L`essenziale in un colpo d`occhio

Transcript

L`essenziale in un colpo d`occhio
21 novembre 2012
L'essenziale in un colpo d’occhio
Obbligazioni

Azioni

Hedge funds

Proiezioni a 6 mesi
 Dopo l’uragano Sandy e le elezioni presidenziali, gli occhi sono rimasti
21 novembre
puntati sugli Stati Uniti anche nelle ultime settimane.
Dato che2012
dalle
elezioni non è emersa una maggioranza chiara e coerente al Congresso,
è iniziato il conto alla rovescia per riuscire a raggiungere - entro il 1
gennaio 2013 - un accordo bipartisan. In caso contrario, a quella data
entrerà automaticamente in vigore una serie di misure per ridurre il
deficit di bilancio.
 Bisogna dire che la prospettiva del mancato raggiungimento di un
accordo preoccupa con ragione i mercati, poiché l’impatto negativo
sull’attività dell’insieme di queste misure equivarrebbe alla perdita di 4
punti percentuali di PIL. Una riduzione più che sufficiente per
sprofondare l’economia americana in recessione già all’inizio del 2013 e
piegare così l’unica grande economia sviluppata che ancora mantiene
una crescita nettamente positiva… Il rischio che gli Stati Uniti cadano nel
« precipizio fiscale » è indubbiamente la spada di Damocle che pesa sulle
prospettive dell’economia mondiale.
 Il consensus per ora conta sul pragmatismo della classe politica
americana per superare l’ostacolo e permettere a quest’economia ancora
fragile di sormontarlo. Ma finché non sarà firmato l’accordo, l’incertezza
persiste e rischia quantomeno di creare volatilità sui mercati finanziari,
tanto più che i risultati societari hanno segnato il passo. E poiché
l’incertezza permane anche sulla situazione europea e quella della Cina
(nonostante i recenti segnali rassicuranti), la fine del 2012 rischia di non
trascorrere nel segno della serenità. Anche se l’ago della bilancia pende
leggermente a favore di un esito positivo, la partita rimane ancora
aperta!
Economia
Stati Uniti ................................................................................ 2
Difficile vedere oltre il « precipizio fiscale »
Europa ..................................................................................... 3
Entrata ufficialmente in recessione
Giappone ................................................................................ 4
Caduta del PIL nel terzo trimestre
Questa pubblicazione si basa sulle
informazioni raccolte fino al lunedì prima
del giorno di diffusione.
Pubblicazione del team Ricerche e Analisi
Banque SYZ & CO SA
Tel. +41 (0)22 819 09 09
[email protected]
Autori:
Yasmina Barin
Adrien Pichoud
Fabrizio Quirighetti
Economie emergenti ............................................................... 4
La stabilizzazione dell’economia cinese sembra confermarsi
Mercati
Azionario ................................................................................ 5
Inizia il conto alla rovescia …
Obbligazionario ....................................................................... 5
Si accorciano gli spread sui tassi europei
Valutario ................................................................................. 6
Flessione dello yen
Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di
acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono
essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare
dall’uso delle informazioni ivi contenute.
21 novembre 2012
Economia
Stati Uniti
Gli elettori americani hanno confermato il mandato di
Barack Obama alla presidenza per altri quattro anni. Ma
questa elezione non ha affatto eliminato le incertezze
circa la politica di bilancio dell’anno prossimo! Con un
presidente democratico, la camera dei rappresentanti
saldamente in mano ai repubblicani e il senato dominato
dai democratici, sarà necessario raggiungere un
compromesso bipartisan per ridurre il « precipizio
fiscale » a un’altezza che permetta all’economia
americana di superarlo all’inizio del 2013, evitando una
caduta troppo brutale.
In mancanza di un accordo ratificato dal Congresso, il
primo gennaio 2013 entrerà automaticamente in vigore
una serie di misure: eliminazione delle agevolazioni
fiscali, abolizione degli sgravi sugli oneri a carico dei
datori di lavoro, revoca dell’estensione dei sussidi di
disoccupazione, ma anche tagli automatici a una serie di
voci di spesa del bilancio federale. L’insieme di queste
misure potrebbe ridurre di oltre 4 punti percentuali il PIL
dell’anno prossimo, e questo molto probabilmente
farebbe cadere in recessione l’unica grande economia
ancora in grado di crescere a un ritmo nettamente
positivo. Quindi, l’accordo fra le due parti è più che
auspicabile, e la trattativa fra i due partiti – le cui
posizioni sono abbastanza lontane - ci terrà con il fiato
sospeso fino alla fine dell’anno.
L’atteggiamento attendista da parte delle aziende è
leggermente in contrasto con l’ottimismo, relativo, delle
famiglie. Dall’estate, infatti, la fiducia dei consumatori è
nettamente orientata verso l’alto, anche se in termini
assoluti resta a livelli inferiori alla media. Due elementi
probabilmente spiegano questo miglioramento: il calo
della disoccupazione sotto l’8%, anche se per il momento
non si riflette (ancora) sul numero degli occupati, che
traduce comunque una tendenza confortante del mercato
del lavoro; e il proseguimento – o addirittura
l’accelerazione
–
del
miglioramento
osservato
nell’immobiliare, la cui crisi aveva pesantemente colpito
la situazione delle famiglie.
Percentuale di insolvenze e di pignoramenti immobiliari (in % dei
mutui ) e indice NAHB di attività nella costruzione (scala
invertita)
12
0
10
Produzione industriale e ordini di beni durevoli (variazione
annua)
15
nell’industria, e in particolare dell’arresto (se non del
calo) degli investimenti aziendali dalla primavera. Gli
ordini di beni strumentali sono calati in agosto, come
anche la produzione industriale, che si è ancora ridotta
dello 0.4% in ottobre. E tutto questo non è che un
assaggio di quello che succederebbe nel caso di un
brusco inasprimento della politica di bilancio! Un
compromesso per moderare gli effetti delle restrizioni di
bilancio appare quindi inevitabile ma finché non sarà
firmato, la prudenza è di rigore.
10
20
30
30
8
10
40
20
6
5
10
0
0
50
60
4
70
2
-5
-10
-10
-20
-15
-30
-20
-40
00
01
02
03
04
05
06
07
08
US - INDUST RIAL PRO DUCT IO N YoY%
US - NEW O RDERS O F DURABLE G O O DS YoY %(R. H.SCALE)
09
10
11
12
80
0
1990
90
1993
1996
1999
2002
2005
D elinquencies (% of total loans) LHS
Foreclosures (% of total loans) LHS
NAHB index RHS
2008
2011
So urc e: B lo o m berg
La tendenza dei pignoramenti immobiliari e delle insolvenze sui
mutui è ormai decrescente, con riflessi positivi sull’accelerazione
della ripresa nel settore delle costruzioni.
Source: T homson Reuters Datastream
Durante l’estate, l’investimento delle aziende e l’attività
manifatturiera hanno registrato una brusca frenata sicuramente
in parte dovuta all’incertezza sul quadro economico del 2013.
Lo scenario estremo di impossibilità di raggiungere un
accordo dovrebbe comunque essere evitato, perlomeno
se prevarrà l’atteggiamento realistico sui calcoli politici.
L’incertezza che deriva da questa prospettiva è in buona
parte
responsabile
del
cedimento
dell’attività
Da oltre un anno, infatti, le aperture di nuovi cantieri, i
permessi di costruzione e le vendite di alloggi sono in
costante
progressione.
Contemporaneamente,
la
percentuale di insolvenze sui mutui sta diminuendo e, di
recente, hanno registrato un calo anche i pignoramenti
immobiliari. Tutti questi indicatori puntano verso una
progressiva ripresa dei prezzi nel settore delle
costruzioni, come dimostra il netto rialzo dell’indice di
Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di
acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono
essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare
dall’uso delle informazioni ivi contenute.
21 novembre 2012
attività dei promotori di novembre, ai livelli più alti degli
ultimi sei anni. L’avvio della ripresa nell’immobiliare e il
miglioramento
(benché
debole)
del
mercato
dell’occupazione sono i due fattori chiave che hanno
supportato la buona tenuta dei consumi delle famiglie
nella seconda metà del 2012. Una situazione che
potrebbe prolungarsi anche nel 2013… a patto che la
politica di bilancio non sia inasprita troppo bruscamente
all’inizio dell’anno. Le prospettive per l’anno prossimo
dipendono largamente dall’andamento delle trattative
sull’ormai famoso « fiscal cliff », che ci terranno con il
fiato sospeso fino alla fine dell’anno…
Europa
Alla luce del flusso di notizie negative sulla zona euro che
ci assilla da tre anni può sembrare incredibile, ma fino a
questa
estate,
l’intera
area
non
era
ancora
«ufficialmente» entrata in recessione. Si ha recessione
economica, infatti, quando per due trimestri consecutivi
vi è una diminuzione del PIL, e la crescita nel nord
dell’Europa finora aveva ampiamente compensato la
recessione che domina dal 2011 al sud della zona euro.
Ma la perdita di velocità registrata in Germania dalla
primavera ha spezzato questo « equilibrio » instabile, e
in estate il PIL della zona euro ha registrato il secondo
trimestre in calo (-0.1%), dopo il -0.2% della primavera.
Il calo complessivo rispetto all’estate 2011 è dello 0.6%.
domanda estera proveniente dal resto della zona euro e
dall’Asia si ripercuote sul sentiment e sull’attività interna.
Dal canto suo la Francia, dopo tre trimestri di
stagnazione, ha registrato un’inattesa crescita dello
0.2% del PIL durante l’estate grazie alla reslilienza dei
consumi delle famiglie. Tuttavia, l’ombra di un giro di
vite a livello fiscale allontana qualsiasi forma di
ottimismo sulle prospettive del 4° trimestre e del 2013.
L’orizzonte è molto scuro anche per la Spagna, che nel
3° trimestre ha registrato il quinto calo consecutivo del
PIL e l’anno prossimo dovrà fare i conti con un ulteriore
inasprimento della politica di bilancio. La velocità di
contrazione del PIL (-1.6% in un anno alla fine
dell’estate) rischia di aumentare nei prossimi trimestri…
Al contrario, l’Italia sembra avere superato il picco
negativo in termini di impatto delle misure di austerità
sull’attività: dopo tre trimestri di forte contrazione (0.7%, -0.8% e -0.7%), il PIL è sceso « solo » dello 0.2%
nel corso dell’estate. E il ritmo di calo annuale del PIL è
rimasto stabile (al -2.4%), contrariamente a quanto
avviene per la maggioranza delle altre economie. Poiché
il deficit di bilancio è già rientrato sotto il tetto del 3%
nel 2012, la pressione fiscale non dovrebbe aumentare
l’anno prossimo, e l’economia italiana dovrebbe
progressivamente
avviarsi
verso
una
crescita
leggermente positiva nel 2013.
Bilancia commerciale per paese (in % del PIL)
Variazione trimestrale del PIL nelle 4 principali economie della
zona euro e variazione annua del PIL dell’Unione monetaria.
10%
2.50
1.50
5%
2.00
1.00
0%
1.50
0.50
1.00
0.50
0
-5%
-10%
0
-15%
-0. 50
-0.50
-1. 00
-1.00
2011
G ER - G DP, Q oQ %
F RA - G DP, Q oQ %
IT A - G DP, Q oQ %
2012
ESP - G DP, Q oQ %
EMU - G DP, YoY%(R. H.SCALE)
Source: T homson Reuters Datast ream
La crescita tedesca rallenta e non riesce più a compensare la
recessione nella quale affonda il sud dell’Europa. Nonostante il
leggero miglioramento dell’Italia…
La crescita tedesca è ancora rallentata nel terzo
trimestre (+0.2% dopo il +0.2% del 2°T e il +0.5% del
1°T). La tendenza che emerge dagli indici di attività
(PMI, IFO) suggerisce peraltro che il PIL della prima
economia europea, come sottolinea la Bundsbank,
potrebbe cessare di crescere o addirittura retrocedere
nel 4° trimestre. Da qualche mese, l’appiattimento della
-20%
1999
GER
2001
FRA
2003
ITA
2005
SPA
2007
POR
2009
GRE
2011
So urce: Dat ast ream
La recessione che colpisce duramente il sud dell’Europa pesa
fortemente sulle importazioni e questo riduce sensibilmente il
deficit commerciale delle economie interessate.
Una delle conseguenze della caduta della domanda
interna nel sud dell’Europa è il sensibile miglioramento
del saldo delle bilance commerciali nazionali. I deficit
commerciali che raggiungevano il 10-15% del PIL in
Grecia, Portogallo e Spagna prima della crisi del 2008
erano la conseguenza di una domanda interna
« eccedentaria » che oggi è stato corretto, in maniera
certo dolorosa ma abbastanza efficace. Per la prima volta
da circa un decennio l’Italia ha registrato un’eccedenza
commerciale, la Spagna mostra un saldo commerciale
Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di
acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono
essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare
dall’uso delle informazioni ivi contenute.
21 novembre 2012
prossimo all’equilibrio e i deficit della Grecia e del
Portogallo si sono notevolmente ridotti (intorno al 5%
del PIL). E la zona euro nel suo insieme, grazie in
particolare all’eccedenza della Germania, ma anche
dell’Irlanda, in settembre ha registrato l’eccedenza
commerciale più elevata dalla creazione dell’unione
monetaria. Almeno sul fronte del commercio estero si
può dire che la zona euro ha ritrovato un certo
equilibrio…
Dopo avere subito le conseguenze dell’entrata in vigore
del regime di austerità, il Regno Unito sembra essere
entrato in una nuova fase : l’economia stagna, ma la
disoccupazione si è stabilizzata (o addirittura è scesa
leggermente), i consumi sono in lieve aumento e il PIL
oscilla intorno allo 0%. Infatti, lo stesso governatore
della Banca d’Inghilterra ha riconosciuto che l’aumento
dell’1% del PIL nel 3° trimestre era in buona parte
dovuto a fattori transitori, e che l’attività sarebbe
probabilmente ricaduta nel 4° trimestre. Su questo
sfondo, è chiaro che l’inflazione incide pesantemente sul
potere d’acquisto delle famiglie, e il rimbalzo osservato
in ottobre (al +2.7%) - dopo i minimi degli ultimi tre
anni registrati in settembre – è di cattivo augurio per
l’andamento degli ultimi mesi dell’anno.
Dopo avere annunciato la diversificazione delle riserve
valutarie e la riduzione del peso dell’euro dal 60% al
49%, la Banca Nazionale Svizzera ha diffuso i dati
sull’andamento delle sue riserve valutarie nel mese di
ottobre. Per la prima volta in otto mesi, il loro volume è
diminuito (-CHF 5 mld). Un segnale supplementare del
calo, da agosto, delle pressioni al ribasso sul cambio
euro/franco svizzero.
Giappone
Alla luce del peggioramento di alcuni indicatori di attività
pubblicati nel corso dell’estate, l’annuncio del calo del
PIL giapponese dello 0.9% nel 3° trimestre non ha
destato sorpresa. Il contributo del commercio estero è
stato nettamente negativo (-0.7%) a causa della caduta
delle esportazioni (-5.0%, riconducibile al rallentamento
della crescita cinese e alle tensioni geopolitiche fra i due
paesi). Sono diminuiti anche i consumi delle famiglie e
gli investimenti delle aziende. L’unico contributo positivo
è quello delle spese del governo e in particolare
dell’investimento pubblico. Il Giappone continua a essere
soffocato dalla deflazione e vittima di un modello di
sviluppo largamente dipendente dalla domanda estera.
Le difficoltà economiche dovrebbero favorire l’alternanza
politica alle elezioni, previste per metà dicembre, che
potrebbero concludersi con il ritorno di Shinzo Abe alla
carica di primo ministro. Quest’ultimo ha fatto del
marcato allentamento della politica monetaria della BoJ
uno dei principali argomenti della sua campagna.
Economie emergenti
Mentre il partito comunista cinese dava avvio alla
transizione del potere con la nomina di Xi Jinping alla
guida del partito, dopo l’era di Hu Jintao, i dati
provenienti dall’Impero di Mezzo hanno confermato la
stabilizzazione dell’attività delineatasi in estate, dopo 18
mesi di rallentamento. Sia in termini di produzione
industriale che sul fronte delle esportazioni e delle
vendite al dettaglio, il ritmo di crescita annua si sta
stabilizzando e conferma lo scenario di atterraggio
morbido, obiettivo delle politiche economiche degli ultimi
due anni.
Questa stabilizzazione si osserva anche nell’andamento
del credito e della liquidità. L’allentamento delle politiche
monetarie e di bilancio, infatti, è stato relativamente
contenuto poiché l’obiettivo non era quello di provocare
un forte rimbalzo dell’attività attraverso massicce
iniezioni di liquidità (come nel 2009), ma di fermare la
perdita di velocità dell’economia. Di conseguenza, negli
ultimi mesi il volume dei prestiti bancari e gli aggregati
monetari non sono rimbalzati ma hanno cessato,
rispettivamente, di rallentare e di diminuire. Le autorità
cinesi hanno voluto evitare una forte ripresa
dell’economia che indubbiamente avrebbe provocato il
ritorno delle pressioni inflazionistiche. Nel quadro attuale
l’inflazione, che da un anno ha un ritmo più contenuto,
dovrebbe stabilizzarsi intorno ai livelli attuali, che sono
compatibili con uno degli obiettivi fondamentali del
governo: il mantenimento di una certa « pace sociale »
che verrebbe minacciata dal risveglio delle tensioni sui
prezzi (in particolare dei prodotti alimentari) …
Prezzi al consumo, massa monetaria M1
e prestiti in yuan (variazione annua)
50
10
45
8
40
35
6
30
25
4
20
2
15
10
0
5
-2
2000
0
2002
2004
2006
2008
2010
C HI - C PI YoY %
C HI - M1 YoY % (6 m onths ahead) RHS
C HI - Total loans YoY % (6 m onths ahead) RHS
2012
So urc e: B lo o m berg
Anche gli indicatori della liquidità in circolazione suggeriscono
un atterraggio morbido dell’economia cinese con tensioni
inflazionistiche che dovrebbero restare limitate.
Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di
acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono
essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare
dall’uso delle informazioni ivi contenute.
21 novembre 2012
Mercati
Azionario
Nel mese di novembre, il ritorno dei timori per
l’imminente « fiscal cliff » americano ha pesato sulle
principali borse internazionali. Dopo avere festeggiato
solo per qualche ora la vittoria di Barack Obama, i
mercati si sono immediatamente focalizzati sulle
conseguenze economiche di una configurazione
bipartisan al congresso, poiché il senato è controllato
dai democratici e la camera dei rappresentati ha una
maggioranza repubblicana. Questo significa che tranne
se sarà raggiunto un accordo, già in gennaio le
agevolazioni fiscali dell’era Bush arriveranno a scadenza
e contemporaneamente entreranno in vigore i tagli alla
spesa pubblica… Il conto alla rovescia è iniziato, e al
primo passo falso le agenzie di rating sono pronte a
tagliare il voto degli Stati Uniti. Nel frattempo, in
Europa, gli indicatori di tendenza continuano a
deteriorarsi e confermano l’entrata in recessione del
vecchio continente.
Andamento dei principali indici americani, europei ed emergenti
dal 1 ottobre 2012
Chiusa la stagione dei risultati, l’andamento delle borse
nelle
prossime
settimane
sarà
influenzato
principalmente dall’attualità economica. Gli sguardi
saranno puntati sulle due prime economie mondiali, gli
Stati Uniti e la Cina. La prima ha di fronte a sé una
serie
di
potenzialità
promettenti
(immobiliare,
occupazione) ma deve riuscire a mantenersi sulla rotta
della
crescita
nonostante
le
sfide
strutturali
(consolidamento del bilancio). Siamo convinti che il
pragmatismo americano spingerà democratici e
repubblicani a trovare un accordo. La Cina, dal canto
suo, sta operando una virata di centottanta gradi che
comporta l’adeguamento del suo modello economico,
che sarà d’ora in poi più attento ai consumi interni.
Dopo un inizio d’anno piuttosto deludente, alcuni
indicatori
economici
puntano
ora
verso
una
stabilizzazione, o addirittura una riaccelerazione del
ciclo. Il contesto più favorevole, unito a livelli di
quotazione assoluti e relativi interessanti (rendimento
delle liquidità quasi a zero e poco allettante anche per
le obbligazioni di qualità), ci spinge ad incrementare
leggermente la porzione azionaria del portafoglio.
Obbligazionario
Le oscillazioni del mercato – che assumono la forma di
mini-cicli « risk on/off » - ancora una volta hanno
orientato i tassi di interesse a lungo termine degli
emittenti percepiti come sicuri. Così i tassi decennali
americani, inglesi, tedeschi e francesi si sono
leggermente tesi dopo essersi avvicinati ai loro livelli
più bassi. Ma per i tassi di questi emittenti, le
oscillazioni avvengono in termini assoluti entro una
forbice che tuttora resta a livelli molto bassi.
Tassi decennali governativi di
Germania, Francia, Belgio, Italia e Spagna
8
7
Di fronte alla preoccupazione che suscita il « precipizio
fiscale », e le sue implicazioni per le prospettive di crescita
dell’economia americana nel 2013, gli operatori si sono
preferibilmente orientati verso i titoli europei ed emergenti.
Nel periodo in esame non sono state osservate
variazioni settoriali marcate. I titoli del settore agroalimentare e della salute hanno beneficiato del ritorno
dell’avversione per il rischio, mentre il settore minerario
ha perso quota in scia all’indebolimento dei prezzi delle
materie prime. Dal canto suo, il settore finanziario ha
continuato a mantenersi al passo, approfittando della
stabilizzazione sul fronte del debito sovrano in Europa.
Una volta tanto, il comparto tecnologico europeo,
sull’onda dei buoi risultati (SAP, ARM), ha nettamente
sovra-performato i titoli quotati negli Stati Uniti.
6
5
4
3
2
1
JUL
G ER
F RA
BEL
AUG
SEP
IT A
SPA
O CT
NO V
Source: T homson Reuters Datastream
Di recente si è osservato un leggero calo dell’avversione per il
rischio.
Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di
acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono
essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare
dall’uso delle informazioni ivi contenute.
21 novembre 2012
Dopo avere sfiorato il 6%, il tasso decennale spagnolo è
leggermente sceso; lo stesso è avvenuto per il tasso
italiano che si è allontanato dal 5%, livello che dalla
metà di ottobre sembra costituire il suo tetto massimo.
Da settembre i tassi italiani hanno mostrato una
relativa stabilità, che traduce una percezione
leggermente più positiva della situazione economica
italiana. Non ancora sufficiente per dare il via a un
movimento di contrazione ma abbastanza per frenare
qualsiasi velleità di rialzo…
Dopo il forte aumento dei mesi precedenti, le
obbligazioni societarie hanno segnato il passo. Le
obbligazioni delle società finanziarie si sono stabilizzate
mentre le non-finanziarie hanno leggermente perso
quota.
E’ vero che se fossero attuate queste misure
potrebbero provocare un indebolimento della moneta
giapponese. Ma queste speranze sono spesso state
deluse in passato, come è avvenuto nel caso del
movimento osservato all’inizio dell’anno…
Dollaro contro yen (USDJPY) dal 2011
86
85
84
83
82
81
80
Valutario
Una nuova ondata di preoccupazioni per la situazione
della Grecia (sempre in attesa che l’Unione europea e il
FMI concedano l’ultima tranche del finanziamento
sperato) e della Spagna hanno prolungato il movimento
di flessione dell’euro contro il dollaro fino sotto quota
1.27, prima del rimbalzo a 1.28. Il legame abbastanza
stretto che univa mercato azionario e cambio EUR/USD
si è leggermente allentato nel periodo in esame.
In Asia, i toni fortemente determinati del possibile
successore alla carica di primo ministro (se il suo
partito uscirà vittorioso dalle elezioni indette per la
metà di dicembre) in tema di politica della Banca del
Giappone hanno provocato un indebolimento dello yen.
Shinzo Abe intende spingere la BoJ ad adottare una
linea nettamente più accomodante, con massicce
iniezioni di liquidità e un obiettivo d’inflazione più alto.
Ha inoltre dichiarato l’intenzione di porre alla guida
della Boj un nuovo governatore più in fase con questa
visione della politica monetaria futura del Giappone.
79
78
77
76
75
J
F
M
A
M
J
J
A
S O
N
D
J
F
JAPANESE YEN T O US $ (MUF G ) - EXCHANG E RAT E
M
A
M
J
J
A
S
O
N
Source: T homson Reuters Datastream
La possibilità che la politica monetaria della BoJ entri in una
fase nettamente più espansiva nelle ultime settimane ha
provocato
un
nuovo
indebolimento
dello
yen.
Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di
acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono
essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare
dall’uso delle informazioni ivi contenute.