EUROPA / EURO: SI O NO? Le ragioni di un economista*

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EUROPA / EURO: SI O NO? Le ragioni di un economista*
EUROPA / EURO: SI O NO?
Le ragioni di un economista*
[*Economia politica, non Economics]
Giuseppe Garofalo
Università della Tuscia
Jacques Le Goff
La ricchezza dell'Europa
da insegnare nelle scuole
La globalizzazione ha creato due grandi centri di potere che si confrontano ormai da tempo: gli Stati Uniti e la Cina. Occorre
salvaguardare l`esistenza di un terzo spazio forte per i suoi valori, la sua energia, la sua ricchezza: l`Europa.
Un elemento essenziale della potenza europea è la cultura, la sua cultura. Pensiamo ad esempio all`Università: una
creazione europea che è stata per secoli centro di produzione di conoscenza senza paragone. Io non sono né credente né
praticante ma come storico e medievista devo essere consapevole - è un altro esempio - del ruolo che ha giocato il
Cristianesimo come forza spirituale e creatrice di valori nel determinare l`originalità dell`Europa.
Dal punto di vista politico occorre perseguire l`Europa possibile che - dal punto di vista storico - è l`Europa delle nazioni ( ciò
che consente di difendere la nostra cultura, la nostra politica, la nostra economia) mentre sarei prudente sull`idea di
un`Europa federale. Io credo che si possa conservare la sovranità degli Stati attribuendo al Parlamento europeo un ruolo
importante, che passi attraverso il voto dei cittadini europei. È fondamentale da questo punto di vista sviluppare una
educazione comune che faccia dialogare le diverse culture nazionali. [ ...]
Penso che in tutte le scuole europee occorra dare molto spazio alla storia europea. Una storia comune che sottolinei ciò che
ci fa simili ma anche i nostri conflitti. La nostra storia è segnata non solo da molte diversità ma anche da fratture profonde.
Ciò che oggi ci consente di pensare una Europa unita è il fatto obiettivo, innegabile che noi europei non possiamo più farci la
guerra. E possiamo così valorizzare ciò che ci accomuna, anche tornando molto indietro nel tempo e sottolineando ad
esempio le comuni radici nella cultura latina. [...]
Da sempre l`Europa è uno straordinario centro d`attrazione di diversi popoli e culture. E poi, non dimentichiamo che la
democrazia nasce in Europa, prima nella letteratura e nella filosofia con i greci e poi nella sua pratica attuazione.
Nell`Europa antica esisteva una piazza pubblica - l`Agorà dei greci, il Foro dei romani - in cui i cittadini si incontravano per
discutere e prendere decisioni. E perfino nei monasteri medievali è esistita una forma di democrazia, se è vero che gli abati
erano eletti da tutti i monaci. Queste ed altre sono le ragioni che la storia ci consegna per costruire la nostra Europa.
Quota del Pil mondiale: 2010
Quota % del Pil mondiale:
una prospettiva di lunghissimo periodo
(dall’1 d.C. al 2016)
Un riferimento teorico
Principale competitor:
MANCHESTERISMO
(principio del
LAISSEZ FAIRE)
L'ECONOMIA SOCIALE DI MERCATO
• E’ un modello di sviluppo dell'economia che si propone di
garantire sia la libertà di mercato sia la giustizia sociale. L'idea
di base è che vanno garantite la libera iniziativa, la libertà di
impresa, la libertà di mercato e la proprietà privata, ma che
queste condizioni, da sole, non assicurano la giustizia sociale,
per cui lo Stato deve intervenire, ma non in modo dirigista
(per guidare il mercato o interferire con i suoi esiti naturali),
ma solo per fare in modo che diminuiscano il più possibile i
casi di fallimento
• Questa teoria economica trae origine dall'Ordoliberalismo
della Scuola di Friburgo di Walter Eucken, durante la crisi della
Repubblica di Weimar.
• Il principale teorico dell'economia sociale di mercato è
Wilhelm Röpke (1899-1966), che la vede come una sorta di
“terza via” tra liberismo e collettivismo.
60 anni di Europa
Perché si è adottato l’euro?
Per un gruppo di Paesi come l'Unione europea era impossibile,
negli anni ’80 del secolo scorso, aspirare
contemporaneamente a:
- libero commercio estero
- mobilità dei capitali
- politiche monetarie nazionali indipendenti
- tassi di cambio fissi
• Questi quattro obiettivi, ciascuno dei quali auspicabile in sé,
Tommaso Padoa Schioppa li battezzò [1982] il "quartetto
inconciliabile"
• La soluzione proposta fu di abbandonare il terzo obiettivo e
creare una moneta unica per tutti gli stati appartenenti
all'Unione, gestita da un'unica Banca centrale --> Atto unico
europeo (1987), Piano Delors (1992), Trattato di Maastricht
(1992)
L’euro in Europa
Il mandato della BCE
• Scopo principale della Banca centrale europea è
quello di mantenere sotto controllo l'andamento dei
prezzi mantenendo il potere d'acquisto nell'area
dell'euro. La BCE esercita, infatti, il controllo
dell'inflazione nell'"area dell'euro" badando a
contenere, tramite opportune politiche monetarie
(controllando la base monetaria o fissando i tassi di
interesse a breve), il tasso di inflazione di medio
periodo a un livello inferiore (ma prossimo) al 2%
Valute: € vs $
Perdita di
competitività
delle merci
europee
I critici del progetto di moneta unica
Secondo la teoria delle aree valutarie ottimali, l'euroarea non sarebbe
ottimale perché mancano alcuni dei requisiti indispensabili:
- flessibilità di prezzi e salari
- mobilità interregionale di lavoro e capitale
- elevata apertura agli scambi internazionali
- elevata diversificazione produttiva
- elevata integrazione fiscale e forti trasferimenti interregionali
- convergenza dei tassi d’inflazione
Quindi l'utilizzo della moneta unica potrebbe essere dannosa per i paesi che
l'adottano, soprattutto in presenza di shock asimmetrici (che colpiscono i
paesi della “periferia” e non quelli “core”).
Alcuni economisti (soprattutto americani) affermano che l‘UME non ha
giustificazioni economiche, e che la ragione per cui fu creata è
esclusivamente politica come spinta verso un'Europa federale a spese degli
Stati nazione.
La performance economica:
Euro zona vs G7
Euro zona vs USA
Il declino dell’economia italiana
Tasso di crescita medio annuo del Pil per abitante
• 1946-53 (Ricostruzione): 8,5%
• 1953-73 (Miracolo economico): 5,1%
• 1973-95 (Dal I shock petrolifero al riassorbimento
della crisi della lira): 2,3%
• 1995-2011: 0,5%
[peggio se si contasse anche il 2012 e il 2013]
Produttività del lavoro e
produttività totale dei fattori
La cattiva qualità degli investimenti
[in costruzioni rispetto a quelli in macchinari tecnologicamente avanzati]
L’incremento
è dovuto al
calo del
denominatore
∆ V.A.
prodotto /
Totale
investimenti
I problemi strutturali dell’economia italiana
I problemi dell’economia italiana sono di natura strutturale e vengono da lontano.
Fino alla metà degli anni 90 [del secolo scorso], periodiche svalutazioni
permettevano all’Italia di recuperare la competitività erosa dagli alti tassi di
inflazione e dalle rigidità strutturali.
Una politica di bilancio eccessivamente permissiva aveva dato luogo a disavanzi
pubblici intorno all’11 per cento del PIL per tutti gli anni ottanta. Di conseguenza,
il rapporto debito/PIL era passato dal 58,2 per cento del 1980 al 124,3 per cento
del 1994.
Un modello di sviluppo basato su alta inflazione, svalutazione, deficit pubblico
non era comunque sostenibile. Nel settore pubblico, l’insostenibilità si
manifestava con l’aumento del debito. Nel settore privato, con il rinvio delle
razionalizzazioni aziendali e con una ristrutturazione dell’industria ancora
insufficientemente rivolta verso attività ad alto valore aggiunto e innovazione. ….
segue
Come molti paesi europei, l’Italia è penalizzata da eccessive rigidità nel mercato
dei prodotti enella pubblica amministrazione. Inoltre, l’industria è specializzata in
settori tradizionali, maggiormente esposti alla concorrenza dei paesi emergenti e alla
contraffazione. Le dimensioni ridotte delle aziende italiane non permettono di cogliere
pienamente le opportunità offerte dalla crescita mondiale.
Il potenziale di crescita dell’economia italiana si è sensibilmente ridotto negli
ultimi decenni. E’ aumentato il divario nei confronti degli altri paesi avanzati, inclusi
Francia e Germania. Dopo il 1996, il tasso di crescita del PIL è stato pari all’ 1,4 per
cento, contro una media europea del 2 per cento. La produttività ha segnato il passo, un
fenomeno soltanto in parte attribuibile alla maggior crescita dell’occupazione e
all’emersione del lavoro irregolare.
(MEF, Documento di programmazione economico-finanziaria 2006-2009, cap. II)
Due slogans fuorvianti
alla base della fiducia cieca
LIMITE
• “Ce lo chiede l’Europa”
• Assenza di un’esplicita
assunzione di responsabilità
rispetto a riforme indifferibili
• “Legare le mani” ai policy makers
LIMITE
• “Politica”[la radice greca
della parola è οἵ πολλοί «i
molti» che fanno sistema] =
governo delle cose comuni
L’atteggiamento non può
che essere proattivo
Variazione % del Pil pro capite 1999-2014
Germania:
+ 21,5%
Italia:
- 3%
Tasso di crescita medio del Pil 2000-2011
Produzione industriale 2000-2012
Debito pubblico/PIL
La governance:
le istituzioni dell’UE
L'UE ha una struttura istituzionale unica nel suo genere:
• le priorità generali dell'UE sono fissate dal Consiglio europeo,
che riunisce i leader politici a livello nazionale ed europeo
• i deputati europei, eletti direttamente, rappresentano i
cittadini nel Parlamento europeo
• gli interessi globali dell'UE sono promossi dalla Commissione
europea [Presidente 2010-14: José M.D.Barroso], i cui membri sono
nominati dai governi nazionali
• i governi difendono i rispettivi interessi nazionali in seno al
Consiglio dell'Unione europea, la cui presidenza è assicurata a
rotazione dagli Stati membri
Altre istituzioni dell’UE
• la Corte di giustizia fa rispettare il diritto europeo
• Il Tribunale dell'Unione europea
• la Corte dei conti verifica il finanziamento delle attività
dell'UE
Organismi consultivi:
• Comitato economico e sociale europeo rappresenta la
società civile, i datori di lavoro e i lavoratori
• Comitato delle regioni rappresenta le autorità regionali e
locali
Organismi finanziari
• Banca centrale europea è responsabile per la
politica monetaria europea
• Banca europea degli investimenti finanzia i
progetti d'investimento dell'UE e sostiene le
piccole e medie imprese attraverso il …
Fondo europeo per gli investimenti
• Fondo europeo di stabilità finanziaria
Elezioni dei rappresentanti al
Parlamento europeo
Anni
1979
1984
1989
1994
1999
2004
2009
2014
Tasso di crescita del Pil 2001-….
Composizione Parlamento 2009
Partito Socialista
Europeo e Partito
Democratico: seggi
25%
Partito Popolare
Europeo: seggi
36%
Presidente 2012-14: Martin Schulz
Gad Lerner
«Fischia il vento»
Intervista a Ermanno Olmi
“La vera tragedia è il fallimento morale”
http://video.repubblica.it/dossier/fischia-ilvento/ermanno-olmi-la-vera-tragedia-e-ilfallimento-morale/162187/160678?ref=HREC1-18
Beppe Grillo
“Te la do io l’Europa”
http://www.youtube.com/watch?v=4XadpejEFQI#aid=
P-PiPeI8Y3s
Giorgio Napolitano
«Che tempo che fa»
Intervista a Fabio Fazio
"UE non è solo austerity, ha garantito 60 anni di pace"
http://video.repubblica.it/dossier/elezioni-europee2014/napolitano-ue-non-e-solo-austerity-hagarantito-60-anni-di-pace/162653/161143
“La diversità come ricchezza”
“Fino alla nascita dell’euro, lo sfruttamento positivo
delle diversità è stato alla base dell’idea di
integrazione economica come motore dello sviluppo.
Una moneta unica, al contrario, richiede che le
diversità siano ridotte al minimo, possibilmente
eliminate.
La grande sfida dell’Europa è conciliare diversità e
uguaglianza”
segue
“La maggior parte degli europeisti odierni vedono il
compimento dell’unità politica dell’Europa come la
meta fatale cui certamente dovranno condurci oltre
due millenni di destino comune. Ma possiamo essere
così sicuri di una predestinazione del genere?
Secondo uno schema semplicistico ma diffuso, dalla
conquista di questo traguardo deriveranno benefici
immensi e incontestabili: non soltanto la
realizzazione di un sogno angelista di fraternità [tra
popoli diversi], ma anche il raggiungimento di uno
sviluppo economico e sociale equilibrato,
armonioso.”
segue
“La costruzione europea potrà avere un solido futuro
soltanto a condizione di difenderla in modo
razionale, spazzando via i luoghi comuni che hanno
finito per renderla poco credibile, e mostrandone
tutti gli elementi di gracilità”
segue
“Tutti ricordiamo l’epoca abbastanza recente in cui la
grande maggioranza degli italiani tendeva a vedere
nei progressi della costruzione europea la panacea di
tutti i mali, come se il passaggio progressivo dei
poteri a Bruxelles avesse potuto comportare
l’automatica soluzione di tutti gli storici problemi
della Penisola… Oggi invece avviene esattamente il
contrario. Quando si è obbligati a constatare che un
certo problema, soprattutto di natura economicofinanziaria, fatica trovare la sua via d’uscita, la gente
mette l’Europa sul banco degli imputati”
segue
“Molti ritengono che l’Unione sia ormai arrivata a un
bivio, e possa uscire dalla sua crisi solo accelerando
un processo di integrazione politica. Ma se
l’obiettivo è di avere più Europa, come si può
pensare che un’identità comune europea possa
formarsi rapidamente, nel mezzo di una crisi così
profonda? … Occorre dare concretezza all’idea di
un’integrazione politica che un giorno permetta ai
governi di definire strategie di lungo periodo, guidare
i mercati e migliorare le prospettive di vita delle
popolazioni.”
“Che barba l'Europa ma provateci voi”
di Giuliano da Empoli
(Il Sole 24 ore 26 aprile 2014)
In termini geopolitici, l'Unione europea è l'unica potenza mondiale in fase di
poderosa espansione. Nell'ultimo quarto di secolo si è trasformata da una zona di
libero scambio costituita da dodici piccole nazioni, schiacciate tra due blocchi
imperiali, a un colosso formato da ventotto Paesi e popolato da mezzo miliardo di
persone. La maggior parte delle quali condivide un'unica moneta e un'unica
frontiera. Questo colosso ha problemi di aggiustamento, i piedi d'argilla, tre o
quattro teste al posto dell'unico numero di telefono che chiedeva Henry Kissinger?
Certo che sì. Il percorso d'integrazione è squilibrato, l'euro è una camicia di forza,
le opinioni pubbliche sono impaurite e in parte scoraggiate? Ebbene sì. E non è
neppure da escludere che ci attendano scossoni ancor più violenti di quelli che
abbiamo subito nel corso degli ultimi anni. Ma se stacca gli occhi da Twitter prima
o poi qualcuno finirà col ricordare che – come c'insegna Michael Bordo – gli Stati
Uniti ci hanno messo più di un secolo a instaurare il dollaro come moneta unica. E
che, da quelle parti, per mettersi d'accordo sull'assetto istituzionale c'è voluta una
guerra civile, oltre a decenni di trattative non sempre edificanti. […] L'Ue è il primo
tentativo nella storia di creare un insieme sopranazionale in tempo di pace, senza
armi e senza minacce, sulla base della libera adesione dei popoli.
Una conclusione
- Meno Europa per le questioni nelle quali
i paesi membri agiscono bene da soli
• UE più forte
e, soprattutto,
diversa
• € più debole
- Più Europa quando l’Unione è essenziale (es.
lotta ai paradisi fiscali interni ed esterni,
regolamentazione finanziaria, strumenti fiscali
comuni, governance politico-istituzionale, eurobond)