Discussione e voto del Consiglio sul bilancio di previsione per l

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Discussione e voto del Consiglio sul bilancio di previsione per l
PALAZZO DOGANA
Discussione e voto del Consiglio
sul bilancio di previsione per l'anno 1972 *
(continuazione dall'annata 1971)
Consigliere prof. Ricciardelli (P.C.I.)
La legge vuole che l'organo esecutivo di un ente elabori il Bilancio di
previsione e lo sottoponga alla sovranità del proprio Consiglio di amministrazione che lo esamina, lo approva, o lo respinge.
Il Bilancio che la Giunta in carica ci ha presentato, ubbidendo a precise norme di legge, noi del Gruppo comunista ci accingiamo ad esaminarlo
e a discuterlo con l'animo sgombro da preconcetti, ma nondimeno con tutti
gli accenti critici che le nostre modeste capacità permettono.
Per costruire, se possibile, sig. Presidente, nell'interesse delle nostre
popolazioni.
E' un bilancio che ci deve consentire anche, come giustamente lei ha
detto, di continuare il discorso sulle «Dichiarazioni programmatiche», perché il documento rappresenta o dovrebbe riflettere i propositi sociali e
amministrativi e politici nelle cifre, nelle scritture contabili, negli impegni di
spesa.
E noi che siamo d'accordo con Lei, signor Presidente, per la continuità di tale discorso, Le diciamo subito che Ella non ha risposto al nostro
discorso di fondo, che ha eluso le nostre domande, che non ha riportato la
coalizione paritaria di centro-sinistra nell'auspicata chiarezza, lasciando in
piedi l'equivoco, la confusione l'ambiguità. Il tutto, sovrastato da un melodioso canto di sirena diretto al PSIUP. Lo ha fatto con abilità, gliene do
atto, infiorando con la sua consueta garbatezza questa parte davvero disagevole del suo discorso. Comprendiamo che non è facile barcamenarsi in
un mare politico tanto agitato, stante la pluralità delle componenti del centro-sinistra e, peggio ancora, nel seno stesso del suo Partito e dei rappresentanti D.C. in questo Consesso.
* Seduta Consiliare del la febbraio 1972 in prosecuzione di quella del 25
gennaio.
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A volte, signor Presidente, abbiamo avuto l'impressione che il suo
fosse un discorso isolato, il suo assolo, tanto ci è parso lontano dalle posizioni ora integraliste ed ora aperte dei suoi amici, ora velleitarie ed ora avanzate dei suoi alleati.
Fors'anche per ricucire gli strappi della coalizione, Ella ha dovuto
sfoderare la sua abilità, innalzando il discorso alla purezza dei principi, e
sfumando gli impegni d'alleanze e di convergenze.
Principi di libertà e di democrazia, d'ordine e di giustizia, di regionalismo e anticommissariali che, si figuri, signor Presidente, se non sono condivisi ed esaltati da noi. Ma libertà dal bisogno, ordine democratico, ordine
nella giustizia contro i profitti e le speculazioni, ordine civile per la Riforma
di fondo, dalla scuola alla casa, dai campi alle officine, per la difesa della
salute e per il lavoro a tutti. Ordine democratico che i lavoratori laici e cattolici esigono per creare una società nuova più civile, più giusta, più libera.
Quando avremo eliminate le ingiustizie, così parafrasando Paolo VI che ha
inteso collegarsi al messaggio Giovanneo, avremo liberato il mondo da ogni
sorta di miseria.
E tocca a noi uomini operare bene per non fallire alla prova dei fatti,
altrimenti anche la purezza dei principi è messa in non cale.
La sua Giunta, signor Presidente, pur nell'ambito ristretto di una
Provincia, s'ispira proprio a tali principi quanto rifiuta l'incontro nelle cose
e nei fatti, coi Partiti democratici e coi Sindacati, esasperando le « delimitazioni » e spianando la via alla gestione commissariale? o quando alla chiarezza preferisce eventuali compromessi sottobanco?
Signor Presidente, gli accenti umani che pure abbiamo colto nelle sue
«Conclusioni programmatiche » e che ci ricordano l'Abbé Pierre e Theilard
de Chardin, testimoniando ad un tempo delle sue preziose lettere, diventano vaniloquio se si ubbidisce « ad una brutta logica del potere » se si vuole
dare continuità ad una esperienza negativa amministrativa, se si vuole rimpiazzare una ambigua coalizione politica, se si ricorre alla gherminella di
possibili trasformismi.
E tutto questo noi vi contestiamo, signor Presidente, in nome appunto di quella morale universale che deve portare gli uomini ad operare con
responsabilità, chiarezza e convergenze d'intenti per il bene comune. Questo noi diciamo nella convinzione che ognuno di noi mediti sui destini della
nostra Provincia.
E passiamo al Bilancio, che è documento contabile e, nello stesso
tempo, politico.
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Nel presentarcelo, l'Assessore del ramo ha dichiarato di non avere
avuto il tempo materiale per rendersi conto di tutto. Umanamente ne conveniamo, ma non possiamo sottacere che la sua relazione - dal tono dimesso che fa onore alla sua persona ed esalta la sua modestia - è soffusa di amare considerazioni. Le quali, a volte, in uno slancio di genuina impulsività
e forse d'ingenua verità, accusano, contestano, condannano un passato d'inefficienza, di scarse operosità e realizzazioni, d'improduttività amministrativa e sociale, trionfalismi e clientelismi a parte.
Con una denunzia siffatta, per noi gravissima perché è fatta da un
democristiano e che è altresì la riprova dell'armonia disarmonica ed inquietante che regna tra gli alleati e negli stessi D.C., noi ci domandiamo - e ci
punge vaghezza di chiederlo anche al compagno Maccarone - quale fiducia
possa essere conferita ad una Giunta che rappresenta un passato non edificante e che vuole continuare su quella scia; noi ci domandiamo quale senso
di fiducia possa scaturire dall'animo di chi, come noi, ha scelto ben altri
fronti di lotta per la difesa degli interessi dei lavoratori e della gente Dauna.
Ad ogni modo, nonostante gli « alti lai » dell'assessore Cera, il Bilancio in esame poggia ancora su pilastri vecchi, con scarso dinamismo sociale,
diremmo senza domani.
Noi ci sembra un Bilancio che si inquadri, con metodo e stile nuovi,
nella problematica socio-economica ed umana della nostra Provincia. Dove
non ci sono genericità ed ordinarietà, come nell'analisi particolare appresso
dimostreremo, ci sembra che manchi una proiezione razionale ed organica
nel futuro.
E' il Bilancio, sotto certi aspetta, della continuità nella statica, che
isola automaticamente, a nostro giudizio, le forze logorate del centrosinistra, dove non sono presenti autorevolmente nè la forza politica delle
componenti di sinistra, quella del P.S.I., nè quella della sinistra Cattolica
della D:C.
Ancora una volta, la nostra Provincia esce dalle « Dichiarazioni » e da
questo Bilancio come oggetto e non come soggetto di una programmazione
di sviluppo economico o come attrice nella realizzazione del suo processo
esecutivo.
Il nostro discorso sulle sue « Dichiarazioni », signor Presidente, era
per l'appunto un invito a liberarvi dai sorpassati schemi fissi e immobilisti, e
preludeva ad un Bilancio dinamico, ampio ed originale, che rigettasse gli
schematismi, e che, con impegni pluriennali impostati
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sulla chiarezza politica e sulla saggezza amministrativa, fissasse degli obiettivi precisi a breve ed a lungo termine.
Se non fosse per il timore di rendere troppo severo il nostro giudizio,
direi che sotto un certo profilo la Relazione-Programma della Presidenza, o
della Giunta in carica se lo si voglia, pare ci proietti all'anno zero, cioè all'epoca dei buoni propositi, dopo il breve ma disastroso periodo della gestione commissariale.
E la storia degli ultimi dieci anni, fatta salva la parentesi della Giunta
Vania, sta qu a darci ragione.
« Dobbiamo preparare il decollo della nostra Provincia, che deve essere ente pilota... Dobbiamo risolvere il problema finanziario della Provincia, nel quadro della riforma della F.L.... Dobbiamo affrontare il problema
delle frane, esaltare il Gargano, riscattare il Subappennino, ... Coordinare i
servizi, promuovere collegamenti stradali e ferroviari, rivendicare opere di
civiltà e di cultura, affrontare in una visione d'assieme i problemi dell'acqua
e del metano, tecnici ed economici, agricoli e industriali, turistici e finanziari, scolastici e umani della Capitanata ... ecc. ecc. ».
Questi è, testualmente ed in sintesi, il presidente avv. Consiglio del
1963 e 1965.
Poi:
«La nostra programmazione dovrà armonizzarsi a livello regionale,
comunale e comprensoriale... per annullare gli squilibri territoriali, settoriali
e sociali... operare per l'approvvigionamento idrico per usi potabili, irrigui e
industriali, ... modernizzare l'agricoltura..., industrializzare la Provincia di
Foggia, ... sfruttare il metano in loco ... sviluppare il turismo ... migliorare i
collegamenti stradali, ferroviari e martitimi con possibili interventi diretti
nella gestione da parte della Amministrazione Provinciale ... potenziare il
centro di igiene mentale, costruire un istituto psico-medico-pedagogico,
ristrutturare il Brefotrofio, prevenire e curare bene le malattie mentali, assistere i dimessi per il loro reinserimento nella società... promuovere iniziative per la riforma della F.L.,... ristrutturare i servizi eliminando i disservizi,
riqualificare il Personale... provvedere al Gargano ed al Subappennino. potenziare la Scuola, ottenere l'Università, aiutare i pendolari... rimboscare le
colline, difendere i prodotti agricoli, creare fonti d'occupazione con
l'Aeritalia, ecc. per il decollo della nostra Provincia... ».
Questi è, testualmente ed in sintesi, il Presidente avvocato Tizzani del
1966 ed anni successivi.
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E, infine:
« Impegno di continuità... eliminare gli squilibri... rottura di vecchi
equilibri... insediamento dell'Aeritalia... risoluzione del problema dell'approvvigionamento idrico per usi potabili, irrigui e industriali... difesa dei
prodotti agricoli... sviluppo turistico del Gargano... collegamenti stradali...
iniziative per il centro universitario... problema dei pendolari... rete di servizi psico-medico-pedagogici... nuova sede dell'Istituto Psichiatrico... assistenza all'infanzia... risoluzione del problema del Brefotrofio... problema del
personale e dei servizi... sistemazione delle strade del Subappennino e dei
tratti franosi... Riforma della F.L. ... ecc. ecc. ».
E questi è lei, signor Presidente, oggi.
Conclusione: Presidente l'uno, Presidente l'altro e Presidente Lei. Le
stesse linee programmatiche in tre diversi momenti della nostra storia, e in
momenti ben lontani tra di loro.
Noi partiamo di qua, signor Presidente, oltre alle altre cose che diremo, e codesti richiami e raffronti sono fatti non già per spirito polemico,
ma per sostanziare e legittimare le nostre perplessità, la nostra diffidenza, il
nostro non credito alle cose che ella ci ha detto in sede programmatica e
che l'Assessore al Bilancio ci ha detto nella relazione. E' di qui che si deve
partire anche per conoscere gli uomini del Centro-sinistra, non proprio in
quanto uomini per carità, ma in quanto rappresentanti di certi Partiti, che
incarnano un certa politica, e che, alla prova dei fatti, non possono più riscuotere credibilità.
La prova dei fatti per la nostra Provincia è l'immobilismo di tanti anni di ordinaria amministrazione pure questa intessuta di crisi e lacerazioni
interne. Il treno della crescita civile della nostra Provincia, che lei oggi teme
di perdere, signor Presidente, è stato perduto già tante volte per colpa di
voi, del centro-sinistra che, neppure oggi, a distanza di anni, ci pare abbiate
individuata la stazione di partenza.partenza. Neppure oggi ci pare che abbiate compiuto o vogliate compiere il necessario sforzo per partire col piede giusto nel comune intento di operare le scelte giuste.
Premesso tanto, passiamo all'esame tecnico, contabile del Bilancio di Previsione 1972.
Esso ha una previsione di L. 30.008.074.933 contro quella di L.
18.337.209.770 del 1971. Una differenza in più, quindi, di circa L. 12 miliardi. Non è poca cosa, anzi la dilatazione è così notevole che, sul piano
tecnico-contabile, meritava un discorso illustrativo am67
pio. Si tratta di una dilatazione naturale, artificiosa, reale, demagogica! La
Relazione che accompagna il Bilancio ne fa solo qualche generico cenno,
ma non approfondisce l'analisi, non discute le variazioni, non legittima le
differenze, non traccia il quadro di raffronto in percentuale tra il bilancio
1971 e quello del 1972, non specifica se i mutui sono accesi, se sono ancora
da contrarre, o se sono con chi e come realizzabili. E' un lavoro improbo,
senza dubbio, ma doveroso.
Non credo che questo compito tecnico sia stato trasferito ai Consiglieri per riguardo, né che si tratti di cappietto per tradire la realtà economica e contabile del Bilancio! Probabilmente, il tempo a disposizione dell'Assessore è stato più tiranno del previsto.
Mancano, inoltre, le tabelle dell'Avanzo e del Disavanzo, obbligatorie
ai sensi dell'art. 307 della legge Comunale e Provinciale 1934. Forse sono in
realtà inesistenti, e forse non, ma la Relazione tace in proposito.
Certo si è che se un Avanzo di amministrazione esiste, la legge prescrive Tabelle e Relazione di merito, perché ne sia dimostrata la entità e
l'esigibilità di eventuali residui attivi o di crediti attivi. Ma la voce « Avanzo
» non figura affatto in Bilancio e ci pare lecito dubitare che, nel 1971, non
ci sia stata neanche una sola lira di residuo.
Un po' più strana, se non paradossale, ci sembra l'omissione della tabella del Disavanzo di amministrazione, la cui voce ufficiale diciamo così
non compare in Bilancio.
Il paradosso tecnico, però, si materializza nella esposizione della « Situazione Economica », nel riepilogo, laddove il « Disavanzo » è annotato
per l'importo di L. 8.697.025.870 e dove sono indicati anche i mezzi di Ripiano, e cioè:
- Supercontribuzioni (eccedenza)
L. 185.783.842
- Contributo dello Stato (legge 964)
L.
40.000.000
- Mutuo integrativo
L. 8.471.242.023
Fatti questi rilievi, signor Presidente, ci asteniamo da ulteriori commenti, che potrebbero sembrare inopportuni o « accademici ».
Analisi delle entrate - Al titolo I le imposte e le sovrimposte danno un
gettito maggiore di L. 121.695.293 rispetto al 1971. Chi e che cosa ha consentito tale previsione? Il centro meccanografico? Ecco, signor Presidente,
perché rivendichiamo la presenza decisionale degli enti locali in campo tributario. Sono stati interpellati forse i commercianti, i coltivatori diretti, gli
artigiani, ecc. per cadeste imposte? O l'Ente Provincia per la determinazione delle aliquote, per gli accertamenti e per l'even68
tuale contenzioso? Ecco perché abbiamo fatto quel nostro discorso sulla
brutta antidemocratica riforma tributaria che peggiora ed anzi annulla l'autonomia degli enti locali. Ecco perché nel Bilancio, per le infrazioni tributarie, leggiamo quelle risibili previsioni in Entrate di L. 1.000
L. 1.000+L. 1.000.
Al titolo II cap. 6, poi, ritroviamo la solita iscrizione di L. 2 milioni
per i contributi di miglioria specifica (legge 246), entrata fittizia, come si sa,
perché mai realizzata e mai realizzabile fino a quando la Giunta non predisporrà gli idonei strumenti tecnici, contabili e giuridici.
In proposito, signor Presidente, desidererei tornare, insieme con Lei,
alle conclusioni sulle « Dichiarazioni ».
Dopo averle dato atto che ella ci ha sempre seguiti con attenzione,
mi consenta di rilevare che, in occasione del nostro intervento sulle sue «
Dichiarazioni », ella si è alquanto distratta. Mi scusi se dico ciò, e lo dico
senza ombra di offesa o di rimprovero perché so che chi occupa lo scanno
presidenziale è distratto, a volte, da funzionari, da chiamate telefoniche ed
altro. Lei era certamente distratto, e poi non ci ha letti, se ha risposto al mio
discorso (e se l'Assessore ha poi addirittura polemizzato con me), soltanto
sul tema della Riforma Tributaria, la quale, brutta e punitiva com'è, specie
per i riflessi che avrà sul costo della vita mediante l'IVA, era da noi richiamata per gli agganci che con essa hanno gli EE.LL.
Il nostro era un discorso ben diverso e più ampio e s'attagliava perfettamente - secondo noi - alla situazione economico-finanziaria gravissima
del nostro Ente, che, per effetto delle leggi 246 e 964, e per le altre provvidenze invocate, deve poter uscire dalla crisi attraverso il maggiore gettito, i
crediti agevolati a breve e medio termine e con il congelamento tecnico della estinzione dei mutui.
Parlavamo di corretta ma ferma applicazione della legge 246 nei confronti di chi ha tratto vantaggi e profitti dalle opere di miglioria realizzata
dall'Ente Provincia. Parlavamo di negligenza delle passate Giunte, che hanno disatteso finanche l'art. 240 del T.U.F.L. del 1931 se è vero, com'è vero,
che agli uffici finanziari dello Stato, obbligati a farlo, non hanno mai o non
ancora hanno fatto richiesta di dati circa il trapasso, se vi è stato, degli immobili compresi nelle zone soggette a contributo. Parlavamo di accertamenti dell'incremento di valore, che le passate Giunte avrebbero potuto e dovuto fare d'ufficio, sia pure in via presuntiva, dopo un quinquennio dalla realizzazione delle opere a spese della Provincia.
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Parlavamo, insomma, di scelte e di volontà e di preparazione degli
strumenti necessari per applicare la legge 246. Ella, invece, ha taciuto su
tutta la materia che riguarda la finanza locale e che ha oggettivato in modo
preminente il mio intervento, che è rimasto cosa senza risposta, anche se
Lei ha avuto l'amabilità di dirci che lo ha apprezzato, e se, con il garbo che
La distingue, ha voluto usare espressioni che onorano la mia modesta persona.
Il nostro, signor Presidente, non voleva essere un discorso tecnico,
ma un discorso di fondo sulla politica finanziaria dell'Ente, e che voleva e
vuole investire direttamente la Giunta e la coalizione di Centrosinistra per
le implicazioni, le scelte e la volontà operativa che esso comporta anche sul
piano delle responsabilità. Un Bilancio, adunque, che va rielaborato e che
va impostato in termini politici diversi e con scritture economicofinanziarie scaturenti da una realtà diversa, più moderna, più coraggiosa. Un
Bilancio da rielaborare, anche per le altre cose che appresso diremo, e che
deve essere il Bilancio in cui si riconosca l'apporto di tutte le forze democratiche.
Così è, compagni socialisti, quando in concreto si vogliono creare «
equilibri più avanzati »; così, quando si vogliono instaurare rapporti nuovi
con noi; così, quando la campana delle maggioranze precostituite non ha
più i suoi trionfalistici rintocchi e magari spera in uno stonato ritocco trasformistico, con buona pace dell'etica politica.
Al titolo II, e rientriamo nel vivo del Bilancio, notiamo non poche variazioni. Soprattutto le scritture « per memoria » ci rendono perplessi, tanto esse
sono oscillanti in aumento o in diminuzione rispetto a quelle del 1971. Sono
scritture reali? quale incidenza di fatto esse hanno avuto nella passata gestione?
quale ne avranno per il 1972? e perché la Relazione al Bilancio non vi dedica
neppure una riga?
Queste le nostre responsabili domande. Le risposte a chi di dovere.
Il titolo III prevede 10 milioni per concessioni su strade e aree provinciali, mediante disciplinari o altre forme di convenzione. Lo scorso anno
erano inscritte appena L. 370.000.
Le nostre perplessità sono inevitabili. Quale delle previsioni è la reale? Quanto è stato introitato nel 1971? Insomma, sono tanti o sono pochi i
10 milioni previsti? E, quel che più conta, codesti canoni vengono riscossi?
Non le pare, Assessore, che un'analisi del genere era necessaria e che
noi abbiamo diritto ed anche il dovere di sapere?
Così, per le ammende che da L. 70.000 passano a L. 500.000.
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E' poco o tanto come previsione? quale il gettito del 1971? sono state denunziate e rilevate le violazioni dell'EAAP e dell'ENEL che rompono le
nostre strade, anche le più belle e tappezzate, e mai che le riducano allo stato pristino a perfetta opera d'arte. Altro che 500.000 lire per ammende! E
qui, oltre al silenzio della Relazione al Bilancio, va rilevato che il discorso
sul rinvigorimento e la ristrutturazione dei servizi non può essere più oltre
eluso.
Sempre al titolo III, notiamo che la legge n. 33, del 1963, relativa ai
contributi per la brucellosi bovina (L. 24 milioni), è applicata quest'anno,
mentre nel 1971 essa è stata disattesa. Ciò significa, a parte la scarsa entità,
che le nostre critiche passate o i nostri suggerimenti - dal centro-sinistra
respinti - erano fondati.
Così per il contributo al Centro di Igiene Mentale, non previsto lo
scorso anno. Previsione esigua, comunque, quella di L. 5 milioni, attese le
leggi vigenti e quelle emanate dall'Ente Regione.
Nell'uno e nell'altro caso, signor Presidente, dipende sempre
dall'impostazione che chi amministra dà ai problemi e se prepara in tempo e
bene gli strumenti di realizzazione di certe entrate.
Inoltre, al titolo III, cadono i contributi della Caccia. Vi è un notevole decremento di 36 milioni, previsionandosi 15 milioni al posto dei 51 del
1971. Perché? A parte che nella Relazione non si legge qual politica sarà
attuata dalla Giunta nel campo della Caccia e poco si legge sulla Pesca, non
si avverte neanche l'intento della Provincia d'inserirsi nel nuovo processo
che avvierà la Regione, che oggi ne ha la competenza.
Al titolo IV (cap. 58), in applicazione della legge 167, del 1971, riscontriamo una previsione di L. 500 milioni (ammodernamento strade provinciali). E' previsione di massima o discende da precisi calcoli? Sarà realizzata o realizzabile l'Entrata? Ce lo consentiranno il metodo di gestione e gli
strumenti burocratici a nostra disposizione?
I nostri non sono interrogativi pregiudiziali, ma preoccupati e responsabili. Essi invitano alla riflessione e tendono alla revisione ed alla rielaborazione del Bilancio sottoposto al nostro esame.
Analisi delle spese - A questo punto, molto brevemente, tratteremo la
Parte seconda del Bilancio nei limiti delle scritture contabili.
« Titolo I - spese correnti » - Rispetto al 1971, vi è una maggiore previsione di circa 4 miliardi (da Lire 11.395.809.644 a Lire 15.339.056.167).
Ci pare che il discorso programmatico del Presidente sulla relazione delle
spese correnti cada completamente.
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« Titolo II - spese in conto capitale » - L'incremento di poco meno di
6 miliardi (da L. 292.400.000 a L. 7.899.282.000) ci pone dei seri dubbi sulla
realizzazione dei mutui, come avanti abbiamo dimostrato.
« Titolo III - spese rimborso prestiti » - Il decremento previsionale di
circa 500 milioni (da L. 2.964.651.610 a L. 2.489.162.807) ci sembra irreale se
si pensi alle sole anticipazioni del Banco di Napoli che, nel 1971, furono di
circa 6 miliardi.
« Titolo IV - contabilità speciali » - non merita alcun commento, trattandosi di scritture surrettizie (partite di giro).
In merito alla destinazione delle spese in conto capitale - a parte
sempre se i mutui saranno realizzati, siccome in atto la Provincia è già impegnata per L. 10.664.572.612 - desideriamo fare qualche considerazione e
rilevare la inopportunità di avere collocate alcune spese in questa parte del
Bilancio.
Ad esempio, come potranno essere erogati i contributi per il trasporto degli alunni obbligati (50 milioni) e quelli per i non obbligati ma studenti
« pendolari » (L. 100 milioni)?
La Giunta passata, concretando per la verità una nostra proposta, si è
fatto merito amministrativo ed elettorale di avere stanziato tanti milioni per
i « pendolari ». Beh! Cos'é avvenuto? Gli studenti sono rimasti beffati, sia
perché lo stanziamento è stato previsto nella parte sbagliata o non reale certamente in buona fede - sia perché non è stata regolamentata la materia.
Ecco come e perché, caro assessore Cera, non è stata data neanche « una
lira »!
Oggi, la Giunta in carica mena vanto degli stessi stanziamenti che anzi aumenta, epperò ripete la stessa inefficace operazione finanziaria, certamente ancora in buona fede.
Signor Presidente, se avete davvero volontà di affrontare il problema,
lo stanziamento deve avere una diversa collocazione e pertanto il Bilancio,
anche per questa scrittura, va modificato o rielaborato, fermo restando
l'obbligo di redigere e di approvare un regolamento. Altrimenti, gli anni
scolastici passano e la beffa continua.
A questo discorso dell'indisponibilità economica reale, se non a quella più grave della iscrizione in Bilancio « per memoria », leghiamo anche il
problema dei contributi alle Cooperative artigiane (50+50 milioni. (In proposito si veda quello che ha fatto la vicina Provincia di Bari per l'Artigianato e la Cooperazione e l'associazionismo, ne parlammo noi in altra occasione). Leghiamo il problema degli interventi
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per le strade vicinali (300 milioni), oltretutto senza avere prima regolamentato la materia. Lo scorso anno quali contributi e come sono stati elargiti,
nonostante gli stanziamenti in Bilancio? Questo ci doveva dire la Relazione
al Bilancio e questo desideriamo sapere.
E ancora: perché il contributo FEOGA (100 milioni), già « per memoria » nel 1971, e che è stato tanto vantato dalla Giunta passata, figura tra
queste scritture fittizie?
E ancora: piscina, campi d'atletica, laghetto turistico, ed altri investimenti sociali, perché con operazioni finanziarie da realizzare di là da venire?
E ancora: L. 4.270.432.000 per le strade. Così, senza un piano?
Signor Presidente, ci troviamo davvero nella necessità di rivedere e di
rielaborare il Bilancio se vogliamo fare gli interessi della Capitanata.
Basti pensare, per dirne qualche altra anche se non rilevante, che non
è stato previsto nemmeno lo stanziamento di 15 milioni, come nel 1971,
per l'assistenza alle madri e ai bambini tramite l'O.N.M.I., benché si tratti di
un carrozzone da eliminare.
E poi, cos'è quello stanziamento di L. 56.176.710 per la costruzione
del Conservatorio di Musica? Vi è una convenzione? E, a proposito, è vero
che la Provincia paga gli stipendi ai docenti del Conservatorio? E da quale
capitolo di Bilancio è stato fatto il prelievo nel 1971? E per l'anno in corso,
in quale parte del Bilancio è stato previsto il relativo stanziamento? Perché?
La Relazione al Bilancio non fa alcun cenno in merito; desidereremmo una risposta precisa, tecnico-contabile e amministrativa.
Un'ultima domanda, benché vi siano non poche altre cose da discutere e chiarire: l'allegato n. 7 del Bilancio prevede una spesa di L. 370.400 per
« assicurazione degli Amministratori » (c/o Le Generali « Venezia »). L'assicurazione riguarda tutti e 30 gli Amministratori? Anche su questo affare
gradiremmo una risposta. E chiudo qui il discorso sulla parte tecnicocontabile del bilancio 1972.
Vorrei discutere, adesso, con brevi cenni, alcuni aspetti particolari del
Bilancio, approfondendo, nel merito, solo qualche problema sociale e politico.
E prego tutti di avere la bontà e la pazienza di permettermelo.
Personale - La nostra Amministrazione, e da tutte le parti è stato ammesso, non certo ad onore delle Giunte passate, non è razio73
nalmente strutturata quando non è carente in fatto di personale.
Non vi è l'Ufficio copia (dattilografi), e neanche quello meccanografico, le sezioni tecniche non possono più fronteggiare le aumentate incombenze, i cantonieri sono quasi spariti (sul concorso grava sempre una coltre
di nebbia), le scuole reclamano personale non insegnante, il centro di igiene
mentale sembra un orfanello, ecc.
In questa situazione, è necessario programmare in maniera organica e
moderna la efficienza e la riorganizzazione degli uffici e dei servizi per essere preparati ai nuovi compiti della Provincia ed alle funzioni che le saranno
affidate dalla Regione.
Considerato, altresì, che diversi dipendenti qualificati, su propria istanza, saranno chiamati presso l'Ente Regione, riteniamo sia urgente e necessario potenziare i quadri direttivi. Quanto ai gruppi ed Uffici-studio, essi
devono diventare una cosa seria, se vi sono, o devono essere istituiti - in
uno con le commissioni di studio e di lavoro composte di rappresentanti
del Consiglio e della Giunta - per offrire alla Provincia idonei strumenti
operativi in campo sociale, economico, ecc. per il progresso civile delle nostre comunità. Insomma, personale sempre più qualificato, anche attraverso
corsi di aggiornamento e di perfezionamento, a carico e nell'interesse del
nostro Ente. Ed uffici ristrutturati e nuovi, con funzionari giusti ai posti
giusti.
Turismo, territorio, ecc. - Forse bastano le « lamentazioni » dell'ass. Cera
per denunziare come il Turismo sia trascurato e che una politica turistica
non è stata ancora attuata dall'Ente Provincia.
A proposito, che fine ha fatto il progetto-concorso per il villaggio turistico alla Foresta Umbra? E visto che facciamo riferimento al Gargano,
chiediamo di conoscere dov'è andata a finire la Commissione di studio per
la Ferrovia Garganica, tanto osannata in quest'aula, al punto che, nel 1965,
mi pare, la Giunta non esitava a chiedere a noi il voto favorevole sul Bilancio per quella... rivoluzionaria iniziativa. E' stata interessata la Regione in
merito?
Molte altre domande dovremmo rivolgere, siccome le « Dichiarazioni
» e la Relazione al Bilancio non offrono esaurienti spiegazioni. Cosa si intende fare in concreto per l'assetto territoriale, per la sistemazione idrogeologica, per il problema delle frane? Si continuerà a fare chiacchiere come
dai tempi della prima Giunta Consiglio si va facendo?
Signor Presidente, quando noi parliamo di incontro nelle cose e nei
fatti e di convergenze d'intenti operativi ci riferiamo anche a questi
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problemi annosi ed essenziali della nostra Provincia.
Irrigazione e approvvigionamento idrico - Ne abbiamo già ampiamente parlato in sede di « Dichiarazioni programmatiche ». Aggiungerò soltanto, per
conoscenza dell'assessore Cera, che in quest'aula si è detto tanto, tra denunzie ed accuse, in occasione di una trionfalistica relazione del rappresentante della Provincia in seno all'E.A.A.P., che solo un ente incallito all'imprudenza come quello dell'Acquedotto Pugliese poteva sopportare senza
alcuna reazione.
Qui si è parlato di frodi e di truffe, di contatori pazzi e di false eccedenze di consumo d'acqua, ma tutto è rimasto allo stato quo ante, se non
peggio. Da mesi, i Comuni non sono serviti e per mesi ancora - come annuncia il divinato dell'E.A.A.P. - dovranno starsene senza acqua. E tutto
questo, con la più ampia impunità per l'E.A.A.P., e con tanti milioni di metri cubi d'acqua che dalla diga di Occhito, per fare un esempio, viene scaricata a mare, per incompletezza della canalizzazione.
La Provincia deve far sentire la sua voce di protesta, ferma e vibrata,
fino alle più alte sfere responsabili, se non vuol venire meno alle sue funzioni politiche e umane.
Promuoviamo come Amministrazione Provinciale un convegno, riuniamo Sindaci, Partiti, Sindacati, categorie imprenditoriali e terziarie, organizzazioni femminili, studentesche, contadine, ecc. per dibattere il problema
e per rivendicare ed ottenere urgenti provvedimenti atti a sconfiggere « la
grande sete ».
Agricoltura - La parte del Bilancio riguardante l'Agricoltura ed i molti
problemi umani ed economici annessi, secondo noi, è tutta da rivedere e da
rielaborare, sia nell'impostazione che negli stanziamenti. E le motivazioni
sono state ad abundantiam sottolineate dal compagno Pizzolo. Una revisione di Bilancio tanto più necessaria, perché l'occasione dovrà essere utile per
trattare anche il problema delle comunità montane.
Industrializzazione ed occupazione - Un fiume di parole, signor Presidente, da anni e da parte di chiunque avesse un seggiolino di potere pubblico.
Una valanga di promesse per l'Aeritalia, per questa fantomatica manna che
non risolverà il problema di fondo, che invece è grave e di ben altra natura,
sia come fatto industriale che come livello occupazionale. L'Aeritalia, che il
ministro Piccoli nella scorsa campagna elettorale ci ha regalato durante un
comizio a Torremaggiore, che tanti ministri e sottosegretari e parlamentari
del centro-sinistra (ci
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si mette, ora, finanche l'on. Moro) a pie' sospinto, ma da tanti anni, ci offrono, è ancora nel limbo.
La verità è un'altra ed amara. Noi siamo ancora considerati dai monopoli e dalla classe di potere una riserva umana ed elettorale, se è possibile
che finanche il nostro metano, dono della natura, venga portato via, o che
non sia sfruttato in loco, a sollievo della disoccupazione.
La classe di potere ha consentito finora che nella nostra Provincia
nascessero soltanto le fabbrichette dell'illusione, che poi miseramente si
chiudono per fallimento, non già per avviare un processo d'industrializzazione, o per incrementare l'occupazione, o per franare l'emigrazione, ma
solo per sovvenzionare i ruffiani elettorali, gli speculatori, i furbastri, gente
squalificata in una parola che conosce bene il sottobosco della corruzione e
dell'intrallazzo.
Perciò la Giunta, al di fuori di tanto baillame propagandistico e beffardo, deve tracciarsi un chiaro programma di iniziative e di lotta politica,
chiamando tutte le forze democratiche e le popolazioni a rivendicare la rapida soluzione della questione meridionale. Un Mezzogiorno trasformato e
rinnovato significa automaticamente progresso economico, crescita sociale,
avanzata civile della Capitanata.
Lavori pubblici - Il problema è legato al discorso più generale finora
fatto sull'occupazione ed all'azione che l'Amministrazione Provinciale dovrà
svolgere sul piano politico, presso la Regione ed il Governo, per maggiori
investimenti nella nostra Provincia e nel Mezzogiorno, per la pronta utilizzazione per opere sociali dei 7mila miliardi dei residui passivi dello Stato,
per la revisione e quindi per l'applicazione meno rigida della legge 765 sull'edilizia, quasi che il Comune di Carapelle fosse quello di Milano, Torino,
Roma, ecc., per lo snellimento delle procedure burocratiche nel campo degli appalti. A questo proposito, giova ricordare che una delle cause della
revisione dei prezzi è proprio la sbagliata politica governativa degli appalti,
che impone un iter lungo e farraginoso, e poi consente agli appaltatori di
ottenere aumenti, mettendo in difficoltà gli Enti e ritardando la realizzazione delle opere.
Anche in questo noi vediamo una scelta di classe da parte del centrosinistra nazionale, perché da una parte si favoriscono le ditte appaltatrici
che nelle gare furbescamente si appaltano i lavori con un forte ribasso d'asta, e dall'altra permettono di ottenere la revisione in aumento dei prezzi, a
danno di ditte più oneste ed economicamente
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più deboli. Infine, con tale sistema, si generano ulteriore indebitamento ed
impoverimento degli EE.LL.
Quanto peso ha nel Bilancio di previsione la spesa per la revisione
dei prezzi? Essa incide per una buona quarta parte su tutte le Entrate ordinarie e tributarie della Provincia, trattandosi di una spesa (fors'anche inferiore alla realtà) di un miliardo e mezzo, imputata interamente alle spese
correnti (Tit. I, art. 216), e cioè, signori Consiglieri, a quel poco di ossigeno
economico-finanziario che dà vita al nostro Ente sia sul piano amministrativo, sia come cespiti delegabili per la contrazione dei Mutui.
Più specificamente, né le « Dichiarazioni » e né il Bilancio ci hanno
offerto, nelle rispettive Relazioni, un Piano organico dei Lavori stradali, che
possa tranquillizzare noi e l'opinione pubblica perché non si verifichino
scelte di zone d'influenza elettoralistica e perché vengano sistemate quelle
strade sinora trascurate e di primaria importanza per i collegamenti provinciali ed extraprovinciali.
Anche qui sono necessarie commissioni di studio e di programmazione, in cui siano rappresentate democraticamente le forze consiliari, al
fine di predisporre un nuovo sistema di gare d'appalto (magari quello della
media mediata), e di evitare scelte sbagliate e di parte, d'impedire ritardi
onerosi, di realizzare opere a perfetta regola d'arte e produttive d'interesse
civile per la gente dauna.
Assistenza Igiene e Sanità, Nosocomi e difesa della salute - Per l'Assistenza,
valga quanto rilevato dalla compagna Schinaia. Peraltro, ribadiamo l'apprezzamento nei confronti della Relazione Sica e le riserve a suo tempo espresse.
Il potenziamento del Centro di Igiene Mentale ed il progetto di costruzione, che sono ormai indilazionabili, ci trovano d'accordo, perché - a
parte i ritardi e i mutui da realizzare, e se si realizzeranno - traducono o dovrebbero tradurre in realtà un disegno da noi architettato da anni, ripreso
dalla Giunta Tizzani ed ora programmato dalla Giunta in carica. E speriamo
bene! Il tempo, è vero, non ha limiti, ma cerchiamo di non farne abuso.
Ci sia consentito, intanto, soffermarci su alcuni aspetti dell'intero
problema assistenziale e igienico-sanitario, che riteniamo urgenti e qualificanti per la nostra Provincia.
Saremo critici per omaggio alla verità e per stimolo ad operare bene.
Le prime critiche, e vigorose, che muoviamo alle Giunte passate, secondo
noi colpevoli di negligenza e d'indifferenza, attengono
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alla grave situazione dell'I.P.P.I. e dell'annesso Brefotrofio. Il drammatico
problema non ci pare abbia trovato il giusto posto di rilievo né nelle « Dichiarazioni » e né nel Bilancio. Un I.P.P.I. (Brefotrofio) fatiscente che ha
bisogno di calore umano, oltre che di urgenti provvedimenti igienici e organizzativi. E l'assessore Sica ha visto e sa e ne è rimasto scosso, tanto gravi
sono stati l'incuria e il disamore di chi lo ha amministrato ieri. Poveri bambini fuori della vita e della società, quasi animaletti spauriti al contatto con
altre persone, con gli estranei dell'Istituto, chiusi in una casa che presenta
carenze paurose igieniche ed organizzative. Una cosa vergognosa, che ha
provocato lo sdegno del Giudice speciale per le adozioni e della Commissione di vigilanza sugli Istituti di Prima Infanzia.
Lei sa tutto questo, signor Presidente, e nulla potrà l'assessore Sica,
nonostante alcuni suoi decisi ed encomiabili colpi di scopa, che sconfessano
e condannano le Giunte passate di centro-sinistra, se i nostri radicali interventi saranno ancora rinviati. Un grosso problema umano questo dell'I.P.P.I., signor Presidente, ma anche qui emergono le vostre colpe. Basti
pensare che a distanza di un anno quasi nulla avete fatto per definire la pratica relativa all'ex Clinica Ventura, né per il modestissimo mutuo di 150
milioni (roba da bilancio ordinario), né per il progettino di trasformazione e
di sistemazione dei locali. Non funzionalità degli uffici o, invece, negligenza
colposa degli Amministratori?...
Nel campo dell'Igiene e della Sanità, occorre riorganizzare i nostri
servizi, o meglio bisogno andare ad una nuova organizzazione dei servizi.
Occorre altro personale specializzato e qualificato, a tutti i livelli, occorrono
attrezzature scientifiche adeguate per assolvere i nuovi compiti che la Società impone in difesa della salute umana, dal fatto ecologico alle sofisticazioni
dei prodotti e dei generi alimentari.
E' necessario che il Laboratorio Provinciale diventi un centro dinamico, a tempo pieno, in cui studi, ricerche, analisi, ecc. costituiscano un
presidio ideale di fiducia, anzi di certezza che la nostra salute ha dei coscienziosi, attenti e capaci vigili. Anche in questo campo abbiamo perso del
tempo.
Come abbiamo attuato le provvidenze legislative che emendano e
ammodernano il vecchio T.U. 1265, del 1934? Come abbiamo tradotto in
pratica gli essenziali articoli 82 bis e 83, sostitutivi del vecchio T.U., per
quanto attiene ai contributi ministeriali per impianti, attrezzature, ampliamento, corsi di aggiornamento del personale, vigilanza igienica,
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sanitario-annonaria, per le indagini profilattiche e di assistenza? Come sono
state attuate le nuove competenze dei laboratori medico e chimico? Ne
stiamo parlando dal 1963, ed ogni anno abbiamo ripresa la questione, ma
non ci sembra sia stato fatto quanto era necessario e urgente, se è vero che
nulla emerge dalle « Dichiarazioni programmatiche » e nulla risulta in Bilancio, a titolo di Entrata per contributi specifici del Ministero della Sanità.
Legando al problema dell'Igiene l'intento della Giunta di costruire
impianti sportivi di atletica in otto Comuni (se si realizzeranno, del che fortemente dubitiamo perchè condizionati a mutui, ecc.), ci permettiamo di
rilevare che ancora una volta, nonostante le nostre proposte di sempre, non
si fa cenno alla « ginnastica correttiva, formativa ed estetica ». Non vi è alcun cenno nelle « Dichiarazioni »; non vi è alcun stanziamento nel Bilancio.
Assenti ieri, assenti oggi in questo campo. Mai al passo coi tempi!...
E' verità amara anche questa, come non poche altre, che accentua le colpe
del centro-sinistra.
Nel registrarne il grave ritardo, segnaliamo che siamo stati preceduti
dall'ARCI, che è nata da qualche anno soltanto. A nostro avviso, però, l'Ente Provincia può inserirsi in questo processo ginnico-medico in fatto di palestre, attrezze e impianti speciali e, riteniamo, anche con priorità rispetto a
certi impianti, pure essi necessari, che si vorrebbero installare.
Apportiamo le opportune variazioni in questo Bilancio di concezioni
vecchie, e dimostriamo concretamente la presenza umana e sociale dell'Amministrazione Provinciale. Questo significa fare cose nuove, stare al
passo coi tempi incalzanti, essere anche originali.
Lei è medico e sportivo, signor Presidente, e sa meglio di me che ci
sono tanti ragazzi, oggi, affetti da scoliosi, piccole malformazioni, ecc.
Noi siamo convinti che, con interventi preventivi e tempestivi, di
concerto con l'ARCI e coi Comuni, è possibile operare in difesa della salute
dei nostri ragazzi.
Cose semplici, quindi, umane e realizzabili, caro Assessore al Bilancio, e che non sono né accademiche, né elucubrazioni.
Inoltre: che ne pensa la Giunta attuale della Riforma Sanitaria e del
Piano Ospedaliero? Crede essa nelle leggi 128, 130, 132 e nei decreti precedenti e susseguenti? Come ci inseriamo nel Piano Regionale?
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Se è vero che tocca ai politici, agli organi democratici elettivi esaminare le condizioni geopolitiche ed economico-territoriali della Provincia e
proporre costruzioni e trasformazioni di Ospedali, segnalando la più idonea
ubicazione e la più reale caratterizzazione, dai nosocomi di zona a quelli
specializzati, dalle unità sanitarie di base agli Ospedali regionali, noi chiediamo di conoscere chiaramente il pensiero della Giunta e di sapere che
fine ha fatto l'indagine iniziata dal gruppo di studio della Provincia, considerato che l'Ufficio del Medico Provinciale ne ha, in passato, più volte sollecitato il parere dell'Amministrazione Provinciale. E questo è noto anche al
signor Presidente ed al collega Grosso, che con me hanno fatto parte del
Comitato Regionale per la programmazione regionale ospedaliera.
Desideriamo sapere come ci muoveremo in tale contesto, e quali
scelte opereremo in difesa della salute e per assicurare assistenza a tutti, dal
bracciante al coltivatore diretto, dal commerciante all'artigiano, dal bambino
al vecchio, dagli uomini alle donne, attraverso presidi sanitari, dépistage,
istituti specializzati, ecc. fino alle cliniche per luogo degenti, ai convalescenziari, ai gerontocomi.
Ci sembra, signor Presidente, che la presenza della Provincia in questo campo sia un diritto-dovere, e che solo muovendoci subito e bene risponderemo ai compiti nuovi e alle funzioni moderne che spettano all'Ente
Provincia.
Infine, la dolorosa questione degli infermi di mente e la drammatica
piaga del locale Istituto Psichiatrico. Abbiamo sempre respinto, signor Presidente, la deteriore definizione della Provincia « l'Ente dei pazzi, degli illegittimi, ecc. ». E' un compito di istituto l'assistenza a chi, purtroppo, ha poca o pochissima luce nel cervello. Il Bilancio prevede una spesa di oltre
3miliardi, quasi tutti in favore di quella specie di gabbia che è il manicomio
foggiano. Negli ultimi cinque anni, signori del centro-sinistra, sono stati
elargiti circa 10 miliardi alla « Divina Provvidenza », « divina » terrena e privatistica, per la verità.
Diciamo subito che lo stanziamento è insufficiente, perché l'appetito
dello Psichiatrico non ha limiti e le rette aumenteranno; l'aumento, non ci
facciamo illusioni, ci vorrà imposto.
Soltanto, desidereremmo che l'assessore al Bilancio non mischiasse,
in questa non pulita faccenda il personale dipendente, che raccoglie solo
briciole, che è stato sempre maltrattato. Lei, caro Assessore, è arrivato qui
da poco. Se lo faccia dire dai suoi amici e soprattutto dal vice presidente dr.
Protano.
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In quest'aula è successo quello che Lei neppure immagina. Sono volate accuse dure e gravi, sono state usate espressioni da raccapriccio. Beh,
che cosa si è fatto in concreto per eliminare tanti lamentati e condannati
sconci? Da tanti anni, quasi come per appuntamento, si levano accuse, si
blatera sui provvedimenti, si ventilano propositi, ma il problema resta in
tutta la sua drammaticità.
In tanti anni e con tanti miliardi avremmo potuto costruire ed attrezzarci. Altroché! Ma non si è fatto un bel niente. E noi dovremmo credere ancora in certe affermazioni, che una perdurante brutta realtà respinge a priori? Che fine ha fatto la Convenzione approvata a maggioranza
(non da noi) dal Consiglio? E la Commissione di vigilanza che avrebbe
potuto mettere un po' - non molto - il naso nello Psichiatrico?
Col permesso dell'assessore al Bilancio vorrei ricordare la legge 431,
del 1968, sugli Istituti Psichiatrici, il cui art. 2 pure prescrive qualcosa in
fatto di personale specializzato, ecc. E' violata la norma dallo Psichiatrico
di Foggia? Possiamo dirlo? Come lo appuriamo? E se ne avessimo scienza, cosa potremmo fare? Veniamo meno ai nostri compiti non indagando?
Insomma, quanta colpevole complicità c'è stata o può esservi a carico della Giunta? E se continua l'andazzo, cosa dobbiamo pensare? Quanto meno che la « Divina Provvidenza » è protetta dall'alto. Ed è facile, forse
troppo facile, pensarlo.
Lei sa, infatti, signor Presidente, che, secondo le norme in vigore,
gli Ospedali Psichiatrici non devono avere più di 500 posti-letto. Allo Psichiatrico di Foggia, quanti posti-letto e quali posti-letto vi sono?
Forse, ciò è il meno. Perché, guarda caso, nonostante le chiare predette
norme restrittive, lo Psichiatrico è stato autorizzato ad ampliare l'Istituto, a costruire altre gabbie. Bel Governo che ci troviamo! E pare che la « Divina Provvidenza » abbia avuto un mutuo proprio dallo Stato! O addirittura dei contributi. Così si dice. Insomma, le leggi vengono disattese da chi legifera, e la speculazione sulla malferma salute mentale di tanta povera gente continua. E la Provincia e la sua Giunta, ieri ed oggi, stanno a guardare.
Intanto che cosa si è fatto per ottenere dei contributi da parte dello
Stato per i ricoveri manicomiali a carico della Provincia? La Legge lo
permette. E che cosa si è fatto per ottenere i necessari contributi per la
costruzione - così voi affermate di volere, e non è la prima volta - di un
Ospedale Psichiatrico? Da anni si afferma che bisogna acquistare il suolo,
da anni che bisogna bandire un concorso
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nazionale per il relativo progetto, da anni invece si trascina un'odiosa situazione per i nostri poveri malati di mente nonostante i tuoni e i fulmini che
hanno scosso quest'aula. Ci piacerebbe sapere qualcosa o saperne di più,
mentre assistiamo al lento ma continuo fluire dei miliardi della comunità
verso la terrena « Divina Provvidenza » di Foggia.
Signor Presidente, ci dica: è proprio un male denunciare codesti fatti?
E' male preoccuparsi della salute umana, condividere il dolore umano, sforzarsi di operare per eliminarne le cause, di prevenirle e, se possibile, di eliminarle? Né possiamo permettere alla nostra dignità di rappresentanti di un
terzo della Provincia di Capitanata di essere gabbati con quell'artificiosa
iscrizione in Bilancio « per memoria » della somma di L. 100milioni, più
115, al Titolo II, sez. IV, cap. 227 « Spese in conto capitale ».
E' un brutto artificio registrare « per memoria », come a dire non registrarle affatto, determinate somme per « Suoli e progettazione Istituto
Psichiatrico, ecc. ».
Pubblica Istruzione: Scuola e Cultura - Nelle spese in conto capitale, al titolo V, rileviamo un incremento di stanziamenti. Esso è dovuto parte alla
lievitazione dei costi generali dei servizi, in conseguenza dell'inerzia governativa nei riguardi dei profittatori che detengono le leve economiche della
nazione e che manovrano a proprio libito il termometro del costo della vita;
parte, invece, è dovuto ad intenzionali investimenti per la Scuola, la Biblioteca, gli alunni pendolari, suoli, ecc., anche se limitati.
L'analisi di questa parte del Bilancio c'impone un discorso ampio, anche perché ella, signor Presidente, non ha accolto la nostra voce allarmante
sulla « grande malata » che è la Scuola, anzi ce ne ha fatto un rimprovero
ritenendo che noi non ne avessimo parlato in sede di controdichiarazioni
pragrammatiche.. E quando Lei affermava ciò, mi son permesso, Ella consenziente, d'interromperla.
In generale, abbiamo sostenuto, che siamo per una Scuola nuova, a
tutti i livelli, da quella materna all'universitaria, che rompa col passato, con
la scuola di classe e di certe classi. Vogliamo una Scuola rinnovata e viva,
dinamica e seria, che offra cultura e non nozioni, che formi le coscienze ed
educhi i sentimenti e non spostati o robots o puntelli di una società dominata dai monopoli.
Vogliamo una Scuola attiva libera e democratica, senza autoritarismi
e apertura al dialogo ed alla ricerca, responsabile e con prospettive concrete, in cui vi siano docenti degnamente retribuiti, ma
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preparati ad educare le giovani generazioni alla libertà ed alla consapevolezza di diventare la classe dirigente di domani, in una società nuova, più civile, più umana, più giusta. Una Scuola di tutti e per tutti a spese della comunità nazionale, come vuole la Costituzione, ma che abbia, tra gli altri, due
obiettivi fondamentali: la formazione democratica della gioventù e l'inserimento dei giovani nella produzione. Una Scuola, insomma, che non sia più
malata, e che sia più aderente alla storia umana attuale, che sia efficiente,
attrezzata, in locali idonei, con una didattica ed una metodologia più valide,
con programmi rinnovati e testi revisionati, una Scuola che non mandi i
giovani allo sbaraglio dopo avere percorso il corso di studi scelto e da scegliere liberamente, che fughi le tante inquietudini di oggi, che garantisca un
avvenire a tutti secondo le proprie capacità. Una Scuola che curi radicalmente i suoi mali in barba alla caterva di circolari contraddittorie, confusionarie e cervellotiche dell'attuale Ministero Misasi. Una Scuola che non sia la
futura commercializzazione dei cervelli, l'utilizzazione dei cosiddetti « benpensanti » graditi ai vari SIFAR pubblici e privati, che non avvilisca l'ingegno umano, che non sia la « parcellizzazione della cultura » che è in pratica
la « parcellizzazione » del lavoro, così come oggi è condizionato ed imposto
dalle grandi centrali produttivistiche pubbliche e oligopolistiche private.
Una Scuola, infine ed invece, che deve esaltare la cultura in senso umano e
sociale, una cultura non unica - come Lei ha detto bene - ma una cultura
libera, che faccia spaziare la mente umana e che non neutralizzi la funzione
critica, dialettica, d'indagine e di ricerca dell'intellettuale.
In particolare, per quanto attiene alla nostra Provincia, occorre una
Scuola adeguata alle condizioni socio-economiche e territoriali della Provincia stessa. La proliferazione degli Istituti Scolastici non risolve il problema. Anche qui è una questione di scelta e di ubicazione e di indirizzi. In
fatto di ubicazione, bisogna avere una visione anche a livello comprensoriale, nella ricerca del baricentro territoriale. In fatto di indirizzi, occorre evitare le pletoriche sfornate di diplomati, candidati all'emigrazione ed alla disoccupazione.
In una Provincia che dovrà assolvere nuove e più moderne funzioni,
occorrono, quindi, tecnici e amministrativi diversi e più modernamente
qualificati, dai Laboratoristi ai Chimici alimentaristi, dai dirigenti aziendali e
cooperativistici e turistico-alberghieri ai periti agrari e di idraulica agraria.
Intanto, preoccupiamoci degli Istituti esistenti, attrezzandoli de
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gnamente e rendendoli ottimali. E cioè, diamo assistenza e cura alle creature già in vita prima di partorirne altre dalla vita incerta - e peggio elettoralistiche e campanilistiche - che potrebbero nascere asfittiche.
In merito all'Università a Foggia, signor Presidente ed egregi Colleghi, il punto di vista del gruppo comunista non ha fatto mai difetto di chiarezza. Noi siamo stati sempre contrari ad una Università qualsiasi, fasulla o
consorziata. Vi preghiamo di rileggere i nostri discorsi. Vogliamo una vera
Università, e anche questa nuova e moderna che scenda nel contesto di una
seria riforma universitaria ed in quello della nostra Provincia e del nostro
Mezzogiorno, nel quadro della programmazione della Regione Puglia, che
pure prevede il terzo centro universitario a Foggia. Una Università che già
poteva esistere con quelle peculiari caratterizzazioni se avessimo apprestata
una sede adeguata, anche con i mezzi ordinari del bilancio, con stanziamenti annuali e ricorrenti, come noi proponemmo sin dal 1964.
Oggi altro che sede avremmo! Invece, se dovesse pioverci dall'alto l'istituzione del terzo centro universitario, cosa faremmo? Raccoglieremmo le
domande d'immatricolazione nei giardini pubblici e le lezioni sarebbero
tenute per strada. Come dire: l'accademia dei peripatetici.
Ed anche in proporzione più ridotta, benché ciò non ci solletichi affatto, se davvero gli organi competenti dovessero autorizzare le sezioni o
compartimenti staccati dell'Università di Bari, per la facoltà di Medicina e
Chirurgia, come quel Senato accademico ha approvato con voto unanime,
che cosa potremmo offrire in fatto di locali, uffici, attrezzature, ecc.? Né
siamo sollecitati dall'irrazionale proliferazione delle Università che si va verificando in Italia. Ma discutiamo del problema, a diversi livelli, e muoviamoci nella direzione giusta, subito, giacché abbiamo perso troppo tempo
per la negligenza delle giunte passate, e prima che qualche altra Provincia,
magari selenitica, ci preceda e ci batta sul nastro di arrivo.
Il fatto si è, a parte qualche nostra battuta, che noi siamo preoccupati
dell'appiattimento professionale, soprattutto a livello universitario, che si va
consolidando sempre più nella nostra Provincia. I nostri giovani, come tutti
sappiamo, sono costretti a scegliere facoltà non obbligatoriamente frequentabili, vuoi per comodità per la distanza degli Atenei, vuoi per risparmio,
vuoi per l'insufficienza dei mezzi economici e di trasporto a disposizione.
All'appiattimento professionale, così, s'aggiunge la turba dei di84
soccupati, talora degli spostati. Proponemmo allora la costruzione di un
Palazzo della Cultura - futura allocazione dell'Università - prevedendo una
spesa in bilancio per un concorso nazionale per un progetto organico e
moderno. Oggi, per scuotere l'abulia culturale nella quale la nostra Provincia è caduta, proponiamo che quella proposta sia ripresa per costruire una
Casa della Cultura per conferenze, dibattimenti, seminari o per scambi culturali a tutti i livelli, anche internazionali. Una Casa in cui cinema, teatro,
concerti, letture e commenti di opere sociologiche, ecc., trovino posto, ad
esaltazione dei perenni valori del sapere umano, per la soddisfazione dell'uomo nel tempo libero, per formare e rinsaldare le coscienze alla civiltà,
alla libertà ed alla democrazia nel retaggio della Resistenza. Una sede aperta
a tutti, dall'intellettuale all'operaio, dai sindacati agli operatori economici,
dalla donna allo studente. E' un evento nuovo per la nostra Provincia, ma
certamente un cimento per l'umano ingegno della Daunia. Le cose nuove ed
originali, Lei mi insegna, signor Presidente, non sono mai cronaca o solo
cronaca, ma sono storia, fanno storia.
Inoltre, se allora proponemmo - per discutere l'angoscioso problema
della Scuola in tutti i suoi ordini e gradi - una conferenza provinciale, ora
proponiamo una conferenza regionale, in Foggia.
E per intanto, cerchiamo di attuare il conferimento di borse di studio
agli universitari bisognosi, traducendo in pratica un Regolamento che giace
in archivio sin dal 1962. Traduciamo in pratica, e chiedo scusa se torno sull'argomento, senza più oltre prendere per il bavero gli sfortunati « pendolari
», l'assistenza e i sussidi agli studenti medi bisognosi, i quali hanno sentito
strombazzare tali provvidenze durante la campagna elettorale ultima del
1971, ma poi non hanno visto una lira.
Legittima, pertanto, la sua amarezza, assessore Cera, ma lo stanziamento apposito nel passato Bilancio è stato un trucco, una scrittura surrettizia, una sparata elettorale e basta. E la stessa triste fine faranno gli stanziamenti del presente Bilancio se la materia non sarà regolamentata e se il
Regolamento non sarà approvato dal Consiglio e dagli organi di controllo.
Anche per quanto è avvenuto ieri per gli Istituti, per l'Università, per le
borse di studio, per i contributi ai « pendolari », e cioè per tanta amara constatazione di negatività e d'inefficienze della Giunta passata, non possiamo
dare credibilità alle promesse, ai propositi, agli stanziamenti di oggi, anzi
diventiamo più scettici e nient'affatto fiduciosi.
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Quanto alla Biblioteca, « la mia pupilla » come con garbato spirito fu
definita da alcuni colleghi in passato, vorremmo vederla crescere sempre
sana e ricca, per non vederla mai più ricadere nella tristezza in cui la Giunta
Vania la trovò subito dopo l'insediamento. D'allora è incominciata a rifiorire ed ha un brillante avvenire. Grazie all'ottimo direttore? Certo, anche a lui
ed ai suoi collaboratori.
E qui sarebbe opportuno riprendere una nostra vecchia proposta per
la creazione di biblioteche di quartiere, quante più possibili, di concerto con
il Comune capoluogo, per avvicinare di più gli uomini ai libri generosi e
dispensatori di sapere e di civiltà.
Un paleografo e celebre bibliofilo ci lasciò scritto: « Dove si apre una
biblioteca si chiude un carcere ». Crediamoci tutti, signor Presidente. E' bello credere, a volte, fors'anche per diventare più buoni.
E così, signor Presidente, Le abbiamo detto che cosa pensiamo noi
Comunisti della Scuola italiana e provinciale, dell'Università in Foggia e della Biblioteca, della cultura e dell'impiego dei cervelli umani. E questo, sia
pure con proposizioni molto stringate, lo dicemmo durante il dibattito sulle
« Dichiarazioni ». E questo e degli impegni che il problema impone nella
sua globalità, avremmo voluto leggere, nella sua Relazione o attraverso le
cifre del Bilancio.
Veda, signor Presidente, se ci permettiamo di dare dei suggerimenti o
di avanzare proposte responsabili è perché siamo davvero preoccupati della
sorte della Scuola e della cultura, che stanno scivolando sempre più lungo
una china pericolosa.
Il « tanto peggio, tanto meglio » è roba che si perde nella notte dei
tempi ed è da noi decisamente respinto, ripudiato e contrastato. E se insistiamo nel proporre e nel ricercare soluzioni valide per la nostra Provincia,
è perché sentiamo il dovere di farlo per il mandato ricevuto. E se quanto
diciamo dovesse essere producente e valido - e noi siamo convinti che lo sia
- mi pare che sia dovere anche dell'Esecutivo, cioè della Giunta, recepire e
darne attuazione pratica. Così crediamo di servire la nostra Provincia e gli
interessi dei giovani, partecipando attivamente ed anche criticamente alla
vita dell'Amministrazione Provinciale.
E conchiudo, signor Presidente, scusandomi con tutti per il tempo
che mi sono preso.
Il Bilancio di previsione 1972, allo stato attuale, e cioè con quegli elementi fisionomici negativi da noi rilevati e che vanno rielaborati, siano
essi contabili o finanziari, economici o sociali, e soprattutto per
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la sua fisionomia politica, non può avere il voto favorevole del gruppo comunista.
Fermo restando, signor Presidente, il nostro impegno responsabile e
critico, dialettico e costruttivo, teso a spronare la Giunta ed il Consiglio
stesso perché si possa operare per il progresso sociale e civile della Capitanata, il nostro voto complessivo sul Bilancio resta sostanzialmente negativo.
Votiamo contro il Bilancio 1972, in quanto esso è anche documento
politico di una logora formula di centro-sinistra, ed anzi neocentrista con
all'interno punte democristiane della destra integralista, insomma di una
coalizione senza una maggioranza e che non disdegna eventuali soluzioni
trasformistiche.
Votiamo dunque anche contro questo Bilancio, perché ancora una
volta ci costringete a farlo, perché non possiamo condividere le vostre scelte politiche ed economiche, etiche e metodologiche, che se confermano una
strategia del potere a qualsiasi costo, non contribuiscono a costruire una
nuova storia della Daunia.
Consigliere rag. Biasco (D.C.)
Prendendo la parola, il capogruppo democristiano fa rilevare che la
giornata di ieri ha fatto registrare un avvenimento di grande importanza ai
fini della determinazione ed esaltazione dell'autonomia degli enti locali.
Per la prima volta, infatti, alla vigilia dell'entrata in funzione delle
Commissioni di controllo degli atti degli enti locali, i Sindaci di tutti i Comuni della Provincia di Foggia hanno avuto la possibilità di prendere contatto con una realtà nuova che, introducendo quel sistema democratico che
è garanzia per la buona amministrazione della cosa pubblica, ha dato loro la
possibilità di valutare i termini nuovi entro i quali potranno muoversi.
Nel momento in cui stiamo vivendo questo « salto di civiltà », che
permette alla democrazia di farsi strada attraverso l'entrata in funzione di
nuovi istituti, prosegue il rag. Biasco, noi del Consiglio Provinciale stiamo
discutendo un atto qualificante qual è il bilancio, lo strumento che farà da
direttrice operativa dell'Amministrazione, caratterizzando, anche sul piano
politico, l'indirizzo che intendiamo opporre sul piano amministrativo.
A nome dei tre partiti della coalizione, continua l'oratore, ho ritenuto
di prendere la parola soprattutto per puntualizzare gli aspetti politici intorno ai quali ci siamo trovati uniti e che, racchiusi nel docu87
mento politico sottoscritto, sono stati visti, dalle altre forze politiche, attraverso il lungo dibattito che hanno condotto, come elementi di divisione e di
contrasto.
Invece, gli indirizzi politici che ne sono alla base restano i soli fili
conduttori che hanno consentito la realizzazione della Giunta di centrosinistra, che è l'unica soluzione possibile per dare alla Provincia di Foggia
un'amministrazione ordinaria e democratica.
Leggendo il citato documento a codesta Assemblea non ho avuto alcuna difficoltà ad ammettere che esso costituiva la sola soluzione politica
possibile perché, stante la risposta delle elezioni del 13 giugno, ci consentiva di ancorarci ad un'esperienza che nel passato aveva dato buoni risultati, e
che maggiori ne avrebbe garantiti in virtù di un piano di elaborazione più
aderente agli effettivi interessi delle popolazioni di Capitanata.
Ed è stato proprio su questo terreno, aggiunge il rag. Biasco, che si
sono registrati gli sforzi di tutti alla ricerca dei motivi che non soltanto dovevano unire le forze politiche che compongono la coalizione, ma soprattutto suscitare i consensi necessari delle altre forze politiche onde consentire la sopravvivenza di quest'Amministrazione.
Riproponendo, pertanto, in termini di attualità i valori della Resistenza e le esigenze di un fronte unitario, si è inteso combattere il fascismo strisciante che si annida in tutti gli strati, e che soltanto con la volontà e la presenza delle forze sinceramente democratiche può essere ostacolato al fine di
impedirgli che trovi possibilità di espressione e di espansione nella nostra
società.
Ancorandoci, dunque, a questi valori abbiamo fatto uno sforzo organico interpretativo delle esigenze più vere delle popolazioni della Provincia,
che ha portato alla elaborazione di un documento programmatico di grande
articolazione e di grande presenza perché ha toccato tutti i settori operativi
della vita economica.
E per queste considerazioni abbiamo presentato a codesto Consesso
il programma ed il bilancio, primo passo - quest'ultimo - che deve tradurre
in atti concreti gli indirizzi programmatici enunciati. Lo sforzo che abbiamo
dovuto compiere è stato grande ed è stato riconosciuto anche dal consigliere Ricciardelli, tenuto conto della ristrettezza dei tempi e soprattutto dello
stato particolare dell'assetto politico.
Per tutto quanto ho esposto, continua l'oratore, noi siamo fiduciosi
che il senso di responsabilità che alberga in ognuno di noi, nel momento
stesso in cui si delineano nuovi orizzonti per la crescita della
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vita democratica, e in cui si concretizzano le riforme delle strutture operative dello Stato, ci impedirà di abbandonare la trincea per lasciare campo libero ad un Commissario che certamente non interpreterebbe le esigenze e
le istanze delle nostre popolazioni.
Il trasformismo deteriore, insinuato dal cons. Ricciardelli, non è certo
la base su cui poggia la nostra azione che, anzi, denunzia il gran senso di
responsabilità che ci sta caratterizzando fin dal primo giorno: noi non cerchiamo di ottenere il potere per il potere; viceversa cerchiamo di attuare
un'opera di servizio verso le popolazioni, nella consapevolezza che soltanto
questo tipo di coalizione poteva determinare le condizioni indispensabili
per l'avvio di un discorso nuovo. Riconfermando, perciò, al presidente Galasso ed alla Giunta tutta la solidarietà dei partiti di centro-sinistra, conclude
il capogruppo DC, sono sicuro che il loro sforzo per la elaborazione del
documento programmatico e del primo bilancio non potrà rimanere un fatto a sé stante perché troverà certamente in questa sede il naturale conforto
per consentire a questo Consesso di sopravvivere.
Ove mai, però, ciò non dovesse avvenire, la responsabilità non può
essere certo imputata alle forze politiche che hanno sentito il dovere di fare
questo tentativo e di portarlo innanzi nell'esclusivo interesse delle popolazioni della Provincia di Foggia.
Consigliere Marinelli (M.S.I.)
A suo parere l'intervento del rag. Biasco non ha niente a che vedere con la
discussione sulle dichiarazioni programmatiche e sul bilancio; esso non è
altro che una dichiarazione politica fatta solo per ottenere un determinato
voto; infatti, dopo la dichiarazione di voto contrario al bilancio da parte del
gruppo comunista, un discorso come quello fatto dal capogruppo D.C. poteva essere diretto soltanto al rappresentante assente del PSIUP. D'altra
parte, che le cose si sarebbero svolte a questo modo lo si sapeva già, sia per
certe mezze notizie trapelate dai diversi ambienti, sia perché noi del M.S.I.,
dice l'avv. Marinelli, fin già dalle prime riunioni del Consiglio Provinciale,
avevamo avvertito l'esistenza di qualcosa di nuovo, di manovre in atto. Però faccio rilevare che questo discorso è stato fatto al di fuori di ragioni di
programma e di bilancio, al di fuori di ragioni amministrative, dato che esso
non ha alla base una dichiarazione di ordine amministrativo, o di politica
amministrativa, ma è solo una dichiarazione politica che, ol89
tre tutto, è in contrasto con la dichiarazione sul bilancio e con quella personale fatte dall'ass. Cera.
La babele e la confusione sono davvero al massimo, e regnano all'interno della stessa D.C., aggiunge l'oratore, se l'assessore al bilancio invita
non solo le forze politiche presenti in Consiglio, ma anche quelle del suo
gruppo, a fare una buona amministrazione, e il rag. Biasco risponde, invece,
in chiave esclusivamente politica, per far ricomparire il rappresentante assente del PSIUP ed ottenerne il voto favorevole per l'approvazione del bilancio. Questo fatto, chiaro come il sole, lo hanno capito tutti, ma, noi, che
pure siamo contrari al Commissario, avremmo preferito che l'incontro fosse
avvenuto su problemi di politica amministrativa seri.
Realizzata, invece, su aspetti esclusivamente politici che, peraltro,
non sono condivisi da alcuni consiglieri della stessa maggioranza, come ha
pure rilevato il consigliere Ricciardelli, questa Amministrazione è nata male,
e vive male. La « sortita » dell'intervento del rag. Biasco, continua il consigliere Marinelli, obbliga a denunziare pubblicamente in che modo si vuole
contrabbandare una solidarietà, una compattezza e una unità d'intenti che
sostanzialmente non esistono. Sottolineando il fatto che proprio per portare avanti un certo discorso si è preferito rimandare il voto sul programma
ed unificarlo con quello sul bilancio, c'è da chiedersi come e perché certe
affermazioni di carattere squisitamente politico si riverberano sul piano politico-amministrativo. I contrasti, le confusioni, chiare e latenti, che invano
a parole si cerca di contrastare, e che magari trovano giustificazione nella
particolare situazione di necessità, ci sono ed esistono: ma semplici affermazioni pretestuose e strumentali non devono esserci gabellate per assiomi
e per principi che non vanno discussi ma soltanto votati.
Entrando poi nel merito del Bilancio, l'avv. Marinelli si dice completamente d'accordo su determinati argomenti espressi dal consigliere Ricciardelli sul piano politico-amministrativo anche se dichiara che è difficile
discutere un bilancio (che si chiude a 30miliardi e che ha spese correnti per
15miliardi), sul punto di vista generale, contabile, amministrativo ed economico.
Dando atto della sincerità con cui l'ass. Cera ha stilato la relazione al
bilancio fa però rilevare che in essa non è contenuto alcun elemento di confronto con i precedenti. Nelle relazioni degli anni scorsi si davano non solo
le differenze ma anche le percentuali d'incidenza delle diverse voci di spese
e per quanto riguarda in particolare le spese
90
correnti, malgrado l'impegno essenziale di contenerne i limiti, si è potuto
rilevare che esse sono state via via aumentate dal 38,30% del 1967, al
61,98% sulla carta, e al 70% circa in realtà, del 1971. C'è da domandarsi
quale sarà la percentuale del 1972 e quale raffronto se ne potrà fare ora che
l'entrate effettive sono di L. 6.610.627.000 e le spese correnti di L.
15.640.064.000 (con una differenza in più di oltre 9miliardi).
Le esigenze che portano alla lievitazione delle spese correnti non
possono essere disconosciute ma questi risultati, realizzati dalle forze della
coalizione, continua l'oratore, denunziano senz'altro il completo fallimento
di tutta la politica di centro sinistra, anche sul piano nazionale, e non solo
per quanto riguarda il mancato obiettivo del contenimento delle spese correnti.
Prendendo in esame, a caso, il problema dell'emigrazione, legato alla
disoccupazione, si può evidenziare, anche qui, un segno del fallimento della
politica di centro-sinistra; infatti, con la programmazione economica, si voleva in definitiva sanare tutti i mali del nostro Paese e cioè: far progredire il
Mezzogiorno, attenuare gli squilibri tra Nord e Sud, eliminare l'emigrazione.
Invece l'emigrazione all'estero permane massiccia (senza contare quella interna al paese); gli squilibri tra le diverse zone si accentuano (i centri montani si spopolano); l'approvvigionamento idrico non soddisfa, se prima l'acqua mancava solo d'estate ed ora anche d'inverno. Anche per quanto riguarda la disoccupazione non si è raggiunta la meta prefissa se circa i 2/3
dei disoccupati si trovano nel Mezzogiorno e se il 40-45% dei posti di lavoro, previsti non sono stati realizzati. Dunque è chiaro che i discorsi giusti
restano solo sulla carta ed i problemi restano tutti insoluti.
Dopo qualche battuta polemica con il cons. De Santis circa presunte
responsabilità con il passato regime, responsabilità che l'oratore non può
avere - non fosse altro che per ragioni anagrafiche -, il cons. Marinelli ribadisce ancora una volta il concetto di completo fallimento della politica di
centro-sinistra che ha dimostrato, a suo avviso, anche incompetenza degli
uomini riguardo all'impostazione di certi programmi, se per incompetenza
si intende inesatta previsione dei risultati che si vogliono raggiungere. Comunque resta il fatto che il problema del Mezzogiorno è unitario, riveste
carattere nazionale e non può essere svilito e immiserito da beghe interregionali che sono, purtroppo, già in atto.
Qualcosa di veramente valido si è fatto invece per la Biblioteca
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Provinciale, prosegue l'esponente missino, della quale si dichiara assiduo
frequentatore e convinto difensore, dato che tutto quanto si fa per essa è
fatto bene, non soltanto perché vi è alla base un problema di cultura, ma
perché la Biblioteca sarà in grado di fornire l'attrezzature necessarie per
l'Università dauna che non potrà, però, sorgere soltanto per mezzo del
Consorzio.
Anche i problemi dello sport hanno impostazioni valide malgrado sia
lecito nutrire un certo scetticismo circa la loro realizzazione.
Diverso, invece è il discorso da farsi circa l'attuale sistema delle aste
per i lavori stradali, la sorveglianza dei lavori stessi, e l'Ospedale Psichiatrico. Problema, quest'ultimo, particolarmente sentito, e dibattuto a diversi
livelli in questi ultimi tempi con l'auspicio che sia per sempre seppellito il
concetto di « manicomio » e sempre più si affermi quello di « clinica psichiatrica ». Per ragioni professionali, continua l'oratore, sono portato ad
occuparmi dei problemi di psichiatria e in verità vi è ancora tanto da fare
perché il malato di mente deve essere considerato non solo un corpo da
curare, ma un uomo cui bisogna far sentire il calore umano, la comprensione per quelli che sono i suoi problemi. In proposito chiede di sapere in che
maniera funzioni la Commissione di controllo sull'Ospedale psichiatrico, a
suo tempo costituita.
Concludendo il suo intervento, l'avv. Marinelli richiama l'attenzione
del Presidente e della Giunta sulla erogazione dei contributi che si concedono « a ruota libera » e che risultano, dalle somme iscritte in bilancio, addirittura aumentati.
Riservandosi, infine, di fare qualche altra osservazione in sede di dichiarazione di voto al bilancio, ribadisce la sua chiara denunzia circa l'esistenza di determinate dichiarazioni e manovre.
Assessore Damiani (P.S.D.I.)
Ha l'impressione che il dibattito che oggi trova la sua collocazione
normale sul tema del bilancio, non sia nuovo all'Assemblea. Seguendo con
interesse ed attenzione gli interventi dei Consiglieri all'opposizione, si è sentito quasi sopraffatto dalla valanga delle pesanti critiche che hanno toccato
tutti i settori dell'attività della Provincia e che hanno risparmiato solo la
Biblioteca. Accettare la critica rientra nel nostro costume, nella nostra mentalità, ma essa deve, però, essere costruttiva: cioè deve essere ispirata alla
realtà in tutte le sue manife92
stazioni, tenendo presenti i limiti istituzionali ben precisi delle attività dell'Amministrazione Provinciale, che non può essere allargata fino ad implicare responsabilità politiche a livello governativo e né, tanto, meno, può
chiamare in causa la stessa natura dell'umanità.
Il discorso sagace e pacato del consigliere Ricciardelli, condiviso dal
cons. Marinelli, prosegue il dr. Damiani, ha messo in luce deficienze e manchevolezze, non fallimento e crollo totale. D'altra parte, noi della coalizione, nello stesso documento politico sottoscritto, abbiamo riconosciuto l'esistenza di un certo travaglio. Ma tenuto conto che l'umanità è quella che è,
che deficienze e difficoltà da voi denunziate e da noi riconosciute, si manifestano, forse, più profondamente e negativamente negli altri Paesi, che
sono diversi dal nostro, bisogna dire che non esiste un metodo che in teoria
possa risolvere i problemi, stante la natura stessa dell'umanità che è perfettibile, non perfetta, se lascia convivere nella stessa epoca la tribù dei cannibali con la civiltà dei consumi, se è l'artefice del bene e del male, se dà l'avvio a tanti altri contrasti che non potranno mai essere eliminati da nessun
uomo, in nessuna condizione, proprio per i limiti stessi della natura umana.
Passando a trattare più particolarmente del settore dell'assistenza; l'oratore riconosce che in effetti le cose non vanno benissimo; ma urgenza e
immediatezza dell'azione che l'assistenza richiede non consentono soluzioni
di continuità: infatti se è vero che con gli aumenti corrisposti si poteva ben
costruire un ospedale psichiatrico provinciale, è vero pure che bisognava
continuare a pagare le rette per tutto il tempo occorrente alla realizzazione
del complesso. Pertanto ritiene immeritato il richiamo all'osservanza di certi
principi dei quali ci sarebbe da vantarsi.
Se dal brutale manicomio, sia pure con tutti i difetti e le manchevolezze, si sta arrivando al criterio della clinica psichiatrica, se alla camicia di
forza (sistema medioevale in uso fino a 30-40 anni fa) si va sostituendo la
corsia, bisogna pur riconoscere che il merito è di quest'epoca, di questo indirizzo politico, e noi non ci vergogniamo - prosegue il dr. Damiani - di
essere espressione del tanto vilipeso governo di centro-sinistra perché con
tutti gli scompensi, le carenze e le deficienze, vediamo che il nostro Paese
cammina, progredisce e vive in condizioni migliori.
In prospettiva, si può porre il problema di un avvenire migliore, di
un'assistenza più completa, però in termini realistici, non potendo arrogarci
attribuzioni che vanno al di là dei nostri compiti, pur dando
93
assicurazione che la buona volontà nostra sarà tutta protesa ad operare nel
migliore dei modi per il bene delle popolazioni nella speranza di poter meritare un giudizio critico meno duro da parte dei consiglieri dell'opposizione.
Consigliere De Santis (D.C.).
Inizia il suo intervento mettendo in risalto un dato fondamentale del
bilancio: cioè il maggiore disavanzo economico del 1972 rispetto al 1971
che è di L. 2.415.242.028. Questo dato, indubbiamente preoccupante, conferma l'aumento cronico dei deficit dei bilanci degli Enti Locali, aumento
che, col passare degli anni, porterà ad una maggiore paralisi degli Enti stessi. Comunque il disavanzo di circa 2miliardi e mezzo è pur sempre notevole
anche se esso sarebbe risultato di circa un miliardo in più qualora non si
fossero verificate maggiori entrate extra tributarie, per tributi erariali, per
lavori stradali da realizzarsi con il contributo dello Stato.
Nel caso specifico della nostra Provincia bisogna rilevare che l'aumento delle spese correnti, nella misura rilevata dall'avv. Marinelli, non è
quello reale perché il raffronto è stato fatto tra il bilancio 1971, approvato e
ridotto dalla C.P.A., e il bilancio di previsione per il 1972, che dovrà invece
ancora essere approvato e ridotto dal competente organo di tutela.
C'è da precisare che se l'aumento delle spese correnti non ha inciso
sul bilancio nella stessa misura è perché le nuove leggi (riforma tributaria
compresa, contro cui si scaglia l'opposizione) hanno fatto sentire i loro benefici effetti.
I mali cronici rilevati dal cons. Ricciardelli riguardanti il pagamento
dei mutui per il pareggio dei disavanzi economici, la sezione di credito ordinario e a breve termine, che non funziona, l'erogazione dei contributi statali che avviene in ritardo e costringe alle anticipazioni di cassa con gli interessi relativi, ecc., sono tutti elementi che giustificano le nostre proteste ma,
continua l'oratore, ciò non significa che esse vadano globalmente e completamente demolite con una critica sterile, fine a se stessa, trascurando di apprezzarne gli aspetti sicuramente positivi.
Attaccare e denigrare sistematicamente le leggi e considerarle strumenti di ostacolo per il progresso della attività degli enti locali significa non
avere serenità di giudizio per saper sceverare quel che di po94
sitivo e di negativo esse hanno in sé. A due anni dall'entrata in vigore della nuova legge, noi abbiamo oggi il diritto-dovere come politici, come cittadini, e come amministratori di riconoscerne i difetti, ma anche i meriti.
Dunque proprio in forza dei vantaggi che le leggi incriminate hanno
portato alla Provincia il disavanzo del bilancio 1972 è risultato di oltre un
miliardo in meno.
Trattandosi in modo particolare della riforma tributaria il consigliere De Santis continua il suo discorso dicendo che le accuse e le critiche
mosse dai Consiglieri del settore comunista farebbero pensare che essa
non sia il frutto dell'esame, dello studio, del dibattito e dell'approvazione
da parte di un parlamento democratico che racchiude in sé tutte le forze
politiche; ma che sia stata ideata e studiata col preciso scopo di rovinare
l'economia italiana o, peggio, di dare un colpo mortale alla finanza degli
enti locali. La critica che noi accettiamo è quella che deve pungolare a fare
meglio, non deve solo e sempre distruggere quasi fosse possibile che il
male esista tutto da una parte e il bene tutto dall'altra.
La riforma tributaria merita una parola di difesa perché rappresenta
una riforma fondamentale di struttura dello Stato italiano sulla quale soltanto l'avvenire potrà dire se è stato un grande passo in avanti per la risoluzione di tantissimi problemi che erano connessi con il grande disordine
riveniente dalla selva di leggi entro cui i contribuenti più sprovveduti erano costretti a dibattersi, e da cui i più furbi riuscivano sempre a districarsi.
Quella tributaria, dunque, per riconoscimento unanime di insigni
studiosi della materia, è una riforma rivoluzionaria del sistema che più che
creare nuove tasse, modifica profondamente il concetto di accertamento
tradizionalmente eseguito dagli organi impositori, colta com'è alla ricerca
dei redditi effettivi, all'allargamento della platea dei contribuenti e (con
l'istituzione dell'anagrafe tributaria) ad individuare e a colpire gli evasori,
grossi o piccoli che siano. Quando tutti pagheranno le tasse, i ceti popolari certamente ne trarranno beneficio.
Se il progetto originario di questa legge, continua l'oratore, forse
per una visione troppo centralizzata dei problemi del settore, prevedeva
che lo Stato accentrasse tutti i poteri per l'accertamento dei redditi imponibili (escludendo i Sindaci da quella che era una delle loro facoltà impositive attraverso l'imposta di famiglia) noi, amministratori locali, attraverso
la nostra protesta e con sistemi democratici,
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siamo riusciti ad ottenere, per effetto dell'art. 10 della legge stessa, la partecipazione dei Comuni all'accertamento fiscale.
Questa partecipazione dei Comuni si concretizza con la segnalazione
di dati e notizie relativi ai soggetti possidenti, residenti ed operanti nei rispettivi territori; non solo, ma è prevista anche la costituzione di apposite
commissioni distrettuali formate - per la metà - da rappresentanti del Comune, che dovranno decidere sulle proposte di aumento di imposte e tasse
fatte dai Comuni stessi ma non condivise dagli uffici finanziari.
Questo abbiamo chiesto ed ottenuto a difesa delle autonomie locali
anche se, accentrare in determinati uffici i criteri di accertamento avrebbe
garantito l'applicazione di sistemi unitari di imposizione - validi in campo
nazionale - e avrebbero messo il cittadino residente in un piccolo paese al
riparo da tassazioni derivanti dall'applicazione di criteri non obbiettivi o
troppo personali.
Inoltre, per effetto dell'art. 14 della legge tributaria, i tributi, i contributi, e le compartecipazioni a favore degli enti locali aumentano e non diminuiscono perché a partire dal 1971 - e per la durata di quattro anni - è
previsto un aumento annuo del 10% e quindi complessivo del 40%.
Dal quarto anno in poi, e fino al decimo anno, è previsto il risanamento dei bilanci di quegli enti locali che abbiano deliberato ed approvato
apposito piano - graduale e proporzionale - da sottoporre all'esame dello
Stato che provvede a finanziarlo anno per anno fino al completo risanamento che deve avvenire entro i prescritti sei anni.
Dunque, pur con le sue lacune e i suoi limiti, la legge prevede entro
dieci anni il risanamento totale e completo dei disavanzi economici dei bilanci degli enti locali, sicché, alla luce della concretezza, è lecito vedere che
l'avvenire non è poi tanto buio.
Conviene perciò, prosegue l'oratore, unire gli sforzi di tutte le parti politiche per ottenere che questo obiettivo sia raggiunto, che sia varata la nuova
legge Comunale e Provinciale, sia per la definizione dei nuovi compiti nel campo dell'industria, dell'artigianato, dell'agricoltura, della qualificazione della mano
d'opera, del turismo, delle cooperative che deriveranno agli enti locali dalla realtà regionale, sia perché gli enti stessi siano sgravati delle spese che attualmente
sostengono per servizi statali, sia, infine, perché si decida l'eliminazione della
Commissione di controllo sulla Finanza locale, rimasta anacro96
nisticamente in vita malgrado l'ordinamento regionale.
Per tutte queste ragioni, e guardando alle possibilità future, aumentare le spese correnti è stato, per questa Giunta, un atto di coraggio e di onestà, stante anche la possibilità di usare scappatoie tecniche che avrebbero
reso meno vistoso il disavanzo. Esaminando poi brevemente i problemi
riguardanti i diversi capitoli di spesa, l'oratore conclude affermando che il
bilancio 1972, pur con le sue lacune e i suoi limiti finanziari, è coraggioso
ed onesto; respingerlo aprioristicamente è una responsabilità che ricade su
tutto il Consiglio provinciale. Conviene quindi ritrovarsi uniti intorno ad
esso dimenticando il credo politico personale e pensando solo che esso è il
corpo vivo delle nostre popolazioni che il Consiglio provinciale deve potenziare.
Il Presidente
sentiti i consiglieri dei diversi gruppi politici, decide di aggiornare ad
altra seduta li prosieguo del dibattito sul bilancio.
Il Presidente *.
Dichiarata aperta la seduta, dà la parola alla signora Schinaia, alla
quale porge un saluto e un ossequio non solo perché è la prima volta che
prende la parola, ma perché è la prima volta che una signora partecipa ad
un Consiglio provinciale.
Il cons. Schinaia (P.C.I.).
Ringraziando per le cortesi parole rivoltele, dice di partecipare alla discussione per riprendere alcune questioni che, così come sono state presentate
in sede di dibattito sulle dichiarazioni programmatiche e sul bilancio, le sembrano affrontate in modo vecchio e superato.
Ripetere l'affermazione che si intende continuare l'opera delle precedenti
amministrazioni significa che non ci si rende conto che la realtà va avanti, che i
problemi maturano, che la coscienza della gente si evolve. Basti pensare a come
si presenta oggi il grosso tema della assistenza per rendersi conto che ci troviamo di fronte a concezioni estremamente nuove: prima era carità cristiana;
oggi è diritto, posto in termini nuovi, in rapporto ai bisogni dell'uomo e allo
sviluppo della scienza e della tecnica. Addirittura, oggi, più che di assistenza si
parla di prevenzione, il che sposta il discorso verso i problemi dell'infanzia che
devono, perciò, essere affrontati in maniera diversa, e non solo in campo puramente assistenziale, ma anche in quello della
* Seduta del 3 febbraio 1972.
97
cultura perché, con la istruzione generalizzata e il diritto di tutti allo studio,
bisogna preparare le nuove leve al rapporto professione-economia-esigenze
della società in continua espansione. Tratteggiati così questi problemi ci si
accorge subito che il programma presentato nel bilancio è, sotto questo aspetto, un programma vecchio.
Il discorso fatto in quest'aula intorno ai problemi che riguardano
l'occupazione - continua l'oratrice - non deve essere limitato agli 80mila
disoccupati, ma si deve allargare alle masse del lavoro e che una qualificazione professionale hanno già (come per esempio le insegnanti elementari, i
laureati, ecc.).
Malgrado l'Amministrazione Provinciale si sia resa promotrice, qualche anno fa, di un convegno che ebbe per tema proprio i problemi della
occupazione femminile, in questa sede li ha, oggi, completamente ignorati.
Ed è, questo, un fatto grave perché oltre ad investire il campo della istituzione di veri e propri posti di lavoro, limita lo sviluppo di una serie di servizi sociale che offrano praticamente alle donne la possibilità di inserirsi nel
lavoro.
La trattazione di questi problemi, specie di quelli relativi allo sviluppo
dei servizi sociali, ci metterebbe nella condizione di contribuire, in modo
concreto, allo sviluppo della nostra Provincia. La legge sugli asili nido, approvata da poco, dopo le battaglie delle forze più avanzate e progressiste
del nostro paese, prevede - in cinque anni - la istituzione di 3.800 asili nido
a carico dello Stato, ma programmati e gestiti dagli enti locali. La nostra
Provincia, che ha estremo bisogno di risolvere questo problema, dovrebbe
inserirsi, dunque, attivamente in questo campo, con impegni seri, acquisendo, già attraverso convenzioni con l'ONMI, tutto quanto già l'ONMI stessa oggi fa, dato che a tutti è noto che questo ente è soggetto di critiche tutt'altro che lievi.
Toccando la questione dell'infanzia sub-normale e dei disadattati in
particolare, e rilevata l'impressione che oggi sia diventato un po' di moda
riscontrare dovunque disadattati, la signora Schinaia sottolinea due aspetti
importanti con i quali attualmente viene affrontata: il dépistage e il tipo
d'intervento conseguente.
La soluzione del primo viene affidata a psicometristi che usano tests
vecchi, uguali ed inadatti, perché non tengono conto degli stimoli culturali
che i bambini dei ceti più elevati possono avere rispetto ad altri appartenenti ai ceti più poveri, sicché può accadere che un bambino - che per altri versi è del tutto normale - veda,
98
nel fiume e nel mare, due mostri. Questo sistema usato per l'accertamento
di eventuali anomalie, essendo di carattere troppo generico, non si rivela
certamente valido ai fini dell'adozione del tipo di intervento più idoneo ai
singoli casi e succede che il caratteriale va in riformatorio e il disadattato
nella classe differenziale o speciale.
Entrambi questi interventi, avendo carattere di segregazione dell'elemento sub-normale, non portano a risultati positivi quali invece si potrebbero raggiungere mantenendo il subnormale nel suo ambiente naturale, lasciandolo, cioè, insieme agli altri, perché solo attraverso il continuo interscambio con capacità inferiori e superiori, può stimolarlo e migliorarlo.
La legge 118 sugli invalidi civili fornisce un appiglio per la soluzione
di questi problemi, là dove parla di un'azione da sviluppare a livello dell'infanzia con la creazione di una serie di istituti e scuole specializzate che consentano un tipo di intervento, sul bambino, teso ad evitare che diventi un
invalido.
Rilevato che la funzionalità del Centro di Igiene Mentale, così com'è
oggi, non garantisce né la prevenzione, né la cura delle malattie mentali perché assolutamente carente nel personale e vecchio nei servizi, la signora
Schinaia passa a parlare delle scuole speciali gestite direttamente dalla Provincia.
Esse, dice, sono senza direzione, né sanitaria, né psico-pedagogica
per cui l'azione che esercitano non riesce, malgrado la spesa, ad incidere
minimamente sui risultati che si vorrebbero ottenere, a parte il fatto che la
presenza di uno psichiatra non basta, perché non c'è da svolgere solo un'azione che riguardi la cura medica del bambino, ma c'è tutta una didattica
particolare da sviluppare per portare, gradualmente, ogni bambino al livello
normale, dov'è possibile.
Dunque, più che ricoverare il disadattato nell'istituto vero e proprio,
che lo dimette nelle stesse condizioni, perché non lo prepara professionalmente e lo condanna a rimanere escluso per sempre dalla società, che pure
ha pagato per recuperarlo, è necessario pensare ad istituti predisposti al seminternato che non lo obblighi a staccarsi dalla famiglia, a sentirsi rifiutato,
ma che lo prepari, con i laboratori protetti, alla condizione professionale
che, sola, può dargli l'autosufficienza. Per realizzare ciò, però, è anche necessario preparare professionalmente il personale che dovrà occuparsene;
cioè è necessario istituire le scuole per assistenti sociali, le scuole per le psicometriste, per le puericultrici, ecc.
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Le due questioni dei servizi sociali e disadattati, e dell'istruzione del
personale specializzato, fanno intendere la necessità che occorrono nuove
strutture per adeguare la società alle sue naturali esigenze, in evoluzione,
stante la carenza di esse sul piano nazionale. Così pure, conclude l'oratrice,
per una efficace lotta contro la diffusione dei tumori, è quanto mai indispensabile che si pensi ad un dépistage di massa da realizzare attraverso un
Consorzio tra Provincia, Comuni ed Ospedali esistenti.
Vice presidente dott. Protano (P.S.I.).
Dichiarandosi completamente d'accordo con quanto la signora Schinaia ha appena finito di illustrare, ricorda che in sede di discussione sul
programma non a caso egli parlò non di costruzione di Ospedale psichiatrico ma di costruzione di un centro per malattie mentali di recupero per disadattati e per sub-normali psichici e non per la cura di malati di mente.
Quindi prosegue dicendo quanto appresso: al compagno Ricciardelli che
ha criticato molto garbatamente il bilancio dal lato tecnico voglio far notare
che, è significativo della situazione in cui si trovano i Comuni e le Province
italiane il fatto che il nostro Bilancio di previsione per il 1972 è stato preparato
mentre il bilancio per il 1971, adottato puntualmente oltre un anno fa, non ci
veniva ancora restituito dall'autorità centrale.
Non è costituzionale l'esame della Commissione Centrale della Finanza locale ed una pronuncia della Corte Costituzionale l'ha chiarito. L'intervento sulla Finanza locale non può essere di questo tipo; la permanenza
di un controllo centrale di merito e analitico mantiene gli enti locali succubi
in fatto di spesa. L'autonomia è così ristretta fino a scomparire. Ed essa è
limitata ulteriormente dalla discrezionalità e dall'esosità con cui viene concesso il credito dagli Istituti finanziari.
Si deve constatare insomma un divario crescente fra ciò che è la realtà dell'Amministrazione pubblica locale e ciò che dovrebbe essere in una
società evoluta, in uno Stato fondato sulle autonomie. Noi amministratori
locali vogliamo portare avanti con coerenza la scelta del decentramento
democratico e dell'autonomia, specie ora che la Regione si appresta a trasferire agli enti locali compiti e competenze.
Il senso in cui ci muoviamo è dunque inverso; le assemblee elet100
tive locali puntano ad un rapporto sempre più diretto con le popolazioni,
con i sindacati, con le associazioni della società civile, si aprono cioè ad un
fecondo contatto democratico. L'Amministrazione centrale dello Stato è
invece restia a muoversi nella direzione di un rafforzamento della base nello
Stato.
Il modo come vengono affrontati i problemi finanziari degli enti locali ne è un esempio illuminante. La stessa visione con cui si guarda alla
spesa locale è antiquata e deformata. E' stata superata ormai l'idea che la
finanza pubblica debba essere condotta in pareggio; tale idea è stata definita
non solo inadeguata ai tempi, ma pericolosa e tale da impedire all'amministrazione pubblica di intervenire con una spinta propulsiva sui meccanismi
dello sviluppo.
La spesa in disavanzo è giudicata non solo opportuna ma consigliabile quando serve a nobilitare una parte di risorse per i servizi sociali in favore delle popolazioni. L'eccesso di risparmio può essere ed è di frequente un
male, conducendo al ristagno. La spesa pubblica costituisce un moltiplicatore di risorse se è bene orientata.
Se è vero che i governi, quasi tutti i governi, spendono in disavanzo,
non si capisce perché si dovrebbe guardare con scandalo al disavanzo degli
enti locali.
Se gli enti locali ottengono credito, se investono oculatamente, se
forniscono servizi indispensabili, questo è da considerare un elemento positivo della situazione finanziaria.
Entrando nel merito del bilancio di previsione 1972 bisogna onestamente rilevare che esso presenta in misura sempre più grave i segni di uno
squilibrio tra le entrate e le spese che ormai è divenuto una caratteristica
generale dei bilanci degli enti locali.
Una delle battaglie più importanti che dovrà essere affrontata dalle
forze democratiche sarà quella per l'attuazione di una nuova legge provinciale e comunale, che affronti in termini democratici il problema dell'autonomia e dei controlli: il problema cioè di sostituire la farraginosa legislazione attuale con un'unica legge, chiara, aperta che assicuri l'ampio esercizio
dell'autogoverno e gli spazi per la normativa regionale, in modo che i Comuni e le Province siano quegli enti autonomi nell'ambito dei principi fissati dalle leggi generali della repubblica che ne determinino le funzioni.
I punti essenziali e qualificanti del documento economico o programmatico per il 1972 sono: l'espansione della spesa nei settori d'intervento sociale, quali Scuole, Biblioteca provinciale, Assistenza, Sa101
nità, Ecologia, Turismo, Viabilità, Sports, la spesa per il personale, il riassetto delle retribuzioni dei dipendenti, le nuove assunzioni di personale rese
necessarie dalla espansione delle attività provinciali, particolarmente nel
settore dell'industria e dei lavori pubblici.
Si tratta dunque di stabilire nel bilancio provinciale quali sono gli interventi che lo caratterizzano e che tuttavia lo costringono a crescenti disavanzi; si scoprirà allora il costo che si deve pagare per supplire alle carenze
ormai croniche dello Stato nel settore dei servizi sociali che non possono
essere disattesi se non si vuole che la nostra Provincia e le nostre popolazioni subiscano i danni di un grave ritardo.
Sicché può senz'altro affermarsi che il disavanzo che per tali ragioni
può configurarsi come un vero e proprio disavanzo sociale, non si sarebbe
prodotto se la Provincia non avesse dato agli interventi sociali la dimostrazione e la qualità che lo caratterizzano.
Il disavanzo della Provincia è dovuto insomma allo sforzo della
Giunta di dotare la Capitanata di un'ampia attrezzatura di scuole, strade,
impianti sportivi, di un moderno ospedale psichiatrico ed istituto PsicoMedico-Pedagogico, di migliorare l'assistenza psichiatrica e la medicina preventiva, oltre che interessarsi per la prima volta dell'ecologia.
Il Consiglio Provinciale - a mio avviso - deliberato il bilancio di previsione per il 1972, sarà impegnato, previa consultazione con le forze sociali, a determinare le specifiche opere che dovranno essere programmate ed
attuate per l'anno 1972.
Ponendo la Provincia al centro dei bisogni o delle attese dei cittadini di
Capitanata, dando risposta ai problemi senza sottrarci alle responsabilità, senza
rinviare le scelte, daremo un contributo - credo - a rinsaldare la fiducia negli
istituti della democrazia e al progresso sociale e civile del Paese.
Vogliamo augurarci, colleghi Consiglieri, che il bilancio di previsione
per il 1972 sia piuttosto l'occasione di un incontro di volontà che non quello di uno scontro politico pregiudiziale e rituale.
Un incontro non formale, ma sostanziale perché il bilancio previsionale che abbiamo presentato è aperto a tutti gli apporti, a tutti i contributi
di critica costruttiva delle forze democratiche onde non è formale ma sostanziale la stessa discussione che stiamo facendo e che io mi auguro utile
ed impegnata nel nostro comune interesse di amministratori e soprattutto
nell'interesse dei nostri amministrati.
Il nostro atteggiamento in questo Consiglio Provinciale è stato
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sempre responsabile ed avanzato; abbiamo chiuso ogni varco alle forze
moderate e reazionarie ed a quelle forze che ne sono il supporto e l'espressione, garantendo con la nostra presenza un programma avanzato e
rinnovatore per dare vigore alla nostra economia.
Questi sono i temi sui quali siamo sempre disponibili per un serio
confronto con tutte le forze democratiche e popolari; sono temi e problemi che affondano le loro radici nella realtà del Paese e specialmente
nella nostra Provincia. E' bene ricordarlo nel momento in cui le forze politiche democratiche si accingono ad affrontare questa realtà. E' bene ricordarlo affinché ognuno si assume le proprie responsabilità.
Consigliere prof. Vania (P.C.I.)
Ritiene che gli intervenuti dei consiglieri appartenenti alla sua parte
politica - ritenuti da alcuni pregiudiziali e aprioristici - hanno invece posto
all'attenzione dell'assemblea grossi problemi, per la risoluzione dei quali le
forze della maggioranza non hanno ancora detto con chi vogliono operare. Comunque prima di addentrarsi nell'esame politico vero e proprio degli aspetti dei diversi problemi da risolvere desidera trattare più profondamente del tema generale della cultura.
Nella Provincia di Foggia, e nel Mezzogiorno d'Italia, dice, questo
problema non deve essere più discusso in forma generica così come è stato fatto finora perché in queste zone vi sono fenomeni di disgregazione,
esigenze della città e della campagna, iniziative diverse che vivacchiano
ma che non hanno un indirizzo. Cioè manca non solo l'organizzazione
della cultura, ma anche la sua gestione che è, poi, il problema più importante e del quale il Presidente non si è occupato. C'è da rilevare infatti che
attualmente convivono, da una parte, le unità familiari della città violentemente compresse entro le pareti domestiche, private di qualsiasi punto
di riferimento collettivo, e dall'altra il bisogno di partecipazione delle
masse in forme associative e culturali nuove, rispondenti alle condizioni
attuali della città e della campagna.
Le grandi lotte dei lavoratori, prosegue l'oratore, hanno introdotto
cultura, cioè hanno introdotto forme e modi di comportamento nuovi che
catalizzano le attrazioni, e le repulsioni, anche, di determinati gruppi sociali. Tutti questi elementi dove si possono fondere? dove possono trovare un centro di cultura? e quale cultura si va a dare a queste
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masse che chiedono di essere elevate non alla cultura di élite, né di essere
trattati quali « oggetti di consumo » da parte dell'industria culturale, ma alla
cultura che matura le coscienze in una certa direzione? Questo è il punto di
eventuale incontro e scontro; cioè non apporto su una cifra, su un bilancio,
ma sulla caratterizzazione di una lotta politica che ha una sua visione e che,
secondo questa visione, va a cercare le alleanze, le aggregazioni politiche,
culturali, sociali, ecc. Questo modo di fare bisogna seguire se si vuole veramente arrivare a qualcosa che non porti ad accontentarsi di sole dichiarazioni, o della sola quantità; ma a qualcosa sul piano della qualità, della caratterizzazione, della gestione. Avere davanti l'idea che lo strumento culturale
(per es. la radio, il cinema, la televisione) debba e possa essere utilizzato in
funzione appunto della maturazione delle coscienze di cui si parlava prima
in modo da aiutare le masse lavoratrici a liberarsi dai condizionamenti e dai
valori prodotti dall'alienazione della società borghese e - quindi - dare la
possibilità ad ognuno di ritrovarsi uomo nella casa, uomo nella famiglia,
uomo nella strada. Verso questi strumenti le classi lavoratrici devono essere
messe in condizione di esercitare un ruolo attivo e non restare in posizione
passiva, cioè come detto prima, di semplice consumo. Ogni strumento di
cultura, infatti, diventa attivo solo se coinvolge le masse nella sua stessa
gestione. Tutto questo per evitare la netta separazione tra tecnici, artisti,
specialisti da un lato e consumatori del prodotto altrui dall'altro lato. Questo, sì, sarebbe un punto veramente qualificante di un'opera culturale che
voglia dare coscienza in senso democratico.
Noi sentiamo, dunque, di creare spazi culturali decentrati ai quali affidare la gestione delle attuali, e future, strutture culturali; così pure gli operatori culturali dovranno essere in grado di riqualificarsi secondo una funzione sociale e non individualistica, di mercato o di élite. In sintesi, vogliamo una gestione sociale della produzione culturale; il sorgere delle biblioteche di quartiere, che dovrebbero essere il portato delle esigenze del quartiere stesso, un'occasione di incontri, scontri, contatti e dibattiti che sarebbero
veramente produttivi nel senso democratico. Questa è la cultura da dare se
si vogliono mandare avanti le masse.
Ho ritenuto opportuno trattare di un problema di carattere generale,
qual è quello dell'impostazione culturale, continua il cons. Vania, perché
esso può aiutare la Provincia di Foggia a trovare la sua strada in quanto « il
blocco storico » che noi vogliamo porre (perché tutto
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non sia precario - come precario è il Mezzogiorno d'Italia -) passa anche
attraverso l'organizzazione e, soprattutto, la gestione della cultura. E' questa
anche una esigenza primaria che aiuta a portare meglio avanti gli altri problemi come quelli dell'occupazione, ecc.
Riprendendo il problema politico, l'esponente comunista rileva, poi,
che il dibattito fin qui condotto è stato caratterizzato da varie fasi che hanno portato allo sforzo finale di ricomposizione fatto dal capogruppo D.C.
E' chiaro che si vuole ricondurre il tutto in un certo alveo di discussione senza contare che i diversi problemi implicano un discorso che in un
certo senso dimostra che le scelte politiche non sono state affrontate. I socialisti e il compagno del PSIUP - data la conoscenza delle dichiarazioni
programmatiche e del bilancio - devono dire con quali forze politiche ritengono di risolvere, nella Provincia di Foggia, i problemi dell'occupazione,
dell'industrializzazione, dell'assistenza, ecc. Il problema che si pone è proprio quello di individuare le forze politiche che devono portare avanti questo discorso.
Non si può parlare soltanto di apporti da una parte e di incontro dall'altra perché i due termini si contraddicono. I comunisti, suggerendo quello
che c'è da fare e quel che non si deve fare, hanno già dato apporti alla discussione, non solo, ma hanno fatto anche osservazioni di fondo sulla politica che si deve sviluppare; quindi l'opposizione non può essere tacciata di
pregiudizialità e aprioristicità.
Il dibattito politico, continua l'oratore, è stato chiuso piuttosto bruscamente dalla lettura di un ennesimo documento del capo gruppo D.C.,
rag. Biasco (e non si sa ancora se esso sia veramente l'ultimo) a suggello
dello sforzo di ricomposizione delle diverse parti politiche del centrosinistra: prima, infatti, c'era Grosso che diceva che bisognava chiudere assolutamente a sinistra, poi Protano che parlava di apertura a sinistra, e così
altre cose; senza contare che in campo nazionale la situazione è molto grave, e rimette in discussione i rapporti tra i diversi partiti della coalizione.
Esempi clamorosi di contrasti esistenti nel centrosinistra si possono riscontrare un po' dovunque; oppure, alla Provincia di Foggia, dove non c'è maggioranza, si vuol far credere che il centro-sinistra va avanti bene e che non
ci sono contrasti?
Ricordata poi la proposta da lui stessa avanzata in una delle precedenti sedute, e che nessuno ha recepito, circa una inchiesta volta ad accertare, individuare e denunziare, il carattere nuovo delle forze fasciste in Capitanata, rileva che anche questo è un modo di dare ap105
porti, ma che nessuno lo ha accettato. Sul piano sociale e politico, come si
intende condurre la lotta contro queste forze? su quali problemi di scuola,
cultura, finanze, ecc. si realizza l'incontro delle forze veramente democratiche per combattere quelle fasciste? Caratterizzarsi solo come antifascisti
non basta; occorre fare un discorso anche con le sinistre, e non solo per i
socialisti. Il fatto vero è che varie sirene stanno incantando la D.C. la quale rimane, pertanto, indecisa sul da farsi; ed è paradossale, poi, che essa,
sapendo di non avere la maggioranza e di non sapersela creare, voglia addossare alla opposizione l'eventuale venuta del Commissario.
Messa poi in relazione la comunicazione ufficiale fatta dal
P.S.I.U.P., in un suo documento politico, circa la discriminazione operata
dai partiti del centro-sinistra nei confronti del P.C.I., e per la quale esso
pure si sente ugualmente discriminato, con l'eventuale 16° voto che verrà,
chiede che, proprio in ossequio alla chiarezza politica da tutti invocata,
venga precisata la natura stessa di questo voto: cioè se esso è del PSIUP,
in quanto tale, o se è personale del consigliere Maccarone.
Ribadito ancora una volta il fatto che il documento del centrosinistra non contiene un discorso politico chiaro, cioè non indica chiaramente
a quali forze politiche intende chiedere voti, il dr. Vania conclude il suo
intervento dichiarando che la coscienza dei comunisti ha voluto obbedire
a due esigenze: a una chiarezza delle cose e a una responsabilità di fronte
a una crisi generale della società e dei partiti, e alla crisi reale che esiste
per la Provincia di Foggia, dove non c'è maggioranza.
Ass. per. ind. Lattanzio (P.S.I.)
Rigetta prima di tutto l'affermazione secondo cui la continuità di alcune cose iscritte in bilancio dimostrerebbe che esse sono vecchie e sorpassate. Afferma, invece, che, se la continuità ha per base l'esperienza positiva di eventi precedenti, essa è giusta e giustifica pienamente il ripetersi
delle voci nel bilancio.
La critica serrata, che è stata fin qui condotta, è distruttiva perché
non è stata suffragata da ragioni valide ma preconcette.
A dimostrazione di quanto afferma, esamina nei particolari la questione degli aumenti di retta concessi all'Ospedale psichiatrico di Foggia e
sui quali si è già tanto parlato. E' stato detto qui che i benefici concessi al
personale non hanno influito sull'aumento delle rette.
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Ebbene, è appena il caso di ricordare che il cessato Consiglio Provinciale in applicazione del decreto ministeriale 5-1-1970, approvò - all'unanimità - le nuove tabelle salariali per tutto il personale medico ed infermieristico degli Ospedali Psichiatrici. Dette nuove tabelle, che hanno fatto passare la base salariale del personale dalla quarta alla prima categoria, hanno
certamente, così come logica e realtà dicono, assorbito buona parte degli
aumenti che, d'altronde, erano stati accettati e corrisposti proprio per questo specifico scopo. Inoltre si è ridotto il numero delle ore lavorative da 48
a 42, ed aumentato il numero complessivo del personale dipendente (dal
1965 a oggi è quasi raddoppiato). Questi tre fattori, sommati insieme, giustificano, quindi, gli aumenti corrisposti e fanno cadere automaticamente i
motivi poco chiari che ne sarebbero alla base.
Per mancanza della convenzione, poi, prosegue l'oratore, non è stato
mai possibile controllare, all'interno, l'Ospedale Psichiatrico e noi abbiamo
provveduto a stipularla. Essa prevede due Commissioni di controllo: una di
vigilanza e controllo, nominata dal cessato Consiglio Provinciale (e della
quale fa parte lo stesso cons. Ricciardelli) sul finire del mandato e perciò
non funzionante perché deve essere ricostituita nei suoi componenti, e l'altra, paritetica tecnico-sanitaria, necessaria a dare l'indirizzo per seguire i
moderni sistemi di cure. La salute dei ricoverati deve essere tenuta in primo
piano, sia in rapporto al trattamento dietetico, sia in rapporto al trattamento
terapeutico vero e proprio.
Questa ultima commissione, importantissima, non è ancora stata
nominata con atto d'ufficio dell'Amministrazione perché essa deve essere
composta dall'équipe del centro di igiene mentale (il potenziamento di questo personale era stato già predisposto) e dagli amministratori da una parte,
ed in forma corrispondente e paritetica dal personale dell'Ospedale psichiatrico.
Altro punto qualificante della passata gestione è la istituzione delle
scuole speciali, gestite direttamente dalla Provincia di Foggia che, in questo
campo, è stata senz'altro una delle prime del Centro-Sud. Il discorso condotto sull'Ospedale psichiatrico può avere in sé delle verità e ci dà assicurazione che gli strumenti per affrontare queste verità sono già stati predisposti; si tratta solo di metterli in esecuzione.
Chiudendo la discussione che riguarda il campo dell'assistenza, l'assessore socialista passa poi a trattare della qualificazione della spe107
sa, dato che il bilancio che è stato presentato è - nella sua impostazione come la proiezione naturale delle validità delle dichiarazioni politiche sottoscritte dai partiti di centro sinistra.
Di fronte ad alcune cifre, che costituiscono un fatto innovativo per
gran parte dei capitoli di stanziamento, non si può non riconoscere che si
aprono vie nuove, capaci di creare una catalizzazione di interessi da parte
dei partiti democratici e antifascisti proprio per il contenuto stesso di questo bilancio. La qualificazione della spesa per lavori stradali ne è un esempio: problema d'istituto, con una previsione di miliardi: esso è un impegno
validissimo perché darà alla nostra Provincia la possibilità di avere, nell'arco
di cinque anni (quindi programma c'è) tutte le strade a tappetino.
Per altri provvedimenti importanti riguardanti più direttamente il settore assegnatogli, che è quello della caccia e della pesca, l'oratore fa rilevare,
invece, che gli orientamenti fin qui seguiti, e la politica fatta per i calendari
venatori, sono assolutamente centrati ed in contrasto con quelli che sono
gli obiettivi che si vogliono raggiungere per incrementare, con le presenze
attive, le possibilità della nostra terra.
E' chiaro che un calendario venatorio troppo contenuto, che contenga
cioè, nel corso di una stessa settimana, una riduzione delle giornate venatorie,
induce chi viene in questa zona per esercitare la caccia a limitare il proprio programma, se non addirittura a cambiarlo, dato che non è concepibile sparare un
giorno sì e due no, nella stessa settimana.
Questo fatto menoma anche le possibilità ricettive predisposte per
accogliere il flusso dei cacciatori e, quindi, danneggia anche il turismo che,
si sa, nel campo specifico della caccia, può godere di un periodo di attività
assai più lungo che non il turismo balneare o invernale. Di qui la necessità
che sia proposto un nuovo calendario e che, pur rifacendosi alla caccia controllata, si provveda al ripopolamento delle specie, all'intensificarsi della
vigilanza e del controllo, nonché all'abolizione delle speculazioni che si fanno sulle riserve di caccia.
Trattando poi dei problemi connessi all'agricoltura l'ass. Lattanzio rileva che l'illustrazione che di essi ne ha fatto il cons. Pizzolo è stata esauriente, però, essendo materia quanto mai vasta e complessa, non può trovare soluzione nell'ambito provinciale, ma regionale. Comunque la Provincia
di Foggia ha aumentato i contributi per le attività agricole, ed è riuscita a
svolgere una efficace azione intesa a mantenere sostanzialmente invariate le
condizioni dei lavoratori agricoli tramite
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un vero e proprio blocco degli elenchi esistenti.
A conclusione del suo intervento afferma, infine, che la dichiarazione
del comunista Vania riguardante la richiesta di apertura è stata abbastanza
chiara; essa, infatti, ribadiva il fatto essenziale che le forze politiche veramente democratiche, che si rifanno ai valori della Resistenza, non poteva
non tenere conto della eliminazione della destra fascista per una considerazione d'obbligo: col passare degli anni, i valori della Resistenza non si sono
sopiti per il semplice fatto che si convive insieme, dato che non si può dimenticare il diverso valore che alla Resistenza danno i partiti di destra, i
quali, perciò stesso, restano automaticamente esclusi dalle forze democratiche.
Assessore Cera
Ho cercato, attraverso gli interventi, di punteggiare alcune cose che
necessitano una certa spiegazione. A molte di esse ha già risposto egregiamente l'amico De Santis data la sua competenza a trattare argomenti che,
fino a poco tempo fa, gli appartenevano. E gliene sono grato. Ringrazio il
collega Lattanzio, per aver chiarito il problema dell'aumento delle rette degli
istituti psichiatrici, cosa che ha portato naturalmente alla enorme lievitazione delle somme previste in proposito per l'anno 1972. Lo ringrazio anche
per quello che ha precisato in materia di caccia e pesca. Cercherò pertanto
di osservare che per l'avanzo di amministrazione che il consigliere Ricciardelli diceva di non rilevare attraverso l'escussione del bilancio per il 1972,
dirò che, secondo quanto prescrive l'art. 307 della legge comunale e provinciale del 1934, non ne è obbligatoria la iscrizione in bilancio mentre è obbligatoria la iscrizione del disavanzo di amministrazione. Oltre tutto c'è una
ragione molto semplice. Sia l'avanzo che il disavanzo non sono stati determinati in quanto i bilanci, per gli esercizi finanziari 1970 e 1971, sono ancora in corso di esame da parte della Commissione della Finanza locale. Dalle
copie dei bilanci di altre amministrazioni in nostro possesso (cito per esempio quello di Ascoli Piceno, che è una amministrazione di sinistra) non figura nel bilancio 1971 né l'avanzo né il disavanzo di amministrazione per l'anno 1970. La stessa cosa riscontriamo anche nel bilancio della Provincia di
Bari.
Per quanto riguarda i divari di cifre rilevati tra la prima e la seconda
stesura della relazione sul bilancio dirò che essi vanno motivati dal fatto che
c'è stata assoluta esiguità di tempo materiale per i
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nostri uffici interessati. Pertanto, per stare alle date di scadenza, fui costretto, ob torto collo, entro il 15 dicembre scorso, a presentare una relazione quando gli uffici non erano in condizione di offrire cifre esatte in
quanto il bilancio era in corso di preparazione. Ma c'è di più. All'epoca,
mancavano ai predetti uffici tutte quelle notizie di somme che sono fornite annualmente dai vari ministeri (vedi tassa automobilistica, E.C.A., ecc.)
notizie che, poiché ritardavano a venire, fummo costretti successivamente
a chiedere telefonicamente a Roma.
Per ciò che concerne il cap. 6 delle Entrate (cat. III - tributi speciali) e che tratta dei contributi di miglioria specifica, il consigliere Ricciardelli ha obiettato circa la esigua somma prevista (2.000.000). Alla Giunta
da qualche mese in carica non è sfuggito il problema riguardante le opere
di miglioria specifica in quanto la legge n. 246 presenta enormi e complesse difficoltà per cui il ricavato di questo provento si presenta di dubbia
realizzazione e, probabilmente di scarso valore economico per la Provincia. Tale entrata, all'atto della riscossione, ove mai fosse realizzabile, andrebbe ripartita tra gli enti che hanno contribuito alla spesa per la realizzazione dell'opera. Infatti questa amministrazione, generalmente, costruisce le strade col concorso dello Stato nella misura dell'87% (leggi 26 e
184) sulla spesa della intera opera. Ora, anche quando fossero predisposti
tutti i mezzi per la riscossione di questa tassa, la Provincia sarebbe tenuta
a versare allo Stato l'80% del ricavato, mentre ad essa spetterebbe solo
una striminzita aliquota. Tanto è vero che ho detto che, citando ad es. le
predette amministrazioni di Ascoli Piceno e di Bari, per stare sempre agli
esempi, dirò che mentre la prima, quella di Ascoli Piceno, per il 1971 previde appena L. 500.000 (cifra simbolica), la seconda, quella di Bari, l'ha
omessa completamente.
Problema dei pendolari - Vero è che l'Amministrazione lo scorso anno
deliberò L. 50milioni, da realizzare con mutuo. Ma poiché nessun istituto
mutuante aderì alla richiesta, la voce è stata riproposta in aumento per
100milioni per il 1972, sempre tra le spese in conto capitale, in quanto
trattasi di spesa a carattere facoltativo e non obbligatorio, giusto come
fece osservare, a suo tempo, la G.P.A.
Tuttavia il problema dei pendolari sta particolarmente a cuore a
quest'Amministrazione (dirò che personalmente mi tocca molto da vicino.
S. Marco in Lamis, mio Comune di origine, ha oltre 400 pendolari tanto
per es.) per cui diciamo che nulla sarà lasciato di intentato per la realizzazione del finanziamento, ferma restando la predi110
sposizione di apposito regolamento per la erogazione dei relativi contributi e su cui sarà chiamato questo Consiglio provinciale a decidere in merito.
Sport - Tra le spese correnti abbiamo previsto la somma di lire 60
milioni da devolversi per contributi agli sport dilettantistici ed in particolar modo per l'atletica leggera che rappresenta la vasta gamma degli sport
poveri com'è da tutti risaputo.
D'accordo con quanto si disse in questo Consiglio siamo del parere
che detti fondi siano assegnati da una commissione che, a suo tempo, valuterà l'opportunità o meno dell'erogazione dei contributi agli enti e alle
società richiedenti.
Sempre in materia di sport è prevista la spesa in conto capitale di L.
500milioni per la costruzione di una piscina coperta a Foggia e di otto
campi sportivi in Provincia (Gargano e Subappennino) per l'atletica leggera, pallacanestro e pallavolo.
Le opere sono di sicura realizzazione in quanto i relativi finanziamenti saranno concessi dal Credito sportivo e non da altri enti mutuanti.
Sussidi alle madri naturali - Per ciò che concerne la concessione di
sussidio a favore di madri naturali la previsione nel 1971 di lire 65milioni
è stata elevata per il 1972 a L. 85milioni.
Tale incremento è scaturito dall'aumento dei sussidi a favore di dette madri naturali regolarmente deliberati dal Consiglio provinciale della
passata gestione.
C'è quindi, com'è facile rilevare, una eccedenza di 20milioni.
Assicurazione per gli amministratori - Con delibera della Giunta provinciale in data 14-12-1953 (Presidente on. Allegato) n. 1563, fu deciso l'aggiornamento della polizza infortuni del Presidente e della Giunta provinciale. Le successive Amministrazioni hanno riconfermato quanto fu allora
deciso. Allo stato attuale tutte le macchine della Provincia, per infortuni a
terzi trasportati e per responsabilità civili, sono assicurate. Pertanto, ogni
qualvolta un Consigliere o altre persone, viaggiando per conto della Provincia, dovesse subire incidente alcuno, è ampiamente tutelato.
Conservatorio musicale - In base all'art. 13 della convenzione stipulata
per il Liceo Musicale « U. Giordano », l'Amministrazione provinciale ed il
Comune di Foggia, deliberata dal Consiglio provinciale con atto n. 1098
del 29-4-1970 ed approvato dalla G.P.A. nella seduta del 19-10-1970 n.
26779 div. 2a , si stabilì quanto segue (ri111
porto integralmente l'articolo per amore di verità): « qualora per effetto dell'inquadramento il personale consegua un trattamento economico complessivo lordo inferiore a quello fruito alla data del passaggio dell'Istituto Musica « U. Giordano » allo Stato per assegni fissi e continuativi ai medesimi
titoli, viene conservata a carico dei bilanci dell'Amministrazione provinciale
di Foggia e del Comune di Foggia, in parti uguali, la differenza come " assegno ad personam " non utile a pensione riassorbibile con i successivi aumenti.
Agli effetti di cui sopra dovrà calcolarsi la somma dello stipendio,
dell'aggiunta di famiglia e ogni altro emolumento, di cui al titolo fisso e
continuativo goda, all'atto del passaggio dell'Istituto dallo Stato, per servizi
inerenti all'Istituto stesso ». Nella convenzione è previsto inoltre un contributo annuo di L. 25milioni.
Turismo - A proposito del villaggio turistico dirò che la Provincia ha
bandito un concorso nazionale per la progettazione del complesso alberghiero, che come tutti sanno, dovrebbe essere localizzato nella Foresta
Umbra ove già esiste l'Albergo Rifugio. Sono stati spediti i bandi e sono
arrivati già, fin dallo scorso giugno, dei progetti. Devono essere solo esaminati dalla Commissione giudicatrice non appena il nostro bilancio sarà approvato (se sarà approvato). Questo lavoro non è stato fatto prima per il
fatto che da quel tempo l'Amministrazione non è stata più in condizioni di
funzionare.
Istituto Provinciale Prima Infanzia - D'accordo è l'Amministrazione sulla
sistemazione dell'IPPI. E' stato già deliberato l'acquisto della Clinica Ventura ed è stato anche approvato dalla Prefettura. L'Ufficio tecnico ha redatto finanche il progetto di riattamento dell'ex Clinica quale sede dell'IPPI.
Resta solo da approvare questo progetto.
Giova però ricordare a questo punto che non è stato possibile stipulare ancora il contratto di acquisto perché il mutuo previsto non è stato ancora perfezionato. Per notizia di cronaca diremo che a suo tempo fu interessato il Banco di Torremaggiore il quale, pur essendo dichiarato disposto
a venire incontro all'Amministrazione, si vide bloccato dal Banco d'Italia
che eccepì in sede di controllo. Così, l'Amministrazione, successivamente,
provvide a chiedere il mutuo all'INA che è in corso di perfezionamento.
Auguriamoci che esso possa essere portato a compimento nel più breve
tempo possibile. Ma, se resteremo, ove mai ci accorgeremo che il mutuo
non verrà subito sarà il caso che l'Amministrazione, facendo dei sacrifici
reperisca la spesa occorrente fra le spese correnti.
112
Bibliotechine di quartiere - Il problema delle Biblioteche di quartiere riguarda i Comuni più grossi e principalmente il Comune Capoluogo. Siccome la Provincia incoraggia la istituzione di nuove biblioteche, siamo disponibili per dare ogni collaborazione soprattutto sul piano tecnico con l'opera
del nostro direttore Celuzza e c on tutto il personale tecnico della nostra
Biblioteca.
A questo punto penso di aver detto quello che dovevo dire. Lascio a
voi il compito di giudicare il bilancio. Vorrei pregarvi ancora che al di là
delle imperfezioni tecniche che sono state rilevate e che noi condividiamo
(oltre tutto siamo degli uomini è quindi per l'umana natura soggetti a sbagliare), giusto come ha fatto rilevare nel suo squisito intervento l'ass. dr.
Damiani. Vorrei solo pregarvi, come dicevo, di giudicare soprattutto per la
volontà che noi abbiamo, nel caso che dovessimo restare, di lavorare a qualunque costo e subito per il bene della nostra Provincia.
Dichiarazioni del Presidente.
Espressa in via preliminare la propria soddisfazione per il modo con
cui il dibattito è stato condotto, rileva ché alle voci della maggioranza si
sono affiancate quelle della opposizione con interventi di notevole rilievo e
con argomentazioni che meritano seria considerazione da parte della Giunta.
La relazione dell'Assessore, che lo premia dello sforzo fatto per portare il proprio personale contributo di esperienza amministrativa e politica
ad un documento quale il Bilancio, che è certamente il più difficile da
compilare, è stata redatta con competenza, ma anche con la semplicità
propria della nostra gente, senza fronzoli, e con affermazioni che non
hanno risparmiato nessuno, perché hanno messo il dito in alcune piaghe del
nostro vivere amministrativo e politico. Senza dire che sul piano tecnico è
riuscita a tradurre molto bene le indicazioni generali contenute nelle
dichiarazioni programmatiche, costituendo così un documento che può
essere veramente considerato un passo importante per la nostra
Amministrazione.
Il dibattito fin qui condotto, ampio, pacato, garbato, ha toccato aspetti politici ed amministrativi. Per una chiara visione delle singole posizioni, per una vera fotografia della nostra realtà, era necessario, infatti, che
ciascuno portasse le proprie interpretazioni politiche ai fatti amministrativi
perché - non lo si ripete mai abbastanza – le
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impostazioni amministrative a sé stanti, prive cioè di un supporto di idee
politiche sia di appoggio, che di opposizione, avrebbero solo un valore qualunquistico che rigettiamo.
Questo è avvenuto, continua il Presidente, nel nostro dibattito sia sul
programma che sul bilancio perché, distinguendo nettamente la fase di esposizione del programma da quella del bilancio, abbiamo avuto la possibilità di dire con chiarezza, pari a quella usata dall'apposizione, chi siamo,
cosa vogliamo e come vogliamo realizzare le cose, fermandoci - come dichiarazione politica - a quella essenziale fatta dal capo-gruppo D.C., ed integrata in maniera egregia dagli interventi degli assessori Protano e Lattanzio.
L'intervento tecnico del prof. Ricciardelli, non disgiunto da valutazioni politiche delle quali non si può non tener conto, è pregevole; ma è un
discorso di opposizione e contiene, perciò, una punta di drammatizzazione
e di esagerazione anche se questo effetto non è stato voluto, essendo esso
la riultante della visione della realtà che ciascuno osserva dal proprio punto
di vista.
Rilevato poi che i diversi oratori che lo hanno preceduto, De Santis,
Cera, Lattanzio, hanno dato - sul piano tecnico - risposte esaurienti, il dr.
Galasso contesta personalmente al cons. Ricciardelli l'affermazione secondo
cui nulla di nuovo - in ordine alla problematica dei diversi settori dell'attività della Provincia - contengono le dichiarazioni programmatiche.
Quando parliamo di continuità, precisa l'oratore, intendiamo parlare
di continuità storica della vita stessa dell'Amministrazione provinciale, vogliamo cioè significare che siamo venuti dopo altri, ma non che il nostro
occhio vigile non guardi alla realtà di oggi e non la veda diversa da ieri. Anzi proprio per adeguarci ad essa, per cercare di risolvere i problemi che essa
pone, noi sentiamo la necessità di fare - nel nostro piccolo - un'azione riformatrice del modo stesso di fare politica. I problemi che ora appaiono di
dettaglio, e che possono focalizzare la nostra attenzione, già prima esistevano, già prima sono stati intuiti ed individuati, e si cercherà di risolverli, pur
tra le grandi difficoltà che sono insite nella vita dell'uomo, della società,
delle generazioni. E per raggiungere questo risultato è necessario fare uno
sforzo comune, al di fuori e al di là delle cose che ci dividono e che abbiamo detto in appoggio o in opposizione alla tesi che ciascuno di noi, in buona o mala fede, ha dovuto sostenere.
Un fatto importante va, però, sottolineato; ed è un fatto che è
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stato rilevato molti anni fa da uomini consapevoli e lungimiranti, e del quale
si deve prendere nota perché è il nocciolo della nostra crisi: il distacco degli
amministratori dall'opinione pubblica. Questa crisi deriva, infatti, dalla piena consapevolezza che essa non trova nessuna eco nell'opinione pubblica
che dimostra un disinteresse totale per quel che accade nella vita politica
italiana. La nostra meta dovrebbe essere quella di non rimanere fantasmi
aggirantisi in vuote stanze, impegnati a parlare delle loro cose e ignari che
fuori ci sono gli uomini, ci sono i cittadini, c'è il popolo. Se vi è un motivo
vero di cui dobbiamo preoccuparci, è, dunque, quello del nostro distacco
dalle masse popolari e del quale forse non siamo colpevoli, perché coinvolti
in un certo ingranaggio, ma che dobbiamo cercare insieme di risolvere con
quel senso di libertà e di giustizia che, solo, può aiutarci a risolvere la nostra
crisi, perché contiene un impegno umano, intellettuale e culturale. Inoltre
conviene che noi ci interessiamo delle nostre piccole cose, cioè che facciamo politica per la nostra Amministrazione provinciale, al fine di non perdere il contatto vero con le nostre popolazioni per poterne studiare le esigenze e i problemi. Logico che questo studio vogliamo farlo insieme, ma insieme con quelle forze capaci di comprenderlo e di capire anche che, a
monte di questa crisi, vi è una perdita di vista dei valori ideali che devono
illuminare la nostra azione perché ogni atto amministrativo è freddo e vuoto se non contiene un minimo di calore umano, cioè se non tiene conto
delle esigenze degli uomini a cui esso è diretto.
Di fronte ai tanti problemi sollevati in questo Consiglio, prosegue il
Presidente, in qualità di rappresentante di questa Amministrazione, sento il
mio « io » crescere perché arricchito da interventi che non solo sono accorati, ma permeati da suggerimenti e tecniche che bisogna considerare in
quanto frutto della conoscenza di tutti. Proprio per questo l'altra volta affermai che il fatto culturale è importante, ed è la responsabilità più grande
per ogni amministratore, perché lo impegna alla educazione degli uomini
alla parola, intesa come mezzo comune a tutti. Per questo vogliamo vivificare —le nostre istituzioni culturali; per questo parliamo in termini entusiastici della Biblioteca, delle scuole, dell'insegnamento universitario che in
una comunità provinciale è un fatto fondamentale; per questo non crediamo nella scuola come a un fatto produttivo di redditi, ma di valori umani.
Toccando poi il tema dell'assistenza, il dr. Galasso si ribella alla osservazione fatta secondo cui essa non è più carità cristiana, ma di
115
ritto. Magari essa fosse carità, prosegue, ma carità intesa nel senso cristiano
perché allora carità sarebbe amore, dovere, uguaglianza, rispetto, aiuto della
comunità a chi non può; in una parola, presa di coscienza effettiva del governato da parte di chi governa che, solo così, è degno di governare. Ogni
creatura di Dio non può non obbedire a questi principi perché ha dentro di
sé quelle illuminazioni primigenie che consentono gli incontri sul piano delle proposte, discendendo, dalla pura teorizzazione alla pratica amministrativa. Anche nel campo della cultura, noi viviamo questa realtà e ne sentiamo
la responsabilità ribadendo ancora una volta la nostra grande disponibilità
di apertura sul piano delle proposte.
Ecco perché una discussione sul bilancio o sul programma fa perdere
completamente di vista il fatto aritmetico dei voti. Quello che veramente
interessa è la vita futura dell'Amministrazione che deve essere fatto su queste basi che non richiedono, certo, dichiarazioni di aperture politiche. Sicuri
di portare la nostra chiarezza ideologica e la nostra dirittura morale, non
disdegniamo incontri su questo piano perché se è vero che la Democrazia
Cristiana ha perso voti il 13 giugno, è vero pure che essa non è morsa da
alcuna tarantola perché esamina i fatti con obiettività e cerca di apprendere
e valutare la lezione che l'elettorato le ha dato, dando così prova di vera
democrazia. Le crisi storiche sono ricorrenti e possono sconvolgere la società; noi stiamo vivendo una di queste crisi; però la guardiamo con calma e
freddezza, senza paura. Abbiamo fatto forse degli errori, che sono naturali
in chi governa; ma conservando la nostra genuinità di nascita, di matrice, di
dottrina, dobbiamo cercare di individuarli, studiarli e correggerli con un
lavoro di ricerca che è senza dubbio molto faticoso e che, perciò, impone
rispetto che non dovrebbe far scambiare la vivacità interna del partito con
nervosismi per aver perso qualche posizione. Parlare in questi termini significa svilire la politica e la storia della politica.
Ribadendo, poi, ancora una volta, la opportunità di chiarire il famoso
documento politico ufficiale, che è uno solo, sempre quello, dei tre partiti
che si sono accorti di avere 15 voti e che hanno pensato responsabilmente
di fare in modo da condurre in porto un'amministrazione ordinaria per la
Provincia di Foggia, l'oratore, date per superate le diverse interpretazioni
che di esso sono state date, rileva che si è riusciti a suscitare le attenzioni di
determinate forze democratiche se, nel coro delle disapprovazioni sul bilancio, una voce si è levata, quella del cons. Maccarone del PSIUP, il quale,
pur vedendo
116
nel programma più ombre che luci, responsabilmente, ha detto che esaminerà la possibilità di dare un voto favorevole alla Giunta per evitare l'insediamento del Commissario. Questo è tutto il dramma intorno al quale le
forze dell'opposizione hanno tanto ricamato.
Dunque, se lo avremo questo voto, che non è il 16°, ma il voto di un
uomo responsabile, lo accetteremo perché, superato questo scoglio, più
nominalistico che sostanziale, saremo in grado di fare una buona amministrazione; una moderna amministrazione che non si contrappone a quelle
passate ma che, senza polemiche, prende atto della realtà di oggi della nostra società nell'intento di ottenere la perfetta aderenza della sua azione con
quelli che sono i desideri delle nostre popolazioni.
Questo, conclude il Presidente, siamo sicuri di fare perché disponiamo delle necessarie energie morali, intellettuali e di preparazione politica.
DICHIARAZIONI DI VOTO
Consigliere dott. Maccarone (P.S.I.U.P.).
Esordisce affermando che il suo voto, quale rappresentante ufficiale
del PSIUP, non potrà non essere responsabile e conseguente sia alla valutazione del documento politico sottoscritto dai partiti della coalizione, sia ai
suoi precedenti interventi volti ad illustrare il mandato affidatogli dal partito
e sia, infine, alla dichiarazione che il capo gruppo D.C., rag. Biasco, ha fatto
nella precedente riunione a nome dei partiti del centro-sinistra.
Il Presidente stesso, ribadendo, nel suo ultimo intervento, la ferma
volontà di dare vita ad un'amministrazione ordinaria, con una netta chiusura verso la destra fascista ed eversiva, ha suscitato ancor di più l'interesse
delle forze democratiche popolari e antifasciste presenti in Consiglio.
Polemizzando e contestando, poi, al dr. Vania alcune posizioni particolari assunte dal P.C.I. per la formazione di amministrazione locali in diversi Comuni della Provincia ed extra-provinciali, l'oratore rivendica l'autonomia del PSIUP che - dice - non è la succursale di alcun partito ed assicura
che i suoi interventi non sono stati altro che la messa in pratica delle decisioni del partito stesso il quale, preso atto che la coalizione è decisa a dare
vita ad una amministrazione ordinaria, con un'apertura democratica ed una
netta chiusura a destra,
117
ha ritenuto responsabilmente di poterle dare il proprio appoggio, ad evitare
l'avvento della gestione commissariale. Pertanto, conclude preannunciando
il voto favorevole del PSIUP al Bilancio 1972.
Consigliere prof. Vania (P.C.I.).
Riaffermata l'estrema convinzione con la quale sono state sostenute
le tesi già esposte dai consiglieri del gruppo comunista, non ritiene di polemizzare con il rappresentante del PSIUP dandogli risposte immediate; rileva, invece, che il Presidente, con la sua replica, ha fatto un discorso in funzione di una socialità cristiana che, pur rispettando profondamente, non
può vedere a base di termini ideologici e di cultura. Il discorso, a suo parere, deve essere rapportato alla realtà cui si vuole rispondere, tenendo presente soprattutto la realtà dell'intero paese.
La crisi sottolineata dal dr. Galasso, continua l'oratore, non è tutta
nel distacco della vita politica dall'opinione pubblica; il distacco, è solo un
aspetto di questa crisi che affonda le sue radici nelle scelte politiche sbagliate che, di volta in volta, il partito di maggioranza ha operato; e ancora oggi
questo partito dimostra di non dare la risposta giusta ai gravi problemi che
ci stanno dinanzi (quali quelli della democrazia, del Mezzogiorno, della disoccupazione, dei fatti sociali insoluti, ecc.); è dunque su queste cose che le
risposte, fin qui date dalle forze politiche che guidano il paese, sono
sbagliate.
Ribadito, poi, ancora una volta, il fatto che la sua proposta per un'inchiesta nella Provincia di Foggia riguardante le organizzazioni neofasciste
non è stata recepita, così come non sono state recepite altre proposte sugli
indirizzi nuovi da dare ai problemi relativi alla scuola, all'assistenza, alla cultura, il dr. Vania afferma che la volontà espressa dai partiti della coalizione
di suscitare attenzioni e interessi nelle forze democratiche viene in concreto
smentita dalla mancata accettazione anche di una sola proposta fatta dal
gruppo comunista, che è forza democratica.
D'altra parte i contrasti delle diverse forze politiche che compongono
la maggioranza erano e sono tali, e non articolazioni di un discorso, come
ha affermato il Presidente, e il silenzio di una di queste forze in sede di voto
sul bilancio, silenzio che la induce ad accettare anche il voto del PSIUP dopo l'esplicita dichiarazione già fatta in senso contrario, dimostra che si cerca
il potere per il potere. Pertanto l'oratore annuncia il voto contrario dei consiglieri comunisti.
118
Consigliere Marinelli (M.S.I.)
Non ha niente da modificare, né altro da aggiungere ai giudizi già
esposti, nei suoi precedenti interventi, con assoluta chiarezza; chiarezza che
è ben diversa da quella espressa dal Presidente.
Ribadendo il concetto secondo cui tutta la vicenda si è svolta all'insegna della contraddizione e della confusione, ritiene che l'ultimo atto di questa discussione suggelli la vicenda stessa poiché non dirada, ma aggrava, le
contraddizioni e le confusioni già rilevate. La denunzia circa l'esistenza di
manovre in atto, fatta in una delle prime sedute del Consiglio Provinciale,
ha provocato delle prese di posizioni nelle dichiarazioni dei diversi rappresentanti, specie in quella del cons. Grosso il quale, più volte sollecitato, ha
chiaramente detto che i « 15 » sarebbero rimasti « 15 », non disposti a nessun tentativo aperturistico.
Parlando di chiarezza, il Presidente ha toccato un tasto che più falso
non poteva suonare, aggiunge l'oratore; del resto la sua risposta è tutta una
contraddizione perché, mentre parla di chiarezza, ammette l'esistenza di
posizioni discordi e contrastanti (tra i partiti della coalizione e fra gli uomini
della stessa D.C.) che possono essere comprensibili, anche giustificate, ma
che certamente non portano chiarezza all'impostazione politica della coalizione. Il discorso, il colloquio e, finanche, lo scontro interno saranno utili
ma non possono dare pubblicamente chiarezza. In definitiva, dunque, il rag.
Biasco ha fatto una dichiarazione pretestuosa e strumentale alla quale dà la
stessa risposta del cons. Maccarone. E' veramente grave che sia il capo
gruppo D.C. che il rappresentante del PSIUP, nei loro interventi, non abbiano affatto trattato del bilancio.
Il primo, infatti, si è limitato a fare una dichiarazione che era chiaramente tesa ad ottenere il voto del cons. Maccarone, e il secondo ha detto
che quella dichiarazione bastava, non solo, ma che essa rispecchiava le proposte, i suggerimenti del PSIUP. Da ciò bisogna dunque dedurre che il documento letto dal rag. Biasco non è frutto della elaborazione dei partiti del
centro-sinistra (specie DC-PSDI).
D'altro canto, l'avv. Marinelli ritiene che la posizione assunta dal
P.C.I. confermi, per altra sponda e per altro verso, le sue valutazioni in
proposito.
Le impostazioni politiche sono valide solo nella misura in cui trovano
riscontro nella realtà amministrativa, e finora questo non è stato rilevato, né
dimostrato; ne può essere la riprova la spiegazione
119
fornita dall'ass. Lattanzio secondo la quale la previsione di 2miliardi più 2
miliardi per lavori stradali sia il frutto di impostazioni esclusive delle « forze
democratiche e antifasciste », quasi che una cifra possa esprimere una determinata impostazione politica.
Trattando del bilancio, l'oratore ha fatto un'analisi particolareggiata
dei diversi problemi e delle singole voci di spesa, tanto da provocare risposte da parte del cons. De Santis, ed ha spiegato le ragioni del voto contrario
del gruppo missino.
Riferendosi poi al discorso, abilmente generico, fatto dall'ass. Damiani, al quale riconosce l'esattezza dell'affermazione relativa alla inesistenza di sistemi perfetti che possano risolvere i problemi dell'uomo, l'avv. Marinelli precisa che quando nella precedente seduta parlava di falimento della
politica di centro sinistra, faceva un discorso concreto e non astratto; l'impegno della D.C. perché restassero fuori dall'area di governo determinate
forze politiche che ora sono, invece, nella maggioranza, è fallito; così come
è fallito l'impegno assuntosi dal programma, fissato dalla D.C. nel 1966,
secondo il quale si sarebbe dovuto verificare il progresso eonomico e sociale del paese, e l'attenuarsi degli squilibri fra il nord e il sud. Altra lacuna veramente grave, e della quale il Consiglio non ha discusso, è l'assenza di accordi, sul piano pratico e concreto, malgrado siano già trascorsi quasi due
anni dalla loro istituzione tra lo Stato e la Regione. La Regione e le Province, proprio ora che alcune forze politiche, componenti anche il centrosinistra (come il P.R.I.), discutono e chiedono la eliminazione delle Province stesse.
Conferma quindi il voto contrario dei Consiglieri appartenenti al suo
gruppo politico.
Consigliere rag. Bianco (D.C.)
Il capo Gruppo D.C. non può non rilevare come sia venuta a manifestarsi una chiara ed inequivocabile sconfitta dei partiti della crisi. L'estrema
destra e l'estrema sinistra, che hanno trovato in molti casi punti di contatto,
hanno voluto evidenziare un risentimento presentandosi come coloro che
hanno perduto sul campo la battaglia che la coalizione ha inteso condurre
per dare stabilità ad una amministrazione ordinaria. Ascoltata con molto
interesse la dichiarazione del dr. Vania, l'oratore è rimasto stupito dalla reprimenda che ha fatto nei confronti del cons. Maccarone, specie quando ha
sostenuto che non rappresenta
120
più la classe operaia, non rappresenta più il PSIUP.
In realtà il discorso del capo gruppo comunista era chiaramente finalizzato se ha ribadito che era giunto il momento di cambiare indirizzo al
fine di determinare una svolta politica nuova; svolta politica che fin dal
primo momento i partiti della coalizione hanno dichiarato di non poter operare.
La constatazione che i partiti del centro-sinistra, elaborando un programma organico, avanzato, strutturato su una chiara indicazione politica
vincolata ai valori della Resistenza e dell'antifascismo, vedono giungere, su
queste impostazioni, l'adesione che essi auspicavano nel proprio documento
politico nel tentativo di suscitare l'attenzione di tutte quelle forze che intendevano collaborare alla soluzione dei problemi indicati nel programma,
non può che rallegrarci.
Il rag. Biasco ricorda poi al consigliere Marinelli che i motivi di confusione e contraddizioni, da lui rilevati fin dal primo intervento illustrativo
del documento politico, e quindi ancora prima degli interventi dei consiglieri della maggioranza, li ha puntualmente riproposti questa sera lasciando
chiaramente intendere che l'unica alternativa valida ad una amministrazione
ordinaria è rappresentata, per il suo gruppo politico, dalla gestione commissariale. Almeno l'opposizione comunista ha proposto all'attenzione dell'assemblea la possibilità eventuale di un indirizzo da cambiare e di una maggioranza da sostituire.
Riaffermato il concetto che le articolazioni della maggioranza trovano
espressione operativa nella Giunta Provinciale, l'oratore conclude il proprio
intervento confermando il voto favorevole.
Assessore dott. Protano (P.S.I.)
Non è possibile formulare critiche seriamente fondate all'impostazione del bilancio, tanto più che sono stati messi in rilievo, da parte di alcuni
Consiglieri, impegni di carattere prioritario, in ordine ai maggiori problemi
che stanno di fronte alla nostra Provincia, tali da fare meritare elogi alla
Giunta.
Rilevando poi che gli appunti sono stati formulati sul fatto che il bilancio di previsione per l'anno 1972 presenta un ulteriore aumento del disavanzo, chiede al dr. Marinelli se veda, oltre alla paralisi completa dell'Ente,
un'alternativa valida per fermare l'incremento del disavanzo.
121
La Giunta, continua l'oratore, alla paralisi ha preferito un'azione concreta a vantaggio delle popolazioni cui intende dare strade, scuole, maggiori
attrezzature per la biblioteca, ecc.
D'altra parte un dibattito sul bilancio non affronta mai soltanto problemi di carattere amministrativo, in quanto rappresenta anche il momento
del confronto delle posizioni politiche.
Il Partito Socialista Italiano è sempre stato interessato a recepire
quanto di nuovo il mondo del lavoro propone onde tradurne la conseguente spinta in azione concreta per la risoluzione dei grandi problemi che riguardano l'occupazione, l'agricoltura, l'irrigazione, il Mezzogiorno; e questo
Consiglio Provinciale ha già seguito un indirizzo unitario per la loro soluzione tanto è vero che ha già approvato un ordine del giorno sull'occupazione e sugli elenchi anagrafici.
Il documento politico programmatico presentato dalla Giunta, continua il dr. Protano, trova piena corrispondenza nella linea di politica amministrativa, legata alla strategia delle riforme, che il P.S.I. è impegnato a portare avanti in sede nazionale, e della quale desidera essere co-gestore anche
nelle amministrazioni locali.
Legando le proprie battaglie a quelle dei lavoratori, dei giovani, degli
studenti, il partito socialista darà forza e vitalità alle assemblee elettive, non
solo, ma anche una risposta politica di elaborazione, di programmazione
alla vita socio-economica della nostra Provincia.
Pertanto preannuncia che il gruppo consiliare del P.S.I. darà voto favorevole al bilancio di previsione 1972 per i contenuti avanzati delle sue
scelte e per le risposte di fondo che si propone di dare ai cittadini.
Consigliere dott. Grosso (P.S.D.I.)
Nel sottolineare che il bilancio di previsione 1972 è stato compilato
nella più completa autonomia delle forze politiche componenti la Giunta
Provinciale, non ritiene sia compito dei consiglieri valutare il voto
favorevole preannunciato da una componente politica che non fa parte
della maggioranza, in quanto sono presenti in aula i responsabili politici dei
diversi partiti.
Pertanto, riaffermata la volontà di evitare una gestione commissariale, per coerenza con le proprie precedenti dichiarazioni, preannuncia il voto
favorevole al bilancio 1972 del gruppo consiliare del P.S.D.I.
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VOTAZIONE
Consiglieri assegnati alla Provincia n. 30 - Presenti in aula
e votanti n. 29 - Assenti n. 1 - Totale n. 29.
ENTRATA
Titolo I
T i t o l o II
T i t o l o III
T i t o l o IV
Titolo V
T i t o l o VI
SPESA
Titolo I
- Entrate tributarie .
L. 1.488.450.420
(voti favorevoli n. 16; voti contrari n. 13).
- Entrate per compartecipazioni ai
tributi Erariali
» 3.670.258.650
(voti favorevoli n. 16; voti contrari n. 13).
- Entrate extra tributarie
» 1.451.918.634
(voti favorevoli n. 16; voti contrari n. 13).
- Entrate provenienti da alienazioni
o ammortamenti dei beni patrimoniali, da trasferimenti di capitali e da rimborso di crediti
»
747.367.276
(voti favorevoli n. 16; voti contrari n. 13).
- Entrate provenienti dall'assunzione di prestiti
» 18.670.524.023
(voti favorevoli n. 16; voti contrari n. 13).
- Contabilità speciali
»
3.979.555.925
(voti favorevoli n. 16; voti contrari n. 13).
TOTALE ENTRATA
L. 30.008.074.933
- Spese correnti
L. 15.640.074.199
(voti favorevoli n. 16; voti contrari n. 13).
123
T i t o l o II
T i t o l o III
T i t o l o IV
- Spese in conto capitale
»
(voti favorevoli n. 16; voti contrari n. 13).
- Spese per rimborso di prestiti
»
(voti favorevoli n. 16; voti contrari n. 13).
- Contabilità speciali
»
(voti favorevoli n. 16; voti contrari n. 13).
TOTALE SPESA
7.899.282.000
2.489.162.809
3.979.555.925
L. 30.008.074.933
Il Consiglio, inoltre, approva, sempre con n. 16 voti favorevoli e n. 13
voti contrari, singolarmente le seguenti voci:
a) l'applicazione della sovrimposta provinciale sui terreni con l'aliquota massima di L. 360 per ogni 100 lire di reddito non rivalutato ai sensi
dell'art. 21 della legge 16 settembre 1960, n. 10014;
b) l'applicazione della sovrimposta provinciale sui fabbricati con l'aliquota di L. 11 per ogni 100 lire di reddito imponibile;
c) l'applicazione delle supercontribuzioni sulla sovrimposta fondiaria
sui terreni nella misura del 60% (imponibile non rivalutato) per i Comuni
classificati montani e del 120% (imponibile non rivalutato) per gli altri Comuni;
d) l'applicazione dell'addizionale provinciale all'imposta comunale
sulle nidustrie, arti, commerci, professioni, ecc. con l'aliquota massima di
legge e con l'aumento di cui all'art. 1 della legge 1° marzo 1968 n. 174;
e) la richiesta di autorizzazione a contrarre il mutuo di lire
8.471.242.028 per il pareggio economico del bilancio.
Infine, su proposta del Presidente, il Consiglio approva per alzata e seduta il Bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 1972 nella sua interezza con n. 16 voti
favorevoli e n. 13 voti contrari.
124