Archeologia e Bibbia Il Liber Annuus, rivista dello

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Archeologia e Bibbia Il Liber Annuus, rivista dello
Archeologia e Bibbia
Il Liber Annuus, rivista dello SBF (Facoltà di Scienze Bibliche e di Archeologia), ha una duplice anima:
biblica e archeologica. Nella prima parte di ogni volume vengono presentati studi di carattere linguistico e
biblico-esegetico, mentre la seconda parte comprende studi di carattere storico-archeologico. Fra le due parti
si inserisce, di tanto in tanto, una sezione dedicata al giudaismo (sottofondo del NT) e all’esegesi patristica.
Il presente volume 61 (2011) è apparso puntualmente verso la Pasqua 2012 (metà aprile). Lo scopo
dichiarato era quello di avere in mano il volume per poterlo presentare in questa edizione del Festival
Biblico.
La rivista dello SBF è espressione del lavoro dei docenti della Facoltà di Scienze bibliche e di Archeologia di
Gerusalemme. Ospita soprattutto le ricerche dei docenti della Facoltà, lasciando spazio anche ad altre voci…
Il presente volume (per quanto riguarda l’archeologia) è composto per la quasi totalità dai lavori di
contributori esterni. Bisogna tuttavia notare che i cosiddetti contributori esterni sono, assai spesso,
collaboratori del LA da lunga data o, se vogliamo, ex-alunni e amici della rivista da lungo tempo. Non
mancano collaboratori locali, archeologi e studiosi israeliani e palestinesi, i quali si sentono onorati di
pubblicare sulla nostra rivista…
Occorre sottolineare che, grazie anche alla ottima intesa con le Edizioni Terra Santa di Milano (casa editrice
della Custodia di Terra Santa), abbiamo pubblicato (e pubblichiamo tuttora) anche articoli difficili da
impaginare, alcuni dei quali hanno richiesto un notevole lavoro di redazione; cosa che ben poche riviste
possono permettersi. Il lavoro per preparare alla stampa un volume di questa rivista corrisponde all’incirca al
periodo di due/tre mesi di ore lavorative (senza considerare il previo lavoro di redazione). E di questo gli
autori ci sono spesso riconoscenti. Uno di questi mi ha scritto recentemente dalla Germania: “Grazie per il
vostro grande lavoro riguardante il mio articolo. Non ho mai avuto, in nessuna rivista, una tale cura per un
mio contributo. Grazie mille”.
Nel volume 61 (2011) abbiamo pubblicato diversi articoli di carattere archeologico. Ne è sortito un bel
volume di circa 720 pagine, condito anche di diverse foto… cosa che non è possibile a tutte le riviste.
Il nostro Liber Annuus è anche riconosciuto come specializzato per la pubblicazione delle antichità bizantine
di Giordania. Diversi archeologi giordani (oppure che operano in Giordania) pubblicano ogni anno presso di
noi relazioni di scavi operati in questa regione… Anche quest’anno abbiamo un paio di articoli dedicati a
questo settore.
Vediamo ora in sintesi alcuni contributi di carattere storico-archeologico presenti nella rivista Liber Annuus
appena uscita nel suo sessantunesimo volume.
Michele Voltaggio
Lo sviluppo urbanistico di Gerusalemme tra IV e VII secolo
L’articolo si propone di fornire una panoramica della crescita e dello sviluppo urbano di Gerusalemme, tra i
secoli 4° e 7° d.C., sulla base di testimonianze archeologiche e testuali. Si tratta delle trasformazioni che la
città di Gerusalemme ha vissuto durante il periodo bizantino: la sua espansione oltre le mura della città, la
popolazione delle zone suburbane romane a sud (Monte Sion e Ophel) e delle aree suburbane bizantine a
nord e a ovest, la caratterizzazione di alcune aree in una categoria etnica o funzionale.
1) Il primo ampliamento dell’area abitata si verificò alla fine del IV secolo, in direzione sud, con
l’occupazione e il popolamento del monte Sion e della collina dell’Ophel (Città di David). Il monte Sion
ospitò un insediamento a forte carattere religioso e in particolare monastico: la presenza di numerosi
monasteri nella zona che va dalla Torre di David alla Santa Sion è testimoniata sia dalle fonti scritte che dalle
indagini archeologiche. Sembra chiaro che l’installazione di questo genere di strutture sia fortemente legata
alla presenza della chiesa della S. Sion e al riconoscimento del suo stato di mater omnium ecclesiarum.
Gli scavi effettuati sulla collina dell’Ophel dimostrano invece il chiaro carattere residenziale dell’area,
densamente popolata e edificata. Questa zona costituisce chiaramente la parte meridionale del grande
quartiere bizantino che si estendeva dalle pendici del Monte del Tempio sino all’area della Piscina di Siloe.
Le indagini archeologiche sembrano indicare quest’area come il quartiere privilegiato della città, soprattutto
per la presenza di numerose abitazioni dalla pianta piuttosto elaborata, di un impianto termale di grandi
dimensioni e di un balneum.
Figura 1. Ampliamento dell’area abitata in direzione sud
2) L’aumento della popolazione urbana verificatosi tra V e VI secolo comportò l’estensione dell’area abitata
anche nelle regioni extramuranee settentrionali. Tre furono gli elementi che determinarono la scelta di
quest’area per la nascita del nuovo quartiere extramuraneo: a) la topografia della zona, piuttosto regolare; b)
la presenza dell’importante direttrice viaria che collegava Gerusalemme con Neapolis (Nablus) in Samaria e
che entrava in città dalla grande porta monumentale a tre fornici (oggi conosciuta come porta di Damasco, in
arabo porta della colonna); c) la fondazione del complesso di S. Stefano.
Gli scavi archeologici hanno consentito di ricavare informazioni importanti circa la componente etnica che
risiedeva in quest’area. Il rinvenimento di un buon numero di mosaici con iscrizioni in armeno hanno
rivelato la presenza di una comunità armena abbastanza forte nella periferia settentrionale della città
bizantina.
Figura 2. Ampliamento dell’area abitata in direzione nord
3) La terza zona di espansione extramuranea della città è costituita dall’area di Mamilla, a ovest della Torre
di David. L’insediamento bizantino in questa zona si sviluppò principalmente nell’ultima fase del periodo
bizantino, tra la fine del VI e la metà del VII secolo. Le indagini archeologiche hanno consentito di
individuare il carattere commerciale e industriale di quest’area grazie all’esposizione di strutture interpretate
come negozi/botteghe disposti su entrambi i lati della strada che costituiva la principale via d’accesso alla
Porta di David… Il rinvenimento di un gruppo di armi all’interno del lungo edificio in area B1-2 ha
suggerito la presenza di un officina specializzata in questa zona della città. Questa interpretazione si combina
bene con le disposizioni suggerite da Giuliano d’Ascalona, secondo il quale «i vetrai, come anche i forgiatori
specializzati nella fabbricazione di asce e di vanghe e gli altri grandi utensili di questo genere, ed i fonditori
di statue, non devono praticare questo genere di attività all’interno della città».
Figura 3. Ampliamento dell’area abitata in direzione ovest
Silvio Barbaglia
Har Karkom interroga l’esegesi e la teologia. Un primo bilancio della ricezione dell’ipotesi di E. Anati
nei dibattiti sulle origini di Israele
Il sito archeologico di Har Karkom, che è stato svelato da trent’anni grazie agli scavi di Emmanuel Anati, è
un elemento importante di riflessione per la storia biblica, per l’esegesi e la teologia. Siccome Emmanuel
Anati ha manifestato per lungo tempo la sua assunzione, che questo monte è il monte Sinai / Oreb del
racconto biblico, questo articolo cerca di offrire un’analisi critica adeguata allo scorpamento dei dati
archeologici dai dati riguardanti la storia biblica. Solo attraverso questa operazione sarà possibile dare al
mondo scientifico una nuova e fresca prospettiva del dibattito che può accogliere l’importanza di Har
Karkom come montagna sacra del deserto del Negev, e permetterà anche di stabilire un rapporto con i
problemi legati alla genesi e allo sviluppo dei racconti biblici delle origini. In tutto questo, la tesi di
Emmanuel Anati può essere discussa insieme ad altre teorie che - a partire dal sito di Har Karkom studieranno le origini di Israele nel contesto delle popolazioni del deserto.
Nella teoria di E. Anati il passaggio dal contesto topografico e archeologico di Har Karkom al testo biblico
ha provocato un ribaltamento radicale del modo di immaginare e di leggere la storia biblica. Tenere separati i
due sistemi può essere – allo stato attuale dei dibattiti – la via più efficace perché Har Karkom inizi a
ricoprire un ruolo significativo nello studio della memoria culturale di Israele sulle proprie origini. … Ciò
che rimarrebbe al centro del dibattito è la funzione di Har Karkom nella ricostruzione della storia della
religione di Israele: un elemento nuovo che si inserisce nel più ampio quadro dei tratti essenziali da non
trascurare per un’intelligenza storica, esegetica e teologica delle origini di Israele. Ma il rischio – scrive
l’autore – è quello contenuto nel noto proverbio popolare del «buttare via il bambino con l’acqua sporca»,
cioè a motivo dell’eccessiva posta in gioco della teoria storica e biblica di E. Anati «buttar via» anche il
decisivo ruolo sociale e religioso rappresentati dal sistema Har Karkom. In altre parole: anche se Har
Karkom non si identifica con il monte Sinai / Oreb, rimane molto importante per lo studio e la comprensione
della storia della religione di Israele.
Győző Vörös
Macheronte svelato: anastilosi e ricostruzione architettonica dopo le indagini e gli scavi del
monumento archeologico
In architettura e, soprattutto, in archeologia l’anastilosi è la tecnica di restauro con la quale si rimettono
insieme, elemento per elemento, i pezzi originali di una costruzione distrutta, per esempio dopo un
terremoto. Questa tecnica è particolarmente utilizzata nei siti archeologici per ricostruire degli edifici
distrutti o parti di essi, come ad esempio le colonne, delle quali è stato possibile rinvenire una quantità
sufficiente di resti.
L’articolo presenta i risultati preliminari dei sei mesi di lunghe indagini sul campo e di scavi archeologici
dell’Accademia Ungherese delle Arti 2009-2011 a Macheronte in Transgiordania, dai siti delle ricostruzioni
architettoniche, restauri delle anastilosi del monumento. Vengono presentati prima i resti architettonici dei
tre periodi successivi della fortezza, poi si dimostra come il sito archeologico avrebbe potuto essere due
millenni fa tramite disegni ricostruttivi architettonici (preparato su immagini prese dall’elicottero).
Nell’introduzione si richiama l’attenzione sull’importanza di Macheronte nella rete di difesa a oriente di
Gerusalemme durante le epoche Asmonea e di Erode, e si dimostra, con una fotografia, la sua diretta
connessione pure con il Tempio di Gerusalemme. Lo studio è la continuazione di un articolo dell’autore
apparso lo scorso anno (LA 60 [2010] 349-361), ma serve per lanciare la prossima “Relazione finale su
Macheronte” (Final report) che sarà distribuita dalle Edizioni Terra Santa e sarà pubblicata nella serie
accademica Collectio Maior dello SBF di Gerusalemme (fra poco più di un anno).
Hamed Salem
Khirbet Siya: A Byzantine Settlement in Ramallah Region – Palestine
Kh. Siya è un sito che si trova vicino al villaggio di Jibya, 15 km a est della regione di Ramallah. Il sito è
stato scavato dalla Birzeit University tra luglio e agosto 1999. Il sito è molto prezioso per comprendere la
storia dell’occupazione della regione. In generale, la località è principalmente una frazione che si trova sulle
zone di montagna. È probabilmente il sito identificato come Giba di Giuseppe Flavio che si trova a cinque
miglia a est di Gophna. Gli scavi hanno rivelato tre strati principali: gli strati iniziali relativi all’edificio di
una chiesa. Durante lo scavo, sono stati recuperati i resti di un frantoio, una casa e diversi pavimenti. Il fatto
che pochi oggetti sono stati recuperati indica che le case possono essere state saccheggiate durante il lungo
periodo di abbandono.
Questo articolo è stato accettato nella rivista per salvare, attraverso la pubblicazione, la memoria di questo
sito tutto sommato secondario nell’archeologia della regione palestinese… Altrimenti questo ricordo sarebbe
andato perduto. Possiamo dire che in questo caso si tratta di vere e proprie Pietre della memoria.
Vediamo ora, seppure in maniera assai schematica/sintetica, uno di questi contributi, cioè l’approccio di
Erwin Reidinger che usa il sole per datare la costruzione e la dedicazione del tempio di Gerusalemme nelle
sue varie fasi. Reidinger è un architetto e si basa sui principi dell’architettura (ad es. allineamento dei muri)
usati insieme all’astronomia (il sorgere del sole e le variazioni dell’asse terrestre). Si noti che non esiste a
tutt’oggi una sola pietra che possa dirsi essere appartenuta con certezza al tempio di Gerusalemme.
Erwin Reidinger
Il tempio di Gerusalemme: usando il sole per datare le sue origini
La valutazione del complesso del Tempio di Erode, sulla base di un’analisi dell’edificio (soprattutto nelle
fonti letterarie) e di alcuni dati architettonici ha permesso di ricostruire la posizione e l’orientamento del
Tempio salomonico sulla roccia Santa sul Monte del Tempio. L’esame dell’orientamento dell’asse del
tempio, sulla base dell’astronomia ha portato alla scoperta che il Tempio di Salomone è stato disposto
sull’asse del sole che sorge sulla Pasqua ebraica del 957 a.C. È, inoltre, stato possibile scoprire il giorno della
consacrazione del Primo Tempio, la Giornata della santa convocazione, nel 951 a.C. Insieme, queste due
date producono il periodo biblico di costruzione di sette anni. La data della consacrazione del Secondo
Tempio è stata il giorno dell’espiazione dell’anno 515 a.C.
Figura 1 (orientamento del tempio di Erode e di Salomone)
Ricostruzione del complesso del Tempio di Erode e il Tempio di Salomone con la situazione e
l’orientamento del Tempio (1 fathom = 1° = 1,862 m, 1 cubito = 0,52 m).
Figura 2 (data di fondazione)
Il movimento del sole lungo l’asse tempio negli anni a.C. 957 ± 8, ± 11 e ± 19 anni. L’alba sull’asse del
tempio si verifica solo durante l’anno 957 a.C., tutte le altre soluzioni vengono rifiutate
Figura 3 (il 18 aprile del 957: Pasqua ebraica)
Rappresentazione del sorgere del sole sull’asse del tempio (83,82°) il 18 aprile 957 a.C., che era anche il 15
Nissan (Pessach). La quota + 2 m sopra la Roccia Santa è stata scelta come punto di riferimento per
l’orizzonte di valutazione. Si tratta di circa il livello degli occhi di un osservatore in piedi sulla roccia.
Testi biblici a supporto
1Re 6,37-38:
37 Nell’anno quarto, nel mese di Ziv, si gettarono le fondamenta del tempio del Signore. 38 Nell’anno
undicesimo, nel mese di Bul, che è l’ottavo mese, fu terminato il tempio in tutte le sue parti e con tutto
l’occorrente. Lo edificò in sette anni.
1Re 8,2-4:
2 Si radunarono presso il re Salomone tutti gli Israeliti nel mese di Etanìm, cioè il settimo mese, durante la
festa. 3 Quando furono giunti tutti gli anziani d’Israele, i sacerdoti sollevarono l’arca 4 e fecero salire l’arca
del Signore, con la tenda del convegno e con tutti gli oggetti sacri che erano nella tenda; li facevano salire i
sacerdoti e i leviti.
Lev 23,34-36:
34 “Parla agli Israeliti dicendo: Il giorno quindici di questo settimo mese sarà la festa delle Capanne per sette
giorni in onore del Signore. 35 Il primo giorno vi sarà una riunione sacra; non farete alcun lavoro servile.
36 Per sette giorni offrirete vittime consumate dal fuoco in onore del Signore. L’ottavo giorno terrete la
riunione sacra e offrirete al Signore sacrifici consumati con il fuoco. È giorno di riunione; non farete alcun
lavoro servile”.
Come si può arrivare a queste conclusioni con i pochi dati che abbiamo?
Vi sono delle “certezze morali”, dei “postulati” che spingono in questa direzione: 1) La posizione del tempio
(che sia stato costruito sulla roccia venerata); 2) L’allineamento perfetto dei muri del tempio con il muro di
cinta della spianata (con la facciata rivolta ad est); 3) Il tempo di costruzione (la durata di 7 anni: dal secondo
mese [Ziv] dell’anno quarto all’ottavo mese [Bul] dell’anno undicesimo); 4) Il sorgere del sole che varia
secondo le variazioni dell’asse terrestre ed è perfettamente in asse rispetto al tempio il giorno della
dedicazione; 5) La convinzione che la consacrazione del tempio abbia avuto luogo quando il sorgere del sole
era in assetto con l’asse del tempio; 6) Se questi dati sono esatti non importa conoscere le misure (o i dati
materiali) del tempio, ma bastano le indicazioni degli anni e dei mesi.
Massimo Pazzini, ofm
Studium Biblicum Franciscanum, Gerusalemme