DUE PILOTI, uno staff ai box di 90 collaboratori per ogni
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DUE PILOTI, uno staff ai box di 90 collaboratori per ogni
PERFORMANCE FORMU LA 1 DUE PILOTI, uno staff ai box di 90 collaboratori per ogni gara e circa 1250 dipendenti negli stabilimenti di Brackley e Brixworth: 1342 persone, uomini e donne che danno il meglio di loro stessi con passione e competenza per portare al successo il team Mercedes di Formula 1. DI R ALF BACH 76 FOTOGR AFIE STE VE E THERINGTON 77 PERFORMANCE 78 La Formula 1 è una scienza e, senza il lavoro di squadra, non sarebbe possibile vincere” PADDY LOWE piloti, siamo ben consapevoli della responsabilità che abbiamo: se commettiamo un errore, rischiamo di sprecare un intero fine settimana di duro lavoro, il lavoro compiuto dall’intero team”. Anche Toto Wolff, a capo di Mercedes-Benz Motorsport, sottolinea: “Ogni singolo membro della squadra contribuisce al successo, dall’addetto alle pulizie all’addetto alla mensa. Ma non ci sono soltanto i 90 collaboratori presenti sul circuito di ogni GP; questa è solo la punta dell’iceberg”. Circa 750 persone, infatti, lavorano nello stabilimento di Brackley e più di 500 alla Mercedes AMG High Performance Powertrains di Brixworth, dove le sofisticatissime power units vengono progettate, assemblate, perfezionate e messe a punto. Inoltre, i chimici della Petronas, partner della scuderia, sono impegnati nel migliorare carburanti e lubrificanti, mentre il team può anche contare sulla stretta collaborazione con i colleghi del reparto Ricerca e Sviluppo della Daimler. Movimenti di squadra I 90 membri del team presenti a ogni Gran Premio si spostano continuamente attraverso tutti i continenti. Da gennaio, quando il Circus si apre con le prove in Spagna, fino all’ultima gara del campionato mondiale di fine novembre ad Abu Dhabi, questi eroi sconosciuti raramente riescono a rientrare nelle loro case durante la stagione dei Gran Premi. In totale, sono in viaggio per almeno 160 giorni l’anno; il campionato dà loro tregua solo per una pausa di 14 giorni nel cuore dell’estate e, B A C K S TA G E Durante le pause, Lewis Hamilton si rilassa ascoltando della musica: “Per me non c’è niente di meglio per scaricare la tensione”, dichiara; tra l’altro, il pilota britannico ama scrivere canzoni e suonare il pianoforte e la chitarra. A destra: lo chef Kieran al lavoro nelle cucine del team. Sotto: Nico Rosberg gioisce per la vittoria al GP del Bahrain con alcuni membri della squadra. in questo periodo, tra i membri del team è severamente vietato scambiare email di lavoro. I meccanici arrivano sul luogo 5 giorni prima della gara, gli ingegneri quattro. Dall’aeroporto si dirigono direttamente in hotel, in genere vicinissimo al circuito e, quindi, lontano dal centro delle città: non c’è tempo per fare i turisti. Dalla mattina del mercoledì, quando inizia il lavoro sulle vetture nei box, fino alla sera della domenica non hanno praticamente un attimo libero. Solitamente, il lavoro di imballaggio post-gara comincia già mentre i flash delle macchine fotografiche sono ancora accesi sul volto del vincitore. Almeno 30 tonnellate di materiali devono essere organizzate e caricate per il rientro: ogni singolo oggetto viene riposto in apposite casse o contenitori, dal più piccolo dei bulloni alle macchinette per il caffè, dalle power units al telaio. Hamilton e Rosberg sono, naturalmente, i membri più in vista del team. Tra gli altri personaggi noti figurano il già citato Toto Wolff, il direttore tecnico esecutivo Paddy Lowe e Andy Cowell, responsabile del reparto che si occupa delle power units. Meno conosciuti al vasto pubblico, ma con un ruolo fondamentale, sono i tecnici che si dedicano alle monoposto dei piloti. Su ciascuna vettura lavorano 5 ingegneri (tre per il telaio, due per le power units) e 15 meccanici. Rob è il primo meccanico del pilota tedesco, Nathan di quello inglese; i loro cognomi sono mantenuti top secret, anche per proteggerli da eventuali critiche o attacchi mirati: “Questa forma di tutela è importante - asserisce Rosberg - dopotutto, come si è già detto, perdiamo e vinciamo come squadra”. La diretta televisiva, quindi, mostra agli spettatori della F1 solo una minuscola parte del lavoro e solo pochissimi dei suoi artefici. L’impegno, la fatica, i volti e il duro lavoro del dietro le quinte rimangono ignoti alla stragrande maggioranza del pubblico. Tanto per fare un esempio, le esercitazioni per i pit stop iniziano già il giovedì e vengono ripetute più e più volte: a quanto pare, la media di circa 2 secondi e mezzo per un cambio gomme è ancora passibile di miglioramento. Poi ci sono le riunioni, spesso molto lunghe, in cui i dati raccolti con la telemetria vengono analizzati in maniera maniacale. Si discute di degrado delle gomme, dei parametri delle power units, del surriscaldamento dei freni e, al termine di queste e di tante altre considerazioni, il team appronta la strategia per la corsa. “La Formula 1 è una scienza e, senza il lavoro di squadra, non sarebbe possibile vincere alcuna gara”, conclude Lowe. Questa ricerca instancabile della perfezione è evidente anche solo entrando nei box Mercedes AMG Petronas: nessuna traccia di sporcizia sui pavimenti, non una goccia d’olio che macchi una superficie, ogni cosa al suo posto. “Il nostro box è una rappresentazione del nostro metodo di lavoro sia a livello visivo che organizzativo”, spiega Wolff. “Ci tengo molto alla pulizia e, inoltre, sono un perfezionista. Cerco sempre di migliorare tutto”; come, ad esempio, la postazione sulla pit-lane da dove il team segue la corsa, mentre già poco dopo il suo arrivo, nel 2013, Wolff volle addirittura intervenire sulla mensa aziendale di Brackley: “Oggi due pasti su tre sono biologici”, afferma con soddisfazione, per poi concludere: “Una ‘macchina’, per avere successo, va anche ben nutrita”. Letteralmente. > N ico Rosberg, la tuta bagnata di sudore e champagne, si alza in piedi per guidare in un coro improvvisato i circa 90 membri del team Mercedes AMG Petronas riuniti ai box per festeggiare la vittoria al Gran Premio del Bahrain dello scorso 3 aprile. Tra i ‘coristi’ ci sono team manager, ingegneri, meccanici, esperti di marketing, addetti stampa, fisioterapisti e responsabili del catering. Del gruppo, ovviamente, fa parte anche il compagno di scuderia Lewis Hamilton, coinvolto in uno sfortunato contatto all’inizio della gara. Il momento in cui tutti posano per la foto-ricordo che immortala la vittoria segue la cerimonia del podio e precede il ciclo di interviste post-gara; l’intera crew vi partecipa con entusiasmo: questi minuti di euforia giocano un ruolo molto importante nella costruzione dello spirito di gruppo e rinforzano in ciascuno l’attaccamento alla squadra. “I piloti di Formula 1 fanno parte di un grande team”, afferma Rosberg. “Puoi vincere solo se hai un’ottima ‘macchina’, e non mi riferisco soltanto alla monoposto sulla griglia di partenza”, conclude. Hamilton, già campione del mondo, è dello stesso parere: “È come squadra che vinciamo o perdiamo. Non importa che sia io a commettere un errore, che lo faccia qualcun altro o che si tratti semplicemente di sfortuna: impariamo dagli sbagli e dalle esperienze passate e, soprattutto, non puntiamo mai il dito su nessuno. È questo che ci rende un team forte”. “Certo - aggiunge Rosberg - noi, come 79