DUE PILOTI, uno staff ai box di 90 collaboratori per ogni

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DUE PILOTI, uno staff ai box di 90 collaboratori per ogni
PERFORMANCE
FORMU LA 1
DUE PILOTI, uno staff ai box di 90 collaboratori per ogni gara e circa 1250
dipendenti negli stabilimenti di Brackley e Brixworth: 1342 persone, uomini
e donne che danno il meglio di loro stessi con passione e competenza
per portare al successo il team Mercedes di Formula 1.
DI R ALF BACH
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FOTOGR AFIE STE VE E THERINGTON
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La Formula 1
è una scienza e,
senza il lavoro
di squadra, non
sarebbe possibile
vincere”
PADDY LOWE
piloti, siamo ben consapevoli della responsabilità
che abbiamo: se commettiamo un errore, rischiamo di sprecare un intero fine settimana di duro
lavoro, il lavoro compiuto dall’intero team”. Anche
Toto Wolff, a capo di Mercedes-Benz Motorsport,
sottolinea: “Ogni singolo membro della squadra
contribuisce al successo, dall’addetto alle pulizie
all’addetto alla mensa. Ma non ci sono soltanto i
90 collaboratori presenti sul circuito di ogni GP;
questa è solo la punta dell’iceberg”. Circa 750
persone, infatti, lavorano nello stabilimento di
Brackley e più di 500 alla Mercedes AMG High
Performance Powertrains di Brixworth, dove le
sofisticatissime power units vengono progettate,
assemblate, perfezionate e messe a punto. Inoltre,
i chimici della Petronas, partner della scuderia,
sono impegnati nel migliorare carburanti e lubrificanti, mentre il team può anche contare sulla
stretta collaborazione con i colleghi del reparto
Ricerca e Sviluppo della Daimler.
Movimenti di squadra
I 90 membri del team presenti a ogni Gran Premio si spostano continuamente attraverso tutti i
continenti. Da gennaio, quando il Circus si apre
con le prove in Spagna, fino all’ultima gara del
campionato mondiale di fine novembre ad Abu
Dhabi, questi eroi sconosciuti raramente riescono
a rientrare nelle loro case durante la stagione dei
Gran Premi. In totale, sono in viaggio per almeno
160 giorni l’anno; il campionato dà loro tregua solo
per una pausa di 14 giorni nel cuore dell’estate e,
B A C K S TA G E
Durante le pause, Lewis
Hamilton si rilassa ascoltando della musica: “Per
me non c’è niente di meglio
per scaricare la tensione”,
dichiara; tra l’altro, il pilota
britannico ama scrivere canzoni e suonare il pianoforte e
la chitarra. A destra: lo chef
Kieran al lavoro nelle cucine
del team. Sotto: Nico Rosberg
gioisce per la vittoria al
GP del Bahrain con alcuni
membri della squadra.
in questo periodo, tra i membri del team è severamente vietato scambiare email di lavoro.
I meccanici arrivano sul luogo 5 giorni prima della
gara, gli ingegneri quattro. Dall’aeroporto si dirigono direttamente in hotel, in genere vicinissimo
al circuito e, quindi, lontano dal centro delle città:
non c’è tempo per fare i turisti. Dalla mattina del
mercoledì, quando inizia il lavoro sulle vetture
nei box, fino alla sera della domenica non hanno
praticamente un attimo libero. Solitamente, il
lavoro di imballaggio post-gara comincia già
mentre i flash delle macchine fotografiche sono
ancora accesi sul volto del vincitore. Almeno 30
tonnellate di materiali devono essere organizzate
e caricate per il rientro: ogni singolo oggetto viene
riposto in apposite casse o contenitori, dal più
piccolo dei bulloni alle macchinette per il caffè,
dalle power units al telaio.
Hamilton e Rosberg sono, naturalmente, i membri
più in vista del team. Tra gli altri personaggi
noti figurano il già citato Toto Wolff, il direttore
tecnico esecutivo Paddy Lowe e Andy Cowell,
responsabile del reparto che si occupa delle
power units. Meno conosciuti al vasto pubblico,
ma con un ruolo fondamentale, sono i tecnici che
si dedicano alle monoposto dei piloti. Su ciascuna
vettura lavorano 5 ingegneri (tre per il telaio,
due per le power units) e 15 meccanici. Rob è il
primo meccanico del pilota tedesco, Nathan di
quello inglese; i loro cognomi sono mantenuti top
secret, anche per proteggerli da eventuali critiche
o attacchi mirati: “Questa forma di tutela è importante - asserisce Rosberg - dopotutto, come si è già
detto, perdiamo e vinciamo come squadra”.
La diretta televisiva, quindi, mostra agli spettatori della F1 solo una minuscola parte del lavoro
e solo pochissimi dei suoi artefici. L’impegno, la
fatica, i volti e il duro lavoro del dietro le quinte
rimangono ignoti alla stragrande maggioranza
del pubblico. Tanto per fare un esempio, le esercitazioni per i pit stop iniziano già il giovedì e
vengono ripetute più e più volte: a quanto pare, la
media di circa 2 secondi e mezzo per un cambio
gomme è ancora passibile di miglioramento. Poi
ci sono le riunioni, spesso molto lunghe, in cui i
dati raccolti con la telemetria vengono analizzati
in maniera maniacale. Si discute di degrado delle
gomme, dei parametri delle power units, del surriscaldamento dei freni e, al termine di queste
e di tante altre considerazioni, il team appronta
la strategia per la corsa. “La Formula 1 è una
scienza e, senza il lavoro di squadra, non sarebbe
possibile vincere alcuna gara”, conclude Lowe.
Questa ricerca instancabile della perfezione è
evidente anche solo entrando nei box Mercedes
AMG Petronas: nessuna traccia di sporcizia sui
pavimenti, non una goccia d’olio che macchi una
superficie, ogni cosa al suo posto. “Il nostro box è
una rappresentazione del nostro metodo di lavoro
sia a livello visivo che organizzativo”, spiega
Wolff. “Ci tengo molto alla pulizia e, inoltre, sono
un perfezionista. Cerco sempre di migliorare
tutto”; come, ad esempio, la postazione sulla
pit-lane da dove il team segue la corsa, mentre
già poco dopo il suo arrivo, nel 2013, Wolff volle
addirittura intervenire sulla mensa aziendale di
Brackley: “Oggi due pasti su tre sono biologici”,
afferma con soddisfazione, per poi concludere:
“Una ‘macchina’, per avere successo, va anche
ben nutrita”. Letteralmente.
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N
ico Rosberg, la tuta bagnata di
sudore e champagne, si alza in
piedi per guidare in un coro improvvisato i circa 90 membri del
team Mercedes AMG Petronas
riuniti ai box per festeggiare la
vittoria al Gran Premio del Bahrain dello scorso
3 aprile. Tra i ‘coristi’ ci sono team manager, ingegneri, meccanici, esperti di marketing, addetti
stampa, fisioterapisti e responsabili del catering.
Del gruppo, ovviamente, fa parte anche il compagno di scuderia Lewis Hamilton, coinvolto in
uno sfortunato contatto all’inizio della gara. Il momento in cui tutti posano per la foto-ricordo che
immortala la vittoria segue la cerimonia del podio
e precede il ciclo di interviste post-gara; l’intera
crew vi partecipa con entusiasmo: questi minuti
di euforia giocano un ruolo molto importante nella
costruzione dello spirito di gruppo e rinforzano in
ciascuno l’attaccamento alla squadra. “I piloti di
Formula 1 fanno parte di un grande team”, afferma Rosberg. “Puoi vincere solo se hai un’ottima
‘macchina’, e non mi riferisco soltanto alla monoposto sulla griglia di partenza”, conclude. Hamilton,
già campione del mondo, è dello stesso parere:
“È come squadra che vinciamo o perdiamo. Non
importa che sia io a commettere un errore, che
lo faccia qualcun altro o che si tratti semplicemente di sfortuna: impariamo dagli sbagli e dalle
esperienze passate e, soprattutto, non puntiamo
mai il dito su nessuno. È questo che ci rende un
team forte”. “Certo - aggiunge Rosberg - noi, come
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