Emovigilanza Rapporto annuale 2011
Transcript
Emovigilanza Rapporto annuale 2011
Emovigilanza Rapporto annuale 2011 Estate 2012 1 Emovigilanza Rapporto annuale 2011 Il rapporto annuale è allestito da: Med. pract. Morven Rüesch e Dr. med. Markus Jutzi Clinical Reviewer Haemovigilance / Swissmedic [email protected] [email protected] Ulteriori informazioni sono scaricabili da: www.swissmedic.ch/haemo.asp 2 Sommario 1. 1.1 1.2 1.3 1.3.1 1.3.2 1.3.3 1.3.4 1.4 1.4.1 1.4.2 1.4.3 1.5 1.5.1 1.5.2 1.6 1.6.1 1.6.2 2. 2.1 2.1.1 2.1.2 2.1.3 2.2 2.3 2.4 2.5 2.6 3. 4. Editoriale Notifiche pervenute In generale Evoluzione delle notifiche Reazioni trasfusionali (RT) Frequenza Imputabilità (relazione con la trasfusione) Gravità Reazioni trasfusionali secondo l‘emocomponente Statistiche trasfusionali e rischi in Svizzera 2011 Statistiche trasfusionali Tassi di notifica Rischi legati alla trasfusione Infezioni trasmesse mediante transfusione (contaminazione batterica di emoprodotti labili, infezioni virali trasmesse da emocomponenti) Notifiche di infezioni trasmesse mediante trasfusione Risultati delle procedure di «look back» effettuate dal CNR (Centro di riferimento per le infezioni trasmesse per via ematica in ambito sanitario) Eventi IBCT (errore trasfusionale) e Near Miss (NM, errore mancato) IBCT Eventi Near Miss Casi emblematici Reazioni trasfusionali di grado 3 Reazioni caratterizzate soprattutto da «disturbi respiratori» • Insufficienza respiratoria acuta associata a trasfusione (Transfusion related acute lung injury, TRALI) • Ipervolemia (Transfusion associated circulatory overload, TACO) • Dispnea associata a trasfusione (Transfusion associated dyspnoea, TAD) Reazione trasfusionale emolitica (RTE) RT allergiche gravi RT ipotensiva Contaminazione batterica altre RT interessanti Casi IBCT Casi di NM Abbreviazioni Bibliografia 3 4 4 4 4 4 5 6 8 10 10 10 12 14 14 14 14 15 16 18 18 18 19 20 21 21 21 22 24 26 27 3 Editoriale L’emovigilanza è spettacolare proprio nel suo modo di fare tranquillo, controllato, lontano dai riflettori. Con acribia, coscienza delle proprie responsabilità e tenacia, i suoi specialisti stabiliscono, fan rispettare e sviluppano elevati standard di sicurezza per l’impiego di sangue ed emoprodotti. Qualche cenno storico: la Francia fu il primo Paese europeo a introdurre, nel 1993, un sistema di notifica obbligatoria di eventi indesiderati legati a una trasfusione. Seguirono la Gran Bretagna e i Paesi del BENELUX. La Svizzera, dapprima, definì un sistema di notifiche volontarie (CSFV e ST CRS) e nel 1998 entrò a far parte del neoistituito European Haemovigilance Network (EHN). Diventato nel 2011 l’International Haemovigilance Network (IHN), vi aderiscono attualmente circa 30 Paesi. Entrata in vigore nel 2002, la nuova legge sugli agenti terapeutici obbliga i fabbricanti e utilizzatori a nominare un responsabile dell’emovigilanza. Quanto agli utilizzatori di emoprodotti labili, sono tenuti a istituire un sistema di garanzia della qualità. Le pubblicazioni specializzate in quest’ambito si susseguono oramai a ritmo elevato, prendendo in considerazione vari aspetti: sistemi di emovigilanza interni agli ospedali, sistemi di garanzia della qualità per l’applicazione di emocomponenti, metodologia d’analisi batteriologica in caso di sospetta contaminazione batterica di un emoprodotto oppure classificazione e accertamento delle reazioni trasfusionali. Senza contare altri progressi, quali il consolidamento della prevenzione delle TRALI mediante la strategia «male-donor-only» o l’introduzione della procedura di inattivazione di patogeni per tutti i concentrati piastrinici. Per gli specialisti del settore, le giornate di studio e i workshop sono periodicamente un’eccellente occasione per consolidare il proprio operato riferendosi agli standard più attuali di buona prassi. Un’emovigilanza lontana dai riflettori, si diceva. Ma aggiungiamo: capace di una motivazione a tutta prova e di un impatto certamente considerevole. Ai suoi esperti un sentito grazie. Jürg Schnetzer Direttore di Swissmedic 4 1. Notifiche pervenute 1.1 In generale Nel 2011 Swissmedic ha ricevuto complessivamente 1549 notifiche di emovigilanza. 1044 di queste notifiche hanno descritto reazioni trasfusionali (RT): 24 RT hanno presentato le caratteristiche di un cosiddetto «evento doppio» ossia, ad esempio, un’ipervolemia («transfusion associated circulatory overload» TACO) e una concomitante RT febbrile non emolitica (RTFNE). 1068 notifiche sono state classificate tra le RT, 38 tra gli errori trasfusionali («incorrect blood component transfused», IBCT) e 467 tra gli errori mancati («near miss», NM). Uno sguardo all’ultimo decennio mostra che il numero complessivo delle notifiche è aumentato continuamente. Il grafico 2 illustra l’evoluzione dal 2007 al 2011, che vede in crescita tanto le reazioni trasfusionali quanto gli eventi NM. Sull’insieme delle notifiche, la quota di questi ultimi è passata dal 21 per cento nel 2007 al 30 per cento nel 2011. Queste cifre confermano una maggiore attenzione degli operatori sanitari, tanto per le possibili reazioni trasfusionali quanto per gli errori di procedura. Nel rapporto sull’emovigilanza per il 2008*, a pagina 5, si trova una presentazione schematica e commentata dei vari tipi di evento (RT, NM e IBCT) (1). Grafico 1: 1.3 Numero di notifiche 2002 - 2011 1304 1400 1084 1092 1200 1000 790 800 468 600 400 Oltre alle categorie già menzionate (TACO e RTFNE), per i vari tipi di RT utilizziamo le seguenti abbreviazioni: Allo-AC = allo-anticorpi, allo-immunizzazione; RTE = reazione trasfusionale emolitica; TAD = «transfusion associated dyspnoea», ossia dispnea associata a trasfusione; TRALI = «transfusion related acute lung injury», ossia insufficienza respiratoria acuta associata a trasfusione; PPT = porpora post-trasfusionale. 1549 1600 950 579 613 271 La ripartizione percentuale delle diverse RT non è cambiata molto nel corso degli ultimi anni. Se sommati, i tre tipi di reazione più osservati (RTFNE, alloimmunizzazioni e RT allergiche) raggiungono l’85 per cento circa di tutte le notifiche. 200 0 1.2 2002 2004 2006 2008 Reazioni trasfusionali (RT) 2010 Evoluzione delle notifiche 1.3.1 Frequenza Grafico 2: Grafico: 3 RT 2011 sec. classificazione e frequenza Eventi sec. classificazione 2007 - 2011 1600 1400 467 1200 1000 800 337 197 20 233 48 275 0.4% 0.9% 0.1% 736 817 798 5.6% 0.8% NM 1068 RTFNE Allo-AC RT allergica ET 938 2.2% 38 41 34 600 400 0.8% 1.1% 1.4% 42.3% 19.4% TACO RT ipotensiva RT Altre 25.0% RT emolitica Infezione 200 TAD 0 2007 2008 2009 2010 2011 TRALI PPT 5 Ipervolemie e RT ipotensive, rispettivamente 60 e 23 (tab. 1), si fanno nettamente più rare, pur restando più frequenti rispetto agli eventi menzionati qui sotto. La categoria «Altre» comprende tutte le reazioni che si manifestano in concomitanza con una trasfusione ma che non possono essere attribuite chiaramente a una delle categorie esistenti. Tra i sintomi osservati figurano disturbi aspecifici quali malessere generalizzato, brividi, nausea, capogiro e dolori. Sono inoltre stati segnalati diversi episodi di tachi(aritmia). Nella maggior parte dei casi di questa categoria si ritiene che la relazione con la trasfusione sia soltanto possibile o improbabile. Le 8 sospette RTE si suddividono in 4 acute e 4 ritardate. In 11 casi si è ipotizzata un’infezione dovuta alla trasfusione (1 infezione virale e 10 infezioni batteriche). Nel 2011 sono inoltre stati annunciati 4 sospetti casi di TRALI (rispetto ai 2 dell’anno precedente). Si sottolinea infine la notifica di una PPT che, contrariamente al solo simile caso segnalato finora (nel 2009), va probabilmente ricondotta a una trasfusione. 1.3.2 Imputabilità (relazione con la trasfusione) Il termine «imputabilità» (ascrivibilità) è comunemente usato quando si tratta di valutare la relazione causale tra l’insorgenza di un evento e la trasfusione che lo ha preceduto. Il 57 per cento dei casi notificati nel 2011 (613) presenta un’imputabilità elevata o sicura. Tabella 1: Numero di eventi notificati nel 2011, secondo la classificazione e l’imputabilità Imputabilità Totale Imputabilità bassa Imputabilità elevata RT allergica 207 40 167 (80%) RTFNE 453 325 128 (28%) Alloanticorpi 268 7 261 (97%) 4 2 2 (50%) ritardata 4 2 2 (50%) RT ipotensiva 23 17 6 (26%) Infezione virale 1 1 10 9 1 (10%) TACO 60 24 36 (60%) TAD 10 5 5 (50%) TRALI 4 2 2 (50%) Altre 15 13 2 (13%) PPT 1 Reazione non trasfusionale 8 8 1068 455 (43%) RTE acuta batterica Totale degli eventi 1 (100%) 613 (57%) In caso di alloimmunizzazioni o di reazioni trasfusionali allergiche l’iniziale diagnosi clinica è, di solito, confermata dagli accertamenti successivi, come mostra la quota elevata di notifiche che presentano un grado di imputabilità elevato (80 %). All’altro capo delle notifiche di questo tipo troviamo, con meno del 30 per cento, le reazioni manifestatesi inizialmente con sintomi aspecifici quali febbre, brividi o calo della pressione sanguigna (categorie: RTFNE, RT ipotensiva, infezione (batterica), «altre»). In questi casi, solo l’accertamento, quanto possibile vicino nel tempo, consente di decidere se i sintomi sono dovuti alla trasfusione. Sovente non si possono escludere o confermare altre cause (ad es. patologia di fondo, 6 complicanze, effetti collaterali di medicamenti). In tali situazioni l’imputabilità è giudicata «possibile». È stato il caso di 372 delle 455 notifiche a bassa imputabilità pervenute (82 %). Nel restante 18 per cento la correlazione con la trasfusione è risultata improbabile oppure si è potuta individuare un’altra causa. Cionondimeno, è importante che tutti i casi in cui si sospetti una correlazione con una trasfusione siano registrati, accertati e notificati. I sintomi aspecifici possono essere i primi segni di una reazione trasfusionale che potrebbe avere un decorso grave se non è individuata e trattata per tempo (ad es. RT emolitiche acute o RT settiche). In questi casi, interrompere immediatamente la trasfusione può essere un gesto decisivo, di importanza vitale. Tabella 2: Evoluzione delle reazioni trasfusionali che presentano un grado di imputabilità elevato Anno Numero Percentuale 2007 467 63 2008 575 70 2009 538 67 2010 591 63 2011 613 57 Negli scorsi anni sono aumentate tanto le notifiche di reazioni trasfusionali quanto gli eventi che presentano un grado di imputabilità elevato (grafico 2). La crescita di questi ultimi, tuttavia, è meno marcata. La rispettiva quota, pertanto, diminuisce leggermente (tabella 2). La percentuale di reazioni ad imputabilità «certa» o «probabile» serve da riferimento per stimare gli attuali rischi trasfusionali. Nelle analisi e nella discussione che seguono teniamo esclusivamente conto delle RT che presentano un grado di imputabilità elevato. 1.3.3 Gravità Dall’inizio del 2011 abbiamo introdotto, nella valutazione delle RT gravi, una distinzione più netta: quelle gravi che però non mettono immediatamente in pericolo la vita sono considerate di grado 2. Al grado 3 sono attribuiti solo ancora eventi che potrebbero effettivamente avere un esito letale. In tal modo l’analisi dei dati di emovigilanza permette di desumere informazioni che facilitano, a livello clinico, la valutazione dei rischi trasfusionali e la relativa comunicazione. Tabella 3: Numero di eventi notificati nel 2011, secondo la classificazione e la gravità (solo imputabilità elevata) Gravità Totale Grado 1 Grado 2 Grado 3 RT allergica : 167 148 7 12 lieve 128 128 anafilattoida 28 20 2 6 anafilattica 11 5 6 RTFNE 128 Alloanticorpi 261 RTE acuta 124 4 261 2 1 1 2 1 1 PPT 1 1 RT ipotensiva 6 4 1 1 36 29 TAD 5 3 TRALI 2 Altre 2 2 613 ritardata 2 Infezione virale batterica TACO Numero di eventi Percentuale di tutti eventi 3 4 2 1 1 314 276 23 51% 45% 4% Il 51 per cento delle 613 reazioni notificate nel 2011 che è stato possibile ricondurre con molta probabilità o certamente alla trasfusione non è stato classificato come clinicamente grave. Il 45 per cento ha avuto decorso grave o ha lasciato un danno permanente: come già negli scorsi anni, si è trattato soprattutto di alloimmunizzazioni. Il restante 4 per cento ha costituito un pericolo immediato per la vita del paziente: la metà di queste reazioni è stata di tipo allergico grave. Come già nell’anno precedente, nel 2011 non si sono registrati decessi dovuti a una trasfusione. Sono stati attentamente esaminati 3 decessi occorsi in un lasso di tempo sensibilmente vicino alla trasfusione. Per tutti i 3 casi, l’autopsia ha rivelato che la morte è intervenuta per altri motivi: in due casi una setticemia pre-esistente e in un caso un’emorragia cerebrale con complicanze cardiache. 7 Grafico 4: RT gravi 2007 - 2011 35 30 4 25 2 4 20 1 1 1 1 1 2 1 1 1 1 1 1 1 4 2 Altre Iperpotassiemia 2 2 1 2 7 6 15 10 20 20 RT emolitica differita TAD 2 1 1 RT ipotensiva 4 TRALI infezione batterica RT emolitica acuta 18 18 TACO 12 5 RT allergica 0 2007 2008 2009 2010 Per delineare l’evoluzione delle RT gravi ci limitiamo a prendere in esame gli ultimi 5 anni. Dopo il considerevole impegno e lo sviluppo del sistema nazionale di emovigilanza tra il 2002 e il 2006, dal 2007 in poi le analisi possono oramai avvenire sulla base di criteri standardizzati. Ciò permette un paragone dei dati nettamente più facile. Negli ultimi 5 anni, il numero di RT gravi o letali è oscillato tra 23 (2011) e 32 (2009). Con una somma di, rispettivamente, 88 e 23 casi sempre sullo stesso periodo, prevalgono nettamente le RT allergiche e le TACO. Seguono poi le RTE acute e le TRALI (8 per ogni categoria), le infezioni batteriche di origine trasfusio- 2011 nale (6 casi), le TAD e le RT ipotensive (5 per categoria). Le altre categorie hanno registrato solo casi isolati. Dei 146 eventi illustrati nel grafico 4, 5 hanno avuto esito letale: nel 2007 una TRALI, nel 2008 una TRALI e una TACO, nel 2009 una RTE acuta e una TR settica. Tutti questi casi sono stati descritti in dettaglio nei rispettivi rapporti annuali (1). Nel 2010 e nel 2011 non è stato notificato alcun decesso che presentasse una correlazione certa o probabile con una trasfusione. 8 1.3.4 Reazioni trasfusionali secondo l’emocomponente Delle 613 reazioni che presentano un grado di imputabilità elevato, 458 (75 %) riguardano CE (concentrati eritrocitari), 26 (4 %) PFC (plasma fresco congelato), 103 (17 %) CP (concentrati piastrinici), 21 (3 %) trasfusioni di diversi emocomponenti e 5 (1 %) trasfusioni autologhe. In seguito a trasfusioni di CE si sono segnalate 256 alloimmunizzazioni, 94 RTFNE, 57 RT allergiche e 34 ipervolemie. In seguito a trasfusioni di plasma, 25 RT allergiche e 1 ipervolemia. In seguito a CP, 73 RT allergiche, 24 RTFNE e 1 TRALI. Dopo trasfusioni combinate, si sono registrate 12 TR allergiche, 6 RTFNE, 2 TAD e 1 ipervolemia. Alle trasfusioni autologhe sono correlate 4 RTFNE e 1 TAD. Grafico 5: Numero di RT secondo i prodotti 2011 300 250 200 150 100 50 0 Come già ricordato, considerati tutti i possibili emocomponenti, il 4 per cento degli eventi che presentano un grado di imputabilità elevato ha costituito un pericolo immediato per la vita del paziente. La quota di reazioni che potrebbero avere esito letale varia considerevolmente in funzione dei gruppi di prodotti, situandosi su 2 per cento per i CE (10 su 458), 12 per cento per il PFC (3 su 26), 5 per cento per i CP (5 su 103) e 24 per cento per le trasfusioni combinate (5 su 21). Queste cifre sono molto importanti per la sorveglianza medica dei pazienti durante la trasfusione, poiché mostrano che le reazioni più pericolose avvengono con maggiore probabilità in seguito a trasfusioni di plasma o trasfusioni combinate di diversi emocomponenti (risp. 12 e 24 %) (CE: 2 %; CP: 5 %). Particolarmente interessante è, durante il periodo in esame, lo sviluppo delle reazioni in seguito a trasfusio- CE PFC CP ni di CP. Nel 2010 sono stati trasfusi un numero limitato di CP inattivati, esclusivamente nell’ambito di studi clinici. Nel 2011 è stata introdotta in Svizzera, per tappe, l’inattivazione di patogeni nei CP mediante il sistema Intercept®. L’80 per cento circa di tutti i CP trasfusi nel corso del 2011 è stato trattato in questo modo. I dati pubblicati in seguito a studi nazionali e internazionali (2, 3) indicano che le reazioni sono meno frequenti e meno gravi dopo una trasfusione di CP inattivati che dopo una trasfusione di CP convenzionali. Questi dati provengono, in larga parte, da studi controllati, che prevedono una sorveglianza attiva. Paragonare i dati raccolti in un sistema di notifica spontanea con i controlli «storici» effettuati nello stesso ambito non è del tutto adeguato per verificare i risultati appena menzionati. Un aumento delle RT notificate rispetto al periodo di paragone non significa obbligatoriamente che i «nuo- 9 vi» prodotti comportino maggiori rischi, bensì può essere segno di un comportamento affidabile da parte delle persone che eseguono la notifica e/o di una maggiore attenzione da parte del personale sanitario. Ciò malgrado, presentiamo qui un breve confronto dei dati riguardanti il 2009 e il 2011. Grafico 6: Grafico 7: Numero di RT dichiarati Numero di RT (concentrati piastrinici) (tutti emocomponenti) 1200 1000 800 600 798 538 938 591 613 200 0 Tutti RT RT di forte imputabilità 400 RT gravi 32 30 23 2009 2010 2011 189 200 1068 Come ci si attendeva, ora che i CP sono sottoposti a inattivazione dei patogeni, non si è più osservata alcuna reazione settica dovuta a CP contaminati da batteri. Dal 2010 al 2011, il numero di reazioni trasfusionali segnalate è aumentato del 13 per cento, in tutti gli emocomponenti. Per i CP l’aumento è maggiore (21 %). Durante lo stesso periodo, il numero di reazioni che presentano un grado di imputabilità elevato è aumentato in generale del 3.7 per cento e, per quanto riguarda i CP, del 5.1 per cento. Nel contempo, il numero di reazioni potenzialmente letali dovute a trasfusione di CP (grafico 7) è nettamente diminuito rispetto alla tendenza registrata da tutti gli altri emocomponenti sommati tra loro (grafico 6). Diversi fattori contribuiscono all’aumento delle notifiche di casi associati a CP. Come negli anni precedenti, la quantità di CP trasfusi è aumentata del 10 per cento circa rispetto all’anno scorso. Il passaggio all’esclusivo uso di CP inattivati, inoltre, ha reso numerosi esperti più attenti ai possibili effetti indesiderati di questi nuovi prodotti. I dati raccolti finora dal sistema svizzero di emovigilanza sui CP inattivati indicano un’evoluzione simile a quella evocata dagli studi menzionati sopra e dall’applicazione di routine negli altri Paesi. Malgrado il periodo di osservazione si limiti a un anno e solo l’80 per cento circa dei CP trasfusi sia stato inattivato, i dati a disposizione mostrano che le reazioni gravi legate a trasfusioni di CP tendono a diminuire. Dopo che è stata introdotta l’inattivazione, oltre al risultato che 150 100 50 0 157 109 98 103 10 9 5 2009 2010 82 Tutti RT RT di forte imputabilità RT gravi 2011 ci si attendeva, ossia alla scomparsa di reazioni dovute a CP contaminati da batteri, in un numero complessivamente maggiore di notifiche concernenti questo emocomponente si constata una diminuzione delle reazioni gravi. Resta ancora da vedere come evolverà questa tendenza. I dati raccolti dal sistema svizzero di emovigilanza nei prossimi anni permetteranno di documentare il nuovo profilo di sicurezza presentato dalle trasfusioni di CP. 10 1.4 Statistiche trasfusionali e rischi in Svizzera nel 2011 1.4.1 Statistiche trasfusionali Le statistiche annuali del Servizio Trasfusionale della Croce Rossa Svizzera (ST CRS) permettono di cifrare il consumo di emocomponenti nel nostro Paese. La seguente tabella riassume l’evoluzione di questi ultimi anni. Rispetto all’anno precedente, nel 2011 si registra una leggera riduzione del numero di emocomponenti forniti, soprattutto per quanto concerne il PFC, il cui consumo è passato da circa 61’500 a 50’063 unità. Durante gli ultimi anni, invece, le cifre riguardanti l’utilizzazione di CE si sono mantenute in sostanza allo stesso livello. Tabella 4: Statistiche trasfusionali 2007 2008 2009 2010 2011 Concentrati eritrocitari 308’470 313’587 311’521 308’670 308’627 PFC (unità terapeutici) 69’800 65’800 70’300 61’500 50’063 CP (derivati) 22’900 27’600 29’600 29’900 33’068 Totale emocomponenti 401’229 407’079 411’528 400’070 391’758 Negli ultimi cinque anni, Il consumo annuale medio di CP è aumentato del 10 per cento circa. Diversi specialisti riconducono questa tendenza al crescente numero di persone che hanno bisogno di questo emoprodotto (soprattutto trapiantati con cellule staminali o pazienti traumatologici e trasfusioni massive). Dopo l’introduzione dei CP inattivati, in alcuni istituti di cura si è temuto un aumento delle complicanze emorragiche nei pazienti asintomatici con trombopenia grave e marcata. Come misura cautelativa, si è pertanto elevato il valore soglia per le trasfusioni profilattiche di questo emocomponente. I fabbricanti, da parte loro, hanno osservato che i CP inattivati sono utilizzati con minori riserve, probabilmente poiché non presentano più i considerevoli rischi di contaminazione batterica dei CP convenzionali. Nei 13 servizi regionali di trasfusione l’introduzione a livello nazionale della procedura di inattivazione per i CP ha anche comportato una modifica della procedura di fabbricazione. Fino al 2010, l’86 per cento circa di tutti i CP era ottenuto da prelievi in aferesi. Nel 2011, la quota di CP ottenuti da sangue intero è passata, dal precedente 14 per cento, al 23 per cento circa. Finora, questo metodo si applicava solo con una certa reticenza, soprattutto a causa dell’elevato rischio di contaminazione batterica presentato dai prodotti ottenuti da più donazioni. Con la procedura di inattivazione, queste esitazioni vengono meno. La fabbricazione di CP da «buffy-coat», inoltre, consente una migliore utilizzazione delle donazioni di sangue intero. Invece di distruggerle nel corso della leucodeplezione, le piastrine contenute nel sangue intero sono ulteriormente utilizzate, per ottenere un prodotto terapeutico. Questa procedura può anche attutire leggermente l’aumento dei costi dovuti all’inattivazione. 1.4.2 Tassi di notifica In Svizzera il tasso di notifica medio nel 2011 (numero di notifiche, incl. NM, per 1000 trasfusioni) si situa a 3.9. Grafico 8: Evoluzione dei tassi di notifica Notifiche per 1000 trasfusione Emoderivati 4.5 3.9 4.0 3.3 3.5 3.0 2.5 2.0 1.5 1.0 0.8 1.1 1.5 1.6 2.0 2.4 2.7 2.7 0.5 0.0 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 11 Tra il 1996 e il 2001 il servizio allora responsabile (SFV, Centro Svizzero di farmacovigilanza) ricevette 100 notifiche volontarie di sospette reazioni trasfusionali indesiderate. Il consumo annuale di emocomponenti, in quel periodo, si situava tra 440’000 e 380’000 (1996 e 2001). Dall’introduzione dell’obbligo di notifica (2002), la quantità di emoprodotti trasfusi ogni anno in Svizzera non ha subito grandi cambiamenti. Nel 2002 furono forniti 360’000 emocomponenti per trasfusioni. Da allora, la cifra annuale oscilla tra 390’000 e 410’000. L’aumento del tasso di notifica delineato nel grafico 8 è quindi, innanzitutto, il riflesso dell’aumento del numero di notifiche pervenute. A un esame più approfondito, inoltre, ci si accorge che la qualità delle notifiche è decisamente migliorata nel corso degli anni. Oggi sono forniti molti più dettagli rispetto anche solo a qualche anno fa: quadro clinico del paziente, aspetti della reazione segnalata, suo decorso, relativi accertamenti e così via. Più frequenti sono anche le considerazioni e i commenti clinici che permettono, in un secondo tempo, una valutazione più chiara e indicativa. Tutto questo testimonia il grande impegno di cui danno prova, negli istituti di cura, i responsabili dell’emovigilanza e i loro collaboratori. Cogliamo qui l’occasione per riconoscere il merito di tutte le colleghe e i colleghi che lavorano negli ospedali e nei servizi di trasfusione: grazie alla loro diligenza, le conoscenze in questo ambito continuano a progredire. Ai responsabili dell’emovigilanza e alle autorità sanitarie cantonali metteremo a disposizione separatamente dal presente rapporto, sotto forma di elenco, le statistiche annuali riguardanti la quantità di prodotti trasfusi e il calcolo dei tassi di notifica per istituto di cura. Questi dati consentiranno paragoni tra le regioni e aiuteranno a coordinare il progresso dei sistemi di emovigilanza. Grafico 9: Numero di RT per 1000 trasfusioni 2011 2.0 1.5 1.0 0.5 0.0 La quantità di reazioni con imputabilità elevata su 1000 trasfusioni è indicativa della portata dei singoli rischi. Rispetto all’anno precedente le cifre sono in sostanza immutate e si situano, per tutti gli emocompo- CE PFC CP nenti, su 1.6 (1.5 nel 2010). Per i CE non cambia e resta su 1.5 nel 2010; per i CP si situa su 3.4 (3.3 nel 2010); per il plasma non cambia e resta su 0.5. 12 1.4.3 Rischi legati alle trasfusioni I tassi di notifica permettono di valutare l’affidabilità dell’emovigilanza e di paragonare i diversi sistemi esistenti (a livello nazionale e internazionale). Per informare il paziente in modo adeguato prima di una trasfusione è importante, soprattutto, specificare le probabilità di un’eventuale reazione. A titolo indicativo, ad esempio, si può segnalare che si rischia «una reazione su 675 trasfusioni di CE» (vedi grafico 10; ad es.: il rischio di una trasmissione di HBV è di 1:260’000). Per questa ragione abbiamo elaborato i dati in funzione dei singoli emocomponenti e delle categorie di reazione. Queste cifre illustrano il rischio minimo legato a trasfusioni in Svizzera durante il periodo in esame. Grafico 10: Rischio residuo per la trasmissione di infezioni virali e altre RT 1:260'000 HBV 1:10 Mio HCV Tutte le donazioni CP 1:4 Mio PFC HIV CE 1:291 Altre RT 1:1'923 1:675 0 0.002 Le misure di sicurezza instaurate oramai da anni nei servizi di trasfusione per ogni donazione (chiarire l’idoneità del donatore prima di ogni prelievo, test, procedure di fabbricazione) permettono di situare il rischio di infezioni virali su circa 1:260’000 per l’HBV, 0.004 1:10 mio per l’HCV e 1:4 mio per l’HIV (4). Per gli altri tipi di reazioni indesiderate, il rischio oscilla tra 1:300 e 1:2’000. 13 Grafico 11: Rischio di RT per CE 2011 Allo-AC RTFNE RT allergica lieve TACO RT anafilattoide RT ipotensiva RT anafilattica TAD RTE ritardata RTE acuta Altre TRALI PTP Infezione batterica 1:675 1:1'207 1:3'287 1:7'023 1:9'088 1:30'900 1:51'500 1:154'500 1:309'000 0.00000000 0.00002000 0.00004000 0.00006000 0.00008000 0.00010000 0.00012000 0.00014000 0.00016000 0.00018000 Grafico 12: Grafico 13: Rischio di RT per PFC 2011 Rischio di RT per CP 2011 RT allergica lieve RT allergica lieve RT anafilattoide RT anafilattica TACO 1:2'778 1:12'500 1:16'667 1:50'000 RTFNE Come indicano già le quote di reazioni trasfusionali riguardanti i diversi prodotti, tra CE, plasma e CP i rischi possono variare, anche di molto. Nel caso dei primi, lo spettro di reazioni osservate è più ampio ri- 1:1'375 RT anafilattoide 1:2'750 Allo-AC 1:6'600 RT anafilattica 1:11'000 TRALI 0.000000 0.000050 0.000100 0.000150 0.000200 0.000250 0.000300 0.000350 0.000400 1:568 1:33'000 0.000000 0.000500 0.001000 0.001500 0.002000 spetto agli altri. Per trasfusioni di plasma, durante il 2011 sono state segnalate solo reazioni allergiche e un caso di ipervolemia. Nel caso dei CP prevalgono reazioni allergiche e RTFNE. 14 Grafico 14: Rischio di RT gravi 2011 TACO RT ipotensiva RTE ritardata RTE acuta 1:77'250 1:154'500 1:309'000 CP 1:309'000 TRALI RT anafilattoide 1:154'500 0.0E+00 1.0E-05 CE 1:16'500 1:50'000 RT anafilattica 1:25'000 2.0E-05 3.0E-05 Il rischio di reazioni letali si situa su 1:15’000 – 30’000 per i CP e su 1:25’000 – 50’000 per il plasma, cifre nettamente maggiori rispetto a quelle calcolate per i CE (1:77’000 – 310’000). Nel 2011 sono state notificate, per trasfusioni di CP e di plasma, reazioni allergiche gravi e una TRALI. Quanto ai CP, la TACO si rivela, con 4 casi segnalati, la più frequente reazione potenzialmente letale, seguita da reazioni ipotensive (2 casi) e reazioni allergiche gravi (2 casi). 1.5 PFC 1:33'000 Infezioni trasmesse mediante trasfusione (contaminazione batterica di emoprodotti labili, infezioni virali trasmesse da emocomponenti) 4.0E-05 1.5.2 5.0E-05 1:16'500 6.0E-05 7.0E-05 Risultati delle procedure di «look back» effettuate dal CNR (Centro di riferimento per le infezioni trasmesse per via ematica in ambito sanitario) Nel 2011 in Svizzera non sono state documentate trasmissioni di infezioni virali legate a trasfusione. Complessivamente sono stati eseguiti 6 look back legati al donatore (LBD) e 4 legati al paziente (LBP). Questi concernono 3 casi di HIV, 6 di HBV e 1 di HCV. Sono ancora in analisi 2 di HBV e 1 di HCV per i LBD e 2 di HBV per i LBP. Negli altri casi è stata esclusa un’infezione trasmessa dalla trasfusione. Eventi IBCT (errore trasfusionale) e Near Miss (NM, errore mancato) 1.5.1 Notifiche di infezioni trasmesse mediante trasfusione 1.6 Nel 2011 è stata notificata una reazione settica dovuta a una contaminazione batterica del CE trasfuso. Il caso è descritto al capitolo 2.3 Nel 2011 non sono state segnalate infezioni virali dovute e trasfusioni. IBCT = Incorrect Blood Component Transfused (trasfusione di emocomponente non compatibile al paziente, oppure non perfettamente adatto a lui). A prescindere dal fatto che l’evento IBCT comporti una reazione trasfusionale concomitante o successiva, nel 15 valutare le notifiche ciò che conta è stabilire come l’errore si è prodotto. Negli ultimi cinque anni, gli eventi IBCT hanno costituito una piccola parte di tutte le notifiche, oscillante tra il 2.1 per cento registrato nel 2007 e il 4.4 per cento registrato nel 2008. Nel 2011 sono stati segnalati 38 casi, equivalenti al 2.5 per cento. Poiché gli errori mancati sono un primo stadio degli eventi IBCT e sono nettamente più frequenti, per spiegare il rapporto tra questi due tipi di situazione si evoca sovente l’immagine dell’iceberg, di cui gli IBCT sarebbero la punta e gli errori mancati la parte immersa. Poiché la quota di eventi IBCT segnalata è abbastanza stabile e quella di errori mancati aumenta, si può affermare che, rispetto al passato, gli operatori sanitari sono ora più inclini a segnalare e analizzare le deviazioni che potrebbero provocare un incidente trasfusionale. Questa loro disponibilità consente di progredire verso un sistema realmente in grado di apprendere dai propri errori. 1.6.1 IBCT Deviazione principale Numero Esempio Errori di trasfusione «classici» 22 Combinazione di diverse deviazioni Specificazione sbagliata 6 4x ordinati o consegnati prodotti non irradiati invece di prodotti irradiati 2x al momento dell’ordinazione „CMV negativo“ non specificato Cambiamento del antigene Rh 3 3 x cambiamento intentionale del fattore Rh, solitamente nell’ambito di un’emorragia massiccia Altre 7 Deviazione tecnica o amministrativa a rischio, senza pericolo immediato per il paziente I 22 errori di trasfusione «classici» (= trasfusioni di un emocomponente nelle quali non è stata garantita la compatibilità con il gruppo sanguigno AB0, Rh o di altro tipo) notificati nel 2011 si suddividono nel seguente modo: 6 trasfusioni AB0-incompatibili • 2x CE con RTE acute, di cui una potenzialmente letale • 4x PFC senza postumi clinici 10 trasfusioni errate casualmente AB0-compatibili • 6x CE • 3x PFC • 1x CP 6 trasfusioni di CE nelle quali non è stato considerato un alloanticorpo noto • 2 RTE ritardate (di cui una potenzialmente letale) • 4 x anticorpi potenziati senza RTE Le cause che hanno portato a questi 22 errori procedurali «classici» sono state le seguenti: 4 consegne di un CE destinato a un altro paziente, di cui 2 su ordine orale. • 2 trasfusioni AB0-incompatibili con RTE acuta • 2 trasfusioni casualmente AB0-compatibili 3 consegne di un emoderivato «sbagliato» • 1 CE in cui il gruppo sanguigno del paziente non è stato chiaramente determinato, casualmente AB0-compatibile • 1 CE corretto ma con i dati del paziente sbagliato, casualmente AB0-compatibile • 1 PFC non destinato a questo paziente, casualmente AB0-compatibile 2 volte è stato preso in consegna il prodotto sbagliato dal frigorifero, malgrado fossero disponibili i prodotti assegnati • 2 CE casualmente compatibili 4 volte non è stata rispettata o è stata confusa la regola della compatibilità minore per la trasfusione di PFC • 3 PFC incompatibili, senza RT • 1 PFC casualmente compatibile 3 volte è stato somministrato al paziente sbagliato un prodotto consegnato correttamente • 1 CE casualmente AB0-compatibile • 1 PFC incompatibile in trasfusione massiva • 1 CP casualmente AB0-compatibile dopo la consegna al reparto sbagliato Oltre alle cause principali descritte, in tutti questi 16 casi non è avvenuta o non è stata effettuata completamente l’ultima verifica di fianco al letto del pazien- 16 te subito prima di iniziare la trasfusione. Se eseguita in modo corretto e con regolarità, questa semplice misura di sicurezza, tra l’altro obbligatoria, può impedire l’errore, letteralmente all’ultimo minuto, nonostante gli errori procedurali che l’hanno preceduta. Questo tipo di verifica potrà rivelarsi efficace solo quando, nell’attività clinica quotidiana, non verrà più considerato come un noioso obbligo amministrativo da eseguire il più rapidamente possibile, bensì valorizzato come l’opportunità di contribuire attivamente alla sicurezza della trasfusione. 1.6.2 Eventi Near Miss Per valutare le 467 notifiche di NM pervenute nel 2011 è stato necessario suddividerle in tre gruppi: «NM in senso stretto», «deviazioni procedurali» ed «errori nel deposito intermedio degli emoprodotti». Near Miss in senso stretto (312 caso, 67 % delle notifiche di NM) Per «Near Miss in senso stretto» intendiamo le deviazioni che, se passate inosservate, avrebbero potuto causare un errore trasfusionale. In 2 dei 6 casi di trasfusioni alloanticorpi-incompatibili, al momento di scegliere il prodotto il laboratorio non ha prestato attenzione agli alloanticorpi noti. Negli altri 4 casi, al laboratorio non erano noti gli alloanticorpi e nel T+S pretrasfusionale non erano più evidenziabili. Deviazione Numero (%) Commenti Problemi di identificazione del pazi- 6 (2%) ente precedenti p.e. nomi simili, identificazione erronea all’ammissione, abuso di identità, più cartelle cliniche relative allo stesso paziente Scambio di pazienti o campioni, di so- 109 (35%) lito nell’ambito dei prelievi pre-trasfusionali identificati: 10 volte dal team infermieristico stesso 99 volte inseguito a una discrepanza tra gruppo sanguigno e un valore precedente Errori di etichettatura di ogni genere 180 (58%) identificati al momento del controllo d’ammissione in laboratorio, campioni distrutti e richiesti nuovamente Errori di ordinazione 4 (1.3%) prodotto sbagliato o richiesto per paziente sbagliato Errori di laboratorio 4 (1.3%) risultati scambiati, interpretazione erronea Errori di consegna 8 (2.6%) specificazioni ignorate, prodotto assegnato erroneamente Communicazione insufficiente 1 (0.3%) Informazione concernente alloanticorpi noti non tramessa al laboratorio Gli errori più spesso notificati sono quelli di etichettatura, ossia quando non è possibile attribuire chiaramente un campione di sangue a un paziente e il problema è scoperto dal laboratorio al momento dell’accettazione. Ciò è segno che questa importante misura di sicurezza è applicata in modo sistematico. Un ausilio tecnico, ancora poco diffuso in Svizzera, che permette di evitare errori di etichettatura e scambi di pazienti e di campioni, è l’uso sistematico di braccialetti per identificare i pazienti. Alcuni ospedali vi fanno già ricorso, con buoni risultati, per i loro pazienti da sottoporre a trasfusione. È il caso, ad esempio, dell’ospedale cantonale di Argovia, che ha introdotto il braccialetto in collaborazione con il servizio regionale di trasfusione di Argovia-Soletta. Questo ausilio è molto diffuso anche negli ospedali pubblici in Ticino dove, dall’inizio del 2012, i pazienti ne sono muniti già al momento dell’ammissione (regime residenziale o day-hospital). Per tutto il periodo di ricovero il braccialetto serve a identificarli prima di ogni visita e prima di ogni intervento (5). Nel 35 per cento degli scambi di pazienti o di campioni l’errore non è scoperto alla prima barriera di controllo (accettazione in laboratorio), perché l’identificazione e l’etichetta dei campioni, così come il mandato al laboratorio, sembrano completi e coerenti. Lo scambio viene scoperto solo quando esistono, per caso, i dati di una precedente analisi del gruppo sanguigno, e questi divergono dai dati più recenti. Questo conferma ancora una volta l’importanza di «determinare due volte il gruppo sanguigno» (6). 17 Nella maggiore parte dei casi di scambio, di paziente o di campione, l’effettivo svolgimento dei fatti non è (più) ricostruibile con precisione o non è descritto nella notifica. Ma è proprio per questi eventi che occorre, in seno all’istituzione che li segnala, analizzare in dettaglio il procedimento, così da comprendere dove si è situato lo sbaglio, delineare tendenze o modelli e definire i correttivi necessari. Così individuate, le cause che inducono in errore possono interessare anche altri istituti sanitari, per i loro controlli interni. Solo quando le notifiche di NM inviate a Swissmedic descriveranno con la massima precisione le analisi e le fonti di errore, il sistema nazionale di emovigilanza potrà funzionare al meglio, permettendo a chi utilizza emprodotti labili di disporre non solo di cifre, ma anche di dati qualitativi sui fattori critici del processo trasfusionale. Se in un istituto sanitario o in determinate circostanze insorgono con frequenza eventi NM simili, spetta al responsabile dell’emovigilanza analizzare i precedenti, di preferenza collaborando con la direzione del reparto o la direzione medica competente. I risultati di questa analisi e le proposte atte a impedire in futuro simili errori devono essere documentati e comunicati ai responsabili dell’ospedale (ad es. servizio infermieristico, direzione medica ed eventualmente direzione generale). Deviazioni procedurali (96 casi, 20.5 % delle notifi che di NM) In questa categoria rientrano le notifiche di casi in cui, rispetto alle istruzioni di lavoro dell’istituto sanitario, non sono state completamente seguite le misure aggiuntive, intese a migliorare la qualità o la sicurezza delle trasfusioni. Anche se passate inosservate, queste deviazioni non portano sempre a un errore trasfusionale. A titolo di esempio: • l’attuazione incompleta o scorretta di un sistema di controllo o di identificazione supplementare che dovrebbe garantire l’attribuzione dell’emocomponente al paziente • la radiazione di un emocomponente che è stato conservato in deposito per un periodo più lungo di quanto previsto dalle istruzioni di lavoro • la consegna di emocomponenti con la doppia determinazione incompleta dei gruppi sanguigni Simili precedenti sono segno di una possibile lacuna nelle procedure predefinite, nelle relative prescrizioni di lavoro o nell’applicazione in loco. L’analisi individuale degli eventi fa luce sui fattori che hanno indotto il procedimento errato e permette di definire i correttivi: adeguamenti delle prescrizioni di lavoro, introduzione di ausili (ad es. braccialetto identificativo, liste di controllo, supporto informatico) o modifica delle condizioni quadro (ad es. non si pianifica alcuna trasfusione in momenti di organico ridotto). Errori nel deposito intermedio degli emocomponenti (59 casi, 12.5 % delle notifiche di NM) 37 notifiche giunte nel 2011 concernono emocomponenti ordinati e non trasfusi dopo la consegna. Da ciò si deduce che può capitare di ordinare emoprodotti anche se non è certo che la trasfusione sia veramente necessaria. In alcuni casi è inevitabile, ma in generale l’ordinazione va emessa solo a condizione che la trasfusione sarà indubbiamente e immediatamente effettuata. 22 notifiche descrivono un errore nel deposito intermedio di emocomponenti dopo la consegna all’operatore sanitario. Ad esempio: • CP depositato nel frigorifero o a temperatura am biente senza essere agitato (perdita dell’efficacia) • CE rimasti per giorni interi e talvolta oltre la data di scadenza in un frigorifero non sorvegliato • CE con chiari segni di degradamento fisico (scolo rimento, cambiamenti della consistenza) • prodotti lasciati non importa dove e ritrovati più tardi (CE,CP, PFC). Le manipolazioni inappropriate di emocomponenti forniti per le trasfusioni ne compromette la qualità e la sicurezza, obbligando sovente a distruggerli. Queste notifiche mostrano che, per quanto possibile, occorre trasfondere subito dopo la consegna, evitando così che gli emoprodotti subiscano un deposito intermedio. 56 delle notifiche in questione provengono da un solo ospedale e le altre 3 da altrettanti istituti di cura. Non sono pertanto rappresentative della situazione in Svizzera, ma si può partire dal principio che anche altrove insorgano simili eventi e quindi una considerevole quantità di sangue donato debba essere distrutta. Riteniamo che anche gli ospedali abbiano interesse a evitare inutili perdite e pertanto raccomandiamo di registrare nell’ambito del sistema di emovigilanza anche gli emoprodotti che sono stati consegnati, ma non trasfusi. Senza dimenticare che manipolare con oculatezza gli emocomponenti è anche un segno di rispetto nei confronti dei donatori. 18 2. Casi emblematici 2.1 Reazioni trasfusionali di grado 3 Nel 2011 sono pervenute 23 notifiche di RT con imputabilità elevata e potenzialmente letali per il paziente. 12 di queste notifiche concernono RT allergiche gravi (6 anafilattoidi e 6 anafilattiche), 4 ipervolemie, 2 RT ipotensive, 2 TAD e 1 TRALI, oltre a due RT emolitiche (una acuta e l’altra ritardata). Qui di seguito descriviamo un esempio per ognuna di queste reazioni gravi. 2.1.1 Reazioni caratterizzate soprattutto da «disturbi respiratori» (TRALI, TACO, TAD) Caso 1 TRALI immune Un paziente 69enne in buono stato di salute generale è ricoverato per una protesi totale elettiva del ginocchio. Siccome il valore piastrinico preoperativo è basso (32 G/l), riceve un concentrato di piastrine. La trasfusione inizia alle 09.30. Dopo 15 minuti il paziente accusa dispnea acuta con ipossia e sviluppa un edema polmonare acuto. Poiché la saturazione di ossigeno (SaO2) è in costante calo, è intubato e rianimato. Lo shock protratto è curato con adrenalina, Solumedrol, calcio, magnesio e Lasix. Il paziente è ricoverato in terapia intensiva. Nel tubo tracheale si osserva una secrezione schiumosa. Il paziente rimane intubato per alcuni giorni, riprendendosi man mano completamente. Diagnosi: presunta TRALI. Le analisi immunoematologiche non sono concludenti e non vi sono segni di sovraccarico o disfunzione cardiaca. Non vengono determinati i valori delle triptasi e i livelli di IgA. Nel campione del donatore si ritrovano anticorpi HLA delle classi I e II. Nonostante gli sforzi profusi dal servizio trasfusionale, non si riesce a prelevare sangue per una prova crociata. Commento: In conclusione riteniamo che si tratti di un caso di TRALI, con imputabilità probabile e grado potenzialmente letale. Non è chiaro la causa della trombocitopenia constatata prima dell’operazione. Caso 2 TACO Un paziente nato nel 1922, affetto da fibrillazione atriale tachicardica e sottoposto a trattamento con anticoagulanti orali fuori range terapeutico, è ricoverato a causa di un’emorragia gastrointestinale superiore. All’anamnesi sono noti una broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), un inizio di cuore polmonare e molte altre diagnosi non rilevanti per la trasfusione. Siccome il valore dell’emoglobina è pari a 75 g/l, viene ordinata una trasfusione di CE. Il modulo di ordine in uso all’interno dell’ospedale prevede (a titolo indicativo) la possibilità di precisare, apponendo un visto: «sistema cardiovascolare limitato e pertanto durata della trasfusione 2-3, eventualmente 4 ore per 1 CE (Cave TACO)». Il numero di componenti da trasfondere e la durata della trasfusione per sacca devono essere indicati in un campo separato. In questo caso si prescrive una durata di trasfusione di 3 ore. Nonostante le misure di precauzione, dopo 2,5 ore dall’inizio della trasfusione insorgono brividi, la temperatura passa da 36.8 a 37.5°C, le pulsazioni passano da 96 a 133, il paziente accusa dispnea con calo della SaO2 al 68 % e mal di testa. La pressione del sangue rimane stabile. I sintomi sono trattati con apporto di O2, inalazione (nessun medicamento specificato) e 20 mg Lasix i.v. I controlli dei documenti e le analisi immunoematologiche non danno esiti significativi, come le emocolture (del paziente e del prodotto). Il valore di Pro-BNP dopo la trasfusione è fortemente aumentato a 12’625 (N < 1370) e indica, senza un valore precedente di confronto, un’ipervolemia. La reazione trasfusionale è considerata una TACO, il responsabile dell’emovigilanza valuta l’imputabilità certa e il grado potenzialmente letale. Commento: Poiché previamente alla trasfusione è stata individuata una ridotta tolleranza volemica, è stata ordinata per scritto una velocità ridotta. Questo adeguamento, tuttavia, non è stato sufficiente per evitare un’ipervolemia e il paziente si è trovato in pericolo di vita. L’esempio mostra che un semplice ausilio organizzativo può riuscire a evitare un’ipervolemia. Siccome però non garantisce una trasfusione senza intoppi, è necessaria anche una stretta sorveglianza. Caso 3 TAD Una paziente 65enne con cirrosi epatica riceve nell’arco di 12 ore 7 CE, 5 PFC e 2 CP a causa di un’emorragia gastrointestinale superiore. 4 ore dopo la trasfusione dei due ultimi CE la temperatura, già elevata, passa da 38 a 38.8°C. La pressione aumenta da 70/35 a 125/88 mm Hg e insorge un’orticaria. In seguito i sintomi si sviluppano in un disturbo dell’ossigenazione e un edema polmonare avanzato. Nonostante la paziente presenti una tendenza all’ipovolemia, una funzione cardiaca normale (normale pressione di riempimento) e un bilanciamento negativo, i sintomi non migliorano. 5 ore dopo i primi sintomi è necessaria una ventilazione non invasiva e circa 24 ore dopo l’inizio della reazione trasfusionale la paziente deve essere intubata per 4 giorni e ventilato con PEEP (positive end expiratory pressure) fino 19 a 10 mbar. 7 giorni dopo la trasfusione, può lasciare la terapia intensiva ed essere ricondotta in reparto. Accertamenti: L’accertamento immunoematologico non dà esiti degni di nota. Non è provata una RT emolitica e le emocolture rimangono sterili. Nel campione di urina è evidenziata Klebsiella spp. che non è stata trattata specificamente nell’ambito di una preesistente profilassi con Rocephin. Le radiografie mostrano infiltrati bilaterali. La reazione è stata notificata come TACO, DD TRALI. L’edema polmonare con infiltrati bilaterali è in linea di massima compatibile con TACO o TRALI. La normale funzione cardiaca, la tendenza all’ipovolemia, il bilanciamento negativo e il mancato miglioramento, tuttavia, non sono precursori di un’ipervolemia. Il momento in cui si sono manifestati i sintomi e il decorso fanno pensare, in linea di massima, a una TRALI. Poiché gli emocomponenti somministrati provengono tutti da donatori uomini, una TRALI immunogena è improbabile e si rinuncia a un accertamento degli anticorpi HLA/HNA. A livello clinico la reazione è stata giudicata, al massimo di approssimazione possibile, una TRALI non immune per CE. Commento: La trasfusione massiva è considerata un fattore di rischio indipendente di insufficienza polmonare acuta, ragion per la quale formalmente non è più possibile diagnosticare una TRALI. Siccome dopo il riscontro anche i medici curanti sembrano dell’opinione che le complicanze descritte debbano essere ricondotte tutt’al più a una ARDS (sindrome da distress respiratorio acuto) in reazione alla trasfusione massiva, abbiamo classificato la reazione come TAD con imputabilità «improbabile». 2.1.2. Reazione trasfusionale emolitica (RTE) Caso 4 RTE acuta dopo IBCT, AB0-incompatibile Un paziente con leucemia linfatica cronica (LLC) e polmonite riceve un CE. Dopo la trasfusione di circa 100 ml reagisce con febbre (temperatura da 37.5 a 38.2°C), brividi, tachicardia, aumento della pressione del sangue (da 110/51 mmHg a 170/84 mmHg) e dispnea. Al controllo dei documenti risulta chiaro che è avvenuto un errore trasfusionale: al paziente con gruppo sanguigno 0 positivo è stato trasfuso un CE A positivo. Il paziente è potenzialmente in pericolo di vita. L’indagine rivela in seguito la correlazione di due errori procedurali in cui sono coinvolte tre persone. Errori procedurali: 1. Il CE è ordinato a voce per il paziente LX con gruppo sanguigno 0 positivo, nato il 4.2.1943. Al contempo in laboratorio si trova un mandato per un T+S destinato al paziente MX, nato il 18.11.1947, con gruppo sanguigno A positivo. I mandati sono scambiati ed è consegnato un CE del gruppo sanguigno A positivo. 2. Il controllo pretrasfusionale è eseguito da due infermieri, che tuttavia non paragonano i dati personali del paziente (dati personali e gruppo sanguigno) indicati sulla tessera del gruppo sanguigno e quelli indicati sulla sacca, derogando alle istruzioni di lavoro. Lo sbaglio passa inosservato. Misure: Dato questo precedente, i responsabili del laboratorio immunoematologico hanno deciso di consegnare emocomponenti soltanto su ordinazione mediante formulario scritto, nel quale figuri l’identità del paziente. Al momento della consegna il personale di laboratorio deve controllare che l’ordine e la consegna corrispondano. Per quanto concerne il personale infermieristico, è stato deciso di procedere a una verifica delle istruzioni di lavoro per la trasfusione. Nell’ambito dei controlli pretrasfusionali si garantirà che le modalità e i criteri di esecuzione definiti nelle istruzioni siano identici a quelli indicati nel promemoria per la trasfusione applicato dal giugno 2002 in tutti gli istituti dell’ente ospedaliero in questione. Commento: Il caso descritto mostra ancora una volta un gioco di circostanze «classico». Il primo errore procedurale è avvenuto in occasione dell’ordine orale. Dalle notifiche osservate negli ultimi anni emerge che lo scambio di prodotti per pazienti con nome o iniziali simili avviene soprattutto con ordini orali. Lo sbaglio può essere notato se al momento della consegna si paragona direttamente il formulario di richiesta e il prodotto da consegnare. L’errore trasfusionale si è prodotto perché non è stato eseguito completamente e correttamente l’ultimo controllo, ossia verificare che nome, cognome, data di nascita e gruppo sanguigno sull’etichetta del prodotto corrispondano con quelli che figurano sul bollettino di consegna e sulla tessera del gruppo sanguigno del paziente. Caso 5 RTE ritardata, alloanticorpi-incompatibile Una paziente 81enne, polimorbida, con frattura del bacino ed ematoma della parete addominale in seguito a una caduta, con coronopatia nota, riceve 2 CE a causa dell’emoglobina a 85 g/l. La trasfusione 20 si svolge senza complicanze, ma dopo circa 10 giorni sorgono ittero ed emoglobinuria. Si menziona inoltre una coagulopatia intravasale disseminata, CID, (senza indicazione dei valori). Ulteriori controlli di laboratorio mostrano chiari sintomi di emolisi: il siero è emolitico, LDH e bilirubina sono elevati e aumentano ancora (LDH 2203 U/l, il giorno dopo 6840 U/l, bilirubina 45.4 µmol/l, poi 81.1 µmol/l) e l’emoglobina cala da 11.8 a 9.8. L’aptoglobina è di 0.1 g/l, quindi sotto la norma (0.3-2.0 g/l) e l’emoglobina libera è fortemente aumentata (216.0 mg/dl, normalmente < 3 mg/dl). Prima della trasfusione il T+S era negativo (test degli anticorpi e DAT negativi, fenotipo ccddee, Kell negativo), 10 giorni dopo il DAT è 4+ positivo e il test degli anticorpi ha evidenziato un allo-anti-Kell. Uno dei due CE trasfusi aveva il fenotipo ccddee, Kell positivo. Commento: I dati sulla cronistoria di questa trasfusione non sono disponibili, così come indicazioni concernenti alloanticorpi eventualmente preesistenti. Gli anticorpi Kell sono tra gli allo-anticorpi più frequenti, e talvolta causano RT emolitiche gravi. L’insorgere dell’emolisi 10 giorni dopo la trasfusione conferma che è stato potenziato un anticorpo preesistente ma non più evidenziabile nel T&S. Per motivi di completezza va notato che il riassorbimento di un ematoma può provocare variazioni dei parametri di laboratorio simili a quelle causate da un’emolisi extravascolare. Si possono attendere, in particolare, elevati valori di LDH e bilirubina, nonché calo dell’aptoglobina e prova dei prodotti di degradazione della fibrina (come osservato anche nell’ambito di una CID). La portata rilevante dei parametri emolitici rimarcata in questo caso è probabilmente dovuta sia alla RT emolitica ritardata sia al riassorbimento dell’ematoma. 2.1.3 RT allergiche gravi Caso 6 RT anafilattica Paziente 73enne con emoglobina 89 g/l (anemia postoperativa dopo una protesi totale del ginocchio due giorni prima): all’anamnesi sono noti un prolasso mitralico, una patologia cardiaca ipertensiva e allergia allo iodio e alla penicillina, nonché una lieve RT allergica (esantema) dopo una trasfusione di CE. La paziente riceve per due giorni consecutivi un CE al giorno e reagisce rispettivamente 2 e 5 ore dopo la trasfusione con un’ipotensione necessitante noradrenalina (pressione del sangue da 90/45 mmHg a 65/40 mmHg), nausea, orticaria, continua diarrea e dolori addominali. La notifica indica inoltre: «urine marroni (colore simile a Coca Cola)». La verifica dei documenti e l’immunoematologia non danno alcun risultato patologico. Dopo la trasfusione non si rinviene emoglobina nell’urina, così come non è possibile individuare emoglobina libera nel plasma. LDH e aptoglobina sono nei valori normali. Il valore della bilirubina non è stato misurato. Visti questi esiti, si può ampiamente escludere un’emolisi. La causa della colorazione dell’urina non ha potuto essere individuata. Gli altri sintomi (orticaria, ipotensione necessitante noradrenalina, nausea, dolori addominali e diarrea) sono compatibili con una RT anafilattica. Commento: Vista la necessità di trattare con noradrenalina per stabilizzare la circolazione, la reazione è stata considerata come potenzialmente letale. Quello che impressiona in questo caso è la riproducibilità dei sintomi esattamente uguali dopo la trasfusione di CE. La reazione è da considerare un «re-challenge» positivo e la correlazione con la trasfusione probabile. Caso 7 Una paziente, che in precedenza ha sempre tollerato bene le trasfusioni con CP, presenta, subito dopo una trasfusione di CP, calo di pressione a 60/40 mmHg, arrossamento e gonfiore del viso, accesso di sudorazione, paura, dolori toracici e calo della SaO2 all’86%. Il trattamento con Tavegyl, adrenalina e Solumedrol fa rapidamente e positivamente effetto. Accertamento: Il valore di triptasi è aumentato 5 ore dopo la reazione a 12.3 µg/l e nell’arco di 24 ore è nuovamente diminuito a 5 µg/l. La batteriologia è negativa, il livello di IgA si situa nei valori normali e non sono evidenziabili anticorpi anti-IgA. Valutazione: TR (anafilattica) allergica, imputabilità certa. Caso 8 RT anafilattoide Una paziente, nata nel 1938, con sospetta leucemia mieloica acuta (LMA) e un numero di trombociti di 9 G/l riceve nell’arco di 30 minuti un CP. Circa 10 minuti dopo la trasfusione la paziente va in bagno. Sente un prurito perianale e alla schiena, seguito da oscuramento della vista, accesso di sudorazione e sensazione di collasso, ma senza perdita dei sensi o caduta. Dal punto di vista clinico si distinguono un calo di pressione da 140/60 a 90/60, forte sudorazione, orticaria al torace e alle braccia, lieve tachipnea. Dal punto anamnestico la paziente ha sofferto diversi anni prima di pollinosi, ma da lungo tempo non accusa più simili disturbi. Dopo la somministrazione di Tavegyl 2 mg i.v., Solumedrol 125 mg i.v. e Zantic 50 mg i.v. i sintomi regrediscono completamente. 21 Non sono effettuate analisi di laboratorio. Il CP proviene da un uomo, donatore da vari anni di trombociti, le cui 46 donazioni precedenti non hanno dato alcun esito negativo. Si tratta di un CP doppio la cui seconda unità è trasfusa a un altro paziente senza complicanze notificate. Commento: La reazione è stata considerata una RT anafilattoide non grave, con imputabilità probabile. 2.2 RT ipotensiva Caso 9 Un paziente, nato nel 1938, riceve un CE. Dopo 15 minuti dall’inizio della trasfusione subentra un calo della pressione da 96/59 mmHg a 82/50 mmHg. La trasfusione è interrotta. 3 ore più tardi è trasfuso un altro CE, ma dopo 25 minuti la pressione cala nuovamente, questa volta da 96/69 mmHg a 70/39 mmHg. Non insorgono ulteriori sintomi. I controlli dei documenti e l’immunoematologia risultano negativi e si rinuncia ad analisi batteriologiche. Commento: I responsabili del servizio di trasfusione giudicano la correlazione dell’ipotensione con la trasfusione possibile, ma non certa. In base al «re-challenge» positivo (nuovo calo della pressione nella seguente trasfusione) i responsabili dell’emovigilanza e Swissmedic ritengono che la reazione sia una probabile RT ipotensiva. 2.3 Contaminazione batterica Caso 10 Contaminazione batterica di CE In seguito a un lungo ricovero e 2 giorni dopo una colonoscopia con polipectomia, un paziente 72enne riceve un CE. Verso la fine della trasfusione intervengono febbre fino a 39.1 °C e brividi, aumento della pressione a 170/75 mmHg e dispnea con calo della SaO2 all’89%. Le emocolture del paziente e le colture del prodotto evidenziano la presenza di Serratia marcescens. Il sequenziamento del genoma dimostra che i batteri sono identici, ma si differenziano dalla Serratia marcescens rilevata in una precedente batteriemia. Le ulteriori analisi sono infruttuose, una fonte di infezione diversa dagli emocomponenti non è tracciabile. Commento: Si tratta di una reazione trasfusionale settica certa di un CE contaminato da Serratia marcescens. 2.4 Altre RT interessanti Caso 11 RTFNE – TACO Una paziente 64enne con sindrome mielodisplastica sviluppa sotto trasfusione del secondo CE febbre (temperatura da 37.9 a 39.2 °C) e dispnea improvvisa. La pressione venosa centrale (PVC) aumenta a 23 cm H2O (valori di riferimento 2-16). I sintomi insorgono 5 ore dopo l’inizio della trasfusione. I disturbi migliorano dopo la somministrazione di Perfalgan, Lasix e inalazione con Dospir. La verifica dei documenti e l’immunoematologia non danno alcun esito, le emocolture e le colture dei prodotti rimangono senza crescita. L’aumento dell’emoglobina è adeguato (77g/l prima e 102 g/l dopo la trasfusione). Valutazione del responsabile dell’emovigilanza: «In questo caso non è possibile distinguere dal punto vista clinico una RTFNE e un’ipervolemia. L’elevata PVC durante la reazione (23) e il rapido effetto al Lasix fanno pensare a una TACO, tuttavia si ritrovano anche i criteri per una RTFNE e la dispnea potrebbe essere spiegata anche dalla febbre. In conclusione potrebbe trattarsi anche di una reazione allergica anafilattoide, pur se ciò sembra piuttosto improbabile per via della dispnea isolata e del miglioramento senza somministrazione di steroidi o antistaminici». Commento: La concisa motivazione che il responsabile dell’emovigilanza ha formulato nella sua valutazione è emblematica e pertanto riportata alla lettera in questa sede. È inoltre un bell’esempio di doppio evento, registrato come a) RTFNE e b) TACO. Caso 12 PPT Una paziente 76enne subisce multiple complicanze di un impianto di protesi totale all’anca, tra cui un’infezione all’anca trattata con antibiotici. A causa di un’anemia necessitante trasfusione riceve un CE, dopo il quale mostra una lieve reazione febbrile. 18 giorni dopo si constata una grave trombocitopenia (2 G/l, un mese prima 167 G/l), la cui eziologia, dapprima, non è chiara. La diagnosi differenziale fa pensare a una correlazione con l’infezione, una porpora trombocitopenica idiopatica (PTI) o una RT ritardata sotto forma di PPT (porpora post-trasfusionale). Un tentativo di terapia con immunoglobuline (2x60 mg Privigen) non produce effetti e pertanto si inizia un trattamento con metilprednisolone. Dati i valori piastrinici bassi, i ripetuti cali di emoglobina e la persistente macroematuria, la paziente riceve ogni giorno per le 2 settimane seguenti 1 CP, in caso di emorragie o interventi fino a 2 CP e cumulativamente 12 CE. Non esiste un’alternativa malgrado la controindicazione 22 relativa di una trombocitopenia possibilmente legata a trasfusione. Le analisi, compresa l’analisi del midollo, mostrano un’ematopoiesi funzionale in aumento delle tre linee cellulari senza alcun segno di lesione midollare né diagnosi chiara. Il livello della trombopoietina (TPO) è aumentato a 505 ng/l (valore di riferimento <228 ng/l). Si ritiene che il considerevole aumento dell’ematopoiesi sia legato all’infezione. Un tentativo di terapia con Romiplostim (N-Plate) a causa di una possibile ITP non dà effetti visibili. La trombocitopenia persiste nonostante un’interruzione provvisoria della vancomicina e della rifampicina; una genesi farmaco-indotta è ritenuta improbabile. Circa 13 giorni dopo l’insorgere della trombocitopenia, il numero di piastrine aumenta per la prima volta a 4 G/l con miglioramento progressivo. Tanto a livello di referti clinici quanto di esami di laboratorio, gli indizi di un’infezione attiva all’anca sono scomparsi. Commento: Una trombocitopenia di consumo nell’ambito dell’infezione non può essere esclusa ma, considerati gli effetti alquanto marcati, a nostro parere si tratta di una causa piuttosto improbabile. L’insorgere acuto non fa pensare a una ITP (forme acute di ITP sono sviluppate soprattutto da bambini). Negli adulti si osserva nella maggior parte dei casi una ITP cronica con una frequenza maggiore nelle persone tra 20 e 40 anni. Si sviluppa perlopiù gradualmente, ma può aggravarsi anche in modo fulminante. Anche l’elevato TPO esclude una ITP. A favore di una PPT parlano l’insorgere della trombocitopenia, circa 18 giorni dopo la trasfusione (7) , i valori piastrinici molto bassi durante l’episodio e il decorso. Considerate una passata gravidanza e le trasfusioni nell’ambito dell’operazione iniziale all’anca, sussistono possibilità di immunizzazione contro gli antigeni piastrinici, tuttavia non è stato evidenziato alcun anticorpo-anti-HPA. È difficile determinare se i diversi tentativi terapeutici abbiano influito sul decorso o meno. Nel complesso, sia i responsabili locali sia il team di Swissmedic ritengono che una PPT sia la diagnosi più probabile. 20 minuti ricompaiono gli stessi sintomi, in seguito ai quali la trasfusione è definitivamente interrotta. Dopo 10-15 minuti la paziente si riprende. Afferma di non aver mai avuto prima simili disturbi. Sono noti precedenti di allergia agli antibiotici e allo iodio. Commento: Simili disturbi sono descritti dopo la somministrazione di oppiacei o anestetici locali, ma la paziente non ha ricevuto medicamenti simili. La reazione è stata iscritta nella categoria «Altre». Dato il «re-challenge» positivo, l’imputabilità è considerata certa. Caso 13 Disturbi visivi, retrogusto metallico Una paziente 78enne con anemia postoperativa in seguito a gastrectomia riceve un CE. Circa 30 minuti dopo l’inizio della trasfusione insorgono disturbi visivi (lampi e «mosche volanti»). Inoltre la paziente afferma di sentire un retrogusto metallico e di avere la vista alterata. I disturbi scompaiono completamente nell’arco di 15 minuti dopo l’interruzione della trasfusione. Poco dopo, la trasfusione è ripresa, ma dopo Caso 15 IBCT senza RTE Un medico assistente in anestesia ordina per telefono (probabilmente dalla sala operatoria) 2 CE per la paziente AA. Afferma in seguito di aver correttamente indicato cognome, nome e data di nascita. Il servizio di trasfusione consegna 2 CE per un paziente uomo ÖA (cognome identico). Nella sala operatoria il capoclinica di anestesia e un infermiere eseguono il controllo del CE e dei relati- Caso 14 TACO di grado 1, ipertensione isolata Una paziente, nata nel 1926, con nota ipertensione arteriosa e che ha subito un’emicolectomia a seguito di un carcinoma al cieco, riceve una trasfusione di CE a causa del valore di emoglobina di 5.9 g/dl. Senza dati su un’emorragia acuta si suppone un’anemia cronica. Dopo la trasfusione di 4 CE si osserva un aumento della pressione da 128/69 mm Hg a 201/102 mm Hg. Le vene giugulari chiaramente congestionate ritornano normali dopo la somministrazione di 20 mg Lasix i.v. La paziente è completamente normocardica e apiretica. Dalla notifica non emerge con chiarezza per quanto tempo sono stati trasfusi i 4 CE. Il periodo di trasfusione è indicato dalle 10.20 alle 12.00, ora che si riferisce soltanto all’ultima sacca. Le analisi immunoematologiche e batteriologiche non danno esiti degni di nota. Il valore dell’emoglobina dopo 4 CE è di 11.5 g/dl. La reazione è valutata come TACO. Commento: In questa paziente che presenta vari fattori di rischio di sviluppare un’ipervolemia (ultra 60enne, anemia probabilmente cronica, ipertensione arteriosa preesistente) un controllo dell’emoglobina, ad esempio dopo 2 CE, avrebbe permesso di rivalutare l’indicazione di una trasfusione di ulteriori CE. Anche un’analisi clinica e la misurazione della pressione a intervalli regolari avrebbero probabilmente permesso di individuare più rapidamente i sintomi dell’ipervolemia che sarebbe insorta. 2.5 Casi IBCT 23 vi documenti consegnati dal servizio di trasfusione. Il CE, il bollettino di consegna e la tessera del gruppo sanguigno di per sé corrispondono. L’identità della paziente è controllata con la tessera Adrema, ma si presta attenzione soltanto al cognome, perché la paziente presenta instabilità cardiovascolare e urge una trasfusione. Questa avviene senza complicanze riconoscibili, tuttavia la paziente è già intubata e, prima della trasfusione, presenta già instabilità cardiovascolare. Poco dopo, vengono nuovamente ordinati 2 CE per la stessa paziente. Quando in sala operatoria subentra il turno seguente si constata che il nome della paziente non corrisponde a quello sull’emocomponente e sui relativi documenti consegnati dal laboratorio. I prodotti sono casualmente compatibili. I prodotti errati sono restituiti contro i corretti CE per la paziente. Si tratta di un errore trasfusionale dovuto a un concatenamento di deviazioni. Casualmente i prodotti consegnati per sbaglio e trasfusi sono compatibili, altrimenti una situazione potenzialmente letale sarebbe stata inevitabile. Misure (secondo i dati riportati sul formulario di notifica pervenuto): • Dopo un precedente simile, l’ospedale ha introdotto l’ordine scritto di emoprodotti, ma in situazione di operazione questa istruzione è sempre ignorata. D’ora in poi l’ordine scritto è obbligatorio per TUTTI gli emocomponenti (ad eccezione degli emocomponenti non testati in situazioni di urgenza potenzialmente letali). Obiettivo: attuazione entro 3 mesi. • Come soluzione temporanea, in caso di ordine telefonico il servizio di trasfusione annota a mano su un formulario predisposto il cognome, il nome e la data di nascita del ricevente, prima di cercare il formulario T+S. • L’importanza dell’identificazione corretta e sistematica del paziente va nuovamente ribadita nell’ambito di formazioni interne approfondite. Citazione della valutazione del responsabile dell’emo vigilanza: «Errore trasfusionale grave dovuto a un concatenamento di sbagli, che dimostra, ancora una volta, come l’ordine orale sia inadeguato e pericoloso. Inoltre l’identificazione del paziente non è eseguita sistematicamente, giustificandosi con l’urgenza della trasfusione. In questo caso il pericolo di un errore trasfusionale è gravemente sottovalutato». Commento: Nel frattempo l’ordine scritto è stato attuato per tutti gli emoprodotti (regola che si applica anche in sala operatoria). Caso 16 IBCT con RTE acuta Una paziente 77enne (gruppo sanguigno 0 positivo) è ricoverata per una sospetta emorragia gastrointestinale. Il gastroenterologo ordina 1 PFC e 1 CE. La trasfusione ha luogo alle 22.00 nel reparto di terapia intensiva. 10 minuti dopo l’inizio della trasfusione del CE (circa 50 ml) insorgono calo della pressione e breve perdita di coscienza. In quel momento giunge una collaboratrice del pronto soccorso che si informa in merito a un CE mancante per un paziente ricoverato nel suo reparto. L’infermiere responsabile si rende di trasfondere alla paziente la sacca sbagliata. La trasfusione è subito interrotta. Il CE è A negativo, la paziente 0 positivo. Si procede ai prelievi del sangue per le analisi di laboratorio e la paziente è monitorata. L’immunoematologia post-trasfusionale rivela una DAT e prova della compatibilità positiva, mentre l’eluizione e il test degli anticorpi danno esito negativo. I valori di LDH sono di 333 U/l. Dopo 30 minuti dalla trasfusione l’aptoglobina è a 0.98 g/l, 8 ore più tardi è scesa a 0.29 g/l (valori normali 0.3-2.0 g/l). Data l’insufficienza renale cronica preesistente, il giorno dopo è ordinata l’indicazione per un’emodialisi. Nell’analizzare il caso, sono emerse le seguenti deviazioni: 1. consegna di un CE sbagliato (destinato a un’altra paziente, ma con il bollettino di consegna per la paziente poi effettivamente trasfusa) 2. al controllo dei prodotti prima della trasfusione, due infermieri non notano la discrepanza dei gruppi sanguigni 3. è eseguito un test di fianco al letto della paziente (controllo dell’antigene A e B della paziente e del CE), che tuttavia è interpretato in modo sbagliato! 4. Nessun controllo corretto dell’identità della paziente e della tessera del gruppo sanguigno prima della trasfusione. Si tratta di un errore trasfusionale (IBCT) che ha portato una RT emolitica acuta. Nella notifica l’evento non è stato valutato come grave con la motivazione che l’errore trasfusionale è stato scoperto in fretta, sono state subito prese le misure mediche adeguate e l’evento non ha avuto conseguenze gravi per la paziente. Commento: La reazione trasfusionale non ha avuto un decorso grave e questo sicuramente grazie alla 24 scoperta precoce e alla rapida interruzione della trasfusione. Indipendentemente da questo, all’origine dell’errore vi sono diverse deviazioni da non prendere alla leggera. Tre delle misure di sicurezza principali non sono state correttamente eseguite o sono state interpretate in modo sbagliato. Nel consegnare gli emocomponenti deve essere eseguito un controllo della corrispondenza dei dati sul prodotto da consegnare con il ricevente (gruppo sanguigno, cognome, nome e data di nascita). Lo stesso vale per l’ultimo paragone da eseguire subito prima della trasfusione. Persino il test di fianco al letto del paziente è fallito in questo caso, poiché il risultato non è stato correttamente interpretato. 2.6 Casi di NM Caso 17 All’accettazione in laboratorio i campioni sono muniti delle etichette con il numero di mandato corrispondente. Durante questa operazione su un campione del mandato 2 è inavvertitamente incollata un’etichetta con il numero del mandato 1. La provetta etichettata (in modo sbagliato) non è necessaria per le analisi ordinate nell’ambito del mandato 1 e accantonata come riserva. Per il mandato 2 ci si rende conto che manca un campione. Più tardi per il mandato 1 è riordinata un’analisi T+S. Dalla provetta etichettata in modo sbagliato è prelevata, con una pipetta, una piccola parte, omettendo di verificare nuovamente se l’etichetta originale e l’etichetta con il numero di mandato sulla provetta corrispondono, come previsto dall’istruzione di lavoro. Fortunatamente subito prima di eseguire il T+S subentra il turno seguente. La laborista incaricata dell’analisi controlla, al momento di iniziare il lavoro, la corrispondenza di tutte le etichette dei campioni e constata così la discrepanza. Documenta il caso e lo notifica subito alla direzione del laboratorio. In seguito, sono verificati tutti i campioni dei due mandati così da garantire che tutte le analisi siano eseguite sulla base dei campioni giusti. Commento (citazione del responsabile dell’emovigilanza): «L’errore, anche se non ha avuto conseguenze gravi, deve essere preso sul serio, poiché la deviazione può essere scoperta in più fasi nella routine: doppia determinazione del gruppo sanguigno, controllo dei risultati / controllo dell’identità di fianco al letto del paziente prima della trasfusione. La rapida notifica prova che la ‹cultura dell’errore› si sta affermando.» A questo punto possiamo solo aggiungere che in questo laboratorio, oltre a una buona «cultura dell’errore» vigono anche controlli affidabili: le provette, infatti, sono verificate nelle varie fasi (al momento dell’accettazione dei campioni e nuovamente alla preparazione degli analisi nonché al momento della consegna ai colleghi del turno seguente). Caso 18 A due partorienti sono prelevati campioni di sangue (da parte di due diversi infermieri), tra cui anche campioni per T+S. Questi sono conservati – etichettati in modo completo e corretto – nel frigorifero, mentre le altre analisi sono subito richieste. In un secondo tempo si decide di richiedere il T+S per la prima paziente. L’ostetrica chiede a una collega di prelevare il campione dal frigorifero e portarglielo nella sala parto. La collega prende con sé, per sbaglio, i campioni della seconda paziente. L’ostetrica constata che le firme sulla provetta e sul mandato di laboratorio non corrispondono. Senza controllare gli altri dati, stampa un nuovo formulario di mandato con i dati della sua paziente, incolla le nuove etichette sul campione, firma entrambe e vi annota l’ora del momento come ora del prelievo. In seguito invia il campione, il mandato e la tessera del gruppo sanguigno della paziente (gruppo sanguigno B negativo, ccee, K negativo) al laboratorio. L’analisi del campione di sangue dà gruppo sanguigno B positivo, CCee, K negativo. La laborista richiede subito 2 nuovi prelievi di sangue per due nuove determinazioni complete del gruppo sanguigno, che confermano il gruppo sanguigno della tessera. Commento: Anche se in un secondo momento e a distanza sembra difficilmente immaginabile, questo esempio, così come accaduto, illustra come spesso, nel lavoro clinico di tutti i giorni, si dia sovente per scontato che i campioni siano corretti e si cerchi di fare il possibile per superare in modo sbrigativo i vari ostacoli amministrativi. Non tutti i collaboratori, apparentemente, sono ancora consapevoli che le esigenze imposte dal laboratorio per identificare ed etichettare i campioni e i mandati nell’ambito del complesso svolgimento di una trasfusione di sangue esistono, essenzialmente, per garantire la sicurezza dei pazienti. Presentando questo esempio desideriamo mostrare che le esigenze delle singole fasi procedurali di una trasfusione non intendono essere inutili ostacoli per il personale curante e i pazienti, ma un meccanismo di sicurezza per questi ultimi. 25 Caso 19 Un reparto ordina un CP per il paziente H.J. Il servizio di trasfusione manda inavvertitamente un CP per P.J. (cognome identico). Il reparto nota l’errore al momento del controllo all’accettazione (invio con posta pneumatica) e restituisce il prodotto. Commento: Questo esempio, di per sé poco eclatante, mostra da un lato che l’errore può prodursi sempre e ovunque nella catena trasfusionale e dall’altro che le piccole tappe di controllo sono necessarie e, se applicate sistematicamente, sono efficaci. Vorremmo inoltre citare due commenti del responsabile dell’emovigilanza: «Un sistema elettronico chiuso (dalla presa in consegna del Type & Screen fino alla trasfusione) avrebbe potuto impedire simili scambi. Purtroppo l’introduzione di un simile sistema richiede molto tempo e considerevoli risorse finanziarie.» Il secondo commento recita: «tipico errore grave di uno scambio di 2 pazienti con stesso cognome. Fortunatamente l’errore è stato notato con un controllo approfondito prima della trasfusione.» A parte sperare che questo esempio motivi tutto il personale curante a eseguire sistematicamente controlli amministrativi «fastidiosi», da parte nostra non ci sembra opportuno aggiungere altro. 26 3. Abbreviazioni AC Ag ALI Anticorpo Antigene Insufficienza polmonare acuta (acute lung insufficiency) Sindrome da distress respiratorio acuto (acute respiratory distress sindrome) Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo Brain Natriuretic Peptide Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva Concentrato eritrocitario Coagulazione intravasale disseminata Cytomegalie Virus Centro nazionale di riferimento Concentrato piastrinico (CPa: concentrato piastrinico da aferesi) Centro Svizzero di Farmacovigilanza Catetere venoso centrale Diabete mellito Test diretto dell’antiglobulina (ditto anche: Coombs diretto) Diagnosi differenziale European Haemovigilance Network Errore trasfusionale Fibrillazione atriale Gastro-intestinale Grammo / decilitro Grammo / litro Giga / litro = 109 / litro Garanzia della qualità aqua Emoglobina Virus dell’epatite B (hepatitis B virus) Virus dell’epatite C (hepatitis C virus) Virus dell’immunodeficienza umana (human immunodeficiency virus) Antigene leucocitario umano (human leucocyte antigen) Human Neutrophil Antigen Human Platelet Antigen Emoderivato trasfuso in modo non corretto (incorrect blood product transfused) Identificazione Immunoematologia (ad es. in laboratorio di immunoematologia) Immunglobulina di classe A International Haemovigilance Network Per via intravenosa Look-back del donatore Look-back del paziente Lattato deidrogenasi (in questo contesto impiegato nel senso di parametro di emolisi) Leucemia linfatica cronica ARDS BENELUX BNP BPCO CE CID CMV CNR CP CSFV CVC D.mellito DAT DD EHN ET FA GIg/dl g/l G/l GQ H2O Hb HBV HCV HIV HLA HNA HPA IBCT ID IE IgA IHN i.v. LBD LBP LDH LLC LMA µg/dl µg/l µmol/l mg ml mm Hg mmol/l n.d. ng/l n.v. NM O2 P PaO2 PEEP PFC q PFC (SD) pH PPT PT PTI PVC Rh RT RTE RTFNE SaO2 ST CRS T+S TACO TAD Tc TMO TPO TRALI U/l UTI Leucemia mieloica acuta Microgrammo / decilitro Microgrammo / litro Micromol / litro Milligrammo Millilitro Millimetro di mercurio, unità di misura della pressione (sanguigna) Millimol/litro Non disponibile Nanogrammo / litro Non valutabile Near Miss Ossigeno Polso Pressione parziale di ossigeno nel sangue arterioso Positive End Expiratory Pressure Plasma fresco congelato quarantenato (anche FFP, fresh frozen plasma) Plasma fresco congelato, virus-inattivato Misura della reazione acida o alcalina di una soluzione acquosa Porpora post-trasfusionale Protesi totale Porpora trombocitopenica idiopatica Pressione venosa centrale Rhesus Reazione trasfusionale Reazione trasfusionale emolitica Reazione trasfusionale febbrile non emolitica Saturazione di ossigeno Servizio trasfusionale della Croce rossa svizzera Esame pretrasfusionale di un emoderivato (type and screen) Ipervolemia (transfusion associated circulatory overload) Dispnea associata a trasfusione (transfusion associated dyspnoea) Trombociti Trapianto del midollo osseo Trombopoietina Insufficienza respiratoria acuta associata a trasfusione (transfusion related acutelung injury) Unità / litro Unità di terapia intensiva 27 4. Bibliografia 1) http://www.swissmedic.ch/marktueberwachung/ 00159/00160/00437/index.html?lang=it 2) Pathogen-inactivation of platelet components with the INTERCEPT Blood System™: a cohort study. Infanti L. et al. Transfus Apher Sci. 2011 Oct;45(2):175-81. 3) Universal adoption of pathogen inactivation of platelet components: impact on platelet and red blood cell component use. Osselaer JC et al. Vox Sanguinis (2008) 94,315–323 4) Transfusionsrisiken im 2012 aus infektiologischer Sicht - Referent: Dr. Christoph Niederhauser; http://www.bsd-be.ch/downloads-links/ fortbildung.html 5) http://www.eoc.ch/pagina. cfm?menu=6789&pid=6789 6) http://www.swissmedic.ch/marktueberwachung/ 00159/00160/00439/index.html?lang=it e https://sbsc-bsd.ch/dokuman/DokumenteBSD/ Allgemeines/tabid/107/language/fr/Default.aspx 7) Popovsky, Mark A.: Transfusion reactions, AABB Press 2007, ISBN 978-1-56395–244-9.p 275 ff