Louis Roederer Brut Premier: perché è il migliore

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Louis Roederer Brut Premier: perché è il migliore
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Louis Roederer Brut Premier: perché è il migliore
Scritto da Alberto Lupetti marzo 16, 2015
Prendo spunto dal bello e non
meno costruttivo commento
dell’appassionato Paolo Salustri
dopo la Masterclass Louis
Roederer per parlare del sans
année della maison di Reims,
il Brut Premier. Non ho mai
fatto mistero del fatto che lo
ritengo il migliore di questa
diffusissima
categoria
di
champagne e i fatti sembrano
darmi ragione. Certo, è insidiato
da vicino dal Brut Réserve di
Charles
Heidsieck,
nonché
dalla Cuvée Prestige di Collard-Picard e dal Brut L-P, ma alla fine il Roederer rimane sempre sul
gradino più alto del podio. Ne è stata la dimostrazione lampante anche l’ultimissima edizione del
“Salotto dello Champagne”, tenutosi pochissimi giorni fa a Vernole (LE) presso l’ottimo
ristorante Don Fausto: la prima parte della degustazione vedeva proprio i primi tre champagne citati,
tutti in magnum, mentre, il giorno prima, la Masterclass Laurent-Perrier aveva già permesso agli
appassionati di cimentarsi con il quarto di questi champagne, sempre in magnum. Ebbene, gusti
personali a parte, tutti hanno riconosciuto un leggero vantaggio al Louis Roederer.
L’evoluzione dell’habillage del Brut Premier negli ultimi anni. La qualità, invece,
è sempre la stessa. Elevatissima.
Più articolato il commento di Paolo Salustri, che loda il rigoroso fil rouge di tutta la gamma
della maison, esalta la magnificenza del Cristal Rosé 2002, ma soprattutto dice che “…ma quello che
mi ha colpito di più è stato il primo sans année: è stato questo che mi ha trasmesso, paradossalmente
più del Cristal Rosè, la grandezza di questa maison. L’ho trovato a dir poco eccezionale per il prezzo
che ha. Mi sto chiedendo ancora come si possa fare a 40 euro uno champagne simile, vuol dire che
dietro c’è un lavoro straordinario che non lascia niente al caso, un desiderio di stupire in tutto fin nei
minimi particolari…”. Insomma, il Brut Premier non solo piace, ma conquista, confortando
definitivamente il mio giudizio. Ma cosa si nasconde dietro questo champagne?
I vins de réserve sono conservati in botte. Ma non si tratta di una scelta attuale,
bensì di una tradizione secolare…
Il Brut Premier rappresenta, proprio in quanto classico sans année, il biglietto da visita della maison,
l’emblema del suo stile. Ciò nonostante, è l’unico champagne della gamma prodotto con uve conferite,
che pesano circa il 60%. Queste sono fermentate in acciaio e, a differenza della tradizione Roederer,
svolgono sempre la malolattica; su quelle di proprietà, invece, la malolattica non viene svolta e una
parte di queste (10%) ha fermentato in legno. Nell’assemblaggio, però, figura anche il 33% di vins de
réserve addirittura di 5-7 annate e questi vini rappresentano il ‘tesoro’ di Roederer: sono conservati in
150 botti grandi (tra 40 e 96 hl) di legno delle migliori foreste d’Europa, in modo da diversificare il
carattere e dare modo allo chef de cave Jean-Baptiste Lécaillon di combinare in maniera ancora più
sfaccettata il mosaico. Sono così importanti, questi vins de réserve, da essere conservati in un’apposita
stanza al livello -1 della cantina, una stanza climatizzata, con ben precisi valori di temperatura e umidità
e ricambio d’aria tre volte al giorno. Da notare che, a differenza di altre maison, Roederer non ha
riscoperto recentemente il legno, ma ha da sempre conservato le riserve in botte grande. È una
questione di rispetto della tradizione, così come il fatto della malolattica e della viticoltura naturale.
Il Brut Premier, che è un assemblaggio di 40% di Chardonnay, 40% di Pinot Noir e 20% di Pinot
Meunier, matura tre anni sui lieviti e, dopo il dégorgement, è dosato a 9,5 g/l; dopo l’aggiunta
delle liqueur riposa inderogabilmente altri tre mesi in cantina.
Da oltre 15 anni l’eccellenza del Brut Premier si deve a quest’uomo, lo chef de
cave Jean-Baptiste Lécaillon!
In effetti, ha ragione l’appassionato Salustri, che trova a dir poco competitivo il prezzo di questo
champagne (sui 45 euro) considerando l’eccellente lavoro che c’è dietro… A dirla tutta, è
un sans année di fascia alta, di valore assoluto e di prezzo, ma è indubbio che il cosiddetto rapporto
qualità/prezzo qui raggiunge vette altissime. Insomma, con questa bottiglia i soldi risultano per
l’appassionato particolarmente ben spesi, in quanto la contropartita in termini di soddisfazione è
altissima. E non è cosa da poco. Ma non vorrei farne un mero discorso di denaro… Non a caso, ancora
Salustri ne fa notare la piacevolezza, l’assoluta coerenza stilistica con i millesimati Roederer, l’essere
assolutamente rappresentativo di questa maison. Tra l’altro, invecchia in maniera a dir
poco straordinaria, così se da giovane è più fresco, teso, più giocato su un versante agrumato, dopo
un paio di anni si fa rotondo, grasso, tostato, profondo, perfettamente bilanciato. Allora sì che è
veramente irresistibile… Ma l’aspetto più importante di questo champagne è la rocciosa costanza, tanto
in termini di personalità, quanto di qualità. Una sicurezza, in altre parole, ed è forse questo il suo vero
punto di forza.
Pertanto, serietà e rispetto della tradizione, grande materia prima e savoir-faire d’eccezione,
soprattutto la consapevolezza di rappresentare anno dopo anno il nome Louis Roederer sul mercato
(più del Cristal…) permettono a questo champagne di fare costantemente centro. Con tutti,
appassionati e semplici consumatori.
Bene, ultimamente qui su LeMieBollicine abbiamo fatto una bella scorpacciata di Louis Roederer,
quindi per ora basta di parlare di questa maison. Anche perché corro il rischio che qualche
buontempone dica che sono stipendiato da Frédéric Rouzaud… Nel caso, non potrei che rispondere:
magari!
Se in bottiglia il Brut Premier è una garanzia, in magnum è una goduria.
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