ricadenti
nei casi a) e b) per i quali deve essere fornita la copia del certificato di prova ai sensi dell’art. 10 del DM 26/6/1984 e
dichiarazione di corretta posa in opera;
d) Prodotti classificati per la resistenza al fuoco o che contribuiscono alla resistenza al fuoco di elementi strutturali non
ricadenti nei casi a) e b) per i quali sono richiesti il modulo
CERT.REI.2008 e la dichiarazione di corretta posa in opera.
La documentazione a supporto segnalata è svincolata da qualsiasi formato.
Prima parte
Prescrizioni legislative
Di seguito si riportano due tabelle riassuntive relative agli adempimenti per il professionista ed il produttore.
Tipo di valutazione
o classificazione
Certificazione di resistenza al fuoco del
prodotto/elemento costruttivo
Dichiarazione inerenti i prodotti impiegati ai fini della
reazione e della resistenza al fuoco ed i dispositivi di
apertura delle porte
Soggetto che produce
la certificazione
Riferimento normativo
Sperimentale
Professionista iscritto
Norme EN riportate nel
DM 16.02.2007, norme di
prodotto armonizzate e
fascicolo tecnico
Tabellare
Professionista
DM 16.02.2007 + dichiarazione del produttore del
protettivo di rivestimento
se presente
Analitica
Professionista iscritto
Eurocodici, norme UNI e
dichiarazione del produttore del protettivo di rivestimento se presente
Documento
Oggetto
Soggetto che produce
la dichiarazione
Riferimento normativo
Direttore dei lavori (o suo
assistente) iscritto ovvero
in mancanza professionista iscritto
DM 4.5.1998 e
Lett. Circ. P515/4104
del 24.04.2008
Firma di:
Professionista
Produttore
Installatore
Titolare attività
si
no
no
si
si
(direz. lavori)
no
no
si
Mod. CERT.REI.-2008.doc
Certificazione di resistenza al
fuoco di prodotti/elementi
costruttivi in opera
Mod. DICH.PROD.- 2008.
doc
Dichiarazione inerente i prodotti
impiegati ai fini della reazione e
della resistenza al fuoco ed i
dispositivi di apertura delle porte
Nessun modello prestabilito (predisposto
modello Gyproc)
Dichiarazione di corretta posa:
reazione al fuoco
no
no
si
no
Nessun modello prestabilito (predisposto
modello Gyproc)
Dichiarazione di corretta posa:
reazione al fuoco
no
no
si
no
Nessun modello prestabilito (consigliato DICH.
CONF.-2004)
Dichiarazione di conformità (reazione al fuoco) per prodotti omologati NON soggetti a marcatura
CE
no
si
no
no
Nessun modello prestabilito (predisposto
modello Gyproc)
Marcatura CE (ove esistente):
Euroclasse di reazione al fuoco
no
si
no
no
55
Prima parte
Prescrizioni legislative
12
Professionisti autorizzati: DM 25/03/1985
La Legge 07/12/1982 n. 818 già citata introduce anche la possibilità di avvalersi dell’opera di professionisti ai fini dell’approvazione tecnica di un’attività soggetta a norme di prevenzione
incendi; l’apposito DM 25/03/1985, “Procedure e requisiti per
l’autorizzazione e l’iscrizione dei professionisti negli elenchi
del Ministero dell’Interno di cui alla legge 7 dicembre 1984, n.
818”, definisce le modalità di autorizzazione di detti professionisti, i quali devono seguire appositi corsi di formazione organizzati dagli albi professionali di architetti, chimici, ingegneri,
geometri e periti industriali di concerto con gli organi del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Una volta ottenuta l’autorizzazione e l’iscrizione nell’elenco del Ministero, questi tecnici
possono redigere progetti ai fini dell’ottenimento del Certificato di Prevenzione Incendi.
Come si è già visto, ai sensi del DM 04/05/1998 “Disposizioni
relative alle modalità di presentazione ed al contenuto delle
domande per l’avvio dei procedimenti di prevenzione incendi,
nonché all’uniformità dei connessi servizi resi dai Comandi
provinciali dei vigili del fuoco”, un aspetto molto importante
dell’attività dei professionisti autorizzati, (i cui nominativi sono
periodicamente pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana), è quello di eseguire la certificazione di resi-
56
stenza al fuoco degli elementi costruttivi (modello CERT.
REI.2008.doc) sulla scorta di valutazioni di varia natura (sperimentale, tabellare, analitica, ulteriore).
La modulistica ministeriale, introdotta con Lettera del
28/04/2008, ha ulteriormente sottolineato l’importante ruolo
dei professionisti autorizzati, in quanto praticamente solo essi
possono redigere le valutazioni analitiche relative alla resistenza al fuoco degli elementi costruttivi, con tutti gli onori e
gli oneri che ciò comporta. D’altronde in molti casi la valutazione analitica è l’unica opzione possibile, in quanto spesso
non si hanno a disposizione prove di laboratorio o tabelle di elementi riconducibili a situazioni reali.
L’opera dei professionisti è quindi fondamentale, poiché essi,
oltre ad avere un ruolo riconosciuto da un punto di vista normativo, sono anche il punto di raccordo operativo (in cantiere)
tra l’ambito edile di progettazione ed esecuzione, e quello della
sicurezza in caso d’incendio: cultura normativa, competenza
tecnica e progettuale, conoscenza di materiali e sistemi antincendio, aggiornamento continuo, sono elementi fondamentali
per un professionista che opera nel settore della Prevenzione
Incendi.
Prima parte
Prescrizioni legislative
Glossario
Carico d’incendio
Potenziale termico netto della totalità dei materiali combustibili contenuti in uno spazio corretto in base ai parametri indicativi della partecipazione alla combustione dei singoli materiali. Il carico d’incendio è espresso in MJ; convenzionalmente 1 MJ è
assunto pari a 0,054 chilogrammi di legna equivalente.
Carico d’incendio
specifico
Carico d’incendio riferito all’unità di superficie lorda. È espresso in MJ/m2.
Carico d’incendio
specifico di progetto
Certificato di prova
Classe di reazione
al fuoco
Carico d’incendio specifico corretto in base ai parametri indicatori del rischio di incendio del compartimento e dei fattori relativi alle misure di protezione presenti. Esso costituisce la grandezza di riferimento per le valutazioni della resistenza al fuoco delle costruzioni.
Documento rilasciato da un laboratorio autorizzato dal Ministero dell’Interno riportante il risultato di una prova eseguita secondo metodologie previste dal Ministero stesso, a cui segue la relativa omologazione.
Grado di partecipazione di un materiale al fuoco a cui viene sottoposto.
Capacità di compartimentazione in caso
d’incendio
Attitudine di un elemento costruttivo a conservare, sotto l’azione del fuoco, oltre alla propria stabilità, un sufficiente isolamento termico ed una sufficiente tenuta ai fumi e ai gas caldi della combustione, nonché tutte le altre prestazioni se richieste.
Compartimento
antincendio
Parte della costruzione organizzata per rispondere alle esigenze della sicurezza in caso d’incendio e delimitata da elementi costruttivi idonei a garantire, sotto l’azione del fuoco e per un dato intervallo di tempo, la capacità di compartimentazione.
CPI (Certificato di
Prevenzione Incendi)
Attestazione da parte dei Vigili del Fuoco del rispetto delle prescrizioni previste dalla normativa di prevenzione degli incendi e
la sussistenza dei requisiti di sicurezza antincendio richiesti.
Dichiarazione di
conformità
Dichiarazione rilasciata dal produttore attestante che il materiale commercializzato è conforme al prototipo provato in laboratorio.
Incendio
Reazione chimica incontrollata tra combustibile, comburente e innesco che si sviluppa rapidamente e con emissione di calore.
Laboratorio
autorizzato
Laboratorio avente l’autorizzazione del Ministero dell’Interno ad eseguire prove di comportamento al fuoco dei materiali secondo metodologie di prova previste dal Ministero stesso.
Laboratorio
notificato
Laboratorio, con sede in uno degli stati membri dell’Unione Europea, avente la notifica da parte della Commissione UE per l’esecuzione di prove ai fini della marcatura CE, in riferimento alla Direttiva 89/106/CEE.
Omologazione
Potere calorifico
inferiore
Prevenzione incendi
Professionista
autorizzato
Rapporto di prova
Documento rilasciato dal Ministero dell’Interno comprovante l’autorizzazione alla riproduzione e commercializzazione di un
manufatto conformemente al prototipo provato in laboratorio.
Quantità di calore prodotta da un combustibile, quando questo brucia completamente.
Insieme dei provvedimenti destinati a ridurre la possibilità di insorgenza di un incendio e a limitarne le conseguenze.
Tecnico iscritto ad albo professionale, (ingegnere, architetto, chimico, geometra, perito industriale), autorizzato dal Ministero
dell’Interno, dopo apposito corso di formazione, a seguire le pratiche per il rilascio del Certificato di Prevenzione Incendi; in particolare a calcolare la resistenza al fuoco di un elemento per via analitica, e a verificare ed attestare la funzionalità degli impianti di spegnimento degli incendi.
Documento rilasciato da un laboratorio autorizzato dal Ministero dell’Interno riportante il risultato di una prova eseguita secondo metodologie previste dal Ministero stesso, ma senza successiva omologazione, in quanto non prevista.
Rapporto di
classificazione
Documento redatto in conformità alla 13501 parti 2, 3 e 4 da parte del laboratorio di prova che attesta, sulla base di uno o più
rapporti di prova, la classe del prodotto o dell’elemento costruttivo oggetto della prova. Esso contiene il campo di diretta applicazione dei risultati di prova.
Resistenza al fuoco
Attitudine di un elemento a conservare, per un dato tempo, la capacità portante (R), la tenuta (o integrità) ai gas caldi ed alle
fiamme (E), e l’isolamento termico (I), qualora sottoposto ad un programma termico definito. In caso di elemento di compartimentazione, si può definire come la capacità di opporsi alla propagazione di un incendio.
Bibliografia
- A. Amico, G. Amico, G. Bellomia, Carico d’incendio e resistenza al fuoco delle strutture, 2000, Dario Flaccovio Editore
- G. Biondo, Progettazione antincendio, 1992, BE-MA editrice
- BPB Italia S.p.A., Guida alla protezione al fuoco delle strutture, 2000
- BPB Italia S.p.A., Protezione Antincendio – Soluzioni tecniche per l’edilizia, 1999
- L. Corbo, Manuale di prevenzione incendi dell’edilizia e nell’industria, 1998, Il Sole 24 Ore Pirola
- A. La Malfa, Ingegneria della Sicurezza Antincendio, II edizione, 2004, Legislazione Tecnica
- A. La Malfa, Problemi pratici risolti di Sicurezza Antincendio, 2005, Legislazione Tecnica
- R. Lenzi, Resistenza al fuoco delle strutture, 2004, EPC Libri
- L. Ponticelli, M. Caciolai, Resistenza al fuoco delle costruzioni, 2008, UTET Scienze tecniche
- Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana
- Fondazione Promozione Acciaio – Ministero dell'Interno “Nomogramma”, 2006
57
Seconda parte
Prodotti e sistemi Gyproc Saint-Gobain
Seconda parte
Prodotti e sistemi
Gyproc Saint-Gobain
In caso d’incendio l’aumento della temperatura può generare una modifica
delle caratteristiche meccaniche dei materiali incombustibili, tale da provocare il collasso e innescare la combustione in quelli combustibili contribuendo
così alla propagazione del fuoco. Proteggersi contro l’incendio vuol dire quindi
attuare quelle misure che evitano o rallentano l’aumento di temperatura degli
elementi costruttivi e limitano l’estendersi dell’incendio. Gyproc Saint-Gobain
offre un’ampia gamma di lastre di gesso rivestito e di intonaci a base gesso che
assicurano un’ottima protezione degli edifici in caso di incendio grazie al comportamento tipico ed unico della componente gessosa in presenza del fuoco.
58
Seconda parte
Prodotti e sistemi Gyproc Saint-Gobain
1
Comportamento al fuoco del gesso
Il gesso (chimicamente un solfato di calcio biidrato:
Ca SO4 t 2 H2O) contiene circa il 21% di acqua di cristallizzazione ed il 79% di solfato di calcio (Ca SO4) che è inerte ad una
temperatura inferiore ai 1200 °C. Quando gli elementi di una
struttura, protetti con lastre di gesso rivestito o con un intonaco a base gesso sono esposti al fuoco, l’acqua di cristallizzazione si libera sotto forma di vapore; se viene mantenuta una
temperatura sufficientemente alta per un lungo periodo, tutta
l’acqua di cristallizzazione evapora attraverso un processo denominato “calcinazione del gesso”.
Questo processo è accompagnato da assorbimento di calore
con un effetto “raffreddante” sulla superficie esposta al fuoco.
È partendo da questa superficie che ha inizio il processo di calcinazione del gesso che procede gradualmente attraverso tutto lo spessore del gesso. Lo strato di gesso già “calcinato” (cotto) aderisce tenacemente allo strato sottostante non ancora
calcinato e ritarda il processo di disidratazione che si riduce
progressivamente a mano a mano che lo spessore della parte
già calcinata aumenta.
Mentre questo processo è in corso, la temperatura della superficie immediatamente dietro allo strato di gesso già disidratato
è prossima a quella di ebollizione dell’acqua (100 °C) e quindi
fino a quando tutta l’acqua di cristallizzazione non è evaporata, la temperatura della struttura protetta dal gesso non supera i 100 °C. Questa temperatura è ben al di sotto di quella a cui
la maggior parte dei materiali impiegati in edilizia e/o conservati negli edifici inizia la combustione, né è tale da modificare
le caratteristiche meccaniche.
Una volta che tutto lo strato di gesso è disidratato, il residuo
gessoso trasformato in solfato di calcio continua la sua azione
protettiva fino a quando mantiene la sua integrità. Le caratteristiche di protezione al fuoco proprie del gesso sono ulteriormente incrementate mediante l’aggiunta di additivi specifici
negli impasti quali la perlite, la vermiculite, e la fibra di vetro.
59
Seconda parte
Prodotti e sistemi Gyproc Saint-Gobain
2
I Prodotti Gyproc Saint-Gobain
Gyproc Saint-Gobain offre una vasta gamma di prodotti a base
gesso e di soluzioni certificate in grado di soddisfare numerose
esigenze di comportamento al fuoco di cui, di seguito, si riportano le principali caratteristiche.
Per quanto riguarda le lastre in gesso rivestito, le soluzioni
Gyproc Saint-Gobain presentano i nuovi nomi assegnati in
occasione del rebranding aziendale, in particolare:
t le lastre Gyproc Wallboard corrispondono alle vecchie PLACO BA / RIGIPS RB
t le lastre Gyproc Fireline corrispondono alle vecchie PLACO PPF / RIGIPS RF
t le lastre Gyproc Hydro corrispondono alle vecchie PLACO PPM / RIGIPS RBI
t le lastre Gyproc Lisaflam corrispondono alle vecchie LISAFLAM M0
Nelle pagine seguenti il simbolo (*) indicherà al lettore il riferimento alla lista sopracitata, in modo tale da trovare la perfetta corrispondenza tra le nuove e le vecchie denominazioni di prodotto.
Lastre di gesso
Lastra Standard*
La lastra di gesso rivestito Gyproc Wallboard presenta le caratteristiche funzionali intrinseche tipiche dei prodotti a base di
gesso rivestito.
La lastra di gesso rivestito Gyproc Lisaplac si contraddistingue
per il rivestimento esterno, costituito non da carta normale,
ma da carta a bassissimo potere calorifico che conferisce alla
lastra un comportamento di reazione al fuoco in classe A1.
Le soluzioni tecniche realizzabili mediante l’utilizzo di queste
lastre sono in grado di soddisfare un’ampia gamma di esigenze
progettuali relative alla resistenza al fuoco. In merito alla reazione al fuoco si distinguono le seguenti tipologie di prodotto.
Tipo di lastra
Spessore
mm
Peso indicativo
kg/m2
Euroclasse
UNI EN 13501-1
Reazione al fuoco
DM 26/06/1984
Gyproc Flex 6
6
5,4
A2-s1,d0
1
Gyproc Wallboard 10
9,5
7,3
A2-s1,d0
1
Gyproc Wallboard 13
12,5
9,2
A2-s1,d0
1
Gyproc Wallboard 15
15
11,9
A2-s1,d0
1
Gyproc Wallboard 18
18
13,7
A2-s1,d0
1
Gyproc Lisaplac 13
12,5
9,7
A1
0
Gyproc Lisaplac 18
18
14,9
A1
0
Lastra Antincendio*
La lastra di gesso rivestito Gyproc Fireline ha elevate caratteristiche funzionali di comportamento al fuoco grazie alla presenza, nel nucleo di gesso, di additivi come la fibra di vetro e la
vermiculite che ne migliorano la coesione alle alte temperatu-
60
re, consentendo quindi il raggiungimento di prestazioni migliori. La lastra di gesso rivestito Gyproc Lisaflam si contraddistingue dalla Fireline per il rivestimento esterno, costituito non
da carta normale, ma da carta a bassissimo potere calorifico
Seconda parte
Prodotti e sistemi Gyproc Saint-Gobain
che conferisce alla lastra un comportamento di reazione al
fuoco in classe A1.
Le soluzioni tecniche realizzabili mediante l’utilizzo di queste
Tipo di lastra
lastre sono in grado di soddisfare un’ampia gamma di esigenze
progettuali relative alla resistenza al fuoco. In merito alla reazione al fuoco si distinguono le seguenti tipologie di prodotto.
Spessore
mm
Peso indicativo
kg/m2
Euroclasse
UNI EN 13501-1
Classe
DM 26/06/1984
Gyproc Fireline 13
12,5
10,1
A2-s1,d0
1
Gyproc Fireline 15
15
12,7
A2-s1,d0
1
Gyproc Fireline 20
20
18
A2-s1,d0
1
Gyproc Lisaflam 13
12,5
10,5
A1
0
Gyproc Lisaflam 15
15
13,3
A1
0
Lastra di gesso fibrorinforzato
Gyproc Glasroc F è una lastra di tipo speciale in gesso rinforzato con rete in fibra di vetro sulla superficie e con incrementata
Tipo di lastra
coesione del nucleo ad alta temperatura additivato con fibre di
vetro.
Spessore
mm
Norma di
prodotto
Peso indicativo
kg/m2
Euroclasse
UNI EN 13501-1
Classe
DM 26/06/1984
Gyproc Glasroc F 6
6
EN 15283-1
7,5
A1
0
Gyproc Glasroc F 10
10
EN 15283-1
10,4
A1
0
Gyproc Glasroc F 13
12,5
EN 15283-1
12,2
A1
0
Gyproc Glasroc F 15
15
EN 15283-1
14,6
A1
0
Gyproc Glasroc F 20
20
EN 15283-1
18,9
A1
0
Gyproc Glasroc F 25
25
EN 15283-1
23,6
A1
0
Lastra di gesso fibrato
La lastra Gyproc Rigidur è costituita da un impasto di gesso, fibre di cellulosa, additivi minerali.
La lastra Gyproc Rigidur H è costituita da un impasto di gesso,
Tipo di lastra
fibre di cellulosa, additivi minerali e idrofuganti: si caratterizza
per una elevata densità e maggiore resistenza all’acqua.
Spessore
mm
Norma di
prodotto
Peso indicativo
kg/m2
Euroclasse
UNI EN 13501-1
Classe
DM 26/06/1984
Gyproc Rigidur L
10
EN 15283-2
10
A1
0
Gyproc Rigidur H 10
10
EN 15283-2
12
A1
0
Gyproc Rigidur H 13
12,5
EN 15283-2
15
A1
0
Gyproc Rigidur H 15
15
EN 15283-2
18
A1
0
Gyproc Rigidur H 18
18
EN 15283-2
22
A1
0
61
Seconda parte
Prodotti e sistemi Gyproc Saint-Gobain
Pannelli per controsoffitti
I pannelli per controsoffitti sono prodotti idonei per la realizzazione di controsoffitti modulari o continui. L’ampia gamma
Gyproc Saint-Gobain offre la possibilità di scegliere tra diverse
Casoprano
tipologie di prodotto, che si differenziano tra loro in virtù della
differente natura dei materiali che li compongono e delle prestazioni richieste.
Casoprano è un pannello modulare costituito da un’anima in gesso additivato, rivestito su entrambe le facce da speciale materiale cellulosico ad alta resistenza meccanica e prefinito sul lato a vista.
Decogips
Decogips è un pannello modulare costituito da gesso alleggerito, ed è caratterizzato da un eccellente comportamento
al fuoco; permette di realizzare controsoffitti con un ottimo livello di isolamento acustico tra i locali.
Gyptone
Gyptone è disponibile sia come pannello, sia come lastra, ed è costituito da un’anima in gesso additivato, rivestito su
entrambe le facce da speciale materiale cellulosico ad alta resistenza meccanica; vi è anche la versione col lato a vista
prefinito.
Rigitone Air
Rigitone Air è disponibile sia come pannello, sia come lastra, ed è costituito da un’anima in gesso additivato, rivestito
su entrambe le facce da speciale materiale cellulosico ad alta resistenza meccanica; si caratterizza per diversi tipi di
perforazione e di decoro.
Gyprex
Gyprex è disponibile in pannelli, ed è costituito da un’anima in gesso additivato, rivestito su entrambe le facce da speciale materiale cellulosico ad alta resistenza meccanica e prefinito sulla faccia a vista mediante una pellicola di vinile.
Coratone
Coratone è un pannello modulare costituito da gesso rivestito, ricoperto da carta decorativa di alta qualità con diverse
finiture, combinando l’aspetto estetico del legno e le prestazioni di assorbimento acustico.
Tipo di controsoffitto
Spessore
mm
Norma di
prodotto
Peso indicativo
kg/m2
Euroclasse
UNI EN 13501-1
Classe
DM 26/06/1984
GYPTONE BIG
6,5/12,5
EN 14190
4,8/7,5/8/8,5
A2-s1,d0
1
RIGITONE AIR
12,5
EN 14190
7,5/9,5/10
A2-s1,d0
1
GYPTONE (pannelli)
12,5
EN 14190
8/9
A2-s1,d0
1
8
EN 14190
6,8
B-s1,d0
1
CASOPRANO (pannelli)
8/9,5
EN 14190
7,5/7,8
A2-s2,d0
1
GYPREX (pannelli)
8/9,5
EN 14190
6,8/8
B-s1,d0
1
15/19/28
EN 14246
9,5/10/13,5/18
A1
0
CORATONE (pannelli)
DECOGIPS (pannelli)
62
Seconda parte
Prodotti e sistemi Gyproc Saint-Gobain
Intonaci
Gli intonaci premiscelati Igniver (specifico per l’applicazione su
strutture metalliche, in c.a. e c.a.p.), Sigmatic Ignifugo M 120,
Surmix, Intonaco Pronto, Speslith, Monocote e IPM 70 PLUS
(solitamente usati su muratura) si caratterizzano tutti per la
presenza come legante del gesso (o suoi derivati) nell’impasto,
e vermiculite o perlite come inerte leggero isolante: ciò permette di ottenere alte prestazioni dal punto di vista della resistenza al fuoco.
Denominazione
intonaco
Composizione
Legante/Inerti
Tipo di
applicazione
Igniver
Leganti speciali/
Vermiculite
IPM 70 PLUS
Anidrene/Perlite
A questi intonaci in vermiculite o perlite si aggiunge anche l’Into Alfa che utilizza inerti calcarei e che offre anch’esso alte prestazioni di resistenza al fuoco, come testimoniato dal rapporto
di prova ottenuto.
Per quanto riguarda la reazione al fuoco, essi sono tutti incombustibili, e quindi in Euroclasse A1 secondo la norma europea
UNI EN 13501-1, la quale corrisponde alla classe 0, ai sensi del
DM 14/01/1985.
Peso specifico in
sacco: kg/m3
Peso specifico in
opera: kg/m3
Resa teorica spessore
1 cm: kg/m2
Meccanica
300
400
4,0
Meccanica o
Manuale
700
1000
10,0
Sigmatic Ignifugo M 120 Gesso emidrato/
Vermiculite e Perlite
Meccanica o
Manuale
750
900
8,5
Intonaco Pronto
Anidrene/
Vermiculite e Perlite
Manuale
620
1000
10,0
Surmix
Anidrene/
Perlite e calcarei
Meccanica o
Manuale
800
950
9,5
Into Alfa
Aerei e idraulici/
calcarei
Meccanica o
Manuale
1000
1250
13,0
Spes-lith
Gesso/Perlite
Manuale
650
850
8,0
Monocote Light
Anidrene/Perlite
Meccanica o
Manuale
650
850
8,0
63
Seconda parte
Prodotti e sistemi Gyproc Saint-Gobain
3
Reazione al fuoco dei prodotti Gyproc Saint-Gobain
Quadri sinottici della reazione al fuoco
Nel prospetto seguente sono elencate le lastre di gesso rivestito, i pannelli per controsoffitto e gli intonaci premiscelati con
la relativa classe di reazione al fuoco determinata secondo
la norma europea UNI EN 13501-1, ovvero secondo il DM
26/06/1984 e DM 03/09/2001, oppure ai sensi del DM 14 gennaio 1985.
I prodotti Gyproc Saint-Gobain sono stati sottoposti alle prove
di qualifica previste all’interno dello specifico standard di pro-
Denominazione
dotto per la marcatura CE, che ne hanno verificato le prestazioni riportate all’interno della marcatura e consente, quindi,
la commercializzazione all’interno dell'Unione Europea.
Spessori
Norma di
prodotto
Tipo di
lastra
Euroclasse
UNI EN 13501-1
Classe
DM 26/06/1984
10, 13, 15, 18
EN 520
A
A2-s1,d0
1
6
EN 520
A
A2-s1,d0
1
Gyproc Lisaplac
13, 18
EN 520
A
A1
0
Gyproc Fireline
13, 15, 20
EN 520
F
A2-s1,d0
1
Gyproc Lisaflam
13, 15
EN 520
F
A1
0
Gyproc Hydro
13, 15
EN 520
H2
A2-s1,d0
1
Gyproc Hydro/fire
13, 15
EN 520
FH2
A2-s1,d0
1
6, 10, 13, 15, 20, 25
EN 15283-1
GM-F-H2
A1
0
Gyproc Habito Active Air
13, 15
EN 520
DI
A2-s1,d0
1
Gyproc Habito Hydro Active Air
13, 15
EN 520
D I H1
A2-s1,d0
1
10, 13, 15, 18
EN 15283-2
GF-C1-I-W2
A1
0
13, 15
EN 15283-2
GF-C1-I-W2
A1
0
Gyproc Rigidur
10
EN 15283-2
GF-C1-W2
A1
0
Gyproc Rigidur AK
13
EN 15283-2
GF-C1-W2
A1
0
Gyproc Rigidur VK
13
EN 15283-2
GF-C1-W2
A1
0
Gyproc Rigidur H sd
13
EN 15283-2
GF-C1-W2
A1
0
10, 13
EN 15283-2
GF-C1-W2
A1
0
Gyproc Rigidur M AK
13
EN 15283-2
GF-C1-W2
A1
0
Gyproc Aquaroc
13
EN 12467
//
A2-s1,d0
1
Lastre gesso rivestito
Gyproc Wallboard
Gyproc Flex
Altri tipi di lastre
Gyproc Glasroc F
Gyproc Rigidur H
Gyproc Rigidur H AK
Gyproc Rigidur M
64
Seconda parte
Prodotti e sistemi Gyproc Saint-Gobain
Denominazione
Spessori
Norma di
prodotto
Euroclasse
UNI EN 13501-1
Classe
DM 26/06/1984
Decogips
15/19/28
EN 14246
A1
0
Gyptone
12,5
EN 14190
A2-s1,d0
1
Coratone
8
EN 14190
B-s1,d0
0
Casoprano
8/9,5
EN 14190
A2-s2,d0
1
Gyprex
8/9,5
EN 14190
B-s1,d0
0
Pannelli
Denominazione
Norma di
prodotto
Tipo di
intonaco
Euroclasse
UNI EN 13501-1
Classe
DM 14/01/1985
B1-C5/50/2
A1
0
Intonaco normale (DM 16/02/2007)
Into alfa
EN 13279-1
Intonaco antincendio (DM 16/02/2007)
Sigmatic ignifugo M120
EN 13279-1
C5/20
A1
0
IPM 70 Plus
EN 13279-1
B4/50/2
A1
0
Pronto grezzo
EN 13279-1
B4/20/2
A1
0
Spes-lith
EN 13279-1
B4/50/2
A1
0
Surmix
EN 13279-1
B4-C5/50/2
A1
0
Monocote light
EN 13279-1
B4/50/2
A1
0
C5/20
A1
0
Intonaco antincendio leggero (DM 16/02/2007)
Igniver
EN 13279-1
65
Seconda parte
Prodotti e sistemi Gyproc Saint-Gobain
4
Fumi e gas: caratteristiche dei prodotti
Gyproc Saint-Gobain
Nonostante le norme di Prevenzione Incendi non prevedano alcuna analisi circa le emissioni dei materiali sottoposti a incendio Gyproc Saint-Gobain ha ritenuto opportuno verificare il
comportamento dei prodotti solitamente più utilizzati nel
campo della protezione passiva dal fuoco.
Sono state quindi realizzate due ricerche in collaborazione col
laboratorio LA.P.I. di Prato, col quale si è convenuto di eseguire
le prove non solo secondo la norma francese AFNOR NF X 70100 (specifica per il settore delle carrozze ferroviarie), ma anche con prove aggiuntive secondo ISO 5659-2 (specifica per il
settore navale).
Inoltre le prove sono state realizzate a diverse temperature per
simulare differenti situazioni d’incendio, e cioè la fase precedente al flash-over e quella post flash-over: sono state quindi
eseguite prove con attacchi termici a 400 °C e 25 kW/m² e a
Prodotto
800 °C e 75 kW/m².
Infine si è utilizzata la norma AFNOR NF 16-101 per dare una
classificazione ai materiali, tenendo comunque presente che la
ricerca si è svolta in condizioni più severe rispetto a quanto
previsto dalla norma stessa, la quale prevede 6 classi di fumo:
F0 (la migliore), F1, F2, F3, F4, F5 (la peggiore).
Sono state eseguite prove sull’intonaco Igniver e sui principali
tipi di lastre di gesso rivestito.
I risulati sono riportati nella tabella sottostante.
Va sottolineato il fatto che l’intonaco Igniver non ha difficoltà a
raggiungere la classe migliore in tutte le condizioni d’incendio,
mentre per le lastre la classificazione nella fase di post flash-over dipende dalla presenza di carta sulla propria superficie che
produce una superiore quantità di fumo.
Classe di fumo
pre flash-over
Classe di fumo
post flash-over
Intonaco Igniver
F0
F0
Lastra Gyproc Wallboard*
F0
F1
Lastra Gyproc Fireline*
F0
F1
Lastra Gyproc Hydro*
F0
F1
Lastra Gyproc Lisaflam M0*
F0
F1
*tali prodotti presentano le nuove denominazioni assegnate in occasione del rebranding aziendale di Gyproc Saint-Gobain, in particolare:
t le lastre Gyproc Wallboard corrispondono alle vecchie Placo BA/Rigips RB;
t le lastre Gyproc Fireline corrispondono alle vecchie Placo PPF/Rigips RF;
t le lastre Gyproc Hydro corrispondono alle vecchie Placo PPM/Rigips RBI;
t le lastre Gyproc Lisaflam corrispondono alle vecchie Lisaflam M0.
66
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Terza parte
Resistenza al fuoco
delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Prove di laboratorio
Regime transitorio
La Gyproc Saint-Gobain ha testato in laboratorio numerosi sistemi costruttivi e protettivi, che sono riportati nelle pagine seguenti. Le prove attualmente disponibili sono state eseguite
secondo i criteri previsti dall’Allegato A del DM 16/02/2007,
seguendo la specifica norma UNI EN o prEN o ENV prevista per
ciascun elemento costruttivo.
Nella guida compaiono anche gli ultimi rapporti di prova eseguiti secondo la Circolare 91 del 1961, che possono ancora essere utilizzati all’interno del periodo transitorio come di seguito specificato.
Si ricorda che, a seconda del campione in prova e delle esigenze
costruttive, la prova può essere condotta con o senza applicazione di carico; tale tipo di informazione si può ricavare sia dalla differente classificazione che dalla lettura del rapporto di
classificazione e/o del rapporto di prova.
Prima di affrontare le soluzioni sperimentali si forniscono le indicazioni sulle modalità di gestione dei documenti nel periodo
transitorio.
Il Decreto del 16 febbraio 2007 all’Art. 5 stabilisce i seguenti
periodi di validità per i rapporti di prova emessi secondo la Circolare 91 del 1961:
t3BQQPSUJFNFTTJFOUSPJMGJOPBMTFUUFNCSF
2008
t3BQQPSUJFNFTTJEBMBMGJOPBM
25 settembre 2010
t 3BQQPSUJFNFTTJEBMGJOPBMTFUUFNCSF
All’allegato C (classificazione in base ai risultati di calcoli) stabilisce la possibilità di utilizzare sia gli eurocodici che le norme
UNI nazionali fino alla pubblicazione delle Appendici Nazionali degli eurocodici stessi. Per quanto riguarda l’impiego dei parametri termo fisici dei sistemi protettivi al variare della temperatura, possono essere utilizzati i valori derivanti da opportune prove sperimentali oppure, in alternativa e fino al 25 settembre 2010, i valori tabulati all’interno delle UNI 9502, 9503
e 9504.
All’allegato D (classificazione in base al confronto con tabelle)
la sola limitazione prevista è relativa alle tabelle D.7 (Travi, tiranti e colonne in acciaio) il cui utilizzo è consentito fino al 25
settembre 2010.
A modificare parzialmente quanto sopra riportato sono state
pubblicate due lettere circolari, la prima del 31/03/2010 protocollo n. 0005642 e la seconda del 04/04/2011 protocollo n.
0004845, che stabiliscono che i rapporti di prova, i parametri
termo fisici dei sistemi protettivi tabulati nelle UNI e le tabelle
al punto D.7 del D.M. 16/02/2007 possono ancora essere utilizzati esclusivamente per le costruzioni il cui progetto sia stato
presentato al competente Comando Provinciale dei Vigili del
Fuoco prima delle date sopra riportate di fine validità.
67
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Prove su elementi costruttivi
Si ricorda che con l’introduzione del sistema di prova e classificazione europeo, ora il laboratorio emette due differenti documenti: il rapporto di prova ed il rapporto di classificazione; inoltre il DM 16/02/2007 introduce, i concetti di “campo di applicazione diretta” e “campo di applicazione estesa” e prevede
che il produttore predisponga, in caso di variazioni non previste dal campo di applicazione diretta, un fascicolo tecnico approvato dal laboratorio che ha emesso il rapporto di classificazione. Per un approfondimento sull’argomento si rimanda il
lettore al sesto capitolo nella prima parte della Guida.
I metodi di prova e classificazione previsti dal DM 16/02/2007
(Allegato A) hanno portato sensibili cambiamenti rispetto a
quelli della Circolare 91. Tali metodologie consentono la determinazione dei requisiti di resistenza al fuoco di prodotti o elementi costruttivi, seguendo rigorosi protocolli effettuati presso
laboratori autorizzati, sotto specifiche condizioni di esposizione e attraverso il rispetto di misurabili criteri prestazionali.
Gli attacchi termici di riferimento per l’esecuzione, i simboli, le
norme di prova e i criteri di classificazione di resistenza al fuoco sono contenuti nelle norme EN 13501-2, EN 13501-3, EN
13501-4 e 13501-5. Le specifiche dei forni sperimentali, delle
attrezzature, degli strumenti di misura e di acquisizione, i criteri prestazionali, le procedure di campionamento, conservazione, condizionamento, invecchiamento, installazione e le modalità di stesura del rapporto di prova sono indicate nelle norme
EN richiamate dalle parti 2, 3 e 4 della EN 13501 nello specifico:
Un discorso a parte meritano le prove della serie EN 13381
t UNI EN 1363-1 requisiti generali
t la serie UNI EN 1364 per gli elementi non portanti
t la serie UNI EN 1365 per gli elementi portanti
t UNI EN 1634-1 per le porte e altri elementi di chiusura
“Metodi di prova per la determinazione del contributo alla resistenza al fuoco di elementi strutturali”: come dice il titolo, esse
hanno lo scopo di determinare lo spessore del materiale protettivo al fine di ottenere una determinata resistenza al fuoco.
Il risultato di tali prove non è quindi una vera e propria classificazione dell’elemento, bensì una procedura (assessment) per
la determinazione degli spessori necessari in funzione del tipo
di elemento costruttivo da proteggere.
68
In particolare la serie sopra citata si suddivide, a seconda della
tipologia di struttura da proteggere, in:
t UNI CEN/TS 13381-1 membrane protettive orizzontali
t UNI ENV 13381-2 membrane protettive verticali
t UNI ENV 13381-3 protezione applicata ad elementi
in calcestruzzo
t UNI ENV 13381-4 protezione applicata ad elementi
in acciaio
t UNI ENV 13381-5 protezione applicata ad elementi
in compositi di calcestruzzo/lastre profilate in acciaio.
tUNI ENV 13381-6:2002 Metodi di prova per il contribu-
to della resistenza al fuoco di elementi strutturali: protezione applicata a colonne cave di acciaio riempite
con calcestruzzo
tUNI ENV 13381-7:2002 Metodi di prova per il contributo della resistenza al fuoco di elementi strutturali: protezione applicata ad elementi di legno
tUNI EN 13381-8:2010 Metodi di prova per il contributo
della resistenza al fuoco di elementi strutturali Parte 8:
protettivi reattivi applicati ad elementi di acciaio.
L’utilizzo delle metodologie fin qui esposte è obbligatorio in Italia a partire dal 25/09/2007, il periodo che va da tale data ai
cinque anni successivi è detto “di transizione”, proprio perché
in tale lasso di tempo le due metodologie possono coesistere.
A tal proposito, la Guida ospita entrambe le possibilità e quindi
i nuovi rapporti di prova saranno affiancati da quelli effettuati
secondo l’ormai abrogata Circolare 91, che scadranno il
25/09/2012, data che segna il termine del periodo transitorio.
Si ricorda che la valutazione sperimentale può essere fatta
esclusivamente da un laboratorio autorizzato dal Ministero
dell’Interno ai sensi del DM 26/03/1985 o notificato dalla
Commissione Europea ai sensi della Direttiva 89/106.
In ogni caso sarà il professionista che segue la pratica per l’ottenimento del CPI a certificare la resistenza al fuoco dell’elemento, sulla scorta di valutazioni sperimentali, redigendo la
documentazione prevista dalla Lettera-Circolare del
24/04/2008 del Ministero dell’Interno.
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Metodo tabellare
Per quanto riguarda i materiali Gyproc Saint-Gobain, l’utilizzo
delle tabelle di cui all’Allegato D al DM 16/02/2007, (riportate
in Appendice), è possibile sia per gli intonaci premiscelati, sia
per le lastre di gesso rivestito: infatti il suddetto decreto definisce nel dettaglio i materiali protettivi maggiormente diffusi. Di
seguito si riportano definizioni e descrizioni di tali materiali
Definizione
DM 16/02/2007
previsti dal decreto con i rispettivi nomi commerciali corrispondenti a prodotti Gyproc Saint-Gobain.
Si ricorda inoltre che le tabelle 2, 3, 4 e 5 della Circolare 91 non
possono più essere utilizzate a causa dell’abrogazione della
Circolare stessa (disposta dal DM 09/03/2007).
Descrizione
DM 16/02/2007
Prodotti Gyproc Saint-Gobain corrispondenti a
quelli previsti dal DM 16/02/2007 Allegato D
Intonaco normale
Intonaco tipo sabbia e cemento, sabbia cemento e
calce, sabbia calce e gesso e simili caratterizzato da una
massa volumica compresa tra 1000 e 1400 kg/m3
Into Alfa
Intonaco protettivo
antincendio
Intonaco tipo gesso, vermiculite o argilla espansa e
cemento o gesso, perlite e gesso e simili caratterizzato
da una massa volumica compresa tra 600 e 1000 kg/m3
Sigmatic Ignifugo M 120 - Surmix - IPM 70 PLUS
Intonaco Pronto - Spes-lith - Monocote Light
Intonaco protettivo
antincendio leggero
Intonaco leggero a base di fibre o inerti minerali espansi e leganti, caratterizzato da una massa volumica compresa tra 300 e 600 kg/m3
Igniver
Lastra di gesso rivestito tipo antincendio caratterizzata
da una massa volumica compresa tra 750 e 900 kg/m3
Gyproc Fireline* - Gyproc Lisaflam*
Intonaci
Lastre
Lastre di gesso
rivestito
*si rimanda il lettore alla pag. 65 per quanto riguarda le corrispondenze tra vecchie e nuove denominazioni introdotte a seguito del rebranding aziendale.
Va comunque sottolineato che la valutazione tabellare può essere fatta esclusivamente da un professionista iscritto al proprio albo, il quale redigerà la documentazione prevista dalla Lettera-Circolare del 24/04/2008.
Metodo analitico
I metodi di calcolo da utilizzare ai fini del DM 16/02/2007 sono
quelli contenuti negli eurocodici EN 1991-1-2, EN 1992-1-2, EN
1993-1-2, EN 1994-1-2, EN 1995-1-2, EN 1996-1-2 e EN 19991-2, se completi delle appendici contenenti i parametri definiti
a livello nazionale (NDPs).
In attesa della pubblicazione delle appendici di cui sopra, il
D.M. consente tuttavia l’impiego dei soli eurocodici relativi alle
strutture di calcestruzzo armato, alle strutture in acciaio, alle
strutture composite acciaio-calcestruzzo e alle strutture in legno adottando i valori degli NDPs suggeriti dagli eurocodici
stessi ovvero, in alternativa, le norme UNI 9502, UNI 9503 e UNI 9504.
Si ricorda che a partire dal 25/09/2010 le proprietà termo fisiche dei prodotti, riportate nelle tabelle delle norme UNI, possono essere determinate esclusivamente attraverso le prove
sperimentali effettuate presso i laboratori autorizzati per i
progetti presentati in data successiva al 25 settembre 2010
(vedi nota sul transitorio a pag 67).
È esclusa la possibilità di impiego delle citate norme UNI
quando saranno rese disponibili le appendici nazionali. È appena il caso di segnalare che a seguito della pubblicazione dei
decreti contenenti le appendici, sarà emanata una apposita
circolare che darà indicazioni circa il definitivo passaggio dal
calcolo secondo le norme UNI a quello secondo gli eurocodici.
La valutazione analitica può essere fatta esclusivamente da
un professionista iscritto negli elenchi del Ministero dell’Interno, quindi autorizzato ai sensi della Legge n. 818 e DM
25/03/1985, il quale redigerà la documentazione prevista
dalla Lettera-Circolare del 24/04/2008 del Ministero dell’Interno.
69
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
1
Elementi portanti
Sono tutti quegli elementi strutturali che costituiscono lo
scheletro, l’impalcatura di un edificio.
La loro funzione è quella di sopportare i carichi agenti e garantire la stabilità di un manufatto complesso (travi, pilastri, solette, solai, tegoli).
Gli elementi portanti in alcuni casi possono anche assolvere al
compito di separazione, ad esempio nel caso di un solaio che è
nel contempo una struttura portante e separante.
Nel caso di elementi portanti non separanti (quali travi e pilastri), per quanto concerne la resistenza al fuoco, si valuta esclusivamente il parametro R: la capacità di reggere il carico applicato anche durante l’esposizione all’incendio.
2
Nel caso invece di elementi portanti e separanti (quali i solai) si
valutano, oltre alla stabilità R, anche i parametri E (tenuta ai
fumi) ed I (isolamento termico).
Le strutture più comuni sono in acciaio, in calcestruzzo armato
e in cemento armato precompresso (c.a.p.), oltre alle strutture
composite di calcestruzzo/lastre profilate in acciaio.
Dal punto di vista normativo il dimensionamento dell’isolante
posto a protezione della struttura può essere valutato ricorrendo al metodo sperimentale, al metodo analitico, a confronti
con tabelle (con esclusione delle già citate tabelle D 7.1 relative
alla protezione di strutture in acciaio).
Strutture metalliche
Metodo sperimentale
La resistenza al fuoco di una struttura metallica può essere valutata con i criteri di prova previsti dall’Allegato A al DM
16/02/2007, i test devono essere condotti seguendo la specifica norma UNI ENV 13381-4, la quale ha lo scopo di determinare lo spessore del materiale protettivo al fine di ottenere una
determinata resistenza al fuoco.
Il risultato di tali prove non è quindi una vera e propria classificazione dell’elemento, bensì una procedura (assessment) per
la determinazione degli spessori necessari in funzione del tipo
di elemento costruttivo da proteggere.
La metodologia per la determinazione del contributo alla resistenza al fuoco di elementi strutturali con riferimento alla protezione applicata agli elementi di acciaio, è descritta nella UNI
ENV 13381-4 e prevede tre possibili procedure di calcolo: 1) equazioni differenziali, 2) regressione numerica, 3) metodo grafico.
La valutazione sperimentale può essere fatta esclusivamente
da un laboratorio autorizzato dal Ministero dell’Interno ai sensi del DM 26/03/1985 o notificato dalla Commissione Europea
ai sensi della Direttiva 89/106.
In ogni caso sarà il professionista che segue la pratica per l’ot-
tenimento del CPI a certificare la resistenza al fuoco dell’elemento, sulla scorta di valutazioni sperimentali, redigendo la
documentazione prevista dalla Lettera-Circolare del
24/04/2008 del Ministero dell’Interno.
Per quanto riguarda la protezione delle strutture in acciaio,
Gyproc Saint-Gobain dispone di diversi assessment report, a
seconda del materiale protettivo utilizzato o a seconda del metodo utilizzato (equazioni differenziali, regressione numerica o
grafico).
Di seguito vengono esplicitati i metodi utilizzati per gli assessment appena esposti (vedi tabella 1).
Come già accennato, le prove hanno come risultato ultimo gli
abachi prestazionali che riportano le temperature raggiunte
dall’acciaio in base ai fattori di sezione in funzione degli spessori di materiale protettivo utilizzato e al tempo di esposizione
al fuoco. Oltre a questi, con l’entrata in vigore del D.M.
16/02/2007, assumono rilevante importanza anche i dati relativi a densità del materiale protettivo utilizzato, contenuto di
umidità, calore specifico e le variazioni della conduttività termica in funzione della temperatura.
Tabella 1
70
Materiale protettivo
Strutture in Acciaio
UNI EN 1338-4
Metodo
utilizzato
Laboratorio
di prova
Gyproc Igniver
Intonaco isolante leggero premiscelato a base di gesso e
vermiculite, leganti speciali e additivi specifici
Assessment Report
09-U-097 A
09-U-097 B
Eq. Differenziali
Regr. Numerica
Effectis
France
Gyproc Fireline
Lastre in gesso rivestito di tipo F (EN 520), composte da
nucleo di gesso, fibra di vetro e vermiculite, con rivestimento esterno in carta
Assessment Report
10-U-157 A
10-U-157 B
Eq. Differenziali
Regr. Numerica
Effectis
France
Gyproc Glasroc F
Lastre in gesso rinforzato con rete in fibra di vetro sulla
superficie e con incrementata coesione del nucleo ad
alta temperatura additivato con fibra di vetro
Assessment Report
BTC 15121 FA
BTC 15122 FA
Grafico
Grafico
Building Test
Centre
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Di seguito vengono presentati gli estratti da un assessment per ciascuna tipologia di materiale utilizzato per la protezione
di strutture in acciaio:
t lastre Gyproc Fireline
t lastre Gyproc Glasroc F
t Intonaco Igniver
Lastre in gesso Gyproc Fireline
Di seguito, a titolo di esempio, si riporta uno degli abachi presenti all’interno dell’Assessment Report 10 U-157 A, eseguito
tramite il metodo delle equazioni differenziali a conduttività
termica variabile, per le lastre Gyproc Fireline, che, in base alla
classe di resistenza al fuoco richiesta forniscono lo spessore di
Fattore
di sezione
(m -1)
40
50
60
70
80
90
100
110
120
130
140
150
160
170
180
190
200
210
220
230
240
250
260
270
280
290
300
310
320
330
340
350
360
protettivo da utilizzare in funzione del fattore di sezione e della
temperatura critica dell’elemento costruttivo in acciaio. In particolare si evidenziano gli spessori della lastra per garantire una classe R90 per i vari fattori di sezione per temperature critiche di 350 °C (profili in classe 4), di 500°C e di 550°C.
Spessore minimo necessario di protettivo per ottenere R90 (mm)
Temperatura media dell'acciaio (°C)
350
400
450
500
550
600
650
700
750
15
20
20
25
25
25
28
28
30
30
33
33
33
33
33
33
33
35
35
35
35
35
35
35
40
40
40
40
40
40
40
40
40
13
15
20
20
25
25
25
25
28
28
28
30
30
30
30
33
33
33
33
33
33
33
35
35
35
35
35
35
35
35
35
35
35
13
13
15
20
20
20
25
25
25
25
28
28
28
28
28
30
30
30
30
30
30
33
33
33
33
33
33
33
33
33
33
33
33
13
13
15
15
20
20
20
20
25
25
25
25
25
28
28
28
28
28
28
28
28
30
30
30
30
30
30
30
30
30
30
30
30
13
13
13
15
15
20
20
20
20
20
25
25
25
25
25
25
25
25
25
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28
28
28
28
28
28
28
28
28
28
28
28
13
13
13
13
13
15
15
20
20
20
20
20
20
25
25
25
25
25
25
25
25
25
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25
25
25
28
28
28
28
28
28
28
13
13
13
13
13
13
13
15
15
20
20
20
20
20
20
20
20
25
25
25
25
25
25
25
25
25
25
25
25
25
25
25
25
13
13
13
13
13
13
13
13
13
15
15
15
15
20
20
20
20
20
20
20
20
20
20
25
25
25
25
25
25
25
25
25
25
13
13
13
13
13
13
13
13
13
13
13
13
13
13
13
15
15
15
15
15
20
20
20
20
20
20
20
20
20
20
20
20
20
Assessment Report 10 U-157 A per classe di resistenza al fuoco R90
71
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Lastre di tipo speciale Gyproc Glasroc F
Di seguito, a titolo di esempio, si riporta uno degli abachi presenti all’interno dell’Assessment Report BTC 15121, eseguito
tramite il metodo grafico, per le lastre Gyproc Glasroc F, che, in
base alla temperatura critica dell’elemento in acciaio da proteggere, forniscono lo spessore di protettivo da utilizzare in
funzione del fattore di sezione e della classe di resistenza al
fuoco richiesta. In particolare si evidenziano gli spessori della
lastra per garantire una classe R90 per i vari fattori di sezione
per temperature critiche di 550°C.
Assessment Report BTC 15121 per la temperatura critica 550 °C
72
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Intonaco antincendio leggero Igniver
Di seguito a titolo di esempio si riporta uno degli abachi presenti all’interno dell’Assessment Report 09-U-097 A, eseguito
tramite il metodo delle equazioni differenziali a conduttività
termica variabile, per l’intonaco antincendio leggero Igniver,
che, in base alla classe di resistenza al fuoco richiesta fornisce
lo spessore di protettivo da utilizzare in funzione del fattore di
Fattore
di sezione
(m -1)
50
60
70
80
90
100
110
120
130
140
150
160
170
180
190
200
210
220
230
240
250
260
270
280
290
300
310
320
330
340
350
360
370
380
390
400
410
sezione e della temperatura critica dell’elemento costruttivo in
acciaio. In particolare si evidenziano gli spessori dell’intonaco
per garantire una classe R120 per i vari fattori di sezione per
temperature critiche di 350 °C (profili in classe 4), di 500°C e di
550°C.
Spessore minimo necessario di protettivo per ottenere R120 (mm)
Temperatura media dell'acciaio (°C)
300
400
450
500
550
600
650
700
750
26
30
33
36
38
39
41
43
44
45
46
47
47
48
49
49
50
50
50
51
51
51
52
52
52
52
52
53
53
53
53
53
53
53
54
54
54
23
26
29
32
34
36
38
39
41
42
43
44
45
46
46
47
47
48
48
49
49
50
50
50
50
51
51
51
51
51
52
52
52
52
52
52
52
19
23
26
28
31
33
35
36
38
39
40
41
42
43
44
44
45
45
46
47
47
47
48
48
49
49
49
49
50
50
50
50
50
51
51
51
51
17
20
23
25
28
30
31
33
35
36
37
38
39
40
41
42
42
43
43
44
45
45
45
46
46
47
47
47
47
48
48
48
49
49
49
49
50
15
17
20
22
25
26
28
30
31
33
34
35
36
37
38
39
40
41
41
42
42
43
43
43
44
44
45
45
45
46
46
46
46
47
47
47
47
12
15
17
19
21
23
25
27
28
30
31
32
33
34
35
36
37
38
38
39
40
40
41
41
42
42
42
43
43
43
44
44
44
44
45
45
45
11
13
15
17
18
20
22
23
25
26
27
29
30
31
32
33
33
34
35
36
36
37
37
38
39
40
40
40
41
41
41
42
42
42
42
43
43
10
10
12
14
15
16
19
20
21
22
23
24
25
27
28
29
30
31
31
32
32
33
33
34
34
35
36
37
37
38
38
39
39
40
40
40
40
10
10
10
10
12
12
14
16
18
19
19
'19
20
22
23
25
26
27
28
28
28
29
29
29
30
30
31
32
33
33
34
35
35
36
36
37
37
Assessment Report 09 U-097 A per classe di resistenza al fuoco R120
73
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Procedura di valutazione sperimentale dei prodotti
Dopo aver presentato i risultati degli Assessment di cui sopra è
utile, ai fini di una maggiore comprensione dell’ importanza dei
dati rilevati, esplicitare la procedura di valutazione sperimentale
tramite un esempio per ciascuna delle tre tipologie di materiale
protettivo presentate.
t Procedura di valutazione sperimentale protezione strutturale
acciaio con lastre Gyproc Fireline
Dati di partenza (esempio)
Profilo: IPE 240
Resistenza al fuoco richiesta: R 90
Temperatura critica: non specificata
Fattore di sezione: Sono tabulati sia nella UNI 9503 che nell’eurocodice UNI EN 1993-1-2 e sono funzione della forma della
sezione e del numero dei lati esposti all’incendio.
Supponiamo l’esposizione su tre lati e utilizziamo la tabella
della UNI 9503 (figura 1):
Figura 1
IPE
Determiniamo un fattore di sezione pari a 153 m-1
Il profilo è di classe 1 (supposto un acciaio S355)
Eseguiamo una valutazione preliminare cautelativa della temperatura critica usando la tabella prospetto 4.1 dell’eurocodice,
che coincide con la tabella riportata nella UNI 9503, supponendo un fattore di utilizzazione pari a 0,7 (figura 2):
Figura 2
μ0
ea,cr
μ0
ea,cr
μ0
ea,cr
0,22
0,24
0,26
0,28
0,30
0,32
0,34
0,36
0,38
0,40
711
698
685
674
664
654
645
636
628
620
0,42
0,44
0,46
0,48
0,50
0,52
0,54
0,56
0,58
0,60
612
605
598
591
585
578
572
566
560
554
0,62
0,64
0,66
0,68
0,70
0,72
0,74
0,76
0,78
0,80
549
543
537
531
526
520
514
508
502
496
Ne risulta una temperatura critica di 526 °C
80
100
120
140
160
180
200
220
240
430
389
359
335
309
292
269
253
235
329
301
278
259
240
226
210
197
184
370
335
310
290
268
254
234
221
204
269
247
230
215
200
188
175
164
153
Possiamo ora dimensionare il protettivo necessario: come riferimento prendiamo l’assessment report 10-U-157 A (figura 3):
t Dimensionamento protettivo
- Fattore di sezione 153
- Temperatura critica 526
- Per il dimensionamento a favore di sicurezza si entra nella
tabella con un fattore di sezione approssimato per eccesso
e con una temperatura critica approssimata per difetto.
Figura 3
Spessore minimo richiesto di lastra di gesso rivestito per garantire R90 (mm)
Temperatura normalizzata dell’acciaio (°C)
Fattore di sezione
(m-1)
40
50
60
70
80
90
100
110
120
130
140
150
160
170
350
400
450
500
550
600
650
700
750
15
20
20
25
25
25
28
28
30
30
33
33
33
33
13
15
20
20
25
25
25
25
28
28
28
30
30
30
13
13
15
20
20
20
25
25
25
25
28
28
28
28
13
13
15
15
20
20
20
20
25
25
25
25
25
28
13
13
13
15
15
20
20
20
20
20
25
25
25
25
13
13
13
13
13
15
15
20
20
20
20
20
20
25
13
13
13
13
13
13
13
15
15
20
20
20
20
20
13
13
13
13
13
13
13
13
13
15
15
15
15
20
13
13
13
13
13
13
13
13
13
13
13
13
13
13
Spessore necessario: 25 mm di lastre di Gyproc Fireline
74
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
t Procedura di valutazione sperimentale protezione strutturale
acciaio con lastre Gyproc Glasroc F
Dati di partenza (esempio)
Profilo: IPE 240
Resistenza al fuoco richiesta: R 90
Temperatura critica: non specificata
Fattore di sezione: Sono tabulati sia nella UNI 9503 che nell’eurocodice UNI EN 1993-1-2 e sono funzione della forma della
sezione e del numero dei lati esposti all’incendio.
Supponiamo l’esposizione su tre lati e utilizziamo la tabella
della UNI 9503 (figura 1):
Possiamo ora dimensionare il protettivo necessario: come
riferimento prendiamo l’assessment report BTC 15121 FA
(figura 3):
t Dimensionamento protettivo
- Fattore di sezione 153
- Temperatura critica 526
- Per il dimensionamento a favore di sicurezza si entra nella
tabella relativa alla temperatura critica approssimata per
difetto con il fattore di sezione e con la classe di resistenza
al fuoco richiesta.
Figura 3 - Assessment Report BTC 15121 per la temperatura
critica 550 °C
Figura 1
IPE
80
100
120
140
160
180
200
220
240
430
389
359
335
309
292
269
253
235
329
301
278
259
240
226
210
197
184
370
335
310
290
268
254
234
221
204
269
247
230
215
200
188
175
164
153
Determiniamo un fattore di sezione pari a 153 m-1
Il profilo è di classe 1 (supposto un acciaio S355)
Eseguiamo una valutazione preliminare cautelativa della temperatura critica usando la tabella prospetto 4.1 dell’eurocodice,
che coincide con la tabella riportata nella UNI 9503, supponendo un fattore di utilizzazione pari a 0,7(figura 2):
Figura 2
μ0
ea,cr
μ0
ea,cr
μ0
ea,cr
0,22
0,24
0,26
0,28
0,30
0,32
0,34
0,36
0,38
0,40
711
698
685
674
664
654
645
636
628
620
0,42
0,44
0,46
0,48
0,50
0,52
0,54
0,56
0,58
0,60
612
605
598
591
585
578
572
566
560
554
0,62
0,64
0,66
0,68
0,70
0,72
0,74
0,76
0,78
0,80
549
543
537
531
526
520
514
508
502
496
Spessore necessario: 30 mm di lastre di Gyproc Glasroc F
Ne risulta una temperatura critica di 526 °C
75
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
t Procedura di valutazione sperimentale protezione strutturale
acciaio con intonaco Igniver
Dati di partenza (esempio)
Profilo: IPE 240
Resistenza al fuoco richiesta: R 120
Temperatura critica: non specificata
Fattore di sezione: Sono tabulati sia nella UNI 9503 che nell’eurocodice UNI EN 1993-1-2 e sono funzione della forma della
sezione e del numero dei lati esposti.
Supponiamo l’esposizione su tre lati e utilizziamo la tabella
della UNI 9503 (figura 1):
Figura 1
IPE
80
100
120
140
160
180
200
220
240
430
389
359
335
309
292
269
253
235
329
301
278
259
240
226
210
197
184
370
335
310
290
268
254
234
221
204
269
247
230
215
200
188
175
164
153
Determiniamo un fattore di sezione pari a 204 m-1
Il profilo è di classe 1 (supposto un acciaio S355)
Eseguiamo una valutazione preliminare cautelativa della temperatura critica usando la tabella prospetto 4.1 dell’eurocodice,
che coincide con la tabella riportata nella UNI 9503, supponendo un fattore di utilizzazione pari a 0,7 (figura 2):
Figura 2
μ0
ea,cr
μ0
ea,cr
μ0
ea,cr
0,22
0,24
0,26
0,28
0,30
0,32
0,34
0,36
0,38
0,40
711
698
685
674
664
654
645
636
628
620
0,42
0,44
0,46
0,48
0,50
0,52
0,54
0,56
0,58
0,60
612
605
598
591
585
578
572
566
560
554
0,62
0,64
0,66
0,68
0,70
0,72
0,74
0,76
0,78
0,80
549
543
537
531
526
520
514
508
502
496
Ne risulta una temperatura critica di 526 °C
Possiamo ora dimensionare il protettivo necessario: come riferimento prendiamo l’assessment report 09 – U097 A (figra 3):
t Dimensionamento protettivo
- Fattore di sezione 204
- Temperatura critica 526
- Per il dimensionamento a favore di sicurezza si entra nella
tabella con un fattore di sezione approssimato per eccesso
e con una temperatura critica approssimata per difetto
Figura 3
Fattore di sezione
(m-1)
50
60
70
80
90
100
110
120
130
140
150
160
170
180
190
200
210
220
Spessore minimo necessario di protettivo per ottenere R120 (mm)
Temperatura media dell’acciaio (°C)
350
400
450
500
550
600
650
700
750
26
30
33
36
38
39
41
43
44
45
46
47
47
48
49
49
50
50
23
26
29
32
34
36
38
39
41
42
43
44
45
46
46
47
47
48
19
23
26
28
31
33
35
36
38
39
40
41
42
43
44
44
45
45
17
20
23
25
28
30
31
33
35
36
37
38
39
40
41
42
42
43
15
17
20
22
25
26
28
30
31
33
34
35
36
37
38
39
40
41
12
15
17
19
21
23
25
27
28
30
31
32
33
34
35
36
37
38
11
13
15
17
18
20
22
23
25
26
27
29
30
31
32
33
33
34
10
10
12
14
15
16
19
20
21
22
23
24
25
27
28
29
30
31
10
10
10
10
12
12
14
16
18
19
19
19
20
22
23
25
26
27
Spessore necessario: 42 mm di intonaco Igniver
76
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
A completare il quadro sperimentale sulla protezione delle
strutture in acciaio di seguito si riporta la descrizione della soluzione provata sperimentalmente secondo la Circolare 91 del
1961. La scadenza del rapporto di prova è il 25 settembre 2012;
Trave in acciaio HEB 200 con protezione scatolare in lastre
essa comunque può essere ancora utilizzata secondo le indicazioni riportate all’interno del capitolo sulla gestione del periodo transitorio.
R 120
Rapporto di prova:
Istituto Giordano n. 140271/2125RF del 06/09/2000
Scadenza: 25/09/2012
Dati tecnici
t5SBWF)&#
t1SPGJMJJOBDDJBJP[JODBUP
t-BTUSFEJUJQP'TQFTTPSFNN
t4UVDDPEJHFTTP
Descrizione
Realizzazione di protezione antincendio scatolare su trave in acciaio HEB 200 costituita da n. 2 lastre di gesso rivestito di
tipo F a bordi assottigliati spessore 15 mm, che dovranno essere fissate, con viti fosfatate autoperforanti intervallate di
150 mm, all’orditura metallica costituita da profili in lamiera di acciaio zincata spessore 0,6 mm e larghezza di 50 mm. I
giunti d’angolo interni tra i due strati di lastre saranno protetti con paraspigolo a L di dimensioni 25/25 mm e spessore
0,5 mm. I giunti d’angolo esterni saranno trattati con nastro paraspigolo e stucco a base di gesso.
Se la struttura non corrisponde alla descrizione del rapporto di prova, lo spessore in lastre di gesso rivestito potrà essere
determinato mediante valutazione analitica o tabellare, in funzione della resistenza al fuoco richiesta.
77
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Metodo tabellare
Metodi analitici
All’interno del DM 16/02/2007, nell’Allegato D.7, le varie tabelle indicavano il tipo e lo spessore di protettivo da utilizzare per
raggiungere la resistenza al fuoco richiesta di elementi in acciaio.
A partire dal 25/09/2010 il metodo tabellare per gli elementi
in acciaio non può più essere utilizzato; le determinazioni delle caratteristiche dei protettivi rimane possibile, dopo tale data, solo attraverso le opportune prove sperimentali per i nuovi
progetti, mentre per i progetti presentati in data antecedente
vedere il regime transitorio a pagina 67.
Per quanto riguarda la trattazione teorica dei metodi analitici
per la verifica degli elementi in acciaio si rimanda alla parte iniziale e comunque alla lettura integrale dell’eurocodice EN
1993-1-2. Si ricorda che in attesa della pubblicazione delle appendici nazionali e secondo quanto previsto per la gestione dei
documenti nel periodo transitorio è possibile utilizzare anche
la UNI 9503 sia per la verifica strutturale che per l’impiego dei
parametri termo-fisici dei sistemi protettivi.
Si ricorda, inoltre, che la valutazione analitica può essere fatta
esclusivamente da un professionista iscritto negli elenchi del
Ministero dell’Interno, quindi autorizzato ai sensi della legge
n. 818 e D.M. 5/03/1985, il quale redigerà la documentazione
prevista dalla lettera Circolare del 24/04/2008 del Ministero
dell’Interno.
Come previsto dal D.M. 16/02/2007 e dagli euro codici di riferimento, le proprietà termo fisiche dei sistemi protettivi devono
essere ottenute attraverso opportune prove sperimentali.
Di seguito si riportano i seguenti dati ottenuti dall’esecuzione
delle prove EN 13381-3 per i protettivi delle strutture in acciaio:
1. Conduttività termica in funzione della temperatura
2. Densità
3. Calore specifico.
78
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Lastre in gesso Gyproc Fireline
Campo di temperature (°C)
Conduttività termica variabile (W/m °C)
1 x 13 - 1 x 15 - 1 x 20 mm
2 x 20 mm
[0,250]
0,183251
0,506145
[250,300]
0,132699
0,206771
[300,350]
0,118475
0,138845
[350,400]
0,075051
0,140918
[400,450]
0,051601
0,114784
[450,500]
0,102579
0,066712
[500,550]
0,150869
0,081833
[550,600]
0,169098
0,218902
[600,650]
0,174469
0,362143
[650,700]
0,181747
0,386706
[700,750]
0,182468
0,428298
[750,800]
0,185958
0,510691
[800,850]
0,141033
0,514374
[850,900]
0,185051
1,025640
[900,950]
0,185051
1,256219
[950,1000]
0,185051
1,256219
t%FOTJU±
da 13 e 15 mm: 821 kg/m3
da 20 mm: 741 kg/m3
t$BMPSFTQFDJGJDP+LHÉ$
Intonaco antincendio leggero Igniver
Campo di temperature (°C)
Conduttività termica variabile (W/m °C)
[0,250]
0,5541011691
[250,300]
0,2120968103
[300,350]
0,1102623194
[350,400]
0,1034321859
[400,450]
0,1284171492
[450,500]
0,1385471076
[500,550]
0,1277101636
[550,600]
0,1432189494
[600,650]
0,1640963405
[650,700]
0,1787979305
[700,1000]
0,1963772029
t%FOTJU±
da 10 a 50 mm: 363 kg/m3
da 51 a 90 mm: 394 kg/m3
t$BMPSFTQFDJGJDP+LHÉ$
79
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
3
Strutture in cemento armato
Metodo sperimentale
La resistenza al fuoco di una struttura in calcestruzzo armato
può essere valutata con i criteri di prova previsti dall’Allegato A
al D.M. 16/02/2007: i test devono essere condotti seguendo la
specifica norma che ha lo scopo di determinare lo spessore di
materiale protettivo al fine di ottenere una determinata resistenza al fuoco. Al momento della stesura di questa edizione
della Guida al fuoco le metodologie di prova che coinvolgono le
strutture in calcestruzzo sono in revisione.
Ad oggi, nel caso di sistemi protettivi realizzati con lastre di
gesso rivestito FIRELINE, che richiedono l’utilizzo di una struttura metallica per il loro supporto, le prove di qualificazione sono state eseguite in accordo a:
t6/*&/QFSUSBWJFDPMPOOFJODBMDFTUSV[[PBSNBUP
t6/*&/7QFSTPMFUUFJODBMDFTUSV[[PBSNBUPQSPUFUUF
da una membrana protettiva orizzontale.
Mentre nel caso di utilizzo dell’intonaco antincendio leggero
IGNIVER, le prove di qualificazione sono state eseguite in accordo a:
t6/*&/QFSUSBWJDPMPOOFFTPMFUUFJODBMDFTUSV[[P
armato.
Per la protezione delle strutture in calcestruzzo Gyproc SaintGobain utilizza i dati tabulati nei rapporti di valutazione (Assessment Report) elencati nella tabella sotto riportata.
Materiale protettivo
Gyproc Igniver
Intonaco isolante leggero premiscelato
a base di gesso e vermiculite, leganti
speciali e additivi specifici
Gyproc Fireline
Lastre in gesso rivestito di tipo F (EN 520),
composte da nucleo di gesso, fibra di vetro
e vermiculite, con rivestimento esterno in
carta
80
Il risultato di tali prove non è quindi una vera e propria classificazione dell’elemento, bensì una procedura (Assessment) per la
determinazione degli spessori necessari in funzione del tipo di
elemento costruttivo da proteggere.
Si ricorda che nella Guida al fuoco compaiono anche gli ultimi
rapporti di prova eseguiti secondo la Lettera Circolare 91, i quali rappresentano l’unica eccezione ammessa nel periodo denominato “di transizione” e di cui si è parlato nel quinto capitolo
(terza parte), che va dal 25/09/2007 (data di entrata in vigore del
D.M.) al 25/09/2012, data di scadenza dei suddetti rapporti.
La valutazione sperimentale può essere fatta esclusivamente
da un laboratorio autorizzato dal Ministero dell’Interno ai sensi del DM 26/03/1985 o notificato dalla Commissione Europea
ai sensi della Direttiva 89/106.
In ogni caso sarà il professionista che segue la pratica per l’ottenimento del CPI a certificare la resistenza al fuoco dell’elemento,
sulla scorta di valutazioni sperimentali, redigendo la documentazione prevista dalla Lettera Circolare del 24/04/2008 del Ministero dell’Interno.
Di seguito vengono presentati gli estratti da un Assessment
Report per ciascuna tipologia di materiale utilizzato per la protezione degli elementi in calcestruzzo armato:
t*OUPOBDP*HOJWFS
t-BTUSFJOHFTTPSJWFTUJUP(ZQSPD'JSFMJOF
Applicazione
Metodo
Assessment Report
Laboratorio di prova
Travi
Colonne
Solette
UNI EN
13381-3
10-U-030
Efectis France
Travi
Colonne
UNI EN
13381-3
11-U-320
Efectis France
Solette
UNI ENV
13381-1
11-U-373
Efectis France
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Intonaco antincendio leggero Igniver
Di seguito si riporta la tabella contenuta all’interno dell’Assessment Report n° 10-U-030 con gli spessori equivalenti di calcestruzzo per l’intonaco isolante leggero Igniver in funzione
dell’applicazione (se trave o soletta), del tipo di agente disarmante utilizzato e della classe di resistenza al fuoco richiesta.
Il risultato più interessante ai fini della valutazione sperimentale è proprio quest’ultimo e di seguito si riporta la rispettiva
tabella, ma prima diamo alcune precisazioni:
Tipo di struttura in
calcestruzzo
tQFSWBMPSJJOUFSNFEJUSBMPTQFTTPSFNJOJNPFMPTQFTTPSF massimo, si possono interpolare i dati;
tOFMDBTPMPTQFTTPSFSJDIJFTUPEJDBMDFTUSV[[PTJBTVQFSJPSFBM
valore maggiore riportato in tabella, quest’ultima non si può
applicare;
tOFMDBTPMPTQFTTPSFSJDIJFTUPEJDBMDFTUSV[[PTJBJOGFSJPSFBM valore minimo riportato in tabella, si usa lo spessore totale di
intonaco inferiore.
Tipo di agente
disarmante
Spessore di Igniver
(mm)
Spessore equivalente di calcestruzzo (mm)
Durata dell’esposizione secondo la EN 1363-1 (min)
30
60
90
120
180
240
Olio minerale
28
33
**
**
**
**
Emulsione
30
37
39
40
**
**
Olio minerale
44
59
66
71
74
74
Emulsione
49
63
72
78
84
86
8
*
7
15
13
**
**
**
55
*
24
68
74
99
119
138
7
Solette/Pareti
20
Travi/Colonne
(*) Per entrambi gli agenti disarmanti
(**) Durata dell’esposizione non raggiunta
Lastre in gesso rivestito Gyproc Fireline
Di seguito si riporta la tabella contenuta all’interno dell’Assessment Report n° 11-U-320 con gli spessori equivalenti di calcestruzzo per le lastre in gesso rivestito Fireline in funzione
dell’applicazione, del tipo di agente disarmante utilizzato e
della classe di resistenza al fuoco richiesta. Il risultato più interessante ai fini della valutazione sperimentale è proprio
quest’ultimo e di seguito si riporta la rispettiva tabella, ma prima diamo alcune precisazioni:
Tipo di struttura in
calcestruzzo
Travi/Colonne
Spessore di Fireline
(mm)
tQFSWBMPSJJOUFSNFEJUSBMPTQFTTPSFNJOJNPFMPTQFTTPSF massimo, si possono interpolare i dati;
tOFMDBTPMPTQFTTPSFSJDIJFTUPEJDBMDFTUSV[[PTJBTVQFSJPSFBM
valore maggiore riportato in tabella, quest’ultima non si può
applicare;
t OFMDBTPMPTQFTTPSFSJDIJFTUPEJDBMDFTUSV[[PTJBJOGFSJPSFBM valore minimo riportato in tabella, si usa lo spessore totale di
lastre inferiore.
Spessore equivalente di calcestruzzo (mm)
Durata dell’esposizione secondo la EN 1363-1 (min)
30
60
90
120
180
1 x 12,5
19
41
53
52
*
1 x 15
19
44
56
57
*
2 x 12,5
21
54
66
79
*
12,5 x 15
21
57
68
84
*
2 x 15
21
59
71
90
*
3 x 12,5
22
67
78
106
*
3 x 15
23
75
86
122
117
(*) Durata dell’esposizione non raggiunta
81
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
t Procedura di valutazione sperimentale per la protezione di
TUSVUUVSFJODBDPOJOUonaco Igniver
I parametri che devono essere considerati per il dimensiona-
mento del protettivo da applicare sono principalmente i
seguenti:
Parametri
Come si ricavano
Spessore della soletta e dimensione del
copriferro dell’elemento da proteggere
Sono tabulati sia nella UNI 9503 che nell’eurocodice UNI EN 1993-1-2 e sono funzione
della forma, della sezione e del numero dei lati esposti all’incendio
Spessore minimo della soletta e dimensione minima del copriferro dell’elemento per la classe di resistenza richiesta
Viene fornita attraverso le prescrizioni normative pubblicate dal Ministero dell’interno
e viene fornito dal professionista, dal cantiere, dall’installatore o dalla proprietà
Tipologia di elemento strutturale
Se soletta, muro con esposizione da un solo lato, trave o pilastro
Tipo di agente disarmante
Se olio minerale od emulsione acquosa
Classe richiesta
Viene fornita attraverso le prescrizioni normative pubblicate dal Ministero dell’interno
e viene fornito dal professionista, dal cantiere, dall’installatore o dalla proprietà
Assessment di riferimento
10-U-030 per la determinazione dello spessore equivalente
Vediamo ora un esempio di attuazione del metodo sperimentale.
Dati di partenza:
Struttura: Soletta in calcestruzzo armato spessore 90 mm e
copriferro 10 mm
Agente disarmante: emulsione acquosa
Resistenza al fuoco richiesta: REI 90
All’interno dell’eurocodice 1992-1-2 troviamo la seguente tabella valida per solette:
Table 5.8: Minimum dimensions and axis distances for reinforced and prestressed
concrete simply supported one-way and two-way solid slabs
Determinazione spessore
di calcestruzzo necessario
R:
richiede almeno 30 mm
copriferro
EI:
richiede una soletta di
spessore 100 mm almeno
slab
thickness
hs (mm)
axis distance a
one way
two way:
1,5 < Iy/Ix ≤ 2
Iy/Ix ≤ 1,5
1
2
3
4
5
REI 30
REI 60
REI 90
REI 120
REI 180
REI 240
60
80
100
120
150
175
10*
20
30
40
55
65
10*
10*
15*
20
30
40
10*
15*
20
25
40
50
La tabella dell’eurocodice sopra riportata prevede la realizzazione di un copriferro pari ad almeno 30 mm per la classe R90
e uno spessore di soletta minimo pari a 100 mm per la classe
82
Minimum dimensions (mm)
Standard fire resistance
EI90. Dal confronto con la soluzione di progetto si evidenzia come siano necessari ulteriori 20 mm di calcestruzzo per soddisfare il requisito R previsto dall’eurocodice e di ulteriori 10 mm
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
per i requisiti E ed I (figura 1). Per il dimensionamento dello
spessore di protettivo da utilizzare consideriamo la situazione
più sfavorevole, vale a dire che alla situazione di progetto dobbiamo aggiungere uno spessore di intonaco isolante leggero
Igniver equivalente a 20 mm di calcestruzzo.
Utilizziamo quindi la tabella degli spessori equivalenti dell’Assessment Report 10-U-30 con i seguenti dati di progetto:
t4QFTTPSFEJDBMDFTUSV[[POFDFTTBSJPNN
t"HFOUFEJTBSNBOUFFNVMTJPOFBDRVPTB
t4QFTTPSFNJOJNPEJ*HOJWFSNNDPSSJTQPOEFOUFBNN
di calcestruzzo
t4QFTTPSFNBTTJNPEJ*HOJWFSNNDPSSJTQPOEFOUFB
72 mm di calcestruzzo.
Qualora la richiesta di spessore di calcestruzzo sia inferiore a
39 mm si sceglie il valore minimo di Igniver utilizzato nella prova e cioè 7 mm. La tabella dell’assessment report non è invece
applicabile se lo spessore di calcestruzzo richiesto risulta superiore a 72 mm (figura 2).
.
10
.
.
t
.
t
.
t
.
t
.
t.
t
.
.
t
.
t.
t
.
.
SITUAZIONE DI PROGETTO
.
30
90
100
Figura 1
EUROCODICE 1992-1-2
Figura 2
Tipo di struttura in
calcestruzzo
Spessore di Igniver
(mm)
Tipo di agente
disarmante
Spessore equivalente di calcestruzzo (mm)
Durata dell’esposizione secondo la EN 1363-1 (min)
120
180
240
*
**
**
39
40
*
*
59
66
71
74
74
49
63
72
78
84
86
*
7
15
13
**
**
**
*
24
68
74
99
119
138
30
60
Olio minerale
28
33
Emulsione
30
37
Olio minerale
44
Emulsione
8
55
90
7
Soletta
20
Trave
(*) Durata dell’esposizione non coperta
83
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Una volta determinati gli estremi, si individua la retta passante per i due punti e si incrociano i dati nel grafico con il valore
richiesto di spessore di calcestruzzo per determinare l’equivalente di intonaco.
Si è deciso di utilizzare come agente disarmante l’emulsione
acquosa; nel caso si fosse utilizzato l’olio minerale non sarebbe
stato possibile utilizzare i valori di spessore equivalente riportati in tabella (figura 3).
Essendo il valore dello spessore equivalente ricercato al di sotto dei valori della retta interpolante si prende in considerazione per il dimensionamento il valore inferiore della retta interpolante e cioè 7 mm di Igniver.
Spessore equivalente in mm
Figura 3
80
70
60
50
40
30
20
10
0
Spessore equivalente
7
20
39
72
Spessore necessario: 7 mm di intonaco Igniver
t1SPDFEVSBEJWBMVUB[JPOFTQFSJNFOUBMFQFSMBQSPUF[JPOFEJ
TUSVUUVSFJODBDPOMBTUSF'JSFMJOF
mento del protettivo da applicare sono principalmente i
seguenti:
I parametri che devono essere considerati per il dimensionaParametri
Come si ricavano
Larghezza della trave e dimensione del
copriferro dell’elemento da proteggere
Sono tabulati sia nella UNI 9502 che nell’Eurocodice UNI EN 1992-1-2 e sono funzione
della forma, della sezione e del numero di lati esposti all’incendio
Larghezza minima della trave e dimensione minima del copriferro dell’elemento per la classe di resistenza richiesta
Viene fornita attraverso le prescrizioni normative pubblicate dal Ministero dell’Interno
e viene fornita dal professionista, dal cantiere, dall’installatore o dalla proprietà
Tipologia di elemento strutturale
Se trave o colonna
Tipo di agente disarmante
Se olio minerale od emulsione acquosa
Classe richiesta
Viene fornita attraverso le prescrizioni normative pubblicate dal Ministero dell’Interno
e viene fornita dal professionista, dal cantiere, dall’installatore o dalla proprietà
Assessment Report di riferimento
11-U-320
84
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Riportiamo ora un esempio di attuazione del metodo sperimentale.
Dati di partenza:
t5SBWFBTF[JPOFSFUUBOHPMBSFJODBMDFTUSV[[PBSNBUPDPO
larghezza di 90 mm e copriferro di 10 mm
t3FTJTUFO[BBMGVPDPSJDIJFTUB3
All’interno dell’Eurocodice EN 1992-1-2 troviamo dei valori ta-
bulati che riportano le dimensioni minime per vari elementi
strutturali in calcestruzzo armato per determinate classi di resistenza al fuoco. Di seguito si riporta quella relativa alle travi
continue (presa in considerazione a titolo di esempio), dalla
quale si evince che per una classe di resistenza al fuoco R 90 la
trave deve avere una larghezza minima di 150 mm e un copriferro di almeno 35 mm.
Table 5.6: Minimum dimensions and axis distances for continuous beams made
with reinforced and prestressed concrete (see also Table 5.7)
Standard
fire
resistance
Minimum dimensions (mm)
Possible combinations of a and bmin
where a is the average axis distance
and bmin is the width of beam
Web thickness bw
Class WA
Class WB
Class WC
6
7
7
1
2
3
REI 30
bmin = 80
a = 15*
160
12*
80
80
80
REI 60
bmin = 120
a = 25
200
12*
100
80
100
REI 90
bmin = 150
a = 35
250
25
110
100
100
REI 120
bmin = 200
a = 45
300
35
450
35
500
30
130
120
120
REI 180
bmin = 240
a = 60
400
50
550
50
600
40
150
150
140
REI 240
bmin = 280
a = 75
500
60
650
60
700
50
170
170
160
4
5
Confrontando la situazione progettuale con quella prevista
dall’Eurocodice si evidenzia come siano necessari ulteriori 30 mm
per soddisfare il requisito relativo al copriferro e di 60 mm per
le dimensioni della trave (figura 4).
Figura 4
150
.
10
.
.
t.
t
.
t
.
t.
t
.
.
t
.
t.
t
.
.
SITUAZIONE DI PROGETTO
.
40
90
EUROCODICE 1992-1-2
Per il dimensionamento dello spessore di protettivo da utilizzare consideriamo la situazione più sfavorevole, vale a dire che
alla situazione di progetto dobbiamo aggiungere uno spessore
di lastre in gesso rivestito Fireline equivalente a 60 mm di calcestruzzo. Utilizziamo quindi la tabella degli spessori equivalenti dell’Assessment Report 11-U-320 con i seguenti dati di
progetto:
tTQFTTPSFEJDBMDFTUSV[[POFDFTTBSJPNN
tTQFTTPSFNJOJNPEJMBTUSBNNDPSSJTQPOEFOUFBNN
di calcestruzzo
tTQFTTPSFNBTTJNPEJMBTUSFNNDPSSJTQPOEFOUFBNN
di calcestruzzo
85
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Una volta determinati gli estremi, si individua la retta passante per i due punti e si incrociano i dati nel grafico con il valore
richiesto di spessore di calcestruzzo per determinare l’equivalente in lastre in gesso rivestito.
Come si può osservare dal grafico (figura 5), lo spessore richiesto è di 19,4 mm per cui si utilizzeranno 2 lastre FIRELINE 13 da
12,5 mm per uno spessore totale pari a 25 mm.
Figura 5
Spessore equivalente di calcestruzzo (mm) R 90
100
90
80
70
60
50
40
30
20
10
0
12,5
Spessore equivalente
53
45
19,4
86
Solette in calcestruzzo armato protette da controsoffitto
Per valutare la protezione in caso d’incendio offerta da un controsoffitto in lastre di gesso rivestito ad una soletta in calcestruzzo armato, non è possibile eseguire un test in accordo alla
UNI EN 13381-3, come nel caso dell’intonaco isolante leggero
IGNIVER, in quanto lo specifico metodo di prova pone dei limiti
molto stretti sulla massima distanza ammissibile fra intradosso della soletta ed estradosso del controsoffitto.
Per i sistemi complessi costituiti da un solaio e da una struttura portante, realizzata con travi in acciaio, calcestruzzo o legno,
laddove l’elemento protettivo da verificare sperimentalmente
è un controsoffitto, è necessario eseguire una prova ai sensi
della UNI ENV 13381-1.
Come per tutte le prove eseguite ai sensi della serie 13381, il risultato della prova non è una semplice classificazione, ma un
Assessment Report.
Per le lastre in gesso rivestito Fireline sono state eseguite due
prove, la prima che prevede l’utilizzo della singola lastra FIRELINE 13 e la seconda con tre lastre FIRELINE 15.
I risultati contenuti all’interno dell’Assessment Report n° 11-U373 si possono riassumere nelle tabelle sotto riportate, il cui
utilizzo è abbastanza semplice: per ciascuna combinazione
prevista di soletta e struttura portante riportata, nella tabella
relativa alla composizione del numero di lastre cercato, si trovano le classificazioni in termini di stabilità strutturale (R) per
la struttura portante e tenuta (E) ed isolamento (I) per il sistema nel suo complesso.
Nelle due tabelle successive si trovano anche i dati delle temperature riscontrate durante la prova, dati che possono essere
utilizzati per valutazioni analitiche all’interno degli Eurocodici
parte fuoco.
Spessore minimo (12,5 mm – GYPROC FIRELINE 1 x 13)
Tipo di trave
Tipo di soletta
Temperatura limite
specifica (°C)
Tempo necessario per
raggiungere la temperatura
limite (min)
Nella
cavità
Sulla superficie
dell'elemento
Nella
cavità
Sulla superficie
dell'elemento
Classificazione
REI
Calcestruzzo denso
Calcestruzzo denso
600
-
66,5
-
REI 60
Acciaio
Calcestruzzo denso
530
510
62
66,5
REI 60
Calcestruzzo denso
o acciaio
Soletta composta calcestruzzo
e acciaio profilato
400
350
37,5
38,5
REI 30
370
350
31,5
38,5
REI 30
Calcestruzzo denso
Acciaio profilato a
freddo
86
Soletta composta calcestruzzo
e acciaio profilato
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Spessore massimo (45 mm – GYPROC FIRELINE 3 x 15)
Tipo di trave
Temperatura limite
specifica (°C)
Tipo di soletta
Tempo necessario per
raggiungere la temperatura
limite (min)
Nella
cavità
Sulla superficie
dell'elemento
Nella
cavità
Sulla superficie
dell'elemento
Classificazione
REI
Calcestruzzo denso
Calcestruzzo denso
600
-
140
-
REI 120
Acciaio
Calcestruzzo denso
530
510
138,5
140,5
REI 120
Calcestruzzo denso
o acciaio
Soletta composta calcestruzzo
e acciaio profilato
400
350
122
125
REI 120
370
350
117
125
REI 90
Calcestruzzo denso
Acciaio profilato a
freddo
Soletta composta calcestruzzo
e acciaio profilato
In alternativa all’utilizzo degli Assessment Report sopra descritti, sono disponibili alcune soluzioni sperimentali per strutture in calcestruzzo armato, provate in laboratorio secondo la
Solaio tipo Plastbau protetto con lastre di gesso rivestito
Circolare 91 del 1961 e in corso di validità. Di seguito se ne riporta una breve descrizione.
R 120
Rapporto di prova:
CSI n. 1082RF del 12/01/2004*
Scadenza: 25/09/2012
290
15
600
600
Dati tecnici
t4PMBJPUJQP1MBTUCBVTQFTTPSFNN
t0SEJUVSBNFUBMMJDBB$
t1SPUF[JPOFDPOMBTUSBUJQP'TQFTTPSFNN
Descrizione
Realizzazione di protezione antincendio su solaio tipo Plastbau costituita da:
- orditura metallica realizzata con profili denominati “Profilo a C 18/48”, dimensioni 48 x 18 mm e spessore 0,6 mm,
posti, ad interasse di 600 mm; tali profili sono fissati, mediante incastro, ad appositi raccordi in acciaio denominati
“Cavaliere per profilo a C 18/48”, dimensioni 46 x 42 x 18 mm e spessore 0,8 mm, ancorati al solaio mediante idonei
tasselli metallici ad espansione, diametro 8 mm interasse 600 mm, e posizionati in corrispondenza dei travetti in
calcestruzzo del solaio stesso;
- plafonatura realizzata con lastre di gesso rivestito tipo F (Gyproc Fireline), spessore 15 mm, fissate all’orditura
metallica mediante viti fosfatate autoperforanti, diametro 3,5 mm e lunghezza 35 mm, poste ad interasse di circa
200 mm;
- sigillatura dei giunti e delle teste delle viti realizzata mediante stucco a base gesso.
Se la struttura non corrisponde alla descrizione del rapporto di prova, lo spessore di lastre di gesso rivestito potrà essere
determinato mediante valutazione analitica o tabellare, in funzione della resistenza al fuoco richiesta.
* Rapporto di prova intestato a Poliespanso s.r.l.
87
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Solaio in latero-cemento protetto con lastre di gesso rivestito
REI 120
Rapporto di prova:
Istituto Giordano n. 178081/2574RF del 04/12/2003
Scadenza: 25/09/2012
120
40
160
15
25
15
215
255
40
600
Dati tecnici
t4PMBJPJOMBUFSPDFNFOUPTQFTTPSFNN
t0SEJUVSBNFUBMMJDBB$
t-BTUSBUJQP'TQFTTPSFNN
Descrizione
Realizzazione di protezione antincendio su solaio in latero-cemento costituita da:
- orditura metallica realizzata con profili denominati “Profilo a C 18/48”, dimensioni 48 x 18 mm e spessore 0,6 mm,
posti, ad interasse di 600 mm; tali profili sono fissati, mediante incastro, ad appositi raccordi in acciaio denominati
“Cavaliere per profilo a C 18/48”, dimensioni 46 x 42 x 18 mm e spessore 0,8 mm, ancorati al solaio mediante tasselli
metallici ad espansione, interasse 1.000 mm, e posizionati in corrispondenza dei travetti in calcestruzzo del solaio
stesso;
- plafonatura realizzata con lastre di gesso rivestito tipo F Gyproc Fireline 15, spessore 15 mm, fissate all’orditura
metallica mediante viti fosfatate autoperforanti, diametro 3,5 mm e lunghezza 35 mm, poste ad interasse di 250 mm;
- sigillatura dei giunti e delle teste delle viti realizzata mediante stucco a base gesso.
Se la struttura non corrisponde alla descrizione del rapporto di prova, lo spessore in lastre di gesso rivestito potrà essere
determinato mediante valutazione analitica o tabellare, in funzione della resistenza al fuoco richiesta.
Trave in calcestruzzo armato: protezione con intonaco Sigmatic Ignifugo M 120
20
340
300
R 120
Rapporto di prova:
20
Istituto Giordano n. 228214/2979FR del 17/07/2007
Scadenza: 25/09/2012
Dati tecnici
300 320
t5SBWFJODBMDFTUSV[[PBSNBUPEJEJNFOTJPOJ
300 x 300 mm e con copriferro minimo pari
a 13 mm
t1SPUF[JPOFDPONNEJJOUPOBDP4JHNBUJD
Ignifugo M120
20
Descrizione
Realizzazione di protezione antincendio su trave in c.a. dimensioni 300 x 300 mm, copriferro minimo 13 mm, costituita
da: 20 mm di uno spessore di intonaco isolante Sigmatic Ignifugo M 120 a base di gesso emidrato, Vermiculite e Perlite
espansa in Euroclasse A1 di reazione al fuoco, atto a garantire la resistenza al fuoco richiesta. Le superfici da trattare
dovranno essere integre, pulite, libere da polveri, oli disarmanti, etc..
Se la struttura non corrisponde alla descrizione del rapporto di prova, lo spessore di intonaco isolante Sigmatic Ignifugo
M 120 potrà essere determinato mediante valutazione analitica o tabellare, in funzione della resistenza al fuoco richiesta.
88
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Solaio in latero-cemento e travetti in c.a.p. con intonaco Sigmatic Ignifugo M 120
REI 120
Rapporto di prova:
Istituto Giordano n. 197441/2747RF del 08/06/2005
Scadenza: 25/09/2012
40
160
15
500
200
Dati tecnici
15
t4PMBJPJOMBUFSPDFNFOUPTQFTTPSFNN
con travetti in c.a.p.
t*OUPOBDP4JHNBUJD*HOJGVHP.TQFTTPSF
15 mm
Descrizione
Realizzazione di protezione antincendio sull’intradosso di solaio in latero-cemento con travetti in c.a.p. interasse 500 mm,
spessore 16+4 cm costituita da: 1,5 cm di intonaco isolante Sigmatic Ignifugo M 120 a base di gesso emidrato,
Vermiculite e Perlite espansa, reazione al fuoco classe “A1”. Le superfici da trattare dovranno essere integre, pulite, libere
da polveri, oli disarmanti, etc..
Se la struttura non corrisponde alla descrizione del rapporto di prova, lo spessore di intonaco isolante Igniver potrà essere
determinato mediante valutazione analitica o tabellare, in funzione della resistenza al fuoco richiesta.
Metodo tabellare
Metodo analitico
All’interno del DM 16/02/2007, nell’Allegato D, le varie tabelle
indicano il tipo e lo spessore di protettivo da utilizzare per raggiungere la resistenza al fuoco richiesta di elementi in calcestruzzo armato.
La valutazione tabellare per la protezione di elementi in c.a.
può essere effettuata esclusivamente da un professionista
iscritto al proprio albo, il quale redigerà la documentazione
prevista nella Lettera-Circolare del 24/04/2008.
I metodi di calcolo da utilizzare ai fini del DM 16/02/2007 per
determinare la resistenza al fuoco di elementi costruttivi in c.a.
sono quelli contenuti nell’ eurocodice EN 1992-1-2, se completi
delle appendici contenenti i parametri definiti a livello nazionale (NDPs).
In attesa della pubblicazione delle appendici di cui sopra, il
D.M. consente tuttavia l’impiego dell’ eurocodice relativo alle
strutture in c.a., adottando i valori degli NDPs suggeriti
dall’ eurocodice stesso ovvero, in alternativa, la norma UNI
9502.
È esclusa la possibilità di impiego delle citate norme UNI quando saranno rese disponibili le appendici nazionali.
La valutazione analitica può essere fatta esclusivamente da un
professionista iscritto negli elenchi del Ministero dell’Interno,
quindi autorizzato ai sensi della Legge n. 818 e DM
25/03/1985, il quale redigerà la documentazione prevista dalla Lettera-Circolare del 24/04/2008 del Ministero dell’Interno.
89
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
4
Strutture miste: calcestruzzo e lastre profilate di acciaio
Metodo sperimentale
La resistenza al fuoco di una struttura composita di calcestruzzo armato/lastre profilate in acciaio, può essere valutata con i
criteri di prova previsti dall’Allegato A al DM 16/02/2007, i test
devono essere condotti seguendo la specifica norma UNI ENV
13381-5, la quale ha lo scopo di determinare lo spessore del
materiale protettivo al fine di ottenere una determinata resistenza al fuoco.
Il risultato di tali prove non è quindi una vera e propria classificazione dell’elemento, bensì una procedura (assessment) per
la determinazione degli spessori necessari in funzione del tipo
di elemento costruttivo da proteggere.
Per la protezione delle strutture miste, Gyproc Saint-Gobain utilizza i dati tabulati nel rapporto di valutazione (assessment
report) n. 10-U-042, le prove sono state effettuate presso il laboratorio Effectis di Metz (Francia), utilizzando come protettivo
l’intonaco antincendio leggero Igniver.
h1
h2
heff
l2
l1
90
l3
Il risultato più interessante ai fini della valutazione sperimentale è proprio quest’ultimo e di seguito si riporta la rispettiva
tabella:
Spessori totali
della soletta
composita (h1+h2)
(cm)
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
Spessore minimo di Igniver da
applicare (mm)
Classificazione REI raggiunta
REI 30
REI 60
REI 90
REI 120
11
11
11
11
11
11
11
11
11
11
11
11
11
11
11
11
11
11
11
15
15
15
15
15
15
15
15
15
15
15
15
15
15
15
15
15
15
15
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
24
24
24
24
24
24
24
24
24
24
24
24
24
24
24
24
24
24
24
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
La valutazione sperimentale può essere fatta esclusivamente
da un laboratorio autorizzato dal Ministero dell’Interno ai sensi del DM 26/03/1985 o notificato dalla Commissione Europea
ai sensi della Direttiva 89/106.
In ogni caso sarà il professionista che segue la pratica per l’ottenimento del CPI a certificare la resistenza al fuoco dell’elemento, sulla scorta di valutazioni sperimentali, redigendo la
documentazione prevista dalla Lettera-Circolare del
24/04/2008 del Ministero dell’Interno.
Spessori totali della
soletta composita
(h1+h2)
(cm)
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
Di seguito si riporta un esempio di attuazione del metodo sperimentale:
t Procedura di valutazione sperimentale per la protezione di
TUSVUUVSFJODBDPOJOUPOBDP*HOJWFS
Dati di partenza (esempio):
Struttura: Soletta in calcestruzzo armato spessore 45 mm e lamiera grecata altezza 55 mm
Resistenza al fuoco richiesta: REI 90
Spessore minimo di Igniver da applicare (mm)
Classificazione REI raggiunta
REI 30
REI 60
REI 90
REI 120
11
11
11
11
11
11
11
11
11
11
11
11
11
11
11
11
11
11
11
15
15
15
15
15
15
15
15
15
15
15
15
15
15
15
15
15
15
15
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
24
24
24
24
24
24
24
24
24
24
24
24
24
24
24
24
24
24
24
Spessore necessario: 19 mm di intonaco Igniver
91
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Metodo tabellare
Metodo analitico
All’interno del DM 16/02/2007, nell’Allegato D, l’unica possibilità di utilizzare il metodo tabellare si trova al punto D 5.1 e riguarda i solai misti di lamiera/cls. La tabella riporta i valori minimi dello spessore (H) del solaio e della distanza (a) dall’asse
delle armature alla superficie esposta sufficienti a garantire il
requisito R per le classi indicate.
Da quest’ultima osservazione si può dedurre che il metodo tabellare non può essere utilizzato nel caso di strutture composite di calcestruzzo armato/lastre profilate in acciaio con funzione portante.
Per valutare la resistenza al fuoco di una struttura mista in c.a.
si può fare ricorso a valutazioni analitiche di un tecnico autorizzato ai sensi della Legge n. 818 del 07/12/1984 facendo riferimento al metodo di calcolo riportato nell’ eurocodice UNI EN
1994-1-2. La valutazione analitica può essere fatta esclusivamente da un professionista iscritto negli elenchi del Ministero
dell’Interno, quindi autorizzato ai sensi della Legge n. 818 del
07/12/1984 e DM 25/03/1985, il quale redigerà la documentazione tecnica prevista dalla Lettera-Circolare del 24/04/2008
del Ministero dell’Interno.
92
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
5
Strutture in legno
Metodo sperimentale
Metodo tabellare
La resistenza al fuoco di una struttura in legno può essere valutata con i criteri di prova previsti dall’Allegato A al DM
16/02/2007, i test devono essere condotti seguendo la specifica norma UNI ENV 13381-7.
Il risultato di tali prove non è quindi una vera e propria classificazione dell’elemento, bensì una procedura (assessment) per
la determinazione degli spessori necessari in funzione del tipo
di elemento costruttivo da proteggere.
Si ricorda che nella Guida compaiono anche gli ultimi rapporti
di prova eseguiti secondo la Circolare 91, i quali rappresentano
l’unica eccezione ammessa nel periodo denominato “di transizione” e di cui si è parlato nel quinto capitolo (terza parte), che
va dal 25/09/2007 (data di entrata in vigore del D.M.) al
25/09/2012, data di scadenza dei suddetti rapporti.
La valutazione sperimentale può essere fatta esclusivamente
da un laboratorio autorizzato dal Ministero dell’Interno ai sensi del DM 26/03/1985 o notificato dalla Commissione Europea
ai sensi della Direttiva 89/106.
In ogni caso sarà il professionista che segue la pratica per l’ottenimento del CPI a certificare la resistenza al fuoco dell’elemento, sulla scorta di valutazioni sperimentali, redigendo la
documentazione prevista dalla Lettera-Circolare del
24/04/2008 del Ministero dell’Interno.
Il DM 16/02/2007 non prevede la possibilità di fare ricorso a
confronti con tabelle per quanto riguarda le strutture in legno.
Metodo analitico
I metodi di calcolo da utilizzare ai fini del DM 16/02/2007 per
determinare la resistenza al fuoco di elementi costruttivi in legno sono quelli contenuti nell’ eurocodice EN 1995-1-2, se
completi delle appendici contenenti i parametri definiti a livello nazionale (NDPs).
In attesa della pubblicazione delle appendici di cui sopra, il
D.M. consente tuttavia l’impiego dell’ eurocodice relativo alle
strutture in legno, adottando i valori degli NDPs suggeriti
dall’ eurocodice stesso ovvero, in alternativa, la norma UNI
9504.
È esclusa la possibilità di impiego delle citate norme UNI quando saranno rese disponibili le appendici nazionali.
La valutazione analitica può essere fatta esclusivamente da
un professionista iscritto negli elenchi del Ministero
dell’Interno, quindi autorizzato ai sensi della Legge n. 818 e
DM 25/03/1985, il quale redigerà la documentazione prevista
dalla Lettera-Circolare del 24/04/2008 del Ministero dell’Interno.
93
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Controsoffitto CSA 13FM0 x 2
REI 90
a protezione di solaio in legno
2000
1200
18
330
247
40
247
195
12,5x2
Rapporto di prova:
Dati tecnici
Istituto Giordano n. 219691/2903FR del 13/12/2006
Scadenza: 25/09/2012
t4PMBJPJOMFHOPDPTUJUVJUPEBUBWPMBUPJOMJTUFMMJ
spessore 18 mm appoggiati su due travi in
legno sezione 247 x 195 mm interasse
1.200 mm
t0SEJUVSBNFUBMMJDBB$USBTWFSTBMFBMMF
travi, interasse 400 mm
tOMBTUSFUJQP'.TQFTTPSFNN
Descrizione
Realizzazione di protezione antincendio di solaio in legno costituita da:
- orditura metallica realizzata con profili in acciaio a forma di C denominati “Profilo a C 18/48”, dimensioni 48 x 18 mm e
spessore 0,6 mm, posti, ad interasse di 400 mm, perpendicolarmente alle travi in legno; tali profili sono fissati ad appositi elementi in acciaio denominati “Susp. diritto per profilo a C”, dimensioni 46 x 80 x 12 mm e spessore 0,8 mm; tali
elementi sono preliminarmente ancorati al fianco interno delle travi mediante viti in acciaio autofilettanti; ulteriori elementi in acciaio denominati “Susp. con molla per profilo a C”, dimensioni 46 x 80 x 12 mm e spessore 0,8 mm sono
posizionati alle estremità dei profili suddetti e agganciati, mediante pendini e viti autofilettanti, alla guida a U posta in
corrispondenza del bordo del tavolato in legno;
- plafonatura realizzata con n. 2 strati di lastre di gesso rivestito tipo antincendio (tipo F secondo EN 520 e in classe A1 di
reazione al fuoco secondo UNI EN 13501-1) denominate “GYPROC LISAFLAM 13”, spessore 12,5 , fissate all’orditura
metallica mediante viti fosfatate autoperforanti, diametro 3,5 mm, poste ad interasse di 200 mm; la distanza fra intradosso travi e estradosso lastre risulta pari a circa 4,0 cm;
- sigillatura dei giunti fra le lastre realizzata mediante rete forata in fibra di vetro e stucco di gesso della Gyproc SaintGobain;
- sigillatura delle teste delle viti realizzata mediante stucco di gesso della Gyproc Saint-Gobain.
94
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
6
Compartimentazioni
Generalità
Quando si deve per motivi di prevenzione incendi, costruire dei
compartimenti (parti di un edificio che hanno lo scopo di confinare l’incendio evitandone la propagazione alle zone e ai
compartimenti adiacenti fino all’esaurimento dei materiali
combustibili contenuti o fino al sopraggiungere dei Vigili del
Fuoco) bisogna ricorrere alla realizzazione di pareti divisorie
che soddisfino la classe di resistenza al fuoco richiesta e quindi
garantiscano per il tempo richiesto:
eventuale capacità portante (R), tenuta ai fumi e alle fiamme
(E), isolamento termico (I).
Per raggiungere i requisiti richiesti si può dunque ricorrere a:
- tramezzi in lastre di gesso rivestito Gyproc Saint-Gobain
- pareti in muratura opportunamente intonacate con prodotti
della linea EcoVic
- pareti in muratura mediante contropareti con lastre di gesso
rivestito delle linee a secco Gyproc Saint-Gobain.
Prove sperimentali
La resistenza al fuoco di una compartimentazione può essere
valutata con i criteri di prova previsti dall’Allegato A al DM
16/02/2007; le prove devono essere condotte seguendo la specifica norma di prova EN prevista per ciascun elemento costruttivo: in particolare la UNI EN 1365-1 per le pareti portanti,
e la UNI EN 1364-1 per le pareti non portanti.
La valutazione sperimentale può essere fatta esclusivamente
da un laboratorio autorizzato dal Ministero dell’Interno ai sensi del DM 26/03/1985 o notificato dalla Commissione Europea
ai sensi della Direttiva 89/106. Il laboratorio di prova deve rilasciare al produttore:
1. Il rapporto di prova, redatto in conformità alla EN 1363-1, 2
e a quanto previsto dal relativo metodo di prova specifico e
deve contenere tutti i dati necessari ad identificare il prodotto o il manufatto testato e i risultati della prova sperimentale.
2. Il rapporto di classificazione, che rappresenta il documento,
redatto in conformità a quanto previsto dalla EN 13501,
che attesta sulla base di uno o più rapporti di prova, la classe
del prodotto o dell’elemento costruttivo oggetto della prova;
inoltre il DM 16/02/2007 introduce, i concetti di “campo di applicazione diretta” e “campo di applicazione estesa” e prevede
che il produttore predisponga, in caso di variazioni non previste
dal campo di applicazione diretta, un fascicolo tecnico approvato dal laboratorio che ha emesso il rapporto di classificazione.
Per un approfondimento sull’argomento si rimanda il lettore al
sesto capitolo nella prima parte della Guida ed al testo del DM
riportato in appendice.
In ogni caso sarà il professionista che segue la pratica per l’ottenimento del CPI a certificare la resistenza al fuoco dell’elemento, sulla scorta di valutazioni sperimentali, redigendo la
documentazione prevista dalla Lettera-Circolare del
24/04/2008 del Ministero dell’Interno.
Metodo tabellare
All’interno del DM 16/02/2007, nell’Allegato D, le varie tabelle
indicano il tipo e lo spessore di protettivo da utilizzare per raggiungere la resistenza al fuoco richiesta di pareti non portanti
(si veda la prima parte della Guida e l’Appendice).
Inoltre il decreto prevede solo due possibili rivestimenti protettivi da utilizzarsi in base a confronti con tabelle: intonaco normale e intonaco antincendio (punto D.4).
La valutazione tabellare può essere fatta esclusivamente da un
professionista iscritto al proprio albo, il quale redigerà la documentazione prevista dalla Lettera-Circolare del 24/04/2008
del Ministero dell’Interno.
95
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Parete Gyproc DA 75/50 F
EI 45
Rapporto di prova:
LAPI n°38/C/10 - 75 FR del 20/07/2010
Dati tecnici
t-BTUSBEJUJQP'TQFTTPSFNN
t(VJEFB6EBNN
t.POUBOUJB$EBNN
t(JVOUJTUVDDPEJHFTTPFOBTUSPEJSJOGPS[P
Descrizione
Realizzazione di pareti distributive Gyproc DA 75/50 F costituite da: lastre di gesso rivestito Gyproc Fireline 13, di tipo F,
dello spessore di 12,5 mm una per lato che dovranno essere fissate con viti fosfatate, poste ad interasse di 300 mm,
all’orditura metallica in lamiera d’acciaio zincato spess. 6/10 mm costituita da:
- guide a “U” larghezza 50 mm fissate a pavimento e soffitto tramite idonei punti di fissaggio posti ad interasse di 50 cm;
- montanti a “C” larghezza 50 mm posti all’interno delle guide con interasse di ca 600 mm.
I giunti piani, orizzontali e verticali, saranno trattati con stucco e nastro di rinforzo.
Parete Gyproc DA 105/75 F
EI 60
Rapporto di prova:
LAPI n°44/C/10 - 83 FR del 07/10/2010
Dati tecnici
t-BTUSBEJUJQP'TQFTTPSFNN
t(VJEFB6EBNN
t.POUBOUJB$EBNN
t(JVOUJTUVDDPEJHFTTPFOBTUSPEJSJOGPS[P
Descrizione
Realizzazione di pareti distributive Gyproc DA 105/75 F costituite da: lastre di gesso rivestito Gyproc Fireline 15, di tipo F,
dello spessore di 15 mm una per lato che dovranno essere fissate con viti fosfatate, poste ad interasse di 300 mm, all’orditura metallica in lamiera d’acciaio zincato spess. 6/10 mm costituita da:
- guide a “U” larghezza 50 mm fissate a pavimento e soffitto tramite idonei punti di fissaggio posti ad interasse di 50 cm;
- montanti a “C” larghezza 50 mm posti all’interno delle guide con interasse di ca 600 mm.
I giunti piani, orizzontali e verticali, saranno trattati con stucco e nastro di rinforzo.
96
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Parete Gyproc DA 105/75 L F
EI 90
Rapporto di prova:
LAPI n°45/C/10 - 84 FR del 07/10/2010
Dati tecnici
t-BTUSBEJUJQP'TQFTTPSFNN
t(VJEFB6EBNN
t.POUBOUJB$EBNN
t-BOBEJSPDDJBTQFTTPSFNNEFOTJU°LHN3
t(JVOUJTUVDDPEJHFTTPFOBTUSPEJSJOGPS[P
Descrizione
Realizzazione di pareti distributive Gyproc DA 105/75 L F costituite da: lastre di gesso rivestito Gyproc Fireline 15, di tipo F,
dello spessore di 15 mm una per lato, con interposta lana di roccia dello spessore di 60 mm e densità di 50 kg/m3, che
dovranno essere fissate con viti fosfatate, poste ad interasse di 300 mm, all’orditura metallica in lamiera d’acciaio zincato
spess. 6/10 mm costituita da:
- guide a “U” larghezza 75 mm fissate a pavimento e soffitto tramite idonei punti di fissaggio posti ad interasse di 50 cm;
- montanti a “C” larghezza 75 mm posti all’interno delle guide con interasse di ca 600 mm.
I giunti piani, orizzontali e verticali, saranno trattati con stucco e nastro di rinforzo.
Parete SA 100/50 L RH
REI 90
Rapporto di prova:
LAPI n. 10/C/07-15FR del 09/10/2007
Scadenza: 25/09/2012
Dati tecnici
t-BTUSB3JHJEVS)TQFTTPSFNN
t-BTUSBUJQP"TQFTTPSFNN
t-BOBEJWFUSP*TPWFS1"3TQFTTPSFNN
t(VJEFBi6wEBNN
t.POUBOUJBi$wEBNN
t(JVOUJTUVDDPEJHFTTPFOBTUSPEJSJOGPS[P
t6OCPSEPWFSUJDBMFOPOGJTTBUP
Descrizione
Realizzazione di parete divisoria SA 100/50 L RH costituita da:
- guide a “U” larghezza 50 mm fissate a pavimento e soffitto mediante fissaggi metallici
- montanti a “C” larghezza 50 mm posti all’interno delle guide con interasse di 600 mm
- isolante in lana di vetro Isover Par spessore 45 mm posto nell’intercapedine fra i montanti
- primo strato (interno) di lastre di gesso rivestito di tipo A (Gyproc Wallboard 13) spessore 12,5 mm, fissate con viti fosfatate poste ad interasse di 300 mm all’orditura metallica
- secondo strato (esterno) di lastre di gesso e fibre di cellulosa denominate RIGIDUR H spessore 12,5 mm.
I giunti piani, orizzontali e verticali saranno trattati con stucco e nastro di rinforzo.
97
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Parete SA 100/50 standard con botola d’ispezione
REI 90
Rapporto di prova:
LAPI n. 8/C/07-13FR del 09/10/2007
Scadenza: 25/09/2012
Dati tecnici
t-BTUSBUJQP"TQFTTPSFNN
t(VJEFBi6wEBNN
t.POUBOUJBi$wEBNN
t(JVOUJTUVDDPEJHFTTPFOBTUSPEJSJOGPS[P
t#PUPMBEJTQF[JPOFYNNTVBNCP
i lati
Descrizione
Realizzazione di parete divisoria SA 100/50 con botole d’ispezione costituita da:
- guide a “U” larghezza 50 mm fissate a pavimento e soffitto mediante fissaggi metallici
- montanti a “C” larghezza 50 mm posti all’interno delle guide con interasse di 600 mm
- lastre di gesso rivestito di tipo A (Gyproc Wallboard 13) spessore 12,5 mm due per lato, fissate con viti fosfatate poste ad
interasse di 300 mm all’orditura metallica
- botola d’ispezione, dimensioni 600 x 600 mm, composta da un telaio metallico fissato a due montanti mediante viti
autoperforanti e da uno sportello mobile composto da un telaio perimetrale in acciaio e tamponamento con doppio
strato di lastre tipo A (Gyproc Wallboard 13) spessore 12,5 mm. Le botole sono poste in corrispondenza di scatole elettriche di derivazione fissate al retro delle lastre (nell’intercapedine della parete) mediante malta di gesso; la scatola è inoltre collegata a tubi corrugati.
I giunti piani, orizzontali e verticali, saranno trattati con stucco e nastro di rinforzo.
Parete SA 100/50 V curva
REI 90
Rapporto di prova:
Dati tecnici
LAPI n. 8/C/07-13FR del 09/10/2007
Scadenza: 25/09/2012
t-BTUSBUJQP"TQFTTPSFNN
t(VJEFBi6wEBNN
t.POUBOUJBi$wEBNN
t(JVOUJTUVDDPEJHFTTPFOBTUSPEJSJOGPS[P
Descrizione
Realizzazione di parete divisoria SA 100/50 V costituita da:
- guide a “U” larghezza 50 mm denominate VERTEBRA fissate a pavimento e soffitto mediante fissaggi metallici, previa
apposita sagomatura al fine di ottenere una doppia curva
- montanti a “C” larghezza 50 mm posti all’interno delle guide con interasse di 400 mm
- lastre di gesso rivestito di tipo A (Gyproc Wallboard 13) spessore 12,5 mm due per lato, fissate con viti fosfatate poste ad
interasse di 300 mm all’orditura metallica.
I giunti piani, orizzontali e verticali saranno trattati con stucco e nastro di rinforzo.
98
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Parete Gyproc SA 125/75 L LISAPLAC-HYDRO
EI 90
Rapporto di prova:
Dati tecnici
LAPI n° 61/C/11-109 FR del 20/06/2011
t-BTUSBEJUJQP"TQFTTPSFNN
t-BTUSBEJUJQP"$MBTTF"
TQFTTPSFNN
t-BTUSBEJUJQP)TQFTTPSFNN
t*TPMBOUFNJOFSBMFTQFTTPSFNNEFOTJU°
11,5 kg/m3
t(VJEFBE6EBNN
t.POUBOUJB$EBNN
t(JVOUJTUVDDPEJHFTTPFOBTUSPEJSJOGPS[P
Descrizione
Realizzazione di pareti divisorie Gyproc SA 125/75 LISAPLC-HYDRO L costituite da:
- Lato esposto al fuoco: lastre di gesso rivestito Gyproc Wallboard 13, di tipo A, dello spessore di 12,5 mm (lato interno),
lastre di gesso rivestito Gyproc LISAPLAC 13 (Classe A1), dello spessore di 12,5 mm (lato esterno).
- Interposizione di lana di vetro dello spessore di 70 mm e densità 11,5 kg/m3.
- Lato non esposto al fuoco: lastre di gesso rivestito Gyproc Wallboard 13, di tipo A, dello spessore di 12,5 mm (lato interno), lastre di gesso rivestito Gyproc HYDRO 13 (tipo H2), dello spessore di 12,5 mm (lato esterno).
Le lastre dovranno essere fissate con viti autoperforanti fosfatate, poste ad interasse di 250 mm, all’orditura metallica in
lamiera d’acciaio zincato spess. 6/10 mm, costituita da:
- Guide a “U” larghezza 75 mm fissate a pavimento e soffitto tramite idonei punti di fissaggio posti ad interasse di 50 cm.
- Montanti a “C” larghezza 75 mm posti all’interno delle guide con interasse di ca 600 mm.
I giunti piani, orizzontali e verticali, saranno trattati con stucco e nastro di rinforzo.
Parete SA 100/50 con botole d’ispezione
REI 120
Rapporto di prova:
RINA n. 0009FR del 05/12/2006
Scadenza: 25/09/2012
Dati tecnici
t-BTUSBUJQP'TQFTTPSFNN
t(VJEFBi6wEBNN
t.POUBOUJBi$wEBNN
t(JVOUJTUVDDPEJHFTTPFOBTUSPEJSJOGPS[P
t#PUPMBEJTQF[JPOFYNNTVBNCP
i lati
t6OCPSEPWFSUJDBMFOPOGJTTBUP
Descrizione
Realizzazione di parete divisoria SA 100/50 con botole d’ispezione costituita da:
- guide a “U” larghezza 50 mm fissate a pavimento e soffitto mediante fissaggi metallici
- montanti a “C” larghezza 50 mm posti all’interno delle guide con interasse di 600 mm
- lastre di gesso rivestito di tipo F (Gyproc Fireline 13) spessore 12,5 mm due per lato, fissate con viti fosfatate poste ad
interasse di 300 mm all’orditura metallica
- botola d’ispezione, dimensioni 600 x 600 mm, composta da un telaio metallico fissato a due montanti mediante viti
autoperforanti e da uno sportello mobile composto da un telaio perimetrale in acciaio e tamponamento con doppio
strato di lastre tipo F (Placo PPF/Rigips RF) spessore 12,5
I giunti piani, orizzontali e verticali, saranno trattati con stucco e nastro di rinforzo.
99
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Parete Gyproc SA 125/75 F
EI 120
Rapporto di prova:
Dati tecnici
LAPI n° 53/C/11-101 FR del 11/05/2011
t-BTUSBEJUJQP'TQFTTPSFNN
t(VJEFBE6EBNN
t.POUBOUJB$EBNN
t(JVOUJTUVDDPEJHFTTPFOBTUSPEJSJOGPS[P
Descrizione
Realizzazione di pareti divisorie Gyproc SA 125/75 F costituite da: lastre di gesso rivestito Gyproc Fireline 13, di tipo F,
dello spessore di 12,5 mm due per lato, che dovranno essere fissate con viti autoperforanti fosfatate, poste ad interasse di
250 mm, all’orditura metallica in lamiera d’acciaio zincato spess. 6/10 mm, costituita da:
- Guide a “U” larghezza 75 mm fissate a pavimento e soffitto tramite idonei punti di fissaggio posti ad interasse di 50 cm.
- Montanti a “C” larghezza 75 mm posti all’interno delle guide con interasse di ca 600 mm.
I giunti piani, orizzontali e verticali, saranno trattati con stucco e nastro di rinforzo.
Parete Gyproc SA 125/75 F LV
EI 120
Rapporto di prova:
Dati tecnici
LAPI n° 54/C/11-102 FR del 16/05/2011
t-BTUSBEJUJQP'TQFTTPSFNN
t(VJEFBE6EBNN
t.POUBOUJB$EBNN
t*TPMBOUFNJOFSBMFTQFTTPSFNNEFOTJU°
11,5 kg/m3
t(JVOUJTUVDDPEJHFTTPFOBTUSPEJSJOGPS[P
Descrizione
Realizzazione di pareti divisorie Gyproc SA 125/75 F LV costituite da: lastre di gesso rivestito Gyproc Fireline 13, di tipo F,
dello spessore di 12,5 mm due per lato, con interposta lana di vetro dello spessore di 70 mm e densità 11,5 kg/m3, che
dovranno essere fissate con viti autoperforanti fosfatate, poste ad interasse di 250 mm, all’orditura metallica in lamiera
d’acciaio zincato spess. 6/10 mm, costituita da:
- Guide a “U” larghezza 75 mm fissate a pavimento e soffitto tramite idonei punti di fissaggio posti ad interasse di 50 cm,
- Montanti a “C” larghezza 75 mm posti all’interno delle guide con interasse di ca 600 mm.
I giunti piani, orizzontali e verticali, saranno trattati con stucco e nastro di rinforzo.
100
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Parete Gyproc SA 125/75 L F RH
EI 120
Rapporto di prova:
Dati tecnici
LAPI n° 76/C/11-130 FR del 19/01/2012
t-BTUSBEJUJQP'TQFTTPSFNN
t-BTUSB3JHJEVS)TQFTTPSFNN
t*TPMBOUFNJOFSBMFTQFTTPSFNNEFOTJU°LHN3
t(VJEFBE6EBNN
t.POUBOUJB$EBNN
t(JVOUJTUVDDPEJHFTTPFOBTUSPEJSJOGPS[P
Descrizione
Realizzazione di pareti divisorie GYPROC SA 125/75 L F RH costituite da: lastre di gesso rivestito Gyproc Fireline 13, di tipo F,
dello spessore di 12,5 mm, una per lato (interna) e lastre di gesso fibrato Gyproc Rigidur H 13, dello spessore di 12,5 mm,
una per lato (esterna), con interposta lana di vetro dello spessore di 70 mm e densità 11,5 kg/m3, che dovranno essere fissate con viti autoperforanti fosfatate, poste ad interasse di 250 mm, all’orditura metallica in lamiera d’acciaio zincato
spess. 6/10 mm, costituita da:
- Guide a “U” larghezza 75 mm fissate a pavimento e soffitto tramite idonei punti di fissaggio posti ad interasse di 50 cm.
- Montanti a “C” larghezza 75 mm posti all’interno delle guide con interasse di ca 600 mm.
I giunti piani, orizzontali e verticali, saranno trattati con stucco e nastro di rinforzo.
Parete Gyproc HABITO MAXIMA – SAD5 215/75 L RH HABITO ACTIV AIR
EI 120
Rapporto di prova:
Dati tecnici
LAPI n° 64/C/11-115 FR del 06/07/2011
t-BTUSBEJUJQP%*TQFTTPSFNN
t-BTUSB3JHJEVS)TQFTTPSFNN
t*TPMBOUFNJOFSBMFTQFTTPSFNNEFOTJU°LHN3
t(VJEFBE6EBNN
t.POUBOUJB$EBNN
t(JVOUJTUVDDPEJHFTTPFOBTUSPEJSJOGPS[P
Descrizione
Realizzazione di pareti divisorie Gyproc HABITO MAXIMA – SAD5 215/75 L RH HABITO ACTIV AIR costituite da:
- lato esposto al fuoco: 2 lastre di gesso rivestito Gyproc HABITO 13 Activ Air, di tipo D I, dello spessore di 12,5 mm.
- Interposizione nella doppia struttura metallica di lana di vetro dello spessore di 70 mm e densità 11,5 kg/m3.
- Strato interno: 1 lastra di gesso fibrato Gyproc RIGIDUR H 13 (Classe A1), di tipo GF C1 I W2, dello spessore di 12,5 mm.
- lato non esposto al fuoco: 2 lastre di gesso rivestito Gyproc HABITO 13 Activ Air, di tipo D I, dello spessore di 12,5 mm.
Le lastre dovranno essere fissate con viti autoperforanti fosfatate, poste ad interasse di 250 mm, alla doppia orditura
metallica in lamiera d’acciaio zincato spess. 6/10 mm, costituita da:
- Guide a “U” larghezza 75 mm fissate a pavimento e soffitto tramite idonei punti di fissaggio posti ad interasse di 50 cm.
- Montanti a “C” larghezza 75 mm posti all’interno delle guide con interasse di ca 600 mm.
I giunti piani, orizzontali e verticali, saranno trattati con stucco e nastro di rinforzo.
101
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Parete Gyproc DA 115/75 L F
EI 120
Rapporto di prova:
LAPI n°40/C/10 - 80 FR del 09/09/2010
Dati tecnici
t-BTUSBEJUJQP'TQFTTPSFNN
t(VJEFB6EBNN
t.POUBOUJB$EBNN
t-BOBEJSPDDJBTQFTTPSFNNEFOTJU°LHN3
t(JVOUJTUVDDPEJHFTTPFOBTUSPEJSJOGPS[P
Descrizione
Realizzazione di pareti distributive Gyproc DA 115/75 L F costituite da: lastre di gesso rivestito Gyproc Fireline 20, di tipo F,
dello spessore di 20 mm una per lato, con interposta lana di roccia dello spessore di 60 mm e densità di 75 kg/m3, che
dovranno essere fissate con viti fosfatate, poste ad interasse di 300 mm, all’orditura metallica in lamiera d’acciaio zincato
spess. 6/10 mm costituita da:
- guide a “U” larghezza 75 mm fissate a pavimento e soffitto tramite idonei punti di fissaggio posti ad interasse di 50 cm;
- montanti a “C” larghezza 75 mm posti all’interno delle guide con interasse di ca 600 mm.
I giunti piani, orizzontali e verticali, saranno trattati con stucco e nastro di rinforzo.
Tramezzo Placo SADH 200
REI 120
Rapporto di prova:
Dati tecnici
Istituto Giordano n. 157535/2335RF del 05/03/2002
Scadenza: 25/09/2012
t-BTUSBEJUJQP'TQFTTPSFNN
t(VJEFBi6wEBNNTUSVUUVSBEPQQJB
t.POUBOUJBi$wEBNNTUSVUUVSBEPQQJB
t(JVOUJTUVDDPEJHFTTPFOBTUSPEJWFUSP
Descrizione
Realizzazione di tramezzo Placo SADH 200 costituito da: lastre di gesso rivestito di tipo F a bordi assottigliati spessore
12,5 mm due per lato, che dovranno essere fissate con viti fosfatate poste ad interasse di 300 mm alla doppia orditura
metallica in lamiera d’acciaio zincato spess. 6/10 mm costituita da:
- guide a “U” larghezza 50 mm fissate a pavimento e soffitto tramite idonei punti di fissaggio posti ad interasse di 50 cm
- montanti a “C” larghezza 50 mm posti all’interno delle guide con interasse di ca 600 mm
- montanti doppi distanziati di 50 mm saranno collegati tra loro da strisce di lastre di tipo F spessore 12,5 mm.
I giunti piani, orizzontali e verticali, saranno trattati con stucco e nastro di rinforzo.
102
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Parete divisoria con intonaco Sigmatic Ignifugo M 120
REI 120
Rapporto di prova:
Dati tecnici
Istituto Giordano n. 222485/2917FR del 27/02/2007
Scadenza: 25/09/2012
t.VSBUVSBJOMBUFSJ[JPGPSBUPTQFTTPSFNN
t*OUPOBDP4JHNBUJD*HOJGVHP.TQFTTPSFNN
Descrizione
Realizzazione di parete divisoria costituita da:
- muratura in laterizio forato di 80 mm di spessore
- intonaco isolante Sigmatic Ignifugo M 120 a base di gesso emidrato, Vermiculite e Perlite espansa, (reazione al fuoco
Euroclasse A1), applicato nello spessore di 15 mm su ambo i lati della muratura.
Parete Gyproc SA 165/75 F
EI 180
Rapporto di prova:
LAPI n°41/C/10 - 77 FR del 22/07/2010
Dati tecnici
t-BTUSBEJUJQP'TQFTTPSFNN
t(VJEFB6EBNN
t.POUBOUJB$EBNN
t(JVOUJTUVDDPEJHFTTPFOBTUSPEJSJOGPS[P
Descrizione
Realizzazione di parete divisoria Gyproc SA 165/75 F costituite da: lastre di gesso rivestito Gyproc Fireline 15, di tipo F,
dello spessore di 15 mm tre per lato che dovranno essere fissate con viti fosfatate, poste ad interasse di 300 mm, all’orditura metallica in lamiera d’acciaio zincato spess. 6/10 mm costituita da:
- guide a “U” larghezza 50 mm fissate a pavimento e soffitto tramite idonei punti di fissaggio posti ad interasse di 50 cm;
- montanti a “C” larghezza 50 mm posti all’interno delle guide con interasse di ca 600 mm.
I giunti piani, orizzontali e verticali, saranno trattati con stucco e nastro di rinforzo.
103
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Parete divisoria con intonaco Surmix
REI 180
Rapporto di prova:
Dati tecnici
Istituto Giordano n. 143137/2160RF del 28/11/2000
Scadenza: 25/09/2012
t.VSBUVSBJOMBUFSJ[JPGPSBUPTQFTTPSFNN
t*OUPOBDP4VSNJYTQFTTPSFNN
Descrizione
Realizzazione di parete divisoria costituita da: muratura in laterizio forato di 80 mm di spessore, intonacata su entrambi i
lati con 20 mm di intonaco premiscelato Surmix a base di Anidrene, Perlite espansa e inerte calcareo. Reazione al fuoco
Euroclasse A1.
Parete divisoria con intonaco Into Alfa
REI 180
Rapporto di prova:
Dati tecnici
Istituto Giordano n. 146970/2215RF del 11/04/2000
Scadenza: 25/09/2012
t.VSBUVSBJOMBUFSJ[JPGPSBUPTQFTTPSFNN
t*OUPOBDPQSFNJTDFMBUP*OUP"MGBEJTQFTTPSFNN
Descrizione
Realizzazione di parete divisoria costituita da: muratura in laterizio forato di 80 mm di spessore, intonacata su entrambi i
lati con 20 mm di intonaco premiscelato Into Alfa a base di Anidrene e inerte calcareo. Reazione al fuoco Euroclasse A1.
104
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Controparete Gyproc CP.S 65/50 L F
EI 120
Rapporto di prova:
Dati tecnici
n° 77/C/11-131 FR del 31/01/2012
t-BTUSBEJUJQP'TQFTTPSFNN
t*TPMBOUFNJOFSBMFTQFTTPSFNNEFOTJU°LHN3
t(VJEFBE6EBNN
t.POUBOUJB$EBNN
t(JVOUJTUVDDPEJHFTTPFOBTUSPEJSJOGPS[P
Descrizione
Realizzazione di controparete GYPROC CP.S 65/50 L F costituita da: lastre di gesso rivestito Gyproc Fireline 15, di tipo F, dello
spessore di 15 mm, dello spessore di 15 mm, con interposta lana di vetro dello spessore di 45 mm e densità 13 kg/m3, che
dovranno essere fissate con viti autoperforanti fosfatate, poste ad interasse di 250 mm, all’orditura metallica in lamiera
d’acciaio zincato spess. 6/10 mm, costituita da:
- Guide a “U” larghezza 50 mm fissate a pavimento e soffitto tramite idonei punti di fissaggio posti ad interasse di 50 cm,
- Montanti a “C” larghezza 50 mm posti all’interno delle guide con interasse di ca 600 mm.
I giunti piani, orizzontali e verticali, saranno trattati con stucco e nastro di rinforzo.
105
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Controparete Placo CP 65/50
REI 120
Rapporto di prova:
Istituto Giordano n. 142761/2149RF del 16/11/2000
Scadenza: 25/09/2012
Dati tecnici
t.VSBUVSBJOMBUFSJ[JGPSBUJEBNNEJMBSHIF[[B
intonacata su entrambi i lati con 10 mm di
intonaco
t-BTUSBEJUJQP'TQFTTPSFNN
t(VJEFBi6wEBNN
t.POUBOUJBi$wEBNN
t(JVOUJTUVDDPEJHFTTPFOBTUSPEJSJOGPS[P
Descrizione
Realizzazione di contropareti costituite da: lastre di gesso rivestito di tipo F a bordi assottigliati spessore 15 mm, che
dovranno essere fissate con viti fosfatate poste ad interasse di 300 mm all’orditura metallica in lamiera d’acciaio zincato
spess. 6/10 mm costituita da:
- guide a “U” larghezza 50 mm fissate a pavimento e soffitto tramite idonei punti di fissaggio posti ad interasse di 50 cm
- montanti a “C” larghezza 50 mm posti all’interno delle guide con interasse di ca 600 mm.
I giunti piani, orizzontali e verticali, saranno trattati con stucco e nastro di rinforzo.
Controparete CP 65/50 con botola
REI 120
Rapporto di prova:
Dati tecnici
LAPI n. 9/C/07-14FR del 09/10/2007
Scadenza: 25/09/2012
t.VSBUVSBJOMBUFSJ[JPGPSBUPEBNNEJMBSHIF[[B
intonacata sul lato non esposto al fuoco con
10 mm di intonaco
t-BTUSBEJUJQP'TQFTTPSFNN
t(VJEFBi6wEBNN
t.POUBOUJBi$wEBNN
t(JVOUJTUVDDPEJHFTTPFOBTUSPEJSJOGPS[P
t#PUPMBEJTQF[JPOFYNNTVMMBUPFTQPTUP
al fuoco
Descrizione
Realizzazione di contropareti costituite da:
- guide a “U” larghezza 50 mm fissate a pavimento e soffitto tramite idonei punti di fissaggio posti ad interasse di 50 cm
- montanti a “C” larghezza 50 mm posti all’interno delle guide con interasse di 600 mm
- botola d’ispezione, dimensioni 600 x 600 mm, composta da un telaio metallico fissato a due montanti mediante viti
autoperforanti e da uno sportello mobile composto da un telaio perimetrale in acciaio e tamponamento con strato di
lastre tipo F (Gyproc Fireline 15) spessore 15. La botola è posta in corrispondenza di scatola elettrica di derivazione fissata alla muratura mediante malta di gesso; la scatola è inoltre collegata a tubi corrugati
- lastre di gesso rivestito di tipo F (Gyproc Fireline 15) a bordi assottigliati spessore 15 mm che dovranno essere fissate
con viti fosfatate poste ad interasse di 300 mm all’orditura metallica in lamiera d’acciaio.
I giunti piani, orizzontali e verticali, saranno trattati con stucco e nastro di rinforzo.
106
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Controparete in aderenza CPA F15 LISAFLAM
REI 120
Rapporto di prova:
Dati tecnici
LAPI 2/C/06-1FR del 29/01/2007
Scadenza: 25/09/2012
t.VSBUVSBJOMBUFSJ[JPGPSBUPEBNNJOUPOBDBUB
sul lato non esposto al fuoco con 10 mm di
intonaco
t$PMMBOUFBEFTJWPBCBTFHFTTP
t-BTUSBEJUJQP(ZQSPD-*4"'-".TQFTTPSFNN
t(JVOUJTUVDDPEJHFTTPFOBTUSPEJSJOGPS[P
Descrizione
Realizzazione di contropareti costituite da:
- uno strato di lastre di gesso rivestito Gyproc LISAFLAM 15 a bordi assottigliati spessore 15 mm, che dovranno essere fissate
alla muratura mediante collante adesivo a base di gesso, e successivo ancoraggio meccanico con ancorette metalliche.
I giunti piani, orizzontali e verticali, saranno trattati con stucco e nastro di rinforzo.
Controparete in aderenza REI 180
REI 180
Rapporto di prova:
Dati tecnici
IG 182230/2619RF del 15/04/2003
Scadenza: 25/09/2012
t.VSBUVSBJOMBUFSJ[JGPSBUJEBNNJOUPOBDBUB
su entrambi i lati con 10 mm di intonaco
t-BTUSBEJUJQP'TQFTTPSFNN
t(JVOUJTUVDDPEJHFTTPFOBTUSPEJSJOGPS[P
Descrizione
Realizzazione di contropareti costituite da: n. 2 lastre di gesso rivestito tipo F a bordi assottigliati spessore 15 mm, che
dovranno essere fissate:
- il primo strato mediante collante adesivo a base di gesso
- il secondo strato mediante ancoraggi metallici.
I giunti piani, orizzontali e verticali, saranno trattati con stucco e nastro di rinforzo.
107
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Controparete con intonaco Sigmatic Ignifugo M 120
EI 180
Rapporto di prova:
Dati tecnici
LAPI n°42/C/10 - 78 FR del 26/07/2010
t.VSBUVSBJOMBUFSJ[JPGPSBUPTQFTTPSFNN
t*OUPOBDP4JHNBUJD*HOJGVHP.TQFTTPSF
30 mm sul lato esposto al fuoco
t*OUPOBDPUSBEJ[JPOBMFTQFTTPSFNNTVMMBUP
non esposto al fuoco
t3BTBOUFBCBTFHFTTP3BTPDPUF1MVTTQFTTPSF
2 mm
Descrizione
Realizzazione di controparete costituita da:
- muratura in laterizio forato di 80 mm di spessore;
- intonaco isolante Sigmatic Ignifugo M 120 a base di gesso emidrato, vermiculite e perlite espansa, (reazione al fuoco
Euroclasse A1), applicato nello spessore di 30 mm sul lato esposto al fuoco;
- intonaco tradizionale applicato nello spessore di 10 mm sul lato non esposto al fuoco.
Cavedio tecnico REI 120 con botola d’ispezione
REI 120
Rapporto di prova:
Dati tecnici
WLF Lapi n. 11/C/05-11FR del 24/06/2005
Scadenza: 25/09/2012
tOMBTUSFEJUJQP'JODMBTTFTQFTTPSFNN
t(VJEFBi6wEBNN
t.POUBOUJBi$wEBNN
t(JVOUJTUVDDPEJHFTTPFOBTUSPEJSJOGPS[P
Descrizione
Realizzazione di tramezzatura per cavedio tecnico costituita da:
- guide a “U” di 50 mm di larghezza fissate a pavimento e soffitto mediante fissaggi metallici
- montanti a “C” larghezza 50 mm posti all’interno delle guide con interasse di circa 600 mm
- rivestimento della faccia esposta al fuoco realizzato con tre lastre di gesso rivestito tipo F in classe 0 di reazione al fuoco
e commercializzate con le denominazioni Gyproc Lisaflam 15, spessore 15 mm; tali lastre sono fissate all’orditura metallica mediante viti fosfatate autoperforanti, poste ad interasse di 250 mm
- botola d’ispezione di dimensioni circa 600 x 600 mm, costituita da un telaio fisso avvitato a due montanti mediante viti
fosfatate autoperforanti e da un’anta mobile apribile dal lato esposto al fuoco
- sigillatura dei giunti e delle teste delle viti realizzata mediante stucco a base gesso Gyproc.
108
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
7
Controsoffitti
Generalità
Prove sperimentali
Per poter adeguare una struttura (solaio o travi portanti) che
non raggiunga la desiderata resistenza al fuoco si può ricorrere
a vari sistemi di protezione: applicando uno strato protettivo di
intonaco oppure ricorrendo alla realizzazione di un controsoffitto ribassato rispetto all’intradosso del solaio oppure in aderenza.
Oltre a garantire la resistenza al fuoco, ad un controsoffitto
può essere richiesta una certa classe di reazione al fuoco: si distinguono così controsoffitti in classe A2-s1,d0 o Bs1, d0 (o
classe 1) oppure in classe A1 (o classe 0), a seconda dei materiali impiegati.
Un controsoffitto può essere: continuo, in questo caso si utilizzano lastre di gesso rivestito avvitate ad un’orditura metallica
nascosta con viti successivamente stuccate, oppure ispezionabile, in questo caso si preferiscono soluzioni con pannelli modulari che possono essere appoggiati su una struttura che non
li vincola e dunque rimossi all’occorrenza.
La resistenza al fuoco di un controsoffitto (o il suo contributo
ad essa) può essere valutata con i criteri di prova previsti
dall’Allegato A al DM 16/02/2007; le prove devono essere condotte seguendo la specifica norma di prova EN prevista per ciascun elemento costruttivo: in particolare UNI EN 1364-2 (Prove
di resistenza al fuoco per elementi non portanti - Soffitti), UNI
EN 1365-2 (Prove di resistenza al fuoco per elementi portanti Solai e coperture) e la CEN/TS 13381-1 (contributo alla resistenza al fuoco - membrane protettive orizzontali).
Da un punto di vista di protezione dal fuoco si possono realizzare:
- controsoffitti a membrana, cioè vere e proprie compartimentazioni orizzontali, che garantiscono una determinata resistenza al fuoco a prescindere dall’elemento da proteggere, in
virtù delle particolari condizioni di prova (che prevedono la
verifica dei parametri E e I sull’estradosso del controsoffitto)
- controsoffitti a protezione di struttura, cioè senza funzione di
compartimentazione, ma con il fine di proteggere la struttura
sovrastante.
Tale suddivisione è stata chiarita dalla Lettera-Circolare del Ministero dell’Interno prot. N. DCPST/A5/283/FR del 16/01/2004
“Controsoffitti per strutture resistenti al fuoco. -Chiarimenti
sull’impiego di controsoffitti certificati ai sensi della Circolare
M.I.S.A. del 14 settembre 1961 91”, (riportata in Appendice):
precedentemente tale differenza non era stata chiarita da alcun atto normativo.
Un ulteriore caso particolare è quello di soffittature non pendinate con funzione di compartimentazione orizzontale. Qualora
infatti sia necessario realizzare la protezione antincendio
di un ambiente posto all’interno di un altro più grande, per evitare la propagazione del fuoco dal primo al secondo attraverso
l’alto, (ad esempio un deposito materiali combustibili realizzato all'interno di un capannone), è necessario realizzare sia una
compartimentazione verticale mediante pareti, sia una compartimentazione orizzontale mediante una copertura autoportante.
La valutazione sperimentale può essere fatta esclusivamente
da un laboratorio autorizzato dal Ministero dell’Interno ai sensi del DM 26/03/1985 o notificato dalla Commissione Europea
ai sensi della Direttiva 89/106.
Il laboratorio di prova deve rilasciare al produttore:
1. Il rapporto di prova, redatto in conformità alla EN 1363-1, 2 e
a quanto previsto dal relativo metodo di prova specifico e deve contenere tutti i dati necessari ad identificare il prodotto
o il manufatto testato e i risultati della prova sperimentale.
2. Il rapporto di classificazione, che rappresenta il documento,
redatto in conformità a quanto previsto dalla EN 13501,
che attesta sulla base di uno o più rapporti di prova, la classe
del prodotto o dell’elemento costruttivo oggetto della prova;
inoltre il DM 16/02/2007 introduce, i concetti di “campo di applicazione diretta” e “campo di applicazione estesa” e prevede
che il produttore predisponga, in caso di variazioni non previste dal campo di applicazione diretta, un fascicolo tecnico approvato dal laboratorio che ha eseguito la prova.
Per un approfondimento sull’argomento si rimanda il lettore al
sesto capitolo nella prima parte della Guida ed al testo del DM
riportato in appendice.
In ogni caso sarà il professionista che segue la pratica per l’ottenimento del CPI a certificare la resistenza al fuoco dell’elemento, sulla scorta di valutazioni sperimentali, redigendo la
documentazione prevista dalla Lettera-Circolare del
24/04/2008 del Ministero dell’Interno.
Metodo tabellare
Il DM 16/02/2007 non prevede la possibilità di fare ricorso a
confronti con tabelle per quanto riguarda i controsoffitti.
Si ricorda che a partire dalla data del 25/10/2010 decade la
possibilità di utilizzare la tabella D 7.1 per quanto riguarda la
protezione degli elementi in acciaio la quale rappresentava l’unica eccezione ammessa per l’utilizzo del metodo tabellare per
i controsoffitti.
109
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Metodo analitico
Per valutare il contributo alla resistenza offerto da un controsoffitto è possibile utilizzare il metodo suggerito dalla LetteraCircolare del Ministero dell’Interno prot. N. DCPST/A5/283/FR
del 16/01/2004 che dà indicazioni precise su come utilizzare i
risultati di prove sperimentali per valutazioni analitiche (punto
4) per quanto riguarda i dati provenienti da prove eseguite secondo la Circolare 91, mentre nel caso di sperimentazioni eseguite secondo i metodi EN si potranno utilizzare gli Eurocodici.
Controsoffitto a membrana Gyproc
La valutazione analitica può essere fatta esclusivamente da un
professionista iscritto negli elenchi del Ministero dell’Interno,
quindi autorizzato ai sensi della Legge n. 818 del 07/12/1984
e DM 25/03/1985, il quale redigerà la documentazione tecnica prevista dalla Lettera-Circolare del 22/03/2004 del Ministero dell’Interno.
In relazione a quanto finora esposto si riportano di seguito le
varie soluzioni provate in laboratorio.
REI 120
Rapporto di prova:
Dati tecnici
Istituto Giordano n. 178080/2573RF del 04/12/2003
Scadenza: 25/09/2012
tOMBTUSFEJUJQP'JODMBTTF"TQFTTPSFNN
t0SEJUVSBNFUBMMJDBQSJODJQBMFUJQPB$
t0SEJUVSBNFUBMMJDBTFDPOEBSJBUJQPB$
t1FOEJOJJOBDDJBJPEJBNFUSPNN
t(BODJEJTPTQFOTJPOF
t(JVOUJTUVDDPEJHFTTP
t7JUJGPTGBUBUFBVUPQFSGPSBOUJJOUFSBTTFNN
Descrizione
Realizzazione di controsoffitto a membrana costituito da:
- pendini in acciaio diametro 4 mm fissati all’elemento sovrastante mediante idonei sistemi di fissaggio metallici;
- elementi di sospensione in acciaio denominati “Susp. con molla per profilo a C 27/48”;
- orditura metallica principale trasversale realizzata con “Profilo a C 27/48”, dimensioni 48 x 27 mm e spessore 0,6 mm,
posti ad interasse di 750 mm;
- orditura metallica secondaria longitudinale realizzata con “Profilo a C 27/48”, dimensioni 48 x 27 mm e spessore
0,6 mm, posti ad interasse di 400 mm perpendicolarmente alla struttura metallica principale, a cui è fissata mediante
raccordi in acciaio denominati “Cavaliere per profilo a C 27/48”;
- plafonatura realizzata con tre lastre di gesso rivestito tipo F in classe A1 di reazione al fuoco e commercializzate con le
denominazioni Gyproc Lisaflam 15, spessore 15 mm; tali lastre sono fissate all’orditura metallica mediante viti fosfatate
autoperforanti, diametro 3,5 mm, poste ad interasse di 250 mm, lunghezza 35 mm per la prima lastra, 45 mm per la
seconda, 55 mm per la terza;
- sigillatura dei giunti e delle teste delle viti realizzata mediante stucco a base gesso Gyproc.
110
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Controsoffitto orizzontale e inclinato con veletta
REI 120
Rapporto di prova:
Istituto Giordano n. 212560/2864FR del 16/06/2006
Scadenza: 25/09/2012
Dati tecnici
tOMBTUSFUJQP'(ZQSPD'JSFMJOF
t0SEJUVSBNFUBMMJDBQSJODJQBMF
t0SEJUVSBNFUBMMJDBTFDPOEBSJB
t(BODJEJTPTQFOTJPOF
t(JVOUJTUVDDPEJHFTTPFOBTUSPEJSJOGPS[P
Descrizione
Realizzazione di controsoffitto orizzontale e inclinato con veletta a protezione di travi in acciaio inclinate costituito da:
t$POUSPTPGGJUUPPSJ[[POUBMF
- Pendini in acciaio diametro 4 mm posti ad interasse 900 mm;
- Elementi di sospensione in acciaio denominati “Susp. con molla per profilo a C 27/48” spessore 1,2 mm provvisti di
molla nella quale si inseriscono i pendini in acciaio;
- Orditura metallica principale trasversale realizzata con profili in acciaio a forma di C denominati “Profilo a C 27/48”,
dimensioni 48 x 27 mm e spessore 0,6 mm, posti, ad interasse di 900 mm, perpendicolarmente alle due travi e agganciati all’estremità inferiore degli elementi di sospensione;
- Orditura metallica secondaria longitudinale realizzata con profili in acciaio a forma di C denominati “Profilo a C
27/48”, dimensioni 48 x 27 mm e spessore 0,6 mm, posti ad interasse di 400 mm perpendicolarmente ai profilati
della struttura metallica principale, a cui sono fissati mediante raccordi in acciaio denominati “Cav. per profilo a C
27/48” spessore 1,0 mm;
- Plafonatura realizzata con due lastre di gesso rivestito di tipo antincendio denominate Gyproc Fireline 13,
spessore 12,5 mm; tali lastre sono fissate all’orditura metallica mediante viti fosfatate autoperforanti, diametro
3,5 mm, poste ad interasse di 200 mm;
- Sigillatura della testa delle viti realizzata mediante stucco di gesso della Gyproc Saint-Gobain;
- Sigillatura dei giunti fra le lastre realizzata mediante nastro di rinforzo e stucco di gesso della Gyproc Saint-Gobain.
t&MFNFOUPWFSUJDBMFWFMFUUB
- Guide poste alle estremità superiore e inferiore denominate “Guida a U 30 x 28” realizzata con profili in acciaio a
forma di U, dimensioni 30 x 28 mm e spessore 0,6 mm, fissata superiormente al profilo asolato e inferiormente all’orditura metallica secondaria del controsoffitto orizzontale mediante viti autoperforanti;
- Orditura metallica verticale realizzata con profili in acciaio a forma di C denominati “Profilo a C 27/48”, dimensioni 48
x 27 mm e spessore 0,6 mm, posti ad interasse di 400 mm ed inseriti all’interno delle guide sopradescritte;
- Rivestimento di altezza pari a 400 mm realizzato con due lastre di gesso rivestito di tipo antincendio denominate
Gyproc Fireline 13, spessore 12,5 mm; tali lastre sono fissate all’orditura metallica mediante viti fosfatate autoperforanti, diametro 3,5 mm, poste ad interasse di 250 mm;
- Elemento di protezione del bordo inferiore della veletta costituito da un profilo in acciaio forato denominato
“Paraspigolo in acciaio” dimensioni 30 x 30 x 2.000 mm e spessore 0,6 mm fissato all’orditura metallica della veletta
mediante viti autofilettanti;
- Sigillatura della testa delle viti e dello spigolo inferiore realizzata mediante stucco di gesso della Gyproc Saint-Gobain;
- Elemento di collegamento col controsoffitto inclinato costituito da un profilo in acciaio denominato “Variangolo rigido
VAR” dimensioni 105 x 45 e spessore 0,6 mm fissato alla veletta e all’orditura secondaria del controsoffitto inclinato
mediante viti autofilettanti;
t$POUSPTPGGJUUPJODMJOBUP
- Pendini in acciaio diametro 4 mm ancorati all’elemento sovrastante mediante idonei sistemi di fissaggio, posti ad interasse 900 mm;
- Elementi di sospensione in acciaio denominati “Susp. Prim 50” spessore 1,0 mm provvisti di molla nella quale si inseriscono i pendini in acciaio;
- Orditura metallica principale longitudinale con profili in acciaio denominati “Stilprim 50”, dimensioni 48 x 27 mm e
spessore 0,6 mm appositamente sagomati per l’incastro con l’orditura secondaria, posti, ad interasse di 900 mm,
parallelamente alle due travi e agganciati all’estremità inferiore degli elementi di sospensione;
- Orditura metallica secondaria ortogonale realizzata con profili in acciaio a forma di C denominati “Profilo a C 27/48”,
dimensioni 48 x 27 mm e spessore 0,6 mm, posti ad interasse di 400 mm perpendicolarmente ai profilati della struttura metallica principale, a cui sono fissati mediante incastro;
- Plafonatura realizzata con due lastre di gesso rivestito di tipo antincendio denominate Gyproc Fireline 13, spessore
12,5 mm; tali lastre sono fissate all’orditura metallica mediante viti fosfatate autoperforanti, diametro 3,5 mm, poste
ad interasse di 200 mm;
- Sigillatura della testa delle viti realizzata mediante stucco di gesso Gyproc Saint-Gobain;
- Sigillatura dei giunti fra le lastre realizzata mediante nastro di rinforzo e stucco di gesso della Gyproc Saint-Gobain.
111
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Controsoffitto continuo Gyproc CS.AN 27/48 15 F
REI 120
Rapporto di prova:
Istituto Giordano n° 276593/3248 FR
del 01/12/2010
Dati tecnici
t-BTUSBEJUJQP'TQFTTPSFNN
t0SEJUVSBNFUBMMJDBQSJODJQBMFUJQPB$
t0SEJUVSBNFUBMMJDBTFDPOEBSJBUJQPB$
t1FOEJOJJOBDDJBJPEJBNFUSPNN
t(BODJEJTPTQFOTJPOF
t(JVOUJTUVDDPEJHFTTP
t7JUJGPTGBUBUFBVUPQFSGPSBOUJJOUFSBTTFNN
Descrizione
Realizzazione di controsoffitto continuo costituito da:
- pendini in acciaio diametro 4 mm fissati all’elemento sovrastante mediante idonei sistemi di fissaggio metallici posti
ad interasse di 600 mm;
- elementi di sospensione in acciaio denominati “Susp. con molla per profilo a C 27/48”;
- orditura metallica principale trasversale realizzata con “Profilo a C 27/48”, dimensioni 27 x 48 x 27 mm e spessore
0,6 mm, posti ad interasse di 1.200 mm;
- orditura metallica secondaria longitudinale realizzata con “Profilo a C 27/48”, dimensioni 27 x 48 x 27 mm e spessore
0,6 mm, posti ad interasse di 500 mm perpendicolarmente alla struttura metallica principale, a cui è fissata mediante
raccordi in acciaio denominati “Cavaliere per profilo a C 27/48”;
- plafonatura realizzata con una lastra di gesso rivestito Gyproc FIRELINE 15, di tipo F, dello spessore di 15 mm che
dovranno essere fissate all’orditura metallica mediante viti fosfatate autoperforanti, diametro 3,5 mm, lunghezza
35 mm, poste ad interasse di 200 mm;
- sigillatura dei giunti e delle teste delle viti realizzata mediante stucco a base gesso Gyproc.
Controsoffitto con botola d’ispezione
REI 120
Rapporto di prova:
Istituto Giordano n. 170828/2501RF del 14/04/2003*
Scadenza: 25/09/2012
Dati tecnici
t-BTUSBEJUJQP'TQFTTPSFNN
t0SEJUVSBNFUBMMJDBQSJODJQBMFJOUFSBTTFNN
t0SEJUVSBNFUBMMJDBTFDPOEBSJBJOUFSBTTFNN
t(BODJEJTPTQFOTJPOFJOUFSBTTFNN
t(JVOUJTUVDDPEJHFTTPFOBTUSPEJSJOGPS[P
t7JUJGPTGBUBUFBVUPQFSGPSBOUJJOUFSBTTFNN
t#PUPMBEJTQF[JPOFYNN
Descrizione
Realizzazione di controsoffitto costituito da:
tMBTUSBEJHFTTPSJWFTUJUPUJQP'BCPSEJBTTPUUJHMJBUJTQFTTPSFNNGJTTBUBDPOWJUJGPTGBUBUFBMMPSEJUVSBNFUBMMJDBJO
lamiera d’acciaio zincato costituita da:
- profili a “C” per orditura primaria posti ad interasse di 900 mm e sospesi alla soletta mediante pendini rigidi in
acciaio zincato;
- profili a “C” per orditura secondaria, posti ad interasse di 500 mm perpendicolarmente ai profili dell’orditura primaria e
ad essi ancorati mediante gancio ortogonale;
- botola d’ispezione dimensioni 400 x 400 mm composta da un telaio metallico perimetrale fissato all’orditura secondaria e da uno sportello rimovibile realizzato con telaio metallico e tamponamento in lastre di gesso rivestito tipo F spessore 15 mm.
I giunti tra le lastre saranno trattati e rifiniti con stucco di gesso e nastri di rinforzo.
Si dovrà, inoltre, prevedere la stuccatura della testa delle viti sulle lastre.
*Rapporto di prova intestato a Eurosistemi Italia s.r.l.
112
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Copertura autoportante Gyproc Saint-Gobain
REI 90
Rapporto di prova:
Istituto Giordano n. 197455/2748FR del 08/06/2005
Scadenza: 25/09/2012
Dati tecnici
t-BTUSBEJUJQP'TQFTTPSFNN
t(VJEFBi6wEBNN
t.POUBOUJBi$wEBNN
t(JVOUJTUVDDPEJHFTTPFOBTUSPEJSJOGPS[P
Descrizione
Realizzazione di copertura autoportante costituita da:
- guide metalliche longitudinali realizzate con profilati in acciaio a forma di U dimensioni 40 x 75 x 40 mm e spessore
0,6 mm fissate alla muratura mediante tasselli metallici ad espansione;
- orditura metallica trasversale realizzata con montanti in acciaio profilati a forma di C di dimensioni 51 x 75 x 47 mm
e spessore 0,6 mm, posti ad interasse di 400 mm, inseriti alle estremità nelle guide sopra descritte;
- rivestimento di ambo le facce della struttura metallica realizzato con due lastre di gesso rivestito tipo F, spessore 15
mm; tali lastre sono fissate all’orditura metallica mediante viti fosfatate autoperforanti, diametro 3,5 mm, poste ad
interasse di 250 mm;
- sigillatura dei giunti e delle teste delle viti realizzata mediante stucco a base gesso Gyproc.
Nella tabella sottostante sono riportati i valori di luce massima consigliati per contenere le deformazioni a freddo: tali valori sono
indicativi e in ogni caso non sostituiscono la verifica statica che deve essere eseguita da un tecnico competente.
Tipo di profilo
e interasse
M75
interasse 400
M75
interasse 300
M75 doppio
interasse 400
M75 doppio
interasse 300
Schema di montaggio
[
[
][
[
Luce massima (mm)
2.700
3.100
3.200
3.500
Tipo di profilo
e interasse
M100
interasse 400
M100
interasse 300
M100 doppio
interasse 400
M100 doppio
interasse 300
3.150
3.500
3.700
4.200
Schema di montaggio
Luce massima (mm)
113
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Controsoffitto Casoprano
REI 90
Rapporto di prova:
Istituto Giordano n. 111746/1723RF del 10/10/1997
Scadenza: 25/09/2012
Dati tecnici
t1BOOFMMJEJUJQP$BTPQSBOPTQFTTPSFNN
dimensioni 600 x 600 mm
t4USVUUVSBNFUBMMJDBBWJTUBDPOQSPGJMJB5SPWFTDJB
di acciaio zincato (interasse profilo primario
600 mm, profilo trasversale 600 mm)
t(BODJEJTPTQFOTJPOFBEJOUFSBTTFNN
Descrizione
Realizzazione di controsoffitto costituito da: pannelli di tipo Casoprano di spessore 8 mm, dimensioni del pannello
600 x 600 mm, struttura metallica a vista con profili a T rovescia in acciaio zincato; profilo primario ad interasse 600 mm,
profilo trasversale ad interasse 600 mm, ancorati al solaio mediante ganci di sospensione posti ad interasse 600 mm.
Controsoffitto Casoprano
REI 120
Rapporto di prova:
Istituto Giordano n. 128536/1980RF del 20/07/1999
Scadenza: 25/09/2012
Dati tecnici
t1BOOFMMJEJUJQP$BTPQSBOPTQFTTPSFNN
dimensioni 600 x 600 mm
t4USVUUVSBNFUBMMJDBBWJTUBB5SPWFTDJBEJBDDJBJP
zincato (interasse profilo primario 600 mm, profilo trasversale 600 mm)
t(BODJEJTPTQFOTJPOFBEJOUFSBTTFNN
Descrizione
Realizzazione di controsoffitto costituito da: pannelli di tipo Casoprano di spessore 9,5 mm, dimensioni del pannello 600
x 600 mm, struttura metallica a vista con profili a T rovescia in acciaio zincato; profilo primario ad interasse 600 mm, profilo trasversale ad interasse 600 mm, ancorati al solaio mediante ganci di sospensione posti ad interasse 600 mm.
114
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Controsoffitto Gyproc Decogips
REI 90
Rapporto di prova:
Dati tecnici
Istituto Giordano n° 276703/3250 FR del 03/12/2010
t1BOOFMMP(ZQSPD%FDPHJQTCPSEP"TQFTTPSF
15 mm dimensioni 600 x 600 mm
t4USVUUVSBNFUBMMJDBBWJTUBDPOQSPGJMJB5SPWF
sciata
t1FOEJOJJOBDDJBJPEJBNFUSPNN
t(BODJEJTPTQFOTJPOFBEJOUFSBTTFEJNN
Descrizione
Realizzazione di controsoffitto MODULARE costituito da:
- pendini in acciaio diametro 4 mm fissati all’elemento sovrastante mediante idonei sistemi di fissaggio metallici, posti
ad interasse di 600 mm;
- elementi di sospensione in acciaio denominati “Doppia molla” nei quali si inserisce il pendino;
- orditura metallica principale trasversale realizzata con profili a T rovesciata denominati “LINETEC PLUS T 24”,
lunghezza standard 3.700 mm, sezione di ingombro 38 x 24 mm e spessore 0,35 mm, posti ad interasse di 600 mm;
- orditura metallica secondaria longitudinale realizzata con profili a T rovesciata denominati “LINETEC PLUS T 24”,
lunghezza 600 mm, sezione di ingombro 32 x 24 mm e spessore 0,3 mm, posti ad interasse di 600 mm;
- plafonatura realizzata con pannelli in gesso alleggerito Gyproc DECOGIPS bordo A, di spessore 15 mm, dimensioni del
pannello 600 x 600 mm, fissati alla struttura metallica mediante clip di fissaggio.
Controsoffitto Decogips
REI 120
Rapporto di prova:
Istituto Giordano n. 222534/2918FR del 27/02/2007
Scadenza: 25/09/2012
Dati tecnici
t1BOOFMMP%FDPHJQT&TQFTTPSFNNEJNFO
sioni 600 x 600 mm a bordo ribassato
t0SEJUVSBNFUBMMJDBTFNJOBTDPTUBEFOPNJOBUB
Linetec Plus T 24 con profili a T rovescia di acciaio
zincato (interasse profilo primario 600 mm, profilo
trasversale 600 mm)
t(BODJEJTPTQFOTJPOFJOUFSBTTFNN
t1MBGPOJFSBEFOPNJOBUB'*3&#JOMBNJFSBEBDDJBJP
zincato dimensioni 600 x 600 mm
Descrizione
Realizzazione di controsoffitto costituito da: pannelli di tipo Decogips E 24 di spessore 18 mm, dimensioni del pannello
600 x 600 mm, struttura metallica Linetec Plus T 24 semi-nascosta con profili a T rovescia in acciaio zincato; profilo primario ad interasse 600 mm, profilo trasversale ad interasse 600 mm, ancorati al solaio mediante ganci di sospensione
posti ad interasse 600 mm.
115
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
8
Protezioni di impianti e attraversamenti
Prove sperimentali
Generalità
Quando si realizzano, in un edificio, dei compartimenti bisogna
stare attenti a garantire la loro continuità.
Questo nella realtà assai di rado accade, in quanto una parete
o un solaio, che costituiscono un compartimento, solitamente
sono attraversati da canali di ventilazione, canaline per cavi elettrici, tubi di varia natura e sono bucati per permettere l’inserzione di scatole di derivazione o di pulsantiere elettriche.
Si rendono quindi necessari tutti quegli accorgimenti come: il
rivestimento dei canali di ventilazione o la sigillatura di tutti i
varchi con materiali isolanti, per rendere ermetico ai fumi ed al
calore il compartimento.
Condotta di ventilazione
Per poter verificare l’efficacia della soluzione adottata in questi
casi è opportuno riferirsi sempre a soluzioni verificate sperimentalmente.
REI 120
Rapporto di prova:
Dati tecnici
Istituto Giordano n. 142762/2150RF del 16/11/2000
Scadenza: 25/09/2012
t$POEPUUBJOBDDJBJPYNN
t#BSSBEJBDDJBJPGJMFUUBUP.
t1SPGJMPPSJ[[POUBMFEJBQQPHHJP
t-BTUSB(MBTSPD'
t(JVOUJTUVDDPEJHFTTP
Descrizione
Realizzazione di condotta di ventilazione costituita da: condotta di ventilazione in acciaio dimensioni 500 x 400 mm, fissata al solaio con un sistema di collegamento costituito da un profilo metallico orizzontale di appoggio, sospeso mediante barra in acciaio filettato M8 con dado e rondella. La protezione è realizzata con due lastre Glasroc F spessore 25 mm
ciascuna, fissate tra loro a rivestire la condotta che risulta appoggiata su strisce di lastra Glasroc F. La stuccatura dei giunti delle lastre è realizzata con stucco a base gesso.
116
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Scatole elettriche portafrutti
REI 120
Rapporto di prova:
Istituto Giordano n. 169861/2487RF del 13/03/2003
Scadenza: 25/09/2012
VISTA FRONTALE
Dati tecnici
t&MFNFOUJJOHFTTPGJCSPSJOGPS[BUPDPOTDBUPMF
portafrutti SHELTER 120 diametro 160 mm
t-BTUSBEJUJQP'TQFTTPSFNN
t(VJEFBi6wEBNN
t.POUBOUJBi$wEBNN
t(JVOUJTUVDDPEJHFTTPFOBTUSPEJSJOGPS[P
SEZ. ORIZZONTALE
Descrizione
Realizzazione di parete divisoria 125/75 costituita da lastre di gesso rivestito di tipo F a bordi assottigliati spessore
12,5 mm due per lato, fissate con viti fosfatate all’orditura metallica in lamiera d’acciaio zincato spess. 6/10 mm
costituita da:
- guide a “U” larghezza 75 mm fissate a pavimento e soffitto tramite idonei punti di fissaggio posti ad interasse di
500 mm
- montanti a “C” larghezza 75 mm posti all’interno delle guide con interasse di ca 600 mm
- scatola portafrutti inserita all’interno di un elemento in gesso fibrorinforzato denominato “SHELTER 120” fissato alle
lastre mediante ancorette metalliche.
Giunti e teste delle viti saranno trattati con stucco e nastro di rinforzo.
Scatole elettriche di derivazione
REI 120
Rapporto di prova:
VISTA FRONTALE
Istituto Giordano n. 169861/2487RF del 13/03/2003
Scadenza: 25/09/2012
Dati tecnici
SEZ. ORIZZONTALE
t&MFNFOUJJOHFTTPGJCSPSJOGPS[BUPDPOTDBUPMF
di derivazione SHELTER CROSS dimensioni
258 x 160 mm
t-BTUSBEJUJQP'TQFTTPSFNN
t(VJEFBi6wEBNN
t.POUBOUJBi$wEBNN
t(JVOUJTUVDDPEJHFTTPFOBTUSPEJSJOGPS[P
Descrizione
Realizzazione di parete divisoria 125/75 costituita da lastre di gesso rivestito di tipo F a bordi assottigliati spessore 12,5 mm
due per lato, fissate con viti fosfatate all’orditura metallica in lamiera d’acciaio zincato spess. 6/10 mm costituita da:
- guide a “U” larghezza 75 mm fissate a pavimento e soffitto tramite idonei punti di fissaggio posti ad interasse di
500 mm
- montanti a “C” larghezza 75 mm posti all’interno delle guide con interasse di ca 600 mm
- scatola di derivazione inserita all’interno di un elemento in gesso fibrorinforzato denominato “SHELTER CROSS” fissato
alle lastre mediante ancorette metalliche.
Giunti e teste delle viti saranno trattati con stucco e nastro di rinforzo.
117
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Parete SA 100/50 con attraversamenti di tubazioni
REI 120
Rapporto di prova:
Istituto Giordano n. 229538/2996FR del 24/08/2007*
Scadenza: 25/09/2012
Dati tecnici
t-BTUSBEJUJQP'TQFTTPSFNN
t(VJEFBi6wEBNN
t.POUBOUJBi$wEBNN
t(JVOUJTUVDDPEJHFTTPFOBTUSPEJSJOGPS[P
t"UUSBWFSTBNFOUJUFDOJDJQSPUFUUJDPOTJTUFNJ)JMUJ
- Tubo in PVC
- Tubo in acciaio
Descrizione
Realizzazione di parete divisoria SA 100/50 costituita da lastre di gesso rivestito di tipo F a bordi assottigliati spessore
12,5 mm due per lato, fissate con viti fosfatate all’orditura metallica in lamiera d’acciaio zincato spess. 6/10 mm costituita da:
- guide a “U” larghezza 50 mm fissate a pavimento e soffitto tramite idonei punti di fissaggio posti ad interasse di
500 mm
- montanti a “C” larghezza 50 mm posti all’interno delle guide con interasse di 600 mm
- Attraversamenti tecnici costituiti da:
Tubi in PVC protetti con collari antifuoco “CP 643 N” della Hilti Italia
Tubo in acciaio protetto mediante cordone “CPR 287” della Hilti Italia.
Giunti piani, orizzontali e verticali saranno trattati con stucco di gesso e nastro di rinforzo.
*Rapporto di prova intestato a Hilti Italia S.p.a.
Parete SA 100/50 con canalina portacavi e giunto di dilatazione
REI 120
Rapporto di prova:
Istituto Giordano n. 229538/2996FR del 24/08/2007*
Scadenza: 25/09/2012
Dati tecnici
t-BTUSBEJUJQP'TQFTTPSFNN
t(VJEFBi6wEBNN
t.POUBOUJBi$wEBNN
t(JVOUJTUVDDPEJHFTTPFOBTUSPEJSJOGPS[P
t"UUSBWFSTBNFOUJUFDOJDJQSPUFUUJDPOTJTUFNJ)JMUJ
- Canalina portacavi elettrici
- Giunto verticale
Descrizione
Realizzazione di parete divisoria SA 100/50 costituita da lastre di gesso rivestito di tipo F a bordi assottigliati spessore
12,5 mm due per lato, fissate con viti fosfatate all’orditura metallica in lamiera d’acciaio zincato spess. 6/10 mm
costituita da:
- guide a “U” larghezza 50 mm fissate a pavimento e soffitto tramite idonei punti di fissaggio posti ad interasse di
500 mm
- montanti a “C” larghezza 50 mm posti all’interno delle guide con interasse di 600 mm
- apertura dimensioni 500 x 400 mm con canalina metallica portacavi elettrici tamponata mediante sacchetti
termoespandenti “CP651 N” della Hilti Italia
- giunto di dilatazione verticale, altezza 3.000 mm e larghezza 30 mm tamponato mediante cordone “CPR 287” e sigillante
acrilico “CP 606” della Hilti Italia.
Giunti piani, orizzontali e verticali saranno trattati con stucco di gesso e nastro di rinforzo.
*Rapporto di prova intestato a Hilti Italia S.p.a.
118
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Parete in muratura intonacata con attraversamenti di tubazioni e Sigmatic Ignifugo M 120
REI 120
Rapporto di prova:
Istituto Giordano n. 222485/2917FR del 27/02/2007
Scadenza: 25/09/2012
Dati tecnici
t.VSBUVSBJOMBUFSJ[JPGPSBUPTQFTTPSFNN
t*OUPOBDP4JHNBUJD*HOJGVHP.TQFTTPSFNN
t"UUSBWFSTBNFOUJUFDOJDJQSPUFUUJDPOTJTUFNJ)JMUJ
- Tubi in PVC
- Tubo in acciaio
Descrizione
Realizzazione di parete divisoria costituita da: muratura in laterizio forato di 80 mm di spessore, intonacata su entrambi i
lati con 15 mm di intonaco isolante Sigmatic Ignifugo M 120 a base di gesso emidrato, Vermiculite e Perlite espansa, reazione al fuoco Euroclasse A1.
- Attraversamenti tecnici costituiti da:
Tubi in PVC protetti con collari antifuoco “CP 643 N” della Hilti Italia
Tubo in acciaio protetto mediante cordone “CPR 287” della Hilti Italia
Parete in muratura intonacata con canalina portacavi e Sigmatic Ignifugo M 120
REI 120
Rapporto di prova:
Istituto Giordano n. 222485/2917FR del 27/02/2007
Scadenza: 25/09/2012
Dati tecnici
t.VSBUVSBJOMBUFSJ[JPGPSBUPTQFTTPSFNN
t*OUPOBDP4JHNBUJD*HOJGVHP.TQFTTPSFNN
t"UUSBWFSTBNFOUJUFDOJDJQSPUFUUJDPOTJTUFNJ)JMUJ
- Canalina portacavi elettrici
Descrizione
Realizzazione di parete divisoria costituita da: muratura in laterizio forato di 80 mm di spessore, intonacata su entrambi i
lati con 15 mm di intonaco isolante Sigmatic Ignifugo M 120 a base di gesso emidrato, Vermiculite e Perlite espansa, reazione al fuoco Euroclasse A1.
Apertura dimensioni 500 x 400 mm con canalina metallica portacavi elettrici tamponata da sacchetti termoespandenti
“CP651 N” della Hilti Italia.
119
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Parete con attraversamenti tecnici vari
REI 120
Rapporto di prova:
Istituto Giordano n. 161516/2396RF del 02/07/2002
Scadenza: 25/09/2012
Dati tecnici
t"UUSBWFSTBNFOUJUFDOJDJEJWBSJFUJQPMPHJF
t-BTUSBEJUJQP'TQFTTPSFNN
t(VJEFBi6wEBNN
t.POUBOUJBi$wEBNN
t-BOBNJOFSBMFTQFTTPSFNNFEFOTJU°LHN£
t(JVOUJTUVDDPEJHFTTPFOBTUSPEJSJOGPS[P
Descrizione
Realizzazione di parete 105/55 in lastre di gesso rivestito tipo F spessore 12,5 mm due per lato, con interposta lana minerale spessore 40 mm e densità 40 kg/m³, fissate con viti fosfatate all’orditura metallica in lamiera d’acciaio zincato spess.
6/10 mm costituita da:
- guide a “U” larghezza 55 mm fissate a pavimento e soffitto tramite idonei punti di fissaggio posti ad interasse di
500 mm;
- montanti a “C” larghezza 55 mm posti all’interno delle guide con interasse di ca 600 mm
- attraversamenti della parete di vario tipo protetti con idonei materiali.
Giunti e teste delle viti saranno trattati con stucco e nastro di rinforzo.
9
Porte tagliafuoco
Resistenza al fuoco di porte
Spesso le pareti di compartimentazione prevedono al loro interno l’inserimento di porte, che devono anch’esse avere gli
stessi requisiti di resistenza al fuoco della parete.
Quando in laboratorio si prova una porta tagliafuoco montata
su parete in lastre di gesso rivestito, uno dei punti di criticità è
il sistema di aggancio del telaio della porta all’orditura metallica della parete: un collegamento non appropriato fra questi
due elementi può non assicurare la tenuta e l’isolamento termico dell’insieme porta-parete oggetto della prova.
Come si è già accennato nella prima parte del volume, il riferimento normativo è il DM 14/12/1993 “Norme tecniche e procedurali per la classificazione di resistenza al fuoco ed omologazione di porte ed altri elementi di chiusura”: infatti, nell’ambito della resistenza al fuoco le porte sono gli unici manufatti
soggetti ad omologazione da parte del Ministero dell’Interno;
per le modalità di prova il decreto suddetto rimanda alla norma UNI 9723 “Resistenza al fuoco di porte ed altri elementi di
chiusura”.
Tale norma stabilisce le modalità di prova ed i relativi criteri di
classificazione.
120
Nello specifico vengono indicati:
tMFNPEBMJU°EJSFBMJ[[B[JPOFEFMMFDPOEJ[JPOJEJFTFSDJ[JP
della porta, che viene preliminarmente sottoposta ad
un ciclo di 5.000 aperture e chiusure (prova di invecchiamento)
tJDSJUFSJQFSMFTFDV[JPOFEJQSPWFTJBTVMMBUPBQFSUVSB
sia sul lato chiusura
tMBEFGJOJ[JPOFEFMMFMFNFOUPEJTVQQPSUPFEFMTJTUFNBEJ
montaggio della porta
tJDSJUFSJEJDMBTTJGJDB[JPOFTVMMBCBTFEFJSFRVJTJUJ3&F*
tJDSJUFSJEJFTUFOTJPOFEFJSJTVMUBUJEJQSPWB
Nel rapporto di prova redatto dal laboratorio vengono indicati
in dettaglio le caratteristiche dell’elemento provato, gli schemi
costruttivi ed i materiali impiegati nella costruzione del sistema di aggancio tra porta e parete.
Successivamente il Ministero ha emanato il DM 21/06/2004,
mediante il quale ha dato la possibilità di eseguire prove di laboratorio utilizzando il metodo europeo: UNI EN 1634-1.
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Omologazione ministeriale
Sistema di aggancio porta-parete
Contrariamente alle prove di resistenza al fuoco eseguite con i
criteri indicati nel DM 16/02/2007 ed ai relativi rapporti di prova rilasciati su manufatti per i quali non è prevista l’omologazione ministeriale, le porte tagliafuoco possono essere commercializzate solo se omologate dal Ministero dell’Interno secondo le procedure previste dal DM 21/06/2004: l’iter procedurale prevede, come nel caso della reazione al fuoco, prima
l’esecuzione della prova presso un laboratorio autorizzato dal
Ministero, poi il rilascio del certificato di prova, quindi l’istanza
di omologazione al Ministero dell’Interno da parte del produttore, ed infine il rilascio dell’omologazione, cioè l’autorizzazione a commercializzare la porta conformemente al prototipo
provato in laboratorio.
L’omologazione ha durata cinque anni e può essere rinnovata
su richiesta del produttore.
Si osservi infine che, sia nel certificato di prova, sia nell’omologazione, viene citato il rapporto di prova eseguita precedentemente sulla sola parete di supporto: pertanto la porta può essere montata solo su una parete con caratteristiche uguali o
migliori rispetto a quella provata in laboratorio.
Diamo di seguito un esempio relativo ad una porta metallica
REI 120; per ogni installazione è comunque necessario fare riferimento al certificato di prova della porta e alla relativa omologazione: in essi sono infatti riportati tutti i dettagli di installazione precedentemente descritti e che devono essere scrupolosamente seguiti. In questo caso il Rapporto di prova della sola parete è il CSE 3804/138/74.
L ’ elemento di supporto utilizzato è costituito da una parete divisoria di spessore totale nominale 125 mm già classificata REI
120, composta da guide a “U” e montanti a “C” di larghezza 75
mm, mentre in prossimità del telaio della porta è presente un
profilo scatolare in acciaio di sezione 50 x 50 mm e spessore
3,0 mm.
Sulla struttura metallica per ogni lato della parete sono fissate
due lastre di gesso rivestito di tipo antincendio dello spessore
di 12,5 mm l’una, applicate ai profili metallici mediante viti autofilettanti in acciaio. La coibentazione interna della zona in
prossimità del telaio fisso del campione di porta è realizzata
con pannello in lana di roccia larghezza 300 mm, spessore 50
mm e densità 165 kg/m³.
Il campione della porta deve essere montato sull’elemento di
supporto mediante fissaggio del telaio della porta ai profili tubolari in acciaio tramite viti autofilettanti in acciaio, previa interposizione di n. 2 listelli di lastra di gesso rivestito di spessore
12,5 mm l’uno.
Particolare di
assemblaggio telaio
fisso / elemento di
supporto
121
Terza parte
Resistenza al fuoco delle soluzioni
Gyproc Saint-Gobain
Altri due esempi sono schematizzati nei disegni successivi:
essi si riferiscono a sperimentazioni di laboratorio eseguite da
Novoferm Schievano s.r.l. in collaborazione con Gyproc SaintGobain.
Entrambe prevedono un telaio fisso, in lamiera d’acciaio asolata, per porta ad ante battenti, coibentato mediante listelli di
cartongesso spessore 12,5 mm.
PORTA REI 60 - Elite/2A/60/K/C*
La parete “105/75” è costituita da:
t4USVUUVSBNFUBMMJDBDPNQPTUBEB
- guide metalliche orizzontali realizzate con profilati in acciaio a forma di U dimensioni 40 x 75 x 40 mm e spessore 0,6 mm;
- orditura metallica verticale realizzata con montanti in acciaio profilati a forma di C da 51 x 75 x 47 mm e spessore 0,6 mm, posti inseriti alle estremità nelle guide orizzontali sopra descritte;
tTUSBUPJOMBTUSFEJHFTTPSJWFTUJUPDPNNFSDJBMJ[[BUFDPOMFEFOPNJOB[JPOJ(ZQSPD'JSFMJOFTQFTTPSFNN
su ambo i lati;
tTJHJMMBUVSBEFJHJVOUJGSBMFMBTUSFFEFJCPSEJQFSJNFUSBMJNFEJBOUFOBTUSPEJSJOGPS[PFTUVDDP(ZQSPD4BJOU(PCBJO
a base di gesso;
tTJHJMMBUVSBEFMMFUFTUFEFMMFWJUJNFEJBOUFTUVDDP(ZQSPD4BJOU(PCBJOBCBTFEJHFTTP
Il riferimento alla prova di resistenza al fuoco su parete precedentemente provata è il n. 006/88/CF del 28/03/1988
emesso dal CSI.
*Certificazione intestata a Novoferm Schievano s.r.l.
PORTA REI 120 - Elite/2A/120/K/C*
La parete “125/75” è costituita da:
t4USVUUVSBNFUBMMJDBDPNQPTUBEB
- guide metalliche orizzontali realizzate con profilati in acciaio a forma di U dimensioni 40 x 75 x 40 mm e spessore 0,6 mm;
- orditura metallica verticale realizzata con montanti in acciaio profilati a forma di C da 51 x 75 x 47 mm e spessore 0,6 mm, posti inseriti alle estremità nelle guide orizzontali sopra descritte;
tEPQQJPTUSBUPJOMBTUSFEJHFTTPSJWFTUJUPDPNNFSDJBMJ[[BUFDPOMFEFOPNJOB[JPOJ(ZQSPD'JSFMJOF
(spessore 12,5 mm) su ambo i lati;
tTJHJMMBUVSBEFJHJVOUJGSBMFMBTUSFFEFJCPSEJQFSJNFUSBMJNFEJBOUFOBTUSPEJSJOGPS[PFTUVDDP(ZQSPD4BJOU(PCBJO
a base di gesso;
tTJHJMMBUVSBEFMMFUFTUFEFMMFWJUJNFEJBOUFTUVDDP(ZQSPD4BJOU(PCBJOBCBTFEJHFTTP
Il riferimento alla prova di resistenza al fuoco su parete precedentemente provata è il n. 169861/2487RF del
13/03/2003 emesso dall’Istituto Giordano.
*Certificazione intestata a Novoferm Schievano s.r.l.
122
Appendice
Allegati
Appendice
Allegati
Vengono riprodotti in questa sezione i principali Decreti e Lettere Circolari relativi alla resistenza e reazione al fuoco. Consapevoli della vastità del numero dei
documenti ufficiali prodotti, abbiamo, in questa sede, selezionato solo quelli che
riteniamo imprescindibili per l'utilizzatore di questa Guida. Sono quei documenti
ufficiali necessari a descrivere la cornice e i confini entro cui gli addetti ai lavori
sono tenuti ad operare.
123
Appendice
Allegati
Allegato 1 - DM 16/02/2007
Gazzetta Ufficiale N. 74 del 29 Marzo 2007
Classificazione di resistenza al fuoco di prodotti ed
elementi costruttivi di opere da costruzione
124
Appendice
Allegati
125
Appendice
Allegati
126
Appendice
Allegati
127
Appendice
Allegati
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Appendice
Allegati
129
Appendice
Allegati
130
Appendice
Allegati
131
Appendice
Allegati
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Appendice
Allegati
133
Appendice
Allegati
134
Appendice
Allegati
135
Appendice
Allegati
136
Appendice
Allegati
137
Appendice
Allegati
138
Appendice
Allegati
139
Appendice
Allegati
140
Appendice
Allegati
141
Appendice
Allegati
142
Appendice
Allegati
143
Appendice
Allegati
144
Appendice
Allegati
Allegato 2 - DM 09/03/2007
Gazzetta Ufficiale N. 74 del 29 Marzo 2007
Prestazioni di resistenza al fuoco delle costruzioni nelle attività
soggette al controllo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco
145
Appendice
Allegati
146
Appendice
Allegati
147
Appendice
Allegati
148
Appendice
Allegati
149
Appendice
Allegati
150
Appendice
Allegati
151
Appendice
Allegati
152
Appendice
Allegati
153
Appendice
Allegati
Allegato 3 - Lettera-Circolare
Ministero dell’Interno del 15/02/2008
Pareti di muratura portanti
154
Appendice
Allegati
155
Appendice
Allegati
Allegato 4 - Lettera-Circolare
Ministero dell’Interno del 16/01/2004
Controsoffitti resistenti al fuoco
156
Appendice
Allegati
157
Appendice
Allegati
Allegato 5 - Estratto da DM 20/10/2007
Gazzetta Ufficiale N. 257 del 5 Novembre 2007
Modifiche al DM 10/03/2005, concernente “Classi di reazione al
fuoco per i prodotti da costruzione da impiegarsi nelle opere per
le quali è prescritto il requisito della sicurezza in caso d’incendio”
Si riportano di seguito alcune tabelle riguardanti prodotti
classificabili senza oneri di prova.
158
Appendice
Allegati
159
Appendice
Allegati
160
Appendice
Allegati
Allegato 6 - Lettera-Circolare
Ministero dell'Interno del 24/10/2008
Validità dei Rapporti di Classificazione
161
Appendice
Allegati
162
Appendice
Allegati
Allegato 7 - Lettera-Circolare
Ministero dell'Interno del 24/04/2008
163
Appendice
Allegati
164
Appendice
Allegati
165
Appendice
Allegati
166
Appendice
Allegati
Allegato 8 - Estratto da Lettera-Circolare
Ministero dell'Interno del 31/03/2010
Resistenza al fuoco di murature
167
Appendice
Allegati
168
Appendice
Allegati
169
Appendice
Allegati
Allegato 9 - Lettera-Circolare 04/04/2011
170
Copyright© 2002 Saint-Gobain PPC Italia S.p.A. - Milano
Progettazione e realizzazione grafica: ARPE sas - Milano
Stampa: Grafiche Cola s.r.l. - Lecco
1a edizione: settembre 2002
2a edizione: aprile 2003
3a edizione: aprile 2004
4a edizione: gennaio 2005
5a edizione: gennaio 2006
6a edizione: aprile 2008
ristampa: settembre 2008
7a edizione: ottobre 2011
8a edizione: febbraio 2012
ED. FEBBRAIO 2012
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