«Nelson, ti offro la Sardegna» «Nelson, ti offro la Sardegna»

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«Nelson, ti offro la Sardegna» «Nelson, ti offro la Sardegna»
L’UNIONE SARDA
L’antidoto al potere
di Moni Ovadia
Ficarra & Picone:
il giorno e la notte
Lo scrittore Moni Ovadia parla
del suo nuovo libro “Lavoratori
di tutto il mondo, ridete” e del
ruolo della satira.
Ficarra & Picone si raccontano:
«Non spetta al comico dire la
verità. Lui deve dire la bugia».
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INSERTO ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DE L’UNIONE SARDA - SABATO 5 MAGGIO 2007 - DIRETTORE RESPONSABILE: PAOLO FIGUS
di CARLO FIGARI
D
agli archivi di Londra
spunta il carteggio segreto tra il viceré sabaudo
Carlo Felice e l’ammiraglio Nelson. «Milord, vieni a occupare Cagliari»,
è la sostanza delle lettere che il duca
del Genevese invia al comandante
della flotta inglese nella speranza di
evitare un attacco dei francesi. Meglio sotto il protettorato di Sua Maestà Re Giorgio III, che nelle mani rapaci di Napoleone: così pensa Carlo
Felice rinchiuso con la famiglia e la
sua corte nel Castello di Cagliari. Una
pagina sconosciuta emerge oggi grazie alle ricerche di una coppia di studiosi cagliaritani. Una storia ancora
da scrivere, non appena saranno tradotte tutte le lettere del corposo dossier. Ecco un’anticipazione, che assume i contorni del giallo-storico.
Due ricercatori cagliaritani hanno scoperto negli archivi di Londra il
carteggio segreto tra Carlo Felice e Horatio Nelson alla vigilia della
battaglia di Trafalgar. Nelle lettere datate marzo-aprile del 1805 il viceré sabaudo chiedeva al grande ammiraglio di occupare l’isola per
timore che i francesi potessero conquistarla con un attacco in forze.
Alberto Monteverde e Valeria Soru hanno trovato l’epistolario in ottimo stato di conservazione. In attesa che le lettere siano tradotte e
studiate nel loro complesso, ecco i retroscena dell’inedita vicenda.
«Nelson,
ti offro la Sardegna»
Corre l’anno 1804. Napoleone è all’apice della sua potenza e mira a
conquistare l’Inghilterra. Gran parte
dell’Europa occidentale è sotto la sua
egemonia, ma per completare il sogno dell’Impero deve fare i conti con
la flotta di Sua Maestà che continua
a controllare le rotte nel Mediterraneo e nell’Atlantico. Una squadra
consistente della flotta inglese, al comando dell’ammiraglio Horatio Nelson, si trova alla fonda da più di un
anno nell’arcipelago de La Maddalena. Oltre venti navi di ogni genere:
fregate, corvette, lance e soprattutto
quei grandi vascelli armati con quaranta e più cannoni ciascuno. Uno
spettacolo di vele, alberi, bandiere e
migliaia di marinai che vivevano come in una città galleggiante. Dall’altro capo dell’isola, nel turrito castello di Cagliari, sin dal 1799 si era trasferita la corte sabauda, per sfuggire
alle grinfie dell’esercito napoleonico
che si era impossessato del Piemonte e dell’Italia Settentrionale. La fine
del 1804 e la primavera seguente è
un periodo di grande apprensione
per Carlo Felice che seguiva le vicende della guerra anglo-francese. Sa
bene, il viceré sardo, che la sorte dell’isola dipende da come andrà l’avventura di Napoleone. Rinchiuso nel
palazzo regio di Castello, attende notizie dalla Francia da dove arrivano
voci inquietanti. Il grosso della flotta
francese si trova a Tolone pronto a
muovere non appena riceverà l’ordine dell’Imperatore. Carlo Felice teme, e non a torto, che i francesi vogliano impossessarsi della Sardegna
per contrastare gli inglesi che controllano le rotte del Mediterraneo con
le loro basi in Sicilia e a La Maddalena. Ed è consapevole che non avrebbe alcuna possibilità di difendere Cagliari e l’isola da un eventuale attacco in forze. La flotta sarda - si fa per
dire - è composta da un paio di navi
e può contare al massimo su 2500
Scoperto
a Londra
il carteggio
segreto
tra Carlo Felice
e il grande
ammiraglio
soldati. Nessuna speranza di respingere l’assalto di una poderosa armata napoleonica. Così Carlo Felice pensa di chiedere aiuto agli inglesi, soprattutto all’ammiraglio Nelson che
si trova con la sua flotta nel nord della Sardegna.
Nei primi mesi del 1805, complici
una serie di personaggi della corte
sabauda e dell’entourage di Nelson,
tra il viceré e l’ammiraglio inizia una
fitta e segretissima corrispondenza.
In sostanza Carlo Felice gli offre le
chiavi della Sardegna. Il Savoia è
convinto, con questa mossa, di mettersi al riparo dagli appetiti di Napoleone. Con gli inglesi in Castello e con
le loro navi a presidio del golfo degli
Angeli, probabilmente i francesi si
terrebbero alla larga dalle coste sarde.
Il carteggio tra Carlo Felice e Nelson emerge dagli scaffali del National
Archives di Londra, in Kev Garden,
dove sono custoditi milioni di documenti della secolare storia britanni-
ca. È stato scoperto di recente da una
coppia di ricercatori cagliaritani, che
da anni segue il Progetto “Testimoni
del tempo” promosso dalla Regione.
Alberto Monteverde e la moglie Valeria Soru girano per gli archivi d’Europa alla ricerca di materiale inedito
sulla storia della Sardegna, in particolare si occupano delle vicende delle ultime due guerre mondiali e della Brigata Sassari. «Siamo stati anche
a Washington dove abbiamo trovato
importanti documenti e anche filma-
ti che riguardano la nostra storia recente», sottolinea Monteverde. Proprio seguendo le tracce della Brigata
Sassari sono finiti a Londra dove,
quasi casualmente, si sono imbattuti nel fascicolo di Nelson.
Spiega il ricercatore: «Oggi gli archivi inglesi sono in gran parte informatizzati, così è abbastanza semplice indirizzare le ricerche verso un determinato argomento». Scorrendo i
titoli sui dossier legati in qualche modo ai sardi e alla Sardegna, hanno
individuato le carte di Nelson. «Sapevamo che l’ammiraglio era stato a
lungo a La Maddalena e anche che
aveva a cuore la Sardegna, tanto da
proporre più volte a re Giorgio di
chiederne il protettorato ai Savoia.
Ma è stata davvero una sorpresa scoprire che alla vigilia della decisiva
battaglia di Trafalgar fu lo stesso sovrano sardo ad offrire la nostra isola
al grande ammiraglio».
L’epistolario, di carta filigranata
perfettamente conservata, è contenuto in alcuni fascicoli d’epoca, rilegati
con copertine di cuoio originali. I due
cagliaritani hanno fotografato tutto e
si sono già messi all’opera per tradurre le lettere scritte in francese, inglese e italiano. I personaggi del fitto
carteggio sono cinque: Carlo Felice,
Horatio Nelson, sir Francis William
Magnon (console britannico a Cagliari), il cavalier Raimondo De Quesada, segretario di Stato del Regno di
Sardegna e Alexander John Scott,
cappellano e segretario dell’ammiraglio sulla nave Victory sino a Trafalgar.
La situazione si spiega nella lettera dell’8 aprile 1805. Nelson ha già
lasciato l’isola dal 19 gennaio e in
quel momento si trova a Palermo con
parte della squadra navale in attesa
di conoscere le mosse dei francesi.
Sin da metà gennaio corrono voci che
numerose navi avrebbero salpato da
Tolone, ma nessuno sa dire dove siano dirette. L’Atlantico per affrontare
il grosso della flotta inglese oppure
verso un altro obiettivo quale la Sardegna?
È quello che pensa e teme Carlo
Felice: «Fino a questo momento scrive a Nelson - non ho avuto alcun
rapporto dalle coste dell’Isola che
mi annunci di aver visto la flotta
francese, tuttavia è possibile che sia
stata avvistata da qualche parte,
ma che la si sia presa per la Vostra
e che non si sia ritenuto di farmene
relazione... Se così fosse sarò immediatamente informato da un corriere....Siate certo, Milord, che io avrò
il massimo riserbo per tutto ciò che
Voi avete avuto la bontà di inviarmi
e che io farò tutto il possibile per
scoprire se esista realmente il disegno che noi ci aspettiamo...».
Parole che sottintendono il progetto di un attacco alla Sardegna e di
cui, probabilmente, si parla nelle precedenti lettere. Il Savoia chiude con
una preghiera all’ammiraglio: «Vi
prego di continuare a rappresentare la situazione di questo Paese che
sarà ben disposto alla sua difesa se
ne avrà i mezzi. Io raccomando particolarmente, Milord, la causa della
mia famiglia, quell’attaccamento e
l’affetto che Voi ci avere sempre testimoniato». Il 21 ottobre Nelson
verrà ucciso a Trafalgar. Ma i francesi non saranno più una minaccia per
la Sardegna.
I LEGAMI CON L’ISOLA
N
ella chiesa parrocchiale de
La Maddalena sono custoditi due massici candelabri d’argento e un crocefisso sormontato da un
Cristo di pregevole fattura barcellonese con incise le armi di Bronte: sono il dono di Horatio Nelson in ricordo della sua lunga permanenza
nell’arcipelago con la flotta britannica. Il grande ammiraglio giunse sulle coste sarde ai primi di novembre
del 1803 e vi restò sino al 19 gennaio
del 1805 quando il vascello di vedetta segnalò che la flotta francese aveva preso il mare da Tolone. Cominciava così quella caccia tra le due
squadre navali che da lì all’ottobre
successivo si concluse con l’epico e
decisivo scontro di Trafalgar. La cronaca dell’improvvisa partenza da La
Maddalena è ricostruita da John W.
Tyndale, autore della più completa
opera in lingua inglese sulla Sarde-
L’eroe di Trafalgar e La Maddalena
La flotta inglese due anni nell’arcipelago in attesa dei francesi
gna, pubblicata a Londra nel 1845.
Trent’anni dopo gli eventi Tyndale,
basandosi su testimonianze del tempo, scrisse che quando fu captato il
segnale d’allarme a bordo delle navi inglesi fervevano le danze e si stava forse allestendo una rappresentazione teatrale. «Quando dalla Victory
partì l’ordine di levare immediatamente le ancore - racconta Tyndale
- si assistette a scene di entusiasmo
e di indiscrivibile confusione. Era
una buia sera d’inverno e l’ordine fu
eseguito con la massima celerità. Il
passaggio tra le isole era così angusto che solo una nave per volta pote-
va procedere guidata dalle luci di
poppa di quella che la precedeva».
Quella partenza segnò un distacco
definitivo. L’ammiraglio infatti non
ebbe più modo di fermarsi a lungo in
Sardegna, ma restò sempre legato
all’isola come testimoniano le numerose lettere agli amici e al ministri
del re. Attraverso il carteggio epistolare e le fonti dell’epoca, l’indimenticata studiosa di letteratura inglese
Myriam Cabiddu è riuscita a ricostruire i rapporti tra l’ammiraglio e
la Sardegna. Nei suoi saggi rileva come Nelson si sia sempre battuto per
portare l’isola sotto l’influenza britannica ritenendola uno snodo strategico fondamentale per il controllo
del Mediterraneo occidentale. «Non
troverò pace - scrisse nell’agosto del
1805, due mesi prima di Trafalgar finché l’importanza della Sardegna
sotto ogni punto di vista non venga
presa in considerazione. La mia convinzione è che la Francia prenderà
possesso della Sardegna e potrebbe
farlo quando le aggrada, il nostro
commercio ne soffrirà grandemente
(se pure sarà possibile svolgerlo)
quando la Francia avrà il possesso
dell’isola». In più occasioni propose
ai ministri di acquistare l’isola o di
occuparla rilevando le risorse della
terra e soprattutto l’importanza strategica come base per la flotta. Ma
per quello che sinora si sa, non rese
nota l’offerta di Carlo Felice, così come risulta dal dossier appena scoperto nell’archivio di Kev Garden.
Nelson era approdato con la squadra navale nell’inverno del 1803 con
lo scopo principale di porre un presidio da cui controllare i movimenti
della flotta francese. La Maddalena
gli parve il luogo ideale per la sua
missione non solo perché era uno
dei porti più belli che avesse visto,
ma anche per la sua posizione geografica equidistante da Napoli, Palermo e da Tolone dove stava di stanza la flotta francese. Nei confronti
degli inglesi la Sardegna si trovò davanti al fatto compiuto. Cos’altro
avrebbe potuto fare? La potenza di
fuoco delle navi era enorme: le maggiori erano dotate di 120 cannoni.
All’epoca l’isola, che apparteneva al
regno sabaudo, era territorio neutrale prima in base all’intesa anglosarda (1793) che si sviluppò lungo
tutto il periodo napoleonico e poi
(nell’ottobre del 1803) con una dichiarazione di neutralità. I trattati,
tuttavia, non impedirono agli inglesi
di posizionarsi per quasi due anni
nell’arcipelago. Nelson ebbe poche
occasioni di scendere a terra, ma restò sempre affascinato dalla bellezza
dell’isola. (c. f.)