good night and good luck

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good night and good luck
GOOD NIGHT AND GOOD LUCK
scheda tecnica
titolo originale: GOOD NIGHT, AND GOOD LUCK
durata: 90 minuti
nazionalità: Usa
anno: 2005
regia: GEORGE CLONEY
soggetto e sceneggiatura: GEORGE CLOONEY, GRANT HESLOV
produzione: GEORGE CLOONEY, GRANT HESLOV PER SECTION EIGHT LTD., WIP,
2929 PRODUCTIONS, METROPOLITAN, PARTECIPANT PRODUCTIONS, REDBUS
PICTURES, TOHOKASHINSHA FILM COMPANY LTD.
fotografia: ROBERT ELSWIT
montaggio: STEPHEN MIRRIONE
scenografia: JAMES D. BISSELL
costumi: LOUISE FROGLEY
interpreti: DAVID STRATHAIRN (EDWARD R. MURROW), GEORGE CLOONEY
(FRED FRIENDLY), GRANT HESLOV (DON HEWITT), ROBERT DOWNEY JR. (JOE
WERSHBA), TOM MCCARTHY (PALMER WILLIAMS), PATRICIA CLARKSON (JENNY
DARMONDY), JEFF DANIELS (TED CHURCH), RAY WISE (DON HOLLENBECK)
la parola ai protagonisti
George Clooney
Come è arrivato a Good night and good luck?
Oggi come allora si sfrutta la paura per limitare la nostra libertà. Negli Usa la nuova
proposta sulla sicurezza nazionale permette all'Fbi di investigare sulla vita di una persona
senza che questi neppure lo sappia. È un passo pericoloso. E purtroppo l'informazione è
completamente assente. Mio padre ha lasciato il suo lavoro proprio perché la tv era
diventata sempre più spettacolo senza spazio per le notizie. È un fatto ciclico: c'è un
periodo in cui si usa la paura per attaccare le libertà civili e per fortuna poi si va avanti. Ce
la faremo anche stavolta.
Dunque è un film sull'oggi?
Mi sembrava giusto entrare nel dibattito che c'è negli Stati uniti, specie adesso che il Patriot
act farà il suo secondo passaggio al senato. Bisogna discuterne visto che si sta attaccando
la nostra libertà. Però, anche se tutti sanno come la penso, non avevo in mente di fare un
film contro l'attuale amministrazione. L'aspetto storico è centrale, sono un fan di Murrow,
ma se ci si vedono riferimenti all'attualità mi fa piacere.
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Lei ha sempre fatto film-spettacolo. Questo è un altro tipo di film, che creerà un dibattito pubblico.
E' più soddisfacente?
E' sempre bello fare un film, io non sono uno snob, mi piacciono i film spettacolari, tipo
Ocean's eleven, sono divertenti. Ma film come questo, come Three kings creano un
dibattito, è divertente, suscitano commenti ed è bello fare parte di questo. Specialmente ora
che la legge sul patriottismo farà un secondo passaggio in parlamento. E' bello il dibattito
sulle libertà civili se è giusto toglierle o no. Ma questo film non è un pretesto per attaccare
l'attuale amministrazione, è riferito a un fatto del passato: sono un fan di Murrow, se c'è un
riferimento all'oggi ne sono felice, ma il mio obiettivo era suscitare un dibattito più generale.
A chi si è ispirato come regista?
Io imparo da qualsiasi regista con cui lavoro da sempre, stavolta ho rubato molto ai colleghi
documentaristi, perché parlavo di una inchiesta giornalistica e lo stile del documentario era
il più fedele.
Ha scelto il bianco e nero e una forma "documentaria".
Era la soluzione che mi permetteva di armonizzare il film coi materiali d'archivio. Non ho
mai pensato di usare un attore per McCarthy... volevamo farlo vedere di persona come
Murrow, che ha usato solo la sua voce. Nessuno eguaglia McCarthy come McCarthy. Forse
gli daranno un premio da attore non protagonista.
Il film racconta il maccartismo attraverso l'informazione, i media, il loro potere.
Quando ero ragazzo c'erano tre network negli Usa. Avevano tutti le stesse informazioni che
il pubblico prendeva e interpretava. Ci sono stati alcuni momenti che hanno segnato la
storia americana. Come quando Walter Cronkite, un uomo di cui gli americani si fidavano,
tornò dal Vietnam dicendo che era una guerra sbagliata. O come quando Murrow disse che
McCarthy era un criminale. Il punto non era che le persone da lui accusate fossero o meno
delle spie. Ciò che contava era che se accusi qualcuno con le prove chiuse in una busta
sigillata, senza concedere di vederle e senza mostrare la faccia dell'accusatore, distruggi
tutto quanto di grande ha fatto l'America. Oggi questo tipo di giornalismo non è più
possibile. Il sistema televisivo è frammentato e questo fa sì che si scelga il canale che dice
le cose che vuoi sentire. Se vai su Fox saprai che ci sono buoni e cattivi senza mai un fatto,
contano solo le categorie.
Questo permette il controllo dell'informazione?
La tv può avere un potere enorme, oggi l'informazione viene in maggioranza dalla
televisione. In tv si fa politica, con la televisione è stato eletto Kennedy. Oggi c'è sempre più
controllo dei capitali sulla televisione, ecco perché l'informazione è messa in un angolo, non
frutta denaro e è pure pericolosa... Un tempo l'informazione poteva controllare gli altri
poteri: non era solo un diritto ma una responsabilità. Ora invece non si fanno più le
domande che contano. Chi ha creato il documento che provavamo che Saddam cercava di
comperare uranio dalla Nigeria? Sappiamo adesso che era falso ma non sappiamo chi lo
ha inventato. Per queste domande non c'è più spazio.
Mi sembra di capire che considera il suo un film più storico che politico...
Esatto, noi ci siamo limitati a fare delle ricerche per raccontare delle cose che sono
realmente successe. Abbiamo fatto come farebbe un qualunque bravo giornalista, abbiamo
fatto un controllo incrociato delle fonti, abbiamo intervistato le persone protagoniste ancora
in vita, abbiamo usato tutti i riferimenti storici possibili. Al momento negli Stati Uniti c'è una
strana teoria per cui McCarthy era un brava persona, mentre Murrow un comunista
antipatriottico, quindi direi che è il momento giusto per ribadire che le cose non stanno
veramente così.
Perché avete usato il vero senatore McCarthy?
Oggi in molti cercano di riabilitarlo e farlo passare per un bravo ragazzo, allora abbiamo
scelto di utilizzare le sue stesse frasi e la sua faccia, come aveva fatto Murrow. In fondo
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pensiamo che abbia fatto un bel lavoro nel recitare se stesso e che potrebbe vincere un
premio come migliore attore non protagonista.
Può spiegarci meglio perché è arrivato il momento di parlare di lui?
Ci sono molte ragioni. Perché è una grande storia, prima di tutto, e ogni volta che fai un film
quello che racconti è fondamentalmente un atto di coraggio e questo è un grande atto di
coraggio. Poi è arrivato il momento di sollevare il dibattito sull'utilizzo che si fa della paura
per privare le persone dei loro diritti civili, così come è importante parlare delle
responsabilità che hanno le grandi multinazionali proprietarie dei network nel controllo delle
notizie che poi arrivano al pubblico. E poi perché stanno per rinnovare il Patriot Act con
norme ancora più restrittive che calpesteranno ulteriormente i nostri diritti costituzionali. E
poi perché è un momento difficile negli Stati Uniti. Sally Shean, la madre di un soldato
morto in Iraq che campeggia di fronte il ranch di George W. Bush, è stata additata da
un'associazione ultra conservatrice come una comunista e il presidente di questa stessa
associazione ha fatto il nome di altre cinque organizzazioni, di cui io sono membro,
indicando anche queste come comuniste. Forse è proprio arrivato il momento di discutere
di queste cose.
Ed Murrow era un ottimo giornalista. Ce ne sono ancora bravi come lui?
Mio padre è un giornalista ed è bravo, così come credo che ce ne siano molti altri.
Pensiamo solo a tutti quelli che sono in questo momento in Iraq e ai 57 che sono morti. Il
mio film non è un atto d'accusa contro i giornalisti, ma un tentativo di aprire un dibattito
sulla necessità di avere sempre delle notizie accurate. Negli Stati Uniti attraversiamo ogni
trenta, quaranta anni dei periodi in cui nasce la paura di parlare, di alzare la voce, e quindi
smettiamo di discutere di cose di cui sarebbe invece necessario confrontarsi,
atteggiamento quest'ultimo che ritengo essere estremamente patriottico. "Good Night. And
Good Luck" è per me un atto d'amore nei confronti dei giornalisti, professionisti che nella
maggior parte dei casi hanno a che fare con questioni delicatissime.
Il cinema può essere uno spazio libero dove discutere di queste cose?
Lo è. Io ho fatto pessimi film che hanno insegnato alla gente perché non si deve andare al
cinema, ma ci sono anche opere che sono dei veri e propri eventi sociali. Pensiamo a "I
migliori anni della nostra vita" e "I giovani leoni" dopo la seconda guerra mondiale,
"Indovina chi viene a cena?" durante gli anni della lotta per i diritti civili, "Tornando a casa"
dopo la guerra in Vietnam e in tempi ancora più recenti "Philadelphia", il primo film che ha
veramente sollevato il dibattito sul problema dell'AIDS. Comunque non credo che possano
essere completamente istruttivi, perché non si tratta di documentari. In "Good Night. And
Good Luck" il cinquanta per cento del film è composto da materiali d'archivio, ma l'altra
metà del film è scritta da noi, perché non abbiamo la certezza di ciò che sia successo in
quelle stanze, sebbene la maggior parte delle cose che dice Murrow sono vere e proprie
citazioni. Se vuoi la verità devi fare un documentario, ma anche questo deve essere
comunque equilibrato e ben fatto.
Cosa pensa dell'incarcerazione della giornalista Judith Miller per non aver rivelato la sua fonte? Ci
sono state poche proteste dall'Europa...
Io non sono giornalista. Sono figlio di un giornalista. La mia risposta potrebbe essere presa
male o capita male, ma posso dirvi quel che penso: per me incarcerare giornalisti per motivi
attinenti alla professione, in un paese come il nostro, è un errore.
Pensa che l'informazione sia cambiata dopo l'undici settembre?
L'informazione è a rischio non solo dall'undici settembre. Mio padre alla fine ha smesso
questo lavoro perché si trattava sempre più di spettacolo e sempre meno di dare notizie.
Bisogna sempre sapere qual è il prezzo che si paga per dare informazioni. Ma il pericolo
c'è perché la maggior parte delle persone ottiene informazioni dalla televisione, noi
americani siamo ciclici, facciamo cose stupide, utilizziamo la paura per limitare le libertà
civili. Ma ci riprenderemo, l'abbiamo già fatto, lo faremo e alla fine vinceremo.
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Cosa pensa della stampa italiana?
Il mio giudizio sulla stampa italiana è articolato. Ad un primo sguardo, sembra assomigliare
a quella statunitense: anche qui in Italia ci sono pochi proprietari di molti canali... E le
informazioni finiscono per essere simili fra di loro. Questo, ovviamente, non è un atto di
accusa contro i giornalisti, anche perché mio padre lo era. Credo che sia positivo tenere
aperto il dibattito. Anche perché sopprimere l'informazione è un fatto pericoloso per tutti,
soprattutto quando è in gioco la vita delle persone.
Tra scrivere, girare e recitare cosa la diverte di più?
La scrittura è la cosa che mi diverte di più: c'è qualcosa di magico nel vedere ciò che hai
scritto su un foglio prendere vita. Comincia quando qualcuno costruisce un set. Poi arrivano
gli attori a dire le battute e i cameraman che cominciano a girare. Il prodotto della tua mente
realizzato da 150 persone è sicuramente la parte che mi piace di più.
Sente di avere in comune qualcosa con Orson Welles?
Sto ingrassando come lui. No, insomma, lui ha girato 'Quarto potere' quando aveva 25
anni. Era un genio, ha fatto uno dei migliori film che siano mai stati fatto a quell'età. Lui era
un genio e io sono solo il prodotto di tutte queste persone intelligenti e piene di talento di
cui mi circondo. C'è una cosa in cui sono davvero bravo: mi circondo di gente come loro.
Come vedi il fatto di essere in competizione qui alla Mostra del cinema di Venezia? Di solito
difficilmente le grandi star accettano di far parte del concorso...
Anche con "Confessions of a Dangerous Mind" ero in concorso al Festival di Berlino, e
anche, a Cannes, con "Fratello, dove sei?", di cui ero solo interprete. Credo sia giusto,
siamo a un festival, perché non dovrebbe farmi piacere? È però vero che non sono molto
bravo nella competizione perché credo sia difficile fare un confronto tra film tanto diversi.
Inoltre il mio è un film difficile da vendere all'estero, quindi Venezia è un'ottima vetrina
internazionale. Oltretutto il trenta per cento dei miei connazionali non sa chi è McCarthy: è
una buona maniera anche questa per farglielo scoprire.
recensioni
Tullio Kezich - Il Corriere della Sera, 2 settembre 2005
Saranno fischiate le orecchie a più d' uno nei piani alti dei nostri palazzi televisivi se è pervenuto
fin lassù l' eco del discorso che incornicia Good Night, and Good Luck di George Clooney,
presentato ieri alla Mostra. Il film dà voce all' indignazione che abbiamo tutti dentro nei riguardi di
una tv «usata per distrarre, illudere, divertire e isolare». E il bello è che questa intemerata, Ed
Murrow la pronunciò quasi mezzo secolo fa, a un banchetto della Radio Television News Directory
Association del ' 58, denunciando che le reti erano finite al servizio di programmi come quelli di Ed
Sullivan e Steve Allen (leggi «Affari tuoi» o «L' isola dei famosi»). Egbert Roscoe Murrow (19081965) aveva condotto per 7 anni la rubrica «See It Now», rischiando la carriera nello sforzo di
contrastare il senatore Joe McCarthy truffaldino animatore della «caccia alle streghe». Memore
della lezione di Tutti gli uomini del presidente, Clooney ripropone in una suggestiva ricostruzione d'
ambiente un capitolo di storia del giornalismo in cui si riserva una parte marginale in mezzo a un
gruppo di eccellenti interpreti fra i quali primeggia David Strathairn. Nel film in bianco e nero gli
attori interagiscono con i personaggi delle registrazioni d' archivio (McCarthy è presente in prima
persona) gareggiando in verisimiglianza. Murrow comincia con la difesa del pilota Radulovich,
radiato senza prove dalla marina per sospetto di comunismo; gli sponsor si innervosiscono e i
dirigenti della Cbs preferirebbero «più intrattenimento», ma Ed e i suoi non mollano su una
questione che investe i diritti dei cittadini. Per loro sarà una vittoria di Pirro includente un suicidio,
licenziamenti vari e Murrow sbattuto in orario di minore prestigio. Film che posa sulle cose di ieri lo
sguardo di oggi, Good Night, and Good Luck segna l' assunzione di Clooney regista nell' empireo
di Hollywood e un plausibilissimo candidato al Leone d' oro.
[email protected]
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Natalia Aspesi - La Repubblica, 2 settembre 2005
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hollywoodiano, George Clooney, porta alla Mostra, come regista, cosceneggiatore, interprete in
una parte secondaria, in prima assoluta mondiale, uno di quei film ben fatti, eleganti e
appassionatamente democratici che, parlando del passato, ci richiamano ai malesseri assopiti, alle
inquietudini accantonate del presente. Good night and good luck, secondo film come regista del
finto buontempone Clooney, in concorso alla 62esima Mostra, racconta dei tempi leggendari o
addirittura fiabeschi, gli anni 50 americani, in cui il giornalismo, in questo caso quello televisivo,
non era al servizio di nessuno se non della verità, svolgeva la sua funzione di vigilanza e
opposizione al governo, resisteva alle intimidazioni dei potenti, non conosceva la faziosità, ed era
orgoglioso del suo ruolo di sentinella in difesa della Costituzione, dei diritti civili e della giustizia.
In sole cinque puntate sulla rete televisiva CBS, negli anni drammatici e cupi tra il 1953 e il 1954,
Edward R. Murrow, conduttore di un popolare programma giornalistico, con la collaborazione
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bugiarde e illegali con cui il senatore Joseph McCarthy, presidente del Comitato Parlamentare per
le Attività Antiamericane, tentò di incastrare senza prove, presunti colpevoli di comunismo. Quando
si parla di maccartismo, anche nei film, (Il prestanome con Woody Allen, Indiziato di reato con De
Niro), è sempre alla famosa lista nera di Hollywood che ci si riferisce, ai registi, agli attori che
persero il lavoro e talvolta la vita perché sospettati di simpatie bolsceviche o perché rifiutarono di
denunciare i colleghi, e dei colleghi che invece scelsero di salvarsi con la delazione.
Clooney, 44 anni,figlioli un giornalista televisivo che ha fatto politica con il partito democratico, con
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In quel meraviglioso, lucente bianco e nero che misteriosamente rende il cinema tanto più vivo e
emozionante, in 90 minuti che si rincorrono veloci e ansiosi come in una geniale, nervosa,
concitata trasmissione in diretta, in Good night and good luck,(la frase con cui Murrow concludeva
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Woodward e Berstein che rivelarono il Watergate. Chi informa non ha più fiducia nel suo mestiere,
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Quando gli inserzionisti impauriti si ritirarono dalla sua trasmissione, Murrow pagò gli spazi di tasca
sua. Oggi la gente è meno informata di l5, 20 anni fa perché legge poco: in più negli Stati Uniti i
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senatore Joseph McCarthy, sapesse quanti discorsi in cassetta già registrati arrivano in video, e di
quanto pericolo comunista sentiremo parlare, nei prossimi mesi di propaganda elettorale!
Roberto Nepoti - La Repubblica, 17 settembre 2005
Vincitrice morale della Mostra di Venezia, dove ha incassato i premi per la migliore sceneggiatura
e il miglior attore protagonista ma si è vista sfuggire quello per il miglior film,l
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George Clooney è davvero una bella sorpresa. Dite voi se vi par poco realizzare un film su un
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Wisconsin passato alla storia per la famigerata caccia alle streghe, prepara un numero del
programma montandone dichiarazioni rilasciate in varie occasioni, che mostrano in modo molto
esplicito la nube di sospetto e persecuzione in cui e avvolto il Paese. Le reazioni del senatore non
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prime vittime. Sembra la lotta di Davide contro Golia; si constaterà, invece, che un giornalista
coraggioso ha ancora un credito –e un potere da spendere quando si apprenderà che il pilota
radiato è stato reintegrato nel ruolo.
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puramente casuale), Good night, and good luck si fa amare per la passione civile che anima non
solo la vicenda, ma anche chi la mette in scena e chi la interpreta. Già intrigato dalla storia nonufficiale nel suo debutto come regista, Confessioni di una mente pericolosa, Clooney sa dare alle
immagini un senso di necessità, dirigendo un film appassi
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noto ai più (ma tra i prediletti di John Sayles, e visto spesso in parti minori) la cui bella faccia
trascende le mode, come quelle di Gary Cooper e di Jimmy Stewart.
Lietta Tornabuoni - La Stampa, 2 settembre 2005
George Clooney ha diretto la ma opera in concorso, un politico appassionante, elegante (nel
bellissimo bianconero di Robert Elswit), collocato in modo perfetto nei primi Anni Cinquanta
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giornalisti coraggiosi», ricco di allusioni significative al presente, di fermezza e di moralità. «Good
NightandGoodtuck» (Buonanotte e buona fortuna) è la frase abituale con cui il giornalista televisivo
della rete Columbia Broadcasting System-CBS, Edward R. Murrow, conduttore del telegiornale e
del programma «Person to Person», si congedava dai suoi ascoltatori, in un periodo specialmente
oscuro della Storia degli Stati Uniti che, dice Clooney, «somiglia agli errori che si commettono oggi,
sfruttando la paura della gente per limitare la libertà».
Dal 1952, acquistò forte potere in America, nel clima della guerra fredda e della contrapposizione
militare e ideologica tra Stati Uniti e Unione Sovietica, la Commissione per le Attività
Antiamericane presieduta dal senatore del Wisconsin Joseph McCarthy: la sua «caccia alle
streghe» perseguitò con accuse di comunismo centinaia di persone riducendole alla
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Losey se ne andò a Londra, Jules Dassin a Parigi, Wiiliam Wyler a Roma), fece nascere crisi di
coscienza, ricatti e delazioni (a esempio, di Ella Kazan), manifestazioni di protesta (tra gli altri, di
Humphrey Bogart ed Lauren Bacail). Quando la persecuzione, dopo gli artisti e i funzionari statali,
cominciò ad attaccare gli alti gradi militari, questi si ribellarono; presto McCarthy venne sconfitto e
[email protected]
6
sparì dalla scena politica. A quei giorni bui sono stati dedicati film come Il prestanome di Martin Ritt
con Woody Allen e Zero Motel o Indiziato di reato di Irwin Wiokier con Bobert De Niro. Il film di
George Clooney è ancora più interessante, per due motivi: il Patriot Act americano fa oggi
proposte per la sicurezza nazionale antiterrorismo che come allora limitano gravemente i diritti
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«Noi siamo gli artefici della nostra Storia: i nostri media debbono liberarsi da troppe compiacenze»,
dice il protagonista Murrow (David Strathairn). La tenace lotta senza paure contro gli eccessi
antidemocratici e grotteschi del senatore Mccarthy, i conflitti interni alla CBS, la necessità di
coraggio civile, i problemi etici connessi al lavoro giornalistico in quelle condizioni costituiscono la
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ma come organi di controllo popolare sul potere governativo.
Gli interpreti (o stesso Clooney, Jeff Daniels, Robert Downey jr., Patricia Clarkson, Frank Langella)
sono tutti perfettamente adeguati e bravi: il regista ha una buona conoscenz
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A proposito delle dichiarazioni del presidente Bush di voler portare la democrazia in Iraq o in Iran,
suona bene una battuta del protagonista: «Non si difende la libertà di altri Stati calpestando la
propria libertà».
Maurizio Cabona - Il Giornale, 2 settembre 2005
«Libertà di parola senza libertà di parola alla radio è nulla», diceva Ezra Pound. Con Good Night,
and Good Luck («Buona notte.., e buona fortuna»), George Clooney si associa. Denso, coerente e
stringato, questo film da lui scritto (con Grant Heslov), diretto e interpretato è stato ieri in concorso
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Siamo nel 1953, quando il potere politico americano non persegue più vecchi poeti filofascisti, ma
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al 1941 - come agent
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a ostili al sistema, se non come traditori. Occorreva infatti
giustificare sul piano interno un radicale cambiamento dl politica internazionale. «Chi non
denunciai comunisti, ne è complice», sancisce la Commissione sulle attività antiamericane,
presieduta da Joseph McCarthy, repubblicano, e composta fra gli altri da Robert Kennedy,
democralico. Mentre, in base alla Costituzione, il Partito comunista continua a esistere e a
pubblicare un giornale...
Perché Clooney evoca fatti remoti? Perché la «caccia alle streghe» è bipartisan come la «guerra al
terrorismo». Cambia il presidente, non più Eisenhower ma Bush, ma lo stile - dice infatti Clooney rimane quello. I giornalisti devono scegliere fra cantare nel coro, come auspica ogni
amministratore di (tele)giornale, e dissentire, come auspica ogni idealista. Incluso Clooney, che
non è disincantato come Wilder.
Prima di Good Night and Good Luck, per Clooney una simile contrapposizione sarebbe stata
troppo lusinghiera: Il suo unico film precedente, Confessioni di una mente pericolosa - centrato
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«divo fatuo» - molti lo credono in perpetua vacanza sul lago di Como - si scopre ottimo regista e si
conferma uomo rispettabile anche da chi discordi da lui. Quanti rischierebbero una carriera come
la sua per opporsi a Bush, avendo alle spalle una Hollywood declinante? Sono finiti i tempi del
Vietnam, quando contro la guerra erano anche editoria e università... Steven Soderbergh si limita a
essere produttore esecutivo di Good Night, and Good Luck. Clooney smette di guardare a lui come
a un faro e prende come modello ben altro cinema hollywoodiano, tipo Il gran de coltello di Aldrich,
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negli abili, nel lessico.
La virgola di Good Night, and Good Luck - in italiano si metterebbero i puntini di sospensione indica la pausa che il reale conduttore tv Edward R. Murrow lasciava cadere nella consueta
formula di commiato a fine programma. David Strathairn lo interpreta bene, ma è una gara nel cast
a chi è più bravo in questo intreccio di ironia e amarezza senza lieto fine, che pare glorificare la
[email protected]
7
Cbs come paladina degli oppressi, salvo mostrare che i suoi dipendenti non potevano sposarsi fra
loro, salvo licenziamento di entrambi. Fossero pro o contro McCarthy.
Roberto Escobar - Il Sole-24 Ore, 25 settembre 2005
Il rispetto per il proprio mestiere, per le sue regole e per le sue ragioni: questo è l cuore di Good
Night, and Good Luck (Usa, 2005, 1993). Lo si avverte già nella recitazione di George Clooney.
Impegnato, insieme con il cosceneggiatore Grant Heslov, a trasformare in film un discorso tenuto
nel 1958 dal giornalista televisivo della Cbs Edward R. Murrow a un gruppo di colleghi, Clooney
non lascia mai che il suo proprio personaggio (Fred Friendley) ne metta in ombra la centralità
narrativa. Al cont
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politiche quello che è, invece, il risultato di una coerenza professionale, e certo anche civile, che
non esita né di fronte al potere politico né di fronte alla pigrizia morale che, spesso, finisce per
scegliere i vantaggi del silenzio.
Girato quasi per intero negli studi della Cbs, e in un bianco e nero che torna al cinema di 70 anni
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cercare le ragioni profonde che spingono un giornalista di successo a rischiare la carriera e a
scontrarsi con McCarthy.
McCarthy, appunto, si impadronisce delle coscienze usando diffamazione e terrore, paura-odio,
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seconde, presto finisce tra i primi. E stare tra i persecutori significa avere della politica,della
morale, della Storia e del mondo una immagine più netta, più semplice appunto, e più
violentemente certa di sé. Chi per pigrizia morale cede a questa logica antica, diventa via via meno
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È questa progressiva, silenziosa corruzione morale che Murrow sembra, presentire ari che per sé.
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senza disturbarli nella loro certezza che tutto sia semplice, la politica e la morale, la Storia e il
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presa va a cercare «il lavoro della coscienza» che lo porta a vincere silenzio e pigrizia. Da
giornalista, e da uomo di televisione, si trova dunque nella necessità di scegliere. Da un lato, può
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McCarthy, dunque, ma proprio solo rispetto del proprio mestiere, e di sé: questo muove la scelta
consapevole di Edward R. Murrow, e alla fine la sua libertà e la sua moralità. Meglio: la libertà e la
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che gli spettatori si aspettino e si meritino solo una stupida semplificazione del mondo, dice su per
giù Murrow ai suoi colleghi, alla fine del film. E se anche così fosse, aggiunge, in ogni caso non la
si dovrebbe fare, una. televisione senza rispetto di sé.
[email protected]
8
Fabio Ferzetti - Il Messaggero, 2 settembre 2005
Sono decenni che il cinema americano evoca lo spettro del maccartismo, ma il senatore McCarthy
al cinema lo avevamo visto solo di sfuggita o impersonato da un attore. Nel secondo film da regista
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lenti e minacciosi su cui il senno di poi getta una luce sinistra.
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(e Hollywood in particolare) scatenando processi ed epurazioni senza precedenti, bensì il
giornalista che osò sfidarlo dai teleschermi della Cbs, il popolare Edward R. Murrow (un
concentrato, efficacissimo David Strathairn). Ma il film, che prende il titolo dalla-formula con cui
Murrow chiudeva i servizi fin da quando seguiva la guerra via radio a Londra, non sarebbe lo
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Perché Murrow, da buon giornalista anglosassone, non attaccava mai di persona ma lasciava
parlare i fatti (in questo caso il personaggio). E i suoi programmi contro il potente senatore, che nel
1953-54 nessuno osava afFrontare apertamente, ebbero successo proprio perché Murrow si
limitava a montare brani da interventi e dichiarazioni di McCarthy per dimostrare quanto scorretti,
intimidatori e in definitiva inaccettabili fossero i suoi metodi.
Incorporando quelle e altre immagi
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sceglie il più tagliente e filologico bianco e nero, Clooney sottolinea dunque la durezza, la tensione.
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ancora possibile che un giomalista e il suo producer (lo stesso Clooney) pagassero di tasca
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onda, i colleghi in trepida e solidale attesa dietro il vetro, il fumo che si taglia col coltello, i telefoni
che attaccano a squillare appena finisce la diretta, ma anche le pressioni, le intimidazioni (su
Murrow circolano presto strani dossier), il collega che non regge alle diffamazioni e si uccide, le
discussioni coi dirigenti che contrastando McCarthy temevano di perdere sponsor e contratti, se
insomma Clooney rievoca con tanta passione questa grande pagina del giornalismo americano, è
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nunacerta prospettiva. Chi lo produrrebbe, oggi, un film simile? Le
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accadde anni addietro a Forza Italia! di Roberto Faenza, che malgrado il titolo profetico raccontava
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Valerio Caprara - Il Mattino, 2 settembre 2005
Che George Clooney, party o non party, avesse tutte le qualità lo sapevamo tutti. Per scongiurare
rancori (soprattutto maschili) restava solo la mediocre attività da produttore e soprattutto il pessimo
esordio da regista («Confessioni di una mente pericolosa»). Da ieri arriva, ahinoi, puntuale la
smentita: il fascinoso e affabile divo è anche in grado di dirigere un film tanto polemico e
impegnato quanto sobrio e raffinato nonché scritto, ambientato e recitato alla grandissima. Alla
prima, distratta lettura, in effetti, Good Night, and Good Luck potrebbe sembrare una scontata
rievocazione del periodo maccartista, un accanito pamphlet liberal messo in scena secondo i
commi del teatro politico, una pietruzza firmata portata all'altare dell'antiamericanismo di ieri, di
oggi e di sempre. Le precise qualità di cui sopra riescono, invece, a scompaginare gli eventuali
pregiudizi o paraocchi e, alla fine, a far emergere un messaggio di segno opposto, la lineare
esaltazione dei valori intrinseci alla democrazia Usa e la fede nelle sue costanti capacità di reagire
[email protected]
9
alle cicliche e in fondo fisiologiche tentazioni d'involuzione o di ripiegamento. Sulla base di sofferte
esperienze familiari, Clooney immerge in un bianco e nero che si fonde perfettamente e in qualche
passaggio miracolosamente con rari e preziosi inserti d'epoca la strenua campagna giornalistica
che l'anchorman televisivo E. R. Murrow conduce contro le crociate del senatore Joseph
McCarthy. Siamo tra il 1953 e il 1954, quando il grossolano presidente del famigerato Comitato per
le Attività Antiamericane è all'apogeo della sua caccia alquanto paranoica a tutti coloro che
potrebbero avere avuto dei contatti con il semiclandestino partito comunista locale. Mirabilmente
interpretato dal segaligno David Strathairn (circondato da altri attori da applausi, tra cui lo stesso
Clooney), il giornalista della CBS non nutre - come avvenne nella realtà - la minima simpatia per le
idee dei sospettati, alcuni dei quali, del resto, risultarono in seguito davvero adepti delle perniciose
direttive dell'internazionale staliniana. Quello che gli sta a cuore e per cui è disposto a rischiare il
posto e persino a destabilizzare i meccanismi commerciali del network è l'inammissibilità delle
persecuzioni senza prove, la tutela dei diritti civili e, soprattutto, il principio costituzionale del diritto
al dissenso. Dopo qualche mitica puntata del pugnace talk-show «Person to Person» - ricostruite
con totale credibilità psicologica e tempi drammaturgici scanditi col metronomo - Murrow riesce a
dimostrare all'opinione pubblica che McCarthy è sospinto da un equivoco livore che lo porta a
ricorrere a tecniche investigative liberticide e controproducenti. I danni inferti alle persone restano,
come conferma la storia, imperdonabili, ma grazie all'inflessibile imparzialità del protagonista e dei
suoi colleghi, il Senato predispone le misure per censurare McCarthy e deporlo dalla carica con
l'autorevole avallo del Presidente Eisenhower. Per fortuna degli spettatori, insomma, il film non
serve per propagandare faziosità da supermarket e il suo autore non è bell'e pronto per essere
invitato ai raduni dei simpatizzanti dei tagliagole di Baghdad.
Alberto Crespi - L’
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Alcuni film non sono eccezionali, ma è bene che esistano: Good Night and Good Luck, seconda
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«cifra» stilistica che lo contraddistingue è la scelta del bianco e nero, mentre il precedente film
diretto da Clooney, Confessioni di una mente pericolosa, era visivamente molto audace. Ma è bello
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anche da noi. Good Night and Good Luck, «buonanotte e buona fortuna», era la formula con la
quale il giornalista televisivo Edward S. Murrow chiudeva sempre i propri programmi sulla Cbs,
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non piegare la schiena di fronte al potente di turno. E il potente con il quale Murrow si scontrò nel
1953 era un tipo pericoloso: il senatore del Wisconsin Joseph McCarthy, demagogo abilissimo e
anti-comunista ossessivo. Quali danni abbia fatto McCarthy, attraverso il suo famigerato comitato
perle attività antiamericane, è noto. Soprattutto è nota la sua ingerenza a Hollywood, le
persecuzioni di cui furono vittime decine di artisti e di intellettuali appena vagamente sospettati di
simpatie per il comuni-sino. Ma i tentacoli del maccartismo arrivavano dovunque, e tentarono di
strangolare Murrow quando questi raccontò in tv la storia di un pilota della marina, Milo
Radulovich, espulso perché considerato «un rischio per la sicurezza». Tirato in ballo, McCarthy
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Murrow e i suoi colleghi della Cbs lo attirarono nella trappola del diritto di replica», facendogli
dichiarare tali e tante sciocchezze, e confutandole puntualmente, da indurre il Senato degli Stati
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Clooney ritaglia per sé il ruolo del produttore Fred Friendly (che bel cognome! Significa
«amichevole»)e affida quello di Murrow al bravissimo David Strathairn; nel coro ci sono anche
Robert Downey jr., Frank Langella, Jeff Daniels e tanti altri attori, tutti in splendida forma. Nessuno
avrebbe potuto interpretare McCarthy, che vediamo soloi
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del film (Clooney voleva farne un tv-movie nello stile di Fail Safe). La sostanza politica è lampante,
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fondo quello che racconta Clooney è un caso-Biagi, e i risvolti pin inquietanti della storia di Murrow
sono i continui riferimenti (da parte dei dirigenti della Cbs) alle preoccupazioni degli sponsor per il
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George Clooney, nel sito internet www.clooneynetwork.com, svela quanto lo appassioni
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anche regista, il duro conflitto che vide protagonisti il giornalista Edward R. Murrow e il senatore
Joseph McCarthy. Si parla quindi di concetti come libertà di informazione e, quindi, di democrazia.
Murrow e la sua squadra fronteggiarono pressioni potenti per cercare di far luce sugli anni bui del
maccartismo e della caccia alle streghe. E alla fine riuscirono a far cadere McCarthy. Non senza
sofferenza. Murrow venne accusato di essere comunista e di condurre attività anti-americane,
come era costume negli anni cinquanta ogni qualvolta una voce critica si levava dal coro. «Murrow
- continua Clooney - è tutto quello che or
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Clarkson, Roobert Downey Jr. e Frank Langella. Girato in una Los Angeles in bianco e nero, il film
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far sì che fosse il vero McCarthy a interpretare se stesso nella pellicola. «Non potevamo usare un
attore - spiega Clooney - non sarebbe stata la stessa cosa».
La carriera di Murrow, nel film interpretato da David Strathairn, fu esemplare. Inviato nel 1937 in
Europa dalla Cbs (quando questa era ancora una radio) per raccontare il clima incandescente che
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raccontò la Seconda Guerra Mondiale con coraggio e obiettività. Lo stesso Murrow seguì in volo
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Tornato in America si avvicinò alla nascente televisione. Scrive Clooney: «Nessuno di loro Sapeva
nulla di riprese, montaggi, inquadrature; Era una nuova avventura e quello che volevano fare era
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o ripudiare pubblicamente i suoi familiari ma rifiutò. Murrow denunciò il
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puntare il dito del maccartismo contro il giornalista che di lì a poco fu accusato di essere a libro
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Murrow non si arrese e mise insieme una trasmissione composta quasi interamente da filmati e
discorsi di McCarthy: ne usciva il ritratto di un fanatico. Al momento della messa in onda la paura
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adello studio. Murrow disse: «Il terrore è vivo in questa stanza. Nessun uomo ha
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che posso sperare è di insegnare a mio figlio a dire la verità e a non avere paura di nessun uomo».
La trasmissione, nonostante il clima di terrore, andò in onda. Murrow la concluse così: «La linea
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difendere la libertà facendo il deserto intorno a casa». Parole che potrebbero andare applicate
benissimo alla situazione odierna ma Clooney è pessimista: «Sono cosciente della responsabilità
del giornalismo televisivo ha avuto e del fallimento dì ciò che la televisione promise: Da qualche
parte, lungo il cammino, da quegli esordì ad oggi, qualcuno si è accorto che con le notizie si
[email protected]
11
potevano fare i soldi. E questo ha cambiato tutto. Ho visto mio padre combattere contro questo
nuovo modo di fare tv, combattere sino al momento in cui raccontò di non poter vincere, quel
giorno ha chiuso con la televisione». Murrow concluse quella storica trasmissione con un saluto,
attuale allora come oggi, che è il titolo del film: «Buona notte. E, buona fortuna.
Roberto Silvestri - Il Manifesto, 2 settembre 2005
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clandestinamente, o non sono cittadini americani o sono il nuovo sintomo di un trauma persistente
nel sistema informativo del paese di dio. Venezia 62 apre la gara con un film americano
indipendente (produce Soderbergh) in bianco e nero, come era la tv degli anni 50 che ne è il
soggetto, e poetico-politico, per passionalità, Good Night, and Good Luck di George Clooney.
Buona notte e buona fortuna.
È la storia, ripresa dal suo stesso ufficio, di un mito liberal, Edward R. Murrow, conduttore del
programma di approfondimento giornalistico See it now e del talk show Person to person, che
seppe affiancare appuntito, con coraggio e astuzia professionale (ma tra amici istigati alle
dimissioni e colleghi suicidi) il declino e la caduta delle commissioni di inchiesta senatoriali per le
attività non-americane. Un film che parla di 50 ma intende oggi. Decostruisce il teorema della
caccia alle streghe, e delle epurazione dei comunisti e dei loro simpatizzanti dai posti di
responsabilità politica e culturale, perché non furono giuridicamente corrette quelle condanne per
spionaggio. Ma un film contro il Patriot act e ogni legge liberticida di oggi che metta in discussione
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umani che quel paese imperiale, allora e oggi, colpisce, in patria e fuori.
La sostanza conoscitiva del film (che utilizza toni e tecniche da commedia rooseveltiana,
spiazzanti e cinici dialoghi «dada» e residui anarchici di spirito new left-new Hollywood) è tratto
dalla storia vera (su cui ha lavorato con acutezza in Italia Bruno Cartosio) e dai documenti ampex
conservati (non siamo mica alla Rai) della Cbs e del giornalismo televisivo liberal e radical Usa.
Una moltitudine capace di erigere barriere pre-kennediane contro la guerra di sterminio preventiva
condotta. troppo platealmente per i gusti di Eisenhower, dal complesso militare industriale dopo la
morte di Koosevelt, utilizzando il fanatico senatore McCarthy e ambiziosi e più astuti politici come
Richard Nixon.
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angosciati dalla fine dei loro privilegi hollywoodiani e pronti a tradire. In tv, nelle scuole e nelle
biblioteche furono stanati e sterminati generazioni di anonime anime belle e di «individualisti
democratici». E questo film li risarcisce, a partire dal «caso Milo Radulovich», oscuro marinaio
dichiarato colpevole senza alcun processo. Uomo qualunque che Murrow (nel film è un
impressionante, imbattibile ammazza cattivi, David Strathairm, dalla autentica grinta wooblie) sa
vendicare e far riassumere. Nel paese della totale eguaglianza di diritti, urla Eisenhower, tra vertice
e base. Ma, da allora, si rimuove, con ogni mezzo necessario, chiunque impedisca il flusso
continuo di interessi delle mega compagnie. Colpi di stato in mezzo mondo, e eliminazioni laburiste
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Berlusconi si sente le mani legate. epura. Se lui non può permettersi di ordinare al suo governo ciò
che si deve fare, epura. Se Santoro e Biagi volessero discuterne, epura.
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adorato dagli investitori pubblicitari, funziona, si oscura.
Orson Welles, prima di morire, si pentì del suo più grave errore. Non essersi candidato, quella
volta, per la poltrona senatoriale del Winsconsin, contro un certo McCarthy...
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Le sette spade di Tsui Hark tagliano il nastro della 62° mostra e subito dopo George Clooney,
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ai cattivi maestri mediatici.
Accompagnato dal fido Steven Soderbergh, caposcuola del cinema indipendente e qui in veste di
[email protected]
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produttore esecutivo del film. Porta-bandiera della rivolta hollywoodina intestata a un“
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set, George Clooney non partecipa, al pari di altri suoi colleghi, a cortei di protesta o a
sottoscrizioni di liste antigovernative ma, forte del commercialissimo successo di quella che ha
tutto il sapore della saga in fieri dei colpi al casinò, incassato con mega produzioni all star, scende
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affida a un efficace bianco e nero il racconto di una delle pagine più oscure e controverse del
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Un malessere, suggerisce il regista e co-sceneggiatore nel corale Good Night and Good Luck dove è alla guida e parte di un cast di attori di magistrale livello interpretativo (che va dal
protagonista David Strathairn a Robert Downe Jr, passando per Jeff Daniels e Ray Wise, fino a
Frank Langella) - le cui responsabilità vanno ascritte in gran parte allo spregiudicato e pericoloso
uso dei mez
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E così lui, figlio di un celebre anchorman televisivo, che negli studi di registrazione è cresciuto,
oltre che nato a quella che si sarebbe rivelata subito come una promettente carriera artistica, firma
con questa sua applaudita opera seconda un personale omaggio familiare.
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piccolo schermo, Edward B. Murrow, che mezzo secolo fa sfidò i piani alti del Palazzo cercando di
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militante che oggi dopo aver alimentato tanta cinematografia Usa, sembra abdicare direttamente
agli attori.
Glauco Maggi - Libero, 10 agosto 2004
Ci vuole un bel coraggio, ma ai liberal di Hollywood non manca. Chi sene frega dei fatti e della
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Venona Documents. Non convinceremo il vicino di posto, sazio delle gesta eroiche del giornalista
Edward Murrow, impersonato da David Strathairn, che mette alla berlina il senatore repubblicano
perché accusava le spie comuniste di essere spie comuniste, ma almeno saremo in pace con la
verità e con la coscienza. Il film, che sarà visto anche a Venezia, aprirà fra qualche settimana il
New York Festival. il presidente del comitato per la selezione dei titoli Richard Pena ne è già
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una storia emozionante di sorprendente rilevanza per i nostri giorni». Per quanti in Italia non hanno
avuto occasione di leggere la storia completa di McCarthy e dei Venona Documents (tutti,
temiamo) le cose sono andate, sommariamente, così. Finita la Seconda Guerra Mondiale,
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molti di meno, ma presenti nei sindacati, da quelli dei metalmeccanici a quelli degli attori e registi di
Hollywood. Un senatore Repubblicano di 38 anni, Joe McCarthy,che vedeva il comunismo per
quello che aveva già dimostrato di essere (e chi vuole visitare ancora oggi il Museo vivente degli
orrori dello Stalinismo può andare nei campi dl concentramento della Corea del Nord) prese a
cuore la missione di smascherare gli infiltrati nella pubblica amministrazione. Si badi, non nel
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maggioranza degli americani. anticomunisti (tra cui molti democratici con in testa John Kennedy),
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comunisti non facevano le spie, avevano il diritto di pensare come Stalin e che smascherarli,
isolani, ridurli in condizione di non far del male al sistema libero capitalistico americano non era
altro che repressione del dissenso, mancanza di tolleranza. Suona familiare? È questa la
[email protected]
13
«sorprendente rilevanza per i nostri giorni» del film anti McCarthy di Clooney, produttore-registaat
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bare per 100 milioni di vittime nel XX secolo. Oggi gli utili idioti sono pronti a saltare addosso a
Bush e a Blair perchè hanno individuato il nemico islamo fascista, e non intendono tollerare
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in Corea, e di là da venire erano i tre decenni di Guerra Fredda, quelli nei quali le università Usa
ospitavano economisti che tifavano per i Soviet e prevedevano la vittoria del comunismo. Nel
1995,è stata finalmente scrit
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rete delle connivenze tenne ed oggi Clooney e e ne canta le lodi. La lettura dei codici decriptali,
che è incompleta, ha individuato 349 individui che hanno preso parte a operazioni di spionaggio
per i sovietici fin dal 1942. Tra essi Alger Hiss; Harry Dexter White, funzionario del Tesoro;
Lauchlin Currie, assistente personale del presidente Franklin Roosevelt; Maurice Halperin,capo
sezione della futura Cia. Venona ha anche chiarito che ì coniugi Ethel e Julius Rosenberg, per i
quali ci furono manifestazioni negli Usa e nel mondo. erano spie pagate. Non confessarono, furono
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giustizia. Non sarebbe un bel soggetto per la seconda puntata del film di Clooney?
Roberta Ronconi - Liberazione, 2 settembre 2005
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democrazia come la nostra corre quando la paura (per esempio del terrorismo) viene usata come
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corsa al Leone di questa 62ma Mostra di Venezia dandoci una bella sferzata su ciò che il
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coraggio, se non fossero stati sottratti al bene collettivo per diventare megafoni di volontà
economiche e politiche.
Per dimostrare la sua tesi, Clooney, in veste di produttore, co-sceneggiatore e attore nonprotagonista, porta sullo scher
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essere comunisti, quindi nemici della patria. Tra i processati finisce anche un pilota della marina,
Milo Radulovich, che McCarthy riesce a portare davanti al Comitato Parlamentare per le Attività
Antiamericane senza uno straccio di prova. Un piccolo caso di provincia, che Murrow (un
magnetico David Strathairn) decide di cavalcare nella sua trasmissione, con la complicità del suo
produttore Fred Friendly (George Clooney) per stanare le scorrettezze procedurali di McCarthy.
Il film, fede1e alla storia, ci racconta quindi la battaglia della coraggiosa redazione della Cbs
(formata da giornalisti come Don Hewitt, JoeWershba e Palmer Williams. Tutti nomi che faranno
egande il giornalismo americano di quegli anni) fino alla decisione del Senato americano di togliere
ogni incarico governativo a McCarthy, pur non allontanandolo dal Parlamento.
«Quelli erano anni in cui giornalisti come Cronckite tornavano dal Vietnam e dichiaravano in
televisione davanti a milioni di spettatori che quella guerra era sbagliata», continua Clooney, che
nel mondo televisivo ha vissuto gran parte della sua adolescenza, accanto al padre, giornalista
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cui, grazie al giornalismo combattente e impegnato, abbiamo assistito a un profondo e radicale
cambiamento del mondo e del modo di pensare della gente. Fu uno dei rari momenti della nostra
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differenza». I tempi sono cambiati, Clooney ne è cosciente: «Non si tratta oggi di sperare di poter
tornare a quegli uomini e a quel giornaliamo. Quel tempo è passato. Oggi però dobbiamo essere
coscienti del potere che esercita la televisione e di come venga usata per limitare le libertà civili.
Ma sono un ottimista - sorride irresistibile Clooney -. La storia avanza per cicli, sapremo
attraversare anche questo. E ci riprenderemo». Poi, forse timoroso di essersi spinto più in là del
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scelto in concorso a Venezia soprattutto per questo».
Good night, and goud luck però smentisce il suo autore. Girato in un magnifico bianco e nero,
curato nei minimi dettagli, abbellito dalla straordinaria bravura degli attori (tra cui anche Patricia
Clarkson e Robert Downey jr), non lo definiremmo un capolavoro quanto un esercizio ben riuscito
e formalmente corretto. Non correrà per il Leone (mentre invece tifiamo per una coppa Volpi
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è persino impegnato la casa) e noi siamo con lui. Per tanti buoni motivi.
Mariarosa Mancuso - Il Foglio, 17 settembre 2005
Beati anni 50. Fumano di continuo. Ai party, durante le riunioni di redazione, anche nello studio tv,
non appena la telecamera spegne la luce rossa, mentre la regia manda in onda lo spot delle
sigarette Kent. Un tipo serissimo, seduto al tavolo con i fogli davanti, tipo lettore di telegiornale, si
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sopra la media, un reddito sopra la media. Ti sei riconosciuto in questo ritratto? Kent è la sigaretta
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spettatori del suo programma un gradino superiore alla media, come ribadiscono i pubblicitari?
Sono o non sono antropologicamente diversi da quei bietoloni che guardano il varietà? Da quella
gentaglia che alla sera vuole distrarsi, orrore e raccapriccio, dalle fatiche del lavoro? Avviso ai
naviganti, e al regista nonché sceneggiatore nonché attore Clooney: il lavoratore che si vuole
elevare, maneggiando con le mani callose il quaderno a quadretti esiste solo nei romanzi di De
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campagna contro il senatore McCarthy, chest
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fedele al saluto Good Night, and Good Luck –Il film, in quel bianco e nero a cui non si nega mai
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Qualcuno dica a George Clooney che lo preferivamo frivolo. Non sentivamo il bisogno di un altro
Sean Penn.
Natalino Bruzzone - Il Secolo XIX, 2 settembre 2005
Il Grande Paese dove suona forte il no dei liberali a George W. Bush (ri)alza la testa e scopre di
avere persino lo sguardo seducente e assassino di George Clooney.Unst
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pesante e assai conservatrice) del tempo, ma anche un divo che non potrà mai essere definito un
traditore della causa di quella Patria che evidentemente non è una prerogativa esclusiva dei
tumultuosi cuori repubblicani. Good Ni
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ideali democratici e alla tenacia con cui vengono difesi i diritti umani e civili. Ma attenzione, al
secondo film da regista Clooney non fa comizi e non si lascia trasportare dalla vertigine
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drammaturgia tesa e ben scandita, tanto da inaugurare il concorso veneziano secondo la miglior
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tradizione di una Hollywood pronta ad aggiungere la rabbia civile al talento e che trova sempre
nella storia della nazione le sue sceneggiature più convincenti.
Clooney racconta di come il giornalismo possa sconfiggere il clima di paura e di menzogne dentro
al quale un maneggione politico aveva imprigionato e storpiato l
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società. E non un semplice mestatore di partito, ma un tremendo incantatore di serpenti quale il
senatore Joseph McCarthy. Nel 1953 il popolare reporter della Cbs, Edward R. Murrow, apre i suoi
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secondo i modi brutali della commissione McCarthy pronta a bollare chiunque di comunismo,
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collega conduttore del bollettino notturno della Cbs).
Good Night, and Good Luck (era il saluto finale di Murrow agli ascoltatori) cerca e trova nel bianco
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militare e sostenitori delle folle campagna di McCarthy.
Clooney attore può mettersi in disparte, ritagliandosi il ruolo di Fred Frindley, anche perché ha in
David Strathairn un protagonista in stato di grazia sempre con la sigaretta e il coraggio accesi,
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che farebbero felice qualunque scrittore di copioni in crisi ispirativa. Good Night, and Good Luck
lascia, poi, che la morale del congedo sia tratta dal discorso con cui il presidente Eisenhower
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dove nessun pericoloso satrapo populista sia considerato un intoccabile. Una America garantita
dalla qualità delle notizie e dei personaggi che le confezionano, perché solo la conoscenza della
verità rende davvero liberi.
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