i sentieri di olginate

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i sentieri di olginate
I SENTIERI DI OLGINATE
"Seguendo la statal, lungo l’Adda, dopo la Furnasett oppur in ferrovia, varcà ul punt del
Lavell, se sbocca su un suggestivo e placido laghett ch’el lambèss a sinistra un ameno
paesell"
Con questi versi dialettali Francesco Riva, appassionato poeta olginatese, descriveva, negli anni ’30,
l’avvicinarsi di un viaggiatore al paese di Olginate.
Il singolare fascino paesaggistico, dove le montagne fanno da corona al "placido laghett" che l’Adda
forma prima di riprendere definitivamente il suo corso di fiume, rimane intatto nonostante l’inteso
sviluppo urbanistico di questi ultimi decenni che ha portato il "paesell" a divenire un grosso borgo.
OLGINATE NELLA STORIA
Il territorio del Comune di Olginate confina con Calolziocorte, Airuno, Valgreghentino, Galbiate e Garlate, comprende anche gli antichi
abitati di Capiate e di Consonno che, sino al 1928, erano costituiti in Comuni autonomi.
Si ipotizza che le origini del nome "Olginate" derivi dal termine gallico-antico "augia" cioè terra d’acqua, oppure, in modo leggendario,
si fa risalire al condottiero goto Olgina-Adda. Comunque la presenza di un insediamento abitativo ben più antico sulla riva dell’Adda è
attestata dai resti di un ponte, costruito dai romani nel III sec. d.C., andato distrutto probabilmente nel V–VI secolo durante le lotte tra
goti e bizantini.
Capiate conserva testimonianze della presenza romana e di epoca altomedioevale.
Dell’abitato di Consonno, posto sulla collina sovrastante Olginate, completamente demolito in un velleitario tentativo di speculazione
turistica negli anni ’60, rimane la chiesa di S. Maurizio, già esistente nel XII secolo, con l’annessa canonica a testimoniare una realtà
millenaria.
Per lunghi secoli il fiume Adda e il traghetto o porto natante hanno segnato, nel bene e nel male, la vita sociale e lo sviluppo
economico di Olginate; in primo luogo la pesca e il traffico merci, ma anche contrabbando, brigantaggio e scontri militari quando il
fiume divenne nel XV secolo linea di confine tra il Ducato di Milano e la Repubblica Veneta.
Olginate, da sempre di parte ghibellina, garantendo prima ai Visconti e poi agli Sforza, signori di Milano, un confine sicuro contro le
mire espansionistiche della Serenissima, ottenne in cambio privilegi giudiziari e l’esenzione dal pagamento di gravose imposte. Tale
situazione, pur tra gli alti e bassi della successiva dominazione spagnola, (la Comunità verrà privata del diritto di pesca) durerà fino al
1797, con la firma del trattato di Campoformio che cancellò gli Stati di Milano e di Venezia.
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Dopo lunghi secoli di attività il traghetto cesserà di esistere con l’inaugurazione, nel 1911, del ponte dedicato a Vittorio Emanuele III.
Un modello del traghetto è attualmente ancorato in località Pescatori.
Nel XIV secolo ebbe inizio un tempo di prosperità per la Comunità di Olginate con l’acquisizione dei diritti di pesca e trasporti sull’Adda
nel tratto tra "la Canonica di Garlate al sasso della Rocca" e lo sviluppo di una rete di traffici gestita da famiglie come i D’Adda, Crotti,
Testori e Lavelli verso i mercati europei.
Durante questo periodo vengono costruite case signorili attorno alla scomparsa chiesa altomedioevale di Santa Margherita in piazza
del Porto, ora G. Garibaldi, e la torre civica di guardia, demolite entrambe nel 1784; di questo antico nucleo è rimasta la torre dei
D’Adda.
Alla metà del XV secolo il mercante laniero Galeazzo Crotti eresse una casa-fortezza, comprendente una torre sulla riva del lago; ora,
ridotta in altezza, fa parte di Villa Sirtori, sede della biblioteca civica.
Anche alcune frazioni del paese conservano testimonianze di case fortificate di epoca medioevale.
Nella parte alta del paese, percorrendo l’antica strada regia si incontra la vetusta chiesa di Santa Maria de Vico (detta ora la Vite), già
nota nel 1200, ampliata a partire dal 1448 e dotata di un convento dove nel 1472 si insediarono i frati di Sant’Ambrogio ad Nemus. Nel
1647 vi succedettero i Carmelitani "calzati" fino al 1782, anno in cui la presenza dei frati ebbe termine; il complesso conventuale dopo
aver subito profonde manomissioni architettoniche di adattamento prima ad opificio serico e poi ad abitazioni rurali, ora restaurato,
ospita il Centro di Studi Lombardi.
Nel centro storico la chiesa prepositurale di Santa Agnese, sorta tra il 1589 e il 1604, la più vasta fino ad allora edificata nel lecchese,
fu eretta dopo che la sede della Pieve religiosa venne posta da S. Carlo a Olginate. Il campanile venne rifatto nel 1818 su progetto
dell’Architetto Giuseppe Bovara.
Tra il 1751 e il 1754 venne costruita la barocca chiesa di San Rocco, in sostituzione dell’antico Oratorio campestre posto a monte del
paese sulla sponda del torrente Aspide; la facciata neoclassica è del 1818, opera anch’essa dell’Architetto Giuseppe Bovara.
In tempi moderni ebbe grande sviluppo l’industria della seta, già presente in modo artigianale nelle famiglie del paese sin dal XVI
secolo; la lavorazione della seta in modo industriale è testimoniata dall’inizio del XVIII. Questa attività resterà fondamentale per
l’economia olginatese fino al 1935, anno di chiusura dell’ultima filanda; i resti di alcuni opifici serici sono tuttora visibili sul territorio.
La prima scuola elementare pubblica (detta Scuola Normale) è istituita nel 1790 seguita, nella seconda metà dell’ottocento, da una
scuola serale e un collegio privato fondato da Ambrogio Colombo. Nel 1873 viene aperto uno dei primi Asili d’infanzia del lecchese
sostenuto dai privati, ancora operante.
Ai nostri giorni Olginate è un importante centro industriale del lecchese, attento a mantenere le testimonianze della sua storia. Si è
sviluppato ordinatamente fino a raggiungere 6.700 abitanti; lo sviluppo urbanistico ha colmato la distanza dal capoluogo a Capiate,
mantenendo le sponde del lago e la parte collinare a disposizione per un futuro sempre più a misura d’uomo.
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DA OLGINATE A CONSONNO LUNGO L'ANTICO TRACCIATO
Tempo di percorrenza: 1 h 30
Dal parcheggio di Via Spluga si imbocca, in salita, la Via Ronco-Praderigo, dopo circa 300 metri si trova, a sinistra, una edicola
dedicata a San Giobbe posta all’angolo di un tratto dell’antica strada Regia.
Più avanti si costeggia il cascinale detto del Ronco, un tempo Ronco Testori, risalente alla seconda metà del 1600, ora circondato da
moderne costruzioni. Proseguendo, la strada si restringe e sempre salendo, arriva all’antica località del Praderigo già nominata in
alcuni documenti del 1270 come “Pratum Anrici” e fino a qualche decennio fa meta delle scampagnate degli Olginatesi.
Poco oltre l’asfalto diventa un acciottolato che confluisce nell’antichissima mulattiera, ora in cattive condizioni, per Consonno. La
strada, con alla destra il torrente Aspide, si inoltra tra selve e boschi e dopo aver superato una biforcazione che porta alla località
Piana prosegue per un buon tratto dove è possibile intravedere, sempre sulla destra, al di là del torrente, un reperto di archeologia
industriale: il rudere dell’ottocentesco filatoio dei Crippa con l’adiacente cascina della Cabenaglia risalente all’inizio del 1700.
Più oltre si arriva alla testata della Valle dell’Aspide nelle cosiddette prime selve di Consonno dove la via conserva ancora l’antico
selciato: qui incontriamo sulla destra una diramazione che porta a Mozzana e Galbiate, e dei ruderi di costruzioni a secco un tempo
adibite a deposito di attrezzi e riparo al tempo della raccolta delle castagne, poi la mulattiera compie un grande arco, costeggiando
una ripida zona rocciosa detta “ul cèpon” per sbucare su di un pianoro dove lambisce il piccolo cimitero di Consonno e quindi
prosegue pianeggiante verso quello che resta dell’antico abitato rurale.
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DA OLGINATE A PIANA
Tempo di percorrenza: 1 h 15
Dal parcheggio di Via Spluga si imbocca la Via Gambate; superato il ponte sul torrente Aspide o San Rocco, si costeggia una casa
ora ristrutturata, ricavata da quella che sino alla fine del XVIII secolo era una chiesa dedicata a San Rocco e che dava il nome al
torrente.
Alla destra, superata la casa, troviamo un tratto dell’antica Via Regia, ora detta alla “Madonna delle Rose”, che porta a Garlate.
Proseguendo per la ripida via, discosta un centinaio di metri dalla strada, sulla destra, tra campi coltivati, si nota la località di
Gambate, detta all'epoca medioevale “Serraglio seu in gambalis”.
Più oltre si ripassa di nuovo l’Aspide davanti a un gruppo di case che una volta ospitavano un mulino da grano, gemello di un altro che
si trova più a monte di fronte all’abitato di Praderigo.
Da qui si ricalca un tratto del percorso rosso fino alla deviazione su una carrabile sterrata, che conduce attraverso ronche e prati alla
località Piana da cui si gode un magnifico panorama su Olginate e il lago.
Dalla Piana iniziano due sentieri: uno mantenendosi sulla sinistra porta alla località ottocentesca del “Marocco" discendendo poi sulla
vecchia mulattiera per Consonno, l’altro, sulla destra, snodandosi lungo una balconata panoramica, sale verso la località detta del
“Vergili”, un tempo roccolo di uccellagione, dove esiste una cappellina dedicata alla Madonna di Lourdes caratterizzata da una piccola
sorgente.
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DA SANTA MARIA LA VITE A CONSONNO
Tempo di percorrenza: 1 h 45
Partendo dallo slargo davanti ai campi da tennis si imbocca la strada in acciottolato che fiancheggia l’antica chiesa e convento di
Santa Maria la Vite (secolo XV) di recente restaurati; l’interno della chiesa conserva interessanti affreschi tardo gotici (visitabili su
richiesta) e sulle pareti esterne frammenti di affreschi del XVII secolo.
Degno di nota il complesso dell’antico convento con il chiostro e un antico torchio. La via che si percorre segue l’antico tracciato, forse
preromano, che attraverso Valgreghentino portava a Milano. Salendo, si lambisce la quattrocentesca cascina di Albegno, da qui un
tratto sterrato pianeggiante porta alla località Parzanella Inferiore dove, tenendo la destra, si imbocca una strada asfaltata che sale
decisamente e porta alla Parzanella Superiore dove, tra costruzioni più recenti, si può osservare una tipica casa fortificata medioevale.
Si ridiscende poi per un tratto imboccando, a destra, una via asfaltata che corre in territorio di Valgreghentino costeggiando il torrente
Vaj, si sorpassano le località di Borneda e Molinazzo, poi si rientra nel territorio di Olginate dove la strada era ripida e si inerpica in
una valletta al cui sbocco sulla sinistra sono posti, su terrazzamenti coltivati, gli antichi insediamenti di Sfrigola e Vigna.
Abbandonando l’asilo poco prima di arrivare alla cascina “Buttarello” si imbocca, sulla destra, un sentiero che sale, attraverso boschi e
selve, passando accanto a ruderi di un insediamento detto il “Castelletto o anche Vaj”, che era l’antichissima cascina di “Selvadonca”,
che faceva parte con Serigola del Comune di Consonno, si giunge infine alla Cà Rossa e da qui all’abitato di Consonno.
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DA CONSONNO LUNGO LA STRADA NUOVA
Tempo di percorrenza: 1 h
Partendo dal Piazzale Volontari del Sangue (Via Colombo), attraversata la provinciale si sale lungo la ripida Via Belvedere costeggiata
da moderne costruzioni fino a rasentare sulla sinistra l’antica cascina della Citerna il cui nucleo originario risale alla metà del 1600.
Sempre sulla sinistra poco discosto dalla strada si può osservare il restaurato “Crotto di Sant’Alessio”, sorto sugli avanzi di una torre di
guardia altomedioevale che sorvegliava un tratto ora abbandonato della Via Regia. Proseguendo la strada carrozzabile (costruita negli
anni ’60 e ora non percorribile interamente per via di una frana) compie una decisa curva a sinistra lasciando sulla destra la località
Praderigo e l’imbocco dell’antica mulattiera per Consonno, continua a salire lasciandosi alle spalle gli ultimi moderni insediamenti. Da
qui la strada è percorribile solo a piedi e si addentra sinuosa nei boschi e selve di castagni ed offre a tratti panoramiche vedute del
bacino dell’Adda e la fronteggiante Val San Martino.
Si aggira la settecentesca cascina detta Belvedere circondata da coltivazioni e prati e poco oltre si può compiere una digressione
imboccando sulla sinistra un sentiero pianeggiante che porta che porta al cascinale ottocentesco un tempo detto “Segnana” e ora Cà
di Ceserino posto sul versante della collina che guarda Valgreghentino.
Proseguendo invece lungo i resti della strada asfaltata si giunge all’inizio dell’abitato di Consonno dove cominciano i “ruderi” dei
fabbricati sorti dove prima esisteva il più che millenario abitato rurale infelicemente distrutto negli anni ’60.
Dell’antico Consonno rimane solo la chiesetta di San Maurizio con l’adiacente Canonica posta su un poggio da dove si gode un’ampia
visione della valle dell’Adda. Dall’abitato un sentiero porta verso i nuclei rurali di Dozio e Biglio mentre una strada carrozzabile supera
la cresta della collina e ridiscende verso Villa Vergano e la Brianza.
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DA GUEGLIA A CAPIATE
Tempo di percorrenza: 1 h 45
Questo itinerario si distacca dagli altri snodandosi tutto lungo l’Adda seguendo il tracciato della Via Alzaia, percorsa per secoli dai buoi
e
dai cavalli che
trainavano
controcorrente i comballi carichi di mercanzie
che
risalivano
il fiume.
E’ percorribile a piedi o in bicicletta. Si parte dalla zona del Municipio scendendo per Via Guglia, tracciata sull’antico alveo del torrente
Aspide, alla riva del lago di Garlate: la “spiaggia” degli Olginatesi, con alle spalle l’ampio parco della villa Fenaroli.
Da qui si gode una magnifica vista sugli abitati che si affacciano sul lago e sulle montagne e colline che vi si specchiano.
Imboccando sulla destra la strada alzaia si sorpassa la diga di regolazione del lago di Como e poco oltre si può vedere, immersa nel
parco di Villa Carmen, un’antica arcata, forse altomedioevale, sorta dove aveva inizio il ponte romano che attraversava in questo
punto l’Adda e andato distrutto in tempi remoti.
Si passa sotto il moderno ponte stradale e si arriva nel cuore della vecchia Olginate, rasentando la Piazza Garibaldi con la medioevale
torre e poi aggirando un avanzo della torre del quattrocentesco castello che fu dei Crotti e poi dei D’Adda (ora Villa Sirtori), che si
spingeva nell’Adda a segnare il limite sud dell’abitato medioevale, si arriva al moderno imbarcadero sul laghetto di Olginate, ricavato
dove vi era l’antico approdo dei pescatori detto “al praa” con alla destra il restaurato “casello”, deposito delle attrezzature di pesca, e
l’edificio (in ristrutturazione) della ottocentesca filanda Crippa-Fernaroli.
Proseguendo il percorso diventa uno sterrato che si addentra per un tratto nel canneto che un tempo ricopriva tutta la zona.
Al suo limite, in prossimità del Lavello, si ripercorre di nuovo la strada alzaia con alla sinistra, al di là dell’Adda, l’antico convento e la
chiesa dei frati Serviti, passati sotto i ponti ferroviari si arriva alla foce del torrente Greghentino; nelle sue vicinanze vi è un cippo
settecentesco
che
segnava
il
limite
della
giurisdizione
sul fiume
dei
Comuni
di
Olginate
e
Brivio.
Si procede per un buon tratto in un paesaggio tipicamente fluviale fino a incrociare sulla destra uno sterrato che risale verso l’antico
abitato di Capiate.
Qui giunti è possibile ammirare, tra altre costruzioni, il complesso altomedioevale fortificato comprendente una possente torre e la
basilica di S. Nazaro, di cui rimane l’abside, trasformata nel XVII secolo in abitazione e che conserva murata nella parete meridionale
una lapide mutilata dedicata ad un alto personaggio del I secolo d.C. Interessante è il settecentesco portale di ingresso, con tracce di
affreschi, che usa come paracarro-salvaspigoli il coperchio di serizzo spezzato di un antico avello.
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