L`essenziale in un colpo d`occhio
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L`essenziale in un colpo d`occhio
21 novembre 2012 L'essenziale in un colpo d’occhio Obbligazioni Azioni Hedge funds Proiezioni a 6 mesi Dopo l’uragano Sandy e le elezioni presidenziali, gli occhi sono rimasti 21 novembre puntati sugli Stati Uniti anche nelle ultime settimane. Dato che2012 dalle elezioni non è emersa una maggioranza chiara e coerente al Congresso, è iniziato il conto alla rovescia per riuscire a raggiungere - entro il 1 gennaio 2013 - un accordo bipartisan. In caso contrario, a quella data entrerà automaticamente in vigore una serie di misure per ridurre il deficit di bilancio. Bisogna dire che la prospettiva del mancato raggiungimento di un accordo preoccupa con ragione i mercati, poiché l’impatto negativo sull’attività dell’insieme di queste misure equivarrebbe alla perdita di 4 punti percentuali di PIL. Una riduzione più che sufficiente per sprofondare l’economia americana in recessione già all’inizio del 2013 e piegare così l’unica grande economia sviluppata che ancora mantiene una crescita nettamente positiva… Il rischio che gli Stati Uniti cadano nel « precipizio fiscale » è indubbiamente la spada di Damocle che pesa sulle prospettive dell’economia mondiale. Il consensus per ora conta sul pragmatismo della classe politica americana per superare l’ostacolo e permettere a quest’economia ancora fragile di sormontarlo. Ma finché non sarà firmato l’accordo, l’incertezza persiste e rischia quantomeno di creare volatilità sui mercati finanziari, tanto più che i risultati societari hanno segnato il passo. E poiché l’incertezza permane anche sulla situazione europea e quella della Cina (nonostante i recenti segnali rassicuranti), la fine del 2012 rischia di non trascorrere nel segno della serenità. Anche se l’ago della bilancia pende leggermente a favore di un esito positivo, la partita rimane ancora aperta! Economia Stati Uniti ................................................................................ 2 Difficile vedere oltre il « precipizio fiscale » Europa ..................................................................................... 3 Entrata ufficialmente in recessione Giappone ................................................................................ 4 Caduta del PIL nel terzo trimestre Questa pubblicazione si basa sulle informazioni raccolte fino al lunedì prima del giorno di diffusione. Pubblicazione del team Ricerche e Analisi Banque SYZ & CO SA Tel. +41 (0)22 819 09 09 [email protected] Autori: Yasmina Barin Adrien Pichoud Fabrizio Quirighetti Economie emergenti ............................................................... 4 La stabilizzazione dell’economia cinese sembra confermarsi Mercati Azionario ................................................................................ 5 Inizia il conto alla rovescia … Obbligazionario ....................................................................... 5 Si accorciano gli spread sui tassi europei Valutario ................................................................................. 6 Flessione dello yen Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute. 21 novembre 2012 Economia Stati Uniti Gli elettori americani hanno confermato il mandato di Barack Obama alla presidenza per altri quattro anni. Ma questa elezione non ha affatto eliminato le incertezze circa la politica di bilancio dell’anno prossimo! Con un presidente democratico, la camera dei rappresentanti saldamente in mano ai repubblicani e il senato dominato dai democratici, sarà necessario raggiungere un compromesso bipartisan per ridurre il « precipizio fiscale » a un’altezza che permetta all’economia americana di superarlo all’inizio del 2013, evitando una caduta troppo brutale. In mancanza di un accordo ratificato dal Congresso, il primo gennaio 2013 entrerà automaticamente in vigore una serie di misure: eliminazione delle agevolazioni fiscali, abolizione degli sgravi sugli oneri a carico dei datori di lavoro, revoca dell’estensione dei sussidi di disoccupazione, ma anche tagli automatici a una serie di voci di spesa del bilancio federale. L’insieme di queste misure potrebbe ridurre di oltre 4 punti percentuali il PIL dell’anno prossimo, e questo molto probabilmente farebbe cadere in recessione l’unica grande economia ancora in grado di crescere a un ritmo nettamente positivo. Quindi, l’accordo fra le due parti è più che auspicabile, e la trattativa fra i due partiti – le cui posizioni sono abbastanza lontane - ci terrà con il fiato sospeso fino alla fine dell’anno. L’atteggiamento attendista da parte delle aziende è leggermente in contrasto con l’ottimismo, relativo, delle famiglie. Dall’estate, infatti, la fiducia dei consumatori è nettamente orientata verso l’alto, anche se in termini assoluti resta a livelli inferiori alla media. Due elementi probabilmente spiegano questo miglioramento: il calo della disoccupazione sotto l’8%, anche se per il momento non si riflette (ancora) sul numero degli occupati, che traduce comunque una tendenza confortante del mercato del lavoro; e il proseguimento – o addirittura l’accelerazione – del miglioramento osservato nell’immobiliare, la cui crisi aveva pesantemente colpito la situazione delle famiglie. Percentuale di insolvenze e di pignoramenti immobiliari (in % dei mutui ) e indice NAHB di attività nella costruzione (scala invertita) 12 0 10 Produzione industriale e ordini di beni durevoli (variazione annua) 15 nell’industria, e in particolare dell’arresto (se non del calo) degli investimenti aziendali dalla primavera. Gli ordini di beni strumentali sono calati in agosto, come anche la produzione industriale, che si è ancora ridotta dello 0.4% in ottobre. E tutto questo non è che un assaggio di quello che succederebbe nel caso di un brusco inasprimento della politica di bilancio! Un compromesso per moderare gli effetti delle restrizioni di bilancio appare quindi inevitabile ma finché non sarà firmato, la prudenza è di rigore. 10 20 30 30 8 10 40 20 6 5 10 0 0 50 60 4 70 2 -5 -10 -10 -20 -15 -30 -20 -40 00 01 02 03 04 05 06 07 08 US - INDUST RIAL PRO DUCT IO N YoY% US - NEW O RDERS O F DURABLE G O O DS YoY %(R. H.SCALE) 09 10 11 12 80 0 1990 90 1993 1996 1999 2002 2005 D elinquencies (% of total loans) LHS Foreclosures (% of total loans) LHS NAHB index RHS 2008 2011 So urc e: B lo o m berg La tendenza dei pignoramenti immobiliari e delle insolvenze sui mutui è ormai decrescente, con riflessi positivi sull’accelerazione della ripresa nel settore delle costruzioni. Source: T homson Reuters Datastream Durante l’estate, l’investimento delle aziende e l’attività manifatturiera hanno registrato una brusca frenata sicuramente in parte dovuta all’incertezza sul quadro economico del 2013. Lo scenario estremo di impossibilità di raggiungere un accordo dovrebbe comunque essere evitato, perlomeno se prevarrà l’atteggiamento realistico sui calcoli politici. L’incertezza che deriva da questa prospettiva è in buona parte responsabile del cedimento dell’attività Da oltre un anno, infatti, le aperture di nuovi cantieri, i permessi di costruzione e le vendite di alloggi sono in costante progressione. Contemporaneamente, la percentuale di insolvenze sui mutui sta diminuendo e, di recente, hanno registrato un calo anche i pignoramenti immobiliari. Tutti questi indicatori puntano verso una progressiva ripresa dei prezzi nel settore delle costruzioni, come dimostra il netto rialzo dell’indice di Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute. 21 novembre 2012 attività dei promotori di novembre, ai livelli più alti degli ultimi sei anni. L’avvio della ripresa nell’immobiliare e il miglioramento (benché debole) del mercato dell’occupazione sono i due fattori chiave che hanno supportato la buona tenuta dei consumi delle famiglie nella seconda metà del 2012. Una situazione che potrebbe prolungarsi anche nel 2013… a patto che la politica di bilancio non sia inasprita troppo bruscamente all’inizio dell’anno. Le prospettive per l’anno prossimo dipendono largamente dall’andamento delle trattative sull’ormai famoso « fiscal cliff », che ci terranno con il fiato sospeso fino alla fine dell’anno… Europa Alla luce del flusso di notizie negative sulla zona euro che ci assilla da tre anni può sembrare incredibile, ma fino a questa estate, l’intera area non era ancora «ufficialmente» entrata in recessione. Si ha recessione economica, infatti, quando per due trimestri consecutivi vi è una diminuzione del PIL, e la crescita nel nord dell’Europa finora aveva ampiamente compensato la recessione che domina dal 2011 al sud della zona euro. Ma la perdita di velocità registrata in Germania dalla primavera ha spezzato questo « equilibrio » instabile, e in estate il PIL della zona euro ha registrato il secondo trimestre in calo (-0.1%), dopo il -0.2% della primavera. Il calo complessivo rispetto all’estate 2011 è dello 0.6%. domanda estera proveniente dal resto della zona euro e dall’Asia si ripercuote sul sentiment e sull’attività interna. Dal canto suo la Francia, dopo tre trimestri di stagnazione, ha registrato un’inattesa crescita dello 0.2% del PIL durante l’estate grazie alla reslilienza dei consumi delle famiglie. Tuttavia, l’ombra di un giro di vite a livello fiscale allontana qualsiasi forma di ottimismo sulle prospettive del 4° trimestre e del 2013. L’orizzonte è molto scuro anche per la Spagna, che nel 3° trimestre ha registrato il quinto calo consecutivo del PIL e l’anno prossimo dovrà fare i conti con un ulteriore inasprimento della politica di bilancio. La velocità di contrazione del PIL (-1.6% in un anno alla fine dell’estate) rischia di aumentare nei prossimi trimestri… Al contrario, l’Italia sembra avere superato il picco negativo in termini di impatto delle misure di austerità sull’attività: dopo tre trimestri di forte contrazione (0.7%, -0.8% e -0.7%), il PIL è sceso « solo » dello 0.2% nel corso dell’estate. E il ritmo di calo annuale del PIL è rimasto stabile (al -2.4%), contrariamente a quanto avviene per la maggioranza delle altre economie. Poiché il deficit di bilancio è già rientrato sotto il tetto del 3% nel 2012, la pressione fiscale non dovrebbe aumentare l’anno prossimo, e l’economia italiana dovrebbe progressivamente avviarsi verso una crescita leggermente positiva nel 2013. Bilancia commerciale per paese (in % del PIL) Variazione trimestrale del PIL nelle 4 principali economie della zona euro e variazione annua del PIL dell’Unione monetaria. 10% 2.50 1.50 5% 2.00 1.00 0% 1.50 0.50 1.00 0.50 0 -5% -10% 0 -15% -0. 50 -0.50 -1. 00 -1.00 2011 G ER - G DP, Q oQ % F RA - G DP, Q oQ % IT A - G DP, Q oQ % 2012 ESP - G DP, Q oQ % EMU - G DP, YoY%(R. H.SCALE) Source: T homson Reuters Datast ream La crescita tedesca rallenta e non riesce più a compensare la recessione nella quale affonda il sud dell’Europa. Nonostante il leggero miglioramento dell’Italia… La crescita tedesca è ancora rallentata nel terzo trimestre (+0.2% dopo il +0.2% del 2°T e il +0.5% del 1°T). La tendenza che emerge dagli indici di attività (PMI, IFO) suggerisce peraltro che il PIL della prima economia europea, come sottolinea la Bundsbank, potrebbe cessare di crescere o addirittura retrocedere nel 4° trimestre. Da qualche mese, l’appiattimento della -20% 1999 GER 2001 FRA 2003 ITA 2005 SPA 2007 POR 2009 GRE 2011 So urce: Dat ast ream La recessione che colpisce duramente il sud dell’Europa pesa fortemente sulle importazioni e questo riduce sensibilmente il deficit commerciale delle economie interessate. Una delle conseguenze della caduta della domanda interna nel sud dell’Europa è il sensibile miglioramento del saldo delle bilance commerciali nazionali. I deficit commerciali che raggiungevano il 10-15% del PIL in Grecia, Portogallo e Spagna prima della crisi del 2008 erano la conseguenza di una domanda interna « eccedentaria » che oggi è stato corretto, in maniera certo dolorosa ma abbastanza efficace. Per la prima volta da circa un decennio l’Italia ha registrato un’eccedenza commerciale, la Spagna mostra un saldo commerciale Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute. 21 novembre 2012 prossimo all’equilibrio e i deficit della Grecia e del Portogallo si sono notevolmente ridotti (intorno al 5% del PIL). E la zona euro nel suo insieme, grazie in particolare all’eccedenza della Germania, ma anche dell’Irlanda, in settembre ha registrato l’eccedenza commerciale più elevata dalla creazione dell’unione monetaria. Almeno sul fronte del commercio estero si può dire che la zona euro ha ritrovato un certo equilibrio… Dopo avere subito le conseguenze dell’entrata in vigore del regime di austerità, il Regno Unito sembra essere entrato in una nuova fase : l’economia stagna, ma la disoccupazione si è stabilizzata (o addirittura è scesa leggermente), i consumi sono in lieve aumento e il PIL oscilla intorno allo 0%. Infatti, lo stesso governatore della Banca d’Inghilterra ha riconosciuto che l’aumento dell’1% del PIL nel 3° trimestre era in buona parte dovuto a fattori transitori, e che l’attività sarebbe probabilmente ricaduta nel 4° trimestre. Su questo sfondo, è chiaro che l’inflazione incide pesantemente sul potere d’acquisto delle famiglie, e il rimbalzo osservato in ottobre (al +2.7%) - dopo i minimi degli ultimi tre anni registrati in settembre – è di cattivo augurio per l’andamento degli ultimi mesi dell’anno. Dopo avere annunciato la diversificazione delle riserve valutarie e la riduzione del peso dell’euro dal 60% al 49%, la Banca Nazionale Svizzera ha diffuso i dati sull’andamento delle sue riserve valutarie nel mese di ottobre. Per la prima volta in otto mesi, il loro volume è diminuito (-CHF 5 mld). Un segnale supplementare del calo, da agosto, delle pressioni al ribasso sul cambio euro/franco svizzero. Giappone Alla luce del peggioramento di alcuni indicatori di attività pubblicati nel corso dell’estate, l’annuncio del calo del PIL giapponese dello 0.9% nel 3° trimestre non ha destato sorpresa. Il contributo del commercio estero è stato nettamente negativo (-0.7%) a causa della caduta delle esportazioni (-5.0%, riconducibile al rallentamento della crescita cinese e alle tensioni geopolitiche fra i due paesi). Sono diminuiti anche i consumi delle famiglie e gli investimenti delle aziende. L’unico contributo positivo è quello delle spese del governo e in particolare dell’investimento pubblico. Il Giappone continua a essere soffocato dalla deflazione e vittima di un modello di sviluppo largamente dipendente dalla domanda estera. Le difficoltà economiche dovrebbero favorire l’alternanza politica alle elezioni, previste per metà dicembre, che potrebbero concludersi con il ritorno di Shinzo Abe alla carica di primo ministro. Quest’ultimo ha fatto del marcato allentamento della politica monetaria della BoJ uno dei principali argomenti della sua campagna. Economie emergenti Mentre il partito comunista cinese dava avvio alla transizione del potere con la nomina di Xi Jinping alla guida del partito, dopo l’era di Hu Jintao, i dati provenienti dall’Impero di Mezzo hanno confermato la stabilizzazione dell’attività delineatasi in estate, dopo 18 mesi di rallentamento. Sia in termini di produzione industriale che sul fronte delle esportazioni e delle vendite al dettaglio, il ritmo di crescita annua si sta stabilizzando e conferma lo scenario di atterraggio morbido, obiettivo delle politiche economiche degli ultimi due anni. Questa stabilizzazione si osserva anche nell’andamento del credito e della liquidità. L’allentamento delle politiche monetarie e di bilancio, infatti, è stato relativamente contenuto poiché l’obiettivo non era quello di provocare un forte rimbalzo dell’attività attraverso massicce iniezioni di liquidità (come nel 2009), ma di fermare la perdita di velocità dell’economia. Di conseguenza, negli ultimi mesi il volume dei prestiti bancari e gli aggregati monetari non sono rimbalzati ma hanno cessato, rispettivamente, di rallentare e di diminuire. Le autorità cinesi hanno voluto evitare una forte ripresa dell’economia che indubbiamente avrebbe provocato il ritorno delle pressioni inflazionistiche. Nel quadro attuale l’inflazione, che da un anno ha un ritmo più contenuto, dovrebbe stabilizzarsi intorno ai livelli attuali, che sono compatibili con uno degli obiettivi fondamentali del governo: il mantenimento di una certa « pace sociale » che verrebbe minacciata dal risveglio delle tensioni sui prezzi (in particolare dei prodotti alimentari) … Prezzi al consumo, massa monetaria M1 e prestiti in yuan (variazione annua) 50 10 45 8 40 35 6 30 25 4 20 2 15 10 0 5 -2 2000 0 2002 2004 2006 2008 2010 C HI - C PI YoY % C HI - M1 YoY % (6 m onths ahead) RHS C HI - Total loans YoY % (6 m onths ahead) RHS 2012 So urc e: B lo o m berg Anche gli indicatori della liquidità in circolazione suggeriscono un atterraggio morbido dell’economia cinese con tensioni inflazionistiche che dovrebbero restare limitate. Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute. 21 novembre 2012 Mercati Azionario Nel mese di novembre, il ritorno dei timori per l’imminente « fiscal cliff » americano ha pesato sulle principali borse internazionali. Dopo avere festeggiato solo per qualche ora la vittoria di Barack Obama, i mercati si sono immediatamente focalizzati sulle conseguenze economiche di una configurazione bipartisan al congresso, poiché il senato è controllato dai democratici e la camera dei rappresentati ha una maggioranza repubblicana. Questo significa che tranne se sarà raggiunto un accordo, già in gennaio le agevolazioni fiscali dell’era Bush arriveranno a scadenza e contemporaneamente entreranno in vigore i tagli alla spesa pubblica… Il conto alla rovescia è iniziato, e al primo passo falso le agenzie di rating sono pronte a tagliare il voto degli Stati Uniti. Nel frattempo, in Europa, gli indicatori di tendenza continuano a deteriorarsi e confermano l’entrata in recessione del vecchio continente. Andamento dei principali indici americani, europei ed emergenti dal 1 ottobre 2012 Chiusa la stagione dei risultati, l’andamento delle borse nelle prossime settimane sarà influenzato principalmente dall’attualità economica. Gli sguardi saranno puntati sulle due prime economie mondiali, gli Stati Uniti e la Cina. La prima ha di fronte a sé una serie di potenzialità promettenti (immobiliare, occupazione) ma deve riuscire a mantenersi sulla rotta della crescita nonostante le sfide strutturali (consolidamento del bilancio). Siamo convinti che il pragmatismo americano spingerà democratici e repubblicani a trovare un accordo. La Cina, dal canto suo, sta operando una virata di centottanta gradi che comporta l’adeguamento del suo modello economico, che sarà d’ora in poi più attento ai consumi interni. Dopo un inizio d’anno piuttosto deludente, alcuni indicatori economici puntano ora verso una stabilizzazione, o addirittura una riaccelerazione del ciclo. Il contesto più favorevole, unito a livelli di quotazione assoluti e relativi interessanti (rendimento delle liquidità quasi a zero e poco allettante anche per le obbligazioni di qualità), ci spinge ad incrementare leggermente la porzione azionaria del portafoglio. Obbligazionario Le oscillazioni del mercato – che assumono la forma di mini-cicli « risk on/off » - ancora una volta hanno orientato i tassi di interesse a lungo termine degli emittenti percepiti come sicuri. Così i tassi decennali americani, inglesi, tedeschi e francesi si sono leggermente tesi dopo essersi avvicinati ai loro livelli più bassi. Ma per i tassi di questi emittenti, le oscillazioni avvengono in termini assoluti entro una forbice che tuttora resta a livelli molto bassi. Tassi decennali governativi di Germania, Francia, Belgio, Italia e Spagna 8 7 Di fronte alla preoccupazione che suscita il « precipizio fiscale », e le sue implicazioni per le prospettive di crescita dell’economia americana nel 2013, gli operatori si sono preferibilmente orientati verso i titoli europei ed emergenti. Nel periodo in esame non sono state osservate variazioni settoriali marcate. I titoli del settore agroalimentare e della salute hanno beneficiato del ritorno dell’avversione per il rischio, mentre il settore minerario ha perso quota in scia all’indebolimento dei prezzi delle materie prime. Dal canto suo, il settore finanziario ha continuato a mantenersi al passo, approfittando della stabilizzazione sul fronte del debito sovrano in Europa. Una volta tanto, il comparto tecnologico europeo, sull’onda dei buoi risultati (SAP, ARM), ha nettamente sovra-performato i titoli quotati negli Stati Uniti. 6 5 4 3 2 1 JUL G ER F RA BEL AUG SEP IT A SPA O CT NO V Source: T homson Reuters Datastream Di recente si è osservato un leggero calo dell’avversione per il rischio. Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute. 21 novembre 2012 Dopo avere sfiorato il 6%, il tasso decennale spagnolo è leggermente sceso; lo stesso è avvenuto per il tasso italiano che si è allontanato dal 5%, livello che dalla metà di ottobre sembra costituire il suo tetto massimo. Da settembre i tassi italiani hanno mostrato una relativa stabilità, che traduce una percezione leggermente più positiva della situazione economica italiana. Non ancora sufficiente per dare il via a un movimento di contrazione ma abbastanza per frenare qualsiasi velleità di rialzo… Dopo il forte aumento dei mesi precedenti, le obbligazioni societarie hanno segnato il passo. Le obbligazioni delle società finanziarie si sono stabilizzate mentre le non-finanziarie hanno leggermente perso quota. E’ vero che se fossero attuate queste misure potrebbero provocare un indebolimento della moneta giapponese. Ma queste speranze sono spesso state deluse in passato, come è avvenuto nel caso del movimento osservato all’inizio dell’anno… Dollaro contro yen (USDJPY) dal 2011 86 85 84 83 82 81 80 Valutario Una nuova ondata di preoccupazioni per la situazione della Grecia (sempre in attesa che l’Unione europea e il FMI concedano l’ultima tranche del finanziamento sperato) e della Spagna hanno prolungato il movimento di flessione dell’euro contro il dollaro fino sotto quota 1.27, prima del rimbalzo a 1.28. Il legame abbastanza stretto che univa mercato azionario e cambio EUR/USD si è leggermente allentato nel periodo in esame. In Asia, i toni fortemente determinati del possibile successore alla carica di primo ministro (se il suo partito uscirà vittorioso dalle elezioni indette per la metà di dicembre) in tema di politica della Banca del Giappone hanno provocato un indebolimento dello yen. Shinzo Abe intende spingere la BoJ ad adottare una linea nettamente più accomodante, con massicce iniezioni di liquidità e un obiettivo d’inflazione più alto. Ha inoltre dichiarato l’intenzione di porre alla guida della Boj un nuovo governatore più in fase con questa visione della politica monetaria futura del Giappone. 79 78 77 76 75 J F M A M J J A S O N D J F JAPANESE YEN T O US $ (MUF G ) - EXCHANG E RAT E M A M J J A S O N Source: T homson Reuters Datastream La possibilità che la politica monetaria della BoJ entri in una fase nettamente più espansiva nelle ultime settimane ha provocato un nuovo indebolimento dello yen. Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute.