Il Colonnello CC intercettato usa frasi "da caserma" ma non

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Il Colonnello CC intercettato usa frasi "da caserma" ma non
Il Colonnello CC intercettato usa frasi "da caserma" ma non esita a punire un capitano. Lo stop dei giudic
Sabato 01 Giugno 2013 18:41
Roma, 1 giu - Vi ricordate la storia del colonnello dei carabinieri che punì un capitano con
l'accusa di aver pronunciato frasi sconvenienti in pubblico rivolte ad un cagnolino? Ebbene,
l'epilogo di questa storia divertente (se non fosse per spese legali sostenute dai contribuenti,
dilapidate per simili sciocchezze) che ha come protagonista l'incolpevole capitano
Massimo Ferrari
, all'epoca dei fatti comandante della compagnia di Schio, si traduce in una sonora sconfitta per
la controparte, il Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri.
Il breve la storia: il capitano Ferrari era intento a bere un caffè al bar Scledum di Schio (VI)
insieme al giornalista Paolo Terragin. Poco dopo entrò una signora col suo cane di piccola
taglia che cominciò a mordere i pantaloni del giornalista che sbottò «che cazzo sto cane».
Un'altra cliente, intenta a bere un cappuccino, apostrofò il giornalista: «chi non vuole bene agli
animali non vuole bene ai cristiani». A quel punto il capitano Ferrari, che fino a quel momento
non aveva parlato, intervenne per sedare gli animi: «lei signora per cortesia continui a bere il
cappuccino». La storia, banalissima, finì lì. Ma a distanza di qualche settimana l'ufficiale venne
sottoposto a procedimento disciplinare perché al comandante provinciale- il colonnello Michele
Sarno
pervenne una denuncia sul conto del capitano, accusato di non avere tenuto un comportamento
consono al ruolo. Il colonnello Sarno sanzionò disciplinarmente il capitano Ferrari con tre giorni
di consegna.
Il capitano Massimo Ferrari, accusato ingiustamente di aver proferito frasi sconvenienti, si vide
costretto a ricorrere alla Giustizia Amministrativa anche perchè a nulla valsero le dichiarazioni
del giornalista che affermò, fin da subito, che le parole rivolte al cagnolino molesto le aveva in
realtà dette lui.
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Il Colonnello CC intercettato usa frasi "da caserma" ma non esita a punire un capitano. Lo stop dei giudici
Sabato 01 Giugno 2013 18:41
Dapprima il Tar Veneto , poi il Consiglio di Stato , hanno dato ragione al capitano Ferrari
anche perchè, si legge nel dispositivo dei giudici di Palazzo Spada, "il rapporto disciplinare del
19 maggio 2012 redatto dal comandante provinciale di Vicenza dell'Arma partecipa di un
processo emotivo, più che di una scevra valutazione dei fatti" visto che «non risulta neppure
che i testi indicati dal ricorrente siano mai stati ascoltati dal comandante provinciale ovvero da
altri militari da questi delegati».
Ma dentro questa storia ce n'è un'altra, che dipinge l'intera vicenda di surreale.
Il colonnello Michele Sarno, che si incaricò di aprire il procedimento disciplinare contro il
capitano Ferrari per le (inesistenti) parole sconvenienti rivolte ad un cagnolino, secondo un
articolo pubblicato dal Giornale di Vicenza (
leggi ) fu ascoltato dal tribunale di Bologna in qualità di testimone di un processo a carico di
due marescialli accusati di tentata concussione ad un imprenditore. Il colonnello, riferisce il
Giornale di Vicenza, non sapendo di essere intercettato definì al telefono gli accusatori dei due
marescialli «maledetti bastardi»; il tribunale gli chiese conto di quelle parole e la giustificazione
dell'alto ufficiale fu, a dir poco, desolante: «Ho detto quella frase - ha spiegato il colonnello nell’ottica di rinsaldare i ranghi e l’animo dei miei militari. Una frase colorita, un termine
tipicamente da caserma; faccio ammenda, ma si usa in caserma».
Tirando le somme, probabilmente se il capitano Ferrari avesse detto (lui, non il giornalista)
"maledetto bastardo" al cagnolino dispettoso, avrebbe forse ricevuto la comprensione del suo
superiore, per il comune linguaggio "da caserma" usato.
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