Liberty, unione delle arti - Fondazione Internazionale Menarini
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Liberty, unione delle arti - Fondazione Internazionale Menarini
n° 377 - ottobre 2016 © Tutti i diritti sono riservati Fondazione Internazionale Menarini - è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle fotografie Direttore Responsabile Lorenzo Gualtieri - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Edificio L - Strada 6 - Centro Direzionale Milanofiori I-20089 Rozzano (Milan, Italy) www.fondazione-menarini.it Liberty, unione delle arti Un accordo tra funzionalità ed estetica che ha dato la propria impronta a tutta un’epoca Con l’avvento dell’era industriale, di pari passo nasce la società del consumo e con essa la continua necessità di oggetti “moderni”, dove per moderno si intende “alla moda” e quindi meno durevole nel tempo perché più soggetto ai rapidi cambiamenti di gusto e alle innovazioni tecnologiche. In un mondo in cui l’opera dell’uomo viene subordinata a quella della macchina, in cui la fotografia prende il posto del ritratto dal vero, in cui l’artigianalità lascia spazio alla serialità, l’ingegno e l’estro artistico sembrano diventare obsoleti e superflui. Dopo un primo momento di lotta fra l’uomo e la macchina, però, si giunge a una tregua, in cui il mondo dell’arte inizia a vedere l’industria non più come la bestia nera, ma come una risorsa, un valido strumento per la ricerca di modernità. Fra i primi a capire le infinite possibilità della tecnologia moderna applicata alla sfera dell’arte e dell’artigianato è William Morris, al quale si deve la nascita del movimento Arts and Crafts: l’uomo non è più schiavo della macchina, ma anzi è il suo ingegno che la guida nella realizzazione di qualcosa che vada oltre la riproducibilità tecnica e che riporti in primo piano il gusto piuttosto che la facilità di esecuzione. È in a lato Renato Bertelli: Marchesa Casati in maschera di medusa - Ro (Ferrara), Fondazione Cavallini sotto Giulio Bargellini: Annunciazione Collezione privata questo clima che a cavallo fra il XIX e il XX secolo ha luogo in campo artistico quella rottura con il passato che si manifesta in tutte le discipline e in tutte le forme e che prende il nome di Art Nouveau. La nuova corrente si pone 2 Umberto Boccioni: Donna di spalle davanti ad una finestra - Roma, Galleria Russo in antitesi all’Eclettismo ottocentesco, vuole lasciarsi il passato alle spalle e guardare al futuro attraverso nuove forme e nuovi colori. Natura, esotismi quali il richiamo all’arte giapponese e agli arabeschi, tinte fredde, insofferenza verso le proporzioni e ricerca di nuovi ritmi compositivi sono gli ingredienti per una innovativa ricetta di stile che attinge dal passato l’indispensabile per fare un passo verso la modernità attraverso nuove armonie. Il già citato William Morris in Paure e speranze sul futuro dell’arte afferma: «Quanto ai vostri insegnanti, essi devono essere la natura e la storia…» «…è così forte il legame fra storia e decorazione che nella pratica di quest’ultima non possiamo, anche se volessimo, scrollarci del tutto di dosso l’influenza dei tempi passati su ciò che facciamo adesso…». Senza la conoscenza del passato non si può camminare verso il futuro, senza lo studio della natura non si può trasmettere niente nella forma artistica, perciò è da questi dati che l’artista deve partire nella sua personale Enrico Lionne: L’attesa - Novara, Galleria d’Arte Moderna Giannoni ricerca di modernità. Con l’Art Nouveau l’ornamento assume pari dignità dell’opera d’arte tradizionalmente intesa, l’armonia regna fra tutte le discipline, domina il sincretismo di tutte le arti: è questo il filo conduttore della mostra Liberty in Italia – Artisti alla ricerca del moderno che si tiene presso il Palazzo Magnani di Reggio Emilia dal 5 novembre 2016 al 14 febbraio 2017, nella quale è possibile ammirare le testimonianze più significative dell’Art Noveau in Italia; lo stile Liberty infatti non è altro che l’espressione italiana della più ampia tendenza europea che prende vita in Belgio per poi propagarsi in tutto il continente, cambiando di fatto solo il nome: Jugendstil in Germania, Sezessioninstil in Austria, Modernismo in Spagna; in Italia la nuova tendenza prende il nome da Arthur Liberty, commerciante di oggetti d’arte londinese che mise in mostra le sue mercanzie, disegnate secondo i dettami del nuovo stile, all’Esposizione Internazionale d’Arte Decorativa Moderna di Torino 3 nel 1902. Il Liberty si afferma anche nel campo dell’urbanistica, in Italia sono numerosi gli esempi di architettura grazie alla quale interi quartieri prendono forma secondo i dettami del “nuovo stile”; non solo all’esterno, ma anche al loro interno le abitazioni iniziano a riflettere questo bisogno di modernità, perciò anche l’arredamento, le suppellettili e perfino gli abiti assumono nuove forme. L’Art Noveau unisce agli aspetti prettamente funzionali quelli edonistici ed estetici. Già il critico d’arte britannico John Ruskin sosteneva alla fine dell’Ottocento che la “poesia” dell’architettura è tutta nell’ornamento, che non viene più considerato come qualcosa di posticcio, aggiunto all’opera, ma ne diviene esso stesso parte intrinseca. Gli architetti del primo Novecento iniziano a sviluppare nuove soluzioni per coniugare forme prettamente funzionali con le nuove possibilità tecnologiche, ma anche con il nuovo gusto, in un connubio perfetto fra pittura, scultura e arti decorative, come si evince ad esempio dai bozzetti e dai progetti di Ettore Ximenes, Giuseppe Palanti, Paolo Sironi e Ernesto Basile. Le Arti Applicate tornano a nuova vita con il Liberty, che vuole abbattere la distinzione fra arti maggiori e arti minori. In mostra a Reggio Emilia, il volto della Marchesa Casati è trasformato con grande abilità da Renato Bertelli nella maschera di Medusa in un vaso di ceramica invetriata con applicazioni di vetri tagliati a brillante; non c’è più limite alla fantasia dell’artista e alle applicazioni di questa nella realtà, materiali come ceramica, ferro e vetro entrano a pieno titolo nella realizzazione delle opere d’arte e si affiancano a quelli tradizionali portando freschezza e innovazione. Molti degli artisti italiani che trovano nella corrente Liberty un modo moderno per esprimersi, sono fra coloro che poi prenderanno la via del Futurismo: lo stesso Bertelli pochi anni dopo l’opera citata crea il Profilo continuo del Duce, in cui imbriglia il movimento della testa di Benito Mussolini in un pezzo di ceramica che sembra quasi prendere vita sotto l’occhio dello spettatore. Anche Umberto Boccioni attraversa una fase Liberty: Donna di spalle da- sopra Duilio Cambellotti: Bozzetto esecutivo per il Manifesto dell’Esposizione nazionale di Torino del 1898 Roma, Archivio Cambellotti a lato Galileo Chini: Pannello decorativo in ceramica vanti ad una finestra del 1907-1908, è un’illustrazione per il Touring Club realizzata in tempera su carta, materiali poveri che nelle mani dell’artista richiamano le stampe giapponesi e si affacciano alla modernità con la giustapposizione di grandi campiture di colori freddi. Accanto alle arti applicate, l’illustrazione e la grafica sono quelle che hanno maggiormente caratterizzato l’Art Nouveau. Gli artisti si aprono ora anche ai manifesti e al mondo dell’editoria; per l’illustrazione libraria è famoso il caso del connubio artistico fra i testi di D’Annunzio e le illustrazioni di Adolfo De Carolis, che prende le mosse dall’evoluzione estetica dei preraffaelliti, per stemperarla con esotismi e proporzioni alterate in senso decorativo. De Carolis è una figura di artista a tutto tondo, oltre ad essere l’illustratore prediletto di D’Annunzio si dedica anche alle arti applicate, in particolare alle opere tessili, a preziose rilegature di libri, alle ceramiche e alle decorazioni lignee dei mobili, disegna studi per banconote, titoli, calendari e manifesti, sperimen- pag. 4 tando tutte le tecniche, tutti i materiali, tutti i campi in cui l’arte può esprimersi. Fra i lavori dannunziani in pieno stile Liberty sono i disegni per le opere teatrali, gli allestimenti delle scene, i costumi per Eleonora Duse e una serie di boccette di vetro da profumo disegnate appositamente per D’Annunzio. L’esposizione di Palazzo Magnani individua i due filoni che hanno convissuto nel Liberty: quello “floreale” e quello “modernista”, due facce della stessa medaglia, seppur molto diverse fra loro; lo “stile floreale” nasce dallo studio preciso della natura e procede con forme sinuose, linee curve, piccoli animali e tralci che intrecciandosi creano un tessuto di grande eleganza e raffinatezza, come nelle opere pittoriche di Galileo Chini e Plinio Nomellini e nelle sculture di Domenico Trenta- coste e Pietro Canonica; lo “stile modernista” è più lineare e apre la strada alle Avanguardie artistiche di inizio Novecento, volgendosi verso la stilizzazione delle forme decorative; questa lettura del Liberty prende le fila proprio dalla letteratura critica coeva e individua il collegamento fra le due declinazioni nella linea grafica e nella ricerca sul segno, che è rintracciabile in qualunque tipo di produzione artistica del periodo, dalle pitture alle sculture, dalle ceramiche ai grandi manifesti pubblicitari, dall’architettura all’abbigliamento. Forse mai come con l’Art Nouveau un movimento ha saputo declinarsi in ogni aspetto della vita artistica, facendosi spazio nella dimensione del quotidiano, rispondendo alla necessità di un’arte per la comunità intera. elena aiazzi