Studio urgente del rischio geologico residuo nel comune di Erto e

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Studio urgente del rischio geologico residuo nel comune di Erto e
Regione Autonoma Friuli - Venezia Giulia
Direzione Regionale della Protezione Civile
Contratto n. 52/2000
Studio urgente del rischio geologico residuo
nel comune di Erto e Casso
responsabile scientifico: Dario Slejko
autori: Laura Peruzza, Pierluigi Bragato, Romano Camassi, Raffaella Codermatz,
Alberto Michelini, Franco Pettenati, Alessandro Rebez, Gianfranco Renner, Sergio
Sancin e Dario Slejko
con la collaborazione di: Muzio Bobbio
Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale
Rel. 25/01 - OGA4 - CRS3
Trieste, agosto 2001
INDICE
1. Introduzione
pag.
2. Raccolta dati
2.1. Terremoti storici
2.1.1. La completezza storica: le reti, gli osservatori, i periodi
di registrazione
2.1.2. Terremoti parametrizzati su base macrosismica
2.1.3. Storie sismiche al sito
2.1.4. Applicazione della KF nella storia sismica di Erto e Casso
2.2. Terremoti strumentali
2.2.1. Sismicità strumentale antecedente al 1977
2.2.2. Sismicità dell’invaso artificiale
2.2.3. Sismicità strumentale recente
2.2.4. Analisi della sismicità utilizzando tecniche ad alta
risoluzione
3. Analisi critica della sismicità dell'area
4. Definizione delle aree di interesse
4.1. Zoning sismogenetico per la stima probabilistica
4.2. Attenuazione del moto del suolo
4.3. Differenziazione per le caratteristiche locali
4.3.1. Tipologia del terreno superficiale
4.3.2. Topografia
5. Definizione delle forzanti sismiche per il territorio del comune
di Erto e Casso
5.1. Calcolo delle accelerazioni attese da stime probabilistiche
5.1.1. Rimozione delle repliche dal catalogo della RSFVG
5.1.2. Carta probabilistica di pericolosità sismica per il comune
di Erto e Casso
5.2. Calcolo delle accelerazioni attese da scenari deterministici
5.2.1. Disaggregazione dei risultati di pericolosità sismica
probabilistica
5.2.2. Calcolo del terremoto massimo per la ZS10
5.2.3. Calcolo dello scenario di scuotimento per Erto
5.3. Confronto fra i risultati probabilistici e quelli deterministici
5.4. Input sismico per le modellazioni della franosità
6. Conclusioni
Bibliografia
123Appendice A: La cronaca sismica di Clemente Miari
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Appendice B: Localizzazione eventi dell'area del Vajont ottenute
con HYPOELLIPSE
Appendice C: Materiale fotografico
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BELLUNO
BELLUNO
PUOS
BELLUNO
BELLUNESE
BELLUNO
BELLUNO
PUOS
COL VISENTIN
CADORE
BOSCO CANSIGLIO
CLAUT
LONGARONE
BARCIS
CIMOLAIS
CLAUT
PUOS
SEDICO
AURONZO
CLAUT
BOSCO CANSIGLIO
BELLUNO
CANSIGLIO
PIEVE D*ALPAGO
POLCENIGO
FORNI DI SOTTO
PUOS
CADORE
OGS87
OGS87
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POS85
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GDTRM
POS85
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POS85
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GDTSP
GDTSP
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Il presunto terremoto bellunese dell’anno 365
Il Baratta (1901) segnala nell’anno 365 un terremoto distruttivo che avrebbe
interessato diverse aree del Veneto, Belluno compresa. La notizia, circolante in
diverse compilazioni sismologiche ottocentesche (Fulcis, XIX; Goiran, 1880) è
presente nella tradizione storiografica lombarda e veneta sei-ottocentesca.
Relativamente a Belluno le origini di questa tradizione sono riconoscibili nella
Historia del Piloni (1607), poi ripresa dagli autori bellunesi successivi (vedi ad es.
Miari, 1865). Secondo il Piloni nel luglio 365 vi fu un grande terremoto che distrusse
molti edifici e provocò diversi sconvolgimenti naturali: grandi frane, arretramento
della linea di costa, ecc.
La persistenza di questo ‘mito’ nord-orientale è tale da generare l’inserimento
dell’evento nel catalogo di Iaccarino e Molin (1978), con una intensità epicentrale del
grado XI della scala MCS.
Nella realtà si tratta, con ogni probabilità e come sostengono autorevoli studi
recenti, della indebita estensione all’Italia settentrionale del terremoto di Creta del 21
luglio 365, che fu probabilmente avvertito in quasi tutto il Mediterraneo, senza però
produrre danni in territorio italiano. Questo terremoto, per circostanze particolari,
ebbe un’eco formidabile; il che è probabilmente all’origine del mito del terremoto
distruttivo in Italia nord-orientale.
I terremoti attestati dalla cronaca di C. Miari
9
Il terremoto di Farra d'Alpago del 28 marzo 1876
Questo evento è caratterizzato nel catalogo PFG (Postpischl, 1985), da una
scossa di intensità incerta fra i gradi V e VI MCS. Il record è inserito a partire dal
catalogo parametrico di Iaccarino e Molin (1978) che non riporta i riferimenti diretti
alle fonti utilizzate per ciascun evento, che consistono generalmente in compilazioni
sismologiche e bollettini.
Per lo studio di questo evento è stata quindi effettuata l'analisi delle principali
compilazioni di interesse per l'area nord-orientale e dei bollettini meteorologici
coevi.
L’evento è segnalato nella rubrica “Annotazioni delle stazioni Alpine-Appennine”
del Bullettino Meteorologico (1876), che per la stazione di Belluno riporta: “28, alle ore
2 ant. breve e leggiera scossa di terremoto ondulatorio con rombo abbastanza forte”. Più
avanti nel testo viene riprodotta anche una lettera dello stesso Fulcis che scrive:
“Belluno, 28 marzo 1876. Oggi, alle ore 2 ant., si fece sentire una breve e leggiera scossa di
terremoto in senso ondulatorio, accompagnata da rombo. In qualche casa risuonarono per la
scossa i vetri delle finestre. Da Serra [sic!] di Alpago ebbi notizia che anche colà, alla stessa
ora, fu avvertita la scossa; la quale mi dicono sia stata forte ed accompagnata da rombo, senza
aver arrecato alcun danno”.
La scossa è segnalata anche dal Bullettino del Vulcanismo Italiano (1876), in
forma più sintetica e probabilmente già mediata dalla interpretazione in termini di
scala da parte del De Rossi, che qualifica la scossa a Belluno e Farra d'Alpago
rispettivamente come "sensibile" e "forte". Si ritiene pertanto più attendibile
l'informazione fornita dal Bullettino Meteorologico.
Nessuna altra informazione risulta dallo spoglio delle compilazioni
sismologiche.
In conclusione, sono disponibili le seguenti osservazioni macrosismiche:
Ye Mo Da Loc
1876 03 28 FARRA D’ALPAGO
1876 03 28 BELLUNO
Lat
Lon
46.121 12.358
46.146 12.222
Is
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40
Il terremoto di Vittorio Veneto del 29 dicembre 1885
Questo evento è caratterizzato nel catalogo PFG (Postpischl, 1985), da una
scossa di intensità del VI MCS. Il record è inserito a partire dal catalogo parametrico
di Iaccarino e Molin (1978) che non riporta i riferimenti diretti alle fonti utilizzate per
ciascun evento, che consistono generalmente in compilazioni sismologiche e
bollettini.
Per lo studio di questo evento è stata quindi effettuata l'analisi delle principali
compilazioni di interesse per l'area nord-orientale e dei bollettini meteorologici
coevi.
L’evento è riportato da diverse compilazioni sismologiche ottocentesche. Il
Piovene (1888) segnala a Vicenza, a ore 10.59 pomeridiane, "un scossa di terremoto
ondulatorio molto prolungata e abbastanza sentita nella direzione da N a S"; il Bettoni
(1908), relativamente a Brescia, segnala una "scossa abbastanza forte di terremoto in
senso ondulatorio della durata di 3 secondi". Informazioni tratte da corrispondenze
giornalistiche sono fornite dalla compilazione di Tommasi (1888), secondo la quale a
Udine la scossa fu “leggera in direzione NE-SW e della durata di circa 8”. Fu sentita anche
a Trieste e Trento ed abbastanza forte a Venezia e fortissima a Belluno, Conegliano, S. Croce.
Fu appena avvertita a Treviso, Vicenza e Verona”.
Notizie di notevole dettaglio sono infine fornite da diverse corrispondenze
pubblicate dal Bollettino Mensuale (1885); fra queste quella del Fulcis da Belluno, ove
16
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