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IN CORSO D’OPERA - marzo
A cura di Massimo Vecchi
LA TRAGEDIA DEL CILE
Tante domande angoscianti sui misfatti commessi
dopo il colpo di stato del generale Pinochet
È il 1973 quando la vita tranquilla di Pampa Hundida, un’oasi nel deserto cileno di Atacama, viene
spezzata dagli echi delle spietate fucilazioni ordinate dal generale Pinochet salito al potere con un
colpo di Stato. In questo clima di sopraffazione e di terrore rievocato da Carlos Franz nel suo
romanzo Il deserto, in libreria a fine marzo per le edizioni e/o con la traduzione dallo spagnolo di
Pino Cacucci, la protagonista Laura, il più giovane magistrato del Cile, non può che abbandonare
tutto e andare in esilio a Berlino. Torna in patria vent’anni dopo per dare una risposta alle domande
angoscianti della figlia Claudia, che è voluta andare in Cile per cercare di capire il senso dei terribili
fatti avvenuti. Per Laura è un compito doloroso ritornare indietro con la memoria a quei tempi,
riaprendo ferite che fin ad allora aveva cercato di rimuovere, se non di rimarginare. Ma si fa forza e
scrive alla figlia una lunga lettera confessando di aver avuto con il comandante del campo di
concentramento un ambiguo ed empio rapporto tra vittima e carnefice, credendo di poter fare
giustizia quando ogni senso di giustizia era stato cancellato.
Carlos Franz, nato nel 1959, si è laureato in Legge all’Università del Cile, ma ha lasciato la
professione di avvocato per dedicarsi alla scrittura. Dopo aver vissuto a Berlino, Cambridge e
Londra, attualmente risiede a Madrid dove è addetto culturale dell’Ambasciata del Cile. Il suo
primo romanzo, Santiago Cero, ha vinto il Premio Latinoamericano de Novela CICLA. Poi Franz
ha pubblicato Dove una volta c’era il paradiso (edito in Italia da Feltrinelli e tradotto in otto paesi),
da cui è stato tratto un film in Spagna.
STESSO SCENARIO
Dopo il successo delle “Benevole”, Jonathan Littell
dedica il suo nuovo romanzo al fascista Degrelle
La scena dell’orrore è sempre quella. Ne Le Benevole un ex ufficiale delle SS racconta lungo ben
910 pagine la Seconda Guerra Mondiale come lui l’ha vissuta da efficiente ed obbediente soldato
del Reich, attraversando mezza Europa dall’invasione nazista dell’Urss alla battaglia di Stalingrado,
dall’occupazione della Francia al campo di sterminio di Auschwitz, fino alla disfatta e al crollo di
Berlino. Nel suo nuovo romanzo Jonathan Littell rievoca la figura del fascista belga Léon
Degrelle, prima esponente dell’Azione Cattolica, poi fondatore del movimento Rex, infine
sostenitore del nazionalsocialismo, tanto entusiasta e risoluto da essere nominato comandante della
Waffen SS e da entrare nel ristretto gruppo dei prediletti di Hitler, che lo premiò, unico personaggio
non tedesco, con il titolo di Cavaliere della Croce di ferro.
Il nuovo libro, anche questo edito da Gallimard, dovrebbe uscire a giorni, ma in realtà ci sono molti
dubbi. La prima data comunicata era il novembre scorso, poi l’evento fu rinviato. La seconda data
era il 25 gennaio, a vuoto anche quella. La terza, prossima ventura, non è stata fissata e forse non
sarà tanto presto. Girano voci secondo la quale Littell non avrebbe ancora consegnato la stesura
definitiva. Qualcuno si chiede se anche il titolo annunciato Le sec e l’humide verrà cambiato e sarà
confermato.
La spiegazione di questo momento di confusione potrebbe trovarsi in un certo sbandamento dello
scrittore. Jonathan Littell, americano quarantenne figlio dello scrittore Robert Littell, che ha scelto
di scrivere in francese e di pubblicare in Francia, potrebbe essere scioccato dal successo strepitoso
ottenuto con Le Benevole, che è stato il caso letterario dell’anno passato, ha vinto sia il Premio
Goncourt, sia il Premio dell’Academie Française, ha venduto settecentomila copie, sta per essere
tradotto in venti Paesi (in Italia è già stato stampato da Mondadori).
In questi giorni c’è grande attesa per le reazioni dei critici e dei lettori tedeschi al best seller, che è
appena uscito in Germania presso l’editore Berlin Verlag con il titolo Die Wohlgesinnten. È la
prima volta che il periodo più sanguinoso e abietto del Novecento, di cui la Germania è stata
protagonista, viene narrato attraverso gli occhi di un nazista.
“UN POLLASTRO A HOLLYWOOD”
La carriera di un prostituto raccontata dal vero,
una materia scabrosa ma spruzzata di comicità
Un critico l’ha definito «Un incrocio fra Un uomo da marciapiede e Boogie Nights» e in effetti il
protagonista del romanzo di David Henry Sterry Un pollastro a Hollywood, che l’editore Adelphi
proporrà ad aprile nella traduzione di Andrea Di Gregorio, vive di sesso a pagamento, tra
avventure scabrose, bravate notturne e imprevisti pericolosi. La carriera del prostituto comporta
qualche rischio e infatti David, che racconta la vicenda in prima persona, al termine di una notte
movimentata viene salvato da un gigante nero che prima lo mette a friggere polli nel suo locale e
poi lo avvia sulla strada dei “pollastri”. È così che al giovane David capita di dover lavare piatti
nudo, vestito solo di un grembiulino, mentre due signore chiacchierano e commentano alle sue
spalle. Un’altra volta invece una cliente gli chiede di vestirsi e di farsi trattare come il figlio che ha
perduto. Scritto in maniera molto realistica dall’autore, che assicura di aver praticato per un intero
anno e al meglio il mestiere del personaggio descritto, il romanzo presenta tuttavia risvolti
divertenti, a volte esilaranti.
David Henry Sterry vive a Los Angeles, dove lavora come attore per il teatro, il cinema e la
televisione. Di recente ha pubblicato il romanzo Unzipped: A True Story of Sex, Drugs, Rollerskates
and Murder (2007). Da Un pollastro a Hollywood (Chicken: Self-Portrait of a Young Man for
Rent), apparso nel 2003, ha ricavato un monologo andato in scena in vari teatri del mondo e al
Festival Fringe di Edimburgo.
IN ARRIVO
Némirovsky, Roberts, Carey, Makine
■ Un nuovo romanzo di Irène Némirovsky, il sesto nella serie dedicata alle sue opere dall’editore
Adelphi, sarà in libreria dal prossimo 2 aprile nella traduzione di Marina Di Leo. Ha per titolo I
cani e i lupi e racconta l’amore impossibile tra Ada e Harry, ebrei di Kiev. L’amore sboccia quando
sono bambini e s’incontrano per caso. Lui bello, riccioluto, abita sulla collina nel quartiere dei
ricchi, lei, magicamente attraente, è di famiglia povera e vive nella città bassa. Due mondi separati,
da una parte i presuntuosi dall’altra gli invidiosi. Le strade di Harry e Ada si dividono per molti
anni. Si incontreranno di nuovo a Parigi e lui si lascerà sedurre dal fascino di lei. Ma sarà un breve
incontro: Harry tornerà dalla bella e ricca moglie francese e lei prenderà la via dell’esilio, portando
però in grembo un bambino che le darà la felicità.
Irène Némirovsky, nata a Kiev nel 1903 e morta ad Auschwitz nel 1942, è una scrittrice di grande
talento, che, nella pur breve vita, ha pubblicato numerose opere. Les Chiens et les Loups apparve in
Francia nel 1940. Oltre a questo sono usciti presso Adelphi cinque romanzi, Il ballo e Suite francese
nel 2005, David Golder (2006), Jezabel e Come le mosche d ’autunno (2007) e il racconto lungo La
moglie di don Giovanni (2006).
■ Momento fortunato per la narrativa australiana. Gregory D. Roberts sta scrivendo il sequel di
Shantaram, il romanzo con il quale ha esordito e che è divenuto un best seller mondiale (edito in
Italia da Neri Pozza). L’autore, con un passato di rapinatore, eroinomane e galeotto, scrive di sé e
delle proprie esperienze. Intanto è in lavorazione il film tratto da Shantaram con Johnny Depp per
la regia di Mira Nair.
Altro scrittore aussie alla ribalta è Peter Carey, di cui è appena uscito il romanzo His Illegal Self,
storia di un viaggio dagli Stati Uniti all’Australia, il contrario di quello fatto dall’autore vent’anni fa
quando scelse di andare a vivere a New York. La fama di Carey è legata ai romanzi Oscar e
Lucinda, tradotto in Italia da Corbaccio, e La ballata di Ned Kelly, edito da Frassinelli, che si
aggiudicarono il Booker Prize rispettivamente nel 1988 e nel 2001.
■ Narra la storia di Elias Almeida, un angolano, rivoluzionario irriducibile, il nuovo libro di
Andreï Makine, L’amore umano che sarà pubblicato in aprile da Einaudi. Elias ha passato la vita a
combattere su diversi fronti dello scacchiere africano per dare l’indipendenza a parecchi Paesi, ha
lavorato per il KGB e ha collaborato con Che Guevara e la rivoluzione cubana. Naturalmente ne ha
pagato prezzi molto alti, sia patendo sulla propria pelle gli attacchi brutali dei dittatori, sia vedendo
messa a rischio la propria storia d’amore con Anne. In contemporanea Einaudi ripubblicherà nei
tascabili il romanzo più famoso di Makine, Il testamento francese, al quale vennero assegnati nel
1995 il Premio Goncourt e il Premio Medicis. Era la prima volta che i due massimi riconoscimenti
letterari francesi premiavano lo stesso libro.