IL TERROIR NEL NUOVO MONDO DIVENTA EFFETTO

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IL TERROIR NEL NUOVO MONDO DIVENTA EFFETTO
>> FOCUS / AUSTRALIA
IL TERROIR NEL NUOVO MONDO
DIVENTA EFFETTO “PANGKARRA”
testi e foto di
Massimiliano Rella
Anche il nuovo
mondo scopre
di avere radici
antiche che legano
il vino al territorio:
cambio di strategia
per rilanciare l’export
del grande colosso
australe
C’
è un’antica parola
nella lingua degli
aborigeni per indi­
care quella relazione di fattori
(microclima, suolo, esposizio­
ne, etc) che i francesi chiama­
no terroir. “Si dice Pangkarra”,
afferma con orgoglio Paul Hen­
ry, responsabile del settore vi­
no del Tasting Australia 2014,
la grande biennale del gusto in
programma ad Adelaide tra
aprile e maggio (vedi box).
“Siamo il Nuovo Mondo – pun­
tualizza – ma abbiamo il più
vecchio materiale genetico a
piede franco e uno dei suoli più
complessi del pianeta. Seppur
giovani, possediamo gli ingre­
dienti per parlare con autorità
di vino e territorio”.
Il riferimento è sia alle viti pre­
fillosseriche di shiraz della
cantina Langmeil, in Barossa,
databili al 1842; che ai terreni
>> Ingresso al punto vendita/degustazione della cantina Chapel Hill, in McLaren Vale
di 400 milioni d’anni della Mc­
Claren Vale, altra zona enologi­
ca del Sud Australia. Incontria­
mo Paul Henry in compagnia
del giornalista esperto di vino
David Sly, entrambi di base ad
Adelaide, la capitale dello stato
sud australiano, fondata sol­
tanto nel 1836.
Le date sono un aspetto
che colpisce, l’altro è la
vastità di spazio libero,
natura­pura che scorre
davanti ai nostri occhi
durante l’itinerario che
abbiamo fatto tra le
cantine del Nuovo
Mondo. La scoperta del
continente australiano
è abbastanza recente
in termini storici (è
>> Vigne di Seppeltsfield,
cantina specializzata in
vini fortificati centenari.
In Barossa, sud Australia
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ascritta all’esploratore britan­
nico James Cook, anno 1770)
ed effettivamente la sua giovi­
nezza si avverte tutta: energia,
dinamismo e occupazione sono
valori ancora freschi, punti di
forza di una società – e di un
contesto lavorativo – che non
mostra segni di stanchezza. E
che non conosce la parola crisi.
“Negli ultimi due anni abbiamo
avuto una forte crescita di ri­
chieste di lavoro dall’Italia”,
conferma lo chef di origini bre­
sciane Stefano Manfredi, pro­
prietario dell’Osteria Balla
(www.manfredi.com.au)
di
Sydney, la capitale del New
South
Wales
(www.syd­
ney.com). Il suo locale oltre a
essere frequentato da buongu­
stai e vip ­ e ambito da cuochi e
camerieri italiani ­ è un valido
osservatorio sull’evoluzione dei
consumi locali di vino. Il suo
sommelier toscano, Fabio Dan­
zi, ha creato una bella carta di
VIGNEVINI n.4 aprile 2014
FOCUS / AUSTRALIA <<
>> Le vecchie cantine della Sevenhill, realizzate dai gesuiti a metà ‘800, in Clare Valley
Tasting Australia
In programma ad Adelaide, la capitale dello
stato del South Australia, è una biennale del
gusto con largo spazio al vino. Durante la pros­
sima edizione (27 aprile­4 maggio 2014) la
casa di aste Langtons lancerà una nuova clas­
sificazione (la sesta) dei vecchi e dei migliori
vini australiani. Il Tasting Australia è un grande
evento nazionale sulla gastronomia, il cibo e i
vini australiani frequentata da oltre 50mila
visitatori. Info www.tastingaustralia.com.au l
>> La cantina Coriole, in McLaren Vale
vini italiani e “australiani da vi­
tigni italiani”, con 350 etichet­
te; una trentina al calice. “Ne­
VIGNEVINI n.4 aprile 2014
gli ultimi anni è cresciuto l’in­
teresse per i vini e i vitigni che
arrivano dall’Italia – sottolinea
Danzi ­. C’è curiosità verso nuo­
ve etichette, territori e varietà
meno note”.
>> Il produttore Mark Lloyd con il
Fiano e il Sangiovese Coriole
Questo spiega in parte anche la
diffusione di vitigni tipici del
Belpaese nelle vigne dei pro­
duttori australiani. Varietà co­
me nebbiolo, sangiovese, bar­
bera, fiano, vermentino, sono
nomi sempre più ricorrenti nel
vocabolario di base dei giovani
consumatori, i più curiosi. Tra i
pionieri del “nuovo corso” c’è
Mark Loyd, proprietario della
cantina Coriole in McLaren Va­
le, zona vinicola del Sud Au­
stralia (www.coriole.com). A
metà anni ’80 Lloyd cominciò a
sperimentare varietà allora sco­
nosciute, come il sangiovese,
la barbera, il tempranillo eil fia­
no. Oggi, con 30 anni d’espe­
rienza, è tra i massimi rappre­
sentanti della nuova tendenza
dell’enologia australiana: la ri­
cerca di nuove varietà, soprat­
tutto se italiane e spagnole. Tra
le ultime sperimentazioni di
Coriole l’aglianico e il sagranti­
no. Vedremo se con buoni risul­
tati, anche in questo caso.
Non lontano, sulla penisola di
Flerieu, la cantina Chapel Hill
(www.chapelhillwine.com.au)
ha cominciato da qualche anno
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>> FOCUS / AUSTRALIA
Importazioni in Australia nel 2000:
Italia prima (per volumi: litri)
IMPORT VINI
>> Il winemaker Tom Barry della
cantina Jim Barry, Il cippo ricorda
la prima vigna greca di assyrtiko,
una varietà originaria di Santorini
piantata in Clare Valley nel 2012
a produrre vini “italiani” e
“spagnoli”: come un Sangiove­
se d’annata (4­6 ore di contatto
con le bucce e vendemmia an­
ticipata per ottenere maggiore
freschezza e acidità) e un Tem­
pranillo più strutturato (12 me­
si in botti di 4/5 anni). Chapel
Hill è una cantina curiosa per­
ché ricavata all’interno di un’ex
chiesa metodista del 1865,
struttura stile neogotico rivesti­
ta di mattoncini rossi. Abban­
donata dopo la seconda guerra
mondiale, Tom Nelson la rilevò
nel 1973. Dal 2010 appartiene
invece all’imprenditore svizze­
ro Thomas Schid Schmidheiny.
Le vigne (44 ettari in due pode­
ri) sono gestite in modo soste­
nibile, con sistema di riciclo
delle acque e compostaggio dei
tralci.
Il giovane enologo Tom Barry,
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Importazioni in Australia nel 2012: Nuova
Zelanda stacca tutti (per volumi: litri)
ANNO 2000
IMPORT VINI
ANNO 2012
ITALIA
5.189.437
NUOVA ZELANDA
51.297.540
NUOVA ZELANDA
3.273.592
FRANCIA
13.881.838
FRANCIA
3.159.060
ITALIA
8.209.124
SPAGNA
2.464.930
SUDAFRICA
2.919.912
GERMANIA
438.382
CILE
2.527.012
PORTOGALLO
428.329
SPAGNA
2.082.502
GRECIA
350.819
GERMANIA
676.198
CILE
233.003
PORTOGALLO
590.943
AUSTRALIA
209.247
ARGENTINA
549.555
ISRAELE
113.039
AUSTRALIA
399.839
USA
97.962
USA
288.575
SUDAFRICA
96.379
GRECIA
232.840
Fonte Wine Australia Corporation www.wineaustralia.com
Fonte Wine Australia Corporation www.wineaustralia.com
Importazioni di vino in Australia: volume e prezzo medio
IMPORT VINI
2013
VALORE $ /LITRO
NUOVA ZELANDA
51.086
5,92
FRANCIA
14.459
14,03
ITALIA
8.889
4,73
SUDAFRICA
3.450
1,59
SPAGNA
2.281
5,06
Volume in migliaia di litri, prezzo in € australiani Fonte Wine Australia Corporation
www.wineaustralia.com. Proiezione su I semestre 2013
della cantina Jim Barry
(www.jimbarry.com), ha optato
invece per i vitigni greci. Già
ottimo produttore di Riesling
(esempio il grand cru Florita,
tra i più famosi in Australia) e di
Shiraz, la conversione di Barry
alle varietà del caro vecchio
mondo è storia più recente. La
vigna “greca” è stata impianta­
ta in Clare Valley solo nel 2012
e interamente con la varietà as­
syrtiko raccolta a Santorini, fa­
mosa isola della movida elleni­
ca. Per assaggiare le prime bot­
tiglie dovremo aspettare il
2015.
Dici Australia e pensi allo Shiraz
e al Cabernet. Immagini la Eden
Valley, pittoresca sottozona del­
la Barossa, e ti viene in mente il
Riesling. “Ma prima ancora era
molto più popolare il Sauvignon
Blanc”, precisa il giornalista
David Sly, nostra guida di que­
sto lontanissimo tour di Vi­
gne&Vini, grazie a una brillante
iniziativa dell’ente del turismo
del South Australia, che nei
viaggi stampa affianca ai colle­
ghi ospiti un giornalista locale
specializzato (www.it.southau­
stralia.com). “Da una decina
d’anni si stanno diffondendo
largamente le varietà italiane,
soprattutto sangiovese, nebbio­
lo, vermentino e fiano, più ideali
al clima secco e arido di certe
nostre zone – continua Sly ­. E
l’introduzione di questi vitigni ci
ha reso più familiari anche con i
vostri vini varietali, generando
VIGNEVINI n.4 aprile 2014
FOCUS / AUSTRALIA <<
National Wine
Centre
Accanto ai giardini botanici
di Adelaide c’è il National
Wine Centre of Australia,
una grande architettura mo­
derna con una curvatura
esterna in ferro e legno a for­
ma di botte, che fa da ram­
pa di accesso. La struttura è
stata progettata da Stephen
Greive, architetto di Adelai­
de. Si tratta di un centro di
cultura e formazione sui vini
dell’Australia, sede di even­
ti, degustazioni, mostre, ce­
ne a tema su prenotazione e
un fitto programma di pre­
sentazione di vini e dei pro­
duttori. Info www.wineau­
stralia.com.au
l
>> Vigne della cantina Skillogalee, in Clare Valley
>> La scuola di cucina della cantina Chapel Hill, in McLaren Vale
una crescita dei consumi”.
Prima della “rivoluzione” l’im­
port era rappresentato princi­
palmente da italiani e francesi
di alta qualità, quindi costosi e
per intenditori, oppure econo­
mici e di bassa qualità, presen­
ti nella grande distribuzione e
cattivi ambasciatori del made
in Italy, France & Spain. “E’
VIGNEVINI n.4 aprile 2014
vero, i prodotti italiani sono più
popolari perché c’è più qualità
rispetto al passato, però l’Italia
rimane un Paese difficile da co­
noscere per l’alto numero di va­
rietà e territori”, aggiunge Lara
Caraturo, sommelier australia­
na specializzata sui vini tricolo­
re e sposata con un italiano che
lavora per una società di distri­
buzione a Sydney. Per 8 anni la
Caraturo ha lavorato al Pilu at
Freshwater
(www.piluatfre­
shwater.com.au), facendo vin­
cere al ristorante dello chef sar­
do Giovanni Pilu diversi premi
per la sua carta dei vini, blaso­
nata e italianissima. Ora si sta
occupando di un progetto per­
sonale, una novità che i produt­
tori dovrebbero appuntarsi, la
seconda edizione del Sydney
Italian
Wine
Festival
(www.sydneyitalianwinefesti­
val.com.au). “A noi australiani
piacciono i festival, sui vini ita­
liani non ne erano mai stati fatti
e adesso eccoci alla seconda
edizione”, tira un sospiro di
sollievo la Caraturo, che in que­
sta coraggiosa operazione ha
coinvolto anche il Cira, il Consi­
glio dei Ristoranti Italiani in
Australia (www.cira.com.au),
di cui è presidente lo stesso Pi­
lu e vicepresidente un altro
chef­ambasciatore, il brescia­
no Alessandro Pavoni, patron
di un locale gettonato di Syd­
ney, Ormeggio at the Spit
(www.ormeggio.com.au). Met­
tetelo in agenda.
Com’è piccolo il mondo! Ci tro­
viamo in Australia e casual­
mente le nostre strade s’incro­
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>> FOCUS / AUSTRALIA
Vite vecchia, nuovo mondo
La cantina Langmeil, in Barossa, è proprietaria di 1,2 ettari di
vigne con viti prefillosseriche di shiraz, del 1842, tra le più vec­
chie al mondo (www.langmeilwinery.com.au). I proprietari sono
Lindner e Richard Shevley, ma l’azienda fu fondata da Christian
Auricht, origini tedesche come tanti abitanti della Barossa, arriva­
to dalla Slesia, in Germania. Lo shiraz in sud Australia giunse
invece attraverso il sud Africa, più vicino dell’Europa. A Victoria la
fillossera comparve nel 1838, ma in Sud Australia, lo Stato più
giovane del continente, non fu mai rilevata. Il vigneto ultracente­
nario di Langmeil è stato letteralmente trapiantato, cioè acquista­
to da un vignaiolo che aveva deciso di spiantarlo, e spostato pianta
per pianta nella tenuta di Tanunda, villaggio della Barossa “tede­
>> Sala degustazione della cantina Coriole, in McLaren Vale
sca”. Sono 1.800 piante, da cui si produce il Freedom Shiraz, così
chiamato per ricordare l’emigrazione tedesca nella regione, a fine
‘800, che coinvolse migliaia di abitanti della Slesia arrivati in
Australia per fuggire dalla marginalizzazione religiosa.
La produzione? Circa 4.200 bottiglie su una produzione com­
plessiva di vini Langmeil di 420mila.
Anche in Clare Valley troviamo una cantina con viti ultracentena­
rie a piede franco. E’ la Sevenhill, azienda creata a metà Ottocen­
to dai gesuiti austriaci e polacchi (www.sevenhill.com.au). Anco­
ra oggi sono in produzione 17 filari di viti prefillosseriche di
shiraz, con oltre 150 anni di vita, piantate nel 1861. Con le loro
uve i gesuiti (che conservano la proprietà) producono uno Shiraz
d’alta gamma, il St. Ignatius. Bella la cantina, con chiesa annes­
sa, cripta, punto noleggio bici e botti tra le rocce.
l
>> “Camera con vigna” in Barossa, il panorama davanti al B&B Abbotsford
Country House
>> Paesaggio di vigne davanti al ristorante Appellation, della cantina The Louise. In Barossa, sud Australia
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ciano di nuovo. Avevamo cono­
sciuto David Ridge qualche
anno fa a Piacere Barbaresco,
rassegna enologica del paesino
piemontese delle Langhe. E do­
ve lo incontriamo? Ad Adelaide,
quartier generale della sua so­
cietà di distribuzione di vini ita­
liani
(www.davidrid­
gewines.com.au). Ridge è un
amante e un conoscitore del
Belpaese, nostro ambasciatore
da oltre 40 anni, oggi con un
portafoglio di 60 etichette per
la maggior parte di Barolo,
Friulano, Falanghina, Chianti e
vini dell’Alto Adige. E’ anche
VIGNEVINI n.4 aprile 2014
FOCUS / AUSTRALIA <<
Un interessante
mercato di importazione
L’Australia è un grande Paese produttore,
forte competitore dei vini europei e interna­
zionali, ma anche un interessante mercato
di destinazione, con consumatori giovani e
sempre più interessati a nuovi vini e nuove
varietà. Nel 2000 l’Italia era il primo Paese
esportatore (5,1 milioni di litri), nel 2012
era al terzo posto (ma con 8,2 milioni di
litri). Come indicato in tabella nel primo
semestre 2013 un litro di vino italiano vale­
va in media 4,73 dollari australiani, ben al
di sotto del vino francese. I dati sono di
Wine Australia Corporation.
l
>> Vite di shiraz prefillosserica del
1842, forse tra le più vecchie del
mondo. Nella vigna della cantina
Langmeil, in Barossa, sud Australia
membro di uno spiritoso Club
Nebb, che sta per “Give me
Nebbiolo … or give me a very
good excuse” (tradotto: Dammi
un Nebbiolo … oppure una va­
lida scusa”).
“Le varietà italiane – spiega Ri­
dge – sono presenti da un ven­
tennio ma soltanto da 5/6 anni
cominciano a essere diffuse.
Inizialmente furono commessi
errori, il sangiovese ad esempio
era trattato come lo shiraz, con
troppo legno e alcol. Oggi, inve­
ce, si beve più vino italiano o da
varietà italiane e c’è più com­
prensione delle parole, come­
sangiovese, fiano, vermentino.
Cresce anche la notorietà del
Prosecco, un fenomeno recen­
te: è esotico, ha un buon prezzo
e già coltiviamo un centinaio
d’ettari di glera; quelli a sangio­
vese sono invece ben 2mila. In­
somma barbera, nebbiolo, etc,
si pronunciano bene, danno
VIGNEVINI n.4 aprile 2014
>> Il giornalista australiano specializzato in vino David Sly, nella sede di Artisan of Barossa, piccoli produttori del Sud Australia
buoni vini, sono varietà italiane.
Così se il produttore Sam Scott
ha fatto 12mila bottiglie di Fia­
no sulle colline di Adelaide, tut­
te vendute in tre mesi, altri col­
tivano nebbiolo sulle colline di
Adelaide o nell’Height Coat,
nello stato di Vittoria”.
“Visto?” – riassume Paul Hen­
ry, l’esperto vini del Tasting Au­
stralia. “Il nostro Paese ha una
storia enologica giovane ma il
potenziale per arrivare ai livelli
qualitativi dell’Europa. Dob­
biamo continuare a fare i vini
senza essere influenzati da voi,
in un modo nostro senza false
copie. Vini morbidi e fruttati,
sperimentando senza emulare,
anche con i vostri vitigni. Ab­
biamo territori da valorizzare e
prodotti sempre più interessan­
ti fatti con regole, o in assenza
di regole, che incoraggiano la
sperimentazione”.
Tradotto:
niente vincoli su metodi, tecno­
logie e utilizzo di vitigni in aree
specifiche. Ma anche un terroir
da vendere. Pangkarra!, direb­
bero gli aborigeni.
l
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