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Validazione biologica e amplificazione genomica. Parte quarta: un anno di esperienza, risultati e prospettive Gianluca Gessoni, Paolo Barin, Maria Fezzi, Nevia Arreghini, Giulia De Fusco, Alda Giacomini, Giorgio Marchiori Centro Regionale di Coordinamento e Compensazione Servizio Trasfusionale ULS 12 Veneziana, Venezia (Responsabile: Dott. Giorgio Marchiori) The Authors report the results obtained in an year experience for HCV-RNA screening in blood donations. From May 1999 to April 2000 each blood unit collected in the Transfusional Service of ULS 12 "Veneziana" was tested for HCV-RNA by using minipool and a automated commercially available GAT test. In these twelve months were collected 15,325 blood units, with these units were prepared 1,278 mini-pool, each mini-pool being prepared by pooling twelve samples. These mini-pools were tested for HCV-RNA using the Cobas Amplicor HCV Qualitative test, in 153 analytical sessions. The HCV-RNA screening was executed without regard to the classical serological test. Among the 1,278 mini-pool tested for HCV-RNA we observed 5 (0.4%) positive results; of these, four were due to a cross-contamination and only one was a true positive. This positive sample was positive for anti-HCV too. Other 32 mini-pool (2.5%) gave us an uninterpretable result because the negativity for both target and internal control. All these 32 mini pools were tested again and gave us a negative result. The Authors did not observed any sample positive for HCV-RNA and anti-HCV negative, nor observed any sample with a polymerase chain reaction inhibitor. The screening for HCV-RNA for each blood donations is feasible without great questions in a medium size Italian Transfusional Service. Nevertheless, the low prevalence of post-transfusional HCV infections suggest a careful evaluation of cost and benefit before the implementation of this new screening in each blood donations. Parole chiave: HCV-RNA, screening , donazioni di sangue, risultati Key words: HCV-RNA, screening, blood donations, results Ricevuto: 22 maggio 2000 – Accettato: 28 giugno 2000 Ccorrispondenza: Dott. Gianluca Gessoni Via Longhena 6 30175 Marghera (VE) Introduzione Il miglioramento delle procedure di selezione dei donatori, l'adozione di test di screening sempre più sensibili ed affidabili, quell'insieme di accorgimenti tecnici e scientifici che vanno sotto il nome del buon uso del sangue hanno fatto sì che i rischi connessi alla terapia trasfusionale scendessero, in questi ultimi anni, a livelli assai bassi1,2. In effetti il rischio di contrarre una infezione post- trasfusionale è attorno a 1/100.000 per lo HBV, 1/300.000 per lo HCV, 1/ 1.800.000 per lo HIV3-6. Tuttavia, l'opinione pubblica ed i mezzi di comunicazione di massa enfatizzano l'entità del rischio trasfusionale. Pertanto, nel secondo semestre del 1999 è stato introdotto l'obbligo per l'industria di ammettere ai processi di frazionamento solo lotti di plasma che siano risultati negativi per la ricerca di HCV-RNA con una metodica di amplificazione genomica (GAT)7,8. Da questo obbligo è scaturita una vivace discussione sulla opportunità di applicare lo screening per HCV-RNA ad ogni singola donazione, questo al fine di garantire livelli assistenziali e di sicurezza uniformi per i pazienti, per applicare comuni criteri di selezione dei donatori, per assicurare la migliore qualità possibile alla terapia trasfusionale9-14. Presso il Servizio della ULS 12 "Veneziana" è stato deciso di valutare l'impatto dell'introduzione dello screening per HCV-RNA mediante PCR in una struttura trasfusionale italiana di medie dimensioni. In un primo tempo, abbiamo steso un progetto operativo generale in grado di fungere da cornice per le successive applicazioni pratiche15. In un secondo tempo, abbiamo valutato alcuni dei principali punti critici inerenti sia l'adozione dello screening per HCV-RNA in ambito trasfusionale sia quelli inerenti i campioni (carica virale nei soggetti non trattati, stabilità di HCV-RNA, necessità di adottare particolari modalità di prelievo o di trasporto), sia quelli più propriamente metodologici (tipo LA TRASFUSIONE DEL SANGUE vol. 46 - num. 1 gennaio-febbraio 2001 (17-22) 17 G Gessoni et al. di test da adottare e la sua validazione per l'utilizzo su minipool di campioni, organizzazione di un laboratorio di biologia molecolare), sia, infine, problematiche più squisitamente tecniche quali il dimensionamento dei mini-pool, le loro modalità costruttive, i controlli da adottare; per finire con le problematiche relative all'interpretazione dei risultati ottenuti16,17. Nel presente lavoro vengono riportati e discussi i risultati ottenuti, in dodici mesi di ricerca di HCVRNA mediante PCR, su tutte le donazioni omologhe conferite al SIT della ULS 12 "Veneziana". Materiali e metodi Casistica esaminata. Nei dodici mesi intercorrenti tra l'inizio di maggio 1999 ed la fine di aprile 2000 sono state conferite al Laboratorio di Biologia Molecolare del SIT della ULS 12 "Veneziana" 15.325 provette corrispondenti ad altrettante donazioni: più in dettaglio, 7.618 donazioni sono state raccolte presso la sede di Mestre del SIT, 3.571 donazioni sono state raccolte presso la sede di Venezia e 4.136 donazioni sono state raccolte nelle uscite domenicali. Dai campioni così ottenuti sono stati allestiti 1.278 minipool: 301 nel trimestre maggio-luglio, 321 nel trimestre agosto-ottobre, 339 nel trimestre novembre-gennaio, 317 nel trimestre febbraio-aprile. I mini-pool sono stati analizzati per la ricerca di HCVRNA con le metodiche sotto riportate, suddivisi in 153 sedute analitiche dedicate, eseguite di norma tre volte la settimana, espletate separatamente rispetto a quelle dei pazienti. Procedura analitica. La ricerca di HCV-RNA con metodo qualitativo è stata effettuata utilizzando il metodo Cobas Amplicor HCV (Roche Molecular System, Branchburg, NJ, USA) con la metodologia già descritta15,17. Il metodo è accreditato di una sensibilità almeno inferiore a 2 log (100 copie di HCV-RNA/mL)18-20. Utilizzando mini-pool formati da 12 unità, la metodica avrebbe una sensibilità tale da identificare correttamente un campione contaminante che presenta una viremia pari a 3 log. Ciascuna seduta analitica (estrazione + amplificazione + rivelazione), per ottimizzare il consumo dei reagenti, era effettuata su batterie di 12 campioni così costituite: posizione 1 controllo positivo Roche, posizioni 2–10 mini-pool, posizione 11 controllo HCV-RNA positivo a 3 log, posizione 12 controllo negativo Roche 15,17. L'esecuzione del test per la ricerca di HCV-RNA è stata ottimizzata al fine del miglior utilizzo dei reattivi, senza tenere in considerazione la tempistica della validazione e dell'esecuzione degli esami sierologici. Le 153 sedute analitiche sono da considerare 18 comprensive di ripetizioni e controlli e sono state eseguite nello stesso laboratorio ma in tempi separati, rispetto alle sedute analitiche condotte su campioni di pazienti. Elaborazione statistica. L'elaborazione statistica dei risultati è stata effettuata utilizzando il foglio elettronico e le formule presenti nel programma Excel con sistema Windows 98. Risultati Sono stati esaminati 15.325 campioni raggruppati in 1.278 mini-pool. Nel primo trimestre considerato (maggio-luglio 1999), sono stati esaminati 301 mini-pool: di questi, 11, pari al 3,6%, sono stati ripetuti perché ritenuti non interpretabili dato che si era ottenuto un risultato negativo sia dal campioni che dal controllo interno. Un mini-pool (0,3%) ha dato un risultato positivo: si è, quindi, proceduto ad esaminare singolarmente i campioni costituenti, ottenendo un risultato costantemente negativo. Si trattava di una contaminazione in fase di estrazione, come confermato dal risultato negativo ottenuto dalla ripetizione del test nel minipool dopo una nuova fase di estrazione. Nel secondo trimestre considerato (agosto-ottobre 1999), sono stati esaminati 321 mini-pool: di questi, 9, pari al 2,8%, sono stati ripetuti perché ritenuti non interpretabili dato che si era ottenuto un risultato negativo sia dal campioni che dal controllo interno. Due mini-pool (0,6%) hanno dato un risultato positivo: si è, quindi, proceduto ad esaminare singolarmente i campioni. In un caso si trattava di una contaminazione in fase di estrazione, come confermato dal risultato negativo ottenuto dalla ripetizione del test dal minipool dopo una nuova fase di estrazione. Nell'altro caso, si trattava di una vera positività, come confermato dal risultato positivo ottenuto in un campione costituente il mini-pool dopo il test in singolo. Si trattava di una sieroconversione tra l'esecuzione degli esami preventivi e la prima donazione; il campione, comunque, era positivo anche alla ricerca degli anti-HCV. Nel terzo trimestre considerato (novembre 1999– gennaio 2000), sono stati esaminati 339 mini-pool: di questi, 7, pari al 2,1%, sono stati ripetuti perché ritenuti non interpretabili dato che si era ottenuto un risultato negativo sia dal campioni che dal controllo interno. Un mini-pool (0,3%) ha dato un risultato positivo: si è, quindi, proceduto ad esaminare singolarmente i campioni costituenti, ottenendo un risultato costantemente negativo. Si trattava di una contaminazione in fase di estrazione, come confermato dal risultato negativo ottenuto dalla ripetizione del test dal mini-pool dopo una nuova fase di estrazione. Nel quarto trimestre considerato (febbraio-aprile 2000), sono stati esaminati 317 mini-pool: di questi, 5, pari al 1,6%, Screening per HCV-RNA: un anno di esperienza Tabella I: descrizione dei risultati ottenuti Riportiamo, suddivisi per trimestre, i risultati ottenuti sottoponendo a screening per HCV-RNA tutte le 15.325 donazioni omologhe conferite al SIT della ULS 12 Veneziana nei 12 mesi compresi tra il maggio 1999 e l'aprile 2000. I Trimestre Mini-pool testati Mini-pool positivi II Trimestre III Trimestre IV Trimestre Totale 301 321 339 317 1.278 1 (0,3%) 2 (0,6%) 1 (0,3%) 1 (0,3%) 5 (0,4%) Mini-pool Confermati Mini-pool contaminati 0 0 1(0,1%) 1(0,3%) 0 1 (0,3%)* 1 (0,3%) 1(0,3%) 1 (0,3%) 4 (0,3%) 11 (3,6%) 9 (2,8%) 7 (2,1%) 5 (1,6%) 32 (2,5%) Mini-pool Non validi Come si può osservare, sono stati testati 1.278 mini-pool, ciascuno formato da 12 campioni. Cinque mini-pool (0,4%) sono stati trovati inizialmente positivi per HCV-RNA: per quattro di questi si è trattato di una contaminazione durante l'esecuzione del test; infatti i campioni costituenti il mini-pool, testati singolarmente, hanno dato esito negativo; parimenti un risultato negativo si è ottenuto ritestando un seconda aliquota del mini-pool originale. Un solo mini-pool (evidenziato dall'asterisco) ha dato un risultato positivo confermato ed è stato individuato un campione HCV-RNA positivo, che peraltro era positivo anche al test anticorpale. In 32 casi (2,5%) è stato necessario ripetere il test sul mini-pool perché il risultato non era interpretabile per negatività del controllo interno; in tutti i casi la ripetizione del test ha dato un risultato negativo. sono stati ripetuti perché ritenuti non interpretabili dato che si era ottenuto un risultato negativo sia dal campioni che dal controllo interno. Un mini-pool (0,3%) ha dato un risultato positivo: si è, quindi, proceduto ad esaminare singolarmente i campioni costituenti, ottenendo un risultato costantemente negativo. Si trattava di una contaminazione in fase di estrazione, come confermato dal risultato negativo ottenuto dalla ripetizione del test dal mini-pool dopo una nuova fase di estrazione. In definitiva, quindi, nessuno dei 15.325 campioni provenienti da altrettante donazioni è stato ritrovato HCV-RNA positivo e negativo per gli anticorpi anti-HCV. I risultati ottenuti sono riassunti nella Tabella I. Discussione La decisione di introdurre lo screening per HCV-RNA su ogni singola donazione potrà comportare per una struttura trasfusionale delle problematiche il cui impatto sulla funzionalità del Servizio e sulla disponibilità di emocomponenti debbono essere valutate con estrema attenzione21. Da un punto di vista organizzativo vanno valutati, in primo luogo, i costi diretti, in parte legati alla necessità di allestire un laboratorio per l'esecuzione dei test in biologia molecolare e in parte riconducibili alle spese di acquisto dei reattivi. Tra i costi indiretti, quello forse più ingente è quello legato alla necessità di adeguare le dotazioni organiche. Infatti, presso la nostra struttura l'esecuzione dello screening per HCV-RNA condotto con le metodiche descritte ha comportato l'impiego di un tecnico e di un biologo a tempo pieno, con la supervisione di un medico. Questo personale, peraltro, non è sufficiente a garantire l'esecuzione degli esami ai fini della validazione quotidiana delle unità trasfusionali ma solo l'esecuzione del test di screening, dopo ottimizzazione delle sedute analitiche. Se si dovesse garantire l'esecuzione dello screening per HCV-RNA in maniera da poter disporre delle unità entro le 24 ore, al fine di non creare effetti negativi sulla disponibilità di concentrati piastrinici, sarebbe necessario disporre di almeno una seconda unità tecnica a tempo pieno dedicata al laboratorio di biologia molecolare15. Se non dovesse essere disponibile ulteriore personale e persistendo la necessità di effettuare lo screening per HCVRNA, si potranno delineare due differenti scenari a seconda della politica adottata dal Servizio Trasfusionale. Infatti, se si dovesse decidere che lo screening per HCV-RNA costituisce un test indispensabile per la validazione biologica delle unità, che, quindi, non potranno essere rese disponibili per i pazienti sino all'espletamento, con esito negativo, di tale test, si potranno avere dei problemi nella disponibilità degli emocomponenti, in particolare dei concentrati piastrinici22,23. D'altro canto, se si dovesse decidere che le unità possono essere trasfuse dopo l'esecuzione dei soli esami di sierologia, senza quindi attendere l'esito dei test in biologia molecolare, non si avrebbe nessun effetto sulla disponibilità di emocomponenti ma, in caso si evidenziasse una donazione HCV-RNA positiva ma anti-HCV negativa dopo l'infusione degli emocomponenti, le implicazioni di tipo medico legale potrebbero essere assai gravi24,25. 19 G Gessoni et al. Presso il Servizio Trasfusionale della ULS 12 "Veneziana" nel periodo compreso tra maggio 1999 e aprile 2000 sono state raccolte 15.325 unità omologhe, tutte da donatori abituali o che avevano eseguito un completo screening sierologico e biochimico nei 30-90 giorni antecedenti. Per tutti i campioni esaminati si disponeva, quindi, almeno di un precedente esame per anti-HCV con esito negativo. Di queste unità, 7.618 provenivano dalla Unità di Raccolta Ospedaliera (URO) di Mestre, 3.571 dalla URO di Venezia e 4.136 dalle raccolte effettuate durante le uscite domenicali. Come già descritto, per ciascuna unità è stata ottenuta una provetta contenente 5 mL di sangue intero anticoagulato con EDTA, che è stata trasportata e conservata a +4 °C. Queste condizioni di trasporto e conservazione sono ampiamente compatibili con la stabilità di HCV-RNA26-30. Ciascuna provetta era munita di una etichetta riportante i dati necessari all'identificazione dell'unità. Da queste 15.325 unità sono stati allestiti 1.278 mini-pool, ciascuno costituito da dodici unità, che sono stati esaminati in 153 sedute analitiche dedicate. In ciascuna di queste sedute analitiche, che di norma venivano eseguite tre volte la settimana, venivano esaminati dodici campioni: tre controlli (due positivi ed uno negativo) e nove minipool. I criteri di validazione dei risultati ottenuti nelle sedute analitiche e nei singoli mini-pool, sono stati descritti altrove16,17. In breve, basta ricordare che il nostro protocollo prevede la ripetizione della seduta analitica in caso di negatività di entrambi i controlli positivi, la ripetizione del test su mini-pool in caso di negatività del controllo interno, la apertura del mini-pool con valutazione in singolo di ciascun campioni in caso di reattività (in questo caso si ripeterà anche il test sul mini-pool). Dei 1.278 mini-pool esaminati 1.246, pari al 97,1% sono risultati negativi per HCV-RNA e questo risultato è stato confermato dalla positività del risultato ottenuto dal controllo interno. In 32 mini-pool, (pari al 2,5%) il risultato ottenuto è stato considerato non interpretabile poiché di fronte ad un risultato negativo per HCV-RNA si era ottenuto un risultato parimenti negativo per il controllo interno. In questi casi, è stato ripetuto il test sul mini-pool, utilizzando la seconda porzione della aliquota già preparata. In tutti i casi si è ottenuto un risultato negativo correttamente interpretabile. In 5 mini-pool, (pari allo 0,4%) abbiamo osservato un risultato positivo per HCV-RNA. In tutti cinque i casi abbiamo ripetuto il test sul mini-pool, utilizzando la seconda porzione della aliquota già preparata, ottenendo in 4 casi un risultato negativo ed in un caso un risultato ripetutamente positivo. Comunque, per tutti cinque i minipool si è provveduto a testare i singoli campioni costituenti: è stato, quindi, possibile individuare il campione viremico responsabile della positività del mini-pool. Si trattava di 20 una prima donazione ottenuta da un soggetto che aveva contratto una infezione da HCV dopo l'esecuzione degli esami di idoneità. Questo soggetto era, peraltro, già positivo per la ricerca degli anticorpi anti-HCV. Quindi, per sottoporre a screening 15.325 unità è stato necessari esaminare 1.278 mini-pool e si sono dovute eseguire 153 sedute analitiche pari 1.836 test (comprensivi di ripetizioni e controlli) con una efficienza di 1,4: si sono cioè dovuti eseguire 1,4 test per ottenere 1 risultato. In altri termini, con il protocollo da noi adottato, ciascun test eseguito per validare un minipool viene caricato di un ulteriore costo pari al 40%, per l'esecuzione dei controlli analitici e delle ripetizioni dei risultati aberranti. È chiaro che tale quota è destinata ad aumentare se si dovrà ottimizzare la cadenza delle sedute analitiche non alla massima utilizzazione dei test, ma tenendo presente la necessità di rendere disponibili le unità secondo le esigenze cliniche15-17. Nella nostra realtà operativa, comunque, il numero dei campioni che hanno dato risultati dubbi o positivi è stato assai basso: infatti, oltre il 97% dei mini-pool è risultato negativo. Trentadue mini-pool sono risultati non interpretabili; la percentuale di questi è costantemente diminuita. Esaminando i dati ottenuti trimestre per trimestre, si passa dal 3,6% del primo trimestre al 1,6% del quarto trimestre. Si tratta di un effetto del miglioramento delle procedure adottate e dal fatto che il personale ha acquisito una maggiore esperienza. Abbiamo osservato solo quattro episodi di cross-contaminazione (0,3%), probabilmente verificatisi durante la fase di estrazione, poiché amplificazione e rilevazione sono state eseguite utilizzando lo strumento Cobas Amplicor che dovrebbe garantire la assenza di contaminazione in queste due fasi. Questo buon risultato è stato da noi attribuito in parte alla strutturazione del laboratorio di biologia molecolare e, in parte, alle rigorose procedure utilizzate. Per finire, ci preme sottolineare come l'unico campione trovato HCV-RNA positivo fosse positivo al test anticorpale e che quindi tutto il lavoro eseguito, all'atto puramente pratico, non ha permesso di evitare nessun caso di epatite posttrasfusionale da HCV. Conclusioni Allo stato attuale è possibile introdurre nel sistema trasfusionale italiano lo screening per HCV-RNA per ogni singola donazione omologa. Tale provvedimento, tuttavia, sembra difficilmente giustificabile in un'ottica di pura valutazione del rapporto costi/benefici, tenendo conto delle risorse che saranno necessarie per eseguire il test e del basso numero di infezioni post-trasfusionali che si potranno evitare. In un Sevizio Sanitario cronicamente a corto di Screening per HCV-RNA: un anno di esperienza risorse per la costante sottostima dei fabbisogni e, quindi, conseguente sottodimensionamento degli stanziamenti, sarebbe forse più utile dedicare tali fondi alla soluzione di altre complicanze post-trasfusionali, altrettanto gravi e senza dubbio meno rare della trasmissione dell'epatite di tipo C: pensiamo, ad esempio, alle infezioni batteriche od alla trasmissione di HBV31-34. I dati da noi ottenuti nel presente studio confermano la ridotta probabilità di imbattersi in una donazione ottenuta da un soggetto infetto ed infettante (HCV-RNA positivo), ma ancora non rilevabile dai test sierologici (anti-HCV negativo)35,36. Va, inoltre, tenuto presente che anche introducendo uno screening basato sulla amplificazione genomica non sarà mai possibile azzerare del tutto il rischio di una infezione posttrasfusionale da HCV (o da HBV e HIV)37. Se, comunque, si decidesse di rendere obbligatoria l'esecuzione dello screening per HCV-RNA, sarà assolutamente necessario provvedere il Servizio Trasfusionale del personale necessario alla sua esecuzione, in maniera da evitare una grave diminuzione della disponibilità di concentrati piastrinici, che potrebbe avere conseguenze anche assai gravi. Riassunto Nel presente lavoro gli Autori riportano e discutono i risultati ottenuti in un anno di esperienza utilizzando uno screening per HCV-RNA su tutte le donazioni omologhe. Dal maggio 1999 all'aprile 2000, ogni unità omologa raccolta presso il Servizio Trasfusionale della ULS 12 "Veneziana", è stata testata per HCV-RNA utilizzando il metodo Cobas Anplicor HCV prodotto dalla ditta Roche. A partire dalle 15.325 unità raccolte sono stati allestiti 1.278 mini-pool, ciascuno composta da 12 unità. Questi mini-pool sono stati esaminati in 153 sedute analitiche dedicate, eseguite separatamente rispetto a quelle in cui venivano testati i campioni dei pazienti; tali sedute analitiche dedicate venivano eseguite, di norma, tre volte la settimana. Lo screening per HCV-RNA è stato eseguito in maniera indipendente rispetto ai classici esami di validazione di sierologia virale. Nei dodici mesi considerati sono stati testati per HCVRNA 1.278 mini-pool, di questi, 5 (pari allo 0,4%) sono risultati inizialmente reattivi. In quattro casi si era trattato di una contaminazione, in un caso si trattava di un vero positivo: nel mini-pool era stato compreso un campione positivo sia per HCV-RNA che per gli anticorpi anti-HCV. È stato necessario ripetere il test in 32 minipool (2,5%): in questi casi si era osservata negatività sia per il test che per il controllo interno e il risultato era stato, quindi, giudicato non interpretabile. In dodici mesi di esperienza e dopo aver testato per HCV-RNA tutte le unita di sangue raccolte, gli Autori non hanno identificato nessun campione HCV-RNA positivo ma negativo per il test anticorpale; inoltre, non è stato individuato nessun campione presentante un inibitore della polimerasi in grado di inficiare l'esecuzione del test. In ambito trasfusionale, anche in strutture di medie dimensioni, l'introduzione dello screening per HCV-RNA è possibile senza particolari problematiche né di ordine tecnico né di ordine organizzativo. Tuttavia, la bassa prevalenza delle infezioni post trasfusionali da HCV suggerisce una attenta valutazione del rapporto tra i costi necessari per l'esecuzione di questo nuovo test (reattivi, strumentazione, personale) ed i benefici (numero delle infezioni che sarà possibile prevenire). Bibliografia 1) Schreiber G, Busch M, Kleinman S, Korelitz J: The risk of transfusion transmitted viral infections. The retrovirus epidemiology donor study. N Engl J Med, 334, 1685, 1996. 2) Gluck D, Kubanek B, Maurer C, Petersen N: Seroconversion of HIV, HCV and HBV in blood donors in 1996. Risk of virus transmission by blood products in Germany. A multicenter study of the Berufsverband Deutscher Transfionsmediziner e. V. Infusionther Transfusionmed, 25, 82, 1998. 3) Reesink H, Engelfriet C: Consequences of nucleic acid amplification testing for blood transfusion centres. 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