Il contratto di rete. Una opportunità per il sistema produttivo agricolo

Transcript

Il contratto di rete. Una opportunità per il sistema produttivo agricolo
Il contratto di rete. Una opportunità per il sistema produttivo agricolo? Il punto
interrogativo è d’uopo.
La legge n. 122/2009, le successive integrazioni e modifiche non consentono una
esatta valutazione dei vantaggi concreti che la rete potrà sortire per i soggetti
aderenti. Il tempo trascorso dalla emanazione della legge, inoltre, non consente di
fare valutazioni di ordine giuridico e amministrativo per la qualificazione di questa
nuova forma di aggregazione.
In via del tutto ipotetico, tuttavia, è possibile configurare un contratto di rete come
una sorta di “sistema produttivo” di dimensioni discrete, capace di dar luogo ad un
“progetto industriale”, per essere al passo con gli altri sistemi produttivi in un
universo industriale e commerciale “globalizzato”.
In Capitanata, l’idea strategica del contratto di rete basa il suo fondamento su alcuni
capisaldi: l’agricoltura, le connessioni con gli altri sistemi produttivi, con i servizi e
con la ricerca, il progetto industriale, le relazioni tra i soggetti produttivi e la
corporate governance.
Il progetto di Rete “Pro Capitanata”, come possiamo brevemente definirlo, costituirà
crediamo un caso di assoluto interesse e un punto di riferimento nel settore perché,
agli obiettivi principali di rafforzamento e integrazione dell’azione di marketing
territoriale, accompagna sin da subito la ricerca di una continua elevazione della
qualità complessiva dei prodotti offerta dai network-partner e, (come dovrebbe
essere per tutti i progetti di rete); a questo si aggiunge, come testimoniato dal sito di
rete, la comprensione di come l’uso di tecnologia, social network e connettività sia
fondamentale per un successo duraturo.
L’elemento innovativo di questa “idea strategica” è costituito dal “sistema informativo
integrato di pianificazione e programmazione strategica” che governerà e controllerà
il processo produttivo.
Particolare rilievo assumeranno anche le relazioni tra il sistema produttivo, il sistema
civile e sociale, il sistema politico, il sistema delle associazioni di categoria e i
sindacati.
Un sistema così complesso sta richiedendo un impegno straordinario per la
elaborazione di un contratto di rete strategico, per la messa a punto della corporate
governance, per costruire il reting della rete e per costruire il Sistema Informativo
Integrato di Pianificazione e Programmazione Strategica.
Un impegno, fatto di una grande determinazione, di esperienza e di capacità di vedere
oltre certi limiti temporali, a cui stanno dando concretezza i venti soggetti promotori,
la società KEIRION/RETIDIMPRESA.EU, che sta collaborando per la messa a punto
del contratto di rete, e la Confederazione Italiana Agricoltori – CIA della Provincia di
Foggia.
Un impegno, tuttavia, che non riesce a fugare alcune reali incertezze, insite nel quadro
normativo di riferimento, nella diffidenza verso un sistema produttivo che potrebbe
configurarsi nel libero mercato in regime di monopolio o di oligopolio, nelle relazioni
con il sistema finanziario ed economico, con le organizzazioni di categoria e con la
politica.
Occorre, comunque, sciogliere un grosso dubbio. Quale l’aggregazione più efficace per
vincere la globalizzazione, i distretti o il contratto di rete?
In Capitanata, purtroppo, scontiamo una visione politica regionale che sta investendo
tutto sui distretti. Ne sono stati legalizzati già un bel numero. Ad alcuni distretti
hanno aderito anche soggetti del contratto di rete.
Il Distretto, fonte di ulteriore burocratizzazione o di monopolio/oligopolio di grandi
sistemi, non ha come fine “la produzione” ma “l’utilizzo delle risorse pubbliche”.
Il contratto di rete ha come fine, viceversa, “la produzione” e vede la risorsa pubblica
come “aiuto” e la “burocratizzazione” come ostacolo per la crescita del sistema
produttivo.
Queste le finalità che le aziende proponenti si propongono con il contratto nel medio
periodo. Le riportiamo integralmente come esposte nel contratto per fa comprendere
la reale vastità e complessità del programma che ci proponiamo, che necessita
assolutamente di un rapporto forte e costante con tutti gli altri player (pubblici e
privati) agenti e influenti sul terriotiro, tra ciui anche i Distretti.:
a. “Patto strategico per il sostegno e lo sviluppo dell’Agricoltura in Capitanata”,
per la valorizzazione delle potenzialità di sviluppo del sistema agro energetico e
delle aree rurali delle regioni della Capitanata: il Sub Appenino Dauno, il
Tavoliere e il Gargano. Il Patto si esplicherà attraverso linee strategiche
innovative e di estrema aderenza alle reali e sostenibili prospettive di sviluppo
dei territori rurali della Capitanata, al fine di massimizzare l’impatto – sia
diretto che indotto – delle risorse finanziarie e delle modalità di attuazione a
sostegno pubblico. Si ispirerà – sotto l’aspetto metodologico - al principio della
concentrazione degli interventi e della concentrazione tematica, con la quale si
intende far convergere non solo differenti tipologie di misure con modalità di
approccio uniche su un argomento di intervento ma di estenderla anche ad altri
argomenti di intervento affini;
b. Miglioramento dell’attrattività delle aree rurali, sia per le persone che per gli
investimenti, attraverso la realizzazione di interventi di natura infrastrutturale
e di servizio alla popolazione per garantire una maggiore vivibilità dei territori
rurali e creare le condizioni per limitare i fenomeni di esodo e di senilizzazione
e per dare stimolo indiretto ad un effettivo ricambio generazionale in
agricoltura;
per agevolare la esplicitazione del ruolo multifunzionale
dell’imprenditoria agricola e consentire una fruibilità esterna delle aree rurali,
evitandone una connotazione e una percezione “museale”, per conferirli un
carattere di “vissuto”;
c. Costituire/sostenere una filiera agro energetica, promuovendo la ricerca in
campo agricolo, economico e industriale per la produzione, trasformazione e
commercializzazione dei prodotti derivanti dal settore agricolo e dalle fonti
rinnovabili (eolico, fotovoltaico, biomasse, etc), la produzione di acqua e di
combustibili non da fonti fossili, avvalendosi di una rete di operatori in grado di
ottimizzare in termini economici le potenzialità del territorio di riferimento;
d. Accrescere la capacità di penetrazione dei soggetti partecipanti, sul mercato
nazionale ed internazionale mediante la certificazione di qualità del prodotto e
un’adeguata comunicazione delle suddette qualità
Expo Comm Italia 2011 - Roma 31 marzo Workshop
BIC Lazio Il Contratto di Rete a due anni dalla sua introduzione: stato dell’arte e prospettive future
Nella flessibilità del Contratto di Rete la forza delle Reti d’Impresa
Roberto Tononi / ENEA [email protected]
In tema di cosa ci si può aspettare dalla iniziativa sulle Reti d’Impresa, è bene ricordare che gli
esperti di diritto commerciale, come il prof. Mosco della università LUISS, ci dicono che la Rete
d’Impresa non solo non è essa stessa un’impresa ma non è neppure un “ente” in senso tecnico,
tant’è che il fondo di dotazione comune e l’organo di gestione comune sono facoltativi. La Rete
d’Impresa, quindi, non può che essere ricondotta solo a quell’accordo tra imprenditori, illustrato nel
Contratto di Rete, su un programma comune finalizzato, necessariamente, ad incrementare
competitività e capacità di innovare e, opzionalmente, ad aumentare le possibilità di andare sui
mercati internazionali.
Questa visione riduttiva, che taluno può percepire come un punto di debolezza, rappresenta, invece,
tutta la forza della Rete d’Impresa, poiché in quel Contratto di Rete si può prevedere, in maniera
esplicita, tutto quello che serve per raggiungere i succitati obiettivi mantenendo una flessibilità
sconosciuta ad altri tipi di raggruppamenti, come, ad esempi, i consorzi; difatti, quello stesso
Contratto, oltre a contenere le regole di collaborazione tra i partner, potrà contenere anche le
modalità di modifica, per così dire “in corsa”, di quelle stesse regole, nonché le modalità di cambio
dei partner senza, per questo, dover registrare un nuovo Contratto di Rete.
Da questa grande flessibilità, si può ragionevolmente dedurre che il successo di ciascuna Rete
d’Impresa dipenderà soprattutto da cosa i partner decideranno di fare insieme, da come si
rapporteranno gli uni agli altri, da quali regole decideranno di adottare e con quali meccanismi di
governance, al di là degli incentivi e dei decreti attuativi che caleranno dall’alto sulle Reti
d’Impresa.
Per supportare questa deduzione è bene dare un’occhiata al contesto in cui nasce tutta l’iniziativa.
Il 4 Giugno del 2010, l’ENEA ha tenuto a Roma uno dei primi convegni sulle Reti d’Impresa,
aperto dal dott. Andrea Bianchi, direttore del MiSE per le politiche per la competitività. In modo
esplicito, il dott. Bianchi ci ha detto che l’iniziativa sulle Reti d’Impresa nasce dal fatto che il nostro
paese, da almeno dieci anni non cresce in maniera significativa, visto che il tasso di crescita è stato
di appena il 2% in tutto il decennio. A questo si aggiunge il certo non lusinghiero 48° posto, nella
classifica della competitività del World Economic Forum.
Infine, l’attuale crisi economica ha condotto, da più parti, a proporre come exit strategy l’aggancio
al flusso di esportazioni verso i paesi emergenti, che totalizzano ben il 34% dell’import mondiale,
una quota del resto in forte crescita, tant’è che se ne prevede il raggiungimento del 50% nel 2014.
Questa proposta implica una maggior internazionalizzazione del nostro sistema produttivo, che però
richiede, a sua volta, una crescita della dimensione media d’impresa per superare le difficoltà
d’ordine economico ed organizzativo che comporta la proiezione sui mercati internazionali, nonché
per fornire maggiori garanzie finanziarie verso l’acquirente estero.
1
Expo Comm Italia 2011 - Roma 31 marzo Workshop
BIC Lazio Il Contratto di Rete a due anni dalla sua introduzione: stato dell’arte e prospettive future
Affievolitesi le speranze di far crescere le dimensioni medie d’impresa, attraverso i meccanismi
delle acquisizioni e delle fusioni, ed in considerazione della evidente scarsa propensione alla
crescita, soprattutto da parte dell’imprenditore nel sud, non rimane che puntare a crescere per
aggregazione, con meccanismi che lascino però alle imprese tutta la loro indipendenza.
E’ il complesso di queste esigenze che, in sostanza, ha condotto alla iniziativa sulle “Reti
d’Impresa” tradotta in realtà normativa dalla Legge 33 del 9 Aprile 2009 e dalle successive
modifiche enunciate nella Legge 122 del 30 Luglio 2010.
Come più d’una associazione d’imprenditori ha fatto notare, non è però sufficiente raccogliere, in
un unico contenitore normativo, imprese che hanno interessi commerciali in comune; è necessario,
poi, che dette imprese agiscano come se costituissero un’unica entità, che oggi ci apprestiamo a
chiamare “Rete”, in grado di prendere rapidamente decisioni condivise, ad esempio per adattarsi
alle mutate esigenze di mercato, e di eseguire con efficacia ed efficienza operazioni coordinate per
dar seguito a quelle decisioni.
Solo se queste condizioni sono soddisfatte, la propulsione sui mercati internazionali può
concretizzarsi grazie al fatto che la rete può essere percepita come soggetto sistemico coeso, capace
di offrire garanzie di affidabilità operativa e finanziaria.
D’altra parte, sul fronte interno, di fatto, la garanzia finanziaria va con la facilità di accedere al
mercato dei capitali, facilità che si appresta ad essere condizionata ed espressa dal così detto Rating
di Rete. Questo, come ci dice un gruppo di esperti costituito da Barclays ed Associazione Premio
Qualità, sotto l’egida di Confindustria, sarà definito, per le reti d’impresa, da una valutazione
quantitativa, basata sui criteri di Basilea 2, che può essere migliorata, per poter accedere a credito a
minor prezzo, da una valutazione qualitativa basata sulla capacità di fare rete. E quest’ultima, a sua
volta, sarà determinata proprio dalla succitata capacità di prendere decisioni condivise e di condurre
operazioni coordinate.
Tutto questo implica che la costituzione di una Rete d’Impresa non si limiti alla aggregazione
formale di imprese sotto il Contratto di Rete, magari con la speranza di accedere agli incentivi
predisposti per questa forma associativa, ma faccia evolvere le relazioni operative, tra le imprese
partner, verso aumentati livelli di mutua collaborazione, che costituiscono la condizione
necessaria per quegli incrementi di competitività e di capacità d’innovare esplicitamente indicati
nella Legge 33 istitutiva del Contratto di Rete.
Dunque, è l’aumento di collaborazione tra imprese l’elemento che appare determinante per dare
sostanza alla iniziativa sulla Rete d’Impresa così da portare rinnovate linfa vitale e propulsione al
nostro sistema produttivo, fulcrato in larghissima misura sulle piccole e medie imprese.
Il problema, in tutto ciò, è che l’aumento di collaborazione comporta un costo. Una qualunque
impresa che voglia entrare in un aggregato molto coeso e, quindi, caratterizzato da alti livelli di
collaborazione, sa bene che, subito dopo l’ingresso, dovrà occuparsi, non più soltanto dei proprio
processi produttivi, ma anche di quelli, forse ben più complessi, dello intero aggregato. Ma questo
2
Expo Comm Italia 2011 - Roma 31 marzo Workshop
BIC Lazio Il Contratto di Rete a due anni dalla sua introduzione: stato dell’arte e prospettive future
comporta, per quella stessa impresa, un ulteriore sforzo organizzativo che, inevitabilmente, implica
un maggior costo di gestione.
Evidentemente, allora, ogni proposta di processi operativi, rivolti ad aumentare i livelli di
collaborazione tra partner, dovrà comportare convenienze economiche tali da compensare, quanto
meno, quel maggior costo di gestione. Sarà determinante, inoltre, che dette convenienze siano
evidenti e misurabili e che possano essere godute nel breve termine per costituire un reale incentivo
alla adozione dei processi operativi proposti.
Un aspetto dello stesso problema è che la messa a punto di tali processi richiede l’impegno, non
indifferente, di risorse umane competenti e di tempi considerevoli, visto che quei processi dovranno
essere anche sperimentati per validarli prima del loro normale utilizzo.
Si tratta di un impegno che appare improponibile per tutte le costituenda Reti d’Impresa, poiché
comporterebbe, complessivamente, uno sforzo enorme.
Più ragionevole appare l’approccio di affidare ad alcuni soggetti, qualificati e con caratteristiche
di terzietà, il compito di mettere a punto quell’insieme di processi di collaborazione tra partner
che possano, poi, essere utilizzati da tutte le Reti, almeno per quegli aspetti che sono comuni a
tutte le Reti d’Impresa, lasciando, quindi, che ciascuna possa concentrarsi solo sulle specifiche
tematiche di core business. In tal senso si può intravvedere un approccio analogo a quello che si è
fatto per le tematiche sulla qualità, con la messa a punto di opportuni standard, ai quali le imprese,
ma oggi anche le filiere, possono adeguare i loro processi operativi e organizzativi per assumere
marchi riconosciuti di qualità.
Un ulteriore aspetto del problema è che quei processi di collaborazione mirati ad aumentare
competitività e capacità d’innovare sono, inevitabilmente, complessi a causa dei numerosissimi
requisiti che bisogna rispettare in reti d’imprese anche semplici. Basti pensare, ad esempio, agli
sforzi di ottimizzazione operativa di una rete rappresentata da una catena di fornitura, per la quale si
vogliano minimizzare i costi complessivi di produzione e di gestione della logistica con la necessità
di controllare decine e decine di variabili (se non centinaia in catene molto articolate).
Non basta, quindi, aver definito i processi, ma bisogna anche dotare la rete di strumenti
opportuni di attuazione dei processi medesimi. Gli strumenti sono, evidentemente, quelli che ci
può fornire oggi l’informatica.
Ancora, oltre alla definizione dei processi ed agli strumenti informatici per attuarli, serve il fattore
manageriale che assuma il compito di pianificare quei processi, di attuarli e di controllarne
l’esecuzione; serve, in sostanza, che ci sia il partner di rete deputato a svolgere questi compiti e che
certamente, non può non essere tra quello che, nel Contratto di Rete, costituisce l’organo comune di
gestione del contratto stesso e del quale non si potrà fare a meno, anche se la norma lo dà per
facoltativo.
3
Expo Comm Italia 2011 - Roma 31 marzo Workshop
BIC Lazio Il Contratto di Rete a due anni dalla sua introduzione: stato dell’arte e prospettive future
Per riassumere, ciò di cui necessitano le reti, dal punto di vista operativo, è quanto segue:
- paradigmi, o meglio standard, di processi di collaborazione rivolti ad incrementare
competitività ed innovazione;
- strumenti informatici di supporto per la esecuzione dei processi;
- organo comune deputato alla gestione dei processi.
Con riferimento a questo scenario di esigenze operative per le Reti d’Impresa, l’ENEA – agenzia
nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile – è da tempo
impegnata nella dimostrazione della fattibilità di questo approccio e, grazie a specifici
finanziamenti erogati dal Ministero per la Ricerca e dal Ministero per lo Sviluppo Economico, ha
potuto mettere a punto un servizio di utilità rivolto alle costituende Reti d’Impresa, risultato dal
completamento di alcuni progetti di ricerca e sviluppo.
Il servizio porta il logo CORA, che sta per Collaborazione nelle Reti d’Impresa d’Avanguardia.
Esso fornisce un insieme di paradigmi di processi di collaborazione, tra partner di Rete, mirati ad
accrescere competitività e capacità d’innovare.
I processi sono stati messi a punto individuando le azioni di mutuo adattamento tra partner,
necessarie per fare l’interesse generale della Rete, ma al contempo per assicurare benefici ad ogni
singolo partner.
Il servizio CORA si compone di sei moduli che corrispondono alle seguenti linee d’intervento:
contratti di approvvigionamento
aumento offerta di mercato
ottimizzazione dei flussi di produzione
della Rete di Imprese
riduzione dei costi
ottimizzazione dei flussi logistici
allineamento delle caratteristiche di qualità
piano strategico di Rete
aumento della capacità di
soddisfare i consumatori
supporto alla innovazione
Con la linea d’intervento sui contratti di approvvigionamento, CORA propone di sostituire alla
pletora di contratti bilaterali, che comunemente regolano la compra-vendita delle risorse tra i
partner di Rete, un unico contratto multilaterale basato sul paradigma del “Revenue Sharing”.
Questo porta spontaneamente la Rete ad aumentare il livello della sua offerta di mercato verso
quello che massimizza il suo profitto, a parità di curva della domanda di mercato e di capacità
produttiva della Rete; dunque, senza extra investimenti di medio-lungo termine.
Con le linee d’intervento sulle ottimizzazioni dei flussi di produzione e dei flussi logistici, si punta
invece a minimizzare i costi operativi per l’intera Rete.
4
Expo Comm Italia 2011 - Roma 31 marzo Workshop
BIC Lazio Il Contratto di Rete a due anni dalla sua introduzione: stato dell’arte e prospettive future
La linea denominata “allineamento delle caratteristiche di qualità” punta a rendere mutuamente
congruenti le caratteristiche delle risorse che i vari partner conferiscono alla Rete, al fine di
ottimizzare il livello di qualità complessiva di quanto la Rete porta sui mercati al consumo, ma
anche per assicurare il rispetto dei criteri di sicurezza del prodotto e di sostenibilità ambientale, che
è necessario considerare come tematiche da affrontare a livello di Rete più che a livello di singole
imprese.
La linea sul piano strategico di Rete utilizza la metodologia del “Quality Function Deployment”
per consentire a tutti i partner di contribuire alla formulazione di un piano che, in quanto da tutti
condiviso, sarà oggetto di maggior determinazione nella sua esecuzione, ma anche per aumentare la
sensibilità di tutti i partner alle problematiche di mercato, anche di coloro che da esse sono
normalmente lontani, così da avere una Rete complessivamente più reattiva alle variazioni delle
esigenze di mercato.
Infine, la linea sul supporto alla innovazione propone un concreto processo di cooperazione tra
partner per tradurre lo “incrocio di tecnologie”, che si ottiene implicitamente dalla costituzione di
una Rete, in innovazione di prodotto che consenta di occupare posizioni vantaggiose di mercato. In
sintesi, il processo è articolato in tre fasi:
• individuazione delle nuove esigenze di mercato, già presenti ma ancora latenti e , quindi,
non ancora soddisfatte da alcun prodotto;
• determinazione delle nuove caratteristiche che il prodotto deve avere per soddisfare quelle
nuove esigenze;
• analisi della fattibilità tecnologica ed industriale, quindi dei costi, per le nuove
caratteristiche .
E’ nella terza fase che, in particolare, si devono condividere le diverse competenze e conoscenze dei
partner e che dà conto del logo CORA.
La esecuzione del servizio CORA è supportata da un sistema informatico , che è stato sviluppato
ad hoc nell’ambito di una cooperazione tra ENEA ed IBM e che permette la erogazione del servizio
stesso attraverso internet, in modalità SaaS (Software as a Service), uno degli approcci di cloud
computing.
Il servizio CORA è già stato sottoposto a sperimentazione con tre Reti d’Impresa operanti nel
settore agro-alimentare. Ciò ha consentito di eseguire le prime validazioni e le necessarie revisioni
dei processi proposti. Vista la grande varietà di situazioni operative che presentano le imprese del
nostro sistema produttivo, si ritengono necessarie ulteriori sperimentazioni prima di passare alla
fase di erogazione industriale del servizio.
Per saperne di più o per partecipare alle sperimentazioni:
http://192.107.61.1/webpapers_files/CORA6.wmv
[email protected] - tel: 0630486151 opp. 3291108040 .
5