Y:\Cantieri\Rassegna stampa\Rassegna\2011\03_MARZO

Transcript

Y:\Cantieri\Rassegna stampa\Rassegna\2011\03_MARZO
Rassegna stampa
22/03/2011 : Notizie di oggi
Affari e Finanza
(La Repubblica)
"Continueremo a lavorare dopo il pensionamento"
Dimenticata la previdenza integrativa
Tassazione sui fondi comuni solo briciole dal nuovo regime L'ANALISI
Boston Globe, The
Providence measures target corrupt public workers, lobbyists
Gazzetta del Sud
Il CUD 2011: le novità da tenere sott'occhio
Giorno, Il (Milano)
Contribuzione mista Dal 1977 al 1990 sono stato artigiano e
successivamente sono divenuto lavorat...
Occhio ai versamenti volontari Inps
Italia Oggi
Casse, parte l'indagine sull'immobiliare
Occorre dar vita a un unico soggetto previdenziale
Sole 24 Ore, Il
Capitali esteri? Assenti nei fondi
Incrocio di date e quote per andare in pensione
NOTIZIE In breve
Uguali requisiti attesa più lunga
Do you want your PRESSToday ?
La soluzione per le tue rassegne stampa on-line: www.presstoday.com
Rassegna stampa
Affari e Finanza (La Repubblica)
Data: 22/03/2011
""Continueremo a lavorare dopo il pensionamento""
Indietro
Stampa
"Continueremo a lavorare dopo il pensionamento"
lo studio
L’aumento dell’età in cui smetteremo di lavorare è già un dato di fatto per molti italiani: inoltre, secondo un studio condotto
dalla società di recruiting specializzato Robert Half, il 65 per cento dei manager intervistati ritiene che avrà bisogno di
continuare a lavorare anche dopo il pensionamento. Tra essi un terzo pensa di continuare a lavorare a tempo pieno e i restanti
due terzi prevedono di cercare un’occupazione flessibile o comunque saltuaria.
Quanto al tipo di attività da svolgere dopo il pensionamento, il 54 per cento degli intervistati (sono stati ascoltati oltre 180
manager italiani) pensa di continuare a lavorare nello stesso settore, facendo il consulente per il suo attuale datore di lavoro (9
per cento) il formatore (11 per cento) oppure il temporary manager (34 per cento). Un quarto circa del campione (23 per
cento) aspira a operare nel volontariato e il 15 per cento a dedicarsi professionalmente a quelli che ora sono soltanto degli
hobby. Infine, il 7 per cento pensa di mettersi in proprio.
«La spinta a continuare a lavorare dopo la pensione non è esclusivamente economica — spiega Erika Perez, Associate Director
di Robert Half — Lo dimostrano le stesse motivazioni al proseguimento dell’attività: per molti si tratta di trasferire un
knowhow maturato in 30 o 40 anni di lavoro; per altri della possibilità di mettere a frutto l’esperienza e intraprendere un
percorso imprenditoriale; per altri ancora, vuol dire potersi dedicare totalmente ai propri interessi extralavorativi, nel sociale o
in altri ambiti. In definitiva, questi dati mostrano un segno positivo, di chi vuole continuare a essere protagonista attivo della
società e dell’economia».
(r. rap.)
Rassegna stampa
Affari e Finanza (La Repubblica)
Data: 22/03/2011
"Dimenticata la previdenza integrativa"
Indietro
Stampa
FINANZA
Dimenticata la previdenza integrativa
Figli di un dio minore. Tantopiù che sarebbero proprio loro a trarre i vantaggi maggiori di una tassazione più bassa nel lungo
termine. I fondi pensione sono stati inopinatamente dimenticati dal legislatore che, accogliendo invece le richieste di
Assogestioni, ha abolito l’imposizione fiscale sul "maturato" (via via che maturano i guadagni) per passare a quello classico sul
"realizzato" (ovvero quando si vende il fondo). E dire che i rappresentanti delle varie associazioni di categoria, a cominciare da
Assoprevidenza, ci avevano provato, insistendo con i tecnici del ministero dell’Economia affinché anche ai fondi pensione fosse
riservato il miglior trattamento fiscale che dal prossimo primo luglio avranno i fondi comuni d’investimento.
Ma a nulla sono valsi i richiami degli addetti ai lavori. Il paradosso, adesso, è che la minor tassazione che come si vede
dall’articolo qui sopra avvantaggia solo in misura trascurabile i possessori di fondi comuni non viene applicata proprio a chi ne
otterrebbe i maggiori vantaggi. Infatti l’effetto di quel poco in più che la nuova tassazione offrirà è del tutto secondaria per
chi detiene i fondi comuni (in genere 24 anni) ma moltiplica i suoi effetti benefici nel lungo e nel lunghissimo termine: i fondi
pensione, infatti, hanno una durata che va dai 30 ai 40 anni.
Non ci si può non meravigliare che con questo "doppio regime" venga sfavorito proprio il risparmio a lungo termine che
dovrebbe fornire ai futuri pensionati un sostegno per la vecchiaia. Mentre i fondi comuni svolgono una funzione nel breve e
medio termine. Rimane, è vero, l’aliquota più favorevole sui rendimenti dell’11 per cento invece che il 12,5 come nei prodotti
finanziari. Ma è l’unica (e magra) consolazione.
(a. bon.)
Rassegna stampa
Affari e Finanza (La Repubblica)
Data: 22/03/2011
"Tassazione sui fondi comuni solo briciole dal nuovo regime L'ANALISI"
Indietro
Stampa
FINANZA
Tassazione sui fondi comuni solo briciole dal nuovo regime L’ANALISI
BEPPE SCIENZA*
La conversione in legge del cosiddetto decreto Milleproroghe ha abolito la particolare tassazione dei fondi comuni di diritto
italiano. Una modifica richiesta da tempo dalle società di gestione e spacciata come vantaggiosa in generale per risparmiatori.
Peccato che non sia vero. Peccato anche che, come al solito, i loro pretesi difensori non abbiano battuto ciglio.
Bisogna sapere che dal luglio 1998 è in vigore per i fondi d’investimento una normativa specifica, studiata dall’allora ministro
Vincenzo Visco per garantire ai risparmiatori un trattamento fiscale quanto più equo possibile. Questa è la realtà, questo
dimostrano i numeri e conferma ciò il fatto che inizialmente gli stessi gestori si erano affrettati a presentarla (a ragione) come
uno dei vantaggi del risparmio gestito rispetto al faidate.
Da qualche anno hanno però scoperto che, enfatizzando su qualche esempio estremo, tale normativa poteva diventare il capro
espiatorio su cui scaricare le colpe dei loro risultati deludenti e hanno iniziato una campagna contro di essa.
Nella sostanza il meccanismo è semplice. Se uno ha 100 euro in un fondo e questo in un certo periodo rende l’8%, il suo
investimento netto non sale a 108 ma solo a 107, perché l’aliquota fiscale del 12,5% viene applicata in modo automatico.
Analogamente con una perdita dell’8% non scende a 92 bensì solo a 93 euro, perché l’Erario gli riconosce subito il credito
d’imposta sulla perdita, senza che rischi di non riuscire a recuperarlo, come spesso capita. In altri termini i debiti e i crediti
fiscali vengono computati già prima che il risparmiatore disinvesta. Per questo si parla di tassazione sul maturato,
contrapposta a quella sul realizzato che vale per azioni, reddito fisso ecc., come pure per fondi o simili di diritto estero.
Proprio questa sarebbe la profonda ingiustizia per i clienti dei fondi italiani, sanata solo ora. In effetti la nuova forma di
tassazione, in vigore dall’172011, spesso cambierà pochissimo, in alcuni rari casi fortunati converrà ai risparmiatori e non di
rado li danneggerà.
Dati sul passato. Merita calcolare l’incidenza dell’attuale sistema di tassazione, tanto vituperato, dalla sua introduzione a fine
2010. Se un meccanismo è pernicioso, nell’arco di 12 anni e mezzo lo si deve vedere. Invece si scopre che con la tassazione
sul realizzato i clienti dei fondi comuni italiani avrebbero ottenuto mediamente uno 0,811% anziché lo 0,806% annuo netto.
Ma un risparmio annuo dello 0,005% è impercettibile: su 100 mila sono pochi spiccioli (5 euro l’anno), a fronte per altro di
costi e minus di gestione di migliaia di euro.
Per giunta ciò varrebbe in assenza di passaggi da un fondo a un altro, frequentissimi in particolare nelle costose e opache
gestioni patrimoniali in fondi (gpf); e in tutti i casi di perdita il recupero del credito d’imposta spesso sarebbe andato perso.
Uno sguardo al futuro. Vogliamo essere ottimisti e ipotizzare per esempio un rendimento del 4% lordo composto per cinque
anni o addirittura una performance complessiva dell’80% (!) in dieci anni (vedi tabella). Ebbene il vantaggio della nuova
tassazione sul realizzato ammonterebbe a un irrisorio 0,03% o a un modestissimo 0,15% annui, numeri sempre molto inferiori
ai minori rendimenti o maggiori perdite subiti dai clienti dei fondi comuni.
Altre ingiustizie. Fermo restando che la normativa in vigore per i fondi italiani era ottima (e alcuni problemi come i crediti
cumulati si potevano risolvere senza buttarla a mare), altre sarebbero le iniquità fiscali da eliminare, bellamente ignorate dai
tanti sedicenti paladini dei consumatoririsparmiatori. Ne possiamo citare due nell’ambito della previdenza integrativa. La prima
riguarda chi riscuote il capitale finale, cosiddetto montante, di un fondo pensione con una perdita fiscalmente non recuperata,
come è capitato a molti andati in pensione a fine 2008 o nel 2009. Ebbene, l’imposta relativa a tale perdita questa persona
non la recupererà in nessun modo, perché non gli viene riconosciuto nessun credito.
La seconda è relativa a chi incassa il capitale a scadenza di una polizza vita, ottenendo meno di quanto versato. Anche a lui
non viene neanche riconosciuto un credito d’imposta da scalare a fronte di guadagni successivi. La normativa specifica (Legge
n. 482 del 2691985) risale infatti alle polizze rivalutabili, non esposte al rischio di minusvalenze nominali, a meno di un crac
della compagnia d’assicurazione. Ma da anni con le polizze indexlinket o unitlinked le perdite sono frequenti.
In entrambi casi è evidente l’ingiustizia rispetto a chi mette i propri risparmi in titoli di stato, azioni ecc. o anche in fondi o
gestioni.
*Dipartimento di Matematica dell’Università di Torino
Rassegna stampa
Boston Globe, The
"Providence measures target corrupt public workers, lobbyists"
Data: 22/03/2011
Stampa
Indietro
Providence targeting corruption, lobbyists
Mayor Taveras signed both new ordinances.
By Michelle R. Smith
Associated Press / March 22, 2011
E-mail |
Print |
Reprints |
Text size – +
PROVIDENCE — Providence public employees who engage in wrongdoing could have their pensions revoked,
even if they are not convicted of a crime under a new city ordinance Mayor Angel Taveras signed yesterday.
The ordinance was spurred by several high-profile cases in which public employees, including former police chief
Urbano Prignano and former police captain John Ryan, were implicated but never convicted of wrongdoing.
“Those who violate the public trust should not be rewarded with a public pension,’’ Taveras said shortly before he
signed the pension ordinance.
The mayor also signed an ordinance requiring lobbyists to register with the city.
That new rule drew a protest later in the day from the state chapter of the American Civil Liberties Union, which
said it was too far-reaching and would chill community advocacy.
The pension ordinance goes into effect for anyone who has applied for a city pension since Jan. 1, 2011.
It would not apply to Prignano, chief under mayor Buddy Cianci, or Ryan, who were both implicated in a police
testing scandal but never charged. Both were allowed to keep their pensions.
The Rhode Island Supreme Court ruled in January that the old ordinance meant city workers must be convicted of
a crime related to their jobs to have their pensions revoked.
Under the new ordinance, it is mandatory to revoke or reduce the pension of anyone convicted of a job-related
crime. The city’s pension board also may revoke or reduce a pension if the board determines the employee has
engaged in “dishonorable service.’’
The lobbying ordinance makes Providence the first city in the state to require lobbyists to register.
Steven Brown, executive director of the ACLU in Rhode Island, said that he believes the ordinance is well
intentioned but that the definition of lobbyist is so broad that many groups and volunteers will have to comply, even
if they send just one letter or make one phone call about an issue.
Rassegna stampa
Gazzetta del Sud
"Il CUD 2011: le novità da tenere sott'occhio"
Indietro
> Cultura (22/03/2011)
Il CUD 2011: le novità da tenere sott'occhio È il riepilogo di tutti i
redditi che il sostituto d'imposta ha erogato al dipendente nell'anno
precedente
Il CUD (Certificazione Unica dei Redditi) è il riepilogo di tutti i redditi che il sostituto d'imposta ha erogato al
dipendente, collaboratore o pensionato durante l'anno 2010, delle ritenute IRPEF, addizionali Comunali e Regionali,
deduzioni e detrazioni fiscali (come quelle per lavoro dipendente o familiari a carico, dei dati previdenziali e
assistenziali dei contributi versati o dovuti agli enti previdenziali.
Il modello va consegnato a lavoratori dipendenti o pensionati entro il 28 febbraio dell'anno successivo relativo ai
redditi ai quali si riferisce in caso si rapporto di lavoro o pensione intercorso per tutto l'anno o entro 12 giorni dalla
data richiesta del lavoratore in caso di cessazione del rapporto di lavoro durante l'anno d'imposta. Il modello Cud
sostituisce ai fini previdenziali il vecchio modello O1/M nel quale erano certificati i dati relativi alla contribuzione
previdenziale relativa al rapporto di lavoro dipendente, lo stesso Cud potrà essere esibito all'INPS per l'eventuale
verifica di periodi di lavoro non risultanti negli archivi dell'istituto di previdenza. Inoltre, devono essere certificati i
compensi corrisposti durante l'anno 2010 ai collaboratori coordinati e continuativi, collaboratori a progetto iscritti alla
gestione separata INPS di cui all'art. 2, comma 26, legge 8 agosto 1995 n. 335.
Per tutti coloro che sono obbligati o hanno interesse a presentare la dichiarazione dei redditi, modello 730 o Unico, il
Cud è fondamentale per certificare i dati reddituali che dovranno essere indicati nella suddetta dichiarazione. Per chi
invece non è obbligato a fare la dichiarazione dei redditi, ma vuole destinare la quota dell'8 e del 5 per mille dell'Irpef,
nel modello CUD è presente la scheda apposita, che può essere debitamente compilata e consegnata a un qualsiasi
sportello bancario o postale.
Particolare attenzione andrà posta da coloro i quali usufruiscono di detrazioni per familiari a carico della presenza degli
importi di dette detrazioni nella casella 35 per il coniuge e gli altri familiari a carico e nella casella 36 la detrazione
per famiglie numerose, qualora le stesse non fossero state attribuite correttamente dal datore di lavoro , in sede di
presentazione di dichiarazione dei redditi le potranno essere recuperate quelle non riconosciute o restituite quelle
riconosciute in eccesso rispetto a quanto di diritto .
I Pensionati che percepisco trattamenti pensionistici da più enti dovranno verificare nel modello CUD che gli enti
erogatori di trattamenti pensionistici che hanno applicato le ritenute e riconosciuto le detrazioni sulla base delle
comunicazioni fornite dal "Casellario delle pensioni" devono farne menzione nelle annotazioni (cod. AK) della
certificazione, precisando che il pensionato, se non possiede altri redditi oltre ai trattamenti pensionistici, sempreché
le operazioni di conguaglio siano state
correttamente effettuate, è esonerato dall'obbligo di presentazione della dichiarazione.
Quest'anno, il Cud certifica anche i crediti IRPEF derivanti dalla detassazione del lavoro notturno, straordinario o altre
maggiorazioni retributive legate ad incrementi di produttività per gli anni 2008, 2009 e 2010. Per poter recuperare la
differenza tra le imposte versate in precedenza su queste somme e l'imposta sostitutiva del 10%, il lavoratore dovrà
presentare la dichiarazione dei redditi.
Attenzione quindi ai punti 97, 99 e 101 del CUD che indicano la cifra per la quale potreste avere diritto alla tassazione
agevolata presentando la dichiarazione dei redditi. In particolare i soggetti che non sono tenuti a presentare la
dichiarazione, rischiano di perdere una consistente opportunità di risparmio pari alla differenza fra l'aliquota ordinaria
applicabile e l'aliquota agevolata. Ad esempio, se l' aliquota in base allo scaglione di reddito è il 27%, l'imposta
sostitutiva al 10% si traduce in un beneficio immediato del 17%. Inoltre, poiché l'importo agevolato non concorre alla
formazione del reddito complessivo, si determina una condizione di vantaggio indiretta derivante dall'aumento delle
detrazioni fiscali per lavoro dipendente e carichi di famiglia e dal minor prelievo fiscale relativo alle Addizionali
regionale e comunale.
Il lavoratore dipendente e il pensionato che nel 2010 ha usufruito dell'assistenza fiscale e quindi hanno ricevuto un
rimborso d'imposta per Irpef o addizionali comunali e regionali nelle annotazioni del Cud , evidenziato con il codice AM
il riepilogo dei rimborsi ricevuti.
Coloro i quali hanno avuto trattenuti, nel 2010 acconti d'imposta per il 2011, troveranno evidenziati questi importi
alla casella 21 per il primo acconto , alla casella 22 per il secondo o unico acconto ed alla casella 23 per acconto
addizionale comunale.
Per i soggetti che si sono avvalsi dell'assistenza fiscale, nei punti 31, 32 e 33 vanno indicati, rispettivamente, gli
eventuali crediti di IRPEF (sia da tassazione ordinaria che separata), di addizionale regionale all'IRPEF e di addizionale
comunale all'IRPEF relativi all'anno precedente non rimborsati per qualsiasi motivo dal sostituto. Queste somme
esposte nel Cud potranno essere recuperate mediante la presentazione del modello 730/2011 o nel modello UNICO
2011.
Alberto CampagnaResponsabile Fiscale Caf Cisl Messina
Data: 22/03/2011
Stampa
Torna Indietro
Rassegna stampa
Giorno, Il (Milano)
"Contribuzione mista Dal 1977 al 1990 sono stato artigiano e successivamente sono
divenuto lavorat..."
Indietro
Data:
22/03/2011
Stampa
LA PREVIDENZA pag. 26
Contribuzione mista Dal 1977 al 1990 sono stato artigiano e
successivamente sono divenuto lavorat...
Contribuzione mista Dal 1977 al 1990 sono stato artigiano e successivamente sono divenuto lavoratore
dipendente del settore privato. Nel luglio prossimo avrò 35 anni di contribuzione e 57 anni di età.
Quando potrò ottenere la pensione di anzianità? Gianni P. Milano Poiché Tu, caro Gianni, hai la
cosiddetta "contribuzione mista" (da autonomo e da dipendente) potrai ottenere la pensione di anzianità
secondo le norme vigenti per il lavoro autonomo. Il traguardo più vicino per la pensione di anzianità è
quello dei 40 anni complessivi di contributi. Una volta raggiunti, dovrai, poi, attendere i 18 mesi di
finestra previsti per i lavoratori autonomi. Se ci si risposa Sono un vedovo di 60 anni e da qualche anno
convivo con una donna della mia stessa età anche lei vedova e titolare di pensione di reversibilità. Se
dovessi decidere di sposarmi con la mia attuale compagna, costei verrebbe a perdere il trattamento di
pensione. Mi è stato detto che se ci sposassimo in chiesa, senza chiedere la trascrizione all'anagrafe del
matrimonio, la pensione non verrebbe annullata. È vero? Lettera firmata L'informazione che Ti hanno
fornito è esatta. Il diritto alla pensione ai superstiti viene, infatti, meno nel caso in cui il coniuge
beneficiario contragga nuovo matrimonio. Se, però, il matrimonio è valido solo ai fini religiosi (è il
cosiddetto "matrimonio segreto o di coscienza") la pensione di reversibilità non viene revocata. Riscatto
laurea Sono stato assunto nel 1995 in un'azienda e ho intenzione di riscattare il periodo del corso di
laurea e ricongiungere due anni di versamento fatti alla cassa di previdenza degli ingegneri. Vorrei
sapere se ciò è ancora conveniente e in caso affermativo se è possibile la rateizzazione il pagamento.
Lettera firmata Il nostro lettore non abbia esitazioni e presenti al più presto le domande di riscatto e di
ricongiunzione perché il tempo gioca contro! Per chi, infatti, intende riscattare periodi relatvi ad anni
antecedenti il 1996, l'INPS fa i calcoli tenendo presenti alcuni dati quali: il sesso, l' età, il periodo da
riscattare, la retribuzione che si ha al momento della domanda. Successivamente invia all' interessato
una comunicazione con l' importo che potrà essere pagato o in una sola rata oppure in rate mensili
uguali e consecutive per un periodo non superiore a 10 ann e senza interessi.E' bene tener presente che
presentare una domanda di riscatto o di ricongiunzione non significa necessariamente vincolarsi. Infatti,
se l' importo risulta troppo gravoso si può rinunciare inviando apposita comunicazione all' Inps. Oppure
per far cadere nel nulla la domanda, basta non pagare entro 60 giorni dalla lettera di avviso dell' importo
dovuto. Mancato accredito Ho intenzione di contestare all'INPS il mancato accredito di un periodo di
versamenti fatti come coltivatore diretto versati in mio favore da mio padre. L'INPS sostiene che non è
possibile l'accredito visto che in quell'anno avevo lasciato la famiglia per andare, per motivi di studio, in
un'altra città. Posso sperare di recuperare questi contributi? D. S. Pioltello Non si faccia illusioni di sorta,
caro lettore, sulla questione da Lei prospettata ha ragione l'Inps. Infatti, la legge che ha istituito l'obbligo
dell'assicurazione previdenziale per gli autonomi dell'agricoltura (legge n.1047/1957) stabilisce che "... gli
accrediti sono effettuati... sulla famiglia quale risulta alla data del 31 dicembre dell'anno cui si
riferiscono". Pertanto, nel periodo 1957/1961 conseguivano il titolo per l'iscrizione negli elenchi e per il
conseguente accreditamento dei contributi per l'intero anno i soggetti presenti nel nucleo familiare alla
data del 31 dicembre, anche nel caso in cui avessero iniziato l'attività nel corso dell'anno. Mentre non
avevano diritto all'accredito per l'intero anno i soggetti non presenti alla suddetta data, anche nei casi in
cui avessero svolto l'attività per una parte dell'anno. Finestra nel 2013 Sono nato il 21 settembre del 1956
e ho iniziato a lavorare il 1° luglio del 1972. Quando potrò andare in pensione? Nino F. Se tu, caro Nino,
hai sempre lavorato ininterrottamente come dipendente e continuerai a versare i contributi fino al 30
giugno del 2012, allora potrai andare in pensione di anzianità dalla "finestra" del 1° luglio del 2013.
Come, infatti, avrai saputo, a partire dal 2011, il sistema delle decorrenze delle pensioni di anzianità e di
vecchiaia è cambiato e dal 1° gennaio del 2011 scatta, per i dipendenti, 12 mesi dopo il raggiungimento
dei requisiti. Per i lavoratori autonomi, l'attesa sarà più lunga perché la pensione scatta 18 mesi dopo la
maturazione del requisito.
Rassegna stampa
Giorno, Il (Milano)
"Occhio ai versamenti volontari Inps"
Indietro
Data:
22/03/2011
Stampa
LA PREVIDENZA pag. 26
Occhio ai versamenti volontari Inps
Il pagamento va effettuato entro il 31 marzo pena la perdita dei contributi
di SALVATORE MARTORELLI ANCORA uno spicciolo di giorni e siamo arrivati alla scadenza di giovedì
31 marzo per il pagamento dei contributi volontari Inps relativi ai mesi di ottobre, novembre e dicembre
dello scorso anno. Occhio a non dimenticare quest'appuntamento: le regole dell'Inps sono ferree: anche
un solo giorno di ritardo nel pagamento impedisce di coprire di contributi questo trimestre. Chi versa in
ritardo rispetto alla scadenza del 31 marzo ha due possibilità: o attende che l'Inps provveda al rimborso
della cifra pagata fuori termine, senza presentare alcuna domanda, oppure chiedere all'Ente di
Previdenza di accreditare la somma versata al trimestre precedente la data del pagamento. Così, ad
esempio, se "saltiamo" la data del 31 marzo e versiamo il 1° aprile potremo chiedere di accreditare il
versamento al trimestre gennaio-marzo 2011. In pratica, in ambedue le ipotesi il trimestre ottobredicembre 2010 rimane scoperto. CHE COSA SONO I versamenti volontari consentono a chi ha smesso
l'attività lavorativa, da dipendente o da lavoratore autonomo, senza raggiungere il requisito per la
pensione, di non buttare al vento i contributi già maturati e di accollarsi l'onere di versare a proprie
spese quelli che mancano. In tempi di crisi, questa forma di risparmio previdenziale, tradizionalmente
riservata alle donne, ha fatto nuove "reclute": si tratta di coloro che, prossimi al traguardo dei 35 anni
per la pensione di anzianità, hanno interrotto, spesso per licenziamento o dimissioni incentivate, il
rapporto di lavoro e si affidano ai versamenti volontari per raggiungere la pensione. LA DOMANDA Per
ottenere l'autorizzazione, che decorre dal 1° sabato successivo alla presentazione della domanda, basta
presentare all'Inps di zona l'apposita domanda, indicando i dati anagrafici completi di codice fiscale, in
quale gestione si intende proseguire (ex dipendente, ex artigiano, ex coltivatore o ex coltivatore diretto) e
alcune notizie sull'attività svolta in passato e su quella attuale. Per essere autorizzati è necessario, però,
che si possa far valere almeno 3 anni di contributi versati nei 5 anni antecedenti la domanda di
autorizzazione o, in alternativa, 260 settimane nel corso dell'intera vita assicurativa. Per evitare,
comunque, sgradite sorprese, è bene richiedere all'Inps l'autorizzazione il più presto possibile, anche se,
solo al momento della richiesta di autorizzazione, è possibile chidere che questa autorizzazione venga
retrodatata di sei mesi. QUANTO COSTA Per chi è stato autorizzato prima del luglio 1997, l'importo del
contributo settimanale da versare è ottenuto applicando alla retribuzione media degli ultimi tre anni (in
pratica, le ultime 156 settimane di lavoro) l'aliquota contributiva ai fini pensionistici, quota del datore di
lavoro compresa, applicata ai lavoratori dipendenti in servizio. Per chi, invece, ha inoltrato all'Inps la
richiesta di autorizzazione dopo il luglio 1997, la somma da versare corrisponde al 31,37% della
retribuzione lorda percepita negli ultimi 12 mesi di lavoro. In entrambi i casi esiste, però, un contributo
settimanale minimo da pagare. Non va poi dimenticato che i contribuiti volontari, versati per sè e per i
familiari a carico, possono essere indicati tra gli "oneri deducibili" in sede di dichiarazione dei redditi
(modello Unico ovvero mod. 730) con riduzione del reddito complessivo sul quale viene determinata
l'imposta dovuta ai fini fiscali. Image: 20110322/foto/182.jpg
Rassegna stampa
Italia Oggi
"Casse, parte l'indagine sull'immobiliare"
Indietro
Data:
22/03/2011
Stampa
ItaliaOggi
sezione: Lavoro e Previdenza data: 22/03/2011 - pag: 28
autore: Ignazio Marino
Intervista a giorgio jannone (bicamerale di controllo)
Casse, parte l'indagine sull'immobiliare
Conclusa l'indagine sull'impatto della crisi finanziaria sui patrimoni delle casse dei professionisti si passa
all'esame del patrimonio immobiliare in mano a tutti gli istituti pensionistici pubblici e privati. La
Commissione parlamentare di controllo delibererà domani pomeriggio la nuova indagine conoscitiva.
Contestualmente si partirà con l'audizione del commissario straordinario e del direttore generale dell'Istituto
nazionale di previdenza per i dipendenti dell'amministrazione pubblica (Inpdap), Paolo Crescimbeni e
Massimo Pianese. In vista della nuova ricognizione ItaliaOggi ha fatto il punto sullo stato di salute delle
gestioni dei professionisti con il presidente della bicamerale, Giorgio Jannone. Domanda. Presidente, da
ultimo il ministro del lavoro, Maurizio Sacconi, ha affrontato il nodo della possibile fusione fra enti dei
professionisti per blindare la sostenibilità (si veda ItaliaOggi del 16/3/2011). Cosa ne pensa? Risposta. Non
c'è dubbio che eventuali accorpamenti permetterebbero una razionalizzazione delle spese annuali e
favorirebbero le sinergie. La fusione è, però, una strada auspicabile ma non è possibile imporla. D. A gennaio
avete approvato una relazione che rappresenta uno spaccato importante sull'impatto della crisi dei mercati
finanziari sui patrimoni degli enti. Nessuno, né governo né tanto meno i ministeri vigilanti (lavoro ed
economia) hanno espresso alcuna considerazione in merito. Come legge questo silenzio? R. Non è così. Il
ministero del lavoro Maurizio Sacconi in audizione ha preso atto dell'indagine svolta. Come Commissione
stiamo cercando di lavorare in sinergia con tutte le istituzioni che hanno voce in capitolo in materia di
previdenza: Corte dei conti, ministeri vigilanti, Nucleo di valutazione della spesa previdenziale. Questo
permette un monitoraggio più attento del comparto.D. Dalla relazione approvata a gennaio emerge chiara,
secondo la commissione, l'esigenza di una nuova regolamentazione sugli investimenti. Ci sono gli estremi per
la presentazione di un disegno di legge? R. Durante le audizioni abbiamo fatto un'opera di moral suasion sui
titoli tossici molto importante. L'indagine è stata molto dirompente perché è andata a scandagliare i
portafogli degli enti di previdenza dei professionisti. Dubito che possa succedere ancora che una cassa investa
ingenti somme in prodotti finanziari strutturali. E che quindi serva una legge a tal proposito. D. Nel 2000 la
Bicamerale di controllo che lei presiede oggi lanciò il primo allarme sul fiato corto delle casse con il sistema di
calcolo delle pensioni di tipo retributivo. Dopo oltre 10 anni la situazione non è molto cambiata se si
considera che solo i dottori commercialisti e i ragionieri sono passati al metodo di calcolo (meno generoso) di
tipo contributivo. La situazione è cambiata? R. Nel tempo ci sono stati diversi approcci politici a questo
aspetto. Credo però che il passaggio al sistema contributivo per tutti sia un percorso inevitabile. E ci si
arriverà. Rispetto a dieci anni fa molti iscritti oggi si interrogano sul loro futuro pensionistico e capiscono
anche il rischio collasso che corrono alcune gestioni. D. Qualche nome?R. Sicuramente gli enti dei medici e
dei ragionieri, seppur per motivi diversi. D. Da ultimo, l'unica riforma che riguarda la previdenza (il passaggio
dal 2 al 5% del contributo integrativo) sembra non riuscire a concludere l'iter legislativo. Il ddl in questione
paga un prezzo politico? Il suo primo firmatario è Antonino Lo Presti, passato dal Pdl a Futuro e Libertà... R.
Personalmente non ho compreso le osservazioni formulate durante il passaggio al senato che hanno portato
al rallentamento dell'iter. Non si può dimenticare che quel provvedimento è stato approvato praticamente
all'unanimità alla Camera con un solo astenuto. Quindi credo che il disegno di legge sarà prima o poi
approvato. Sarebbe grave se la questione fosse meramente politica. D. Su quali fronti lavorerà la Bicamerale
adesso? R. Saremo impegnati con l'esame del patrimonio immobiliare degli enti pubblici e privati. Attraverso
un questionario standard chiederemo a tutti come è composto il portafoglio, a quanto ammonta, quanti
immobili destinati all'uso abitativo in locazione. Partiremo mercoledì con l'Inpdap.
Rassegna stampa
Italia Oggi
"Occorre dar vita a un unico soggetto previdenziale"
Data:
22/03/2011
Indietro
Stampa
ItaliaOggi
sezione: Agenti di Commercio data: 22/03/2011 - pag: 32
autore:
Le conclusioni del Convegno a Rovigo
Occorre dar vita a un unico soggetto previdenziale
Lo scorso 5 febbraio presso la prestigiosa sala Flumina del comune di Rovigo si è svolto il 5° convegno
regionale organizzato da Federagenti Cisal, alla presenza di una folta e interessata platea. Dopo il saluto del
sindaco Fausto Merchiori e dell'assessore comunale (nonché agente di commercio) Giovanna Pineda che
hanno sottolineato l'importante ruolo della categoria nel tessuto economico del rovigino e l'odierna difficoltà
che gli operatori del settore stanno incontrando per i perduranti effetti della crisi economica, sono iniziati i
lavori, coordinati dal responsabile provinciale Tiziano Veronese, incentrati sulla situazione dell'ente
previdenziale di categoria Enasarco, sull'Irap e sugli accordi economici collettivi. Sul primo punto Luca
Gaburro, segretario generale Federagenti, ha sottolineato come la crisi dell'ente sia incontrovertibile
intendendo l'Enasarco effettuare una operazione che mai è stata fatta in 70 anni di vita, ovverosia vendere il
patrimonio immobiliare e contemporaneamente deliberare un onerosissimo aumento dei contributi in capo
agli agenti, alla ricerca di una stabilità ben lontano dall'essere raggiunta. Progetto sul quale la categoria si
sta esprimendo in modo assolutamente negativo, essendo convinta della necessità di far confluire l'Enasarco
nell'Inps dando vita a un unico soggetto previdenziale, come del resto richiesto anche da altre associazioni di
categoria come l'Ugifai dell'ex membro del cda Enasarco Carlo Massaro e dall'Anasf (promotori finanziari).
Proposta supportata dalle migliaia di firme raccolte dalla nostra associazione, che chiedono anche un nuovo
commissariamento dell'ente alla luce dello scandalo sulla gestione clientelare degli appartamenti che ha
investito l'ente e che sta occupando in quest'ultimo periodo le pagine dei più importanti quotidiani nazionali.
Il vice presidente Federagenti Loretto Boggian si è poi soffermato sui motivi che spingono l'associazione a
chiedere di intervenire sul sistema della doppia contribuzione obbligatoria Inps/Enasarco, sanando l'evidente
contraddizione di una previdenza integrativa, ma la tempo stesso obbligatoria, frangente peraltro oggetto di
una recente interrogazione parlamentare firmata dall'on. Emanuela Munerato (Lega), anch'ella presente al
convegno. In tale interrogazione si rammentava come «la richiesta di uno stop alla doppia contribuzione e di
una unificazione delle due previdenze è già stata avanzata dalla categoria il 15 settembre 2010 presso la
commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e
assistenza sociale, durante l'audizione sulla situazione dell'Enasarco» e si chiedeva al ministro del lavoro
Sacconi «se non ritenga doveroso intervenire per superare le criticità del sistema pensionistico degli agenti e
rappresentanti di commercio». Successivamente l'intervento dell'avvocato Tigani del Foro di Venezia si è
soffermato sull'Irap e sulla necessità di una iniziativa legislativa in grado di fissare oggettivamente i requisiti
dell'autonoma organizzazione dell'agente ai fini dell'applicabilità dell'imposta, nella considerazione che sono
ormai molte sentenze favorevoli, che si sommano ad altre della cassazione a sezioni unite, che hanno ribadito
la non assoggettabilità al tributo dell'agente di commercio in caso di insussistenza del requisito dell'autonoma
organizzazione. Infine l'articolata relazione di Moira Bacchiega si è incentrata sugli aspetti più controversi
dell'attuale contrattazione collettiva della categoria, ovverosia l'art. 2 degli accordi
Confcommercio/Confindustria (che consente alle mandanti la modifica unilaterale di zona, clientela,
provvigioni) e il patto di non concorrenza post contrattuale, rimarcando come gli Aec Federagenti contengano
disposizioni più favorevoli per l'agente di commercio.
Rassegna stampa
Sole 24 Ore, Il
"Capitali esteri? Assenti nei fondi"
Data:
22/03/2011
Indietro
Stampa
Il Sole- 24 Ore edizione: NAZIONALE
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2011- 03- 22 - pag: 7
Private equity. L'altra faccia della campagna d'Italia
Capitali esteri? Assenti nei fondi
PENISOLA SENZA APPEAL - La raccolta di investimenti stranieri cala per la prima
volta e rappresenta appena il 2% del totale: l'incertezza del sistema paese pesa
Continuano a crescere gli investimenti diretti di gruppi stranieri in aziende italiane, mentre calano drasticamente i committment di investitori
istituzionali esteri in fondi di private equity nostrani. Un andamento a due facce che pone un problema all'industria dei fondi chiusi, riunitasi ieri
a Milano in occasione dell'annuale convegno dell'Aifi, Associazione Italiana del Private Equity e del Venture Capital. I segnali di ripresa per il
settore non sono mancati nel 2010: è tornato a salire il numero di investimenti, segnando un'inversione di tendenza rispetto all'anno precedente
con un +3% a quota 292, secondo la ricerca realizzata da Aifi in collaborazione con Pwc - Transaction Services. Ha tenuto anche l'ammontare
del capitale investito, con circa 2,5 miliardi di euro. «Nel 2010 gli investimenti di private equity e venture capital in Italia hanno mostrato segnali
di ripresa soprattutto con riferimento alla seconda metà dell'anno» ha commentato il presidente dell'Aifi Giampio Bracchi, mentre Mara Caverni,
partner di Pwc, osserva: «È cambiato però il mercato perché il valore è più concentrato su poche operazioni rilevanti: infatti, gli operatori sono
più selettivi e si concentrano su pochi asset validi e con buone prospettive economiche». Cresciute notevolmente, poi, le risorse raccolte, pari a
quasi 2,2 miliardi. «I capitali raccolti nel 2010 sono più che raddoppiati rispetto al 2009, segno di una ritrovata attenzione degli investitori
istituzionali verso il private equity. Anche senza le risorse raccolte dal Fondo Italiano d'Investimento, la raccolta (pari a 1,6 miliardi di euro) ha
comunque visto un incremento significativo del 66%» ha commentato Anna Gervasoni, direttore generale Aifi, aggiungendo però: «Resta il fatto
che gli investitori istituzionali internazionali guardano con diffidenza al sistema Italia». Nonostante il dato risulti positivo, infatti, per la prima
volta è crollata la raccolta estera dei fondi, che rappresenta solo il 2% del totale ed è opera di investitori individuali. La situazione di incertezza e
la mancanza di credibilità del sistema paese si sono tradotte, quindi, in un passo indietro degli investitori istituzionali stranieri. L'allarme viene
proprio dall'Aifi, che è impegnata nello studio di nuove iniziative che possano supportare l'industria italiana del private equity in questo senso.
«Gli stranieri vengono in Italia per acquistare marchi o fare singole operazioni che possono gestire direttamente» spiega la Gervasoni,
proseguendo: «Manca invece la stabilità del sistema economico italiano che possa permettere agli investitori istituzionali stranieri di scegliere
asset allocation di medio lungo termine come i private equity». A questo si unisce il fatto che a livello internazionale gli investitori stanno
privilegiando i paesi emergenti. Un'altra caratteristica fondamentale della raccolta 2010 dei fondi chiusi è la forte componente delle banche
italiane (40,7% dal 4,7% del 2009). A riguardo Giovanni Sabatini, direttore generale dell'Abi, ha ricordato l'impegno degli istituti di credito
italiani, che si declina in quattro diverse aree: la partecipazione a Cassa depositi e prestiti, gli investimenti in private equity, la creazione di fondi
chiusi propri e infine l'ingresso diretto in coinvestimento con i fondi nelle imprese italiane. Proprio per questo, Sabatini ha chiesto un ambiente
maggiormente favorevole alle banche, che stanno ricoprendo un ruolo di supplenza in assenza di altri investitori. «Il grande peso del settore
bancario italiano fra gli investitori del private equity pone un problema alla luce dei nuovi coefficenti di ponderazione che saranno stabiliti in base
a Basilea 3, perché potrebbero penalizzare l'industria. Aifi e Abi stanno lavorando affinché ciò non accada» ha precisato la Gervasoni. Sul totale
della raccolta i fondi pensione nel 2010 pesavano il 4,8%, contro il 17,5% del 2009 e Mauro Maré, presidente del Mefop (Sviluppo mercato fondi
pensione), si è detto favorevole a che questa percentuale possa tornare a crescere come nelle realtà internazionali. Mentre la Cassa Depositi e
Prestiti, a detta dell'a.d. Giovanni Gorno Tempini, fa la sua parte investendo indirettamente in più di cinque fondi chiusi. RIPRODUZIONE
RISERVATA
Rassegna stampa
Sole 24 Ore, Il
"Incrocio di date e quote per andare in pensione"
Indietro
Data:
22/03/2011
Stampa
Il Sole- 24 Ore edizione: NAZIONALE
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2011- 03- 22 - pag: 13
Previdenza - A regime le innovazioni introdotte con la manovra d'estate per stabilizzare il sistema
Incrocio di date e quote per andare in pensione
AUTONOMI
DIPENDENTI
1VECCHIAIA
2PENSIONE DI ANZIANITÀ CON MENO DI 40 ANNI DI CONTRIBUTI
CIRCOLARI INPS
DIPENDENTI
AUTONOMI
NORME
DATA MATURAZIONE
3PUBBLICO IMPIEGO
1PENSIONE DI VECCHIAIA
DECORRENZA CON IL VECCHIO SISTEMA
2ANZIANITÀ
DECORRENZA CON IL NUOVO SISTEMA
I riferimenti
Lavoratori alla prova di contributi, età e decorrenze
Chi in questo mese matura i requisiti per la pensione dovrà aspettare aprile 2012 (o ottobre 2012 se si tratta di lavoratore autonomo) per
ricevere il primo assegno: è l'effetto di una delle innovazioni contenuta nella manovra estiva del 2010, che stanno progressivamente entrando a
regime. L'effetto complessivo di queste innovazioni è di allungare il tempo di attesa per il trattamento pensionistico. Le finestre Quando un
lavoratore matura i requisiti pensionistici, non percepisce immediatamente la pensione, ma deve aspettare che decorra un certo periodo di
tempo, definito "finestra" pensionistica. La legislazione, in passato, prevedeva un sistema di finestre fisse: il trattamento veniva erogato a
partire da un certo mese dell'anno. Con la manovra anticrisi del 2010 la finestra è diventata un periodo minimo che ciascun soggetto deve
attendere per fruire della pensione (si parla di finestre "mobili"). I lavoratori dipendenti devono aspettare 12 mesi per ottenere la pensione, che
si alzano a 18 mesi per autonomi artigiani, commercianti, coltivatori diretti, coloni mezzadri e parasubordinati. La nuova regola si applica a tutti i
trattamenti pensionistici: i trattamenti di vecchiaia (compresi quelli previsti da ordinamenti speciali), di anzianità, le pensioni derivanti dalla
totalizzazione dei periodi assicurativi, le pensioni maturate con 40 anni di contribuzione. L'Inps ha chiarito che questi termini si applicano anche
alle donne che optano per la pensione di anzianità contributiva e alla pensione supplementare. Esclusioni Sono escluse dall'applicazione delle
finestre mobili solo alcune categorie di lavoratori: i soggetti che maturano i requisiti pensionistici entro il 31 dicembre 2010, il personale della
scuola (la decorrenza resta fissata all'inizio dell'anno scolastico), i lavoratori in regime di preavviso alla data del 30 giugno 2010, i soggetti che
con l'età perdono il titolo abilitante necessario per svolgere il proprio lavoro (ad esempio, alcune categorie di autisti), i lavoratori in mobilità
licenziati sulla base di accordi sindacali (con un tetto massimo di 10mila beneficiari) e, infine, i titolari di prestazioni straordinarie a carico dei
Fondi di solidarietà di settore, ove esistenti (ad esempio, banche e assicurazione). Pensione di anzianità La pensione di anzianità si matura
secondo il sistema delle cosiddette quote. Il lavoratore deve raggiungere un numero minimo di contributi e un'età anagrafica minima; inoltre, la
somma di queste due voci (contributi ed età) non può essere inferiore a una determinata "quota". Per il 2011, il valore della quota è fissato a 96,
per i lavoratori dipendenti, con un'età minima che non può essere inferiore a 60 anni. Per gli autonomi, gli artigiani, i commercianti e i coltivatori
diretti, la quota è fissata a 97, con un minimo di 61 anni di età. Totalizzare e ricongiungere Chi ha versato contributi presso diverse gestioni
deve scegliere se totalizzare o ricongiungere i diversi periodi. La totalizzazione consente di riunire i contributi versati presso gestioni previdenziali
diverse, che da soli non darebbero diritto alla pensione; una volta "totalizzati" i singoli periodi, ciascuna gestione paga la quota di pensione a suo
carico. La ricongiunzione serve a raggiungere lo stesso risultato (riunire i diversi segmenti della propria vita lavorativa e utilizzarli ai fini
pensionistici) ma segue regole diverse; i contributi versati presso i diversi enti previdenziali vengono spostati presso una sola gestione, e questa
si occupa di erogare l'intero trattamento pensionistico. La convenienza dell'una o dell'altra operazione può essere valutata solo considerando la
situazione personale. La totalizzazione è completamente gratuita, al contrario della ricongiunzione, che è costosa. Tuttavia, la pensione
totalizzata viene calcolata con il sistema contributivo, secondo regole particolari e ancora più restrittive rispetto a quelle ordinarie, e quindi dà
diritto a un trattamento più basso rispetto a quello che spetterebbe in caso di ricongiunzione. Infine, la totalizzazione può includere solo i periodi
di contribuzione con una durata non inferiore a tre anni; i periodi di contribuzione più brevi sono persi. Va poi considerato che le pensioni
totalizzate sono assoggettate al meccanismo delle finestre "mobili", e si applica il termine previsto per le finestre dei lavoratori autonomi o
parasubordinati (18 mesi). Gli unici trattamenti totalizzati che sono esclusi dall'applicazione della finestra sono le pensioni di inabilità e le
pensioni ai superstiti. RIPRODUZIONE RISERVATA Il glossario 01|ISCRITTI AL 31/12/95 860 anni di età, per le donne (61 per quelle del
pubblico), e 65 anni di età, per gli uomini 820 anni di contributi 02| ISCRITTI POST 31/12/95 860 anni di età, per le donne, e 65, per gli uomini
85 anni di contributi effettivi 03|DEROGHE 8Previste deroghe sia per il requisito anagrafico (per lavoratori in mobilità, invalidi, non vedenti) sia
per il requisito contributivo (per lavoratori in possesso di determinati requisiti al 31 dicembre 1992) 01 | DIPENDENTI 8 60 anni di età e quota
96, nel periodo dal 1 gennaio 2011 al 31 dicembre 2012 8 61 anni di età e quota 97, a partire dal 1 gennaio 2013 02 | AUTONOMI 8 61 anni di
età e quota 97, nel periodo dal 1 gennaio 2011 al 31 dicembre 2012 8 62 anni di età e quota 98, a partire dal 1 gennaio 2013 03 | DEROGHE 8
Si può andare in pensione a prescindere dall'età se si possiede un'anzianità contributiva di almeno 40 anni 01 | REQUISITI PREESISTENTI 8 65
anni uomini, 60 donne 8 nel 2010 la Ue ha obbligato l'Italia a equiparare, a partire dal 1 gennaio 2012 l'età pensionabile di uomini e donne del
pubblico impiego 02 | FINO AL 31/12/2011 8 Il requisito pensionistico di vecchiaia per le donne del pubblico impiego è fissato a 61 anni di età
03 | DAL 1/01/2012 8 Le dipendenti pubbliche dovranno attendere i 65anno di età per maturare il requisito di vecchiaia Gli effetti delle nuove
finestre Alcuni esempi di come cambia il calendario per avere la pensione marzo 2011 giugno 2011 dicembre 2011 luglio 2011 ottobre 2011
aprile 2012 aprile 2012 luglio 2012 gennaio 2013 marzo 2011 giugno 2011 dicembre 2011 ottobre 2011 gennaio 2012 luglio 2012 ottobre 2012
gennaio 2013 luglio 2013 marzo 2011 giugno 2011 dicembre 2011 gennaio 2012 gennaio 2012 luglio 2012 aprile 2012 luglio 2012 gennaio 2013
marzo 2011 giugno 2011 dicembre 2011 luglio 2012 luglio 2012 gennaio 2013 ottobre 2012 gennaio 2013 luglio 2013
ISTRUZIONI PER L'USO
- Decreto legislativo 503, 30 dicembre 1992 - Legge 335, 8 agosto 1995 - Decreto legislativo 42, 2 febbraio 2006 - Legge 449, 27 dicembre
1997 - Legge 247 del 2007 - Decreto legge 78 del 31 maggio 2010, convertito con la legge 122/2010 - Circolare 53 del 16 marzo 2011 Applicazione delle finestre di accesso - Circolare 54 del 16 marzo 2011 - Ricongiunzione liberi professionisti - Circolare 40 del 22 febbraio 2011 Sintesi delle disposizioni in materia di contribuzione per il 2011 - Circolare 142 del 5 novembre 2010 - Ricongiunzione dei periodi assicurativi Circolare 126 del 24 settembre 2010 - Nuove disposizioni in materia previdenziale - Circolare 108 del 9 agosto 2010 - Norme del decreto legge
31 maggio 2010 n. 78
Rassegna stampa
Sole 24 Ore, Il
"NOTIZIE In breve"
Indietro
Data:
22/03/2011
Stampa
Il Sole- 24 Ore edizione: NAZIONALE
sezione: NORME E TRIBUTI data: 2011- 03- 22 - pag: 39
NOTIZIE In breve
IN GAZZETTA/1 Porte aperte a 60mila stagionali È stato pubblicato sulla «Gazzetta ufficiale» n. 65 di ieri, 21 marzo 2011, il decreto del
Presidente del Consiglio dei ministri del 17 febbraio 2011 che dispone l'ingresso, per il 2011, di 60 mila lavoratori extracomunitari stagionali (si
veda «Il Sole 24 Ore» del 24 febbraio). Questa quota riguarda i lavoratori di Serbia, Montenegro, Bosnia- Herzegovina, Repubblica ex Jugoslava
di Macedonia, Filippine, Kosovo, Croazia, India, Ghana, Pakistan, Bangladesh, Sri Lanka, Ucraina, Gambia, Niger e Nigeria; nonchè lavoratori di
Tunisia, Albania, Marocco, Moldavia ed Egitto (Paesi che hanno sottoscritto o stanno per sottoscrivere accordi di cooperazione in materia
migratoria con l'Italia). IN GAZZETTA/2 Contributi alla Covip entro il 31 maggio Entro il prossimo 31 maggio i fondi pensione dovranno versare
alla Covip, la commissione di vigilanza del settore, il contributo annuale, pari allo 0,5 per mille dell'ammontare complessivo dei contributi
incassati a qualsiasi titolo nel 2010. Lo stabilisce la deliberazione del 9 marzo 2011 della stessa Covip, pubblicata sulla «Gazzetta ufficiale» n. 65
di ieri, 21 marzo. CORTE COSTITUZIONALE Regioni competenti su scuole dell'infanzia La disciplina per istituire nuove scuole e nuove sezioni
degli istituti dell'infanzia e per stabilirne la composizione spetta alle Regioni e non allo Stato. È invece statale la competenza sui criteri di
funzionamento delle scuole statali del primo ciclo. Lo ha deciso la Corte Costituzionale che, con la sentenza 92/2011, depositata ieri, ha in parte
accolto due ricorsi con cui le Regioni Toscana e Piemonte avevano sollevato conflitto di attribuzione dinanzi alla Consulta in merito ad alcune
norme del Dpr 89/2009 sulla revisione dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola d'infanzia e delle elementari. Le regioni
lamentavano la lesione di funzioni regionali (articolo 117 della Carta) e del principio di leale collaborazione (articolo 118) e del principio di
sussidiarietà.
Rassegna stampa
Sole 24 Ore, Il
"Uguali requisiti attesa più lunga"
Indietro
Data:
22/03/2011
Stampa
Il Sole- 24 Ore edizione: NAZIONALE
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2011- 03- 22 - pag: 13
IL PROBLEMA
Uguali requisiti attesa più lunga
Le riforme previdenziali del 2010 hanno modificato i tempi di fruizione dei trattamenti pensionistici. Tra le innovazioni, il meccanismo delle
finestre mobili, attraverso il quale il legislatore, a parità di requisiti per il pensionamento, raggiunge l'obiettivo di spostare più avanti la pensione,
di anzianità e di vecchiaia. In base alla manovra dello scorso anno, il sistema verrà completato, nel 2015, quando verrà applicato il meccanismo
che collega l'età pensionabile con l'andamento della speranza di vita. Per la prima applicazione l'allungamento dei tempi non potrà essere
inferiore a tre mesi. In questo modo la previdenza tenta di tenere il passo con l'aumento della spesa.