UNA ESPERIENZA DELLA CLASSE III L

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UNA ESPERIENZA DELLA CLASSE III L
IL PUNTO DI VISTA DEI RAGAZZI
DA SAVONA
UNA ESPERIENZA DELLA CLASSE III L
Istituto di primo grado “S. Pertini”, Via Verzellino, 1, Savona, anno 2010-2011
A cura di Monica Colombo
Convegno “ADOLESCENZA diversi punti di vista”
Concorezzo 26 novembre 2011
Monica Colombo ha fatto la bibliotecaria a Concorezzo, nel 2002 si è trasferita a Savona e ora fa
l’insegnante, ma, come quando faceva la bibliotecaria, è ancora convinta che leggere fa bene ai
ragazzi.
Ogni tanto viene ancora a trovarci in biblioteca e quando a maggio del 2010 ha visto la
bibliografia “Da un altro punto di vista…” ha detto: “Questa bibliografia mi tornerà utile per i
miei ragazzi di terza media!”.
Così a settembre quando ha incontrato i suoi studenti della classe 3L della Scuola Media S. Pertini
di Savona le cose sono andate in questo modo:
Monica ci racconta:
Settembre: primi giorni di scuola.
Detto il mio orario settimanale ai ragazzi e riservo un’ora pomeridiana alla narrativa; ormai da anni
leggo dei libri ad alta voce in classe, oppure lascio la possibilità ai miei ragazzi di recensire o
commentare ciò che hanno letto autonomamente.
Stefano alza la mano. Non lo conosco ancora bene, ripete per la seconda volta la classe terza,
frequenta il laboratorio teatrale come scenografo, è abilissimo nell’utilizzo di trapano e martello e
non vorrebbe mai separarsi dal cappello bianco che indossa ogni giorno, quando entra nell’aula,
fino al momento in cui il docente di turno, con tono più o meno minatorio, lo convince a farlo.
“Prof.” mi dice “io non ho mai letto un libro in vita mia!”. Cerco di rassicuralo, affermando che la
maggior parte delle volte dovrà limitarsi ad ascoltare ciò che gli leggerò, ma non mi sembra affatto
convinto.
Nella mia testa però si scardinano tutti i progetti relativi ad un tranquillo anno di letture,
spizzicando tra testi più volte sperimentati in classe e di sicuro effetto sugli ascoltatori, ho bisogno
di un aggancio più forte, questa volta.
Passo in rassegna la mia libreria, nulla.
Riprendo tra le mani la bibliografia “Da un altro punto di vista…” e un libro colpisce la mia
attenzione.
Tento l’azzardo.
Con un po’ di imbarazzo inizio a leggere un incipit perentorio: “Odio la scuola. E’ la cosa che più
odio al mondo. Mi rovina la vita”. Tutti i ragazzi sembrano compiaciuti, si scambiano occhiate
complici e mi confermano il loro disamore per la scuola, casomai ce ne fosse bisogno.
Continuo a leggere.
Stefano alza la mano di nuovo e dice:”Prof. ragiona proprio bene sto.., come si chiama?,
Gregorio!”.
La lettura prosegue nel corso delle settimane successive. Stefano ha il capo piegato sul banco, non
riesco bene a capire se mi stia seguendo o meno.
Proseguo.
La lezione successiva lo osservo con maggiore attenzione, mi sembra distratto, agitato. Si piega
verso il suo zaino, come se cercasse qualcosa e tira fuori una copia fresca di stampa di “Oggi mi va
di sognare” di Anna Gavalda.
Cerco di nascondere la mia emozione ed ostento maggiore sicurezza nella lettura ad alta voce, per
non perdere l’attenzione di quell’inaspettato lettore.
In realtà Stefano non mi sta ascoltando, ha finito il libro molto prima di me, forse a casa, forse in
riva al mare, chissà!. Al termine della lezione si avvicina alla cattedra, mi sorride e mi chiede:
“Bello sto libro prof. e adesso cosa leggo?”.
Dopo la lettura del libro in classe l’insegnante Monica Colombo decide da far scrivere qualcosa ai
ragazzi sul libro che hanno letto, ma anche qualcosa di autobiografico sulla scuola, e pone loro
alcune domande
Domande:
- Cita un episodio in cui è capitato anche a te di odiare la scuola.
- Prova a fare una piccola recensione del libro “Oggi mi va di sognare”, spiegando se ti è
piaciuto, se non ti è piaciuto (e perché), se lo scrittore è riuscito a coinvolgerti, se la storia è
divertente, appassionante, noiosa, avvincente, se il ritmo è incalzante, ecc.
La prima domanda apre veramente uno scenario inaspettato.
GIANFRANCO ROSSINO
- Credo che a tutti i ragazzi sia capitato almeno una volta di odiare la scuola per un motivo o l’altro,
per esempio quando prendi un brutto voto o quando ti capita di essere deriso, ecc.
A me è capitato di odiare la scuola quando, il primo giorno dell’anno scorso, ho conosciuto la
nuova prof. d’inglese (che ho tuttora).
E’ stata una bruttissima giornata. L’odio è stato dal primo giorno al giorno odierno, pensavo che
dopo l’addio della scorsa prof… sarebbe arrivata una prof… Non più brava, ma almeno più
abbordabile.
- Io consiglio questo libro alle persone che vanno a scuola poco convinti e non alle persone che ci
vanno volentieri, (me compreso), a me non è piaciuto tanto, soprattutto per il finale, si forse è un
po’ appassionante e come testo molto scorrevole, ma non è un esempio di vita.
ELENA SCALIA
- Anche a me, come a Gregorio, è capitato molte volte di odiare la scuola, di odiarla davvero.
L’ultima volta è stato l’anno scorso, più o meno in questo stesso periodo, a dicembre, in cui non
andavo molto bene in alcune materie, proprio non ci riuscivo, eppure studiavo. Ti senti come se il
mondo ti stesse cadendo addosso, come se non riuscissi più a gestirti, perché ci si mettono prof.,
genitori, pensando di darti una mano, invece ti scoraggiano solamente.
Per fortuna quel periodo è passato, e come è passato a me è passato a Gregorio.
- Il libro “ Oggi mi va di sognare” mi è piaciuto moltissimo!
Riesce a coinvolgerti dalla prima pagina, perché è un argomento che riguarda tutti: la scuola, o
meglio l’odio per la scuola. Ognuno di noi, almeno una volta nella vita, deve avere detto “Odio la
scuola!” O perlomeno averlo pensato. Il libro ripercorre tutto il percorso scolastico di Gregorio fino
alle medie, periodo in cui finalmente riesce ad entrare in una scuola dove fa ciò in cui lui è più
bravo.
E’ proprio come se il libro raccontasse di una scalata, molto faticosa e difficile da salire, ma arrivati
in cima la vista è bellissima!
Secondo me il libro manda un messaggio molto bello, cioè che ognuno di noi ce la può fare, anche
quando pensiamo che possiamo rassegnarci, dobbiamo pensare a quanto abbiamo combattuto per
una cosa!
Consiglio vivamente a tutti questo libro, a grandi e piccoli, soprattutto a chi si è rassegnato e che
invece deve continuare a combattere!
ALESSIO SORBOLA
- Sì, mi è già capitato di odiare la scuola.
C’è stato un momento in particolare, l’anno scorso, che mi ha fatto capire che la scuola fa
“schifo!!!”. Era il primo giorno di scuola e tutti erano tristi, avevamo inglese la prima ora e c’era
una prof. nuova. Siamo entrati ed era già lì ad aspettarci seduta alla cattedra, una signora con
occhiali portati alla Geronimo Stilton, aspettò che fossimo tutti seduti e si presentò: “ Buongiorno
mi chiamo……….” Poi disse:” Ora tocca a voi, prendete un foglio e presentatevi in inglese.” Tutti
noi rimanemmo ammutoliti, si sentiva solo il rumore dei quaderni che si aprivano.
Tornato a casa ero molto arrabbiato, entrai senza dire neanche ciao e dissi:“ODIO LA SCUOLA!!!”
Da quel giorno le tre ore settimanali di inglese sono un inferno.
Ho odiato la scuola, perché l’anno scorso abbiamo fatto per due mesi sempre lo stesso argomento di
scienze e alla fine dell’anno sapevo tutto sui fenicotteri e sul loro odioso becco.
-Con la prof. di italiano abbiamo letto il libro “Oggi mi va di sognare”, è un libro molto
appassionante, che parla di un bambino di tredici anni e delle sue disavventure con la scuola.
Gregorio, questo bambino, va molto male a scuola e i suoi genitori disperati con il nonno decidono
di mandarlo in un College dove si costruiscono molte cose.
Lo scrittore è bravo a fare un misto tra umoristico e sentimentale. Ti fa, secondo me, sentire come
Gregorio cioè ti cali nel personaggio che è una cosa stupenda. Infine, io consiglio questo libro,
perché è stupendo e ti aiuta a ragionare.
ARMANDO TAHIRI
- Un episodio in cui mi è capitato di odiare la scuola era quando ero in seconda media. Quel giorno
stavo andando tranquillo a scuola. Nella prima ora mi hanno interrogato e ho preso quattro. Nella
terza ora hanno consegnato le verifiche e avevo preso due quattro. E nel primo quadrimestre avevo
due insufficienze. Poi sono andato a casa e mi hanno messo due settimane in castigo.
-A me il libro è piaciuto. Mi è piaciuto perché Gregorio odiava la scuola. La comincia ad odiare il
primo giorno. Il libro è divertente, perché lo hanno bocciato due volte e adesso non lo accetta
nessuna scuola. Finchè un giorno esce una scuola e Gregorio ci va solo perché glielo ha detto il suo
nonno Leone. Nel libro ci sono alcuni episodi divertenti, ma alcuni che ti fanno piangere come
Gregorio quando ha saputo che il suo nonno è in ospedale. Comunque io penso se vuoi andare in
una scuola ti devi sentire felice per le cose che fai, anche se non sei tanto bravo.
MIRIAM VACCARO
-A me è capitato raramente di odiare la scuola, la maggior parte delle volte mi capita di odiare un
professore magari. Un giorno però, mi sembra martedì ( il giorno che odio più di tutti ) mi avevano
interrogato in tutte le materie, e per di più avevo già la luna storta per conto mio. E’ stata una
giornata orribile, sono tornata a casa di cattivo umore! In quel periodo mi era capitato davvero di
tutto, ma la cosa più brutta è che avevo litigato con la mia migliore amica. In quel periodo avevo la
testa altrove, e mi arrabbiavo per tutto, specialmente nell’ambiente scolastico!Pensavo che il mondo
ce l’avesse con me, e non capivo il motivo. Credevo che i professori fossero contro, e per di più ce
l’avevo pure con mia madre che non c’entrava niente, anzi era lei che mi voleva aiutare. Ma il
ricordo di quel periodo mi intristisce, perché per un motivo ridicolo, ho trascurato la scuola e la mia
famiglia.
- Personalmente il libro non mi ha colpito molto. L’ho trovato noioso. Solo il finale mi ha
interessato, perché è pieno di sentimento e di felicità; mentre il resto del libro parla solo del fatto
che il protagonista Gregorio, odia la scuola e il suo posto per rifugiarsi e sfogarsi è il capanno degli
attrezzi di suo nonno. Come andamento l’ho trovato un po’ lento e senza colpi di scena. Insomma
un libro piatto. Lo scrittore non è riuscito a coinvolgermi, anche perchè io non sono appassionata di
questo genere di libri, a me piace tutt’altra cosa. La storia però è abbastanza originale, anche perché
non avevo mai letto un libro dove il protagonista stava male solo a sentire l’odore della scuola. Non
lo consiglierei ai miei amici, anche perché so già che non gli piacerebbe.
ZHU ZHEN ZHEN
- Anche a me è capitato una volta di odiare la scuola come Gregorio, fino a cinque anni stavo bene
ed ero felice. Durante i primi due mesi della prima elementare non mi divertivo in classe, mi sentivo
prigioniera, non ero a mio agio. L’unica persona che mi capiva era il papà, ma purtroppo non era
insieme a noi, era in Italia. Perciò ci parlavamo solo al telefono, mi diceva che all’inizio era dura,
ma poi sarebbe andato tutto bene, ma io ero sempre di opinione contraria. Però dopo due mesi mi
incominciò a piacere la scuola, guardavo gli aspetti positivi e, cercavo di studiare, trovando gli
aspetti più divertenti nelle materie che studiavo.
Prima odiavo la scuola, adesso è diventata la mia passione.
- Questo libro mi è piaciuto molto, perché anche il protagonista, come me, odiava la scuola. La cosa
che mi è piaciuta di più è quando Gregorio decide di impegnarsi e di diventare maturo, studiando le
materie.
Questo grazie all’appoggio del nonno, Gregorio decide di studiare e di andare bene a scuola, perché
vuole trasmettere tutta la sua energia al nonno dato che sta male. Questo libro ci fa capire che tutti
abbiamo almeno una volta odiato la scuola.
Mi è piaciuto molto il finale.
MARTINA BAGGETTA
-In genere non sono una bambina che odia facilmente la scuola, ma in prima media mi è successo
un episodio che ricorderò per sempre.
Avevo appena cominciato le medie e avevo appena visto il professore di arte e immagine. Mi era
sembrato un po’ severo, ma dopo poco ci avevo già fatto l’abitudine.
Come primo argomento, abbiamo imparato a disegnare gli alberi con le rispettive chiome: fin qui
tutto bene, mi sembrava di aver fatto al meglio di me e sinceramente ero contenta per essere riuscita
a fare una cosa che mi sembrava abbastanza difficile; ma poi arrivò quella verifica sul primo
argomento. . .
Avevo preso il mio primo cinque! Non avevo mai preso un’insufficienza nemmeno alle elementari e
quel cinque mi aveva scoraggiato molto. Quando tornai a casa, piangendo, mia mamma mi consolò
dicendomi di state tranquilla e che a quel brutto voto si poteva rimediare, ma io mi sentivo sempre
uguale. Avevo la sensazione che mi cadesse il mondo in testa e di non avere la forza di rialzarmi per
combattere. Per qualcuno può sembrare una cosa esagerata, ma era il mio primo cinque e non avevo
ancora capito di poterlo rimediare. Continuavo a piangere, ma poi qualcuno mi toccò la spalla: non
ci potevo credere, era mio nonno che mi sorrideva e già con quel immenso sorriso mi sentivo un po’
meglio. Mi disse che mia mamma lo aveva chiamato e lo aveva invitato a casa nostra per tirarmi su
il morale. Per prima cosa mi raccontò lo stesso episodio che era successo a me, quando lui era in
seconda media, e poi mi disse che nonostante questo era uscito dalle medie con dieci e lode e
terminò con una battuta che rifece ridere e da quel giorno, quando ora a volte prendo brutti voti
ripenso sempre alle sue parole.
- Questo libro mi è piaciuto molto perché il protagonista mi rispecchia dal punto di vista del
carattere: infatti quando i miei genitori litigano mi preoccupo subito e cerco di mettere a posto le
cose. Poi Gregorio è anche molto sensibile e si commuove o si dispiace per qualunque cosa, e in
questo siamo uguali.
Questo libro mi ha aperto il cuore e, anche se non ho mai letto libri di questa autrice, Anna Gavalda
è stata molto brava a scrivere un libro che coinvolge, che appassiona e che fa anche un po’ ridere in
ottantadue pagine scritte a caratteri grandi.
Il libro “Oggi mi va di sognare” parla di questo ragazzo Gregorio che non ha un buon rapporto con
la scuola e che non viene molto aiutato nemmeno dai suoi genitori, che litigano sempre. L’unica
persona che lo capisce è il suo Nonno Leone, persona vivace, attiva e simpatica. Quando però
Gregorio inizia ad andare in un collegio, il nonno si ammala a causa del fumo e Gregorio si abbatte
molto. Ma poi decide di prendere tutte le sue forze e compie molte “missioni”, per lui difficili, come
arrivare fino all’ultimo nodo della corda e impegnarsi a studiare. Il libro finisce con la guarigione
del nonno e una battuta che, finalmente, fa sorridere Gregorio.
Questo è un libro avvincente che mi fa riflettere molto.
SOFIA CALCAGNO
- Io sto odiando la scuola proprio in questo periodo, perché la professoressa di inglese non mi lascia
un secondo in pace, anche nelle ore degli altri professori se sono in corridoio per qualche incarico a
me affidato, lei deve sempre venire lì a stuzzicarmi. La cosa a parer mio più brutta è che è arrivata
al punto di contare male i punteggi delle verifiche e darmi un quattro, invece meritavo un sei, e io
non capisco perché deve farlo, perché io a lei non faccio niente di male, vengo a scuola e faccio il
mio dovere, ma lei mi odia lo stesso. Sto arrivando al punto di lasciare la scuola ai sedici anni,
perché non ne posso più.
- La storia mi è piaciuta molto, è un libro coinvolgente. Erano anche simpatiche e accurate le
descrizioni.
NOEMI COVIELLO
-Sì mi è capitato di odiare la scuola un po’ per colpa dei prof. e dei miei compagni. Prima i prof. che
ci spiegano cose così. I miei compagni alcuni non mi piacciono, perché credono di sapere tutto,
quando in realtà non sanno niente e poi un po’ di comportamento spesso maleducati, perché
mandano a quel paese i prof. o i compagni però poi diventano simpatici. Però a volte non sempre,
ecco perché la odio la scuola. Ci sono compagni che non mi piacciono però è così quindi niente. Ci
sono anche i miei genitori che mi stressano, però non so cosa fare perché loro dicono di andare a
scuola io dico di no e loro di sì e poi alla fine ci vado e non se ne parla più per un po’ di tempo.
Odio la scuola vorrei che non esiste però esiste.
-Sì mi è piaciuto tanto perché parla un po’ di noi ragazzi dicendo cosa non piace oppure piace.
E’ un po’ come noi questo protagonista Gregorio che dice che non gli piace la scuola, però ci va,
oppure ci sono i genitori che litigano perché vai malissimo a scuola però, con suo nonno si trova
molto bene e poi va in questo posto segreto. Il nonno gli spiega che è importantissima la scuola ecc.
E’ un misto di cose che sembra uguale alla nostra storia, però è così, la scuola ci vuole sempre.
Anche se non ti piace, es. Gregorio odia la scuola e se non fosse per i suoi genitori, lui starebbe a
casa con suo nonno a spiegare tutto quello che fa durante la giornata piuttosto che stare sopra i libri.
ALESSIO BIANCHI
-Sinceramente a me la scuola non è mai piaciuta per tre semplici cose: le verifiche, le interrogazioni
e i compiti.
Però odio spesso la scuola anche durante l’ora di inglese, è un ora molto pesante che proprio non
riesco a sopportare, riesco solo a sopportarla durante le correzioni delle verifiche, ma per il resto mi
devo veramente sforzare al massimo, perché l’inglese proprio non mi piace.
Un’altra situazione in cui odio la scuola è quando qualcuno mi interroga, perché le cose le studio
ma mi viene l’ansia e misi blocca la lingua.
Secondo me a scuola bisognerebbe cambiare un po’ di cose: magari più confidenza tra professori e
alunni e magari mettere lavagne multimediali e allungare l’intervallo.
Sicuramente non mi è mai piaciuta la scuola.
- Oggi mi va di sognare
Valutazione: ****
E’ un libro dei giorni nostri, adatto agli adolescenti.
E’ un libro dalla trama avvincente, mi è piaciuto molto soprattutto perché questo ragazzo ha una
mente molto sviluppata, ma non si applica. La storia mi ha parecchio coinvolto, mi sono
immedesimato in questo ragazzo proprio perché mi è sembrato bello, divertente, appassionante e
coinvolgente.
Mi è piaciuta molto l’idea dell’autore di descrivere un ragazzo della nostra età che ami costruire,
perché ormai tutti i ragazzi dei giorni nostri sono fissati con Play Station, telefono e computer.
Brava A.Gavalda !!!
ENRICO DELLAPINA
- Anche io non sono un amante della scuola, ma chi lo è ? …preferiremmo tutti stare a casa a
dormire, invece che alzarci per andare a scuola e sentire qualcuno che per una o più ore parla, parla,
parla e tu devi sforzarti di capire e di ricordarti quello che dice, perché ti interrogherà e se non sai
qualcosa, ti inizi ad agitare e inizi ad avere paura che ogni cosa che dirai può essere errata. Poi ci
sono i compiti a casa, che possono essere molto vari, se hai capito non ci stai molto, anzi puoi
metterci proprio poco tempo, poi però ci sono le volte che non capisci niente e lì dipende tutto dalla
tua forza di volontà. La scuola è un ambiente che può dare soddisfazioni e delusioni, ma dipende
tutto da noi. Perciò dico che ci sono momenti in cui la scuola è il posto più brutto del mondo e
momenti in cui ti diverti più che ad un “Luna Park”.
- A me non è piaciuto tanto, ma questo, perché non sono un lettore e poi se devo leggere un libro
preferisco gli horror. Secondo me questi libri possono interessare ad un bambino di dieci anni,
l’argomento non mi appassiona e penso che sia abbastanza infantile.
Però è molto facile immedesimarsi nel personaggio, perché affronta esperienze che abbiamo già
fatto e sono di cambiamento che ti segnano e ti rimangono dentro.
MATTEO GATTI
- Mi è già capitato, non meno di una volta di odiare la scuola per esempio nell’ora di arte
del 25/10/2010 il prof. Franchi mi ha dato la seconda ammonizione per una cosa per la
quale non avevo assolutamente colpa. Io stavo dicendo ai miei compagni di stare zitti
e lui cosa fa?
Mi mette la seconda ammonizione,io lì sì che mi sono arrabbiato e gli ho detto: “prof.
guardi che gli stavo dicendo di stare zitti.” E lui mi dice: “E’ il mio lavoro non il tuo!!!”
E io ho dovuto assecondarlo altrimenti finivo ancora più nei guai.
- A me il libro è piaciuto tantissimo, perché sono riuscito a immedesimarmi nel personaggio, be!
Io non sono mai stato bocciato, però mi sono appassionato. Anche io quando ho tempo vado in
officina a cercare di riparare qualcosa (quando c’è qualcosa di rotto ovviamente) soprattutto
giocattoli di quando ero piccolo. Io vado in officina anche perché io adoro le mani sporche e l’odore
del ferro. Io consiglio questo libro a chi a scuola non è una cima, io per esempio, a me questo libro
ha entusiasmato, spero che sia accaduta la stessa cosa anche ai miei compagni.
DAVIDE GIACHERO
- A me è capitato diverse volte di odiare la scuola, soprattutto quando prendo brutti voti o quando la
scuola sta per finire e non ne posso più. Ma c’è stato un episodio in particolare, quando in prima la
vice preside mi ha ritirato un gioco e mi sono arrabbiato.
- A me questo libro è piaciuto molto. Parla di un bambino che odia la scuola e ha la capacità
di fare lavori manuali che però a scuola non gli sono d’aiuto. Va talmente male che viene
bocciato in seconda elementare e in prima media e i genitori sono talmente arrabbiati che lo
hanno iscritto a un collegio.
Poi parla anche di una grandissima amicizia tra il nonno e il nipote.
E’ stato molto avvincente e divertente.
ILARIA GRASSO
- Questo episodio lo sto vivendo ora, ma non è proprio un odio verso la scuola, ma verso i
compagni, perché sono antipatici e mi prendono sempre in giro per la mia costituzione
o per gli hobby che ho e quindi non vengo volentieri a scuola. Non è bella questa situazione e posso
capire Gregorio, perché se in un posto non ti trovi bene non si ha voglia di andarci e quindi se ti
obbligano a farlo fai di tutto e di più.
- Il libro mi è piaciuto, perché in qualche modo mi ha raccontato che cosa sta passando Gregorio e
passando io! E’ riuscito a coinvolgermi l’autore non solo per il problema che ho anche io, ma anche
perché è un ragazzo della nostra età che comunque riguarda tutti.
Il libro era divertente e avvincente.
Mi è piaciuto molto il pezzo in cui lui cerca di salire la corda per il nonno, è molto commovente.
Vorrei poter rileggerlo da sola, magari mi può dare forza di andare avanti con il sorriso e con la
forza che ha avuto Gregorio.
STELLA LA ROCCA
-Terza elementare, nuova scuola, tutto nuovo! Sì, alla fine della seconda ho dovuto cambiare scuola,
dalla Rossella alla Rusca. Una settimana prima che iniziasse la scuola, ho iniziato a piangere, tutto
quello che mi ero tenuta dentro durante l’estate era uscito, piangevo e basta, non volevo mangiare,
volevo solo la mia vecchia scuola e i miei compagni. Arrivò il giorno, mia madre felicissima, mi
portò a scuola, sì ero curiosa, ma non volevo andarci. All’entrata c’era una scaletta che portava ad
una palestra, già non mi piaceva poi una scala che saliva, l’odore non mi piaceva, sentivo i bambini
parlare, la palestra buia, vuota e un corridoio lungo con le porte aperte, mi sembrava un manicomio,
sono entrata in una classe, nessuno mi ha visto, avevo un nodo alla gola, non respiravo. Mi sono
seduta e lì ho passato ben un anno, andavo bene a scuola, bei voti, ma non parlavo, mi prendevano
in giro, perché ero la più piccola. Non volevo andarci, ogni mattina quando mi svegliavo stavo
male. Volevo tornare alla mia vecchia scuola, volevo rivedere gli animali imbalsamati dove ogni
volta spiaccicavo la faccia sul vetro per vederli da vicino. Passavo intervalli a disegnare e ore a
scrivere, sola in camera mia con i miei peluches, stavo bene parlavo all’infinito con loro, ma poi
tornavo a scuola. Ho passato quasi un intero anno a cercare di essere sempre più invisibile, ma poi
sempre grazie alla nonna Tata mi sono fatta avanti e mi sono affezionata sia alla scuola che ai
compagni e agli insegnanti, mi sono dimenticata la Rossella e in quinta non volevo andarmene. E’
stata dura, ma ci sono riuscita. Non dimenticherò mai quei tre anni di dolore e di gioia. La paura
della scuola c’è ancora adesso, per verifiche e interrogazioni, ma oramai ci sono abituata e devo dire
che quasi mi piace, perché passare tutte le giornate a casa non mi piacerebbe e mi piace vivere
sempre nuove emozioni.
-Il libro è molto adatto a noi adolescenti, poiché ogni giorno c’è il problema della scuola, credo che
nessuno la ami con tutto il cuore, una gran parte è come Gregorio, i litigi dei genitori, poca fiducia
in sé stessi e la difficoltà nel riuscire a fare le cose.
E’ molto coinvolgente, appassionante, l’autrice ha saputo descrivere bene i momenti della vita di
Gregorio, ha descritto la scuola in modo molto originale. E’ spiritosa e le battute sono divertenti. Ha
descritto con attenzione tutti i pensieri che passavano nella testa di Gregorio; la fine mi ha colpito
molto, Gregorio sarebbe arrivato al punto di spostare le montagne per riuscire a far guarire il nonno,
cambia, diventa deciso, aggressivo e inarrestabile. Fa capire che un ragazzo della nostra età, con
qualche difficoltà, può sempre riuscire a cambiare se ha un buon motivo. Ognuno di noi, ogni
giorno, lotta per raggiungere la sua meta e Gregorio ce la fa, rivede il nonno e migliora a scuola. Lo
consiglio a molti ragazzi, ma anche ai genitori che così possono capire quanto è dura la vita di un
ragazzino.
JACOPO LUPO
- L’altro giorno la prof. di inglese mi ha interrogato. Io avevo studiato tantissimo e mia madre lo
sa, perché mi ha aiutato e mi ha interrogato tre volte e che voto ho preso? Cinque e mezzo, e a me
piace anche l’inglese e quindi c’è qualche cosa che non va o non mi vuole dare sei o non è giusto il
metodo di studio. Va bene ci sono la paura e la tensione, ma la sapevo bene, almeno un sei sarebbe
stato bello.
- Il libro mi è piaciuto molto, perché mi sono immedesimato nel protagonista.
Del nonno e del bambino mi è piaciuta la parte del nonno che ha sempre appoggiato il ragazzo.
Ma Gregorio non ha mai fatto niente per migliorare. Va male a scuola, è stato bocciato, non si
impegna e i suoi genitori litigano sempre, ma alla fine del racconto va al college, perché nessuna
scuola lo vuole e si impegna tantissimo per il nonno, per dargli le forze, perché era in ospedale.
Un giorno la madre lo chiamò e gli disse che i medici avrebbero staccato la spina al nonno, lui si
mette a piangere, ma qualche giorno dopo arrivò il nonno al campo e il bambino scoppiò a piangere.
GABRIELE GALLIZIO
- A me sinceramente quasi tutte le mattine capita di odiare la scuola, in parte per la voglia, ma
soprattutto per il sonno! Sono un grande dormiglione e non ho mai voglia di alzarmi.
Ma un momento in cui mi è capitato di odiare la scuola è stato l’anno scorso in seconda. Durante la
lezione di ginnastica ho fatto una domanda alla prof. che non aveva ancora fatto nessuno, lei,
ovviamente mi ha sgridato e ha detto a una mia compagna se lei l’aveva già detto, ma ovviamente la
mia compagna ha detto di sì, ma poi mi ha parlato in privato e mi ha detto che non l’aveva detto la
prof.! lì mi sono arrabbiato molto, perché non sopporto che mi sgridino per una cosa che non ho
fatto!
-Il libro “Oggi mi va di sognare” è una storia contemporanea, perché capita a molti di essere
bocciati più volte, ma poi ritrovare “la retta via”. A me, personalmente è piaciuto molto, perché mi
ricorda me alle elementari, casinista, pagliaccio, ma almeno andavo bene a scuola!
La storia subito non mi ha coinvolto più di tanto, ma dopo inizia ad essere divertente e
appassionante e ti viene sempre di più voglia di sentire il finale. Devo dire che è uno dei libri che mi
ha coinvolto di più.
FABIANA FIORE
- Ad esempio quando rientro dalle vacanze estive e iniziano a fare verifiche io vorrei essere ancora
in vacanza. Oppure dei giorni mi sembrano interminabili e le ore non passano mai, magari perché
sono stata interrogata e ho preso un brutto voto e allora in quel momento odio la scuola, ma quando
rifletto sul fatto che al mondo ci sono dei ragazzi della mia età che lavorano e che farebbero di tutto
per andare a scuola allora comincio a non odiare più la scuola, perché penso a come deve essere
brutto lavorare per delle giornate intere e guadagnare una miseria.
- Gregorio è un ragazzo di tredici anni che è stato bocciato in seconda elementare e in prima media,
lui odia la scuola e l’unico luogo in cui si sente felice è il capanno di suo nonno, dove lui va spesso
in compagnia di suo nonno e parlano.
I genitori di Gregorio litigano spesso e Gregorio crede che sia colpa sua, ma in realtà gli spiega il
nonno non è affatto colpa sua, un giorno Gregorio scopre che deve andare in collegio allora lo va a
dire al nonno e il nonno gli dice che è stata sua l’idea, perché crede che gli faccia bene stare un po’
lontano dai suoi genitori, Gregorio non capisce, ma un giorno chiamando a casa i suoi genitori gli
dicono che suo nonno sta male… allora durante l’ora di motoria tocca a Gregorio e doveva
arrampicarsi sul palo così decise di farlo per suo nonno iniziò a salire e più saliva più i suoi
compagni lo incitavano e quando aveva quasi finito non ce la faceva più guardò in basso e tutti,
comprese le professoresse, stavano urlando, allora Gregorio pensò a suo nonno e pensò a quanto
sarebbe stato felice nel vederlo e così arrivò fino in cima e la sera arrivò in camera un ragazzo a
chiamarlo e a chiedergli se lui era Gregorio e che c’era una persona che voleva vederlo e quando
scese vide sua nonno. Questa storia è stata appassionante e mi ha coinvolto. E’ molto emozionante
perché Gregorio vuole molto bene a suo nonno e quindi fa tutto per lui.
ANDREA FARINA
- A me onestamente non è mai capitato di odiare la scuola, però in certi momenti mi è venuta voglia
di non studiare e tralasciare le cose. Ad esempio l’anno scorso, cioè in seconda media, mi è capitato
di odiarla per un periodo di tempo più precisamente agli inizi della seconda. Non riuscivo in tante
cose e prendevo dei brutti voti e mi iniziava a non piacere più di tanto, perché mi veniva sempre in
mente che non ci riuscivo e che potevo essere bocciato. Il primo quadrimestre non è andato tanto
bene. Ho preso due insufficienze di inglese e matematica. Però nel secondo mi sono ripreso e non
ho preso nessuna insufficienza.
- Il libro “Oggi mi va di sognare” è molto bello e interessante. Il libro mi è piaciuto, perché parla di
cose comuni che oggigiorno sentiamo spesso, ad esempio l’odio per la scuola. Oggi mi va di
sognare è bello, perché evidenzia il rapporto con il nonno. E’ un libro che consiglierei ai bambini di
tutte le età, perché non è lungo ed è facile da capire e il suo ritmo è molto veloce anche se non
avendolo letto, ma ascoltato ogni pezzo che passava mi piaceva sempre di più, come spesso mi
accade nei libri che mi piacciono. La scrittrice è riuscita a coinvolgermi nel brano. La storia è
divertente e appassionante. Perché è un ragazzino come noi e a volte ti fa, secondo me, scappare da
ridere. Un’ ultima considerazione è che la scrittrice è riuscita a far divertire con un semplice
racconto le persone che lo leggevano e secondo me è stato spettacolare che si inventasse il rapporto
con il nonno e Gregorio.
CLOE RIVA
- Ho odiato la scuola una sola volta e non per colpa dello studio. Erano le prime settimane della
prima media, un cambiamento totale.
- Il libro mi ha fatto riflettere molto sulla scuola e l’impegno. E’ un libro molto avvincente che
mostra che, non importa quanti problemi uno abbia, si può riuscire in tutto con tanta volontà,
Gregorio è un esempio da seguire e una figura nella quale i ragazzi della mia età riescono a
immedesimarsi. Penso che esistano tanti Gregorio là fuori e questo libro è una opportunità per
trovare il proprio “nonno Leone” e riuscire a uscire e trovare la forza per non arrendersi.
STEFANO ADDONE
- C’è stato un periodo che facevo la prima media ed andavo veramente male, avevo preso da
Settembre a Febbraio ventiquattro note, oltre che tanti bruttissimi voti, ma poi mi sono detto che
potevo fare di meglio e allora ho stretto i denti e sono riuscito ad avere otto in condotta, avere tutte
le sufficienze e a non prendere più note.
- Io ho trovato il libro molto bello, perché questo ragazzo mi sembra un po’ me e poi perché questo
libro va subito al punto. Lo scrittore è riuscito a coinvolgermi ed ad appassionarmi, la storia per
certi punti è divertente, ma la fine secondo me fa piangere, il ritmo non è tanto incalzante, ma è
appassionante, non è noiosa. Comunque io penso che per essere felice in una scuola: ti deve piacere
e ti devi sentire realizzato.
LUCA PACINI
- Prima media, avevo iniziato l’anno in maniera terribile, subito sembrava non stesse succedendo
niente di grave, ma non mi riuscivo a tirare su, era un periodo non bellissimo per me, avevo litigato
con i miei più cari amici e proprio studiare era l’ultima cosa a cui pensavo.
Andavo male, i miei genitori arrabbiatissimi e sì, in quel momento stavo odiando la scuola! Ma ad
un certo punto ho detto basta e mi sono rialzato in piedi dopo quel lungo periodo in cui ero attaccato
al terreno. Grazie a un nuovo amico che mi è stato davvero vicino, sono tornato a studiare anche
con grande fatica, ma poi si è ristabilito il mio costante andamento scolastico.
- Il libro mi è piaciuto molto, perché è una storia molto avvincente, ti fa venire la voglia di leggere,
e diciamo che è un bene soprattutto per i ragazzi a cui non piace la lettura. E’ davvero un bel libro
con un ritmo molto coinvolgente che già dal titolo ti prende e non ti molla più fino alla parola fine.
Concludo dicendo: oggi mi va di sognare.
ALEX PIZZORNO
- A me è capitato d odiare la scuola più volte, ma soprattutto mi è capitato con inglese, la materia
che mi piace di meno (la odio); io continuo a prendere insufficienze ( 4, 5, 3, -4…) e tutti mi dicono
che non mi impegno, ma questo non è assolutamente vero, io mi impegno è solo che qualche volta
ne ho voglia e qualche volta non ne ho, però io ce la metto sempre tutta.
- Il libro mi è piaciuto anche se non l’ho ascoltato tutto, mentre leggeva, lo consiglio a tutti, ma
soprattutto a quelli della mia età all’incirca, perché parla di un ragazzo che fa le medie come me e
per questo mi è piaciuto.
DAVIDE PERA
- Anche a me è capitato di odiare la scuola.
La sto odiando in questo preciso momento.
E’ dalla seconda media che sto andando male: io sono sempre andato bene a scuola, ma dalla prima
media ho cominciato a cadere sempre più in basso fino al passaggio in seconda media: in quel
momento è come se mi si fosse aperto un burrone sotto i piedi e io non avessi avuto la voglia di
aggrapparmi ai bordi o a una qualche radice che spuntava dalla terra. E, continuando a cadere,
quando mi accorsi che non c’era più il vuoto sotto i miei piedi, che avevo toccato il fondo, nella
metà del secondo quadrimestre, era troppo tardi. Avevo paura di non passare l’anno, di venire
bocciato, retrocesso,, scartato, mi immaginavo già in una classe di bambini più piccoli, di come mi
sarei sentito diverso, per non parlare di mia madre e di mio padre. Sarebbe stato come sentirsi in
una morsa stretta, con una mano alla gola che non ti permette di respirare. Pensavo ai cambiamenti
che ci sarebbero stati dentro di me, e all’esterno, l’ostilità che ci sarebbe stata tra me e i miei
genitori, avevo paura. Alla fine sono riuscito a riprendermi e ho passato l’anno per… miracolo?
Le mie gioie finirono presto perché, arrivato in terza media, ricominciò tutto da capo: io, sull’orlo
del baratro.
Non volevo finire come l’anno scorso, inciampando nei miei stessi piedi. Studiando nel tempo
libero e non, sudando sette camicie o più riuscii a portarmi a livello degli altri. Sono bravo in tutte
le materie e i bei voti non mancano. Non ho ancora preso un voto sotto il sei e i miei genitori sono
contenti di me e di quello che sto facendo. Ma adesso è arrivata questa verifica, come un pugno
nello stomaco, in cui prenderò un brutto voto, perché non ho letto un libro. Non mi ricordo di aver
mai odiato la scuola come in questo momento.
- Il libro non mi è piaciuto un granchè e dal mio punto di vista è parecchio noioso (quel poco che ho
sentito).
Non avendo letto il libro non posso consigliarlo a nessuno, ma i gusti variano per tutti e so per certo
che a qualcun altro piacerà, soprattutto perché parla di fatti quotidiani che spesso hanno ognuno di
noi come soggetto.
ALICE RIVETTI
- Sinceramente io non sono mai stata un’ amante della scuola, anzi, fin dall’asilo ero ostinata a
odiarlo e punto!
Stavo sempre male e avevo male di pancia, non era finzione, non l’ho mai fatto, anche perché
mamma è sempre stata una “volpe” a capire.(Sherlok Holmes le faceva un baffo). Quando dovevo
andarci piangevo come un’ossessa perché (almeno credo) non sopportavo l’idea di staccarmi dai
genitori. Stavo bene a casa, a guardare i cartoni animati al mattino, poi un pranzo veloce, poi il
pomeriggio passato in centro Savona a fare shopping con la mamma. (Con papà si andava da caos e
sceglievo sempre un gioco nuovo della play station, ovviamente ci giocava lui, perché io non ero
ancora molto capace, ma io lo guardavo e non smettevo un solo momento di ridere).
Invece, finito l’asilo, un altro “incarico”! Così lo avevano definito, la scuola elementare. Sono
sempre stata brava a scuola, mi impegnavo e prendevo voti eccellenti, ma avevo sempre paura di
quel luogo chiuso da muri spessi e una porta invalicabile.
Non che ora sia tanto meglio, ma adesso, riesco a divertirmi, ridere, scherzare con amici e
professori, anche se la paura della scuola, voti e verifiche è ancora presente, viene alleviata da
queste persone.
Una volta in cui sono stata veramente male a scuola e l’ho veramente odiata è stato un anno fa a
dicembre quando, per la morte di mio nonno, non mi sono più impegnata e studiavo poco, con
conseguenze sui voti.(Sono sempre stata attenta ai voti e se non studiavo bene non volevo andare a
scuola, poiché sapevo che mi sarei rovinata la media, mi sono sentita … umiliata, ma non
un’umiliazione pubblica, ma bensì personale). Ma poi mi sono ripresa, con l’aiuto di mia mamma e
mio papà e dei prof. che sono stati di grande aiuto.
- Il libro:”Oggi mi va di sognare” di A.Gavalda tratta di problemi molto frequenti nell’adolescenza,
come i litigi dei genitori a causa dei quali i ragazzi incolpano sé stessi per l’infelicità dei loro
parenti, l’impegnarsi in quello che si fa e il fatto di non avere un atteggiamento superficiale,
soprattutto nella scuola. Ci insegna a lottare per le cose che si amano(Gregorio lotta per la vita di
suo nonno). E a non arrendersi mai.
Tutti possiamo trarre ispirazione e possiamo immedesimarci in Gregorio, tutti abbiamo avuto un
momento “no” nella vita e possiamo fare come il nostro protagonista, cioè lottare e combattere per
ciò che si vuole ottenere.
Io mi sono immedesimata molto in questo personaggio e il libro è stato bellissimo e avvincente.
L’autrice ha saputo centrare il bersaglio per quanto riguarda i problemi adolescenziali, come non
molti prima di lei hanno saputo fare.
Lo consiglio a tutti quei ragazzi, ma anche agli adulti che possono vedere con occhi diversi, la vita
di un ragazzo.
MICHELA POLERA’
- Il giorno in cui odiai fortemente la scuola arrivò all’improvviso. Un colpo di accetta sul collo,
troppo inaspettato per poter essere previsto.
L’anno stava passando tranquillamente, era di novembre inoltrato e io fino ad allora ero riuscito a
mantenere la mia media d’inglese su un buon sette e mezzo, otto.
Verifica di retroversione. Veniva mano a mano consegnata prima di me nell’elenco.
Eccola girata sulla prima pagina davanti a me sul mio banco. Davanti non ci sono segni rossi. Bene.
La giro. In mezzo alla pagina c’è un segno, un numero in rosso a me ancora sconosciuto, che avevo
visto solo su diari e verifiche di compagni più svogliati di me. Molto più svogliati …
Ci misi qualche secondo a metterlo a fuoco: una linea verticale attaccata ad un’altra orizzontale
dalla cui estremità sinistra si prolungava un’altra linea verticale.
Quattro. Quattro. QUATTRO .. sono morto. Ogni mia cellula bramava vendetta contro l’organo
istituzionale chiamato : SCUOLA. Volevo avere fra le mani il suo istitutore per clonarlo e uccidere
lui e i suoi cloni, ma non prima di averli clonati di nuovo e uccisi, ma non … Sono finito…
- Ho trovato il libro “ Oggi mi va di sognare”, che è di un genere che io non amo molto, noioso, con
un ritmo molto lento e per nulla interessante. La storia è molto descrittiva e riflessiva che trovo
rallenti questo libro già di per sé non molto incalzante, con una trama che non ha per nulla
risvegliato il mio interesse.
A parte rare parti umoristiche il libro mi è sembrato “piatto” e non ha trasmesso molte emozioni. La
parte che mi è piaciuta meno è stata quella in cui il nonno è ricoverato e il nipote ha reagito in modo
banale, dedicando tutto quello che fa al nonno come hanno già fatto numerosi libri e telefilm.
Questo finale ovvio ha concluso “perfettamente” un libro deludente.
I testi dei ragazzi sono stati lasciati così come li hanno scritti
Parole preziose
Dalla classe II A ALBERT EINSTEIN – VIMERCATE
Anno scolastico 2010-2011
“HUNGER GAMES” E “IL SELVAGGIO”
riassunti in quattro vignette
da un’idea del libro: