Agricoltura sostenibile in Sardegna
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Agricoltura sostenibile in Sardegna
Lions Club Oristano Distretto 1 08L – VIa Circoscrizione COMITATO ATTIVITA' LIONS AGRICOLTURA SOSTENIBILE OGGI IN SARDEGNA Referente per la VIa Circoscrizione Dr. Sebastiano Dessì Il Governatore del nostro Distretto 108 L, Naldo Anselmi, molto sensibile ed attento a tutte le problematiche che interessano ambiente, sociale ed attività produttive, con particolare riguardo all'agricoltura, per l'anno Sociale 2010/2011 aveva costituito un Comitato rivolto all'esame dell'agricoltura cosiddetta" sostenibile", a livello distrettuale, di cui il sottoscritto faceva parte come referente per la VIa Circoscrizione. Diciamo subito che per agricoltura "sostenibile" si intende un'attività che, pur svolgendosi ormai in uno spazio polifunzionale ed infrastrutturato (strade, bretelle stradali, canali, strade ferrate, linee telefoniche, elettrodotti, cabine e centrali di trasformazione, zone industriali, discariche etc ... ), riesce a sussistere, nel rispetto delle risorse naturali e della salute ambientale, con risultati tecnico-economici positivi. Sicuramente nella nostra isola la polifunzionalità del territorio è meno grave che altrove, fatta eccezione per alcune zone nelle vicinanze dei più importanti Centri Urbani. Pertanto questo tipo di sostenibilità da noi non dovrebbe essere difficile da raggiungersi, anche perché la nostra classe dirigente dovrebbe, finalmente, aver capito che bisogna cambiare rotta e modo di governare. Infatti, nella multisecolare storia della società e dell'economia sarda, i tentativi di creare i presupposti dello "sviluppo" sono stati molteplici, ma avari di risultati: è degli ultimi decenni la forzata industrializzazione della petrolchimica, e non solo (Ottana, Porto Torres, Macomer, Villacidro, Porto Vesme, Carbonia, Sarroch etc ... ), finanziamento e rifinanziamento del piano di rinascita, programmazione economica regionale per lo sviluppo e la pianificazione territoriale (anni '60 piano della pastorizia, commissione indagine sul banditismo: Sen. Medici) (anni '70 piani zonali di sviluppo - anni '80 - '90 piano di sviluppo agro-pastorale). Di fatto, agli inizi del terzo millennio permangono forti squilibri tra città e campagna: le aree urbane presentano tutte le contraddizioni tipiche delle società moderne e post industriai i, mentre la crisi delle zone interne e dell'agricoltura, che si caratterizza attraverso un più accentuato degrado delle attività produttive, manifestano una marcata obsolescenza dei contenuti culturali derivante dal fallimento dell' industria e dalla conseguente disoccupazione. In altri termini, lo sviluppo tarda ancora ad arrivare, nonostante la Sardegna sia bella e giustamente ambita dalle correnti turistiche di mezzo mondo e con potenzialità produttive agroalimentari di altissima eccellenza qualitativa e di rara salubrità. Basterebbe fare dei programmi produttivi basati sulle vere vocazioni agronomiche delle varie zone per le culture più idonee, abbandonare la monocultura intensiva (riso) o ( grano) a favore dell'avvicendamento colturale (possibilmente sfruttante - miglioratrice), risparmiando così il forte esborso per l'acquisto di mezzi tecnici inquinanti (antiparassitari, diserbanti, fertilizzanti chimici) ed ottenendo produzioni gustose, prive di residui sintetici, e con evidenti benefici per l'ambiente e per la salute umana. Alla Regione esistono tutti gli studi (abbastanza recenti) sulle caratteristiche agro-geo-pedologiche dei terreni comprese le classi di limitazioni e di utilizzo colturale, i dati cartacei, tematici e persino aereofotogrammetrici , idonei per qualsiasi tipo di pianificazione agricola, e non solo, del territorio. Sempre in relazione all’'aspetto vocazionale, chiaramente vale stesso discorso, anche per il comparto zootecnico, per le zone agro-silvo-pastorali e per le zone boschive – forestali. Il tutto tenendo presente che la superficie territoriale dell'Isola è di 24.090 km2, che si riduce a 1718.000 di superficie agraria e forestale ed a 10.000 km2 di S.A.U. ovvero 1.000.000 di Ha. Da queste considerazioni si trae ancor più la convinzione che in Sardegna si debba realizzare, anche dal lato economico, un'agricoltura sostenibile basata su una qualità di gran pregio dei prodotti e quindi altamente remunerativa, non potendo essere assolutamente competitiva a livello di quantità. Un discorso particolare meritano le zone silvo-boschive, per le loro caratteristiche naturali, che richiedono protezione e cure continue di manutenzione e che potrebbero essere realizzate con l'apporto lavorativo dei giovani locali: introduzione di selvaggina, cura delle sorgenti, percorsi guidati e visite dei · beni archeologici ed ambientali costituirebbero, inoltre, un forte richiamo ed un rinnovato interesse per le zone interne, che potrebbero diventare la vera "industria ecologica" della Sardegna, con una forte riduzione della disoccupazione, un continuo presidio del territorio e profondo giovamento ambientale, anche per la sicura riduzione degli incendi. Entrando un po' più nel merito dell' argomento, sarà opportuno ricordare la frequente presenza, in molte di queste zone, di ritrovamenti speleologici ed idrogeologici (fenomeni carsici) di rara importanza e bellezza, di siti nuragici e pre-nuragici, che si perdono nel tempo, di piante officinali medicamentose e di essenze aromatiche che, riprodotte in maniera idonea, potrebbero consentire la realizzazione anche di piccole industrie, a molto alto valore aggiunto. Il comparto ovi-caprino ha un suo problema ormai ricorrente e ciclico, che attualmente sta creando grosse preoccupazioni a causa del prezzo del latte, non più remunerativo, ma che nel tempo potrebbe essere risolto, adeguando la trasformazione del latte alle qualità dei formaggi più richiesti dal mercato (paste molli, semi-cotti, paste filate, fiore sardo, latti acidi, etc ..... ) e, diminuendo gradualmente la produzione del "pecorino romano", che ha creato le eccedenze e la crisi del prezzo del latte. I settori olivicoli-oleico e vitivinicolo stanno attraversando, nonostante la bontà dei nostri prodotti, un periodo di alti e bassi dovuti a squilibri commerciali e di concorrenza sleale. In prospettiva la situazione dovrebbe, però, migliorare, grazie all'applicazione di una opportuna legislazione, già in fase di attuazione, che potrebbe eliminare le frodi alimentari, premiando, invece, l'autentica genuinità. La Sardegna potrebbe, infatti, giocare un ruolo importante nell'agro-alimentare con esiti finalmente decisivi per lo sviluppo, ad esempio, di una moderna ortofrutticoltura e di un' adeguata produzione di carne bovina e suina proveniente dagli allevamenti semibradi delle zone collinari dell' isola e dotata di altissime caratteristiche qualitative. Previa eradicazione definitiva di P.S.A. (peste suina Africana) e Trichinellosi. Questo moderato ottimismo trae sostegno dalla considerazione che in questi ultimi due anni, nonostante la crisi economica, i consumi agro-alimentari nell' isola siano aumentati del 35-40 0/0. Purtroppo questo "surplus" della domanda solo in piccola parte si è potuta, finora, soddisfare con prodotti locali, mentre il "grosso" è stato appannaggio delle organizzazioni e delle grandi distribuzioni nazionali, che si sono inserite prepotentemente nel mercato isolano, riducendo in posizione di sudditanza i nostri produttori. Partendo, tuttavia) da questo dato e dal fatto che da parte della gente c'è ormai una giusta e grande attenzione per la sana alimentazione (mentre circolano notizie di carne alla diossina, latte alla melanina e grano all'uranio arricchito o bombardato con raggi gamma) noi ci dobbiamo invece imporre come Isola pulita e di massima garanzia per i consumatori. E' quindi molto importante che ci attrezziamo al meglio per organizzare la produzione e la commercializzazione finora troppo frazionata e dispersa. Chiaramente la Regione, che in materia di agricoltura ha potere legislativo e programmatorio primari, deve studiare tutte le azioni più idonee per presentare, con campagne di sensibilizzazione sociale, promozionali e pubblicitarie, le nostre produzioni, come derivanti da un territorio particolarmente vocato, in cui la bellezza e l'enorme variabilità ambientale siano sinonimo di bontà e di genuinità. Questa azione pubblicitaria e di marketing dovrebbe essere svolta durante tutto l'anno, ma in modo particolare ed in maniera più convincente nei periodi in cui è maggiore il flusso turistico. Un altro settore in cui dovremo cercare di inserirci è quello della ristorazione a livello alberghiero: infatti tolta un po' di attività svolta dai nostri "agriturismo", per il resto (almeno l’80 %) siamo stati anticipati da grosse compagnie di katering estranee al nostro territorio, provenienti per lo più dal Nord Italia, che offrono pacchetti alimentari di pessima qualità e di dubbia provenienza, per i quali le Autorità dovrebbero intervenire con opportuni controlli e accertamenti analitici. Soluzioni? Ne abbiamo già accennato alcune: uno sforzo finanziario da parte della Regione per l'organizzazione della produzione ed un sostegno nella fase di commercializzazione; da parte degli agricoltori sfruttare al massimo i fondi per il piano di sviluppo rurale (P.S.R. 2007-2013 e 2014-2020) con l'ausilio dei tecnici regionali, e cercare di ridurre la frammentazione, non solo delle aziende, ma anche delle produzioni che, purtroppo, hanno caratterizzato e penalizzato, finora il nostro sistema produttivo. A tale proposito, non ci si stancherà mai di ricordare e di riproporre il vecchio e purtroppo mai risolto problema del riordino fondiario, che, almeno nelle zone irrigue, servite dai Consorzi di Bonifica, deve essere seriamente affrontato e portato finalmente a compimento. (Vedi Legge 215 del 1933 sulla Bonifica Integrale). Contemporaneamente e nell' attesa che vengano definiti e formalizzati i "Piani di Riordino", le Organizzazioni di Categoria potrebbero farsi carico di assistere le associazioni dei produttori nell'esecuzione di opportuni piani colturali a seconda delle varie vocazioni agronomiche dei terreni, da realizzarsi collettivamente con l'ammasso delle singole proprietà e conteggiando spese e ricavi in proporzione alle quote di terreno conferito. Ed infine, il problema dei problemi per la Sardegna "Isola" : i trasporti, che costituiscono da sempre il peggior deterrente e vincolo a qualsiasi tentativo di sviluppo e che devono trovare, quindi, una urgente, razionale e definitiva soluzione. Oristano 15 ottobre 2012