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IN PARLAMENTO
9-15 ottobre 2007
11
SENATO/ Via libera della XII Commissione al provvedimento di semplificazione del Ssn
Primo sì al taglio di certificati
Colpo di spugna sui documenti inutili - Oppioidi con la ricetta ordinaria
I
l Senato si sveglia dal torpore
degli ultimi mesi e tira fuori dai
cassetti il Ddl di semplificazione
del Ssn. La scorsa settimana la commissione Sanità di Palazzo Madama
ha dato il primo via libera al provvedimento che dà un colpo di spugna a
5,5 milioni di certificati sanitari. Ma
soprattutto apre le porte delle farmacie alla cannabis terapeutica e garantisce corsie più veloci agli oppioidi:
basterà una ricetta ordinaria del Ssn
per prescrivere i medicinali contro il dolore
cosiddetto “severo”.
Nel pacchetto di misure è inserita anche
una norma anti-abusivismo sanitario con la
previsione della confisca delle attrezzature
per chi esercita la professione medica senza
titolo e l’estensione
del divieto di vendita di alcolici in
autostrada 24 ore su 24 e non più solo
dalle 22 alle 6 del mattino. Il Ddl,
inoltre, prevede la realizzazione di
«registri di patologia» per le malattie
di maggiore interesse individuate dal
Piano sanitario nazionale. I registri
raccolgono dati anagrafici e sanitari
sui soggetti affetti da queste patologie
per scopi di studio e ricerca scientifica medica, biomedica ed epidemiolo-
gica. Sempre, si intende, nel massimo
rispetto della privacy.
Lotta al dolore. Il Ddl è pronto ad
abolire l’odiatissimo ricettario speciale per gli oppioidi. I medici potranno
utilizzare la ricetta standard del Servizio sanitario nazionale per prescrivere
questi medicinali. Che, e questa è
un’altra novità non da poco, potranno
essere impiegati non solo dai malati
di tumore, ma anche da chi soffre di
malattie croniche e invalidanti. «Si
tratta di un provvedimento atteso - ha spiegato Ignazio Marino,
presidente della commissione Sanità del Senato - che si adatta ai
progressi
scientifici
nella cura di gravissime malattie che causano dolore insopportabile».
Per i camici bianchi
non ci saranno, dunque, più scuse o
alibi. Con le prescrizioni più semplici
l’Italia dovrebbe finalmente abbandonare il posto di fanalino di coda dell’Europa nel l’uso degli oppioidi.
Scure sui certificati inutili. Il Ddl
elimina poi una serie di certificati e
idoneità sanitarie, eredità spesso di
regi decreti degli anni trenta o di esigenze di «tutela della salute» oggi
non più attuali. Carte che fanno spre-
Tra le misure
anche la confisca
delle attrezzature
per gli abusivi
care tempo ai cittadini e che costano secondo i calcoli del ministero della
Salute - 40 milioni di euro all’anno.
Nella lista nera c’è un po’ di tutto:
dall’abolizione dei certificati con cui
gli alimentaristi devono attestare di
essere indenni da malattie infettive
(circa un milione) a quelli di idoneità
fisica da presentare al momento dell’assunzione per circa 800mila insegnanti di ruolo. Si dirà addio anche
all’idoneità fisica al servizio civile volontario (sono 150mila le domande
ogni anno) e alla «sana e robusta costituzione» per i 40mila nuovi impiegati
che ogni anno vengono assunti dalla
Pa. Ha le ore contate anche il certificato medico annuale di idoneità fisica
per almeno 200mila lavoratori (parrucchieri, maestri di sci, addetti agli
esplosivi, conduttori di caldaie a vapore, giudici di pace, lavoratori extracomunitari dello spettacolo). Così come
quello vaccinale necessario per l’iscrizione al primo anno della scuola primaria (l’obbligo coinvolge 550mila
bambini ogni anno).
Andranno in soffitta, infine, i certificati necessari per l’anticipazione del
quinto dello stipendio (200mila ogni
anno), altri due milioni di «sane e
robuste costituzioni» e il milione e
mezzo di certificati per i decessi.
CAMERA
Il Ddl sulla sordocecità avanza ancora alla Affari sociali
P
rosegue il suo iter alla commissione
Affari sociali della Camera il Ddl (Ac
1968) che contiene le «norme per il riconoscimento della sordocecità quale disabilità
unica». La scorsa settimana la XII Commissione di Montecitorio ha continuato l’esame dei 9 articoli del Ddl dopo le due sedute
di giugno.
Le persone sordocieche sono - secondo
la definizione del provvedimento - quelle
affette da minorazione totale o parziale combinata della vista e dell’udito, sia congenita
che acquisita, che comporta «difficoltà nell’autonomia personale, nell’orientamento e
nella mobilità, nonché nell’accesso all’informazione e alla comunicazione». L’accertamento della sordocecità è effettuato dall’azienda sanitaria competente per territorio
mediante la commissione medica (prevista
dalla legge 104/1992) che procede alla valutazione della disabilità multipla. La valuta-
zione deve prevedere che il disabile sia
sottoposto a visita una sola volta, assicurando in un’unica seduta la presenza degli
specialisti (oculista e otorino audiologo).
Lo stesso Ddl inserisce la sordocecità
(accanto all’invalidità civile, alla cecità e
alla sordità) tra le forme di disabilità per le
quali è prevista la semplificazione delle procedure di accertamento sanitario. Il provvedimento sancisce altresì l’applicazione ai
soggetti affetti da sordocecità dei benefici
economici, previdenziali, assistenziali e per
l’inserimento al lavoro previsti dalla legislazione vigente in materia di sordità, cecità e
invalidità civile. Il disegno di legge statuisce, inoltre, che i progetti individuali previsti dall’articolo 14 della legge 8 novembre
2000, n. 328, rivolti ai soggetti affetti da
sordocecità, devono includere misure di sostegno specifico necessarie alla loro integrazione sociale.
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PALAZZO MADAMA/ INDUSTRIA
I farmaci C restano in sonno:
voto frenato dalla Finanziaria
I
farmaci «C» in vendita anche al di fuori delle farmacie?
Chissà. Certo è che - mentre i “liberi farmacisti” continuano a suonare la grancassa contro i titolari, e il ministro dello
Sviluppo, Pierluigi Bersani, tace - per il momento le medicine
su ricetta a carico dei cittadini, restano fuori, sì, ma dal
Parlamento.
Un’altra settimana - pochi giorni di lavoro, per la verità - è
trascorsa infatti inutilmente in commissione Industria del
Senato, che ha all’esame in sede referente il Ddl (S 1644) che
contiene la norma-blitz approvata alla Camera ormai quel dì,
nell’ambito delle “liberalizzazioni ter” di Bersani. La famosa
“terza lenzuolata”. Niente di fatto: soltanto giovedì scorso la
commissione è riuscita a licenziare l’articolo 1, quello sui
distributori di carburante, il cui sciopero è stato disinnescato.
Poi stop.
L’articolo 2 - quello che lascia in ansia i farmacisti, titolari
e non, ma anche la Gdo - resta in sonno. E così resterà almeno
fino a che, “sotto” sessione di bilancio, la commissione non
potrà occuparsi d’altro. La sensazione - e qualcosa di più - è
che del Ddl, e dei farmaci «C», se ne parlerà ben più in avanti.
Dopo che la Finanziaria avrà doppiato (se ci riuscirà) Capo
Horn: il voto dell'assemblea del Senato. Intanto il disegno di
legge - che reca i suffragi a “fare presto”, non solo di Bersani,
ma anche di Romano Prodi - continua il suo sonno. È segnato
nel calendario dell’aula da metà novembre a dicembre. A
riuscirci. Che faccia tappa al 2008 non sembra impossibile,
salvo altri blitz. Intanto i farmacisti, titolari e non, presidiano
Marzio Bartoloni la commissione. E gli emendamenti.