Foto digitale di azione - Circolo Culturale Montesacro
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Foto digitale di azione - Circolo Culturale Montesacro
Ripresa Come preparasi alle riprese, quale attrezzatura scegliere, come effettuare gli scatti: l’inquadratura, gli obiettivi, la tecnica di esposizione, il controllo del rumore e il bilanciamento del bianco. E poi la post-produzione. 38 PC PHOTO A tutta velocità! Consigli pratici per la fotografia d’azione Qual’è il genere di foto che più attira chi si avvicina alla fotografia? Sicuramente la ‘Street Photography’, ovvero la ripresa di eventi o situazioni che avvengono ‘per strada’, il luogo che, per definizione, è proprietà di tutti. Chi non ha tentato, almeno una volta, di emulare i capolavori di Smith, Bresson, Salgado, Herwitt e compagnia ? Poi normalmente si cercano altri ambiti di ripresa, il reportage, il ritratto, l’architettura, eventualmente lo still-life. Ma da dove viene la passione che molti nutrono per la fotografia sportiva o di azione? Ad ascoltare i racconti dei pro- fessionisti che si cimentano in tale campo, le esperienze sono le più diverse; vi è chi ha iniziato cercando di portare a casa le immagini del proprio sport preferito e non ha più smesso, vi è che si è imbattuto nel genere durante ‘battute’ di street-photography, e vi è chi la macchina fotografica la maneggiava d’estate ed è stato ‘illuminato’ dai primi risultati ottenuti riprendendo surfisti, beach-volley e simili. Vi è anche chi è rimasto folgorato dall’adrenalina che si respira negli ambienti sportivi. I percorsi quindi sono diversi, ma rimane un fatto: la fotografia d’azione può ri- servare delusioni, così come può dare grandi soddisfazioni. Richiede attrezzature al top della gamma, un buon fisico, tanta esperienza e passione incondizionata perché a volte le situazioni sono difficili, se non pericolose per se stessi e per le attrezzature. E se non si è mai sperimentato la fotografia d’azione? Serve un evento! In azione possiamo trovare anche il gatto di casa! Anzi sono certo che molti fotografi assai abili nel ritrarre le monoposto di Formula 1 sfreccianti in rettilineo a 300 all’ora troverebbero difficoltoso immortalare il felino nei suoi insensati e frenetici movimenti! Ma se è la fotografia sportiva che cerchiamo, gli eventi sono numerosi; non sono necessarie le competizioni d’alto livello e basta scorrere la cronaca dei giornali locali per trovare le gare più diverse. Noi abbiamo scelto, tra l’altro, una regata velica. Tanto per dare un’idea dei problemi più diversi che possono nascere, delle sei persone che eravamo, tre hanno avuto qualche ‘problemino’ col continuo movimento ondulatorio tipico del nostro motoscafo durante le quattro ore in cui abbiamo tentato di seguire le imbarcazioni regatanti. E poi gli schizzi delle onde erano continui e due attrezzature ‘forse’ torneranno a funzionare una volta asciutte. E poi ci sono gli inconvenienti tipici delle moderne attrezzature: una batteria ha smesso di funzionare, senza possibilità di ricarica a bordo. Già da questo assaggio possiamo trarre le prime indicazioni utili ad affrontare la fotografia sportiva: occorre organizzazione, attrezzature, mano ferma, consapevolezza del contesto in cui ci troveremo e ... un pizzico di fortuna! Le immagini pubblicate in questo articolo sono relative ad una regata velica svoltasi sul lago di Garda e alle prove libere del Gran Premio di Formula 1 a Monza. Prima di tutto, documentarsi Per effettuare buoni scatti occorre, neanche a dirlo, sapere che cosa si sta per fotografare! Sembra una banalità, ma eviterà di portare con sé attrezzature ed abbigliamento fuori luogo. Inoltre suggerisco di cercare le immagini scattate da altri fotografi nelle precedenti occasioni: la conoscenza della situazione di ripresa consentirà di individuare subito gli elementi più importanti da fotografare, senza perdere tempo in inutili particolari. Nel caso della regata, sarà opportuno informarsi sullo svolgimento dell’evento per non rischiare di giungere sul luogo in ri- tardo, perdendo le fondamentali fasi dell’avvio della competizione; sono gli unici istanti in cui è possibile riprendere insieme la gran parte delle imbarcazioni. Allo stesso modo sarà utile prenotare preventivamente un motoscafo o un gommone, per seguire (anche se a distanza) i concorrenti durante le manovre. Occorre poi conoscere la posizione delle boe attorno a cui tutti i partecipanti, prima o poi, dovranno virare: questo sarà di certo un buon punto di ripresa. Teniamo anche presente le condizioni meteo, per scegliere gli opportuni strumenti di ripresa e il tipo di abbigliamento. Lo stesso discorso vale per l’equipaggiamento fotografico; dovremo infatti curare la scelta delle ottiche da portare, sia per riprendere i concorrenti a distanza, in alto mare, sia per effettuare riprese prima e dopo la competizione, alla partenza o all’arrivo. Sarà quindi utile informarci sulle postazioni fisse disponibili e sulle condizioni di luce negli orari della gara. La preparazione Questa breve introduzione fa capire l’importanza della preparazione per arrivare a scattare buone fotografie. In particolare suggerisco di rinunciare a portare con sè tutto il proprio corredo fotografico! Dovremo ridurre il peso e gli ingombri al minimo indispensabile, anche se questo costringe a qualche rinuncia. Allo stesso modo occorre scegliere la borsa fotografica più adatta: in queste situazioni io mi trovo malissimo con le borse a scomparti laterali e preferisco utilizzare una sacca laterale dotata di cinghia a tracolla, chiusura a velcro e rivestimento di gommapiuma, all’interno della quale metto un sacchetto di plastica (va bene quello per la spazzatura) per le situazioni a rischio umidità. In questa sacca scaravento letteralmente le ottiche che ho finito di utilizzare ed estraggo quelle da montare. A questo riguardo vorrei ricordare che le ottiche ed i materiali fotografici non sono reliquie sacre, sono fatti per essere utilizzati e dunque non è il caso di prendersela eccessivamente per qualche graffio o scrostatura esterna. Invece, le ‘lenti’ anteriori e posteriori, quelle sì sono preziose, e come tali andranno trattate, curate, e protette! Due righe per quello che riguarda il già accennato abbigliamento. Io mi trovo bene ad utilizzare i k-way, giubbotti, sciarpe, guanti, e simili, che uso anche come ‘ammortizzatori’ mettendoli sul fondo della sacca. E poi scarpe da ginnastica, una maglietta di ricambio, ed un indumento impermeabile col cappuccio. Lascerei a casa il treppiede, inutile su di un moto- scafo che continua ad oscillare! Il digitale in azione Il digitale permette di sperimentare generi fotografici che sono particolarmente ostici per la fotografia analogica. Mi spiego. Nella fotografia di azione una delle maggiori difficoltà è quella di riprendere in modo efficace il soggetto nel suo rapido movimento. Va da sè che la possibilità di rivedere immediatamente lo scatto effettuato semplifica molto la ripresa. E’ inoltre di grande utilità poter disporre del bilanciamento del bianco in ogni istante della ripresa, indipendentemente dalle condizioni meteorologiche, così come la possibilità di variare ad ogni scatto la sensibilità. In ultimo non dimentichiamo che il tanto bistrattato slittamento delle focali in questo caso (una regata, il Gran Premio di Formula 1) torna a nostro vantaggio e ci permette di impiegare ottiche lunghe che, montate sulla reflex digitale, diventano ‘lunghissime’! Disponendo di un 200mm e di un moltiplicatore 2x si finisce per avere un 600mm! Certo, avremo dei problemi nel momento in cui vorremo entrare nel vivo dell’azione con focali grandangolari, ma la gran parte delle immagini richiederanno ottiche di lunga focale. Il fotografo digitale si troverà poi a dover fronteggiare due problematiche: lo spazio sulle schede di memoria e la durata delle batterie. Per le schede suggerisco di usare supporti di ampie dimensioni, preferendo magari più schede di media grandezza piuttosto che una sola, enorme; è una forma di sicurezza che torna utile in caso di malfunzionamenti. Per risparmiare spazio, utilizziamo il formato Raw solo se necessario. La durata del parco batterie si risolve portandosi dietro due o più batterie di scorta e cercando, nel caso di una fotocamera compatta, di lesinare al massimo l’impiego dello schermo per inquadrare; meglio usare il mirino ottico. Evitare poi l’impiego forsennato dello schermo per cancellare le immagini mal riuscite: rischia di far perire prematuramente la nostra ‘scorta energetica’ ed anche di farci perdere momenti unici. Meglio scattare con buon senso, tenere tutto, magari dotandosi di più memorie, e poi selezionare a casa. Piuttosto revisioniamo le immagini per uniformare il nostro modo di riprendere i soggetti. Reflex o compatta Potrebbe apparire banale ma posso assicurare che così non è: la reflex è lo strumento più adatto per una ripresa di livelPC PHOTO 55 lo professionale. La possibilità di sostituire le ottiche, di montare un moltiplicatore di focale, o di ricorrere a obiettivi stabilizzati o ad accessori vari è molto utile ai fini di ottenere immagini di buon livello. Senza contare che le ottiche per le reflex sono in genere di qualità superiore rispetto a quanto offerto dalle fotocamere compatte. Un altro aspetto importante è la visione all’interno del mirino: quello ottico della reflex è superiore ai monitor elettronici, sopratutto in esterni e nelle riprese dinamiche. Ciononostante meritano attenzione alcune fotocamere compatte che consentono eccellenti riprese grazie a obiettivi con zoom 10x, dotati di stabilizzazione, trattamenti antiriflesso e correzione delle aberrazioni via software da fare invidia alle reflex. Non dimentichiamo poi che, in condizioni ambientali difficili per polvere ed acqua, può essere rischioso per l’attrezzatura cambiare l’obiettivo di una reflex. A titolo di informazione, le immagini del Gran Premio di Formula 1 sono state riprese con una compatta. Ottiche Si è accennato all’importanza delle ottiche. Oggi la tecnologia mette a disposizione del fotografo di azione strumenti che permettono di elevare enormemente il livello qualitativo delle riprese. Parliamo delle ottiche stabilizzate, vero toccasana per coloro che sono soliti lavorare a mano libera con focali medio-lunghe. Attenzione però, non sempre serve o va bene stabilizzare. Le più evolute ottiche stabilizzate per fotocamere reflex offrono varie modalità di stabilizzazione. In particolare, seguendo un soggetto in rapido movimento orizzontale (allo scopo di ottenere il cosiddetto ‘panning’) dovremo provvedere ad impostare la stabilizzazione solo nel senso verticale. In questo modo sarà possibile evitare il mosso del soggetto e nello stesso tempo ottenere un effetto ‘filante’ dello sfondo. Se poi lasciamo il meccanismo di stabilizzazione libero di operare in tutti i sensi rischiamo di non riuscire a bloccare il movimento, neanche utilizzando tempi estremamente brevi, proprio per il fatto che il software considererà vibrazione da correggere anche il nostro voluto spostamento della fotocamera. Facciamo dunque attenzione ad impiegare tali sistemi nel modo corretto; in situazioni dinamiche può anche essere necessario disinserire del tutto la funzionalità di stabilizzazione. Questo può essere particolarmente necessario impiegando una compatta, che in genere impedisce di 56 PC PHOTO Nella fotografia di azione, un tempo di scatto rapido è l’unica garanzia che i soggetti risultino sufficientemente fermi e nitidi nell’immagine. Una giornata di sole e diaframmi aperti agevolano! selezionare il tipo di vibrazione da compensare. In merito alla scelta delle ottiche più adatte per affrontare la fotografia di azione, abbiamo già detto che le focali medio lunghe divengono estreme nel momento in cui le montiamo su sensori. Diciamo di più: poniamo attenzione all’apertura di diaframma disponibile; infatti una grande apertura di diaframma permette di dimezzare i tempi di scatto che, come vedremo, è un elemento fondamentale in questo genere di riprese. Si scelgano dunque ottiche luminose e di buona fattura, visto anche che le aberrazioni ottiche hanno il brutto vizio di apparire alle massima apertura del diaframma. Ovviamente si consiglia l’uso dei moltiplicatori, ma con la riserva che conven- gono in abbinamento ad ottiche di buona fattura, visto che essi non fanno altro che amplificare otticamente le informazioni che giungono sul sensore: difetti e deformazioni compresi! E poi riducono la luminosità del sistema ottico. Lo stesso si può dire dei tele-convertitori che si montano sulle compatte. Sensibilità e rumore La sensibilità dei supporti è sempre stato un argomento di discussione. Nel chimico ci sono i fautori delle pellicole di bassa sensibilità, dato che andando oltre i ‘canonici’ 100 ISO si può verificare un aumento della grana ed una diminuzione del contrasto; al contrario ci sono coloro che accentuano questi effetti mediante lo sviluppo ‘tirato’ dei materiali a sensibilità superiori a quella nativa. In ambito digitale, il maggiore e più evidente risultato di un aumento della sensibilità del sensore (in pratica una amplificazione del segnale) consiste nell’emergere del rumore elettronico: è un effetto analogo alla grana della pellicola. Che fare? Prima di tutto chiariamo che l’aumento della sensibilità può essere indispensabile per raggiungere i brevi tempi di scatto capaci di ‘fermare’ il soggetto in rapido movimento. Una sensibilità di 400 ISO, l’impiego di un diaframma aperto come f/2,8 o f/5,6 e una giornata di sole possono consentire di scattare con tempi di 1/500 di secondo ed anche più brevi! E’ dunque evidente come, in questi casi, la possibilità di impostare differenti sensibilità sia un vantaggio non da poco delle apparecchiature digitali. Occorre però tenere sempre controllato il rumore, evitando in particolare le sensibilità più elevate offerte dalla fotocamera. La questione del rumore è un ulteriore argomento a vantaggio delle fotocamere reflex. Questi modelli infatti dispongono in genere di sensori con dimensioni più ampie rispetto alle compatte e sappiamo che le ampie dimensioni dei pixel permettono di contenere la quantità di rumore. Si possono poi usare i sistemi software automatici per la rimozione del rumore; sono diffusi soprattutto sulle compatte. In questo caso però conviene provarli prima, soprattutto per quanto riguarda le ripercussioni sulla velocità operativa e sulla velocità di memorizzazione. In alternativa ci si può rivolgere alle prestazioni offerte da software specifici come Neat Image, effettuando interventi in post-produzione in grado di ridurre sensibilmente la percezione del rumore. In definitiva, disponendo di una reflex digitale, si può usare tranquillamente una sensibilità di 400 ISO, ed è a tale sensibilità che abbiamo effettuato la maggior parte delle riprese. Risoluzione e ripresa Non scordiamoci che stiamo lavorando in digitale. Questo significa disporre di una grande quantità di informazioni ancora prima di effettuare lo scatto! Sappiamo che, al rientro a casa, le immagini andranno a finire in un elaboratore elettronico, dunque perchè non sfruttare tali informazioni fin dal principio? Consideriamo la risoluzione: 6 milioni di pixel consentono in fase di post-produzione di effettuare dei ritagli (Crop in Photoshop) utili a riquadrare le immagini. Questo senza dubbio aiuta a mantenere nel mirino un soggetto che si muove a fol- Il Bilanciamento del Bianco automatico può di certo velocizzare le operazioni di scatto (non serve misurarlo ogni volta), ma ha una controindicazione: vi è il rischio che il tono dell’immagine cambi in base alla colorazione dei soggetti. Talvolta conviene utilizzare un’impostazione predefinita in base alle condizioni metereologiche medie. li velocità (alcuni scatti alle Formula 1 sono stati effettuati in asse alle vetture, proprio sul rettilineo di Monza... a oltre 300 all’ora!). I puristi direbbero che l’abilità di un fotografo sta nello sfruttare al massimo l’area del fotogramma, evitando spazi vuoti che rivelano incompetenza... critiche fuori luogo in questo ambito, dato che la velocità delle automobili è davvero forte ed inquadrarla a pieno fotogramma servirebbe solo a raggiungere dimensioni in stampa inutilmente grandi. Inoltre, che cosa dovrebbero fare i possessori di ottime 3 Mpxl? Rinunciare a tali scatti per inferiorità nei confronti dei più privilegiati concorrenti possessori di fotocamere da 6-8 Mpxl? Io sostengo: sfruttiamo le agevolazioni disponibili, sarà poi la pratica a farci stringere l’inquadratura sul soggetto in modo da guadagnare qualche migliaio di pixel. Paradossalmente in queste riprese sarà il neofita ad aver bisogno delle attrezzature più performanti! L’esposizione Oggi i sistemi di esposizione automatica tendono a fornire ottimi risultati, ma vanno saputi utilizzare. L’ideale, lavorando nell’ambito della fotografia d’azione, sarebbe quello di utilizzare la Priorità di Tempi ed impostare un tempo di scatto molto rapido, per poi lasciare calcolare alla fotocamera il valore di diaframma necessario ad ottenere un’esposizione corretta. Occorre però verificare che per tale tempo vi siano diaframmi disponibili! E’ inutile impostare tempi da 1/2000 di secondo se poi, all’atto pratico, questo richiederebbe un diaframma f/1.0, che non è disponibile su nessuno zoom! Io invece preferisco la Priorità di DiaPC PHOTO 57 frammi. Questo mi assicura una maggiore uniformità nelle immagini, oltre a poter contare sul fatto che i tempi calcolati dalla macchina saranno quasi certamente disponibili. Raramente infatti, durante una giornata luminosa, si scende sotto 1/1000 di secondo a f/5,6 anche lavorando come detto precedentemente a 400 ISO. Questo è più o meno il range di valori che sono solito utilizzare, eventualmente anche arrivando a scattare a tutta apertura (f/2,8 o f/4,0) nel caso in cui la situazione lo richieda. Ovviamente poi, professionalmente parlando, sarebbe più corretto usare un esposimetro esterno per luce incidente, pur considerando che tale strumento diventa in pratica inutilizzabile se il tempo (atmosferico) cambia rapidamente o in situazioni concitate in cui si cambia spesso punto di ripresa. Consiglio dunque di prendere confidenza col sistema esposimetrico della fotocamera sperimentando gli automatismi di esposizione a priorità di diaframma e di tempo, provando a memorizzare l’esposizione su di un punto differente da quello inquadrato ed esplorando il fondamentale controllo per la staratura intenzionale dell’esposizione. In questo trovo molto pratiche le fotocamere dotate di due ghiere. Queste vengono in genere destinate, nell’impiego manuale, l’una al controllo dei Tempi e l’altra alla scelta dei Diaframmi. Se si sceglie il controllo a Priorità, una delle due ghiere consente invece di gestire la sovra o sotto-esposizione intenzionale. Occorre prendere confidenza con queste operazioni dato che l’azione si svolge in tempi rapidissimi e sono situazioni che potrebbero ingannare l’esposimetro. Alcune prove poi consentiranno, controllando i risultati sull’istogramma delle immagini, di determinare il corretto valore di staratura. Per esempio nelle riprese della regata ho ‘sempre’ sovra-esposto le immagini di 2/3 di stop, per compensare la sottoesposizione causata dalle vele bianche delle imbarcazioni o dallo sfondo del lago in controluce e saturo di foschia. Il controllo dell’istogramma mi è stato molto utile e devo dire che tutte le immagini scattate erano utilizzabili in sede di post-produzione. Sapendo che nella fotografia digitale la sessione di fotoritocco è indispensabile, perché non finalizzare la ripresa ad ottenere il meglio dalle nostre immagini? Io mi trovo bene a sovra-esporre leggermente gli scatti che contengono qualche particolare in ombra, allo scopo di minimizzare il rumore di tali zone. Tento insomma di mantenere l’istogramma dell’immagine spostato verso le alte luci, senza però bruciare i particolari più chiari, 58 PC PHOTO Un’ottica dotata di stabilizzatore di immagine consente di scattare immagini pressoché perfette (dal punto di vista del mosso) anche se si fotografa stando su mezzi di trasporto in movimento. Qui siamo su di un elicottero. per poi recuperare le ombre in Photoshop alzando il punto di nero coi Livelli. Lo stesso vale per il bilanciamento del bianco. L’impostazione automatica funziona spesso bene, ma, se si fotografa la stessa imbarcazione in differenti situazioni di luce, si rischia di vederla rappresentata con tonalità un poco differenti in base al calcolo del WB che la fotocamera ha ritenuto di volta in volta corretto. In tali situazioni preferisco quindi impostare manualmente il WB (per esempio per la luce solare) in modo da avere le stesse dominanti da correggere su tutte le immagini. L’ideale sarebbe comunque misurare il bianco su un riferimento apposito, ripetendo di tanto in tanto il controllo. Per l’incremento della nitidezza (Sharpen) preferisco impostare sulla fotocamera il minore livello possibile (quello più neutro). Lavoro poi in Photoshop con la Maschera di Contrasto per dare all’immagine il necessario spunto di dettaglio. Tutti questi problemi ovviamente vengono semplificati se si opera in formato Raw, il quale consente il controllo di questi parametri con risultati eccellenti dal punto di vista qualitativo. Mosso e mano ferma Per effettuare buone riprese d’azione è necessaria una mano ferma, ma non solo. Teniamo presente che ci si può trovare su un mezzo che si muove! Quindi, an- Spesso l’unico modo per tentare di riprendere decentemente soggetti particolarmente rapidi in movimento orizzontale (è il caso di una Formula 1 in pista...) è effettuare il panning, ovvero seguire con l’ottica il movimento del soggetto: il risultato è un soggetto fermo su uno sfondo mosso. Non pensiamo che la fotografia di azione consista unicamente nella ripresa di bolidi sfreccianti! Anche un sano reportage ‘dietro alle quinte’ fa parte del gioco, con focali ben più corte e riprese assai più studiate. Non è certo rimanendo fermi in una comoda postazione che porteremo a casa un valido servizio di foto d’azione. E’ fondamentale documentarsi sui tempi e modi della manifestazione e inseguire i soggetti in gara con ogni mezzo (ma sempre nel rispetto della competizione). Nel caso di una regata v e l i c a dovremo necessariamente fare i conti con il continuo cambiamento dei valori di esposizione in quanto le imbarcazioni cambiano frequentemente direzione. Se ciò non bastasse, occorre valutare anche la colorazione bianca delle vele, che rende spesso necessaria una marcata sovraesposizione. Un esposimetro esterno agevola, ma solo se usato rapidamente e con perizia. Photoshop esiste anche nella fotografia di azione. Per quanto affidiamo il successo del servizio alla spettacolarità delle immagini riprese, è innegabile come una post-produzione compiuta sapientemente possa accrescere ulteriormente il valore del nostro lavoro. Le immagini pubblicate in questo articolo sono state scattate alla 54esima edizione della regata velica Centomiglia del Lago di Garda (l’evento è stato supportato da Olympus, da Agfa e da www.photo 33.com ) e alle prove libere del Gran Premio di Formula 1 a Monza, dove Panasonic è sponsor di Toyota. che utilizzando (come doveroso) sensibilità elevate, diaframmi aperti e tempi rapidi, impariamo anche a muoverci in modo da compensare gli elementi di disturbo. In regata dobbiamo fare i conti con gli ondeggiamenti della nostra barca e con quelli, differenti, delle imbarcazioni riprese. A questo scopo la stabilizzazione serve a poco, meglio imparare ad ondeggiare noi stessi con l’ottica in mano: ser- 60 PC PHOTO ve ritmo! Se poi ci troviamo all’autodromo, con le Formula 1 che ci sfrecciano di fronte, una stabilizzazione solo verticale agevola per effettuare il panning orizzontale. La situazione inversa, la ritroviamo scattando da un elicottero: in questo caso siamo noi a muoverci. Qui la stabilizzazione occorre, come anche i tempi rapidi. In ogni caso occorre fare molta pratica; solo così è possibile raggiungere i risultati che si desiderano. L’etica del fotografo Non voglio sembrare moralista, ma una precisazione è doverosa. Noi ci rechiamo sul luogo di un avvenimento sportivo, sociale, culturale per catturare buone immagini. Questo ci fa onore. E’ però bene ricordare che dobbiamo rispettare il di- ritto degli altri ad assistere al medesimo spettacolo. Una buona pianificazione del lavoro ci darà modo di giungere per tempo e sceglierci la postazione migliore senza infastidire nessuno. E’ inoltre importante avere il massimo rispetto per i soggetti fotografati. In particolare, nella fotografia di azione sportiva, è criminale intralciare le competizioni solo per tentare di avvicinarsi eccessivamente ai protagonisti. Nel nostro caso non ci siamo nemmeno posti il dubbio di affiancare le imbarcazioni della regata in quanto le avremmo di certo danneggiate. Allo stesso modo mai ci saremmo sognati di scavalcare la recinzione dell’autodromo per sdraiarci a bordo della pista . Insomma, il rispetto prima di tutto. Conclusioni Le possibilità di scattare buone immagini di un evento sportivo, come abbiamo visto, ci sono. Serve una buona programmazione, la scelta delle attrezzature corrette, la conoscenza tecnica degli strumenti e delle problematiche: il digitale ed un po’ di pratica fanno miracoli. E’ una grande soddisfazione giungere a casa con degli scatti ben realizzati, sia per le difficoltà oggettive da superare, sia per l’impatto visivo che queste immagini spesso hanno. Quindi mi sento di consigliare una avventura nella fotografia d’azione. Di certo questo gioverà anche alla pratica fotografica quotidiana, che si arricchirà dell’unico vero segreto dei professionisti: l’esperienza. Eugenio Tursi PC PHOTO 61