Terremoto de L`Aquila 2009 - Polo Servizi Culturali Abruzzo

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Terremoto de L`Aquila 2009 - Polo Servizi Culturali Abruzzo
20/12/2010
Terremoto | L'Aquila, Earthquake, Capol…
Terremoto de L’Aquila 2009: Tutto pronto per il Meeting
internazionale di Sismologia a San Francisco
Posted by admin On nov embre - 6 - 2009 ADD COMMENTS
T errem oto L’Aqu ila AD 2009: Com e si m uov e la penisola italiana nel Mediterraneo? C’è una
lezione etica da apprendere? Ecco la via italiana alla prev isione dei terrem oti: tutto pronto
per il Congresso Internazionale AGU di Geofisica a San Francisco (California, 14-18
Dicem bre 2009, Stati Uniti). “Giam paolo Giuliani – fa notare il prof. Pier Francesco Biagi
dell’Univ ersità di Bari – è stato da noi (organizzatori della sessione) inv itato con la
raccom andazione di restare nel cam po scientifico, perch é siam o tu tti curiosi di v edere i
suoi dati e di av ere notizie sulla stru m entazione utilizzata”. Antonio Moretti (geologo):“La
catena appenninica continua ad av anzare v erso nord-est sov rapponendosi alla crosta
padana-adriatica che si piega ed affonda nel m antello, su scala geologica, fino alla prossim a
ch iu sura dell’Adriatico: la conoscenza delle v elocità di m ov im ento è im portante perch é
collegata ai tem pi ed alle probabilità di ricorrenza dei grandi terrem oti. Non basta u n solo
specialista, per qu anto brav o, per un territorio com plesso com e il nostro, m a è necessaria la
collaborazione di tutti gli scienziati (geologi, sism ologi, fisici, storici) per analizzare il
fenom eno alle div erse scale tem porali e spaziali, dal satellite fino all’um ile ricercatore da
cam pagna che v a sul terreno a controllare le m isure ed a raccogliere cam pioni con scarponi
e m artello. Cosa che non è su ccessa prim a del 6 aprile. Per u na ev entuale prev isione a
brev e-m edio term ine, m olto più prom ettenti sono i m ov im enti v erticali del su oli, rilev abili
sia da Gps sia da satellite tram ite interferom etria laser”. “Gli studi sulle v ariazioni term ich e
prim a dei terrem oti – conferm a in esclu siv a il prof. Pier Francesco Biagi – hanno dato
ottim i risultati. Non occorre usare i satelliti m ilitari. Il qu adro sism ico italiano m erita di
essere seguito attentam ente”. Il grande Catalogo Ingv di terrem oti e tsunam i nella storia
delle civ iltà del Mediterraneo, laboratorio di conoscenze e com petenze: presentiam o i prim i
due v olu m i.
Deriv a dell'Appennino - c lic ca sull'immagine per ingrandire
L’A quila 06 Nov 2009 - Di Nicola Fac ciolini - Migliaia di pagine, v olumi, libri e relazioni scientifiche sul
terremoto di L’Aquila del 6 aprile 2009 (Mw=6.3), una “città fantasma” anche dall’autostrada A24 RomaTeramo, serv ono non solo a fare il punto della situazione sullo stato delle attuali conoscenze geologiche e
sismo-tettoniche del massiccio del Gran Sasso e nell’area mediterranea, ma anche a delineare, per la prima
v olta nella storia d’Italia, un Protocollo univ ersale operativ o di interv enti prev entiv i (non solo
emergenziali) della Protezione civ ile nazionale europea (dov rebbe rimanere in pianta stabile a L’Aquila),
mai realizzati finora negli edifici pubblici e priv ati già esistenti sul territorio. Che la città di L’A quila,
capoluogo della Regione Abruzzo, sede del parlamento e dell’esecutivo regionali, debba essere subito
fedelmente ricostruita, sull’onda della solidarietà internazionale e con l’aiuto del mondo intero, c ome
acc adde con l’Abbazia di Montec assino, è molto più di un auspicio. Va ricordata l’affermazione del settimo
Segretario Generale dell’ONU, Kofi Annan:“More effectiv e prev ention strategies would sav e not only tens
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of billions of dollars, but sav e tens of thousands of liv es. Funds currently spent on interv ention and relief
could be dev oted to enhanc ing equitable and sustainable dev elopment instead, which would further
reduc e the risk for war and disaster. Building a culture of prev ention is not easy . While the costs of
prev ention hav e to be paid in the present, its benefits lie in a distant future. Moreov er, the benefits are not
tangible; they are the disasters that did NOT happen”. (Introduction to Secretary-General’s Annual Report
on the w ork of the Organization of United Nations (1 999) - documento A/54/1 ). C’è una lezione etica da
apprendere?
Gli scienziati fanno già il loro dov ere. In particolare, secondo alcuni ricercatori italiani, i dati offerti dal
MODIS (Moderate Resolution Imaging Spectroradiometer), il sensore a bordo dei satelliti EOS (Earth
Observing System) per monitorare i maggiori rischi ambientali, e le relativ e analisi condotte negli ultimi
1 0 anni, sembrano (ma il condizionale è d’obbligo!) confermare anomalie termiche pochi giorni prima
dell’ev ento aquilano. Se la c omunità scientifica internazionale dov esse accettare e pubblicare i risultati di
queste ricerche, le implicazioni sarebbero molto importanti per la via italiana alla prev isione dei
terremoti. Nobel c ompreso. “Gli studi sulle v ariazioni termiche prima dei terremoti – conferma in
esclusiv a il prof. Pier Francesc o Biagi dell’Univ ersità di Bari – hanno dato ottimi risultati. Non o ccorre
usare i satelliti militari. Il quadro sismic o italiano merita di essere seguito attentamente” – riv e la in
esclusiv a il prof. Biagi, annunciando il Meeting internazionale AGU di Geofisica che si terrà a San Francisc o
(California, Stati Uniti: www.agu.org/meetings/fm09/), dal 14 al 1 8 Dicembre 2009, “nel c orso del
quale v erranno presentati, tra l’altro, un’interessante relazione appena inv iata alla riv ista “Natural
Hazards and Earth System Sciences” per il numero speciale sul terremoto di L’A quila del 6 A prile ed
alc uni miei lav ori”. L’A ssemblea dell’AGU è uno dei principali congressi internazionali di Geofisica. Si
sv olge ogni anno. E’ prev ista la partecipazione di circa 6mila ricercatori da tutto il mondo. “Giam paolo
Giuliani – fa notare il prof. Biagi – è stato da noi (organizzatori della sessione) inv itato c on la
racc omandazione di restare nel campo scientifico, perché siamo tutti curiosi di v edere i suoi dati e di
av ere notizie sulla strumentazione utilizzata”.
I mov imenti cui è soggetta la nostra Penisola, nelle loro grandi linee, sono ben noti agli scienziati da alcuni
decenni: si inquadrano nel contesto del c ontinuo mov imento delle placche terrestri. “Questi mov imenti –
fa notare il geologo Antonio Moretti dell’Univ ersità di L’Aquila – sono stati ricostruiti sulla base dell’età
dei fondali oceanici del mare Balearico e del mare Tirreno (che hanno rispettiv amente, 30 e 7 milioni di
anni) e sulla corrispondenza tra le formazioni geologiche dei Pirenei, della costa Prov enzale, della Corsica,
della Sardegna e della Calabria”. Moretti riv ela che la Penisola negli ultimi milioni di anni ha compiuto,
come un pendolo, una marcata rotazione antioraria, con una cerniera situata nella zona tra Liguria e
Toscana ed un av anzamento progressiv amente maggiore v erso sud fino in Calabria. “Ancora più a sud c’è
una grande linea di sc orrimento (linea di Taormina) che div ide l’Appennino e la Calabria dalla plac c a
africana relativ amente stabile, di cui la Sicilia fa parte. I principali fronti di av anzamento e le direzioni
relativ e sono noti, così come la situazione attuale dell’A ppennino: la catena continua ad av anzare v erso
nord-est sov rapponendosi alla crosta padana-adriatica, che si piega ed affonda nel mantello fino alla
prossima chiusura dell’A driatico; a questo piegamento sono dov uti i terremoti adriatici-padani, come
quelli di Reggio Emilia e di Asc oli Piceno, del Teramano o quello del Gran Sasso del 1950, tutti loc alizzati a
profondità di circa 40-50 km. I terremoti appenninici inv ece, quelli più pericolosi anche perché situati a
profondità minori, sono c ollegati al sollev amento della catena sotto le spinte tettoniche del Tirreno da una
parte e dell’A driatico dall’altra”. Le v elocità di av anzamento maggiori si trov ano in corrispondenza della
Calabria e dei Monti Pelortani in Sicilia, “dov e sono grosso modo stimabili in circa 5 cm/anno (apertura
del Tirreno: 350 km / 7 .000.000 anni…). Per il resto dell’A ppennino le v elocità v anno da 2-3 cm/anno in
Appennino meridionale ed Irpinia fino a meno di 1 cm/anno in Toscana”. A queste div erse v elocità di
av anzamento corrispondono storicamente ricorrenze di grandi terremoti sempre più frequenti da nord
v erso sud: 3-400 anni in Toscana - Umbria, 2-300 anni in Appennino centrale, 50-100 anni in A ppennino
meridionale. “La Calabria infine, negli ultimi 400 anni, può v antare ben 10 terremoti di grado uguale o
superiore al X MCS (c ome l’Irpinia o più), ed un’altra decina di XIII-IX grado (come l’Aquila o Colfiorito)”.
La conoscenza delle v eloc ità di mov imento è importante perché è collegata ai tempi ed alle probabilità di
ricorrenza dei grandi terremoti. “Facendo il conto della serv a, se un grande terremoto muov e qualche
metro lungo la faglia, e le v elocità di mov imento della catena sono di qualche cm/anno, dobbiamo
aspettarci tempi di “ricarica” per le v arie strutture sismogenetiche v ariabili da qualche decina a q ualc he
centinaio di anni”. Queste v elocità deriv ano dalla conoscenza della geologia regionale e sono mediate su
periodi di milioni di anni. “Da qualche decennio, questi mov imenti sono confermati da una rete di Gps
sempre più fitta, in parte gestita dall’Ingv , che permette di v incolare l’estremo della curv a e misurare i
v ettori mov imento attuali”. Le v elocità di mov imento, tuttav ia, non danno informazioni dirette
sull’av v icinarsi di un terremoto, quindi non sono utilizzabili per una ev entuale “prev isione” a brev e-medio
termine. “Molto più promettenti al riguardo sono i mov imenti v erticali del suoli, rilev abili sia da Gps sia da
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satellite tramite interferometria laser (l’A genzia Spaziale Italiana è all’av anguardia mondiale), che misura
le differenze di quota tra due passaggi div ersi del satellite, e può mettere in ev idenza ev entuali
deformazioni delle masse rocc iose c he possono precedere il terremoto, così come da satellite si possono
rilev are v ariazioni nel c ampo magnetic o (dov ute all’effetto piezoelettrico delle rocce sottoposte a
v ariazioni di stress) ed altri parametri significativ i”. Gianluca V alensise (Ingv ) conferma che “al momento
l’unica cosa che si potev a perc epire da satellite con la tecnica SA R era
un’ac celerazione
di
deformazione
(http://kharita.rm.ingv .it/gmaps/v el/Index_IT.htm)”.
nell’area
epic entrale
“Non basta un solo specialista, per quanto brav o, per un territorio complesso come il nostro, ma è
necessaria la collaborazione di tutti gli scienziati (geologi, sismologi, fisici, storici) per analizzare il
fenomeno alle div erse sc ale temporali e spaziali, dal satellite fino all’umile ricercatore da campagna che v a
sul terreno a controllare le misure ed a raccogliere campioni con scarponi e martello. Cosa c he non è
suc cessa prima del 6 aprile”.
Sulle note di “Our best hope” del compositore James Horner, auguriamoci da Italiani di av er appreso la
lezione etica offerta a caro prezzo dalla Natura. La v ita è preziosa in ogni istante, un dono mai scontato ed
assic urato per l’istante suc cessiv o. Perdonate la div agazione, ma i terremoti e tutte le catastrofi naturali
(c ompresa l’ev entuale e remota possibilità di un’inv asione aliena della Terra da parte di una civ iltà ostile
con div ersi v alori ed esigenze), possono essere considerati degli ev enti cardine della storia sociale politica
ed ec onomica di un Paese. In Italia la Protezione civ ile e l’Ingv , insieme a tutto il v olontariato, sono un
segno concreto della sinergia che nei rischi ambientali accomuna le Istituzioni. Il terremoto di Messina AD
1 908 segna l’inizio della sismologia strumentale europea e lo sv iluppo scientifico e tecnologico simile a
quello americano c he si era aperto a seguito del terremoto di San Francisco del 1 906. In Italia si
sv ilupparono gli Osserv atori geofisici (sismografo A gamennone alla Specola di Collurania: cf. libro “Gli
strumenti sismici storici”, 1 990, ING-SGA, a cura di Graziano Ferrari) a tal punto che alla fine del 1 909
l’Italia era il Paese con il maggior numero di sismografi al mondo. Enormi furono i benefici di questi studi
sulla nuov a sismologia italiana c he usc ì da una fase empirica e qualitativ a per div entare una sc ienza
sperimentale e quantitativ a. Dal disastro di Messina sono passati 101 anni: l’Italia ha fatto passi da gigante
nello sv iluppo di effic aci mec canismi d’informazione ed allertamento in emergenza e di coordinamento
delle operazioni di socc orso. Ma quasi nulla nella fase prev entiv a. Certamente le ampiezze impressio nanti
dei tracciati del sisma di Messina (misurav ano oltre 40 cm) registrate alle ore 5:21 dall’osserv ator io
Ximeniano di Firenze nel 1 908, fanno ancora oggi impallidire di paura. Gli scenari della dev astazione
prodotta da un simile terremoto (con annesso tsunami) di magnitudo superiore a 7 ° Richter, tuttav ia,
ancora oggi non hanno meritato le giuste attenzioni della cinematografia italiana ed europea. Un dato su
cui riflettere. Eppure il disastro di Messina e Reggio (oltre 80mila v ittime), fino al 6 aprile 2009 il più
studiato dai ricercatori italiani (oltre 281 articoli scientifici), segna l’inizio dell’azione dello Stato per la
mitigazione degli effetti dei terremoti sul binario della classificazione sismica e della normativ a tecnic a.
L’azione rapida della Commissione insediata a pochi giorni dal terremoto che av ev a decimato (meno 42%)
la popolazione di Messina, permise di emanare dall’aprile 1 909 una serie di leggi che anticiparono di 20
anni le misure legislativ e in Giappone e negli Stati Uniti d’A merica, consentendo di sv iluppare quelle
attiv ità di prev enzione, prev isione, v alutazione e mitigazione dei rischi ambientali. Che oggi, grazie alla
Protezione civ ile ed all’Ingv , c ostituiscono lo scrigno di conoscenze, competenze e capacità operativ e
dell’Italia, utili a chi di dov ere per poter salv are le v ite umane.
Le conoscenze ac cumulate nei sec oli sui grandi terremoti e tsunami nell’area mediterranea (c f.
“Catalogue of ancient earth quakes in the Mediterranean area up to th e 10th century ”, v ol.
I, Emanuela Guidoboni, Alberto Comastri e Giusto Traina, ING-SGA, 1994; “Catalogue of ancient
earthquakes and tsunam is in th e Mediterranean area from th e 11th to the 15th century ”,
v ol. II, E.Guidoboni, A.Comastri, 2005, INGV -SGA), consentono infatti di ricordare e riflettere (nelle
rispettiv e 19 lingue nazionali) su una pagina di storia e letteratura sociale, culturale, economica e
scientifica, per certi v ersi purtroppo sconosciuta prima dei contributi scientifici offerti dai v ari A utori in
due questi due preziosi v olumi. Dov e, grazie allo scambio di informazioni e competenze, l’Ingv ha fatto
emergere tra gli stessi addetti ai lav ori la consapev olezza della grande utilità dei riferimenti inc rociati,
fonte di nuov i spunti di ric erca interdisc iplinare. Che aiutano il lettore a navigare tra le conoscenze finora
acquisite per formarsi un’opinione. A nalisi sismologica, impatto e prospettiv e, v engono illustrate
attrav erso la ricerca delle fonti sc ritte istituzionali, ponendo particolare attenzione sul ricco patrimonio di
conoscenze edilizie acquisite dai nostri antenati nell’area mediterranea e sulle criticità che nei secoli
hanno concorso a causare ed amplificare il disastro. Relazioni scientifiche, dati sulla sismicità storic a,
documenti istituzionali e notizie, contribuiscono a delineare l’immagine storica generale del fenomeno
sismico nel Mediterraneo. Disastri di media e bassa intensità, alcuni dei quali dimenticati o sottostimati,
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che tuttav ia confermano l’immagine reale dell’attiv ità sismica nel Mediterraneo, dominata da poc hi e rari
terremoti catastrofici. Gli studi per il Ponte sullo stretto di Messina hanno alimentato negli ultimi 30 anni
una nuov a fase di analisi innov ativ a, giudicata dai ricercatori italiani di enorme interesse scientific o.
Anche da parte della comunità internazionale. I due v olumi mettono in luce non solo gli effetti dei disastri
nelle v arie civ iltà e soc ietà del Mediterraneo, ma anche la div ersa percezione del terremoto nel tempo, in
mutate condizioni sociali e di c osc ienza c iv ile. Gli scienziati ci ricordano che la capacità di pensare il futuro
e di imparare a conv iv ere con i fenomeni naturali, non sempre catastrofici, v a poi misurata sul campo.
Poic hé la cultura popolare della prev enzione sismica in Italia, non è ancora diffusa, molti si chiedono in
che modo tale cosc ienza c iv ica (in manc anza della conoscenza diffusa del fenomeno e della percezione del
rischio sismico) av rebbe mai potuto aiutare ad ev itare una tragedia come quella di L’A quila. Qualità dei
dati e dei modelli scientifici disponibili, non bastano. Il Report internazionale dei geoscienziati prodotto a
L’A quila dal G10 della sismologia, lo sc orso 2 ottobre 2009, lo conferma. Il fermento scientifico ne lla
geologia dei terremoti e nella ingegneria anti-sismica, ha certamente consentito l’elaborazione di nuov i
strumenti normativ i che pongono oggi l’Italia all’av anguardia in Europa. Tuttav ia occorre unificare e
potenziare le reti di osserv azione sismologiche e geodetiche già esistenti, estendendole con sensori sul
fondo marino e lacustre, elev andone gli standard tecnologici. Le dinamiche territoriali e la pericolosità
sismica nel Mediterraneo nel quale v iv iamo, basate su dati archeologici e storici, affrontano ricerc he di
notev ole rilev anza scientific a ed applic ativ a. Grazie alle affidabili osserv azioni strumentali dispo nibili per i
terremoti più recenti (www.emsc-csem.org; www.campaniameteo.it/sismi.php) ed alla buona conoscenza
della struttura sismo tettonica, il bac ino del Mediterraneo rappresenta un laboratorio naturale per la
sperimentazione di tecniche av anzate per la v alutazione probabilistica e deterministica della perico losità
sismica mondiale. Ai posteri il giudizio della Storia sulla ricostruzione di L’Aquila e sul ruolo dei massmedia nella formazione della verità scientifica al serv izio della libera opinione pubblica.
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