Primo incontro con la poesia latina CATULLO

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Primo incontro con la poesia latina CATULLO
Primo incontro con la poesia
latina
CATULLO
Il poeta di Lesbia
L’amore esclusivo per una donna, il culto dell’amicizia,
il dolore per la morte del fratello, la trasposizione nella
sfera del mito di sentimenti e vicende personali: ecco le
note dominanti del mondo poetico di Catullo. Preziosa
testimonianza di tutto un ambiente, della Roma galante
del I secolo a. C., I suoi carmi sono soprattutto un
eccezionale documento di vita che, anche grazie a un
raffinatissimo esercizio di forma, è divenuto poesia.
(C. Salemme, Letteratura Latina, Loffredo Editore
Napoli)
Il canzoniere
Il liber che Catullo dedica a Cornelio
Nepote comprende 113 carmi (116,
secondo la numerazione tradizionale).
 Polimetri: da 1 a 60
 Carmina docta: da 61 a 68
 Epigrammi in distico elegiaco: da 69 a
116
Il poeta, l’amore e…
Lesbia occupa solo un decimo circa del canzoniere,
nella stessa proporzione, cioè, dei carmi di aggressione
verbale o esplicitamente aiscrologici
Alcuni personaggi godono di piccoli cicli loro dedicati
(Calvo c. 14; 50; 53; 96 – Giovenzio c. 48; 81; 99 –
Gellio c. 74; 80; 88; 89; 90; 91; 116 – Mamurra c. 29;
57 e, col soprannome poco garbato di Mentula, c. 94;
105; 114; 115)
Oltre a Lesbia, compaiono altre figure
femminili
Compaiono altri amori di Catullo (come il bel
Giovenzio o Ipsitilla)
La stragrande maggioranza dei carmi di
Catullo è indirizzata a una folla di amici o
avversari, la più parte dei quali è dedicataria di
un solo carme.
Tra questi ricordiamo Flavio, Veranio, Fasullo,
Cornificio,Cicerone, Catone,Arrio, Cesare ...
Il tema della morte del fratello compare in tre
carmi: il 65, il 68 e il 101, tra le altre cose il più
letto a scuola
Il tema di Lesbia
Il motivo dell’amore infelice occupa tre
carmi delle nugae (8; 11; 58) e sei fra i
distici (72; 75; 76; 85; 87; 92)
Il motivo dell'amore felice appartiene a
un solo carme delle nugae, la saffica 51, il
più celebre dei carmi catulliani, e a cinque
epigrammi in distici (70; 83; 86; 107; 109)
Il carme dei baci
L’amore come scelta di vita: è questo il tema centrale
del carmen 5, che sottolinea l’inscindibilità del binomio
amare e vivere. Catullo ama Lesbia e vive con lei
momenti di estasi: I mille e mille baci che i due
innamorati si scambiano sembrano avere il potere di
cancellare tutto quello che sta intorno, comprese le
chiacchiere malevole di un’opinione pubblica invidiosa e
bacchettona.
L’amore come scelta letteraria, dunque, e come scelta
esistenziale contro il mos maiorum.
Metro: endecasillabo falecio
1 Viuamus, mea || Lesbia, atque_amemus,
rumoresque senum || seueriorum
omnes unius || aestimemus assis.
Soles occidere_ et || redire possunt;
5 nobis cum semel || occidit breuis lux,
nox est | perpetua_una || dormienda.
Da mi basia || mille, deinde centum,
dein mille_altera, || dein secunda centum,
Deinde_usque_altera || mille, deinde centum;
10 dein, cum milia || multa | fecerimus,
conturbabimus || illa, | ne sciamus,
aut ne quis malus || inuidere possit,
cum tantum sciat || esse basiorum.
Letture “poetiche”
Viviamo, Lesbia mia, ed amiamoci,
e i brontolii dei vecchi austeri
valutiamoli, tutti insieme, due soldi.
Il sole può tramontare e tornare,
ma noi, quand’è tramontata la nostra
breve luce, dobbiamo dormire una sola notte, perpetua.
Dammi mille baci, e poi cento,
poi altri mille e altri cento,
poi ancora altri mille e altri cento.
Quando ne avremo fatti molte migliaia,
li confonderemo per non sapere più il loro numero,
che nessuno possa farci il malocchio, sapendo
un numero così enorme di baci.
(G. Paduano)
Viviamo, mia Lesbia, ed amiamo,
e ogni mormorio perfido dei vecchi
valga per noi la più vile moneta.
Il giorno può morire e poi risorgere,
ma quando muore il nostro breve giorno,
una notte infinita dormiremo.
Tu dammi mille baci, e quindi cento,
quindi mille continui, quindi cento.
E quando poi saranno mille e mille,
nasconderemo il loro vero numero,
che non getti il malocchio l’invidioso
per un numero di baci così alto.
(S. Quasimodo)
Godiamoci la vita, o Lesbia mia, e i piaceri dell’amore;
a tutti i rimproveri dei vecchi, moralisti anche troppo,
non diamo il valore di una lira.
Il sole sì che tramonta e risorge;
noi, quando è tramontata la luce breve della vita,
dobbiamo dormire una sola interminabile notte.
Dammi mille baci e poi cento,
poi altri mille e poi altri cento,
e poi ininterrottamente ancora altri mille altri cento ancora.
Infine, quando ne avremo sommate le molte migliaia,
altereremo i conti o per non tirare il bilancio
o perché qualche maligno non ci possa lanciare il
malocchio,
quando sappia l’ammontare dei baci.
(F. Della Corte)
Dobbiamo Lesbia mia vivere, amare,
le proteste dei vecchi tanto austeri
tutte, dobbiamo valutarle nulla.
Il sole può calare e ritornare,
per noi quando la breve luce cade
resta una eterna notte da dormire.
Baciami mille volte e ancora cento
poi nuovamente mille e ancora cento
e dopo ancora mille e dopo cento,
e poi confonderemo le migliaia
tutte insieme per non saperle mai,
perché nessun maligno porti male
sapendo quanti sono i nostri baci.
(Enzo Mandruzzato)
Alziamo, Lesbia, confidenti il volto
al riso dell’amore; e se le ciarle
de’ vecchi ci castigano, stimiamole
il valore di un asse. I giorni possono
andare e ritornare, ma una volta
che a noi sarà caduta questa breve
luce del tempo, una infinita sola
notte dovremo immobili dormire.
Ma dammi mille baci e cento e mille
e ancora cento e mille altri ancora;
poi, quando ne avrem fatti le migliaia,
perché taccia confusa ogni malia,
li mischieremo e non sapremo il numero.
(E. Cetrangolo)