S - Diocesi di Como
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DELLA 26 ANNO XXXIV 4 LUGLIO 2009 E 1,00 DIOCESI DI COMO PERIODICO SETTIMANALE - POSTE ITALIANE S.P.A. SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, DCB COMO Il Vescovo in visita al Settimanale A PAGINA 9 LA QUINDICESIMA LETTERA S ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ Foto William i è chiuso l’Anno Paolino, straordinario per iniziative, mostre, pubblicazioni, musical, pellegrinaggi… e arriva la domanda: cosa resta? Resta Paolo, con tutto il fascino della sua vita che lo mostra ancora oggi come il più grande missionario di tutti i tempi. La caduta sulla strada che portava a Damasco dove si sarebbe compiuta l’ennesima violenza sui cristiani, diviene conversione e incontro, svelamento del volto del Signore. Paolo chiede: “Chi sei tu?” e riceve risposta: “Io sono Gesù che tu perseguiti”. Non aveva conosciuto Gesù in vita, a Gerusalemme o sulle strade della Galilea, come i dodici. È il primo cristiano ad avere avuto come esperienza solo quella del risorto; poi l’avranno tutti gli altri. Paolo fu l’apostolo per quelli più lontani; realizzò la prima inculturazione del Vangelo. Ebreo nato in Turchia, ma anche cittadino romano, porta la notizia della risurrezione a tutti e ovunque: Asia Minore, Grecia, Roma. Della prima generazione dei cristiani, Paolo è la personalità meglio conosciuta, grazie alle sue stesse Lettere (quattordici se si comprende quella agli Ebrei, sette quelle autentiche in senso stretto) e al racconto degli Atti degli Apostoli. Eppure la sua figura rimane ancora da scoprire e decifrare. Soprattutto da imitare. Fra le tante, una cosa colpisce della sua azione: il rapporto che aveva con i suoi collaboratori. Paolo non era un solitario, anche se era “solo” davanti a Dio e fu “solo” nei momenti decisivi della conversione, della prova e del martirio. Paolo sapeva formare e promuovere i suoi collaboratori, portandoli al suo stesso livello: ne faceva apostoli e fondatori di Chiese; non faceva tutto da solo, si appoggiava a persone fidate che condividevano le sue fatiche e le sue responsabilità. Timoteo e Tito furono quelle a lui più legate. In Timoteo Paolo vedeva quasi un alter ego. Tito è detto da Paolo “mio vero figlio nella medesima fede”. L’elenco dei collaboratori è lungo e ognuno è significativo: Èpafra, Epafrodìto, Tìchico, Urbano, Gaio e Aristarco. Anche donne come Febe, Trifèna e Trifòsa, Pèrside. E i grandi Barnaba, Silvano e Apollo. E ancora Giovanni Marco, Ninfa e Archippo. E coniugi come Aquila e Priscilla, cacciati da Roma dalla persecuzione di Claudio. Paolo li incontra a Corinto, anche lui è del mestiere di far tende. Ad Efeso, accolgono in casa il gruppo dei cristiani. Nella casa di Aquila e Priscilla si riunisce la Chiesa, per ascoltare la parola e celebrare l’Eucaristia. La Chiesa nasce nelle case dei credenti. Se il cristianesimo è giunto fino a noi fu merito della fede e dell’impegno di fedeli laici, di famiglie, di sposi. Quale l’attualità di Paolo? Quale messaggio raccogliere al termine dell’anno a lui dedicato? Il desiderio e l’impegno di imitarlo, perché anche il nostro incontro con Cristo si manifesti in una vita fraterna e missionaria. L’incontro con Gesù che cambia la vita, un cristianesimo fraterno e solidale, un rinnovato coraggio di annunciare fino ai più lontani: ognuno di questi meriterebbe un anno dedicato. E oggi ci sono cristiani in questo modo? Certo che ci sono, anche nei luoghi dove non penseresti. È in corso a Roma la visita dei vescovi del Vietnam. Da loro, la percentuale dei praticanti è tra l’85 e il 90% dei cristiani; praticamente tutti, eccettuati i malati e gli impediti fisicamente. I loro seminari sono pieni: 3 mila giovani si preparano a diventare sacerdoti. E altro ancora. Viene da pensare a questi cristiani come ad una nuova lettera di Paolo, la quindicesima. ANGELO SCEPPACERCA FONDO FAMIGLIA E LAVORO DAL 1° LUGLIO AL VIA: UN’OCCASIONE PER VIVERE LA FRATERNITÀ A PAGINA 10 ETICA E LEGALITÀ A CONFRONTO IL VESCOVO COLETTI E IL FILOSOFO NATOLI A PAGINA 11 MORBEGNO L’ATTUALITÀ DEL MESSAGGIO DI SAN PAOLO ALLE PAGINE 30 E 31 PRIMO PIANO LA CONCLUSIONE DELL’ANNO PAOLINO A PAGINA 3 SONDRIO UN PROGETTO PER FAVORIRE L’INTEGRAZIONE ’ L iniziativa, che vede la partecipazione di diverse realtà, tra cui l’oratorio Sacro Cuore di Sondrio, si prefigge l’obiettivo di portare avanti un progetto d’intervento socioeducativo e didattico per il sostegno dei minori stranieri. CHIESA VALMALENCO E OLGIATE GEMELLAGGIO SACERDOTALE COMO REFERENDUM: TEMPO DI BILANCI A PAGINA 20 A PAGINA 24 TIRANO I RESTAURI AL SANTUARIO MARIANO A PAGINA 32 O ltre mille servizi di trasporto effettuati nei primi sei mesi di quest’anno, contro i 684 del 2008. Il segno di una crescente fatica da parte della popolazione di arrivare a fine mese. A PAGINA 14 COMO RICONOSCIMENTO STORICO PER I MERCATI CITTADINI? A PAGINA 15 A PAGINA 27 A PAGINA 29 VALLE INTELVI QUANDO LA STORIA RIVIVE A SCUOLA COMO ANTEAS: «LA CRISI PASSA ANCHE DA NOI» VALLI VARESINE VITA NELLE PARROCCHIE VALCUVIANE A PAGINA 26 SALUTE BASSONE: AL LIMITE DEL COLLASSO A PAGINA 16 COMO GHANESI: PRIMO CONGRESSO A PAGINA 19 VALMOREA LA S. MESSA VIAGGA NELL’ETERE Una radio parrocchiale per raggiungere le persone deboli della comunità (anziani, disabili) impossibilitate dall’uscire di casa. Un esempio prezioso da imitare. A PAGINA 22 P A G I N A 2 RIFLESSIONI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009 ROBERTO GIOVANNI TIMOSSI NOVITÀ IN LIBRERIA SCIENZA E FEDE I l punto di vista documentato e approfondito di uno scienziato teologo, in risposta alle tesi atee e scientiste. Poca scienza allontana da Dio ma molta scienza riconduce a Lui. (Pasteur) Il tema del rapporto tra scienza e fede è di sicura attualità sia in ambito “laico” sia in campo cattolico. Ma finora i testi di ispirazione cristiana o anche di scienziati genericamente credenti non affrontano direttamente e in contraddittorio le tesi dei nu- LA FEDE E I BAMBINI merosi atei scientisti, i cui libri hanno conosciuto e conoscono un crescente successo editoriale. Questo testo, invece, si propone di replicare a quegli scienziati e uomini di cultura che ritengono che la scienza abbia confutato l’esistenza di Dio e tolto valore alla fede religiosa dimostrando in modo solido e pacato l’unilateralità delle loro posizioni. ROBERTO GIOVANNI TIMOSSI, L’illusione dell’ateismo. Perché la scienza non nega Dio, San Paolo, pagine 576, euro 24,00 FRANCISCO JOSÈ AYALA DARWIN 150 anni fa Darwin enunciava nel suo testo fondamentale L’origine delle specie la teoria dell’evoluzione. Un secolo e mezzo più tardi, il dibattito sul rapporto tra fede e scienza è quanto mai attuale e spesso focalizzato proprio sulla teoria evoluzionistica, vista come opposta alla visione religiosa della creazione. Il dono di FRANCISCO J. AYALA, Il dono di Darwin alla scienza e alla religione, San Paolo - Jaca Book, pagine 312, euro 24,00 Darwin alla scienza e alla religione, come suggerito già dal titolo, si propone invece di far comprendere che la religione non ha nulla da temere dal dato dell’evoluzione, ma al contrario deve guardare ad esso come a una grande opportunità. Il tono pacato delle argomentazioni di Ayala, così sicuro nel padroneggiare entrambe le materie in quanto biologo evoluzionista di fama mondiale ed insieme laureato in teologia, porta un contributo decisivo nel dibattito internazionale. MICHAEL HESEMANN LUOGHI COMUNI Questo libro dello storico e giornalista tedesco Michael Hesemann smentisce e confuta i più diffusi luoghi comuni contro la Chiesa. La verità storica della Risurrezione. Gli scismi. I Templari. L’inquisizione. Il caso Galileo. Il rapporto del Vaticano con Hitler… Sembra che un pugno di autori si superino a vicenda nel rappresentare i Vangeli come storie di menzogne, i papi come criminali assetati di potere. Raccontare le leggende nere della a cura di AGOSTINO CLERICI Chiesa cattolica conviene, è quasi una garanzia di alte tirature. Così, anno dopo anno, ci attendono nuove rivelazioni. Questo libro ha per oggetto appunto le leggende nuove e antiche, le menzogne e i luoghi comuni. Non di rado, si scopre così che i pregiudizi sono altrove. MICHAEL HESEMANN, Contro la Chiesa. Miti leggende nere e bugie, San Paolo, pagine 374, euro 28,00 Ecco quattro libri che, in modo diverso, aiutano a comunicare i contenuti della fede ai più piccoli. Cominciamo con il volume di Fabio Narcici edito nella nuova collana di catechesi di Paoline. I cambiamenti sociali degli ultimi decenni hanno posto alcuni problemi alla vita religiosa delle famiglie e alla loro capacità di comunicare la fede ai bambini. Dall’esperienza di pastorale battesimale, avviata oltre dodici anni fa nella parrocchia romana della Trasfigurazione, emerge la proposta di un testo che aiuta gli operatori pastorali nella formazione alla fede dei bambini. Il cd allegato al volume contiene schede per l’educazione religiosa dei bambini da 0 a 3 anni, il rito del Battesimo e alcuni esempi di pieghevoli da usare negli incontri con le famiglie dopo il battesimo. FABIO NARCISI, Comunicare la fede ai bambini. pasatorale battesimale ed educazione religiosa in famiglia, Paoline, pagine 310 (con cd allegato), euro 17,00. Con un linguaggio semplice, ma con richiami a evidenze scientifiche, il testo del pediatra napoletano Tommaso Montini vuole aiutare i genitori a comunicare con il loro bambino, a comprenderne i bisogni, a rispondere in modo coerente alle sue richieste. Vengono affrontati problemi quotidiani e difficoltà comuni: dalla depressione post partum alle ansie legate all’allattamento al seno, dal ciuccio al pannolino, dal sonno alla pappa, dalla nanna alla scelta dello sport, dal vasino alle scarpe, dal primo giorno di asilo alla separazione/divorzio dei genitori. L’autore, nell’affrontare i diversi temi, privilegia sempre l’aspetto psicologico e relazionale. TOMMASO MONTINI, Me lo dici in... bambinese? Come capire i nostri figli, Paoline, pagine 180, euro 12,00. Le linee salienti della fede cristiana, tradotte dal Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica in un linguaggio adatto agli adolescenti. Questo volume di Gabriella Biader volume è destinato in maniera particolare ai catechisti e ai ragazzi e può essere considerato come un manuale per “sopravvivere al catechismo”. Infatti i vari capitoli del volume più che essere delle lezioni sono dei veri e propri racconti, che in tal modo introducono e fanno comprendere i temi portanti della fede cristiana, condensati nel Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica. GABRIELLA BIADER, Alla scoperta della fede. I ragazzi raccontano il Compendio, San Paolo, pagine 270, euro 16,00. Come sensibilizzare il ragazzo a principi fondamentali come l’uguaglianza, il rispetto per gli altri, il valore del lavoro? Come dare vigore e autorità alle regole più semplici della vita di ogni giorno: compiere il proprio dovere, essere attenti, terminare ciò che si è cominciato, conoscere il valore delle cose? Il volume risponde a queste domande di fondo. Il testo si articola in 15 temi, ognuno dei quali viene sviluppato attraverso un racconto, un esempio concreto, riferimenti letterari, illustrazioni, elementi di cultura generale, attività. ARMELLE BARRÈS, Morale per ragazzi, Elledici - Isg, pagine 32, euro 6,00. QUATTORDICESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B Parola FRA noi EZ 2,2-5 SAL 122 2 COR 12,7-10 MC 6,1-6 La fede da chiedere è giungere finalmente al cuore del mistero di ANGELO SCEPPACERCA SECONDA SETTIMANA del Salterio L’INCREDULITÀ NEGA L’INCARNAZIONE I l Vangelo di Marco ha una sua logica, un suo disegno dispiegato nell’arco di alcune sezioni. La precedente terminava con la reazione delle autorità che volevano uccidere Gesù. Ora se ne chiude un’altra col rifiuto dei suoi concittadini e dei suoi parenti. Non c’è solo il rifiuto di Gesù da parte del suo popolo; c’è anche quello dei credenti in Lui. È l’eterna cecità dell’uomo di fronte al mistero di Gesù che è scandalo per i giudei e follia per tutti i benpensanti. Gesù non trova la fede e non può compiere i segni, i miracoli; si meraviglia perfino di tanta incredulità. L’incredulità nasce dalla delusione che la presenza di Dio si manifesta nel figlio del carpentiere, in Gesù di Nazareth, vero uomo. Allora come oggi, non si accetta Dio nella persona concreta di Gesù. Allora come oggi, però, chi crede e ha fiducia in questo Dio gioisce proprio perché “questo carpentiere”, questo uomo rivela la potenza, la vicinanza e l’amore di Dio. Questo uomo è il crocifisso risorto e il tema dell’incredulità spinge proprio a riconoscere, nello scandalo della parola fatta carne, la rivelazione di Dio nella storia umile e concreta dell’uomo. La fede è proprio il superamento dello scandalo. Nell’incredulità dei nazaretani si traccia il solco che divide la folla dai veri discepoli: c’è chi rifiuta e chi si lascia cambiare dall’incontro con Gesù. La fede cristiana consiste proprio nell’accettare non solo il messaggio e le opere di Gesù, ma soprattutto la sua persona. Gesù, infatti, non è un fondatore di religione, come Mosé, Buddha o Maometto; Lui è il Signore, il Figlio del Dio vivente. Come a Nazareth, anche oggi possiamo rivivere la prima grande eresia - lo gnosticismo - quando non accettiamo il fatto che Dio sia entrato nella storia e nella carne nostra attraverso la storia e la carne di Gesù. Come a Nazareth, anche oggi si può restare stupiti dinanzi alle opere e al messaggio cristiano, e non avere fede, non comprendere come la salvezza, invece, ci ha raggiunto proprio qui e ora. La fede, da chiedere e da implorare, è giungere finalmente al cuore del mistero: l’incarnazione di Gesù, principio di salvezza. Spesso al tema dell’incredulità si associa la figura di Tommaso quando, dopo la risurrezione, chiede di toccare le ferite e di vedere la piaga. Su questo episodio, fra i tanti, il capolavoro di Caravaggio, dove la vista quasi si unisce alle sensazioni del tatto delle dita sul corpo del Signore. È una scena dove le figure sono ingigantite e noi entriamo quasi nel quadro. Credere per fede o toccare con mano l’ineffabile? Più forte e decisiva è la misericordia di Gesù, la sua comprensione per la nostra piccola e miope fede. Il Gesù di Caravaggio è umanissimo, scosta delicatamente il sudario in cui è avvolto, per consentire al dito di Tommaso di entrare nella piaga. La mano di Gesù guida quella dell’apostolo, la bocca sembra accennare una impercettibile smorfia di dolore, mentre lo sguardo accompagna il gesto che permette all’apostolo - e a noi oggi - di vedere e toccare Lui vivo. Il quadro di Caravaggio fece, fin dal suo apparire, una enorme impressione nella Roma di 4 secoli fa. Qual è il fatto straordinario? Tommaso tocca un uomo vivo, s’addentra nella carne viva. Caravaggio racconta l’accaduto, nient’altro che l’accaduto. I protagonisti della vicenda raffigurati nel quadro di Caravaggio hanno abiti contemporanei alla sua epoca, mentre Cristo ha un mantello. L’episodio accadde quel giorno in Palestina, ma proprio perché Gesù è risorto, può essere toccabile con mano, anche oggi, e in qualunque altro tempo. CHIESA PRIMOPIANO IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009 S i sono svolte, il 28 e 29 giugno, tra Antiochia e Tarso, le due città simbolo per i cristiani in Turchia, le celebrazioni conclusive dell’Anno Paolino. Antiochia, città dove per la prima volta i cristiani furono chiamati tali e Tarso, città natale dell’apostolo Paolo. A presiedere le liturgie il card. Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, in veste di inviato speciale di Benedetto XVI. Le parole chiave di questi due giorni, ricchi di celebrazioni e di incontri, anche con le autorità civili locali e della regione, che sul Giubileo di Paolo avevano puntato non solo per motivi turistici, ma anche di immagine, sono state testimonianza, coerenza, coraggio, esemplarità, ovvero tutto ciò che serve ad una Chiesa di minoranza come quella cristiana in Turchia, per dare significato e qualità alla sua presenza. I numeri non tradiscono: fino a un secolo fa, in Turchia vivevano circa due milioni di cristiani, la comunità proporzionalmente più numerosa in Medio Oriente, oggi è la più ridotta. Oggi sono circa 100mila, divisi tra armeni, cattolici (per questi le stime parlano di circa 30mila), protestanti, siro-ortodossi. Antiochia. Un primo, forte, messaggio il card. Tauran lo ha lanciato il 28 giugno da Antiochia, aprendo le celebrazioni conclusive. Ai fedeli radunati nel cortile dell’unica chiesa cattolica della città, che si trova emblematicamente tra una moschea ed una sinagoga, ha detto: “La Chiesa di Gesù non è una monarchia assoluta, né un’organizzazione internazionale, né una multinazionale, ma una famiglia, è comunione e dialogo. È il viso di Cristo e noi ne siamo i tratti. Dobbiamo, quindi, essere testimoni credibili di Gesù. È bene ricordare che a Gesù si arriva normalmente attraverso la Chiesa”. Ponendo all’attenzione dei presenti l’esempio dell’apostolo Paolo, Tauran ha esortato tutti a “chiedere a Dio il coraggio necessario per proclamare e proporre, senza paura e cedimento, ai nostri fratelli in umanità la Buona Novella. Sin dall’inizio il cristianesimo è stato P A G I N A 3 LA CONCLUSIONE DELL’ANNO PAOLINO IL MARTIRIO DELLA PAZIENZA all’opposto della saggezza del mondo. I martiri, come don Andrea Santoro, ne sono la prova. Se abbiamo il coraggio della differenza allora il Vangelo sarà annunciato con la nostra vita”. “La Chiesa cattolica turca è viva, ma essendo una minoranza deve testimoniare la propria fede in modo chiaro, discreto e incisivo. Il Giubileo paolino è un’occasione per i fedeli di approfondire la fede e di non aver paura di essere cristiani anche se in minoranza. L’Anno Paolino porterà un progresso del cristianesimo turco nella misura in cui i fedeli avranno conosciuto l’Apostolo”. Tarso. Medesima esortazione il card. Tauran l’ha lanciata anche da Tarso, dove tra l’altro, la Chiesa è in attesa da tempo del permesso da parte delle autorità di usare la chiesa-museo di san Paolo come luogo permanente di culto per i cristiani. “Siate cristiani coerenti. Siete una minoranza da cui tutti, in questo grande Paese ricco di storia, si attendono qualcosa di diverso. Le nostre chiese non sono musei, i cristiani non sono pezzi di antiquariato. Questa chiesa di Tarso, come altre in questa terra, parlano come anche i tanti fratelli che ci hanno preceduto su queste strade”. L’apostolo Paolo resta sempre “esempio da seguire” specie per ciò che riguarda la scoperta della propria vocazione. “Dio - ha detto l’inviato speciale del Papa - è andato in cerca di Paolo, lo ha chiamato per nome. Per Dio non siamo un numero, come quelli che incidevano nei campi di concentramento, ma ci chiama per nome. Ognuno ha una vocazione, modelliamo la Si sono svolte il 28 e 29 giugno, ad Antiochia e Tarso, le due città simbolo per i cristiani in Turchia, le celebrazioni conclusive di questo intenso persorso di fede alla scoperta dell’”Apostolo delle genti” a cura di DANIELE ROCCHI (Turchia) nostra vita sull’e-sempio di Paolo in unione con la Chiesa”. Una chiesa per i cristiani. Le celebrazioni sono state seguite anche da molti pellegrini che si sono uniti alle comunità locali. Guardando al flusso dei pellegrinaggi - in questo anno sono passati 416 gruppi per circa 16mila presenze, cui vanno sommate quelle dei pellegrini giunti in maniera informale l’Anno Paolino ha reso Tarso la seconda meta di pellegrinaggio cristiano in Turchia dopo Efeso. Numeri che hanno fatto dire al vicario apostolico dell’Anatolia, mons. Luigi Padovese che “l’Anno Paolino non chiude ma resta una porta aperta a Tarso”. “La città di Tarso - ha affermato mons. Padovese - ha un debito con l’apostolo Paolo che l’ha resa famosa nel mondo. I pellegrini che continueranno ad affluire a Tarso hanno bisogno di una chiesa in cui raccogliersi in meditazione. In un museo non si può pregare”. Una istanza che sembrerebbe essere stata accolta dalle autorità locali, come spiegato dallo stesso Padovese: “In attesa di una decisione definitiva da parte delle autorità centrali e locali turche, che attendiamo presto, la chiesa di san Paolo continuerà ad essere utilizzata come luogo di culto, il che significa che al termine di ogni celebrazione l’altare, le icone, la croce e ogni altro arredo liturgico resterà in chiesa che, dunque, non sarà spogliata. L’unica differenza rispetto al trascorso Anno Paolino è che ai fedeli è richiesto il biglietto di ingresso, il che non comporta nessun problema, data anche l’esiguità dello stesso”. Dalla presenza alla testimonianza. Al termine delle celebrazioni è stato il nunzio in Turchia mons. Antonio Lucibello a tracciare un bilancio: “Ciò che è importante per la Chiesa in Turchia non è tanto la presenza quanto la testimonianza”. Per il nunzio non è questione di numeri. “I cristiani sono circa 100mila oggi nel Paese, rispetto ai due milioni degli anni ‘20 ed oggi più che mai è valido ed è attuale quanto discusso, più di dieci anni fa, dai vescovi turchi, in un convegno ecclesiale in cui significativamente si chiedeva di “passare dalla presenza alla testimonianza”. “La testimonianza è efficace - ha sottolineato Lucibello - si è, infatti, più sensibili ai testimoni che ai maestri”. Un discorso che non vale solo per la Turchia, dove pure “ogni giorno i cristiani fanno esperienza del martirio della pazienza, che può diventare anche cruento come accaduto per il sacerdote romano, don Andrea Santoro e LE SPOGLIE DI PAOLO E L’EMOZIONE DEL SANTO PADRE “Profonda emozione”. È quella che ha espresso domenica scorsa Benedetto XVI, chiudendo l’Anno Paolino con la celebrazione dei Vespri nella basilica di San Paolo fuori le Mura, cui è intervenuta anche una delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli. “Siamo raccolti presso la tomba dell’Apostolo - ha detto -, il cui sarcofago, conservato sotto l’altare papale, è stato fatto recentemente oggetto di un’attenta analisi scientifica: nel sarcofago, che non è stato mai aperto in tanti secoli, è stata praticata una piccolissima perforazione per introdurre una speciale sonda, mediante la quale sono state rilevate tracce di un prezioso tessuto di lino colorato di porpora, laminato con oro zecchino e di un tessuto di colore azzurro con filamenti di lino. E’ stata anche rilevata la presenza di grani d’incenso rosso e di sostanze proteiche e calcaree”. Ma la vera rivelazione è che “piccolissimi frammenti ossei, sottoposti all’esame del carbonio 14 da parte di esperti, ignari della loro provenienza, sono risultati appartenere a persona vissuta tra il I e il II secolo. Ciò sembra confermare l’unanime e incontrastata tradizione che si tratti dei resti mortali dell’apostolo Paolo”. E, ovviamente, “tutto questo riempie il nostro animo di profonda emozione”. per altri cristiani”. “Ora - ha concluso - il dialogo deve proseguire con la conoscenza ed il rispetto reciproco ripartendo proprio da questo Anno Paolino”. CONCLUSO DAL VESCOVO A SAGNINO (COMO) L’ANNO DEDICATO A S. PAOLO CON LA LETTURA E IL COMMENTO DELLA LETTERA DI S. PAOLO AI ROMANI Nella chiesa parrocchiale di Sagnino, l’unica in diocesi dedicata all’apostolo Paolo, la sera del 29 giugno, solennità degli apostoli Pietro e Paolo, il nostro vescovo, mons. Diego Coletti, con la lettura e il commento dei capitoli 5-6-7-8-12 della Lettera ai Romani, ha concluso l’anno dedicato a S. Paolo. Diverse centinaia di persone, provenienti anche dalle parrocchie della città, hanno seguito con attenzione, la lettura e le riflessioni del Vescovo sui citati capitoli di questa lettera che da tutti è considerata il capolavoro dell’Apostolo delle genti, sia sotto l’aspetto teologico, sia sotto l’aspetto parenetico ed esortativo su come vivere la vita cristiana nella sua imitazione del Signore Gesù. Mons. vescovo ha esordito dicendo che i capitoli che avrebbe commentato, hanno cambiato il mondo ed hanno indicato una nuova maniera di vivere nella comunità dei Figli di Dio. Dal canto suo la parrocchia di Sagnino, durante l’anno ha vissuto momenti significativi a cominciare con l’apertura delle celebrazioni fatta dal nostro Vescovo l’anno scorso con la sua partecipazione alla processione per le vie del quartiere con la statua di S. Paolo e con l’indizione dell’Anno Paolino con apposito decreto che indicava la chiesa di S. Paolo in Sagnino come chiesa da visitare per l’acquisto dell’indulgenza concessa dal Papa per l’anno dedicato al grande Apostolo. Nella festa di S. Paolo dello scorso anno abbiamo avuto con noi l’abate emerito della basilica di S. Paolo fuori le mura di Roma che ha celebrato l’Eucarestia. Alcune parrocchie sono venute in pellegrinaggio per l’acquisto dell’indulgenza, tra le quali la parrocchia di Semogo. Tutta la catechesi parrocchiale è stata svolta durante l’anno sulle lettere di S. Paolo. Per tutto l’anno, durante tutte le messe feriali, è stata recitata una preghiera a S. Paolo per la chiesa, per le vocazioni, per i sacerdoti, per le famiglie. A conclusione dell’Anno Paolino la parrocchia ha vissuto tre momenti particolari. Venerdì 26 giugno il Coro Gospel di Como ha tenuto un applaudito concerto nella chiesa parrocchiale. Sabato 27 giugno, il vicario generale mons. Giuliano Zanotta ha presieduto la processione con la statua del santo. Domenica 28 giugno la messa solenne celebrata dal parroco mons. Antonio Carlisi con la partecipazione della Corale parrocchiale Jubilate, cui ha fatto seguito un simpatico rinfresco offerto dalla parrocchia alla comunità. L’attuale abate della Basilica di S. Paolo in Roma ha donato alla parrocchia di Sagnino un frammento ricavato dal sepolcro dell’Apostolo durante i recenti lavori di ricognizione del sepolcro stesso posto sotto l’altare papale della basilica. Tale frammento è custodito in un’apposita teca ben visibile presso la statua del santo nella chiesa parrocchiale. FOTO WILLIAM Don PIERCARLO CONTINI P A G I N A 4 SOCIETÀ INTERNIESTERI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009 PER OTTENERE IL MENO PEGGIO SE NON IL MEGLIO Iran: obbligati al dialogo ’ L Iran ha rilasciato cinque dei nove dipendenti dell’ambasciata inglese arrestati. Per quanto la crisi diplomatica fra Londra e Teheran non sia ancora risolta appare chiaro che il bis della cattura dei dipendenti dell’ambasciata americana di trenta anni fa, il mito fondante della repubblica islamica, quella che Khomeini definì la Seconda Rivoluzione, non ci sarà. Nonostante le ritorsioni e le controritorsioni di rito in questi casi, sia da parte inglese che da parte iraniana si sottolinea già che non si vuole una rottura dei rapporti diplomatici. Del resto, nonostante la grande eco del postelezioni iraniano, la reazione internazionale è stata finora piuttosto prudente se non indifferente. Tre giorni dopo le elezioni Russia e Cina si erano già complimentate con Ahmadinejad per la splendida vittoria riportata. Ed anche nel mondo occidentale solo Sarkosy si è sbilanciato fino a denunciare una frode elettorale. Ma per il resto si è preferito condannare le violenze sugli oppositori senza compromettersi sui brogli elettorali. Questa cautela non deriva solo dalla difficoltà di sapere cosa veramente gli iraniani abbiano messo nelle urne venti giorni fa. Ma dalla consapevolezza ben più rilevante politicamente per cui ogni delegittimazione del vincitore ufficiale delle elezioni avrebbe di fatto delegittimato anche ogni dialogo con l’Iran perché sarebbe equivalso ad ammettere che si andava a trattare non con un rappresentante, ma con un usurpatore. Soprattutto il neopresidente americano è stato preso in contropiede da questo rischio di non sapere con chi dialogare una settimana dopo che aveva inaugurato ufficialmente l’era del dialogo con l’Iran. Nel suo discorso del Cairo del 4 giugno scorso Obama aveva chiesto scusa per il rovesciamento di Mossadeq nel 1953 e aveva promesso la fine del trentennale tentativo americano di rovesciare l’attuale regime iraniano. In sostanza il neo presidente prometteva riconoscimento in cambio del dialogo. Ed anche dopo la contestazione postelettorale il nuovo inquilino della Casa Bianca ha cercato di mantenere un certo distacco dalle contese di Teheran dichiarando che in fondo Moussavi non era poi tanto diverso da Ahmadinejad. Questa dichiarazione apparsa ai più stravagante vo- leva dire in sostanza che a Teheran non avrebbe comandato in ogni caso nessuno dei due personaggi che si strappavano di bocca la vittoria perché avrebbe continuato a comandare come sempre la Guida Suprema Ali Khamenei. Detto ancora più chiaramente in Iran per ottenere un reale cambiamento sarebbe stato necessario non un altro presidente, ma un altro regime, non una nuova elezione, ma una nuova rivoluzione. Che era quello che i predecessori di Obama alla Casa Bianca avevano cercato per trent’anni con la loro chiusura verso Teheran e la loro condanna della Repubblica islamica. In sostanza anche nel mondo occidentale, nonostante lo sdegno per le violenze e l’incognita di un regime che si sta radicalizzando, prevale il realismo di chi pensa che ancora da Teheran si possa ottenere almeno il meno peggio se non il meglio. Questa è fra l’altro la posizione emersa anche dal G 8 di Trieste. Con l’Iran ci sono interessi opposti, ma anche interessi convergenti. In Afganistan l’Iran ha interesse che siano sconfitti Al Qaida e i talebani per i quali la religione sciita non è altro che un’eresia da estirpare. In Iraq l’Iran vuole che si consolidi l’attuale supremazia degli sciiti al potere e non vuole una balcanizzazione del paese fra sciiti, sunniti e curdi che costituirebbe un pessimo esempio anche per le sue minoranze interne. Certamente in entrambi questi paesi ai suoi confini l’Iran non vuole né un governo troppo filoamericano, né un governo troppo forte. Ma tra il caos e il compromesso c’è sempre uno spazio. A loro volta è interesse degli occidentali ottenere un minimo di moderazione in Palestina dal movimento Hamas filoiraniano perché, senza un pregiudiziale accordo di unità nazionale fra i palestinesi, non è possibile nessun accordo di pace e nemmeno nessuno stato palestinese anche ammesso che alla fine gli israeliani lo concedano. Anche per il dossier più drammaticamente scottante dell’energia atomica rompere ogni dialogo significa oggi fra l’altro interrompere ogni ispezione Onu nel paese e dare all’Iran la possibilità di correre diritti senza più alcuno ostacolo o intralcio verso un arma atomica qualora realmente lo voglia. Certamente questa prosecuzione del dialogo non ha fra le sue priorità quello di far cadere il regime degli ayatollah. Ma come sembra pensare il presidente Obama nemmeno la strategia della delegittimazione in trenta anni è riuscita a raggiungere questo risultato che pure era in cima ai suoi pensieri. E per i problemi drammatici che oggi sono sul tappeto nessuno può permettersi il lusso di aspettare altri trenta anni. ROMANELLO CANTINI IN ATTESA DELLA “CARITAS IN VERITATE” FIRMATA DA BENEDETTO XVI IL 29 GIUGNO Enciclica sociale e sostenibilità evangelica L unedì 29 giugno Benedetto XVI ha firmato la nuova enciclica sociale – la terza del suo pontificato – dal titolo “Caritas in veritate”. Si rimane in attesa della presentazione dell’enciclica in Sala Stampa nei prossimi giorni, da parte del Presidente e del Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, rispettivamente il cardinale Martino e il vescovo Crepaldi, che hanno particolarmente coadiuvato il papa per la stesura di questo importante documento. Parlando ai fedeli all’Angelus di lunedì scorso, il papa stesso ha ricordato l’evento della firma della nuova enciclica, invitando a pregare perché essa possa suscitare energie nuove a sostegno, ha detto, dello “sviluppo sostenibile”. E’ probabile che questo aggettivo adoperato da Benedetto XVI – “sostenibile” – possa venire frainteso e suscitare così false aspettative sull’enciclica. La sostenibilità di cui parla Benedetto XVI non è solo - né in primo luogo – quella ambientale, come spesso oggi si intende dire quando si adopera il termine sostenibilità. Egli nell’enciclica parlerà soprattutto della sostenibilità umana dello sviluppo e, anche, della sostenibilità evangelica. Anche nelle parole pronunciate all’Angelus di lunedì, Benedetto XVI ha ripetuto quello che dice da sempre: non c’è sviluppo se non umano e non c’è sviluppo umano senza la luce del Vangelo. Parlando infatti della chiusura dell’anno paolino, Benedetto XVI ha esortato a «rimanere fedeli alla vocazione cristiana e a non conformarvi alla mentalità di questo mondo – come scriveva l’Apostolo delle genti proprio ai cristiani di Roma -, ma a lasciarvi sempre trasformare e rinnovare dal Vangelo, per seguire ciò che è veramente buono e gradito a Dio (cfr Rm 12,2)». Gli organi di stampa aspettano l’uscita dell’enciclica per soppesare come il papa valuterà la crisi finanziaria in corso, ma il vero senso dell’enciclica sarà di riproporre la necessità pubblica della luce evangelica per capire e promuovere il vero sviluppo. Sviluppo “sostenibile” dall’uomo, quindi sviluppo umano. Lo sviluppo, infatti, o è umano o non è sviluppo. Da questa luce il papa trarrà, come ha detto sempre all’Angelus di lunedì, alcune riflessioni in ricordo della Populorum Progresso di Paolo VI, scritta nel lontano 1967. La “Caritas in veritate”, infatti, era originariamente stata concepita come commemorativa dei 40 anni della Populorum progressio, ossia dell’enciclica che per prima parlò dello sviluppo dei popoli, dilatando la “questione sociale” a livello mondiale. La elaborazione del testo della nuova enciclica ha richiesto più tempo del previsto, per cui essa non è potuta uscire nel 2007. Mantiene però ugualmente la struttura della commemorazione e dell’aggiornamento della Populorum progressio. E che criteri adopererà per realizzare questa attualizzazione? Sempre all’Angelus di lunedì scorso il papa ci ha detto che lo farà “alla luce della carità nella verità”, come del resto dice anche il titolo della nuova enciclica. Si noti che la prospettiva è piuttosto originale. Nella Lettera agli Efesini, Paolo dice che si deve fare la “verità nella carità” (anche se nella prima ai Corinti dice che la carità “si compiace della verità”). Il papa invece ha qui scambiato i termini. Egli non vuole certo negare l’importanza della carità – ha scritto un’enciclica per dire che Deus caritas est – ma richiamarci al fatto che l’amore del prossimo è autentico amore quando lo rispetta nel suo essere, nelle sue profonde esigenze umane e dentro il progetto di Dio. Viceversa l’amore si riduce a sentimento, la carità a interessata assistenza e gli aiuti a chi è nel bisogno diventano preda di logiche scorrette e scomposte. Questo vale anche nelle varie forme di aiuto a chi è ancora indietro nel progresso: di fatto non si aiutano i paesi poveri se non si rispetta la verità delle regole economiche, se non si tiene conto di come vengono gestiti gli aiuti, se non si promuove lo sviluppo in tutta la verità delle sue forme e non solo in quelle materiali. Del resto la verità dello sviluppo pone molte domande inquietanti anche ai paesi ricchi e progrediti, perché il loro “supersviluppo” spesso non è vero sviluppo. Non deve passare inosservato che se la carità è autentica solo nella verità, allora la carità cristiana può vantare una pretesa pubblica, in quanto promuove la vera umanità, rispetta le esigenze della ragione comune a tutti gli uomini, non si qualifica come un atteggiamen- to sentimentale ma come una proposta di umanizzazione delle relazioni sociali. Se la carità è radicata nella verità, allora può essere comunicata e fatta oggetto di dibattito razionale pubblico. Il titolo è quindi molto “ratzingeriano” ed esprime ancora una volta la convinzione che il cristianesimo è la religione “dal volto umano”. Credo che la nuova enciclica di Benedetto XVI, proprio perché proporrà una carità dentro la verità, eliminerà molti luoghi comuni sullo sviluppo, metterà in evidenza le molte nuove ideologie che pesano anche oggi sullo sviluppo – dal terzomondismo che rimane ancora legato alla obsoleta contrapposizione Nord-Sud, all’ecologismo che condanna le “colpe” contro la natura e parla di “diritti della natura” mentre sia le colpe che i diritti riguardano solo l’uomo, alla decrescita che testimonia una scarsa fiducia nell’uomo - e proporrà la sapienza che deriva dal realismo cristiano. Alla Chiesa sta a cuore l’uomo, l’uomo concreto, peccatore e giusto, ossia l’uomo vero. STEFANO FONTANA SOCIETÀ P A G I N A 5 FATTIePROBLEMI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009 EUROPA: QUALE CONTRIBUTO DAI CATTOLICI? Ripensare per rafforzare I S Il rischio di dare i numeri... egnali contrastanti da un paese “atomizzato”, forse “smarrito” nella complessità mondiale. Dove “cresce la spinta alle autonomie locali” mentre s’indeboliscono, seppur in misura minore rispetto ad altre nazioni, l’adesione al concetto di unità nazionale e al progetto dell’integrazione comunitaria. Il seminario proposto da Retinopera il 24 giugno a Roma aveva all’ordine del giorno il tema “Tra Europa e federalismo: popoli, territori, comunità, mercati e Stati”. Ampio il ventaglio di spunti suggeriti da un’indagine effettuata da Swg e presentata da Roberto Weber, che ha dato il “la” a un fitto dibattito, introdotto da Vittorio Emanuele Parsi (Università Cattolica di Milano) e Lucio Caracciolo (rivista “Limes”). La ricerca dell’istituto triestino ha sottolineato alcune contraddizioni e paure che segnano l’opinione pubblica italiana, come ad esempio la scarsa apertura verso gli immigrati, il decrescere del senso di inclusione sociale, la volontà di imporre dazi per proteggere le merci nostrane e persino quella intesa a “comprare prodotti made in Italy” per far fronte alla crisi economica. Convinzioni che peraltro sembrano contrastare una certa consapevolezza della progressiva e necessaria “apertura verso il mondo” in un’epoca dove nessun Paese può “fare da sé”, ritenendosi un’isola felice, autosufficiente sul piano commerciale, politico, culturale o persino demografico… Parsi ha sottolineato come “troppe volte si scredita l’Europa”, magari per mascherare lacune politiche interne. “Trascuriamo il fatto che l’Ue ha dato un grande contributo per creare un mercato unico continentale, fondato sulle regole, sulla libera concorrenza, sullo spirito di intrapresa, su un’economia che nasce dal basso”. Un mercato che, anche grazie al diffondersi dei consumi di massa, tende a “livellare” le classi sociali. D’altro canto Caracciolo s’è detto convinto che “non c’è oggi, in Europa, un’idea condivisa su cosa debba essere l’Europa stessa”. Il direttore di “Limes” ha poi riconosciuto che “l’Europa nasce da una matrice cristiana, da un’ispirazione cristiana” e “da molti attori politici cristiani”; ma, ha poi avvertito, “oggi il contesto è completamente mutato” e dunque occorre “ripensare” il contribu- to dei credenti per la costruzione della “casa comune”. “Mi domando – ha affermato Marco Impagliazzo, della Comunità di Sant’Egidio – se noi cattolici non stiamo facendo troppo poco per l’Europa”. “Se non si sblocca la questione federale”, ossia se non si accelera il processo di rafforzamento delle istituzioni comuni e il trasferimento di competenze dagli Stati all’Ue, l’Europa “resterà una democrazia bloccata”. Molte, nel corso del seminario, le voci che hanno richiamato i temi culturali ed educativi, attorno ai quali “modellare” una “rinnovata identità europea”, nella consapevolezza che l’Ue di oggi comprende un insieme di diversità – culturali, storiche, ideali, religiose – da valorizzare, per un’Europa credibile rispetto ai propri cittadini e sulla scena internazionale. GIANNI BORSA stiano a dimostrare un interesse davvero superficiale per il mondo della scuola. Non solo. Esse attestano pure una scarsa conoscenza del “pianeta scuola”. Da molti anni –tra debiti assolti e debiti non assolti- gli studenti si sono trovati promossi al di là e oltre ogni loro merito effettivo. L’apprendimento aveva raggiunto livelli davvero preoccupanti; non raramente, poi, lo stesso insegnamento appariva non adeguato. “Tanto, prima o poi, una promozione non la si nega a nessuno”: questo lo slogan che abitava la mente di tanti studenti (e di qualche insegnante!) fino a diventare una mentalità: minimo sforzo, massimo rendimento. E’ stato sufficiente ricordare che per essere promossi è necessario avere la sufficienza in tutte le materie (intuizione davvero geniale e”nuova”!) per assistere ad un fenomeno strano: chi non ha la sufficienza non può essere promosso, ma deve recuperare a settembre. Di nuovo la serietà o l’ennesimo passo indietro? Qualche dubbio è lecito averlo! QUALE ? scuola ARCANGELO BAGNI CORSIVO VIAREGGIO GRAVE INCIDENTE: MORTI E FERITI Il Papa ha inviato oggi un telegramma di cordoglio per le vittime del “grave incidente” avvenuto nella notte tra lunedì 29 e martedì 30 giugno presso la stazione di Viareggio. Nel telegramma, inviato all’arcivescovo di Lucca, mons. Italo Castellani, tramite il card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, Benedetto XVI esprime “profonda partecipazione” al “dolore che colpisce l’intera città”, e “mentre assicura fervide preghiere di suffragio per quanti sono tragicamente morti invoca dal Signore pronta guarigione per feriti”, inviando una “speciale confortatrice benedizione apostolica” a “quanti sono colpiti dal drammatico evento”. Sempre oggi, il Santo Padre ha inviato un altro telegramma di cordoglio, relativo alle vittime del disastro aereo avvenuto questa mattina al largo delle isole Comore. “Informato della catastrofe – si legge nel telegramma inviato a mons. Mounged El-Hachem, nunzio apostolico in Kuwait, tramite il card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano – il Papa esprime le sue sincere condoglianze alle famiglie colpite dal lutto. Raccomanda i defunti alla misericordia divina e prega Dio per tutte le persone duramente provate da questa tragedia”. Il bilancio dell’incidente di Viareggio è grave: martedì sera si contavano 13 morti e quattro dispersi, ma anche alcuni tra i feriti gravemente ustionati ed in pericolo di vita. n attesa degli esiti degli esami di maturità, mi limito a qualche osservazione sulla reale o presunta severità che emergerebbe dagli scrutini di giugno. I titoli dei giornali lasciavano intendere che, finalmente, si stava ritornando ad una scuola più seria, ad una scuola che non promuove facilmente tutti. E le percentuali di bocciati, di “sospesi” e di non ammessi a sostenere l’esame di maturità erano lì a “dimostrare” che “la scuola sta finalmente cambiando”. Più severità, meno permissivismo, più bocciature, più selezione: sembra che in questa prospettiva si stia muovendo qualcosa di nuovo e di positivo! Davvero strana l’informazione. Per mesi e mesi a dire che la scuola sta attraversando una crisi profonda, che insegnanti e studenti si trovano spesso allo sbando, che il Ministero sembra intervenire a tempo o fuori tempo con normative che complicano i problemi piuttosto che risolverli. Poi, di fronte ai numeri di bocciati o sospesi, come d’incanto, ecco che la scuola sembra ritornata seria, capace di far comprendere agli studenti che lo studio non è un divertimento, che la selezione stimola ad un maggior impegno. E gli insegnanti? Sono finalmente ritornati ad essere meno permissivi e capaci di assumesi le loro responsabilità. A me sembra che queste affermazioni, questi presunte argomentazioni di AGOSTINO CLERICI JACKSON E I MEDIA SUPERFICIALI Primo radiogiornale. Fuori dalla finestra cinguettano felici gli uccellini. La voce annuncia la prima notizia: è morto Michael Jackson. Lo stanno dicendo in tutto il mondo, e si può comprendere la globalizzazione della notizia vista la popolarità del personaggio. Ma, mentre mi sto lavando i denti, mi domando: è proprio necessario che questa sia la prima notizia? Prima di tragedie umanitarie, e prima anche della crisi economica? Lo so: un terremoto fa notizia per un po’, ma poi che si continui a vivere sotto le tende è un affare che interessa ormai soltanto i poveracci che vi sono costretti. Eppure, quel giorno la notizia della morte del famoso cantante ha fatto il giro del mondo, e ancora a sera i grandi Tg nazionali la davano scandalosamente come prima notizia. A me continua a sembrare esagerata questa sovraesposizione mediatica di un uomo famoso, sino al punto di obnubilare tutto il resto per almeno ventiquattro ore (e chi se ne intende di informazione, sa che oggi una notizia dura assai meno...). Devo confessare che io sono tra coloro che considerarono eccessiva anche l’esposizione mediatica di ben altro uomo, sia chiaro, quel papa Wojtyla, di cui si è permessa per troppo tempo la spettacolarizzazione della sofferenza. Questo per dire che non ce l’ho affatto con Jackson. Mi da fastidio che di fronte alle mitizzazioni mediatiche salti ogni gerarchia valoriale. Non importa più nemmeno chi è - potrebbe essere un delinquente, o il Papa o semplicemente un cantante miliardario relegato nella sua villa dorata l’unica cosa che conta veramente è lo sfruttamento della sua immagine per qualche ora o qualche giorno. E nessuno dei media che contano ha il coraggio di uscire dallo star system. Tutti a sbattere in prima pagina la morte del cantante... Michael Jackson, poi, era un tipico prodotto della telecamera: esisteva solo sotto i riflettori e davanti a un pubblico in delirio, poi to- glieva la maschera ed entrava nel vuoto di una vita senza senso. Le ultime fotografie lo avevano ritratto su una sedia a rotelle, impegnato a nascondere il suo volto. Esempio vivente di come il successo non sia necessariamente fonte di felicità, anzi talvolta sia l’anticamera di un’autoemarginazione dalla vita comune, quella in cui accanto alle gioie vi sono i dolori. E che sia questa alternanza umana di piccole glorie e piccole miserie la vera fonte della felicità? Chissà. Sarebbe stato bello se i media capaci di mettere in prima pagina la morte del cantante ricco e triste, avessero avuto il coraggio anche di commentare la notizia, di entrare a sviscerare che cosa davvero può rendere felice un uomo su questa terra. Avrebbero potuto anche far riflettere tutte quelle centinaia di migliaia di persone - giovani soprattutto - che magari, senza saperlo, inseguono come ideale quella stessa infelicità che il loro idolo aveva purtroppo raggiunto. Non l’hanno fatto neanche stavolta, dimostrando la solita superficialità. P A G I N A 6 SOCIETÀ ECONOMIA IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009 NEI 27 PAESI DELL’UNIONE EUROPEA DISOCCUPATI A 20 MILIONI 825 MILA UNITÀ DISOCCUPAZIONE: UNA CONFERMA E UN CAMPANELLO D’ALLARME N el Vangelo di Matteo si legge: “Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi con vesti di pecora, ma dentro sono lupi rapaci” (Mt 7, 15). Riflettendo sul versetto mi sono chiesto come è possibile identificare i falsi profeti. La risposta mi è giunta dal versetto successivo: “Dai loro frutti li riconoscerete”. I cattolici dovrebbero pertanto prendere in esame ad esempio, i frutti maturati sui rami delle forze politiche e sindacali, dei costumi, delle strutture produttive e finanziarie, dei vari sistemi educativi e giudiziari, delle ideologie e così via. Si tratta di identificare le forze, le ideologie che hanno ucciso l’etica e la morale, che hanno distrutto la famiglia, il concetto di bene comune, di onestà, legalità, verità, studio, sviluppo, progresso e amore per la vita. Ciò presuppone conoscenze e competenze, ampie, approfondite, aggiornate e capacità di analisi critiche e disincantate. Richiede inoltre la conoscenza della propria identità, della propria storia e il possesso di una cultura forte e dinamica. A mio sommesso giudizio, in assenza dei requisiti e delle capacità che ho richiamato, i cattolici si espongono a continui fraintendimenti e si trovano a Nel primo trimestre dell’anno corrente l’occupazione ha registrato una perdita di 204 mila unità lavorative e nell’arco di tempo 2009/2010, tra perdita di posti di lavoro e cassa integrazione, le unità di lavoro perse potrebbero essere di oltre un milione pagina a cura di GIANNI MUNARINI rimorchio di partiti e forze avverse ai valori cristiani. Alle corte, assumono e assumeranno passivamente tutti i modelli di vita proposti dalla cultura prevalente, in apparenza razionali, tolleranti, attenti ai diritti civili e alle libertà personali. I cattolici, senza averne avvertenza subiranno una forte pressione che li spingerà subdolamente verso una cultura relativista, permissiva, atea e di fatto accetteranno un modello di società, che ha come presupposto fondamentale il disincaglio delle attività politiche, sociali ed economiche dalla “Grazia” e quindi dalla libertà e dai diritti dell’azione orientatrice della legge cristiana. Ciò comporta la perdita dell’identità cattolica, quindi anche della preziosa eredità della fede nell’unico Dio e delle sue promesse. Per concludere l’introduzione e per evitare ogni possibile equivoco, tento ora di riassume- re e prendere in esame i “disastri”, presenti nella società italiana e in quella mondiale, nonché di individuarne le cause e le responsabilità. Impresa difficile e complessa, perché le parole hanno perso il loro significato originario, a causa della doppiezza ideologica, culturale e morale delle forze che le utilizzano. Le parole democrazia e libertà in Occidente avevano un significato inequivocabile; nei Paesi del socialismo reale ne avevano uno diametralmente opposto. Il concetto di difesa del diritto al lavoro, ad esempio, è espresso con parole che dicono tutto e il suo contrario. Potrei continuare all’infinito, non servirebbe a nulla, quindi invito a prendere coscienza che, in questo momento, la disoccupazione - dato reale e documentato è in crescita costante. Nel primo trimestre dell’anno corrente l’occupazione ha registrato una perdita di 204mila unità lavorative e nell’arco di tempo 2009/2010, tra perdita di posti di lavoro e cassa integrazione, le unità di lavoro perse potrebbero essere di oltre un milione. Il dato esposto, se analizzato con attenzione, porta in evidenza che un alto numero di contratti a termine non è stato rinnovato e che molti collaboratori hanno perso il posto di lavoro. Lascia pertanto perplessi l’affermazione del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, secondo cui i dati Istat “sono inferiori a quelli che potevamo temere”. Il tasso di disoccupazione in Italia è salito al 8% circa, quindi non si tratta di bruscolini, ma di famiglie in difficoltà, di giovani posti fuori dalla speranza, ovvero privati della fiducia nel futuro e nelle loro indubbie capacità. Temo che le percentuali diffuse da Eurostat sulla disoccupazione in Italia siano lacunose. Ad esempio, la Cassa integrazione in molti casi è un tarocco, che contrabbanda disoccupati per occupati, temporaneamente congelati. Bugia pietosa a cui si ricorre per non dire brutalmente e subito che molti lavoratori, sovente padri di famiglia, sono rimasti senza lavoro. Molti cassintegrati sono, in realtà, disoccupati/invisibili, ai quali è stato garantito un temporaneo buon sussidio. Nei 27 Paesi dell’Unione Europea ad aprile, i disoccupati ammontavano a 20 milioni 825 mila unità. Dietro questi numeri si celano una conferma e un campanello d’allarme. La conferma: la crisi finanziaria, giunta in Europa un anno e mezzo fa, ha iniziato a mordere l’economia reale, cioè l’industria, l’artigianato, il commercio, il portafoglio dei cittadini, ovvero la capacità di spesa della famiglia e da ciò nascono paure, insicurezze e rabbia. ll campanello d’allarme dice invece che in Europa soffia un forte vento di estrema destra, che ha portato rappresentanti a Bruxelles. Detto fenomeno è scaturito dal malcontento e dalle delusioni, che serpeggiano in larghi strati della popolazione europea. PUÒ ESSERE UTILE GUARDARE AL PIANO ANTICRISI VARATO DAL GOVERNO CINESE MISURE TARATE NON SOLO SULL’IMMEDIATO N on sono fisime perché come dice il Presidente francese Nicholas Sarkozy: “Il peggio non è passato”. Nel caso si dovesse verificare in Italia, la falcidia di precari paventata dal Governatore di Bankitalia, Mario Draghi, i lavoratori senza protezione, nel caso di perdita del posto di lavoro, supererebbero il milione e mezzo. È indubbio che i lavoratori non si difendono solo con le prestazioni sociali, ma soprattutto con la creazione di nuovi posti di lavoro, ovvero riattivando il circolo virtuoso: consumi, produzione, occupazione. La disoccupazione in Italia, ha raggiunto livelli preoccupanti, cosicché divengono urgenti interventi mirati alla ripresa economica, soprattutto investimenti, innovazione, ricerca, dinamismo imprenditoriale. L’imposizione fiscale sui redditi da lavoro dipendente è al 44%, non può quindi destare meraviglia lo scoprire che circa il 90% dell’Irpef, che giunge nelle casse dello Stato, proviene dalle buste paga. L’imposizione fiscale sul lavoro dipendente è troppo alta. Grava negativamente sui bilanci delle imprese, sui costi di produzione, sui prezzi dei nostri prodotti e riduce la capacità di spesa della famiglia, urge quindi intervenire con sforbiciate significative. Secondo il bollettino statistico di Bankitalia, il debito pubblico in febbraio ha consolidato un nuovo record, salendo a 1708 miliardi di euro. I conti pubblici, a loro volta, registrano spese crescenti ed entrate in flessione, la cassa integrazione è in costante aumento e il Pil scenderà nel corrente anno del 5%. Data la situazione, le misure anticrisi del governo sono benvenute, anche se insufficienti. A questo punto mi domando se la crisi è frutto solo di errate valutazioni tecniche, di incapacità politiche e manageriali, di disonestà e ingordigia di pochi individui, o se si tratta di decadenza morale, culturale e politica dell’Occidente nel suo insieme. Lo scenario economico mondiale da un anno e mezzo continua a deteriorarsi, il calo del Pil mondiale, ma anche italiano, lo documenta inequivocabilmente. Aggiungo che l’uscita dalla crisi non è favorita dal catastrofismo dell’opposizione e manco dallo smodato ottimismo dall’accoppiata Tremonti / Ber- lusconi. Richiede, in parole povere, un sano realismo sommato ad un ragionevole ottimismo. Il fatto che, la struttura produttiva e sociale dell’Italia, sia differente da quella del resto d’Europa ha permesso di ritardare e attenuare gli effetti della crisi, ma da oltre un anno i dati macroeconomici segnalano il crescente rallentamento dell’economia italiana. Il rallentamento dell’economia dell’Occidente ha colpito anche Brasile, Cina e India, ovvero anche queste regioni hanno risentito dei contraccolpi provenienti dalla crisi finanziaria partita dagli Stati Uniti. I flussi commerciali e finanziari che coinvolgono detti Paesi, per nostra fortuna, li costringe a contrastare la crisi sia a livello internazionale che interno. Il governo di Pechino, ad esempio, ha programmato un piano biennale di misure anticrisi. All’uopo ha stanziato oltre 586 miliardi di dollari e si è dato, nel contempo, due precisi obiettivi: sostegno al Pil e potenziamento delle infrastrutture, quest’ultime rappresentano la modernizzazione richiesta per realizzare uno sviluppo a tempi lunghi. Le misure anticrisi varate dal governo Berlusconi sono invece mirate ai tempi brevi, ossia non garantiscono proiezioni nel futuro. Gli obiettivi che si è dato il governo cinese tutelano nell’immediato, non solo la tenuta dell’occupazione ma anche la sua crescita nel tempo e di conseguenza la capacità di spesa dei consumatori. La Cina come dianzi detto opera su due fronti, mentre l’Italia su uno solo: l’immediato. Dinnanzi al quadro che ho descritto il mondo politico italiano dovrebbe dare il meglio di sé, ma ciò non avviene, perché in Italia è in atto la demolizione della politica e la cancellazione dei suoi ideali e delle sue strutture storiche. A destra, al centro e a sinistra sono scomparsi: programmi, idee, leader di alto livello, sezioni e cellule, dove si dibatteva e si partecipava alla vita politica nazionale e di partito. Il Paese rimane così, in mano ad una ristretta cerchia di potenti attenti a salvaguardare il proprio potere e a difendere inconfessabili interessi. A questo punto ritengo opportuno sottolineare come la modernità laica, consumista, egoista, priva di agganci etici, ha frantumato i confini che poneva la concezione cattolica, che fissava percorsi precisi attraverso i quali operare il raggiungimento del bene comune, per poi pervenire alla salvezza eterna. Le teorie nicciane, l’economia liberista, la concezione espressa dai radicali sulla vita e sulla società, l’azione individuale e collettiva sottratta alla Legge divina e al Codice civile e penale, sono l’antefatto della crisi finanziaria prima e di quella economica poi. La creazione di un potente organismo produttivo basato sullo sfruttamento dell’uomo lavoratore e consumatore, sulla massimizzazione del profitto, sulla demolizione della famiglia, sul rifiuto di norme e organismi di controllo con poteri sanzionatori forti, ha permesso e favorito truffe continue e colossali e la possibilità di porre in difficoltà l’intero Occidente. Voglio concludere dicendo che il post/crisi necessiterà di norme, di competenze manageriali e di forti espressioni politiche, ma soprattutto di un’a-nima che è Cristo e “dove c’è lo spirito del Signore c’è libertà” (2 Corinzi 3,17). CHIESA P A G I N A 7 CHIESA LOCALE ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009 AGENDA del VESCOVO MERCOLEDÌ 1 A Roma, al mattino, Consiglio Nazionale Scuola Cattolica. GIOVEDÌ 2 A Como, al mattino, Consiglio episcopale; a Como, in Curia, alle ore 17.00, incontro con i responsabili delle scuole cattoliche presenti sul territorio diocesano. VENERDÌ 3 A Como, udienze e colloqui personali. DOMENICA 5 A Casasco, alle ore 10.30, S. Messa. LUNEDÌ 6 E MARTEDÌ 7 A Caravaggio, incontro della Conferenza Episcopale Lombarda. MERCOLEDÌ 8 A Como, udienze e colloqui personali. GIOVEDÌ 9 A Como, nel pomeriggio, incontro con i fidei donum della missione diocesana in Cameroun rientrati per un breve periodo di vacanza. SABATO 11 A Grandate, visita pastorale al monastero delle Benedettine; a Brunate, alle ore 20.30, processione e S. Messa in onore della beata Maddalena Albrici. DA DOMENICA 12 A DOMENICA 19 A Foligno, predicazione esercizi per l’Opera dell’Amore Sacerdotale. “Vieni servo buono e fedele, entro nella gioia del tuo Signore” La comunità parrocchiale di Maslianico insieme ai sacerdoti della Zona Pastorale Bisbino annuncia che don Alessandro RIVA è tornato alla casa del Padre. Da mercoledì 1° luglio la camera ardente è allestita presso la chiesa di S. Ambrogio in Maslianico. Il rito funebre sarà celebrato giovedì 2 luglio alle ore 9.00 presso il Santuario di S. Teresina in Maslianico. Maslianico, 1 Luglio 2009 ANTICIPAZIONI SUI PELLEGRINAGGI DEL 2010 Dal 3 al 9 luglio 2010 a Lisieux V ista l’attesa manifestata da molti confratelli, con largo anticipo, l’Ufficio Pellegrinaggi offre il calendario dei pellegrinaggi per l’anno 2010. Il criterio con cui l’Ufficio si fa carico di tale servizio è quello di favorire lo spirito del pellegrinaggio e in particolare di animarlo quale esperienza e manifestazione di fede e di vita ecclesiale. L’Ufficio si rende disponibile con il programma qui presentato (accogliendo anche altre esigenze se ci saranno e verranno proposte) per favorire la partecipazione di parrocchie, di vicariati, di zone pastorali, di gruppi, di associazioni e di singoli credenti. La pluralità di proposte non vuole essere disorientante o obbligante. Si cerca di prendere in considerazione le più diversificate proposte e desideri che hanno raggiunto l’Ufficio e articolare una programmazione che possa servire a possibili e diversificati percorsi pastorali, che possono essere assunti, preparati e condivisi secondo le esigenze parrocchiali e zonali. L’attenzione a cui si deve tendere non è solo quella del pellegrinaggio qua talis, ma deve essere messo in cantiere anche un tempo di preparazione e a seguire un proposta di “maturazione” che si apra a un rinnovato cammino personale ed ecclesiale. Vana risulterebbe una pastorale dei pellegrinaggi. Le scelte sono state articolate tenendo conto dell’importanza di favorire ogni anno un pellegrinaggio diocesano che sia espressione della vita ecclesiale e momento decisivo di vita spirituale. Nei primi mesi dell’anno avremo in diocesi il passaggio delle reliquie di Santa Teresina di Lisieux (renderemo noto il programma all’inizio dell’anno pastorale 20092010). La diocesi risponderà a questo evento con un pellegrinaggio diocesano che si terrà dal 3 al 9 luglio 2010. È que- sto il grande pellegrinaggio diocesano per l’anno 2010. Considerando altri percorsi di pellegrinaggio l’Ufficio propone i seguenti percorsi. Per continuare l’anno paolino si terrà un pellegrinaggio biblico: in Grecia sui passi di San Paolo da sabato 24 aprile a sabato 1 maggio 2010. Un pellegrinaggio storico-agiografico: Nevers, Paray-le-Monial, Ars, Lione, Annecy da Lunedì 5 a domenica 11 aprile 2010 per ricordare i 150 anni della morte di San Giovanni Maria Vianney e i 130 anni della morte di Santa Ber-nadette, insieme ad altre figure di santità che la terra di Francia ha regalato alla Chiesa. Sempre un pellegrinaggio storico-agiografico a Siena per riscoprire la figura di Santa Caterina da sabato 29 maggio a mercoledì 2 giugno 2010. Al pellegrinaggio biblico e storico-agiografico si aggiunge una diversificata proposta di tradizionali pellegrinaggi mariani: a Lourdes in aereo da ve- nerdì 7 a lunedì 10 maggio 2010, a Lourdes - Nevers in pullman da lunedì 2 a domenica 8 agosto 2010. Sempre a Lourdes con l’UNITALSI nel mese di ottobre 2010. La proposta dei pellegrinaggi mariani si conclude con Fatima da venerdì 10 a martedì 14 settembre 2010. Dal 10 aprile al 23 maggio 2010 ci sarà l’ostensione della Sacra Sindone. Si prevede un pellegrinaggio diocesano guidato dal Vescovo e altri pellegrinaggi in date concordate per le zone, le parrocchie, i gruppi e le associazioni. Nel prossimo mese di settembre apparirà sul Settimanale il programma di massima per ogni pellegrinaggio e le prime fondamentali indicazioni. Non importa il numero di pellegrini, importa che ogni pellegrinaggio sia vero cammino di fede e porti frutto nella vita della Chiesa. don GIOVANNI ILLIA IL MATRIMONIO NELLE PAROLE DEL CARD. BAGNASCO CONVEGNO CEI: QUEL VENTO DI PROFEZIA « C ome credenti che vivono nella storia a modo di lievito e luce, non possiamo non desiderare che i giovani che guardano al matrimonio trovino anche l’aiuto dell’intera società dove vivono e di cui sono parte viva”. Quindi “il contesto socio-culturale dovrebbe accompagnare i giovani in generale nei loro progetti di vita”. È uno dei pensieri offerti il 25 giugno dal card. Angelo Bagnasco nell’omelia della messa celebrata al termine della seconda giornata del convegno Cei “Insieme verso le nozze. La preparazione al matrimonio” al quale partecipano circa 400 delegati tra famiglie con bambini, sacerdoti, cardinali e vescovi. Il convegno di Cotronei (Kr) si è concluso domenica 28 giugno. Di seguito alcuni stralci dell’omelia del presidente della Cei, card. Bagnasco. “Le responsabilità sono di ciascu- no ma conosciamo l’influsso che la cultura diffusa, gli stili di vita, i comportamenti conclamati hanno sul modo di pensare e di agire di tutti, in particolare dei più giovani che hanno diritto di vedersi presentare ideali alti e nobili, come di vedere modelli di comportamento coerenti”. “Dobbiamo onorare quella moltitudine silenziosa che vive ogni giorno questi ideali umani ed evangelici, con umiltà e concretezza, senza clamore e riflettori. Moltitudine che esprime il vero ethos di fondo del nostro popolo e che è aliena da derive ed eccessi di qualunque tipo siano”. “Occorre costruire la vita sulla roccia della famiglia in quanto tale: è questa un soggetto preciso e peculiare, cellula fondamentale e ineguagliabile della società, e - in quanto tale - bisognoso di fondamento stabile e di criteri certi e veri, ma anche soggetto di doveri e di diritti precisi”. “Dalla persona e dalla famiglia debbono derivare una cultura e DAL CAMERUN Missionari diocesani di ritorno per alcune settimane Mercoledì 24 giugno sono rientrati per un periodo di vacanza anche don Giusto Della Valle e Brunetta Cincera, missionari fidei donum in Camerun. Don Giusto si fermerà in Italia per un solo mese mentre Brunetta per tre mesi. una società coerenti che ispirino e incarnino quell’umanesimo plenario che il Vangelo ispira, sostiene e garantisce ovunque approda nel mondo ed è accolto dal cuore dell’uomo”. “Voi siete una particolare espressione della maternità della Chiesa che si fa prossima a coloro che si preparano a realizzare il loro sogno di amore: sogno che si fa progetto di vita e, con il sacramento del matrimonio, diventa impegno e luogo di grazia per gli sposi, per la famiglia, per la comunità cristiana e per l’intera società. Nel cuore della coppia e della famiglia fondata sul matrimonio sta la sua vocazione di grembo naturale della vita, di prima scuola di umanità, dove le diverse generazioni imparano ed esercitano ogni giorno il gusto e le virtù del vivere non solo accanto ma, ben di più, insieme nel segno delle diverse sfumature dell’amore: dono e perdono, concretezza e sacrificio, pazienza e quotidianità, gioia e dolore…”. “Il Magistero della Chiesa si è speso senza risparmio nell’approfondire questa realtà tanto decisiva e centrale per la vita dei singoli e della comunità stessa. Possiamo dire che ne parla con quel vento di profezia che è particolarmente necessario e urgente nel mondo contemporaneo, nel quale la realtà della coppia, del matrimonio e della famiglia, ma direi dell’amore nel suo complesso, sembra essere affrontata dalla cultura e dal costume in modo relativistico ed emotivo. Come se il valore oggettivo di certi beni fosse vecchio e superato, e la ricaduta generale delle scelte personali non esistesse o, quanto meno, fosse irrilevante”. “La bellezza umana e sacramentale del matrimonio richiede tutta la nostra attenzione di Chiesa e da sempre la cura della coppia e della famiglia fa parte integrante della nostra pastorale”. “La preparazione al matrimonio deve avere un chiaro impianto catecumenale, vale a dire che deve essere un’occasione per riscoprire la fede, per incontrare il Signore. È, infatti, nel dinamismo dell’incontro con lui che la bellezza e l’impegno del matrimonio cristiano può essere colto e vissuto”. “La preparazione al matrimonio richiede anche una comunità cristiana e vitale, chiede cioè un contesto che lasci intravedere il volto di Cristo, il rapporto sponsale tra lui e la sua Chiesa. Si tratta non tanto di interrogarci su quali iniziative particolari siano da inventare e da svolgere nelle nostre comunità, ma soprattutto curare l’attenzione e l’affetto verso chi si prepara alle nozze e si dispone a creare un nuovo nucleo d’amore che riguarda i due ma che riguarda la comunità cristiana e la società tutta. Questa attenzione affettuosa, questo sguardo del cuore, si sente e si avverte, diventa come un grembo che accompagna e che genera. Tutto ciò è indispensabile in sé e per noi doveroso”. CHIESA P A G I N A 8 RUBRICHE IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009 LUGLIO 2009 LUGLIO 2009 Apostolato della preghiera Intenzione generale: “Perché i cristiani del Medio Oriente possano vivere la loro fede in piena libertà ed essere strumento di riconciliazione e di pace”. Da lungo tempo si osserva come molti cristiani stiano lasciando il Medio Oriente, così che i Luoghi Santi rischiano di trasformarsi in zone archeologiche, prive di vita ecclesiale. Certo, situazioni geopolitiche pericolose, conflitti culturali, interessi economici e strategici, nonché aggressività che si cerca di giustificare attribuendo loro una matrice sociale o religiosa, rendono difficile la sopravvivenza delle minoranze e perciò molti cristiani sono portati a cedere alla tentazione di emigrare. Spesso il male può essere in qualche modo irreparabile. Non si dimentichi tuttavia che anche il semplice stare vicini e vivere insieme una sofferenza comune agisce come balsamo sulle ferite e dispone a pensieri e opere di riconciliazione e di pace. Ne nasce un dialogo familiare e fraterno, che con il tempo e con la grazia dello Spirito, potrà trasformarsi in dialogo a livello più ampio: culturale, sociale e anche politico. Il credente peraltro sa di poter contare su una speranza che non delude, perché si fonda sulla presenza del Risorto. Da Lui viene l’impegno nella fede e l’operosità nella carità. Nelle difficoltà anche più dolorose, la speranza cristiana attesta che la rassegnazione passiva e il pessimismo sono il vero grande pericolo che insidia la risposta alla vocazione che scaturisce dal Battesimo. Ne possono derivare sfiducia, paura, autocommiserazione, fatalismo e fuga.Normalmente senza transigere su passati errori non si può arrivare ad un accordo che consenta di riaprire il dialogo in vista di future collaborazioni. Il perdono, nel caso, è condizione indispensabile per essere liberi di progettare un nuovo futuro. Dal perdono concesso ed accolto possono nascere e svilupparsi tante opere di solidarietà, nella linea di quelle che già esistono ampiamente nelle vostre regioni per iniziativa sia della Chiesa che dei governi e delle istanze non governative. (Benedetto XVI, Messaggio ai cattolici del Medio Oriente, 2006) Intenzione missionaria: “Perché la Chiesa sia germe e nucleo di un’umanità riconciliata e riunita nell’unica famiglia di Dio, grazie alla testimonianza di tutti i fedeli in ogni Paese del mondo”. Occorre poi lasciarsi riconciliare col Dio della speranza riconciliarsi cioè col proprio futuro. Sono molti gli interrogativi che ci si pongono: l’umanità avrà anche domani di che vivere, oppure l’egoismo e lo sfruttamento distruggeranno le risorse stesse della vita sul nostro pianeta? Prevarrà lo spirito della riconciliazione e dell’amore sullo spirito dell’egoismo e dell’affermazione di sé, capaci di spingere l’umanità a catastrofi disastrose? In un mondo organizzato sempre più perfettamente, ma anche sempre più manipolato, in un mondo del benessere e del consumo, ci si chiede se abbia ancora senso vivere in esso, o se esso non faccia invece altro che girare a vuoto, che vanificarsi e quindi chiudersi ogni prospettiva futura. Chi non trova più il coraggio di affrontare il futuro, non ha neppure il coraggio di dar vita a un nuovo futuro. La “anti-life-mentality”, così diffusa ai nostri giorni, va di pari passo col ripiegamento sulla piccola felicità del momento, sulle amicizie chiuse su se stesse, con un partner che ci capisca e ci consoli almeno per lo spazio di un momento. Ma è proprio così che il mondo non può progredire, è proprio così che compromettiamo l’avvenire stesso dell’uomo, proprio così provochiamo quelle involuzioni a cui vogliamo sfuggire. Colui che crede, può dire di sì a un futuro che non dipenda solo dalle prospettive future, per quanto grandi siano, viste esternamente perché crede in quel Dio che ci ha aperto il grande futuro quello che nessuno ci potrà togliere - proprio nella catastrofe della croce. Crede in quel Dio che non ha preservato Gesù dalla morte ma l’ha risuscitato dai morti, e per questo ha il coraggio di accettare e plasmare il futuro finito di questo mondo. Sa che vale la pena di investire, in questo mondo, quella misura d’amore che va al di là di un calcolo puramente razionale circa le nostre prospettive avvenire. Solo chi crede nel futuro più grande di Dio troverà il coraggio di affrontare il futuro finito del mondo e avrà la forza di dissipare le ombre che su questo futuro pesano. (Giovanni Paolo II, Alle famiglie provenienti da tutto il mondo, 25 marzo 1984) Intenzione dei Vescovi italiani: “I carcerati trovino nella loro condizione di detenzione opportunità di riscatto e di crescita umana e spirituale”. Qualunque colpa sia stata commessa, se si è veramente pentiti, e si ha il proposito di non più trasgredire la volontà di Dio, egli perdona, cancella ogni peccato, ridona la sua grazia e la sua amicizia: “Dio ha mandato il suo figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui” (1 Gv 4, 9). La più grande e preziosa consolazione è la certezza dell’amicizia di colui che ci ha creati per amore e che non abbandona nessuno. Il cristiano poi sa che mediante il sacramento della penitenza, il sacerdote, che impersona Cristo stesso, dona la grazia e la sicurezza del perdono di Dio. Una seconda consolazione proviene dalla certezza che ognu- PER LE PARROCCHIE 95 L’informatore giuridico I l Consiglio dell’Unione Europea (sessione Economia e finanza) in data 5.5.2009 ha adottato una direttiva che consente - a titolo permanente - il ricorso facoltativo ad aliquote ridotte dell’imposta sul valore aggiunto (I.V.A.) per determinati servizi ad alta intensità di lavoro prestati localmente, per i quali non vi sono rischi di concorrenza sleale tra fornitori di servizi nei vari Stati membri. L’adozione della direttiva fa seguito all’accordo politico raggiunto in sede di Consiglio in data 10.3.2009. Le norme dell’Unione Europea in materia di aliquote I.V.A., stabilite dalla direttiva n. 2006/ 112/CE, impongono agli Stati membri di applicare un’aliquota minima normale del 15% alla maggior parte di beni e di servizi. Gli Stati membri, peraltro, possono applicare una o due aliquote I.V.A. ridotte ad un numero limitato di forniture. Qualora sia autorizzata, l’aliquota ridotta deve ammontare ad almeno il 5% del valore della fornitura. Le norme attuali sono il risultato di varie iniziative prese nel corso degli anni, compresa la decisione assunta nel 1992 relativa all’armonizzazione delle aliquote I.V.A., nel quadro del mercato unico dell’Unione Europea, la decisione assunta nel 2000 che autorizza l’applicazione di aliquote I.V.A. ridotte per i servizi ad alta intensità di lavoro prestati localmente allo scopo di stimolare l’occupazione e le deroghe accordate nel 2004 ai nuovi Stati membri dell’Unione Europea. Finora le aliquote I.V.A. ridotte per i servizi ad alta intensità di lavoro sono state autorizzate soltanto in via provvisoria. Conformemente alla direttiva adottata dal Consiglio, gli Stati membri dell’Unione Europea che lo desiderassero possono applicare a titolo permanente aliquote I.V.A. ridotte nei seguenti casi: · piccole riparazioni di biciclette, di calzature e di articoli in pelle, nonché di indumenti e biancheria per la casa (inclusi lavori di raccomodatura e di modifica); · pulitura di vetri e pulizie presso privati; · servizi di assistenza domestica quali aiuto domestico e assistenza a bambini, anziani, malati e disabili; · parrucchieri; · riparazione e ristrutturazione di abitazioni private, esclusi i materiali che costituiscono una parte significativa del valore del servizio reso; · servizi di ristorazione a catering; · libri su qualsiasi tipo di supporto fisico. Nel corso del dibattito che ha poi portato alla direttiva del 5.5.2009 era stato prospettato anche il riferimento alla riduzione dell’aliquota I.V.A. sui servizi di restauro, riparazione, trasformazione, manutenzione e pulizia di luoghi di culto. Purtroppo, al termine delle diverse discussioni tenute anche in altre sedi istituzionali, ha prevalso la linea che per il settore delle costruzioni si debba fare riferimento unicamente al rinnovamento e alla riparazione degli edifici privati. Pertanto l’aliquota I.V.A. ridotta a titolo permanente non può essere fatta valere nei confronti dei servizi di restauro, riparazione, trasformazione, manutenzione e pulizia di luoghi di culto. rubrica mensile a cura di VITTORIO RUSCONI no di noi ha il suo posto e la sua missione da compiere nel disegno della Provvidenza. Certamente il piano della Provvidenza, nell’economia generale della “storia della salvezza”, a noi risulta insondabile: i destini delle singole persone sono misteriosi, e ci sono delle esistenze molto tribolate e angustiate. E tuttavia la ragione e la fede affermano che nulla e nessuno sfugge all’Altissimo, il quale tutto segue, sostiene e dirige pur rispettando la libertà dell’uomo. Ci troviamo indubbiamente in un immenso mistero; sappiamo però che abbiamo una missione da compiere e che Dio permette il male solo per raggiungere un bene più grande e una felicità più completa: ognuno, se vuole, può essere una nota armoniosa della sinfonia celeste ed eterna. Infine, un’ultima concreta e soave consolazione è la possibilità di compiere il bene, di amare, di rendersi utili, di impegnarsi in un lavoro o in una mansione con generosità e con altruismo, di trasformare la propria vita in dono, in espressione di bontà, in ansia di carità. (Giovanni Paolo II, Discorso ai carcerati, 19 marzo 1987) Parola di vita di CHIARA LUBICH «Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma» (Lc 12,33) ei giovane e reclami una vita ideale, totalitaria, radicale? Senti Gesù. Nessuno al mondo ti chiede tanto. Sei nell’occasione di dimostrare la tua fede e la tua generosità, il tuo eroismo. Sei maturo e brami un’esistenza seria, impegnata, ma sicura? O anziano e desideri vivere i tuoi ultimi anni abbandonato a chi non inganna, senza preoccupazioni che ti logorano? Vale anche per te questa parola di Gesù. Essa conclude infatti una serie di esortazioni nelle quali Gesù ti invita a non preoccuparti di ciò che mangerai e vestirai, esattamente come fanno gli uccelli dell’aria che non seminano e i gigli del campo che non filano. Devi bandire perciò dal tuo cuore ogni ansia per le cose della terra, perché il Padre ti ama assai più degli uccelli e dei fiori, e pensa lui stesso a te. Per questo ti dice: “Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma”. Il Vangelo è, nel suo insieme ed in ogni sua parola, una richiesta totale agli uomini di ciò che sono e di ciò che hanno. Dio non domandava tanto prima che venisse Cristo. L’Antico Testamento considerava un bene, una benedizione di Dio la ricchezza terrena e, se chiedeva di far elemosina ai bisognosi, era per ottenere benevolenza dall’Onnipotente. Più tardi, nel giudaismo, il pensiero della ricompensa nell’aldilà era diventato più comune. Un re rispondeva a chi gli rimproverava di sperperare i suoi beni: “I miei avi accumularono tesori per quaggiù, io invece ho accumulato tesori per lassù”. […]. Ora l’originalità della parola di Gesù sta nel fatto che lui ti chiede il dono totale, ti domanda tutto. Vuole che tu sia un figlio spensierato, senza preoccupazioni per il mondo, un figlio che si appoggia soltanto su di lui. Egli sa che la ricchezza è un enorme ostacolo per te, perché essa occupa il tuo cuore, mentre egli vuole avere tutto lo spazio per sé. Ecco quindi la raccomandazione: “Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma”. E se non puoi disfarti dei beni materialmente, perché sei legato ad altre persone, o perché la tua posizione ti obbliga ad un contorno dignitoso ed adeguato, certamente devi staccarti dai beni spiritualmente ed essere nei loro confronti un semplice amministratore. Così, mentre tratti con la ricchezza ami gli altri e, amministrandola per loro, ti fai un tesoro che il tarlo non corrode e il ladro non porta via. Ma sei certo che devi tenere tutto? Ascolta la voce di Dio dentro di te; consigliati, se non sai decidere. Vedrai quante cose superflue troverai fra ciò che hai. Non tenerle. Dà, dà, a chi non ha. Metti in pratica la parola di Gesù: “Vendi… e dà”. Così riempirai le borse che non invecchiano. E’ logico che per vivere nel mondo occorra interessarsi anche di denaro, anche di roba. Ma Dio vuole che ti occupi, non che ti preoccupi. Occupati di quel minimo che è indispensabile per vivere secondo il tuo stato, secondo le tue condizioni. Per il resto: “Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma”. Paolo VI era veramente povero. Lo ha testimoniato il modo col quale ha voluto essere sepolto: in una povera bara, nella vera terra. Poco prima di morire aveva detto a suo fratello: “Da tempo ho preparato le valigie per quell’impegnativo viaggio”. Ecco, questo devi fare: preparare le valigie. Ai tempi di Gesù si chiamavano forse borse. Preparale giorno per giorno. Riempile più che puoi di ciò che può essere utile agli altri. Hai veramente ciò che dai. Pensa a quanta fame c’è nel mondo. A quanta sofferenza. A quanti bisogni… Riponivi anche ogni atto d’amore, ogni opera in favore dei fratelli. Compi queste azioni per lui. Diglielo nel tuo cuore: per Te. Ed adempile bene, con perfezione. Sono destinate al Cielo, rimarranno per l’eternità. S Parola di vita , marzo 1979, pubblicata per intero in Essere la Tua Parola. Chiara Lubich e cristiani di tutto il mondo , vol. I, Città Nuova, Roma 1980, pp.189-191 CHIESA VISIT AP ASTORALE VISITAP APASTORALE IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009 P A G I N A 9 IL VESCOVO HA AVVIATO LA VISITA CON GLI UFFICI DI CURIA E DI PASTORALE IL COMPITO DELL’APOSTOLO: IMPEGNARSI ANCHE NEI CONTRASTI DEL QUOTIDIANO Nella solennità dei Santi Pietro e Paolo la celebrazione eucaristica, durante la quale il vescovo ha suggerito spunti importanti Fotoservizio William L unedì 29 giugno, solennità dei santi Pietro e Paolo, monsignor Diego Coletti ha presieduto, in Cattedrale, la S. Messa del pomeriggio. «Una celebrazione eucaristica che si colloca nel solco della visita pastorale agli Uffici di Curia e non solo», ha sottolineato il Vescovo. Nei giorni scorsi, infatti, monsignor Coletti ha incontrato buona parte delle realtà che compongono la Curia vescovile, oltre ad alcuni uffici di pastorale e al nostro Settimanale diocesano. La visita a queste realtà proseguirà anche nei prossimi mesi. «La Parola che abbiamo appena ascoltato – ha detto il Vescovo nell’omelia – ci pone una domanda fondamentale: cos’è la vita dell’apostolo? È un quesito che interroga tutti: me come vescovo, i sacerdoti con me concelebranti, ma anche tutti voi, in quanto battezzati e quindi uniti alla dimensione apostolica della Chiesa». La riflessione di monsignor Coletti si è sviluppata in cinque punti, sul come nasce, si esprime e si sviluppa la vita dell’apostolo. «Prima, però, soffermiamoci per un momento sul significato della visita pastorale e su cosa significa essere visitati. Scopo di questi incontri è far rivivere in modo cosciente il fatto che il Signore viene a visitarci, ci afferra e ci chiede di accoglierlo con profonda capacità di adesione. Il Signore viene a visitarci in modi e tempi diversi, ma sempre in chiave personale. Come fece con Saulo o con lo stesso Pietro… Siamo, dunque, visitati, afferrati e trasformati in modo personale dal Signore. Questa è la scaturigine dell’impegno apostolico: il Signore ci chiama per nome e ci cambia la vita». Secondo punto, la missione. «Abbiamo ricevuto, ciascuno, un compito, per contribuire da una parte all’edificazione di quella comunità che è la Chiesa, dall’altra all’annuncio del Vangelo, per far risuonare la Parola che salva». Come realizzare la missione che ci è affidata? Ecco allora il punto successivo: «Siamo chiamati a svolgere il nostro compito – ha spiegato monsignor Coletti – nella condizione impegnativa della vita quotidiana, fatta anche di contrasti, difficoltà, aridità. Non dimentichiamo cosa ci dice Paolo. Siamo chiamati a combattere una buona battaglia, ad affrontare una corsa impegnativa ed esigente, non una comoda passeggiata. Ogni giorno ci è richiesto di confrontarci con una “persecuzione” più o meno violenta, più o meno sottile, più o meno rivestita di “politically correct”… Operiamo, dunque, in condizioni contrastate, nell’impressione di essere costantemente schiacciati… Ma è nei patti. È que- sto che rivela l’autenticità della missione apostolica, non gli elogi». In questa situazione, atteggiamento fondamentale è la conservazione della fede. «La fede conservata è elemento irrinunciabile della vita dell’apostolo». Ultimo punto: sentiamo rivolta a noi la domanda che Gesù fa ai suoi discepoli. «Io per te chi sono? Cosa dici di me? Ogni esperienza apostolica passa dal riconoscimento dell’identità di Gesù… Pensiamo all’esperienza di Pietro. Gesù gli affida il compito di pascere le sue pecorelle perché Pietro dice di amarlo. Se siamo capaci di vero amore, Gesù ci mette al centro. Non sono più io che vivo, ma è Cristo, l’amato, che vive in me!». Al termine della Messa, il Vescovo ha voluto aggiungere una piccola appendice. «Desidero ringraziare, solennemente, tutti voi che dedicate i vostri sforzi alle attività della Curia e a quelle pastorali. Molto ho visto in questi giorni, tanto resta ancora da vedere, ma ho preso coscienza della delicatezza del vostro lavoro. Vi esprimo riconoscenza e stima per la vita, l’impegno e la professionalità che mettete in questo servizio prezioso e non sempre riconosciuto. Penso che si dovrebbe pregare più spesso per il vostro lavoro nascosto, affinché, sempre più, sia possibile operare in un clima di serenità, fiducia, amicizia, scambio e corresponsabilità». E.L. GIOVEDÌ 25 GIUGNO LA VISITA PASTORALE AL SETTIMANALE IL VESCOVO: IL GIORNALE COME STRUMENTO DI PENSIERO P er la prima volta nella storia diocesana, fra le realtà incontrate dal vescovo in occasione della visita pastorale è stato inserito anche il Settimanale della diocesi. È accaduto lo scorso giovedì 25 giugno. Monsignor Diego Coletti ha visitato la sede del Settimanale, ha colloquiato con il direttore e il consiglio di amministrazione; ha incontrato redazione, segreteria e una significativa rappresentanza dei collaboratori – giunti anche dalle zone più lontane – che ogni settimana si impegnano per la buona riuscita del giornale. «Tutto è perfettibile – ha osservato il Vescovo – anche se sono convinto che il nostro sia un buon Settimanale, non sufficientemente conosciuto e valutato». Monsignor Coletti ha sottolineato alcune delle cose che si aspetta dal nostro giornale. «Il Settimanale – ha detto – deve essere di stimolo a pensare, a riflettere. Magari alzando anche il tasso di provocazione, senza però scadere nello scandalismo. I vostri articoli, oltre a soddisfare la curiosità sugli avvenimenti, dovrebbero far lavorare la mente, suscitando domande. Il Settimanale vorrei che, sempre più, diventasse luogo di formazione, informazione e riflessione diocesana, perché gli strumenti della comunicazione sociale hanno un’importanza educativa davvero grande: possono aiutare a risvegliare un’umanità che sembra volersi ridurre alla dimensione del robot». Fra le sfide più importanti da affrontare – oltre a un miglioramento della grafica e a una capacità di sintesi che si vorrebbe maggiore – l’aspetto della diffusione e della promozione, per farsi conoscere, soprattutto, nelle realtà parrocchiali. Nel corso del vivace dibattito sono emerse alcune idee, come la possibilità di affrontare un medesimo argomento letto attraverso la lente delle diverse zone pastorali, l’esigenza di dibattere su temi forti, l’utilità di aprire forum e spazi di confronto. Un incontro stimolante e prezioso per un Settimanale che vuole crescere ed essere presen- te, intercettando le richieste dei lettori ma anche proponendo argomenti che sanno sollecitare l’intelligenza, per com- prendere temi anche complessi e costruirsi un’opinione personale e autonoma. E.L. CHIESA P A G I N A 10 CHIESALOCALE IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009 DAL 1° LUGLIO AL VIA IL FONDO DIOCESANO UN’OCCASIONE PER VIVERE LA FRATERNITÀ D a mercoledì 1° luglio è possibile presentare la propria domanda per accedere al fondo diocesano “Famiglia-Lavoro”. «Abbiamo a disposizione una cifra sufficiente a far fronte alle prime richieste», afferma monsignor Battista Galli, coordinatore dell’equipe che il fondo l’ha pensato, programmato, organizzato e che è composta da rappresentanti di Pastorale del Lavoro, Caritas diocesana, associazioni e movimenti laicali attivi sull’intero territorio della Chiesa comense. Nelle scorse settimane tutti i parroci della diocesi, insieme ai depliant già in distribuzione dal 30 aprile, hanno ricevuto una lettera, nella quale viene ribadita la finalità del fondo: «l’iniziativa – scrive don Battista – vuole essere espressione della comunità cristiana, della nostra gente comune, quella che fa riferimento naturale alle nostre parrocchie: dalle parrocchie vogliamo che parta la solidarietà, non solo nel rilevare le richieste di aiuto, ma anche nell’assumerle, farle proprie e collaborare nel dare risposte certamente economiche, ma prima ancora umane e fraterne… Del resto siamo consapevoli, e il Papa e i Vescovi ce lo richiamano, che la crisi attuale deve essere capace di modificare gli stili di vita delle persone e delle comunità, verso una maggiore sobrietà, per una maggiore solidarietà: essa dunque riguarda tutti noi, perché tutti siamo veramente responsabili di tutti». Nella lettera si informa della scelta dei componenti del Comitato dei Garanti incaricato – insieme a parroci e coordinatore – di approvare le richieste presentate. Sono inoltre indicati nomi e recapiti dei referenti territoriali, coloro, cioè, che faranno da tramite fra parroci, loro collaboratori e Comitato. Senza dimenticare che un’importantissima rete informativa viene offerta dai Centri di Ascolto della Caritas e dagli sportelli delle Acli, nelle province sia di Como, sia di Sondrio. Allegato alla lettera, infine, anche il fac-simile del modulo da compilare insieme alle famiglie che chiederanno il sostegno. «In questo momento – ci spiega don Battista – vorrei incoraggiare parroci e comunità a essere parti attive in questa iniziativa. Mi rendo perfettamente conto che per i sacerdoti si tratta di un impegno in più, di una fatica in più. Ma il loro coinvolgimento è l’unica condizione affinché questa del fondo diventi una vera esperienza di Chiesa. L’aiuto non deve essere anonimo, calato dall’alto, erogato da chissà dove. La risposta deve arrivare dalla comunità stessa, nel momento e nel luogo in cui la domanda emerge. Ci vengono chiesti una qualità nuova dei rapporti, uno stile nuovo di fraternità, perché non possiamo ignorare il bisogno di chi ci sta accanto». Il meccanismo messo a punto ha tenuto conto delle molte responsabilità di cui le parrocchie sono già investite, per cui vuole essere semplice ed efficace. «Naturalmente – riprende monsignor Galli – i sacerdoti devono fare affidamento anche sui propri collaboratori, sulle persone di loro fiducia che possono segnalare situazioni di difficoltà di cui sono a conoscenza. Può diventare l’occasione per conoscere ancora meglio la propria comunità. Molto spesso, infatti, chi si trova in un momento di sofferenza ha un certo pudore a dirlo. Queste persone vanno aiutate a superare tale paura e incoraggiate a far emergere le proprie necessità. Tutto ciò è fattibile in una comunità capace di atteggiamenti umanamente autentici: un clima che è possibile costruire o incrementare pensando, magari, a specifici momenti di preghiera, di approfondimento o durante la predicazione». Già lo scorso aprile, i dati della Caritas, ma anche i bilanci trimestrali pubblicati dalle Camere di Commercio, confermavano una situazione economicamente critica anche sul territorio della nostra diocesi. «Il timore – riflette ancora don Battista – è che nei prossimi mesi la situazione possa farsi ancora più delicata. Attualmente molte situazioni di difficoltà sono in parte coperte dalla cassa integrazione o dagli ammortizzatori sociali. Il venir meno di queste protezioni temporanee potrebbe far emergere numerosi casi di persone in difficoltà». Il fondo “Famiglia-lavoro”, dunque, è espressione di una solidarietà prossima, che non si vuole assolutamente sostituire, o fornire alibi, a quanto altri enti o istituzioni sono chiamati a fare. «Sono certo – conclude don Battista – che l’esperienza che stiamo condividendo qualificherà ancora di più il nostro essere cristiani e farà crescere, migliorare, la nostra Chiesa». Partito da uno stanziamento iniziale della Caritas diocesana pari a 20mila euro, quello diocesano è un “fondo aperto”. Si sono aggiunte le offerte raccolte in tutte le parrocchie della diocesi il 10 maggio. In esso, inoltre, confluisce parte del Sol.Sacer., in cui i sacerdoti mettono a disposizione un mese della propria remunerazione (il rimanente viene destinato alle popolazioni colpite dal terremoto in Abruzzo). Nei giorni scorsi è stato comunicato l’ammontare provvisorio del “Famiglia-Lavoro” pari a 250mila euro. Per informazioni su accesso al fondo o per le modalità di A COLLOQUIO CON ROBERTO BERNASCONI DIRETTORE DELLA CARITAS DIOCESANA A giorni è attesa la pubblicazione della nuova enciclica di Benedetto XVI “Caritas in veritate”: uscita posticipata di alcuni mesi perché il Papa ha voluto rivederla alla luce dei nuovi scenari causati dalla crisi economica. Come Caritas, e alla luce della partenza del fondo diocesano, quali aspettative avete nei confronti di questo testo? «La attendiamo con grande trepidazione. È bello che il Papa, in questo momento storico, abbia deciso di occuparsi di un tema tanto particolare. Siamo certi che ci indicherà la strada lungo la quale muoverci. Questa enciclica è il prodotto di un cammino di Chiesa che vuole essere vicina alle situazioni concrete del mondo. Penso ci fornirà stimoli importanti per il recupero della nostra dimensione sociale e politica di cristiani, rimettendo al centro e recuperando il patrimonio della Dottrina Sociale della Chiesa, per essere sempre più attenti ai problemi della gente. Per il resto aspettiamo di leggerla!». Si è appena svolto il convegno nazionale della Caritas: su quali argomenti vi siete confrontati? «È stato un bel momento di incontro in cui abbiamo vissuto appieno il senso dell’ecclesialità. A farci da guida il brano evangelico delle “sentinelle della notte”. Stiamo vivendo un momento “di notte”: anche se ancora non sappiamo quando finirà, si cominciano a intravvedere i primi germi di luce. Il convegno ci ha fornito semi di discernimento su quanto sta accadendo intorno a noi. Innanzitutto sulla crisi economica che ci attanaglia ci viene chiesto di recuperare percorsi di prossimità, di vicinanza, di solidarietà vere. Per capire le cause strutturali e impostare azioni di carità vera. A tutti viene chiesto di ricercare una “terza via”, perché non si potrà ricominciare a consumare, ma si dovranno impostare stili di vita diversi. Altro tema: il terremoto in Abruzzo. Vogliamo essere presenti con un atteggiamento di massimo rispetto nei confronti dei bisogni e delle esigenze delle persone, non per offrire risposte esterne, ma per aiutare chi ha perso tutto ad essere protagonista della ricostruzione della propria normalità. Una volta spenti i riflettori dell’emergenza o dei grandi eventi internazionali, l’impegno continuerà per restituire alla comunità non solo strutture ma anche una propria identità, specie alla rete delle famiglie e delle amicizie che il terremoto ha irrimediabilmente sfilacciato. Ci siamo confrontati anche su argomenti come sicurezza, legalità, immigrazione. In Italia non si sta così male come a volte siamo portati a credere. Certo, si deve fare molto di più, ma non possiamo chiudere gli occhi o alzare i muri di fronte ai poveri che bussano e che chiedono il diritto di vivere. Quarto: sarà indispensabile avviare un censimento delle opere di solidarietà esistenti. La mancanza del “lavoro di rete” può provocare doppioni o dispersione di risorse: siamo chiamati a condividere il patrimonio delle nostre esperienze. Infine l’urgenza educativa. Anche la Caritas sta pensando a cammini educativi nuovi, concentrati sulla persona e sulla sensibilità al volontariato». L’impegno della Caritas per il fondo diocesano? «Ci sono state serate di approfondimento e formazione per i referenti. A breve tornerà a riunirsi il Comitato, per stabilire meglio tempi e criteri di decisione. Anche il momento di difficoltà potrà diventare un’occasione per riappropriarsi del territorio, per accompagnare parroci e comunità in un cammino di condivisione. Inoltre saranno indispensabili i momenti di riflessione e di preghiera in ogni singola realtà, perché si deve tener conto delle caratteristiche ambientali: sarà un cammino che si affinerà passo dopo passo». adesione (quindi per sostenere l’iniziativa con una propria offerta) è bene rivolgersi al proprio parroco; oppure telefonare alla Caritas, allo 031- 304330; alle Acli di Como, 0313312711; alle Acli di Sondrio, 0342-212352. a cura di ENRICA LATTANZI L’IMPEGNO DELLE REALTÀ LAICALI EDUCARSI ALL’APERTURA A UNA NUOVA SOLIDARIETÀ L eggiamo nel depliant del “Fondo di solidarietà Famiglia Lavoro” questo passaggio “Per tutti i cristiani deve essere un fatto educativo, che aumenti la solidarietà e condivisione, l’apertura del cuore e la generosità”. Il fatto educativo a cui si fa riferimento è proprio il fondo di solidarietà diocesano. Siamo nel pieno della crisi. È vero che ci sono segnali di ripresa, ma, a detta degli interessati, sono ancora deboli. Il fatto che settimana scorsa il governo sia intervenuto ancora una volta con provvedimenti richiesti da più parti per incentivare la risalita sta a dimostrare che la strada della ripresa è stata appena imboccata. Se è stata tracciata la strada per la ripresa economica da parte del governo, la strada della solidarietà è già stata segnata da vari interventi di natura sociale, tra cui il fondo di solidarietà Fami- glia Lavoro della nostra diocesi. La frase del depliant “per tutti cristiani deve essere un fatto educativo” non deve essere intesa come un pia sollecitazione, ma sta ad indicare che l’azione di solidarietà intrapresa dalla parrocchia non raggiunge il pieno obiettivo se i laici, diciamo così, non fanno la loro parte. Se è vero che non tutti i mal vengono per nuocere, questa crisi, così pesante, ha rimesso al centro della questione in modo perentorio la solidarietà perché, come afferma la Sollicitudo Rei Socialis “tutti siano veramente responsabili di tutti (n. 38). Una domanda: la motivazione alla solidarietà espressa dal documento citato è oggi la molla che solleciti a vivere la virtù della solidarietà? L’impegno dei laici cristiani può avvenire a due livelli. Il primo è quello personale. Prendere conoscenza degli obiettivi del fondo di solidarietà, farli propri e se, necessario, interrogarsi sui propri stili di vita, sulle scelte che si compiono nell’utilizzo dei beni. Successivamente portare a conoscenza, soprattutto nella varie realtà produttive in cui si opera, il progetto di solidarietà diocesana, contattando chi è in cassa integrazione o, addirittura, ha perso il lavoro. E alla fine perché no, farsi promotori di momenti di sensibilizzazione rispetto alle sofferenze in atto e creare occasioni d’incontro, avendo come punto di riferimento la dottrina sociale della Chiesa; creare un contesto di solidarietà affinché chi è in ristrettezze per la carenza di lavoro possa facilmente individuare opportune occasioni di lavoro per un futuro più sereno per lui e la sua famiglia. Il secondo livello ha una natura associativa. Il fondo di solidarietà Famiglia Lavoro vede la fattiva collaborazione dell’Azione cattolica e delle Acli comasche e sondriesi; esse possono definire il secondo segmento del braccio operativo del fondo di solidarietà La prima è impegnata in modo particolare per coadiuvare le parrocchie nella loro opera di ricerca delle soluzioni più adeguate rispetto alle esigenze dei lavoratori che incrociano e nel promuovere reti di solidarietà. Le Acli hanno messo a disposizione del fondo di solidarietà, in collaborazione con la Caritas diocesana, tutta la loro competenza organizzativa e le strutture necessarie per offrire sostegno e accompagnamento ai disoccupati e cassaintegrati per poter far fronte poi alle problematiche del lavoro e usufruire degli ammortizzatori sociali e intraprendere percorsi formativi di riqualificazione professionale qualora la propria mansione lavorativa non abbia più uno sbocco occupazionale. don GIUSEPPE CORTI SOCIETÀ SPECIALEINCONTRI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009 IL VESCOVO COLETTI E IL FILOSOFO NATOLI A CONFRONTO SU ETICA E LEGALITÀ I ntenso. Difficile trovare altro aggettivo per descrivere l’incontro-dibattito che lo scorso 26 giugno ha visto protagonisti il nostro vescovo monsignor Diego Coletti e il filosofo Salvatore Natoli. In occasione del 235° anniversario della fondazione della Guardia di Finanza, il comando provinciale di Como delle Fiamme Gialle, insieme alla Camera di Commercio lariana, ha organizzato una serata dal titolo: Etica e legalità – responsabilità personale ed etica civile. Trasformato l’atrio di Palazzo Terragni in un vero e proprio salotto, i due relatori hanno offerto una lettura profonda dell’argomento, allargando gli orizzonti del dialogo da Aristotele a Simone Weil, passando per Stuart Mill e Wittgenstein. «Due i livelli della legalità – ha esordito Coletti –: uno giuridico, che comprende l’insieme delle regole del vivere civile; l’altro antropologico, perché fondamento dell’etica è la verità dell’umano e le leggi affondano le proprie radici nella dignità della persona». Riprendendo alcuni spunti di un dialogo fra l’allora cardinale Joseph Ratzinger e il pensatore Juergen Habermas, il vescovo ha messo in evidenza come, talvolta, lo Stato viva di leggi che esso stesso non è in grado di garantire. «Esiste un Fotoservizio William rapporto stretto fra legge ed etica: le leggi non devono obbedire a qualcosa di estraneo, ma a principi fondati sulla ragione. La ragione prende atto di ciò che ha davanti a sé e lo trasforma in un mondo valoriale che chiede giustizia». La replica di Natoli ha preso le mosse da una riflessione sulle parole, il cui abuso rischia di logorarne il significato. «L’etica – ha osservato – è strettamente connessa alla responsa- bilità personale, per cui il soggetto si sente interiormente obbligato. La legalità, invece, regola i rapporti intersoggettivi, ma non porta all’interiorizzazione della norma. Il fine dell’etica – ha aggiunto Natoli – è il movimento verso il bene e presuppone l’adesione alla legge perché se ne riconosce la bontà, non solo perché c’è la paura della sanzione». A partire da una riflessione sul senso del nascere, il fi- losofo ha sottolineato l’importanza dei “legami”: «il legame è “ontologico”, tanto che gli uomini esistono in quanto in relazione gli uni con gli altri. Senza il legame nessuno di noi esisterebbe e anche la violenza, l’illegalità, che vuol dire sostanzialmente svincolarsi dalla legge, porta a infrangere questi legami umani… La convivenza civile ci chiede relazioni di fraternità: ogni uomo è una domanda, una persona che ci appella… se Caino fosse stato davvero custode di suo fratello, non lo avrebbe ucciso». «Il rarefarsi della legge – ha ripreso Coletti – porta con sé il rischio di creare un’umanità sempre meno umana. Ripensiamo a cosa scrisse Simone Weil a proposito della libertà. La libertà autentica non è la soddisfazione dei propri desideri. Ma rapporto fra pensiero e azione. La libertà umana senza finalità produce mostri». Il giusto senso della libertà è ciò che da contenuto all’etica. «Siamo liberi per onorare con libertà e coscienza la nostra relazionalità – ha aggiunto il Vescovo –. L’educazione alla lealtà civile ci chiede la riscoperta dei rapporti fraterni». «Le relazioni sono inevitabili – ha replicato Natoli –: è nel delirio colui che pensa di poter essere da solo e di appartenere solo a se stesso. Anche il desiderio è una componente fondamentale dell’umano, perché ci fa aspirare alla nostra espansione. Il desiderio, però, ha tempi brevi, porta a volere tutto e subito, non è strategico, carattere tipico, invece, della responsabilità. In questo quadro dove si colloca la legge? La legge limita la nostra potenzialità, i nostri desideri? Eppure, per assurdo, è imparando a P A G I N A 11 gestire i nostri limiti che diventiamo più liberi». Scopo della legge è anche disciplinare i rapporti fra le persone, perché il nostro schema di comportamento si compone della regolamentazione delle aspettative che ciascuno ha nei confronti dell’altro. «La nostra identità – ha detto in sintesi Coletti – è data dalla storia delle nostre relazioni. Essere solo è come essere nessuno, perché ci si sottrae anche alla rete della solidarietà: solo quando entro in relazione vera, so chi sono». Riprendendo i contenuti della Gaudium et spes al numero 26, il Vescovo ha ricordato il ruolo della legge: «orientare i comportamenti delle persone a ordinare la propria vita non al bene proprio, ma a quel complesso di condizioni che permettono di sviluppare la propria umanità in modo integrale e solidale». Dopo una digressione sulle virtù, che sono sempre relazionali, personali e sociali, Natoli ha provocatoriamente affermato che «non si può pervenire al proprio bene se non si tiene conto del bene altrui. Nel “patto sociale”, è nel valorizzare l’altro che arrivo a valorizzare anche me. È un principio di “economia sociale”: massimizzare l’utilità di tutti, distribuendo risorse e creando opportunità. Bene comune significa mettere ciascuno nella condizione di svilupparsi. Non è vincente il sistema welfaristico che rende i poveri oggetto di carità, ma quello che sa creare situazioni di autonomia». «Fare il bene dell’altro – ha concluso Coletti – comporta il mettersi in ascolto, avvicinandosi con rispetto al nostro prossimo». ENRICA LATTANZI IL PROFESSOR ALBERTO QUADRIO CURZIO È INTERVENUTO A COMO, ALL’INSUBRIA PROBLEMI E PROSPETTIVE PER L’ECONOMIA ITALIANA ED EUROPEA I l fortunale abbattutosi su Como e provincia proprio a ridosso dell’orario della conferenza non ha certo favorito una partecipazione massiccia. Lo scorso 26 giugno, però, il tiranese professor Alberto Quadrio Curzio – docente di economia politica, preside della facoltà di Scienze Politiche presso l’Università Cattolica di Milano, accademico dei Lincei – non si è lasciato scoraggiare dall’uditorio purtroppo ristretto e ha affrontato, con rigore senza tecnicismi ed esposizione sempre chiara, un tema importante: L’economia europea e italiana – problemi e prospettive. A ospitare l’incontro l’aula magna del Chiostro di sant’Abbondio dell’Università dell’Insubria. Senza tergiversare Quadrio Curzio ha affrontato subito in attacco la questione. «L’attuale dissesto economico mondiale è nato negli Stati Uniti, sostanzialmente per tre debolezze intrinseche in quel sistema: una scarsa propensione al risparmio delle famiglie nord-americane; un settore manifatturiero sempre meno competitivo (basti pensare alla vicenda Fiat-Chrysler o alla situazione fallimentare di General Motors); il venir meno del dollaro quale moneta di riferimento del mercato globale, con, in particolare, la concorrenza dell’euro». Un euro che a noi italiani, qualsiasi cosa ne pensino i detrattori, ha fatto del gran bene. Una moneta voluta da tempo. L’euro fu tratteggiato da Einaudi fin dal 1944. Aspirando a un’Europa federalista molto vicina alle idee di Catteneo e Romagnosi, in alcuni suoi scritti lo statista italiano arrivò a parlare della necessità di una «moneta federale europea». «L’aver contrastato il signoraggio del dollaro – ha aggiunto Quadrio Curzio – è un’importante conquista dell’euro. C’erano troppi dollari sul mercato, tanto che nemmeno la Banca Centrale americana sapeva bene quanti ne circolassero. L’euro ha fatto esplodere le contraddizioni del dollaro e degli Usa, evitando che i danni già in corso diventassero ancora più incontrollabili». Di recente, con espressione pittoresca, il ministro delle finanze Giulio Tremonti ebbe a dire che «le banche italiane vanno bene perché nessuno parla inglese». Osservazione un po’ iperbolica confermata, però, dai dati. L’Italia, essendo il Paese europeo finanziariamente meno esposto nei confronti di Usa e Gran Bretagna – avendo cioè concesso, molto meno di altri, crediti e prestiti oltreoceano e oltremanica – ha banche abbastanza solide, il cui indice di fragilità è fra i più bassi del vecchio continente. Una sorpresa. Per tutti. Economisti compresi. «La finanza creativa di cui gli Stati Uniti sono stati i fautori – ha ripreso Quadrio Curzio –, e la facilità con cui i titoli tossici hanno conquistato il mercato, ci dicono che per superare la crisi non basteranno soltanto nuove regole, maggiori controlli e più repressione. Occorre intervenire sugli squilibri strutturali». Aggiungiamo un aggiornamento in appendice: a inizio settimana negli Stati Uniti è stata accolta fra gli applausi la condanna a 150 anni di carcere per il “finanziere creativo” Bernard Madoff. La sentenza è arrivata a poco più di sei mesi dalla sua autodenuncia e dall’arresto. I crac finanziari di casa nostra sono arenati da anni nei tribunali… Vero tallone d’Achille dell’Italia è il debito pubblico, fra i peggiori dell’Unione Europea. Siamo partiti dal 105,7% di debito rispetto al Prodotto Interno Lordo; a metà anno siamo attorno al 109% e concluderemo il 2009 con un debito che viaggerà fra il 114 e il 115%. «La fortuna dell’Italia – ha ripreso il professore – sono le famiglie, la loro concretezza e il loro basso indebitamento. Preferire la casa alle speculazioni finanziarie ci ha difesi, e non poco. Scelte che un tempo ci facevano descrivere come un sistema primitivo, arretrato, agro-pastorale, ora ci valgono la palma della razionalità economica, dove si fondono saggezza e prudenza. Lo stesso “The Economist”, settimanale londinese di approfondimento politico-finanziario, mai tenero nei nostri confronti, ci sta seriamente rivalutando». A offrirci un’ancora di salvezza potrebbe essere la cosiddetta “economia reale”, quella fatta di produzione manifatturiera, che gli Usa hanno abbandonato da tempo, concentrandosi su tecnologie e finanza, lasciando campo libero a Cina e India e creando un pericoloso duopolio. Eppure agricoltura e manifatturiero sono settori cruciali, perché, nonostante crisi e contrazioni, non arriveranno mai a tracolli verticali, visto che riguardano la sussistenza stessa dell’uomo: in sintesi, al telefonino si può anche rinunciare, a mangiare no. «Il sistema Italia – è la lettura in positivo di Quadrio Curzio – ha le carte in regola per il rilancio, perché ha un’impostazione economica equilibrata: agricoltura, manifatturiero e servizi, specie il turismo. La rete delle banche locali e la piccola-media impresa sono ec- cellenze che garantiscono il controllo sugli investimenti e la conservazione dell’economia reale». I problemi, però, ci sono. «Causati – aggiunge l’accademico – non solo dal debito pubblico, ma anche dal deficit infrastrutturale, dal divario nord-sud del Paese, dai 160miliardi di indebitamento, ma la stima è in difetto, provocati da evasione fiscale e corruzione». Cui si aggiunge la concorrenza sleale che viene da Oriente. «Le leggi WTO sul commercio mondiale – spiega ancora Quadrio Curzio – vietano i dazi. La Cina, che del WTO fa parte, è protezionista al contrario. Invade i mercati con merce contraffatta o a basso costo e poi impone dazi severissimi sulle materie prime. Sulla bauxite possono raggiungere il 70%. L’Unione Europea – non i singoli Stati – dovrebbe fare la voce grossa, altrimenti vince chi è più spregiudicato. Altro settore che dovrebbe vedere l’Europa davvero unita è la finanza, magari con l’emissione dei famosi eurobond, che mettono d’accordo tutti, Tremonti e Prodi, il nostro Napolitano e il tedesco Koeler. Mille miliardi di prestito pubblico europeo che potrebbero finanziare grandi opere e che in tanti bramano di acquistare, cinesi in primis, stanchi di comperare i bond di Stato americani, ormai privi di valore». Analizzati gli scenari e prospettate le soluzioni resta una riflessione antropologica. «Affinché ci siano vero sviluppo e ripresa duratura – è stata la conclusione di Quadrio Curzio – occorre mettere al centro la persona e il suo ruolo nella comunità. Perché dovrebbe essere importante realizzare non la cosa più conveniente, ma ciò che garantisce il decoro dei comportamenti e l’etica civile». ENRICA LATTANZI P A G I N A 12 CHIESA CHIESAIT ALIA CHIESAITALIA IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009 O spitato dalla diocesi di Bari Bitonto, si è svolto dal 22 al 25 giugno l’annuale convegno del Centro Orientamento Pastorale (COP) che ha sviluppato il tema: Comunità Cristiana ed Educazione. Introdotto dalla prolusione di mons. Gaetano Bonicelli, presidente emerito dello stesso centro sul tema: Pastorale come educazione, i convegnisti provenienti dalle diverse diocesi italiane dalle Alpi alla Sicilia, hanno potuto ascoltare una interessante relazione del sociologo Luca Diotallevi che ha sottolineato come l’emergenza educativa interpelli la comunità cristiana. Il relatore ha presentato l’educare il fine dell’educazione ieri e oggi e l’autorità educativa. E’ seguita una esposizione del tema: “Educare nella prospettiva mistagogica della pastorale”, sviluppata da mons. Vito Angiuli, pro-vicario dell’arcidiocesi di Bari Bitonto. Sono seguiti quattro laboratori nei quali si è riflettuto sulle relazioni. La mattinata di mercoledì 24 giugno è stata dedicata ad una tavola rotonda durante la quale don Guido Benzi, direttore dell’Ufficio catechistico Nazionale, don Domenico Falco, direttore dell’Ufficio nazionale liturgico, don Francesco Savino, parroco del santuario Santi Medici di Bitonto e Marco Toti, delegato regionale della Caritas, si sono soffermati su: Annnuncio, celebrazione, testimonianza: unità necessaria per educare alla vita cristiana. Giovedì 25 mons. Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso ha regalato ai partecipanti una splendida meditazione-relazione intessuta di Bibbia, Vangelo e testimonianze personali, accolta da una prolungata ovazione dai partecipanti. Tema: Chiesa locale in missione educativa nel territorio. Mons. Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina e presidente del COP ha concluso la Settimana di aggiornamento con una sintesi dei lavori indicando alcune prospettive pastorali insieme alla tradizionale Lettera di una famiglia alla parrocchia. A tutte le relazioni è se- guito un intenso dibattito in aula. I convegnisti hanno potuto godere della squisita ospitalità della diocesi di Bari, del Comune di Bitonto e della parrocchia dei Santi medici Cosma e Damiano di Bitonto. Le visite alla Basilica di S. Nicola, alle Cattedrali di Bari e di Bitonto, le curate liturgie, un concerto meditazione su S. Paolo testimone dell’amore ed anche l’offerta ai convegnisti di due... generosi buffet hanno reso particolarmente piacevole il soggiorno dei partecipanti in terra di Puglia. Informiamo che per la prossima settimana di aggiornamento pastorale, che si terrà dal 21 al 24 giugno 2010, il COP ha scelto la nostra città di COMO. Il tema sarà: “Le nuove forme di Comunità cristiane (unità pastorali e simili) richiederanno un cambiamento della figura dei presbiteri e degli operatori pastorali”. Mi sembra un tema molto interessante ed attuale anche per la nostra chiesa diocesana. don PIERCARLO CONTINI LETTERA DELLA FAMIGLIA ALLA PARROCCHIA Cara parrocchia, siamo una famiglia del tutto normale, abbiamo tre figli, in casa anche i nonni e una zia, che ci aiutano qualche volta a litigare, spesso a costruire relazioni di maggior tolleranza e comprensione. Oggi sentiamo un po’ di stanchezza soprattutto nella educazione dei figli. Non ci ascoltano, vengono solo a chiedere coccole e mance, a strappare permessi o a nascondere malefatte. Noi siamo credenti, ma i nostri figli se ne vanno a uno a uno dalla chiesa; l’ultimo ha appena fatto la Cresima ed è già in fuga. L’ha preparata bene arrotolando lenzuola e segando sbarre da almeno tre anni. Noi ce ne accorgevamo, ma non abbiamo potuto fare niente. Ci sembra tutto ineluttabile. Ci sentiamo soli nel contestare le idee strane che ci portano in casa, quando non dobbiamo tendere l’orecchio al loro cellulare, in attività perenne, per carpire le loro idee, i loro sogni sballati, almeno così sembra a noi. In questi tempi siamo ancora più nervosi perché i soldi non bastano più e viviamo nella paura che a qualcuno venga a mancare il posto di lavoro. Ma tu che fai? Che cosa hai fatto a questi nostri figli da lanciarli così lontano. Come mai non gli è rimasto in testa niente di tutti gli anni di catechismo che avete fatto? Certo ci preoccupa la loro fede, ma oggi ci assilla la tenuta morale, sociale, umana delle loro vite. Abbiamo perso la voglia di battagliare, di offrire visioni di vita diverse, di ascoltarli fino in fondo, forse. Vediamo che hanno ancora più bisogno di noi perché hanno mille decisioni da prendere e sono soli nonostante le nostre prediche o forse perché sono solo prediche. Ci serve una comunità in cui poter incontrare la forza di quel Dio in cui crediamo, ed essere aiutati a tornare all’incandescenza del nostro amore Veniamo a messa, ma ci sembra di non essere in grado di capire quel che ci proponete. Avete un modo per ricucire nelle nostre coscienze vita e fede, verità e storia, vangelo e cultura, celebrazioni e gusto della vita? Sappiamo che la nostra fede è troppo povera, rimasta al catechismo che abbiamo imparato a mozziconi durante gli anni ruggenti delle battaglie politiche. Abbiamo perso autorevolezza. Ce l’hanno tolta senza accorgerci, come l’hanno tolta alla famiglia, alla scuola, alla chiesa. Abbiamo bisogno di tornare a imparare, ci vergogniamo di dirlo, ma ci sembra la cosa più vera. Non è un ritorno a una giovinezza che sfuma, ma una voglia di nascere di nuovo, per essere per noi stessi e per i nostri figli un segno della bontà di Dio e della sua decisione di prenderci in carico sempre e in ogni loculo in cui ci possiamo essere cacciati. Ci aspettiamo di essere aiutati a diventare educatori autorevoli, pazienti e pieni di speranza. La famiglia che hai benedetto velocemente a Pasqua quest’anno MESSAGGI E INIZIATIVE DELLE CHIESE LOCALI ANNO SACERDOTALE: IL RESPIRO DELL’ANIMA « L a nostra è una missione indispensabile per la Chiesa e per il mondo, che domanda fedeltà piena a Cristo ed incessante unione con Lui” e “per essere ministri al servizio del Vangelo, è certamente utile lo studio con una accurata e permanente formazione pastorale ma è ancor più necessaria quella «scienza dell’amore» che si apprende solo nel «cuore a cuore» con Cristo”. Con queste parole Benedetto XVI si è rivolto ai sacerdoti durante la celebrazione dei secondi vespri della Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, in occasione dell’apertura del’Anno Sacerdotale (venerdì 19 giugno). Il Papa ha invitato a “favorire la tensione dei sacerdoti verso la perfezione spirituale, dalla quale soprattutto dipende l’efficacia del loro ministero”. Un invito raccolto dai vescovi nelle comunicazioni indirizzate alle loro diocesi, per approfondire e vivere insieme questo “tempo di grazia”. Proponiamo una prima rassegna di messag- gi e iniziative. Benevolenza reciproca. “Un momento significativo”, un’occasione di “ringraziamento al Signore, Pastore grande delle anime”, di “invocazione per la nostra santificazione nel sacerdozio”, di “fraternità” e “di preghiera per le nostre comunità e per il dono di numerose vocazioni”. È l’invito di mons. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, rivolto ai sacerdoti genovesi per la celebrazione diocesana dell’Anno Sacerdotale. “Spero che tutti coloro che potranno vogliano partecipare a questo semplice ma intenso momento di grazia” perché, ha sottolineato l’arcivescovo, “tutti abbiamo bisogno di incontrarci nel segno della benevolenza reciproca per coltivare la fraternità sacerdotale e per rinnovare la gioia della nostra vocazione e missione”. All’altezza della vocazione. “Siamo tutti convinti, sacerdoti e fedeli, che la condizione perché il ministero sacerdotale sia efficace è la santità dei sa- cerdoti, cioè la loro dedizione appassionata e generosa al Signore Gesù”. Lo ha ricordato mons. Dante Lafranconi, vescovo di Cremona, rivolgendosi alla propria diocesi nella certezza che “la convinzione teorica deve però animare la vita pratica in tutte le sue scelte e nei suoi orientamenti fondamentali”. Per mons. Lafranconi, l’Anno Sacerdotale “non riguarda soltanto i sacerdoti, interessa tutta la Chiesa, perché è interesse di tutti che i sacerdoti vivano all’altezza della loro vocazione”. Per questo motivo è importante “sensibilizzare a questa causa tutti il popolo santo di Dio” ed esortare “anche i laici e i membri degli Istituti di vita consacrata, soprattutto i malati, a offrire la loro preghiera e le loro sofferenze per la santità dei sacerdoti”. Il vescovo ha ribadito che “l’urgenza prima non è quella di aver più sacerdoti, ma di avere sacerdoti santi, pienamente innamorati del Signore e totalmente votati alla sua causa”. Un cuore radicato nel- l’amore di Dio. Un pellegrinaggio alla tomba del Santo Curato d’Ars per riflettere sulla figura e sul ministero del prete. È quello organizzato dalla diocesi di Città di Castello (dal 2 al 5 giugno), in occasione dell’Anno Sacerdotale. Sotto la guida del vescovo Domenico Cancian, quindici preti e tre diaconi permanenti si sono recati in pellegrinaggio in Francia per visitare i luoghi di alcune grandi figure di santi vissuti tra il XVII e XIX secolo. Benché assalito da molte prove e difficoltà, spiega la diocesi in una nota, san Giovanni Maria Vianney “conserva sempre il proprio cuore radicato solo nell’amore di Dio e dei suoi fratelli”, “la sua unica preoccupazione è la salvezza delle anime” e “i suoi insegnamenti e le sue omelie parlano soprattutto della bontà e della misericordia di Dio”. Ministero generoso e disinteressato. “Questa ricerca di intimità con Dio è, per la complessità e la frenesia della vita odierna, necessaria come il respiro dell’anima; essa ispira e sostiene la bellezza di una radicale offerta di noi stessi come della carità pastorale”. Questo l’impegno che mons. Elio Tinti, vescovo di Carpi, ha affidato alla propria comunità diocesana per celebrare l’Anno Sacerdotale. Ai consacrati a Cristo, il vescovo ricorda “la bellezza e la gioia del nostro essere preti, della nostra pienezza di vita, della nostra radicalità, che costa fatica, ma che premia e realizza”. Per i fedeli, la richiesta di “pregare spesso per i propri sacerdoti” perché “alcune volte ci soffermiamo su eventuali loro limiti e difetti” mentre sarebbe “doveroso accompagnare il loro ministero generoso e disinteressato con una fervida preghiera”. Una richiesta particolare, infine, è quella rivolta alle famiglie affinché “promuovano nella propria casa momenti di preghiera e un clima di autentico stile di vita cristiana che favorisca anche il sorgere di una vocazione sacerdotale o alla vita consacrata”. a cura di RICCARDO BENOTTI P A G I N A 14 Como CRONACA DI E P R O V I N C I A ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2008 QUASI RADDOPPIATE LE RICHIESTE DI TRASPORTO Anteas: «La crisi passa anche da noi» Q uasi il 50% di persone trasportate in più rispetto allo scorso an- no. Passa anche dai numeri del servizio di trasporto attivato, ormai da diversi anni, dall’associazione Anteas di Como, il senso della crisi che ha colpito anche il Comasco. 1018 servizi di trasporto effettuati a Como, da gennaio a giugno 2009, contro i 684 corrispondenti al medesimo periodo dello scorso anno. In crescita anche Cantù, con un +15% rispetto ai primi sei mesi del 2008. «Crescono le domande, anche e in special modo per il periodo estivo - ci spiega Mario Annoni - e cresce la tipologia dell’utenza. Non più soltanto popolazione anziana, ma anche molti giovani. Chi, in passato, per una ragione o per l’altra, era disposto a sborsare qualche euro per un servizio di trasporto sociale, si trova oggi a fare i conti con il portafoglio e ad accorgersi che non ce la fa più». «Il nostro centralino continua Annoni -, unitamente al numero verde che abbiamo attivato da tempo (800-737654) sta diventando un preciso termometro dell’attuale situazione di difficoltà che la popolazione comasca sta vivendo. Nata con una specifica e particolare predilezione per la popolazione anziana la nostra associazione si trova, oggi, a misurarsi con le casistiche più diverse. Situazioni che, non di rado, provvediamo a segnalare al Comune di Como perché si adoperi per attivare i necessari canali di assistenza». Il servizio di trasporto fornito da Anteas, total- 1018 servizi effettuati nei primi sei mesi di quest’anno contro i 684 del 2008. Variegata la tipologia dell’utenza. È la conferma di una fatica ad arrivare a fine mese che accomuna le categorie e le generazioni più diverse pagina a cura di MARCO GATTI [email protected] mente gratuito, è ben radicato sul territorio, con buone prospettive di crescita: due mezzi attivi su Como e circondario, uno su Cantù, uno su Erba e uno su Dongo. Quattordici autisti. E l’obiettivo di attivare un altro mezzo nell’Olgiatese (entro fine 2010, se dovesse arrivare un contributo dalla Fondazione Comasca) e un altro a Lomazzo (con data da definirsi). Scoperto, per il momento, invece, il centro lago, con particolare riferimento alla zona di Menaggio. Del servizio usufruisce chi, in genere, necessita di trasporto in ospedale per delle cure mediche, per dialisi o fisioterapia, ed è impossibilitato dall’avvalersi delle rete parentale. «In questi anni ci siamo rafforzati - continua Annoni - cercando di consolidare il nostro parco mezzi, nonostante i costi davvero importanti che la loro gestione comporta. Eppure non siamo ancora in grado di soddisfare a pieno la domanda. Oggi circa il 9,5% delle persone che ci inoltra richiesta di trasporto ottiene, purtroppo, risposta negativa. E si tratta di soggetti in reale stato di bisogno. Da un paio d’anni a questa parte ci preoccupiamo, infatti, di selezionare con cura la domanda, per evitare il rischio che qualcuno approfitti della gratuità del servizio che eroghiamo. Servizio che stia- mo cercando di estendere, dal semplice trasporto ad una forma di vera e propria assistenza alla persona, in particolar modo a giovani portatori di handicap. Ma per effettuare questo salto occorrerà consolidare la rete dei nostri volontari e, eventualmente, adeguare i mezzi di cui disponiamo. Non sono poche, infatti, le persone in carrozzina, o non autosufficienti, che non siamo in grado di servire». La frontiera del segretariato sociale, dunque di un’assistenza più diretta alla persona, è, del resto, una delle prerogative principali di Anteas. Acronimo che, non a caso, ne svela le sue ampie finalità: Associazione nazionale terza età attiva per la solidarietà. «Da qualche tempo prosegue Annoni - abbiamo aperto a Dongo e a Erba due sedi che ci permettono di consolidare la nostra presenza sul territorio, riuscendo in questo modo ad assicurare maggiore vicinanza alla popolazione e, per quanto possibile, risposta ai loro bisogni. Più nello specifico, a Dongo, oltre al servizio di trasporto da poco attivato, siamo anche in grado di garantire piccoli interventi domestici (lavori di sistemazione elettrica, idraulica etc.) nelle case di persone anziane sole. Prestazioni gratuite rese possibili grazie alla disponibilità di alcuni nostri volontari». Rientra sempre nella logica della risposta al bisogno la decisione di Anteas di riattivare, con ogni probabilità da settembre, la serie di incontri settimanali dedicati a temi di attualità come la sicurezza stradale. «La popolazione anziana - ci spiega Alfredo Puglia, segretario generale Fnp Cisl Como, di cui Anteas è una delle espressioni - va accompagnata e sostenuta, in special modo in questo periodo di particolare fatica per tutti. Uno degli impegni del sindacato è quello di stringere accordi con le amministrazioni locali affinché l’attenzione e l’impegno sociale sul territorio non cali. Particolare rilievo va posto all’accordo stipulato qualche mese fa con il Comune di Como che si fonda sull’impegno di attivare un servizio di rete tra le diverse realtà territoriali che operano in campo sociale. Un percorso che dovrebbe portarci ad essere in grado di rispondere in maniera sempre più tempestiva ed efficace alle situazioni di criticità. Nel frattempo all’ente pubblico chiediamo un effettivo riconoscimento dei costi di cui il privato sociale si fa carico, predisponendo adeguate forme di sostegno economico». Non autosufficienza. Un altro colpo basso Una disposizione della Regione Lombardia, datata 7 maggio 2009, precisa e riduce il numero di ausili e presidi che devono essere forniti alla RSA. Un vero e proprio pugno in faccia all’utenza delle case di riposo comasche e non. “L’Asl della provincia di Como - recita la nota dell’Azienda sanitaria locale di Como inviata ai direttori delle RSA, a firma del direttore generale Roberto Antinozzi, riprendendo la nuova normativa regionale - a partire dal 1° luglio 2009, non erogherà più i materiali sanitari di consumo (metalline, sondini per bronco aspirazione, collarini, fascette, reggi cannule, prodotti nutrizionali, etc.) utilizzati da pazienti ospiti delle RSA e peraltro non più previsti dalla sopracitata D.G.R”… «Si tratta di una decisione molto grave - il commento di Alfredo Puglia, segretario generale Fnp Cisl Como - che graverà sulle RSA e, ovviamente, di rimando sulle rette. Dunque a pagare saranno, ancora una vota, gli ospiti. Questo episodio conferma ancora di più la necessità di un Fondo per la non autosufficienza in grado di dare respiro alle migliaia di famiglie soffocate da questo problema. C’eravamo anche noi, 150 comaschi, lo scorso 11 giugno a Roma, a manifestare, in 60mila, a favore della definitiva nascita di questo Fondo e per rivendicare la salvaguardia del potere d’acquisto delle pensioni. Episodi come la recente direttiva regionale ci confermano l’importanza di non abbassare la guardia su temi caldi cari a tutti noi». UNA FOTOGRAFIA DELLA REALÀ DELL’ALTO LAGO È stato un appuntamento importante quello vissuto dall’associazione Anteas e da tutta la Cisl gli scorsi sabato 27 e domenica 28 giugno a Dongo. Non soltanto un momento di festa, per stare insieme, ma soprattutto un’occasione per riflettere sul presente e progettare il futuro in un contesto territoriale segnato dalla grave crisi che ha investito il sistema produttivo, in particolar modo con il fallimento di Afl. La festa è iniziata sabato 27 con la presentazione del volume “Radici di Ferro”, dedicato alla storia delle Ferriere e con la tavola rotonda dal titolo: “Quale futuro socio economico per l’Alto Lago”, alla quale hanno preso parte la Provincia di Como, la Camera di Commercio, la Comunità Montana Lario Occidentale e le associazioni imprenditoriali. «L’idea che abbiamo maturato - spiega Fausto Tagliabue, segretario generale della Cisl di Como - è di approfittare dell’evento per promuovere in quel contesto una sorta di patto di sviluppo per il rilancio economico del territorio. Tutto ciò riferendoci ad un modello già sperimentato, un accordo sottoscritto in Val Seriana, in provincia di Bergamo, che sta dando buoni frutti». La festa, proseguita domenica 28, presso il palazzetto dello sport di Dongo, ha rappresentato anche l’occasione per presentare pubblicamente la sezione territoriale dell’Alto Lago di Anteas e per presentare una fotografia della popolazione anziana residente sul territorio. Nei 18 comuni costituenti il Piano di Zona dell’Alto Lago gli anziani residenti superiori a 60 anni erano, nel 2008, 5042. Secondo alcune stime risulta che il 70% delle pensioni in essere in quest’area siano inferiori ai 1000 euro. Sul fronte dell’assistenza da segnalare la presenza, oltre all’ospedale di Gravedona, anche di tre case di riposo, che offrono un totale di 151 letti accreditati, con un costo minimo della retta che varia da 42 a 65 euro giornaliere e con una lista d’attesa di 62 persone. CRONACA P A G I N A Como 15 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009 QUALCHE POSSIBILITÀ DA UNA NORMATIVA REGIONALE Riconoscimento “storico” per i mercati di Como? Il Comune di Como ha inoltrato apposita domanda alla Regione Lombardia che, in seguito ad una specifica legge, ha fissato requisiti e modalità per conseguire una assegnazione che consentirebbe di ottenere cospicui finanziamenti per la loro conservazione di LUIGI CLERICI P rendendo spunto dal ritornello di una canzoncina, ovvero “se tutto va come deve andare”, i due mercati della città di Como potrebbero presto fregiarsi del riconoscimento di storicità. Il Comune di Como ha infatti inoltrato apposita domanda alla Regione Lombardia che, in seguito ad una legge, ha fissato requisiti e modalità per ottenere tale riconoscimento che consentirebbe di raggiungere cospicui finanziamenti per la loro conservazione. Secondo il testo legislativo regionale sarebbero “mercati a valenza storica” quelli comunali nei quali l’attività sia svolta da almeno 50 anni. I mercati che abbiano un’origine attestata e documentabile risalente ad almeno 100 anni possono invece ottenere il riconoscimento quali “mercati a valenza storica di tradizione”. E tutti e due i mercati che animano Como nelle immediate vicinanze dell’antico castrum romano, ovvero la città murata, ogni settimana durante tutto l’anno, ovvero il mercato Annonario, nello storico edifico di via Sirtori/via Mentana), ed il mercato delle Mercerie, lungo viale Cesare Battisti e viale Cattaneo, vantano questi requisiti. Vediamo di ripercorrerne un po’ la loro interessante storia. Senz’ombra di dubbio i due attuali mercati cittadini costituiscono la continuazione, ininterrotta nel tempo, di un mercato che si teneva all’aperto in piazza Guido Grimoldi, tra il duomo e il palazzo vescovile, nei giorni di martedì, giovedì e sabato. La presenza del mercato di frutta e verdura in tale piazza è probabilmente assai remota visto che tale spazio, nel catasto teresiano del XVIII secolo, era denominato “Verzaro detto alle piode”, ed è comunque attestata la sua presenza da documenti in possesso del Comune risalenti al 1888. Il 15 novembre 1905, infatti, l’Ufficiale di Sorveglianza indirizza al sindaco un rapporto nel quale precisa come sono regolati gli orari e le modalità di svolgimento del mercato della frutta e verdura in piazza Grimoldi, in base alla circolare municipale 13 giugno 1888, e propone di protrarne l’orario di chiusura a vantaggio dei consumatori e per calmierare i prezzi. Il 20 novembre 1905 il sindaco risponde all’Ufficio municipale di Sorveglianza Urbana, puntualiz- zando in quali termini la Giunta Municipale ha deciso di accogliere le conclusioni contenute nel rapporto. Riferisce inoltre che la Giunta ha deliberato che in via sperimentale, ai commercianti che ne facciano richiesta, sia concesso di esporre le merci anche in piazza di Porta Vittoria. Da una delibera della Giunta Municipale del 27 agosto 1915 si ha conferma che in quell’anno il mercato di frutta e verdura si svolgeva ancora in piazza Grimoldi, mentre un avviso pubblico del 21 settembre 1916 ci dà modo di sapere che nel mercato non venivano trattate più soltanto la frutta e la verdura, ma anche uova, burro, latticini e altri generi alimentari d’uso comune. Purtroppo la documentazione agli atti non consente di avere certezza circa il fatto che, parallelamente al mercato alimentare in piazza Grimoldi, già si svolgesse nei pressi anche un mercato di altre merci, anche se ciò appare molto probabile. Infatti, una deliberazione podestarile del 1927 circa la “sistemazione del mercato di piazza Castello”, precisa che esso è frequentato sia da “merciaioli” che da venditori di generi alimentari. Il mercato Annonario - Già dal 1888 è dunque documentata la presenza in città murata di un mercato di frutta e verdura al minuto (in piazza Guido Grimoldi) e all’ingrosso (nella limitrofa piazza Roma). Intorno al 1927 il mercato della frutta e verdura si amplia in piazza del Castello (oggi piazza Verdi/piazza del Popolo), dove si tiene anche il “mercato dei merciaioli”. Nel 1930 si rende opportuno trasferire il mercato nelle vie a sud di piazza Castello. Lo apprendiamo da una relazione del Capo del III Reparto il quale propone di collocare i venditori di frutta, verdura e generi alimentari, che formano il gruppo meno numeroso, sul terrapieno di via N. Sauro; i contadini senza banco di vendita lungo la stessa via, a ridosso della linea ferroviaria; i commercianti di mercerie, che allineati presentano un fronte di almeno 400 metri, in quadruplice fila lungo viale Cesare Battisti. A seguito della richiesta formulata nel giugno del 1933 da parte della Federazione Provinciale Fascista del Commercio all’Ufficio comunale di Sorveglianza, di poter disporre dell’elenco nominativo dei commercianti che frequentano il mercato, si apprende che in via Nazario Sauro posteggiavano 51 operatori, di cui 29 trattavano frutta e verdura, 15 formaggi e latticini, 4 fiori e 3 saponi; in viale Cesare Battisti posteggiavano 111 operatori, di cui ben 62 trattavano mercerie, 17 tessuti, scampoli o ricami, 10 confezioni, altri 10 calzature, 9 articoli casalinghi o ferramenta, 2 profumerie e pettini ed uno dolciumi; infine 10 erano i grossisti di prodotti ortofrutticoli rimasti a fare mercato in piazza Roma. Nel frattempo, era il 1932, il Comune aveva bandito un concorso per realizzare, in un’area compresa tra via Sirtori e la parallela nuova via Mentana un edificio destinato a mercato generale annonario. La collocazione dell’edificio rispondeva alle previsioni del Piano Regolatore Generale del 1919, che dislocava lungo il perimetro esterno della città murata le nuove funzioni pubbliche. Il concorso, a cui parteciparono anche l’architetto Giuseppe Terragni e l’ing. Gianni Mantero, venne vinto dall’architetto Mario Levacher, il cui progetto prevedeva due corpi di fabbrica separati, entrambi in stile razionalista, sviluppati su due livelli: il piano rialzato destinato ai punti di vendita ed il piano seminterrato attrezzato a magazzini. L’edificio più ampio era, ed è tuttora, destinato al commercio al dettaglio; l’altro al mercato ortofrutticolo all’ingrosso dove vi si trasferirono i grossisti di frutta e verdura che, in precedenza, tenevano un proprio mercato all’aperto in piazza Roma, in prossimità del lago. Nell’anno che negli annali viene ricordato per il primo titolo mondiale di calcio dell’Italia, ovvero il 1934, il progetto di Levacher era già stato portato a compimento, tant’è che il 22 giugno il podestà Negretti deliberava l’adozione del “Regolamento per il Mercato Generale Annonario”, tuttora parzialmente in vigore. Questo prevedeva che nell’edificio principale si tenesse sia il mercato dei produttori, sia il mercato al minuto di frutta e verdura con annessi spacci di generi alimentari. Veniva inoltre disposto che gli spazi del nuovo mercato fossero assegnati in via prioritaria ai rivenditori e produttori diretti di frutta e verdura e ai rivenditori di scatolame e latticini con posteggio nel mercato all’aperto che si sviluppava lungo la via Nazario Sauro e sul contiguo piazzale a ridosso delle mura medievali. Oggi il mercato Annonario conserva pressoché intatta la distribuzione funzionale che gli venne assegnata nel 1934 e si tiene il martedì, giovedì e sabato, così come già avveniva ancor prima del suo trasferimento nella sede di via Mentana/via Sirtori. Il mercato Mercerie - Negli ampi viali alberati pedonali a ridosso del tratto sud delle mura medievali che delimitano il nucleo più antico della città si tiene, il martedì e giovedì al mattino ed il sabato per l’intera giornata, il mercato delle Mercerie. Tale mercato interessa le aree di circolazione di viale C. Battisti, viale L. Spallino, piazza Vittoria, viale C. Cattaneo e viale Varese. In precedenza bisogna risalire al 1927 quando in piazza Castello (oggi piazza Verdi/piazza del Popolo) era attivo il “mercato dei merciaioli”. Dal 1930 tale mercato è collocato in viale C. Battisti, a ridosso del tratto meridionale delle mura medievali stesse, verso la torre di San Vitale. Nel 1935 un provvedimento podestarile delimita puntualmente le aree destinate al mercato delle Mercerie, che nel quinquennio precedente s’è andato espandendo verso ovest, oltre la Porta Torre (o Torre di Porta Vittoria). Il mercato delle Mercerie ebbe un proprio regolamento solo nel dopoguerra e trattandosi di un mercato che si svolge all’aperto, senza strutture fisse, non ha ovviamente conservato i caratteri che esso aveva in anni remoti, se non per il fatto che anche oggi la quasi totalità dei punti di vendita è costituita non dai moderni autocarri attrezzati, bensì dai tradizionali banchi espositivi, appoggiati a terra e coperti da tende solari. Inalterato invece, almeno da 78 anni a questa parte, è l’ambito di elevato pregio storico, architettonico e paesaggistico che lo ospita. In precedenza a Como avevano sede altri mercati. Il mercato della polleria, in piena città murata (via Borromino), che scomparve con ogni probabilità quando, nei primi anni ’30 il quartiere medievale della “Curtesela” venne demolito per fare posto a moderni edifici pubblici o residenziali, ed il mercato del bestiame settimanale, istituito a partire dal dicembre 1923 nel piazzale antistante il macello comunale che si trovava all’estremità sud di via Mentana, non più esistente da diversi decenni. CRONACA P A G I N A 16 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009 LA DENUNCIA DELLA POLIZIA PENITENZIARIA Bassone: ora non se ne può davvero più stata una festa del Corpo condita a sale e pepe la celebrazione per la ricorrenza del Corpo di Polizia Penitenziaria tenutasi lo scorso 25 giugno. L’appuntamento ha rappresentato l’occasione perché i sindacati maggiormente rappresentativi dell’istituto comasco, Cgil, Cisl-Fns, Uil penitenziario, Sappe, confermassero la grave crisi in cui versa il sistema penitenziario lombardo e comasco, con la Casa Circondariale del Bassone al limite del collasso. A lanciare ancora una volta l’allarme sulla grave situazione di criticità che interessa l’istituto è stato Massimo Corti, il segretario generale provinciale Cisl-Fns Massimo Corti. Denuncia rinnovata anche il 30 giugno, con una delegazione comasca presente alla manifestazione sindacale interregionale svoltasi presso la Casa Circondariale San Vittore di Milano «Il sovraffollamento del Bassone - spiega Corti oltre a creare gravi difficoltà nella gestione dei detenuti, genera una condizione di assoluta invivibilità sotto l’aspetto igienico e della salubrità dei luoghi di custodia». Ci dia qualche numero «All’inizio di quest’anno nell’Istituto erano presenti circa 541 persone, oggi il trend è in continuo aumento e i ristretti in carcere sono 564, su una capienza regolamentare di 421 prevista dalla È La struttura è ormai satura da tempo e l’effetto indulto è soltanto un lontano ricordo. 564 gli attuali detenuti e si è ormai prossimi al limite di tollerabilità di 581. E tra il personale mancano un’ottantina di addetti. Cgil, Cisl e Uil promettono battaglia Foto William struttura. E siamo a un passo dalla capienza tollerabile, oltre la quale non si potrà andare, di 581 detenuti. Questo significa che in una sezione detentiva è abitudine ormai che vi siano anche 97 detenuti, allocati in celle di pochi metri quadri (8/10 mq, compreso i servizi), il tutto per 4 o 6 detenuti cadauna. Questo basso livello di vivibilità e di pregiudizio rispetto alla sicurezza istituzionale, è posto in capo a un solo agente il quale deve controlla- re da solo tutti i soggetti ristretti nella sezione, rischiando la propria incolumità fisica. In proposito, questo controllo serve a ben poco e rischia di spostare solo la responsabilità di possibili eventi critici sul malcapitato operatore di turno». Come vivete, voi operatori, questa situazione? «Il personale di Polizia Penitenziaria attualmente in forza al Bassone è dato da 255 soggetti, 31 dei quali distaccati pres- CHIESA DI S. CECILIA so altre strutture. I presenti ad Albate sono dunque 224, a fronte del numero previsto di 308. Conti alla mano mancano 84 unità. Carenza che si sente, eccome! L’amara realtà dimostra che l’Amministrazione non ha alcun rispetto delle donne e degli uomini in uniforme che subiscono, a causa della carenza degli organici, turni massacranti, cambi turni, continui richiami in servizio, assenza di una congrua programmazione dei turni di servizio, congedi, ecc. Insomma il personale vive una sorta di regime di semilibertà, con una organizzazione affidata all’improvvisazione. Noi non possiamo e non vogliamo accettare queste condizioni, non abbiamo commesso nessun reato e non dobbiamo scontare nessuna pena. Rivendichiamo l’applicazione della carta dei diritti umani in favore dei colleghi e colleghe che non riescono a programmare il proprio riposo, a gestire la propria vita. Il servizio sanitario è a disposizione del detenuto; invece l’agente all’interno dell’Istituto non ha alcun riferimento medico; eppure, in ambienti cosi affollati, è facile che si propaghino malattie od epidemie anche tra il personale di controllo… In questo deprimente quadro e delle descrizioni fatte, è drammatico che non si riesca più a distinguere che è il carceriere e chi è il carcerato». Come uscire da questa impasse? «Occorrono forze nuove! Abbiamo l’impressione che l’Amministrazione sia autoreferenziale, la dirigenza centrale ha avuto poche esperienze di direzione degli istituti e pensiamo che le problematiche che vengono evidenziate dai dirigenti delle Restaurate due tele di Filippo Abbiati S ono state presentate lo corso 30 giugno presso la chiesa di S. Cecilia le due tele di Filippo Abbiati recentemente restaurate nel laboratorio di Laura de Nardi, sotto la direzione del Comune di Como e della Soprintendenza per i Beni Storici e Etnoantropologici di Milano, grazie al Lions Club Como Plinio Il Giovane, nell’occasione delle celebrazioni del ventennale della propria fondazione. Le due tele di Filippo Abbiati sono collocate nel presbiterio della chiesa. L’iniziativa, che ha ricevuto il consenso del Comune di Como, proprietario dell’edificio, della parrocchia di San Fedele e della Soprintendenza, ha consentito il recupero di due opere preminenti nel complesso decorativo di un’architettura che rappresenta un vero gioiello della cultura barocca del territorio lariano. Il restauro ha comportato l’applicazione di tensori angolari ai telai ai fini di un più calibrato e omogeneo tensionamento delle tele, a garanzia di una loro migliore conservazione. Ha soprattutto permesso di riportare alla luce la splendida cromia originaria, intensa e calda nella Nascita, ariosa e leggera nell’Immacolata, preludio felice alle novità della cultura figurativa settecentesca. Gli interventi di rimozione degli strati di offuscamento della superficie pittorica, composti da vernici ossidate e sporco accumulatosi col tempo, sono stati condotti per gradi e in relazione ai diversi colori. carceri, da chi vive insieme ai colleghi una zona di frontiera, non vengono prese in considerazione. C’è un grosso stacco tra il centro e la periferia e ciò non è funzionale, anzi è deleterio per la risoluzione dei problemi. I direttori delle carceri ed il personale si sentono abbandonati a se stessi e debbono esercitare responsabilità enormi perché nulla all’interno del carcere è letteralmente conforme a leggi e/o disposizioni. Pur prendendo atto che il ministro, nel corso della festa del Corpo nazionale celebrata il 17 giugno scorso, ha fatto cenno ad un piano di assunzioni straordinarie, ci chiediamo come mai questa prospettiva, o meglio tale impegno, non ha inteso rappresentarla nel corso dell’incontro con le rappresentanze sindacali, il giorno prima. Al momento non si intravede nessuna soluzione per affrontare emergenza carceri e pertanto non possiamo che continuare nella nostra azione di protesta attraverso una serie di manifestazioni che avranno luogo sul territorio nazionale. Culmine della protesta sarà una grande manifestazione nazionale che si terrà a Roma il 22 settembre prossimo». CRONACA P A G I N A Como&territorio 17 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009 L’INGRESSO SABATO 4 LUGLIO Montorfano attende don Biagioni abato 4 luglio la comunità di Montorfano accoglierà con gioia il suo nuovo parroco, don Gaetano Biagioni. Don Gaetano, originario di Figliaro, è nato a Como nel 1974 ed è stato ordinato sacerdote nel 2001 da mons. Alessandro Maggiolini. Dopo la sua esperienza come vicario a Sagnino (2001-2004), è stato nominato vicario di Cernobbio e - insieme, dal 2007 - parroco di Roven- S Sarà accolto alle ore 20.30 sul piazzale della chiesa dalla comunità e dalle autorità civili e religiose. Seguirà la celebrazione della S. Messa solenne na. Don Gaetano succede a don Italo Brumana, che ha lasciato la parrocchia il 1° giugno scorso. Il programma prevede alle ore 20.30 l’arrivo del nuovo parroco sul piazzale della chiesa, accolto dal saluto del sindaco e di un rappresentante della parrocchia; seguirà la S. Messa solenne; al termine si terrà un rinfresco di benvenuto, allietato dalle note del Corpo musicale “A. Volta” di Capiago Intimiano. Domenica 5 luglio don Gaetano presiederà le S. Messe domenicali (7.30; 10.30; 18.00); lunedì 6, alle ore 20.30 S. Messa per tutti i defunti. LO HA DECRETATO LA RIVISTA AMERICANA “FORBES” Villa d’Este: miglior albergo del mondo l meglio del meglio in fatto di alberghi? E’ sul Lago di Como, e per la precisione a Cernobbio. JeanMarc Droulers, amministratore delegato del Grand Hotel Villa d’Este, annuncia con orgoglio che il famoso resort è stato nominato da ‘Forbes’ il miglior hotel al mondo. Non è impresa facile giudicare il meglio al mondo, considerando la varietà di elementi da valutare e anche la varietà di chi le giudica; gli editori della celebre rivista statunitense di economia e finanza hanno formato però una giuria di veri esperti in viaggi di lusso, composta da personaggi dello spettacolo, scrittori, giornalisti e conduttori televisivi, tutti con una cosa in comune: visitano alme- Si tratta soltanto di uno dei numerosi riconoscimenti ottenuti dalla preziosa struttura negli ultimi anni I di GIGLIOLA FOGLIA no venti hotel di lusso ogni anno. Il commento finale di questa giuria è stato: “Vil- la d’Este ha tutto”, e cioè facile raggiungibilità, pregio architettonico, decorazione degli interni, una storia secolare (è hotel dal 1873, ma la villa è molto più antica), la bellezza dell’insieme, un panora- ma incantevole, un servizio impeccabile, l’annessa beauty farm e sporting club, e perfino… il bel tempo. “Il riconoscimento di ‘Forbes’ mi rende orgoglioso e felice” ha commentato Droulers “E’ una bella notizia che aiuta tutti a mantenere alto l’entusiasmo per il lavoro che facciamo da molto tempo con dedizione e passione. Il mio grazie sentito a tutto il personale di Villa d’Este che, fe- dele in tempi belli e meno belli, ha dato il contributo decisivo a far diventare l’accoglienza e il servizio di Villa d’Este insuperabile nel mondo. Mi auguro che questo entusiasmo ci animi sempre e che la strada dell’eccellenza che abbiamo intrapreso ci porti a livelli ancora più alti”. L’entusiasmo è comprensibile anche se lo storico hotel non è nuovo a simili riconoscimenti: sono oltre trenta i premi ricevuti solo negli ultimi otto anni, tra cui quelli per il miglior chef internazionale, il miglior nuovo libro di cucina, il miglior Centro Benessere in Europa, e il Premio di Eccellenza per la valorizzazione dell’Ambiente assegnato nel 2006 da Confindustria. UNA NUOVA TRATTA SUL CERESIO: NASCE LA CAMPIONE D’ITALIA-PORLEZZA Il fatto di essere un’enclave circondata dal territorio svizzero ha sempre comportato vantaggi e svantaggi per Campione d’Italia. I collegamenti con la “madrepatria” fanno sicuramente parte di questa seconda categoria, ma dalla prossima settimana Campione sarà collegata via acqua direttamente con il territorio comasco. E’ stata infatti raggiunta un’intesa con la Società Navigazione Lago di Lugano per assicurare un servizio di collegamento con Porlezza. Una linea speciale, bisettimanale, operativa dal 27 giugno al 12 settembre a titolo sperimentale, che metterà in relazione le due località del Ceresio comasco ogni sabato con i seguenti orari: partenza da Campione d’Italia alle 8.50, arrivo a Porlezza alle 9.50 ed eventuale proseguimento per Lugano con arrivo previsto alle 11.00, partenza da Porlezza alle 16.20, arrivo a Campione d’Italia alle 18.00; ed anche di giovedì, a cominciare dal 25 giugno, con i seguenti orari: partenza da Porlezza alle 16.20, arrivo a Campione d’Italia alle 18.00, partenza da Campione d’Italia alle 00.30, arrivo a Porlezza all’1.20. Il nuovo collegamento, che vuole implicitamente valorizzare anche il contesto naturale del Ceresio, esprime la volontà dell’amministrazione comunale di accentuare la vocazione turistica dell’enclave, non tanto per la stagionalità dell’iniziativa quanto per le opportunità escursionistiche che essa offre, aprendo intanto un’inedita accessibilità a Campione sul versante sicuramente affascinante: quello dell’arrivo dal lago. I biglietti esclusivamente per viaggi di andata e ritorno sono già in vendita a 10 franchi svizzeri (Euro 6,50) presso gli uffici dell’Azienda Turistica di Campione d’Italia 3 oppure presso gli uffici dell’ Associazione Commercianti Parka Vivi Porlezza di Porlezza. Infatti pur essendo territorio italiano a Campione d’Italia si circola con targa svizzera e le transazioni avvengono in Franchi. Se non fosse per la bandiera italiana e per quella comunitaria sembrerebbe del tutto un piccolo paese svizzero. L.CL. “VESPRI D’ORGANO” NELLA BASILICA DI S. ABBONDIO Domani, domenica 5 luglio, la S. Messa d’orario (16.30) avrà una ‘coda’ musicale, nella quale saranno proposti brevi brani di ascolto e di preghiera, per la durata complessiva di circa mezz’ora (a partire dalle 17.30). La proposta concretizzabile grazie alla disponibilità dell’organista ‘titolare’, Andrea Schiavio, e di alcuni suoi colleghi - si pone in continuità con iniziative simili sperimentate in altre chiese cittadine, e sarà ripetuta nel periodo estivo, secondo il calendario di seguito riportato. L’ingresso è ovviamente libero. Domenica 5 luglio organo (Giuseppe Sanzari) e violino (Katie Vitalie) Domenica 19 luglio organo (Andrea Schiavio) e clarinetto (Enrico Sibona) Domenica 2 agosto organo (Andrea Schiavio) Sabato 15 agosto organo (Andrea Schiavio) e voce soprano (Hiroko Ito) CRONACA P A G I N A 18 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009 COMO E I SUOI POLITICI Un secolo e mezzo di vita amministrativa L a sala consiliare di Palazzo Cernezzi si presenta in tutta la sua maestosità al cittadino che la osserva. Lo scranno, le sedie vuote, raccontano storie diverse e complesse di un servizio di grande responsabilità speso a favore della città. Uomini e donne che, nel corso negli anni, si sono avvicendate su quelle poltrone con gli animi e le capacità più varie. Chi in cerca di un’affermazione personale, chi, invece, mosso da un reale amore per il capoluogo. Ma quanti sono gli amministratori che, dall’unità d’Italia ad oggi, si sono realmente succeduti sui banchi di maggioranza e opposizione del Consiglio comunale comasco? A prendersi la briga di scoprirlo è stato Benedetto Indavuru, che ha messo a frutto l’esperienza maturata nel corso di 25 anni spesi come bibliotecario presso la Biblioteca Comunale di Como. Da qui è nato “Gli amministratori di Como. Dall’unità d’Italia alle elezioni amministrative del 2007”, stampato dall’editore comasco Alessandro Dominioni. Non solo un semplice elenco, alfabetico, degli oltre 680 amministratori, ma un viaggio, fugace e didascalico, attraverso la vita amministrativa della nuova città. Uno strumento sem- Chi guidò Como nel lontano 1878? E nel 1923? Un viaggio interessante per conoscere i protagonisti della vita politica locale, dall’unità d’Italia al 2007. A realizzarlo Benedetto Indavuru, stampato dall’Editore Alessandro Dominioni di MARCO GATTI plice (poco più di un centinaio di pagine) alla portata di studiosi, storici o qualche ricercatore. La nostra storia parte da lontano: è il 1861, anno di nascita dello Stato unitario. Già due anni prima la legge del 23 ottobre 1859 aveva fissato la composizione dei Consigli comunali. Quello di Como era costituito da 30 membri in quanto la popolazione superava i 10mila abitanti, ma era al di sotto dei 30mila. Gli assessori duravano nel loro ufficio un anno ed erano sempre rieleggibili. La nomina del sindaco era di competenza del re, scelto fra i consiglieri comunali e con un mandato della durata di tre anni. I consiglieri duravano in carica cinque anni, ma dovevano rinnovarsi ogni anno di un quinto. Nel 1861 il sindaco della città di Como era l’avv. Gherardo De Guglielmi. È il primo nome di un’interminabile lista. L’inizio di un viaggio interessante, accompagnato da alcune gustose cronache del tempo, rilanciate dai quotidiani “La Provincia” e “L’Ordine”. “La verità innanzi tutto - scrive “La Provincia, commentando le elezioni del dicembre 1902 -, i veri vincitori di questa lotta elettorale sono i clericali… I clericali dunque hanno vinto mentre i socialisti hanno a mala pena difeso le loro posizioni perché ebbero minor numero di voti delle elezioni precedenti…”. “Se dopo il trionfo splendidamente riportato dalla nostra lista - il commento de ‘L’Ordine’ - che ha veduto eletti 13 candidati su 14, dovessimo stampare oggi che i cattolici di Como hanno vinto illuderemmo noi e i nostri amici. Il vero vincitore di questa battaglia elettorale è il buon senso cittadino…”. E via via, negli anni, ecco il susseguirsi di altre forze. Non di rado seguendo il principio dell’alternanza. L’area “clericale” si riafferma infatti nel 1904, ma subisce una forte scossa nel 1906. “La giornata elettorale di ieri - recita “La Provincia” nel luglio 1906 - fu una vera giornata campale ed i partiti popolari scesi in lizza colla bandiera dell’ anticlericalismo possono andare superbi di una vittoria gagliardamente conquistata…”. Per poi tornare alla vittoria nelle elezioni parziali del 1908… “I clericali hanno vinto, dobbiamo constatarlo senza inutili querimonie. Hanno vinto in virtù della loro formidabile organizzazione, della lunga preparazione, della propaganda indefessa fatta casa per casa, nelle chiese, dappertutto dove potevano spendere una parola, un suggerimento, trovare un elettore…”. Gli anni passano e, pian piano, si entra nell’era fa- scista. Dalla presa del potere da parte del fascismo anche la vita amministrativa di Como si fa meno intensa, le decisioni vengono concentrate nelle mani di pochi. Il 1° gennaio 1927 si insedia a Como il primo podestà… “...L’istituto podestarile recita ‘La Provincia’ il giorno successivo ripetendo l’intervento di saluto del prefetto - pura emanazione e necessaria conseguenza della teoria politica fascista, si presenta oggi nel capoluogo come esponente del principio di autorità, indice di una amministrazione sottratta al gioco irresponsabile dei partiti…”. Travolta dalla dittatura e dal secondo conflitto mondiale la nuova stagione amministrativa per il comune capoluogo riprende con il ritorno alla democrazia. Le prime elezioni libere del dopoguerra si svolgono in città il 31 marzo 1946 con l’affermazione della Dc, che ottiene 17 seggi, e la tenuta dei socialisti, che ne avranno 15, a seguire i comunisti (4) e i liberali (3). Sindaco: il rag. Giuseppe Terragni. Da lì è un “soffio” fino ai nostri giorni. Cronaca più vicina al nostro tempo, storia recente che si intreccia con la memoria del lettore. “Gli amministratori di Como. Dall’unità d’Italia alle elezioni amministrative del 2007", Benedetto Indavuru, 2009, Alessandro Dominioni Editore, pp 128, 15 euro. LA STRUTTURA È TORNATA AD ESSERE COMPLETAMENTE VISITABILE Tempio Voltiano finalmente ci siamo l termine di nove intensi anni di lavori, che ne hanno anche precluso l’accesso tra il 2003 ed il 2004, il Tempio Voltiano è tornato ad essere completamente visitabile. E si ripresenta al pubblico con tante novità. La principale delle quali è la riapertura ai visitatori della loggia del primo piano dove ora trova spazio il percorso multimediale “Alessandro Volta cittadino comasco” che presenta l’impegno dello scienziato come amministratore della sua città, attivo nelle trasformazioni urbane del tempo. Il Mausoleo, dedicato alla vita ed all’attività di Alessandro Volta, costruito nel 1927 in un periodo di forti trasformazioni di questa zo- A na della città (sempre quell’anno venne edificato il vicino stadio G. Sinigaglia), è stato oggetto di un ampio restauro avviato nel 2000 e che ha comportato un investimento di 777.685,35 euro per le casse comunali. Al pian terreno è stata data nuova collocazione agli strumenti della ricerca ed attività di Volta mentre, come già accennato, al primo piano è stato realizzato un vero e proprio percorso che porta il visitatore a scoprire non solo la vita dell’illustre scienziato, ma anche la realtà comasca dell’epoca fino ad analizzare i principali eventi dell’eredità voltiana rappresentati dalle due esposizioni organizzate nel 1899 e nel 1927 nonché alla costruzione dello stesso Tempio Voltiano. Un percorso interattivo grazie ai totem che saranno installati e che consentiranno di “navigare” nel mondo dell’elettricità ed ai video che, già fin d’ora, accompagnano le visite. Ad accompagnare il visitatore nella scoperta del cittadino comasco più il- lustre nel mondo è ora a disposizione anche un’audioguida realizzata dalla società Artemide Servizi s.r.l. di Perugia forte di 187 schede audio registrate da speaker professionisti, in italiano, inglese e francese, che l’utente ascolta durante la visita. Il supporto spiega l’esposizione scientifica raccolta nelle 16 vetrine così da offrire, a chi decide di avvalersi del servizio, una visita approfondita e, nello stesso tempo, libera nella scelta del percorso da seguire. Per quanto riguarda, invece, gli interventi strutturali, il settore Opere Pubbliche del Comune di Como ha realizzato una nuova soletta al piano interrato, posato pavimenti, rivestimenti e serramenti, abbattuto le barriere architettoniche e creato un nuovo bagno per i visitatori diversamente abili. Il Tempio è stato anche dotato di un nuovo ascensore per il superamento delle barriere architettoniche. All’esterno del museo si è proceduto al rifacimento completo della pavimentazione, dell’impianto di illuminazione esterna, nonché delle aiuole. I lavori di allestimento sono stati invece curati dallo studio Pandakovic. La decisione è stata presa in occasione del secondo centenario dell’invenzione della Pila (1799) quando si è deciso di rinnovare l’esposizione dei cimeli per valorizzare ulteriormente le vetrine storiche contenenti gli strumenti scientifici dello scienziato. L.CL. CRONACA P A G I N A 19 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009 LA SCORSA SETTIMANA A Como il primo Congresso nazionale dei ghanesi in Italia U na grande festa, nella più classica delle tradizioni africane. Potrebbe sintetizzarsi così il primo Congresso nazionale dei ghanesi in Italia, svoltosi la scorsa settimana presso l’ex cinema Gloria di Rebbio. Un appuntamento a cui ha preso parte anche l’ambasciatore del Ghana in Italia, oltre che alcune autorità comasche, esponenti dell’Associazione Comasca per la Cooperazione Internazionale, dell’Anolf e della segreteria provinciale della Cisl. È stata proprio la Cisl a condurre a braccetto l’associazione ghanese lungo il percorso che l’ha portata a questo primo appuntamento congressuale. Un impegno che vede il sindacato in prima linea, già da diverso tempo, nel tentativo di favorire occasioni di aggregazione e di integrazione da parte dei principali gruppi etnici presenti sul territorio della provincia di Como. Quella ghanese è stata la primissima iniziativa congressuale di una comunità straniera residente sul territorio della provincia di Como. «Si è trattato di un ap- Foto William Non un semplice momento di festa, ma l’avvio di un lento processo che apre importanti frontiere sul fronte dell’integrazione di MARCO GATTI puntamento importante ci spiega Rosangela Pifferi, Anolf Cisl Como -, la prova che gli stranieri presenti sul nostro territorio iniziano a comprendere l’importanza di appartenere ad un’organizzazione che li sostenga, che sappia indirizzarli, che dia loro visibilità. Questo primo Congresso ha rappresentato, per questa gente, l’occasione per dire a tutti: ‘Guardare che ci siamo, siamo persone, non fantasmi. Anche noi rappresentiamo un valore per questa società’. Per il resto, poi, il cammino da compiere sarà lungo, una continua scoperta nel misurarsi con le regole e le normative italiane. Ma è proprio il desiderio di mettersi in gioco in maniera istituzionale, a partire dal rispetto e dalla condivisione delle regole di questa stessa società, il passo più qualificante scandito dall’appuntamento di sabato scorso. Un cammino che offrirà loro e ai loro funzionari occasioni e spunti per mettere in atto buone pratiche di integrazione, valide non solo nel nostro territorio, ma per qualsiasi parte del mon- do». E la Cisl, che ha condotto per mano questo gruppo e, con ogni probabilità, farà lo stesso con altri, come ha vissuto questo momento? «Il parallelo può sembrare forte, ma lo stiamo vivendo come il genitore che accompagna il figlio nel tempo, fino al punto di vederlo compiere scelte autonome. Per l’associazione ghanese è giunta l’ora dell’autonomia. Ciò non significa, per noi, chiamarsi fuori, anzi, più forte che mai sarà la nostra presenza in termini di sostegno e di informazione in questa delicata fase. Sentire viva e matura questa maggiore au- tonomia rappresenta, però, per noi, già un prezioso traguardo. I membri di questa associazione potranno ora sentirsi forti di agire con maggiore consapevolezza rispetto al passato, liberi anche di compiere scelte politiche e sindacali differenti. Da veri cittadini. E questo è il sale della democrazia». CISL COMO: NOVITÀ SUL FRONTE DEL’INFORMAZIONE A distanza di 11 anni, dal suo ingresso nel web, il sito della Cisl comasca si presenta rinnovato nella grafica, nella struttura e nelle opportunità di connessione con tutti gli altri mezzi di comunicazione di cui la Cisl dispone ai suoi vari livelli. D’ora in poi, sarà possibile aprire forum, promuovere sondaggi, verificare l’agenda eventi, collegarsi al nostro periodico “Azeta” on line, al quotidiano della Cisl nazionale “Conquiste del Lavoro”, alla news letter CislComoInforma, alle VideoNotizie della Cisl di Como su Youtube, alle news pubblicate su Facebook e MySpace, all’archivio fotografico della Cisl lariana residente su Flickr, nonché alle web Tv della Cisl nazionale e lombarda. Inaugurato nel maggio del 1988, dopo 21 anni cambia veste grafica e formato anche il periodico “Azeta Lavoro” in distribuzione nelle settimane scorse e che è comunque possibile leggere integralmente collegandosi a www.azetalavoro.ust.it. L’offerta informativa sui media messa in campo dalla Cisl comasca nel corso degli anni si completa poi con gli Speciali Lavoro mensili pubblicati dai quotidiani locali La Provincia e il Corriere di Como rispettivamente ogni primo venerdì ed ogni terzo giovedì del mese. L’obiettivo che intendiamo perseguire consiste nel rendere agevole e praticabile una sorta di nomadismo mediale volto a favorire il passaggio da un mezzo divulgativo all’altro a seconda del profilo della comunicazione che si vuole da parte nostra veicolare o da parte dell’utente acquisire nel minor tempo possibile. A CRONACA P A G I N A Como 20 I Referendum cittadini: il bilancio del Comitato IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009 l Comitato referendario che ha sostenuto i due referendum locali dedicati al vecchio S. Anna e all’ipotesi di un dormitorio pubblico ha diffuso una nota, a mente fredda, sull’esito del voto di 15 giorni fa, votato solo dal 21,93% dei cittadini. “Volete che la maggior parte del territorio attualmente occupato dall’ospedale cittadino sia destinato ad uso pubblico, in particolare sanitario e sociale? - si legge nella nota -. Volete che il dormitorio pubblico in cui si ricoverano le persone senza fissa dimora resti aperto tutto l’anno? Due quesiti semplici e diretti, che parlano di malati, di anziani, di poveri, sono stati posti ai cittadini comaschi nei referendum del 21 e 22 giugno. Circa 15.000 hanno risposto e quasi 14.000 affermativamente; circa 55.000 non hanno risposto, in parte perché legittimamente in vacanza, in parte per disgusto della politica come tale, in parte per diffidenza, in parte per l’infelice scelta, non voluta dal comitato promotore, di abbinare i referendum nazionali (pochissimo partecipati in tutto il Paese) e a soli quindici giorni da una prima chiamata al voto già pre-estiva anch’essa, solo in parte perché effettivamente contrari all’uso pubblico del territorio occupato dall’ospedale e contrari all’ospitalità a chi non ha casa (farebbe piacere sentire gli argomenti”. “I referendum cittadini - prosegue la nota - sono nati dalla necessità di far esprimere la gente comu- POCO MENO DEL 22% AL VOTO MA... In quindicimila circa si sono espressi sui due quesiti (vecchio S. Anna e dormitorio pubblico). Non abbastanza, ma resta un terreno su cui lavorare per una città più partecipata e interessata Foto William ne, quella che ha bisogno dei servizi sanitari, quella che si commuove o si indigna per il mendicante o l’immigrato sotto casa: voi cosa fareste se foste amministratori? Perché in realtà già lo siete, amministratori, infatti chi decide lo fa a nome vostro e con i vostri soldi. E allora, preferite che dove ora c’è l’ospedale sorgano condomini e negozi oppure ambulatori e residenze per anziani? preferite che i senza tetto dormano sotto i portici e sulle panchine oppure in un ambiente dignitoso e gestito da persone motivate e attente? Da qui siamo partiti, abbiamo parlato per mesi con migliaia di persone, abbiamo discusso e convinto, abbiamo sperimentato e fatto sperimentare la partecipazione e non il mugugno né la chiacchiera da bar: essere cittadini è cooperare alle decisioni, non limitarsi a criticare. A questo appello hanno risposto quindicimila cittadini, non abbastanza per il regolamento comunale, abbastanza per dire che una parte non trascurabile della città vuole essere partecipe delle decisioni, e certamente anche molti altri che non hanno votato: nonostante la scarsità di mezzi, l’ostilità di molte forze politiche, il silenzio dei mezzi di informazione (tranne un interesse negli ultimissimi giorni de “La Provincia”), le simpatie occultate per paura di compromettersi pubblicamente. Ma schierarsi è un tale disonore? È così imbarazzante parlare contro i luoghi comuni prevalenti, che si stanno dimostrando fallimentari e impraticabili? Molti esponenti della maggioranza di Palazzo Cernezzi, per scoraggiare la partecipazione al referendum comu- nale, hanno più volte dichiarato che il Comune su questi temi aveva già deciso ciò che gli stessi referendum chiedevano e che pertanto era inutile andare a votare: su queste posizioni il comitato referendario pungolerà tutto il consiglio comunale affinché, nei prossimi mesi, queste affermazioni si traducano in delibere definitive”. “Il referendum - conclude la nota - è uno strumento diretto di democrazia, l’unico previsto dalla Costituzione. Chi si lamenta della lontananza dei politici (pensano solo agli affari loro) dovrebbe pensarci bene. Con il referendum comunale agli elettori è posta una domanda diretta che esige una risposta semplice, sì o no. È uno strumento a disposizione dei cittadini e anche dei politici, di maggioranza e di opposizione, per conoscere il pensiero della cittadinanza su temi importanti, quelli sui quali senza il consenso della popolazione si rimane nell’immobilismo: non si vota per una persona né per un gruppo, si vota per o contro una proposta concreta, la cui realizzazione o mancata realizzazione sarà rilevante e visibile per la vita della città. Il quorum, cioè la percentuale minima di elettori che devono recarsi a votare per rendere efficace il risultato, scoraggia la partecipazione: chi è contrario invece di votare no boicotta il voto, unendosi a chi sceglie di non partecipare. Se non ci fosse quorum contrari e favorevoli accorrerebbero alle urne facendo diventare i referendum un’occasione di discussione e partecipazione estesa a tutta la città. Come comitato promotore dei due referendum pensiamo che aver portato al voto quindicimila persone sia un risultato importante e positivo; non basta per la validità del referendum, basta per pensare ad una città più partecipe e interessata”. CONCERTO IN S. FEDELE VENERDÌ 3 LUGLIO ALZHEIMER I Donatori del Tempo e gli orari d’estate Il Centro Donatori del Tempo informa che nei mesi di luglio e agosto la sede rimarrà aperta solo al giovedì, come sempre dalle ore 16.30 alle 18.30. La segreteria telefonica è attiva per ricevere eventuali messaggi o richieste di informazione. Da martedì 1° settembre l’orario di apertura sede riprende regolarmente dalle 16.30 alle 18.30 di ogni martedì e giovedì. Il servizio di “Filo diretto”, consulenza psicologica telefonica della nostra psicologa dottoressa Luciana Quaia, per i familiari di malati di Alzheimer riprenderà mercoledì 7 ottobre, dalle ore 17 alle 19 e continuerà ogni primo e terzo mercoledì del mese: tel. 031-270231. Ogni anno, dal 1994, il 21 settembre si celebra la: “Giornata Mondiale Alzheimer”. Il Centro organizzerà per l’occasione, sabato 19 settem-bre, dalle ore 15 alle 19 , un pomeriggio di informazioni, presso la sede di piazza Mazzini, 9 e di consulenze individuali, su appuntamento, presso il Centro diurno Comunale (Università Popolare) in via Volta, 83, con le consulenti: dottoressa Luciana Quaia, psicologa e dottoressa Anna Cardinali, avvocato. I pomeriggi di animazione per i malati di Alzheimer riprenderanno: lunedì 5 ottobre allo Yacht Club alle ore 15.00 al “Caffè del lunedì” e venerdì 9 ottobre in via Volta,83 alle ore 15.00 al “Venerdì-insieme”. Per ulteriori informazioni rivolgersi in sede: tel. e fax : 031270231, e-mail: [email protected] Coro città di Como: 35° P er celebrare la ricorrenza del 35° anno di fondazione (1974-2009), l’associazione Coro Città di Como ha organizzato un concerto di musica sacra venerdì 3 luglio alle ore 21 presso la centralissima Basilica di S. Fedele a Como, evento aperto al pubblico e ad ingresso libero. Il programma del concerto contempla l’esecuzione dello Stabat Mater, per coro e orche stra, di Mario Moretti, il fondatore e direttore artistico del Coro Città di Como, nonché di uno dei capolavori di musica sacra di F. J. Haydn, di cui quest’anno ricorre il 200° anniversario della morte, la Missa in tempore belli (Paukenmesse) per soli, coro e orchestra, per altro raramente fruibile sul territorio. Gli interpreti saranno: Maria Blasi, Soprano – Simona Forni, Mezzosoprano - Luca Di Gioia, Tenore - Giorgio Valerio, Baritono/Basso - Coro Città di Como e Coro Benedetto Marcello di Mendrisio (CH) - Orchestra della Provincia di Lecco - diretti dal m° Mario Moretti. Il concerto, che costituisce il 6° evento in provincia di Como del progetto “Musica sacra sul confine: autori e luoghi dell’Insubria” dell’Associazione Coro Città di Como, approvato e finanziato nell’ambito del PO di Cooperazione Transfrontaliera Italia-Svizzera (Interreg) 2007-2013, beneficia anche dei contributi istituzionali da parte della Fondazione Cariplo/Milano, della Regione Lombardia, della Provincia di Como e di contributi di sponsorizzazione da parte di altri sponsor pubblici e privati locali. Molto nutrito il programma della Stagione musicale 2009 del Coro Città di Como: date e località dei prossimi concerti sono verificabili consultando il sito web dell’Associazione: www.corocittadico mo.org/eventi. LE AVANGUARDIE RUSSE CON MONDO TURISTICO L’Associazione Culturale “Mondo Turistico” organizza per venerdì 10 luglio una visita guidata alla Mostra “Le avanguardie russe”, allestita a Como presso Villa Olmo. L’incontro con la guida è fissato per le ore 19.30 a Como, davanti all’ingresso di Villa Olmo; si andrà quindi alla scoperta delle opere di Chagall, Kandinsky, Malevic e Filonov, straordinari artisti che hanno interpretato l’anima russa traghettandola verso il futuro. La mostra di Villa Olmo, che comprende 80 opere provenienti da collezioni pubbliche e private fra cui il Museo di Stato russo di San Pietroburgo, è un caleidoscopio di forme e colori che riescono ad affascinare come le favole. La quota di partecipazione è di 12 euro per i soci, di 13 euro per i non soci (ingressi inclusi). CRONACA P A G I N A 21 Como&territorio IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009 VILLA GUARDIA 19 E 20 SETTEMBRE ESPOSITORI: TEMPO FINO AL 10 LUGLIO PER ISCRIVERSI L’Isola che c’è a verso la 6 edizione S i avvicina ad ampie falcate l’appuntamento con la sesta edizione de “L’Isola che c’è”, la fiera provinciale delle relazioni e delle economie sociali, in programma, come consuetudine, presso il parco comunale di Villa Guardia sabato 19 e domenica 20 settembre. La fiera ha visto, negli anni, crescere in misura considerevole la sua popolarità fino ad essere visitata, nel 2008, da 15.000 persone nell’arco dei due giorni, con la collaborazione di 170 realtà locali di cui 130 espositori e più di cento volontari impegnati nell’organizzazione. Oltre all’esposizione di prodotti, servizi, saperi e progetti delle realtà di economia solidale e di consumo responsabile del territorio comasco è prevista la presenza di gruppi d’acquisto solidale, co- La fiera ha visto, negli anni, crescere in misura considerevole la sua popolarità fino ad essere visitata, nel 2008, da 15.000 persone nell’arco dei due giorni, con la collaborazione di 170 realtà locali di cui 130 espositori e più di cento volontari operazione sociale, riciclo e riuso, energie rinnovabili e bioedilizia, agricoltura locale e biologica, artigianato, turismo responsabile, solidarietà internazionale, ambiente, pace, cultura, informazione e associazioni di volontariato. Inoltre, sono previsti seminari, animazioni, concerti, spettacoli e incontri culturali. In particolare quest’anno le riflessioni convergeranno sullo studio di un modello economico diverso per una economia alternativa, perché se i numeri indicano una partecipazione in cresci- JAPAN FUSION RESTAURANT ta, il valore più grande rappresentato dalla fiera resta la ricchezza di partecipazione nell’organizzazione dell’evento e le innumerevoli collaborazioni innescate in questi anni tramite i contatti e le informazioni ottenute nel corso della manifestazione. Si tratta di una fiera delle relazioni, dove incontrare e conoscere, organizzata nel segno della partecipazione: non esiste un ente fiere, ma un’ampia rete di soggetti che vogliono offrirsi e offrire una importante occasione di promozione. Questa rete comasca di economia solidale ha iniziato a formarsi nel 2003. Dal 2004 al 2008 ha dato vita alle prime cinque edizioni della fiera. Da questo percorso è nata l’associazione “L’isola che c’è”, quale strumento per la promozione e lo sviluppo dell’economia solidale e del consumo consapevole sul territorio comasco. Vi possono aderire sia singoli che realtà che condivi- dono la Carta dei principi di cui si è dotata la rete comasca di economia solidale. L’obiettivo principale del percorso è allargare sempre di più l’offerta di beni e servizi ed estendere il numero dei consumatori consapevoli. La fiera diventa così un momento forte per mostrare in concreto cosa può essere il distretto comasco di economia solida- le. Dall’edizione 2008 l’evento viene organizzato in collaborazione con il CSV - Centro Servizi Volontariato di Como. Fino a venerdì 10 luglio sono aperte le iscrizioni per i produttori che intendono partecipare all’edizione 2009. Sul sito sono disponibili info e approfondimenti: www.lisolachece.org. Una cena importante, una serata tra amici,un pranzo tra colleghi, una colazione di lavoro... LA SETTIMANA CON NOI... ARGENTINO TANGO CLUB TRATTORIA CUCINA CASALINGA A P A G I N A 22 CRONACA Prealpi&territorio IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009 UNO STRUMENTO NUOVO AL SERVIZIO DELLA COMUNITÀ Valmorea: la S. Messa viaggia nell’etere Da qualche giorno chi si dota di uno speciale apparecchio dedicato ha la possibilità di seguire le celebrazioni direttamente da casa. Un servizio destinato, in particolar modo, alla popolazione anziana che ha difficoltà ad uscire di casa di MARCO GATTI na radio parrocchiale. Uno strumento di comunione e divulgazione del messaggio evangelico. Un’occasione per allargare il cuore della comunità e farne sentire il battito anche a chi con maggiore difficoltà riesce ad uscire di casa. L’installazione di un impianto radio è stata la scelta recentemente compiuta dalle parrocchie di Valmorea. Pochi e semplici gli strumenti messi in campo: un’antenna posizionata sul campanile della chiesa di Casanova, in grado di coprire un raggio di 2 km (le onde corte consentono una notevole riduzione dei consumi e un inquinamento elettromagnetico pressoché inesistente), e un ponte radio per “sostenere” il collegamento da Caversaccio. Quindi una rete di appositi ricevitori poco più grandi di una normale radio, in grado di captare il segnale dedicato. «La scelta di attivare una radio parrocchiale - ci spiega don Tiziano Raffaini, parroco di Caversaccio e Casanova - è maturata dopo anni di meditazione. I costi eccessiva- U mente alti delle apparecchiature e l’impossibilità normativa di utilizzare le frequenze in FM, ci avevano a lungo impedito di compiere questo passo. La recente riduzione dei prezzi e l’incoraggiamento da parte di alcuni ammalati ed anziani ci hanno alla fine portato a questo salto». Una radio parrocchiale base costa sui 5 mila euro che possono salire a 10 mila se si aumenta la potenza o si installa un ponte radio come a Valmorea. E poi il primo “lancio”. È bastato schiacciare un interruttore per l’attivazione e, lo scorso 18 giugno, ecco “volare” nell’etere la prima S. Messa mattutina. «Attraverso questo strumento - continua don Tiziano - intendiamo far giungere la nostra voce principalmente ad anziani ed ammalati. Un servizio a tutte quelle persone che, impossibilitate dall’uscire di casa per le ragioni più diverse, hanno invece così modo di seguire ugualmente le varie celebrazioni parrocchiali: S. Messe, rosari, matrimoni, funerali, e sentirsi, così realmente parte della comunità. Non dunque Nella foto grande don Tiziano Raffaini, parroco di Caversaccio e Casanova, mostra l’apparecchio ricevente, mostrato qui sopra in particolare. A destra, nelle Foto William la chiesa di Casanova sul cui campanile è stata posta l’antenna per le trasmissioni e un particolare dell’antella un ascolto anonimo e impersonale, ma la condivisione di un cammino. Nell’anziano o nell’ammalato l’ascolto della parola del proprio parroco, delle letture da parte di persone che si conoscono, o il semplice calendario degli avvisi settimanali rappresenta un dono prezioso, un’occasione per non sentirsi esclusi». La trasmissione delle celebrazioni avviene, come detto, su un canale dedicato. Non è possibile, cioè, ascoltarla attraverso un normale apparec- chio radio. I ricevitori possono essere acquistati al prezzo di poche decine di euro facendone richiesta presso la stessa parrocchia. Attualmente, essendo l’iniziativa appena avviata, in circolazione sul territorio di Valmorea ve ne sono circa una dozzina, ma è certo che il numero andrà progressivamente aumentando. «Si tratta di un punto di partenza - continua il parroco -. Qualora si diffondesse sul territorio un significativo numero di radioline e si costituisse un gruppo di lavoro motivato la nostra radio parrocchiale potrebbe diventare un prezioso strumento comunitario in grado di proporre specifici contenuti, con appositi programmi e informazioni. La ricezione è pulita e buona e questo ci fa ben sperare sui positivi sviluppi di questa iniziativa». Sviluppi che, don Tiziano, immagina anche in una logica di comunione, che non si arresta ai confini parrocchiali. «Attualmente iniziative come la nostra - conclude don Tiziano - non sono molto presenti in diocesi. Rafforzare la diffusione di radio parrocchiali e interparrocchiali e l’attivazione di una web radio diocesana, in grado di fornire spunti e materiale alle radio parrocchiali, potrebbe però avvicinare di più le diverse comunità, contribuendo in maniera positiva al processo di unità pastorale al quale l’intera diocesi sta lavorando, dando così vita ad uno specifico sistema informativo diocesano». Ritornando a Valmorea la radio parrocchiale ha già un nome? «Al momento no - chiude don Tiziano -, ma approfitto de “Il Settimanale” per lanciare un concorso di idee per la scelta del nome. Chiunque abbia un’idea originale non aspetti a proporcela!». CON MONDO TURISTICO IN CROCIERA SUL CERESIO OSSERVAZIONE PUBBLICA DELLA LUNA DAL GALBIGA L’Associazione Culturale “Mondo Turistico”, in collaborazione con il Premio “Antonio Fogazzaro” 2009, organizza per sabato 11 luglio una Crociera sul Ceresio. L’appuntamento è per le ore 14.00 al posteggio a lago di Albogasio. Una breve passeggiata a piedi porterà fino alla frazione di Oria, dove si trova la casa di Fogazzaro; all’imbarcadero di Oria ci si imbarcherà per una crociera sulla parte italiana del lago di Lugano. Si vedranno sfilare tutte le località che fanno parte del comune di Valsolda e che Fogazzaro ha magistralmente descritto in molte delle sue opere. Il paesaggio è fortunatamente cambiato poco rispetto ai secoli passati ed è straordinariamente suggestivo. Dopo Valsolda si passerà davanti a Porlezza, nota località turistica, e ad Osteno, l’unico paese della Valle Intelvi affacciato al lago di Lugano. Prima di ritornare ad Oria è prevista una sosta a S. Margherita per visitare la chiesetta romanica che conserva ancora un affresco quattrocentesco. La quota di partecipazione è di 20 euro per i soci, di 22 euro per i non soci. Per informazioni e prenotazioni (obbligatorie entro tre giorni prima dell’escursione): Mondo Turistico, tel. 0344-30060; 339-4163108; e-mail: mondoturi [email protected]. Sabato 4 luglio, a partire dalle ore 21.00 circa, presso l’Osservatorio del Monte Galbiga a Lenno, il Gruppo Astrofili Lariani propone un’osservazione pubblica del cielo, in particolare della Luna. Tutti i soci e visitatori sono invitati a portare i propri strumenti che verranno posizionati in un’area di fronte all’osservatorio. L’ingresso è gratuito. Chi volesse cenare, può usufruire dell’ospitalità del rifugio Boffalora o del rifugio Venini (se aperto). Ricordiamo che l’Osservatorio può essere raggiunto da S. Fedele Intelvi, seguendo la strada per Pigra, proseguendo fino al Rifugio Boffalora e quindi all’Alpe di Lenno, dove la strada asfaltata finisce. Da qui, in una ventina di minuti, ad andatura blanda, si arriva al rifugio Venini-Cornelio e, prendendo la strada che passa sul retro del rifugio, dopo altri cento metri si raggiunge l’Osservatorio. La sede del Gruppo Astrofili Lariani si trova invece in via Risorgimento, 21 a Tavernerio, presso il Centro Civico Rosario Livatino; tel. 328-0976491 (dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 21); e-mail: [email protected]; sito web: http://www.astrofililariani.org. CRONACA P A G I N A Bassa&territorio 23 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009 LO SCORSO 18 GIUGNO Portichetto in festa con il vescovo L’occasione è stata la celebrazione di alcune ricorrenze: la proclamazione della parrocchia, l’inaugurazione della chiesa nuova e la sua consacrazione di GIAN PAOLO ROTTA G iovedì 18 giugno, mons. Diego Coletti, vescovo di Como, ha reso visita alla comunità in occasione della celebrazione dei giubilei ricorrenti: 1939 proclamazione della parrocchia, 1959 - inaugurazione della chiesa nuova, 1989 - consacrazione della stessa. Alle ore 18 dopo l’accoglienza con i ragazzi del “Grest” ed i bambini della scuola materna, ha incontrato il consiglio pastorale e la popolazione. Dopo la cena comunitaria, la conclusione della festa con la S. Messa solenne, concelebrata con i sacerdoti, che, a vario titolo, hanno avuto modo di collaborare nel tempo alle varie attività parrocchiali. Particolarmente apprezzata dai parrocchiani è stata la presenza di padre Pietro Fusi, sacerdote nativo di Portichetto, di don Virginio Tagliabue, parroco negli anni ottanta, (entrambi con oltre cinquant’anni di sacerdozio) e di altri giovani preti che, da seminaristi, si erano prodigati come catechisti e animatori nella parrocchia. Durante la serata è stata aperta la mostra “La vera storia della Gesa de Purteghètt”, sequenza di immagini storiche commentate e di documenti rari, alcuni datati 1854, dove si racconta il percorso della costruzione della chiesa. Eseguita in gran parte nei mesi invernali da stagionali che lavoravano in Svizzera. Lavori che non terminavano mai, tanto che, come racconta lo storico del paese, da un palo dell’impalcatura crebbero dei germogli e alla domanda: “Quando finisce questa chiesa?” la risposta era: “Quando quell’albero farà le ciliege”. Peccato che quel tronco era di un pioppo. Lavorare per la chiesa di Portichetto significava lavoro gratuito, voleva dire volontariato. Con il tempo si succedo- no tanti avvenimenti e altre esigenze. Bisognava costruire una chiesa più grande, ma, per varie cause il primo tentativo fallì. Al secondo tentativo, i tempi più “maturi” hanno permesso la realizzazione dell’attuale chiesa, naturalmente con tanta manodopera gratuita da parte dei parrocchiani che si prodigavano con grande impegno a scavare le fondamenta e poi realizzare altre opere. Opere che non finivano mai perché le varie trasformazioni avvenute negli anni hanno sempre richiesto nuovo impegno al quale la risposta non è mai mancata. “L’è mai finida” dicono, “L’è cümè ül döm de Milàn” e si continua a “laurà pér la Gesa de Purteghètt”. Vicino, anzi, davanti alla chiesa in muratura è cresciuta la chiesa spirituale, quella dei fedeli affidati alle cure dei parroci, don Carlo Frontini, don Orlando Pagani, don Virginio Tagliabue, don Basilio Pini, che hanno guidato e fatto germogliare nella fede le anime. Hanno fatto grandi cose. Ognuno a modo suo ha dato un contributo notevole per migliorare la conoscenza dei principi cristiani e a diffondere la Parola di Dio. Non è mai finita… Ancora adesso bisogna “laurà per la Gesa de Purteghètt”. LE CAMPANE DI SAN GIORGIO IN BREGNANO Lunedì le campane di San Giorgio in Bregnano ritorneranno a scandire le ore e convocare i parrocchiani come comunità orante. Prima di essere collocate sulla torre campanaria, don Daniele Maola, parroco, vuol tributare loro i meritati onori considerando che per decenni hanno accompagnato gioie e dolori di tante e tante generazioni. Venerdì sono tornate restaurate dopo un mese di assenza, e, domenica 21 giugno, dopo la santa Messa sono state benedette e lasciate alla vista dei parrocchiani per l’intera giornata. Cinque le campane: tre di vecchia data, metà ottocento, e le altre due più recenti, anni cinquanta, in sostituzione di quelle date “alla patria”, così si diceva, per fonderle e ricavarne cannoni. Vana fu la proposta popolare, come ricordato nel “Chronicus parrocchiale”: contro la forza maggiore, nulla valse. La parrocchia in festa si prepara anche a festeggiare a breve i centocinquanta anni della sua costituzione decretata dal vescovo Marzorati il 26 marzo 1860 con primo parroco don Serafino Canarini, già vicario in loco. VIRGINIO CASTELLI CON MONDO TURISTICO A “LASNIGO” L’Associazione Culturale “Mondo Turistico” ricorda per domenica 5 luglio e per tutte le prime domeniche del mese fino a ottobre, la possibilità di visite guidate gratuite alla chiesetta romanica di S. Alessandro di Lasnigo (lungo la strada Erba-Bellagio), di recente riaperta al pubblico dopo approfonditi lavori di restauro. L’appuntamento è per le ore 15.30 sul luogo. Non è necessaria la prenotazione. Per informazioni: Mondo Turistico, tel. 339. 339.4163108; e-mail: [email protected]. BIZZARONE BARELLIERE DELL’UNITALSI Nella foto: Olgiate Comasco, giugno 2008 Peregrinatio Mariae la statua della vergine di Lourdes portata dai barellieri dell’Unitalsi Luigi Balzaretti (primo da destra) In ricordo di Luigi Balzaretti i sono svolti venerdì della scorsa settimana, nella chiesa parrocchiale di Bizzarone, i funerali di Luigi Balzaretti, barelliere dell’Unitalsi. Alle esequie presiedute dal parroco don Rodolfo, erano presenti mons.Angelo Riva, don Giorgio Cristiani e don Omar Corsi assistente dell’Unitalsi. Persona conosciuta nella comunità, Luigi Balzaretti era da sempre impegnato nell’associazione “I Carbunatt” che annualmente organizza la festa dell’Assunta e donatore della locale sezione Avis. Come detto, Luigi era conosciuto anche per l’attività di volontariato che svolgeva presso l’Unitalsi sia nel campo pellegrinaggi come nel settore di Protezione Civile. Di seguito il ricordo del presidente diocesano: “Caro Luigi, non è facile, anche per chi lo fa di professione, scrivere di un amico di una persona ca- S ra che con l’Unitalsi e con te ha percorso una parte della vita. Ti ho conosciuto appena pochi anni fa, quando a colpirmi fu il tuo sorriso. Era il segno della tua disponibilità a portare un po’ di sollievo alle persone che combattono con la malattia. La malattia che anche tu combattevi con l’aiuto della fede e della devozione a Maria, la Mamma Celeste che andavi a trovare a Lourdes, a Caravaggio, a Tirano, barelliere in servizio permanente. Barelliere al servizio degli altri, dapprima in pellegrinaggio, poi con il nostro pulmino, insieme all’amico Sandro. Inseparabili, incuranti di orari e distanze portavate a termine il servizio apprendendo ogni volta nuove storie di sofferenza, ma anche di tanto amore. Posso aiutarti, ci sono: hai risposto così anche tre anni or sono, quando ti fu proposto di entrare nel dipartimento di Protezione Civile dell’Unitalsi con l’operazione Valtellina. Conoscevi la Protezione Civile del tuo comune, sei entrato in quella grande famiglia che, dallo scorso 6 aprile, è presente in Abruzzo dove conforta e aiuta chi ha perso tutto. Quelle stesse persone che oggi hanno voluto accompagnare te in questo estremo viaggio terreno. Caro Luigi, la tua fede ci è stata d’insegnamento. Lo scorso anno, i primi giorni di giugno, la “Peregrinatio Mariae” raggiungeva la nostra diocesi. Avevi partecipato ad ogni riunione organizzativa, eri a Bollate quando ci fu consegnato il simulacro che abbiamo portato a Olgiate. L’accoglienza al Liceo, la processione sino alla chiesa parrocchiale, l’adorazione notturna: e tu eri sempre presente. Pregando, nonostante poche ore dopo dovessi sottoporti alla terapia, preoccupato solo perché il giorno successivo non avresti potuto scortare la statua della Madonna nelle case per anziani, da Olgiate a Solbiate, da Uggiate a Como. Ma già mi eri al fianco il giorno dopo, nel trasporto della statua da Co-mo in Alto Lago, prima a Dongo poi a Gravedona. Ricordo la tua preghiera, il tuo saluto alla statua della Vergine, con una promessa: a ottobre saresti tornato a Lourdes con tua moglie Rita. Consapevoli della malattia, nel cuore tutti confidavamo nelle cure: prima di Natale, con il fido Sandro abbiamo ritrovato il tuo sorriso, e la tua voglia di scherzare ci aveva dato speranza. Ti interessavano la buona riuscita della festa dell’Assunta, la visita che il nostro vescovo Diego ti aveva fatto a casa, ci avevi assicurato: appena sto meglio, vengo a trovarvi. Una promessa che ancora una volta avevi mantenuto, prima di Pasqua. Per tutti fu una grande, bellissima sorpresa, prima dell’aggravarsi della malattia e del ricovero in ospedale. Il nostro pensiero oggi va alla tua famiglia, alla tua amata moglie Rita, a tua figlia Margherita, a tuo genero. Le nostre preghiere li accompagnino in questo momento di dolore. Caro Luigi, da lassù non dimenticarti di noi; della parrocchia che hai servito con semplicità, dell’Unitalsi cui hai dedicato tanto tempo, della tua famiglia che hai amato e di tutti noi che ti abbiamo conosciuto e stimato e che possiamo solo dirti ancora una volta grazie di tutto”. CRONACA P A G I N A 24 Lago&Valli IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009 VALLE INTELVI Quando la storia rivive a scuola Buon successo dell’iniziativa che ha visto coinvolgere i bambini della valle nel rievocare antiche figure del territorio. Alcuni di loro si sono anche improvvisati piccoli giornalisti I l “progetto scuole” che si è svolto in via sperimentale e, diciamolo tra noi anche un po’ alla garibaldina, nei primi mesi di quest’anno, nella maggioranza delle scuole elementari della Valle Intelvi, ha avuto un successo che nemmeno la sottoscritta e le maestre che hanno collaborato con entusiasmo si aspettavano. La finalità era quella di dare spazio a racconti, tradizioni orali e in dialetto locale, alla fantasia dei bambini. Tanto è stato l’impegno dei più piccoli che merita segnalazione qualche risultato tra i più belli e interessanti. Le scuole di Pellio hanno riscritto, sotto forma di una filastrocca in rima, “La storia del Tin”, un racconto antico centrato sul contrabbando nei paesi della valle. Invece le scuole elementari di S. Fedele hanno concentrato la loro attenzione sulla storia di Maria Brenta, interpretata dalla piccola Sara che, vestita come i bambini del 1800, ha recitato una bella poesia-documento dedicata alla piccola figlia di Andrea Brenta che per dar da mangiare ai suoi fratellini più piccoli anda- va cercando la carità. Le scuole di Laino hanno scelto invece di illustrare l’antica storia dei “Mazzaprevatt” tanto avvincente perché raccontata in classe in un’atmosfera particolare . Tanto “La storia del Tin” quanto il sopranome dei “Mazzaprevatt” sono state stampate a cura del Fai in: “Luci e ombre nelle leggende del Lario e delle Valli”. Ma il un altro lavoro importante è stato realizzato dai bambini delle scuole di Castiglione. Oltre a cimentarsi nel raccontare ai genitori convenuti per la festa di fine anno scolastico la “storia del puntt dala gata” hanno fatto un’intervista a sorpresa alla narratrice, intervista che vale la pena pubblicare per la serietà e l’impegno che è costata ai piccoli giornalisti . Così se Pellio e Laino e Castiglione hanno la soddisfazione di veder pubblicati i loro lavori i ragazzi S. Fedele vedranno sul giornale la foto ricordo di tanti bei momenti passati a ricordare, divertendosi insieme, i detti e le usanze dei tempi dei loro nonni. OSSUCCIO VISITA ALLE CHIESE ROMANICHE MASLIANICO Domande alla scrittrice Di seguito pubblichiamo l’intervista a Rina Carminati Franchi realizzata dai bambini di Castiglione. Veronica: Quanto tempo impiega per scrivere i suoi libri? Rina: In genere scrivo la mattina, ma non posso calcolare il tempo che impiego. Dipende dagli argomenti. Emanuele: Qual è stata la ragione che l’ha spinta a scrivere? Rina: Volevo che si conoscessero le tradizioni e i personaggi che vivono nella nostra valle, anche quelli del passato. Samuela: Da dove prende le sue idee? Rina: Dall’ambiente, dal paese, dalla gente. Simone: Da quanti anni scrive? Rina: Da circa 25 anni, però ho sempre letto. Nella mia casa, vicino al camino, ho una cesta dove ripongo i libri da leggere ed è sempre piena. Leggo soprattutto i libri che parlano della nostra valle. Enrico: Lei si ritiene una persona famosa? Rina: No, per niente. Mi fa piacere essere riconosciuta dai bambini che mi salutano come “nonna Rina”. Rumeysa: Quando ha scritto il suo primo libro? Rina: Nel 1989. Si intitolava “Storie vicino al camino”. Pietro: E’ bello per lei scrivere libri? Rina: Sì, perché è come se me li raccontassero, però per stamparli è una penitenza. Tre persone devono correggerli perché non vedo gli errori. Se per scrivere un libro ci metto un anno, per stamparlo ce ne vogliono due. Boutania: Quali sono i titoli dei suoi libri? Rina: “Storie vicino al camino”, il mio primo libro, “Regordatt” che è una raccolta di poesie in dialetto e “Storie del bosco” che include la storia del “tuleè” che vi ho appena raccontato. Francesco: E’ stato emozionante per lei scrivere il primo libro? Rina: Una emozione che non ti dico. Non ci dormivo neanche la notte. Le prime novelle le avevo buttate giù per Radio Stella di Porlezza. Quando le ho viste pubblicate, non le ho riconosciute. Quasi non ci credevo dall’emozione. Lorenzo: Qual è stato il suo racconto preferito? Rina: Mi piacciono tutti, soprattutto quelli che parlano dei bambini. Mehmet: Quale sarà il suo prossimo libro? Rina: Qualche anticipazione ve la posso dare. Voglio descrivere l’ambiente del 1930, quando una maestrina, giunta a San Fedele, insegnava a leggere e a scrivere alla gente. E anche l’ambiente del 1950 quando un finanziere ha avuto un figlio da una ragazza di San Fedele, e da grande, il bambino è diventato contrabbandiere. Lo stesso finanziere, tornato in Calabria, aveva avuto un altro figlio divenuto a sua volta finanziere. Da grande, mandato in valle si è “scontrato” con il fratello.... Yusuf: Qual è la storia più divertente che ha scritto? Rina: Ce ne sono tante: “Un mi e un ti”, “Il Gervas della murtadela”, “Il Giuanin e il Giuanon” ... Giona: Parlando con le persone, per trovare il materiale per i suoi racconti, le è capitato qualcosa di curioso? Rina: Sì, ha sorpreso anche me. Stavo scrivendo la storia del Decimo, che viveva in un alpeggio e scendeva per vendere i formaggini. Non riuscendo a trovare i figli per chieder loro il permesso di pubblicare il nome del Decimo, l’ho chiamato Sett, Settimo. Un giorno, al mercato, ho incontrato un uomo che mi ha chiesto se ero quella che ha scritto la storia del Sett. Io gli ho spiegato che parlavo del Decimo, ma lui mi ha detto di riconoscersi nel personaggio descritto perché vendeva formaggini e prendeva anche lui la “cioca”, la sbornia... RINA CARMINATI FRANCHI ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ L’Associazione Culturale “Isola Comacina” di Ossuccio ha predisposto il programma culturale di visite estive alle chiese romaniche di Ossuccio: Santa Eufemia, Sant’Agata, San Giacomo, Santa Maria, Maddalena. Le visite saranno effettuate nei giorni di sabato 4 luglio, sabato 1° agosto, sabato 5 settembre. Il ritrovo sarà alle ore 10 presso la chiesa parrocchiale di Santa Eufemia. Durata del percorso: circa due ore. È previsto un contributo di 2 euro a titolo di copertura delle spese di organizzazione. È gradita la prenotazione: Per informazioni: tel. 0344-55053, e-mail info@ acisolacomacina.it, a_c_i [email protected], [email protected]. Nella foto alcuni alunni di 3a, 4a e 5a delle elementari di S. Fedele L’ultimo saluto a Pierino Panzeri n ogni paese ci sono persone che finiscono per diventare un tutt’uno con la parrocchia, con l’idea stessa di comunità. Provate a pensarci e vi verranno subito in mente nomi e volti di uomini e donne vissuti, o che ancora vivono, nascosti negli angoli più diversi della nostra grande diocesi. Questo era, o meglio è, Pierino Panzeri per Maslianico. Per la nostra comunità che sabato si è stretta nella chiesa di Santa Teresa, insieme alla sua famiglia, per l’ultimo saluto. Aveva 90 anni. Spesso quando una persona viene a mancare, per ricordarlo si finisce per fare l’elenco dei posti in cui è stato, delle cose che ha fatto e degli incarichi che ha ricoperto. Ma a volte questo non serve. Non serve di fronte a persone che hanno giocato la Sabato scorso la comunità si è stretta attorno, nella chiesa di Santa Teresa, insieme alla sua famiglia, per l’ultimo saluto. Aveva 90 anni. Era molto amato in paese. Un laico che ha saputo testimoniare la fede nella vita di tutti i giorni I della redazione de “La Voce” loro vita nell’umiltà, persone che si sono sempre messe all’ultimo posto la- sciando che fosse il padrone di casa a chiedergli di venire più avanti, nei po- sti che contano. “Il Pierino” come tutti l’hanno sempre chiamato a Maslianico era così, sempre presente, sempre attento, ma mai invadente, prepotente, riusciva a farsi ascoltare senza alzare la voce, semplicemente perché “oh, silenzio sta par- lando il Pierino”. Un testimone, ecco se dovessimo scegliere una parola da mettere accanto al suo nome, utilizzeremmo questa. Un laico che ha saputo testimoniare la sua fede con la vita, spesa accanto alla sua amata Teresina, alla sua famiglia e a tutte le persone che hanno avuto la fortuna di camminare con lui. Anche se non era facile farlo quando passava per i corridoi con quella falcata da quattrocentista. In un società in cui ciò che non è urlato sembra non esistere, in cui si è disposti a giocare solo se si è in prima fila, l’esempio dei tanti “Pierini” che vivono con noi nelle nostre comunità, ci chiama a fermarci, anche solo un attimo, a riflettere sulla tavola imbandita che sta davanti a noi e sul posto a cui abbiamo scelto di sedere. P A G I N A 26 CRONACA ValliVaresine IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009 AZZIO-ORINO-COMACCHIO VITA NELLE PARROCCHIE VALCUVIANE Parlando con il don... ’ L appuntamento stabilito per l’intervista è fissato alle ore 15.00 alla casa parrocchiale di Azzio. Don Beniamino arriva con qualche minuto di ritardo. Arriva in auto e mi lampeggia, quasi scusandosi della mancata puntualità... Ci si saluta, poi ha inizio la chiacchierata proprio dinanzi alla bella chiesetta dell’Annunciazione di Azzio, una delle località delle quali il nostro giovane sacerdote è incaricato. Sì, perché assieme ad Azzio, Orino e Comacchio chiudono la corona del suo impegno qui in Valcuvia... Dopo poche parole passiamo subito al confidenziale “diamoci del tu”, e dandoci del tu il discorso va via spedito... Il sapore della torta lo si capisce dal primo assaggio - com’è questa torta? «È buona e ben preparata. Conoscevo già questa zona e la gente è uguale alla gente del mio paese, si assomigliano nel carattere e poi le distanze che li separano sono veramente brevi. Mi sembra uguale anche l’attaccamento alla loro parrocchia». Quando ti hanno comunicato la sede, come hai reagito alla proposta? «Sono stato contento, ma non è stata certo una sorpresa, diciamo che me lo aspettavo». Ritornando alla gente... «Vi è del campanilismo; ritengo che questo sia un aspetto positivo. La gente ha paura di perdere un qualcosa che possiede, di perdere qualcosa che si è conquistato. Sono piccolezze, ma contano, fanno trasparire un servizio alla comunità e al loro parroco; il resto conta poco». I giovani? «Rendo atto a don Gianluigi di aver lasciato tanto. I suoi venti anni trascorsi qui sono stati impiegati bene e hanno fruttificato. Sono ragazzi molto sensibili e disponibili alle funzioni del culto e ad altre attività legate all’oratorio. Mi sembrano un poco confusi. Questo è un piccolo mondo dove testimoniare il loro servizio è motivo di orgoglio. Ma fuori rischiano se comunicano questo attaccamento alla Chiesa, di essere derisi dai loro compagni di scuola a Varese, Gavirate, oppure a Luino… insomma dove possono frequentare le superiori. Anche se è difficile, occorre far capire che non bisogna vergognarsi del prezioso servizio che fan- no. La loro disponibilità non la danno solo a me, ma a tutta la comunità. Farli maturare in questo ambito mi sembra importante. Pensa che sono 25 i ragazzi impegnati nella corale e non sono certo pochi. La loro richiesta è quella di continuare sulla strada aperta da don Gianluigi, che sempre ricordano. Devo dire che mi hanno accolto bene… ma è ancora presto per una conoscenza più confidenziale». L’estate come sarà? «A parte il Grest, a Comacchio, quest’anno andremo a Murano, nella laguna veneta, tanto per cambiare il solito soggiorno montano». Quale è stata la risposta degli adulti? «Ho notato una certa prudenza, ma questo è logico. Ma ho notato soprat- tutto, e con piacimento, che la gente ha sperimentato l’assenza di un sacerdote e desiderava averne uno al più presto. Il prete come punto di riferimento: metaforicamente un pastore che guida il gregge. Non importa se poi la frequenza alle funzioni è quella che è, anche se devo dire che nelle tre mie realtà l’approccio alla liturgia è buono, ma avere un parroco e sapere che questo lo si può incontrare quando si vuole, dà sicurezza: è una garanzia e un appoggio. Per questo ho deciso di trasferirmi nella canonica di Azzio che si trova tra Orino e Comacchio. Qui tutti possono facilmente venirmi a trovare...non l’ho fatto per una scelta personale. È bella anche la casa parrocchiale di Orino e quella di Comacchio. A Comacchio si fanno le giornate del Grest. Il bel campo voluto a suo tempo da don Ulderico deve essere sfruttato, è un peccato non usarlo. Mentre l’oratorio di Azzio mi sembra un ottimo ambiente perché spazioso e ben disposto anche per la catechesi. Ma sono piccoli centri raggiungibili in una manciata di minuti…». Ritornando alla gente a me sembra che ti stia a cuore conoscere tutti i tuoi parrocchiani al più presto possibile, o sbaglio? «È vero, ma penso che questo sia naturale. Sono timido e abbastanza riservato, ma devo agire per avere una risposta. Durante il mese di maggio il fatto di aver “girato” per il S. Rosario, mi ha permesso di avvicinarmi alla gente; poi si discorre, si scherza… Quelle sere sono state anche un’opportunità per fare una bella catechesi: 31 i gior- AFRICALENDARIO/28 MA IN CHE MONDO VIVIAMO? Nei giorni scorsi, mi sono capitati sotto mano per caso alcuni dati sulle “priorità di spesa nel mondo”. Sono dati che fanno male, per l’ingiustizia che vi si legge dentro, tanto che verrebbe voglia di prendere la cittadinanza di un altro pianeta, se fosse possibile. Qualche esempio. In un anno, globalmente, servirebbero circa altri 7 miliardi di dollari (oltre a quelli già spesi) per assicurare a tutti i bambini del mondo l’istruzione primaria. In un anno, nei soli USA, si spendono 8 miliardi in cosmetici. Sempre annualmente, sarebbero sufficienti altri 9 miliardi di dollari per fornire a tutti acqua potabile e servizi igienici. Soltanto in Europa, si spendono più di 10 miliardi in gelati. Ancora peggio, se possibile, è il confronto tra i 13 miliardi che servirebbero per cancellare la denutrizione dal nostro pianeta e i 17 miliardi spesi in cibo per animali domestici nel Nord del mondo. Se poi si considera che il mercato del tabacco, nella sola Europa, vale circa 50 miliardi, e quello degli alcolici oltre 100 miliardi si completa il cerchio senza bisogno degli ultimi (immani) colpi, rispettivamente da 400 miliardi (valore stimato del mercato mondiale di sostanze stupefacenti) e 800 miliardi (mercato mondiale di armamenti). Cosa ne pensano i leader mondiali che nei prossimi giorni si riuniranno a L’Aquila? Cosa ne pensiamo noi: è una sfida personale alla nostra coscienza. Per seguire Martino e dialogare con lui: http://martinkenya.splinder.com MARTINO GHIELMI ni che devono essere impiegati al meglio; sono stati una bella opportunità per me e per i miei parrocchiani». Come hai trovato gli edifici, le chiese, i tuoi ambienti? «C’è ancora molto da fare. Ora si sta sistemando la casa qui ad Azzio; poi la chiesa del convento, sempre ad Azzio, è da restaurare. Va intonacata, vanno sistemati gli altari in legno, come le balaustre e il coro. È una chiesa splendida e meri- ta tanto. Ma tanto in passato si è già fatto». La gente è sempre disponibile a dare una mano... «Certo, me lo sta già dimostrando nelle varie mansioni, negli impegni che ha preso. Le mie proposte vengono discusse e si arriva ad una soluzione capace di accontentare tutti. Bisogna avere tempo e dare spazio alla conoscenza reciproca… due mesi sono pochi». SERGIO TODESCHINI BEDERO VALCUVIA RIUNITA LA COMUNITÀ PER LA PRIMA MESSA In festa per don Pietro Rossotti era tanta gente domenica scorsa 28 giugno nella chiesa parrocchiale di Sant’Ilario a Bedero Valcuvia ad accompagnare con la partecipazione e la preghiera la prima S. Messa di don Pietro Rossotti, ordinato sacerdote a Roma, nella basilica di Santa Maria Mag- C ’ giore la mattina del 20 giugno scorso per le mani di mons. Paolo Pezzi, arcivescovo cattolico di Mosca. Don Pietro, nato a Bedero il 21 settembre 1979 è oggi prete della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo che è una società di vita apostolica - dal 1999 di diritto pontificio - fondata nel 1985 don Massimo Camisasca. A Roma ha la sua casa madre con il seminario per la formazione. La sua spiritualità esce dal gruppo di Comunione e Liberazione e i suoi componenti sono i sacerdoti che fanno vita comune in case con non meno di tre membri. Scopo della Fraternità è annunciare Cristo al mondo secondo le necessità della Chiesa universale. La celebrazione della prima Messa è stata preceduta da un triduo di preparazione e preghiera sulla figura del prete e sul suo carisma di guidare, insegnare e santificare la comunità. Alla predicazione si sono alternati nei tre giorni don Sergio Croci (anche lui originario di Bedero V.), don Eugenio Rossotti (zio di don Pietro) e padre Mario Rho. Tanti i sacerdoti concelebranti: il par- roco don Stefano, don Domenico Valmaggia (parroco emerito di Bedero), confratelli della Fraternità San Carlo, sacerdoti vicini al movimento di CL della zona di Varese, don Filippo Macchi, oggi vicario a Mandello, ma originario di Gemonio che con don Pietro ha condiviso, negli anni giovanili, molte esperienze negli scout e nel Csi. Parole di ringraziamento – alla fine della celebrazione da parte del novello sacerdote per i genitori e la famiglia perché lo hanno fatto crescere nella fede; per chi lo ha accompagnato nella preparazione al sacerdozio; per don Valmaggia per la sua fede semplice, ma salda; per chi ha lavorato per preparare e per chi ha condiviso la festa della sua prima Messa. Dopo la celebrazione don Pietro ha salutato tutti i presenti personalmente e poi tutti insieme per il pranzo comunitario, dietro la chiesa, nel grande spazio del campo sportivo, splendido balcone su tutta la Valcuvia. La festa si è conclusa, poi, in serata con la processione del Corpus Domini per le vie di Bedero, addobbate a festa con le sandaline e i festoni gialli e rossi. Don Pietro si fermerà a casa sino alla fine di luglio poi raggiungerà la missione di Boston, negli Stati Uniti, ove è stato destinato dai suoi superiori. Nel 1998 un altro giovane delle Valli Varesine – don Giampiero Caruso di Ponte Tresa – è diventato sacerdote nella fraternità San Carlo e da allora opera nella comunità che la fraternità ha aperto a Novosibirsk, in Siberia. A.C. CITTIGLIO Si svolgerà sabato 4 e domenica 5 luglio la tradizionale “Festa Alpina alle Cascate”, organizzata dalla sezione Alpini di Cittiglio nel prato posto ai piedi delle tre cascate formate nella valle di Vararo dal torrente San Giulio. Il posto sarà accessibile anche in notturna grazie al sentiero nel bosco illuminato. Il programma prevede cena alpina la sera del sabato dalle ore 18.30 alle ore 22.30; la domenica: ore 10.30 alzabandiera; ore 10.45 S. Messa al campo e dalle 12.00 stand gastronomico. Sondrio CRONACA DI E P R O V I N C I A P A G I N A 27 ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009 ORATORIO SACRO CUORE DI SONDRIO UN PROGETTO PER FAVORIRE L’INTEGRAZIONE DEI RAGAZZI STRANIERI Laboratorio di vera comunione I soggetti coinvolti nell’iniziativa mettono in evidenza come sia possibile costruire percorsi di incontro e di fraternità nonostante le differenze: un’occasione per conoscersi e completarsi vicendevolmente a cura di ALBERTO GIANOLI A ll’oratorio Sacro Cuore di Sondrio gli stranieri sono di casa: dalla fine dello scorso mese di maggio, sino a giugno 2010, è attivo un progetto d’intervento socioeducativo e didattico per il sostegno di minori stranieri. La rete integrata di intervento – vi aderiscono infatti, oltre all’oratorio, Cooperativa Lotta Contro l’Emarginazione, Cooperativa Piccolo Girasole, ARCI Contatto, ISMU, Comuni di Sondrio, Piateda e Montagna in Valtellina, II Circolo Didattico di Sondrio –, dopo aver analizzato i bisogni del territorio, interverrà nell’ambito dell’oratorio e dell’intero quartiere sud-ovest della città di Sondrio. Il bisogno di integrazione, ovvero la necessità di lavorare perché le diversità siano viste e vissute dai più giovani come una ricchezza nel confronto con l’altro, per un percorso di crescita personale e non come un motivo di scontro, diffidenza e valorizzazione nazionalistica, il bisogno di benessere, ovvero la prevenzione del disagio e mantenimento dell’agio, lavorando affinché i giovani siano in grado di ge- stire l’inquietudine e l’incertezza di alcune tappe della propria vita, e il bisogno di sostegno alla genitorialità porteranno all’attuazione di quattro azioni d’intervento con servizi di dopo-scuola, laboratori linguistici, accompagnamento dei minori in attività didattiche e di confronto culturale. La prima azione, a cura della Cooperativa Lotta Conto l’Emarginazione, riguarderà la didattica curriculare e sarà rivolta a circa trenta minori di età compresa tra i 6 e i 14 anni. Due mediatori culturali linguistici terranno tre incontri di 2 ore ogni settimana lungo il prossimo anno scolastico. La seconda azione, sempre a cura della stessa Cooperativa, sarà rivolta a cinque minori di età compresa tra i 16 e 17 anni che, essendo arrivati da poco in Italia, necessitano di una prima alfabetizzazione. La terza azione, realizzata nuovamente dalla Cooperativa Lotta Contro l’Emarginazione e dall’Oratorio Sacro Cuore, vedrà l’intervento di due animatori per tre incontri settimanali di 1 ora in cui, con 50 minori tra i 6 e i 17 anni, si lavorerà sul confronto tra culture. La quarta azione Foto William sarà, infine, rivolta agli adulti. Un esperto di processo di gruppo e un formatore degli Oratori delle Diocesi Lombarde, che interverrà grazie alla collaborazione con l’Ufficio Pastorale dei Giovani, svilupperanno un percorso di sei incontri per il confronto culturale tra adulti di età compresa tra i 30 e i 60 anni. «Si tratta di un importante progetto di integrazione e mediazione interculturale – ha affermato l’assessore alle politiche sociali del Comune di Sondrio, Carlo Ruina, all’incontro di presentazione dell’intervento che è cofinanziato dai PAGAMENTI ATTRAVERSO IL TELEFONINO Banca Popolare di Sondrio in collaborazione con SITEBA, fra i primi gestori nazionali di POS, ha realizzato un innovativo strumento di pagamento denominato WiW Mobile, acronimo di Wireless Wallet -, basato sull’utilizzo del telefono cellulare e correlato a carte di credito per il regolamento contabile. WiW Mobile, come meglio si dirà appresso, si caratterizza per flessibilità, essendo potenzialmente utilizzabile in differenti contesti e da diversi operatori; usabilità; comodità e facilità d’impiego; sicurezza. Tale strumento - che consentirà, nella fase iniziale, il pagamento dei bollettini MAV emessi dalla “Popolare” per conto dell’Aler della provincia di Sondrio - avvalora i servizi della Banca nell’ottica della multicanalità e potrà essere potenzialmente utilizzato da tutti i titolari di carte di credito e quindi non esclusivamente dai clienti della banca, come avviene per Scrignomobile, che invece si appoggia su un conto corrente. Il servizio prevede una fase di abilitazione da svolgere una tantum, consistente nella registrazione al servizio e nell’installazione dell’applicazione (“widget”) sul telefono cellulare (www.popso.it/wiw). Svolta questa fase di abilitazione, l’utente potrà avvalersi del servizio, ogniqualvolta dovrà effettuare un pagamento presso gli esercenti convenzionati. L’utente accederà al menù del “widget” (protetto da un codice d’accesso), inserirà il codice esercente, che identifica il beneficiario del pagamento, e il numero riportato sul MAV che intende pagare. Conseguentemente, otterrà la visualizzazione dei contenuti essenziali del corrispondente documento, che, previo comando di conferma, verrà posto in pagamento. A pagamento effettuato, l’utente riceverà una e-mail di conferma, che sarà accompagnata dalla relativa quietanza. Con l’occasione, è doveroso sottolineare che l’aspetto sicurezza è stato valutato con particolare attenzione, tant’è che WiW Mobile ha ottenuto la certificazione da Verizon, qualificato e riconosciuto ente del settore. Ciò anche in quanto gli estremi delle carte di pagamento vengono acquisiti una sola volta, quindi non devono essere digitati in occasione di ogni singola transazione e non risiedono sul telefonino. Ultimo, ma non ultimo, si fa presente che l’installazione dell’applicazione, l’attivazione del servizio di pagamento WiW Mobile e, per il momento, il pagamento dei MAV a favore dell’Aler non comporta oneri aggiuntivi rispetto a una normale transazione con carte di credito. partner e dall’Ufficio di Piano del mandamento di Sondrio –. L’incontro tra culture non è una cosa automatica e semplice, ma richiede un aiuto da parte delle istituzioni e, in questo caso, anche dell’oratorio che è la realtà dove l’incontro avviene. Con l’inizio del prossimo anno scolastico ci saranno interventi di supporto alle attività scolastiche curricolari, simile ad un dopo-scuola che si svolgerà in oratorio, attività di alfabetizzazione della lingua italiana e attività ludicoaggregative per ragazzi con la realizzazione di iniziative per l’inserimento dei minori nella realtà dell’oratorio e in quella sociale della città. Credo – ha aggiunto Ruina – che sia molto importante il luogo in cui avvengono questi incontri, l’oratorio cui fanno riferimento molti di questi ragazzi che hanno trovato assoluta accoglienza e disponibilità. Un luogo estremamente significativo nella realtà sondriese anche perché vicino alla scuola primaria “Racchetti”, alla media “Sassi” e al Centro educativo per adulti. L’obbiettivo di questo progetto è quello di produrre occasioni di incontro che è il metodo per affrontare il tema dell’integrazione. La scuola e l’oratorio sono uno snodo importante per risolvere l’ostacolo delle diffidenze reciproche». In questo senso, il dirigente scolastico del II Circolo Didattico di Sondrio, Carlo Zanesi, ha aggiunto che «esiste da sempre una collaborazione con l’oratorio, in un quartiere dove c’è una preponderanza di comunità provenienti da diverse etnie, soprattutto quella araba. Il con- cetto di integrazione deve allora prendere una sostanza vera e non soltanto formale, grazie all’intervento delle agenzie educative presenti sul territorio e che ne hanno titolo. Oltre alla scuola, c’è, in primis, anche l’oratorio». «È molto importante – ha aggiunto Marco Duca della Cooperativa Lotta Contro l’Emarginazione – avvalersi delle capacità di tutti gli attori per favorire lo sviluppo di comunità in cui siano presenti l’integrazione e il “sentirsi parte”». «Credo che faccia parte della fedeltà a Gesù e alla missione che abbiamo – ha spiegato don Fabio Fornera, vicario della parrocchia dei Santi Gervasio e Protasio per l’oratorio Sacro Cuore – incontrare tutte le persone con uno stile evangelico di fraternità e di pace. Questo progetto è nato grazie alla collaborazione di persone competenti che si sono rese disponibili quando abbiamo sollevato la necessità di essere accompagnati in un servizio verso gli stranieri. Abbiamo infatti una struttura che facilmente si dispone all’accoglienza, ma non siamo sufficientemente preparati. La parrocchia e l’oratorio credono molto nel percorso di integrazione che la comunità può fare». Con queste basi e questi auspici, dal prossimo anno scolastico, i ragazzi del quartiere sudovest di Sondrio e quelli, in particolare, che frequentano l’oratorio Sacro Cuore riceveranno un forte incoraggiamento e l’accompagnamento per realizzare una società in cui anche lo straniero sia un ospite accolto come fratello. IN EUROPA DEPOSITATA LA DOMANDA DI ISCRIZIONE Le mele chiedono la Igp « C ontinua il nostro lavoro a tutela del ricchissimo patrimonio agroalimentare italiano: anche la mela di Valtellina si avvia ad essere inserita nell’elenco delle indicazioni geografiche tutelate a livello comunitario». Lo ha detto il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia, annunciando la pubblicazione della domanda di registrazione della Mela di Valtellina Igp sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea. La reputazione della mela di Valtellina, prodotta in vari comuni della pro- vincia di Sondrio, risale al secondo dopoguerra ed è andata progressivamente crescendo negli anni, grazie al contributo delle varie cooperative ortofrutticole che, in collaborazione con istituti universitari specializzati nella melicoltura, hanno consolidato il sistema melo in Valtellina. Il prestigio della melicoltura locale ha permesso di attrarre importanti investimenti: ne è esempio l’impianto plurirriguo del Consorzio Sponda Soliva, che gestisce l’irrigazione di 2000 ettari, creato negli anni ’70 e finanziato dai mutui gestiti da fondi europei. Il gradimento crescente di questi frutti presso i consumatori trova origine dal territorio di produzione: infatti lo sviluppo est-ovest della valle situazione unica nei territori alpini a vocazione frutticola - assicura un’esposizione dei terreni a maggiore luminosità, fattore che contribuisce a donare ai frutti particolari caratteristiche. La conformazione orografica del territorio, che permette un’elevata qualità della radiazione luminosa, abbinata a una rilevante escursione termica giorno-notte, permette una maturazione ottimale. Tre le varietà: Gala, Golden Delicious e Red Delicious. CRONACA P A G I N A 28 Valchiavenna IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009 MADESIMO LA PARROCCHIA DEI SANTI PIETRO E PAOLO IN FESTA INSIEME AL VESCOVO Una storia di quattrocento anni La scorsa settimana una grande partecipazione di fedeli ha valorizzato il momento celebrativo per la comunità fondata nel 1609 di DANIELE PRATI N on poteva mancare una folla numerosa, nonostante la mattinata di cielo terso che ha probabilmente invogliato molti alla gita, per i festeggiamenti del 400° anniversario di fondazione della parrocchia dei Santi Pietro e Paolo di Madesimo. Una mattinata di festa nobilitata dalla partecipazione del Vescovo della diocesi di Como monsignor Diego Coletti. Si è trattato dell’atto conclusivo di un mese ricco di appuntamenti per la piccola parrocchia del comune turistico della Valle Spluga che ha visto momenti di approfondimento religioso con don Battista Rinaldi, monsignor Battista Galli, don Stefano Bianchi, una serata di proiezioni dedicate alle missioni diocesane, un convegno sulla storia della parrocchia con Guido Scaramellini, un concerto della Corale di Morbegno e lo spettacolo teatrale di sabato sera “La Rina e l’Eleonora” dei Legnanesi. La giornata clou è stata, però, quella di domenica. Il programma ha visto la celebrazione della Messa Solenne da parte del Vescovo, seguita dall’amministrazione della Cresima per i ragazzi del paese e dalla Processione con il Santissimo per le vie di Madesimo. Nella sua omelia il Vescovo ha sottolineato l’importanza delle parrocchie, soprattutto quelle periferiche. Parrocchie che devono convivere con disloca-zioni sul territorio difficili, un numero di fedeli limitati e, da qualche anno, anche con una crisi delle vocazioni che ha ri- dotto il numero dei religiosi. Al termine del programma strettamente religioso, la piazza, addobbata per l’occasione con festoni colorati, si è svuotata. Chi si era iscritto al pranzo comunitario organizzato al Ristoro Larici, è salito in quota per il momento conviviale al quale ha partecipato lo stesso Vescovo. Monsignor Coletti ha lasciato Madesimo nel primo pomeriggio. Le celebrazioni sono terminate, ma chi volesse avere un ricordo di questa ricorrenza ha un ampio ventaglio di possibilità. Da una settimana, infatti, è possibile acquistare direttamente dalla parrocchia il dvd con le diapositive della chiesa e oggetti sacri e d’arte, la medaglia commemorativa dell’avvenimento, la cartolina storica con annullo disponibile anche domenica mattina in piazza, l’immaginetta-ricordo con la preghiera agli Apostoli e il volume “Madesimo una parrocchia di valico” edito nel 1999 in occasione del 50° dell’inaugurazione della nuova chiesa. Tutto questo materiale è richiedibile direttamente in parrocchia. Chi fosse interessato può ordinarlo mandando una e-mail all’indirizzo don [email protected] indicando nome e cognome, materiale desiderato e giorno del ritiro presso la casa parrocchiale. ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ GALLIVAGGIO DOMENICA SCORSA CON L’UNITALSI BILANCI PRESENTATA LA RELAZIONE DEGLI OPERATORI Giornata dell’ammalato L’attività del CdA Caritas I l sole metteva allegria e calore nel cuore, mentre il Santuario di Gallivaggio, fresco di lavori appena terminati, apriva le porte ai malati, l’ultima domenica di giugno, come da tradizione. La “Giornata dell’ammalato” si è infatti svolta sotto un sole brillante, in un cielo azzurro e terso. Circa duecentocinquanta pellegrini hanno riempito il Santuario; giovani, anziani e malati, provenienti dalla parrocchia e dai paesi vicini, ma anche dalla Valtellina (da Livigno in giù), o ospiti delle Case di Riposo (di Chiavenna, Mese, Nuova Olonio e Tirano), alcuni in carrozzina, accompagnati dai rispettivi “cirenei”, fra i quali alcune Crocerossine e una trentina di dame/barellieri dell’Unitalsi. Tutti hanno pregato il Signore della “vita”, solennemente esposto, con la recita del Santo Rosario. È toccato al Vicario, don Giampiero Viganò, guidare l’Adorazione Eucaristica, coadiuvato dall’Assistente spirituale dell’Unitalsi, don Giuseppe Rossotti, che ha commentato i misteri del Rosario. C’era una bella atmosfera in Santuario. La cerimonia si è svolta in un crescendo di emozioni e momenti veramente toccanti, come la visita del nostro Vescovo Diego e la Benedizione Eucaristica, impartita ad ogni ammalato lungo le navate del santuario, che ha fatto rivivere momenti di profonda emozione ai molti che hanno frequentato i Santuari di Lourdes o Loreto. La preghiera corale si è levata anche quale supplica ardente al Signore e alla Madre della Misericordia, per chiedere il dono di nuove vocazioni sacerdotali e religiose, come suggerito dal Vescovo. Monsignor Coletti ha pure richiamato l’impor- tanza della sofferenza “vissuta ed offerta dagli ammalati, quali cooperatori veramente potenti nell’opera evangelizzatrice della Chiesa verso la società”. La celebrazione della Giornata ha avuto il suo culmine nella solenne Eucaristia, presieduta dal Rettore del Santuario, don Pietro Beretta, e concelebrata da don Giuseppe Rossotti, dal responsabile pedagogico e religioso delle attività dell’Associazione “Il Gabbiano”, don Ottavio Cantarello, e dal responsabile della “Residenza Sanitaria Anziani” di Nuova Olonio, don Renato Bardelli. Nella sua ricca omelia, commentando il vangelo della domenica e riferendosi in particolare all’episodio dell’emorroissa, miracolosamente guarita, dopo aver toccato il lembo del mantello di Gesù, don Pietro ha detto: «C’è un modo diverso di toccare Gesù. Basta guardare i pellegrini che vengono qui in santuario. Per tanti la cosa più importante sembra sia toccare l’antico Crocifisso o il sasso su cui La Madonna posò i piedi in quel lontano 10 ottobre 1492. Ma ciò che veramente tocca la Madonna e suo Figlio non è la nostra mano; è il nostro cuore: è la nostra fede. “Figlia, la tua fede ti ha salvato”, dice Gesù. Sì, è la fede che salva; è la fede che ha mani per toccare, occhi per vedere, cuore per donare, labbra per proclamare l’amore di Dio. Senza di essa, toccare non serve a niente: rimane solo un gesto vuoto». Secondo la valutazione degli organizzatori - e in primo luogo del Presidente della Sottosezione provinciale dell’Unitalsi, Pietro Trinca - la partecipazione è stata molto sentita ed ha avuto riscontri positivi, anche superiori a quelli degli ultimi anni. Soprattutto è servita a far sentire con maggiore intensità ai malati la vicinanza spirituale della Chiesa; all’interno della quale, come scrive Papa Ratzinger nella sua prima Enciclica, “nessuno dovrebbe soffrire per mancanza del necessario, soprattutto per la mancanza di amore”. N el presentare la relazione sociale relativa all’attività svolta nel corso dell’anno 2008 , gli operatori del Centro di ascolto e di aiuto della Caritas di via Picchi a Chiavenna analizzano innanzitutto la loro situazione interna, sia sul piano della composizione numerica dell’equipe sia su quello delle modalità del loro operare. Attualmente i volontari del Centro d’ascolto (CdA) sono 10 (non c’è più don Rocco Acquistapace, trasferito ad altra parrocchia, e altre due volontarie), mentre le persone che si alternano nel così detto Arsenale della Solidarietà (reparto vestiario e mobilio in via al Deserto) sono una ventina, provenienti da parrocchie diverse. Quanto alle modalità operative, poiché viene riscontrato che la maggior parte delle persone che si accostano al CdA presentano, di solito, solo problemi materiali, c’è il rischio di fermarsi a valutare soltanto questo aspetto della loro esistenza, senza creare con loro una relazione più intensa che consenta di affrontare anche altri problemi (che pure non mancano) e di intraprende- re, se necessario, un progetto di recupero con una azione concertata anche con Enti e Istituzioni pubbliche. Questa situazione richiede uno sforzo maggiore da parte degli operatori sia nel condurre i colloqui sia nel valutare la situazione specifica. Passando all’analisi dei dati operativi risulta questo quadro. Attività di ascolto: nel corso del 2008 si sono rivolte al CdA 33 persone, di cui 18 per la prima volta e 15 dopo precedenti incontri, per un totale di 77 colloqui. Si contano, tra tutti, 13 italiani e 20 stranieri, di cui una ventina di maschi e 13 femmine. Tra gli stranieri abbiamo 4 dal Marocco, 4 dal Perù, 3 dalla Romania, 2 dalla Bolivia, 2 dalla Polonia, 2 dall’Albania, 1 dall’India, 1 dal Senegal e 1 dalla Tunisia. Le necessità espresse con maggiore ricorrenza, oltre ai beni materiali (alimenti, vestiario, mobilio), sono state il lavoro, la casa a prezzi agevolati e consulenze per difficoltà relazionali all’interno del nucleo famigliare. Attività dell’Arsenale: qui si sono rivolte (inviate anche dal CdA, per gli alimenti, vestiario e mobilio), 182 per- sone, di cui 18 a nome o per conto di associazioni di volontariato (11), parrocchie (4), comuni (1), case di riposo (1) e ospedali (1). Dei 164 utenti che si sono presentati direttamente abbiamo questi dati: 33 italiani e 127 stranieri, più precisamente 49 maschi e 110 femmine. I 127 stranieri provengono da ben 15 diverse nazioni (Albania, Bangladesh, Bolivia (5), Colombia, Croazia, Ecuador, Marocco (28), Moldavia (10), Perù (12), Polonia, Romania (12), Russia, Senegal (5), Tunisia, Ucraina (33). La richiesta di vestiario è stata elevata, contandosi 357 richieste (alcune persone si sono presentate più volte), per un totale di 2749 capi erogati. Per quanto riguarda il mobilio ci sono state 84 richieste, per un totale di 584 pezzi erogati. Anche il Centro di Aiuto alla Vita (presente all’Arsenale) ha registrato 144 richieste di vestiario e generi per bambini per un totale di 1512 capi erogati. Per le necessità alimentari il CdA si è limitato a distribuire 56 buoni di acquisto. Le persone bisognose di viveri sono indirizzate al “Banco alimentare” gestito dalla Caritas parrocchiale di Mese che provvede a regolare la distribuzione dei pacchi viveri. Una attività tutto sommato molto intensa, ricca di contatti interpersonali e di collaborazione, che coinvolge tante persone. Il quadro generale che emerge ci aiuta a conoscere meglio la realtà sociale in cui siamo immersi e che spesso sfugge alla nostra osservazione. Grazie al lavoro costante, umile, nascosto, e non facile, dei vari operatori volontari, veramente ammirevoli per la loro generosità, tanti nostri fratelli bisognosi trovano ascolto e aiuto per affrontare le loro difficoltà. CRONACA Sondrio&provincia IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009 P A G I N A 29 CHIESA VALMALENCO - OLGIATE COMASCO GIORNATA DI CONDIVISIONE DOMENICA 21 GIUGNO Un vero gemellaggio sacerdotale G rande festa di sacerdoti a Chiesa Valmalenco domenica 21 giugno all’inizio dell’Anno Sacerdotale voluto dal Papa. Nel santuario della Madonna degli Alpini a presiedere una solenne santa Messa concelebrata è stato don Angelo Ferrario, che festeggiava i sessant’anni di ordinazione sacerdotale. Per dieci anni, dal 1949, anno della sua ordinazione, fino al 1959 era stato vicario proprio nella parrocchia di Chiesa. «Nel paese lo ricordano i giovani di allora, oggi ormai nonni - ci spiega il parroco don Alfonso Rossi -, che lo avevano incontrato giovane e dinamico sacerdote, instancabile lavoratore anche nella costruzione del santuario. Durante l’omelia, oltre alle riflessioni sul Vangelo, mi è sembrato bello proporre alcune pagine del Chronicon parrocchiale che lo avevano avuto protagonista. Tra queste, l’ultima che lo riguarda, in cui racconta che sta per lasciare Chiesa dopo la nomina a parroco di Cagno – vicino ad Olgiate Comasco, suo paese natale - e che, dandosi da fare nei lavori di costruzione del bellissimo soffitto del santuario, con la sega elettrica si era tagliato la falange di un dito». A concelebrare sull’altare con don Angelo c’erano il parroco don Alfonso, don Alberto Mazzucchi, che, nativo di Chiesa, ricordava i suoi cinquantacin- A SONDRIO CONVEGNO SULLE INFRASTRUTTURE POSSIBILI PER LA PROVINCIA DI SONDRIO que anni di sacerdozio, il salesiano don Dino Cantoni, sostituto di don Alfonso a Primolo durante l’anno tranne che nei mesi estivi, e un altro salesiano, don Lindo Rossi, missionario in Centro America e cugino di don Alfonso. Al termine della s. Messa sono state inaugurate le nuove vetrate del presbiterio, realizzate dalla Scuola Beato Angelico di Milano e che presto saranno anche illuminate. In quelle del lato a valle sono raffigurati il cielo con la stella cometa, in basso un campo e i simboli dei patroni del paese, la conchiglia di s. Giacomo e la croce stilizzata a forma di tau di s. Filippo, «per ricordare continua don Alfonso che la chiesa più antica della Valmalenco era dedicata a san Giacomo di Compostela (cioè campo di stelle) e a san Filippo». Sulle vetrate di nord ovest sono raffigurati i re Magi che recano i doni. Al termine della cerimonia, don Angelo ha voluto ricordare i sindaci, i sacerdoti e le suore degli anni trascorsi a Chiesa e in particolare si è soffermato a parlare delle guide alpine con cui allora aveva collaborato a lungo. Ma domenica a Chiesa si è celebrato anche un vero e proprio gemellaggio tra il paese della Valmalenco e Olgiate Comasco: infatti, da Olgiate don Angelo era venuto come vicario a Chiesa, mentre don Alfonso, oggi parroco a Chiesa, dal 1975 al 1984 era stato vicario a Olgiate. «Quindi, don Angelo ha ricordato i 50 anni dalla sua partenza dalla Valmalenco, io i 25 anni di quando ero vicario a Olgiate; lui è venuto a trovare i parrocchiani di Chiesa, quelli di Olgiate sono venuti a trovare me. Con don Angelo sono venuti i membri della cantoria parrocchiale e anche un bel gruppo di Cagno, dove lui era stato parroco dal 1960». A concludere la giornata il pranzo comunitario consumato all’hotel Rezia e al Vassallo, ma non va dimenticato che già venerdì, festa del Sacro Cuore e inaugurazione dell’Anno Sacerdotale, nella parrocchia di Chiesa erano stati ricordati i sacerdoti di cui si festeggiavano gli anniversari: i prevosti defunti don Filippo Angel, a cinquant’anni dalla morte, e don Giulio Roncan, morto nel 2001, oltre ai 60 anni di sacerdozio di don Angelo Ferrario. A.R. ALBOSAGGIA LA COMUNITÀ CI SCRIVE In festa per il «don» e le famiglie I l nostro prevosto, don Francesco Abbiati, ha scelto di celebrare il 40° anniversario della sua ordinazione sacerdotale nel giorno destinato alla Festa della Famiglia, in unione con le coppie che celebravano gli anniversari più significativi del loro Matrimonio. Nel corso della celebrazione hanno preso la parola il sindaco di Albosaggia Graziano Murada, Lina Paganoni a nome del Consiglio pastorale parrocchiale e Dario Bormolini a nome del Consiglio parrocchiale per gli affari economici. Particolarmente significative le riflessio- ni di Lina Paganoni, che riportiamo integralmente qui di seguito. «Carissimi sposi, caro don, grazie per aver voluto ricordare con noi una tappa così importante della vostra esistenza; il vostro anniversario, festeggiato nella Comunità e con la Comunità, 3-4 LUGLIO A SONDRIO: IL SUMMER SOUND FESTIVAL PER AIUTARE IL CENTRO TOKAI IN BANGLADESH L’associazione culturale Asma presenta la sesta edizione del Summer Sound Festival. Venerdì 3 e sabato 4 luglio a partire dalle ore 19.30, al Policampus di Sondrio, si terranno due giorni di musica live e divertimento. I concerti si terranno con qualunque condizione climatica. Tutto il ricavato sarà devoluto al Centro Tokai per i bambini di strada in Bangladesh (www.tokaistreetchildren.org). L’ingresso è libero. Grazie a ben 39 sponsor gli organizzatori avranno la possibilità di ammortizzare i costi del Festival riuscendo così a devolvere un contributo maggiore in beneficenza al Centro Tokai. Dal presidente di Asma Marco Vuono un grazie a tutti quanti stanno contribuendo alla realizzazione dell’evento live. Simone Del Curto, membro dell’associazione “Operare per... Nel mondo dalla parte dei bambini” (onlus impegnata in missioni chirurgiche pediatriche nei paesi in via di sviluppo), consegnerà personalmente ai volontari del Centro Tokai i fondi raccolti con il festival musicale di Sondrio. Un contributo che aiuterà i bambini orfani e senza casa ospiti del centro bengalese a crescere e a costruirsi un futuro, partendo dallo studio per arrivare alla ricerca di un lavoro. Il Centro Tokai è affidato a padre Giovanni Abbiati, missionario valtellinese, ma è gestito da bengalesi. «Il Bangladesh è un paese dimenticato dagli uomini - spiega Simone Del Curto - il 25 maggio scorso c’è stato un ciclone, che ha procurato disastri, vittime e ha acuito il problema dei senza tetto, di cui nessun media ha parlato». in una società che stenta sempre più a riconoscere il valore umano e cristiano ai Sacramenti, è motivo di gioia e di riconoscenza per tutti noi. Riconoscenza al Signore che chiama, che ha stretto alleanza con voi anni fa, che rinnova con voi oggi il suo patto d’amore, che chiede di continuare ad accompagnarvi nella vostra vita. Nella società di oggi, così smarrita e frastornata, quella degli sposi è una missione ancor più delicata. Nell’unità della vita familiare essi sono chiamati a compiere la loro vocazione, onorando il Sacramento del Matrimonio. Prodigandosi per costruire una cultura della vita, dei valori della famiglia e dell’educazione, rendono testimonianza al mondo dell’Amore divino che modella la loro unione. Al nostro don la gratitudi- Il problema dei trasporti pubblici locali, ormai non più oltre rinviabile nella nostra provincia, almeno per quanto riguarda i collegamenti ferroviari, venerdì 3 luglio sarà oggetto del convegno Il Progetto 3V – Valtellina Vettori Veloci: ricominciare dalla ferrovia. A promuoverlo è la Società Economica Valtellinese (Sev) col patrocinio e il contributo della Regione Lombardia, il patrocinio della Provincia di Sondrio, il Comune di Sondrio, le Ferrovie dello Stato e Nord Milano, la Camera di Commercio di Sondrio, il Canton Grigioni e la Regione Valposchiavo, la Ferrovia Retica e il Bernina Express. Sponsor ne sono il Credito Valtellinese, la Fondazione della Comunità Locale Pro-Valtellina, A2A Energia per l’Ambiente, Vivi le Valli e l’Azienda Agrituristica La Fiorida. Il convegno, che si terrà presso la sala consiliare della Provincia, consta di due parti distinte: dopo l’accreditamento dei partecipanti e i saluti, introdurrà i lavori Alberto Quadrio Curzio, presidente del Comitato tecnico della Sev, nonché preside della Facoltà di Scienze politiche e direttore del Centro di ricerche in analisi economica dell’Università cattolica di Milano. La prima parte, coordinata dallo stesso Quadrio Curzio, metterà a tema Le strategie dei servizi di pubblico trasporto regionali e la situazione in Valtellina. Interverranno sull’argomento Raffaele Cattaneo, assessore alle infrastrutture e mobilità della Regione Lombardia, un rappresentante della Provincia di Sondrio, Claudio Lardi, vicepresidente del Governo grigionese e consigliere di Stato, Giancarlo Laguzzi, direttore della divisione trasporto regionale di Trenitalia, Giuseppe Biesuz, direttore generale di Ferrovie Nord Milano, Silvio Briccola, vicedirettore generale di Ferrovia Retica, e Gianni Moreni, capoprogetto per il collegamento Engadina Milano dell’Ufficio cantonale dell’energia e dei Trasporti, Joachim Dejaco, direttore amministrativo di Strutture Trasporto Alto Adige Spa, che interverrà sul tema Ferrovia della Val Venosta - Fattori di successo; chiuderà la mattinata Enrico Magenta del Collegio ingegneri ferroviari italiani, parlando di Situazione e proposte per i servizi ferroviari italiani. Dopo il buffet, che sarà servito alle ore 13.00, i lavori riprenderanno alle ore 14.15, avendo come coordinatore il presidente della Camera di Commercio di Sondrio, Emanuele Bertolini. Si comincerà con gli interventi istituzionali dei sindaci di Sondrio Alcide Molteni e di Tirano Pietro Del Simone; alle ore 14.45 avranno la parola gli operatori economici e culturali: i rappresentanti dell’Unione del Commercio Turismo e Servizi faranno il punto su I servizi di trasporto pubblico connessi al turismo e ai residenti; quelli dell’Apt di Livigno interverranno su Le esigenze dell’area decentrata di Livigno per i servizi di trasporto pubblico; Vittorio Poletti di Legambiente su Lo studio di Legambiente: Più treno: orari, disservizi, prospettive; Giovanni Spini chiuderà questa serie di interventi, illustrando la posizione del sindacato sulla mobilità sostenibile. Seguirà alle ore 15.45 l’intervento programmato di Walter Finkbohner sul tema: Da Zurigo a Brescia via Albula, Bernina, Val Camonica: eredità Unesco senza la macchina, un nuovo modo di viaggiare di qualità. Seguirà il dibattito e alle ore 16.30 Alberto Quadrio Curzio trarrà le conclusioni. ne per tutte le volte che raduna la Comunità attorno alla mensa della Parola e dell’Eucaristia, per donare a piene mani la misericordia, il perdono, la tenerezza di Dio che è Padre. Per tutte le volte in cui Dio, consegnandosi nelle mani fragili di un uomo per rendersi presente in mezzo agli uomini, si fa pane spezzato e vino versato, per noi che gli siamo stati affidati. Per quel dono che abbiamo avuto di poter fare un tratto significativo del nostro cammino dietro a chi ci ha indicato la strada. Ecco allora il nostro augurio: “Vivete felici l’amore che Dio vi ha donato; testimoniatelo a questo mondo assetato d’amore vero”. P A G I N A 30 CRONACA Sondrio&provincia IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009 MORBEGNO LA SCORSA SETTIMANA L’INTERESSANTE CONFERENZA DI APPROFONDIMENTRO CON MONSIGNOR L’attualità del messaggio di L’auditorium sant’Antonio ha fatto da cornice alla serata: l’Apostolo delle genti è stato presentato nei suoi caratteri biografici, il suo pensiero e lo stile zione, in base alla quale l’uomo impara a percepire, in mezzo alle parole, la Parola”. «Ci sarebbe molto da dire - ha commentato - su tante modalità di intendere l’educazione, la scuola, la coltivazione del sapere, sia per la strumentalizzazione pragmatico funzionale, che è un difetto, sia per l’evasione misticheggiante, che è un altro difetto. In questo papa Benedetto riflette la solidità del pensiero di Paolo». a cura di PIERANGELO MELGARA L a sera di martedì della scorsa settimana a Morbegno l’associazione Oros ha proposto un momento di grande spessore culturale, invitando all’auditorium S. Antonio monsignor Sergio Lanza, assistente generale dell’Università Cattolica e docente presso la cattedra di teologia pastorale all’Università Lateranense, per presentare la figura di san Paolo, parlando sul tema “Il primo dopo l’Unico - Paolo e l’uomo postmoderno”. Uno stralcio dall’ouverture dell’Oratorio Paulus di Felix Mendelssohn Bartholdy ha introdotto mons. Lanza, il cui intervento è stato così ricco di fede e di sapienza da aiutare a comprendere “quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità” dell’insegnamento paolino e a riconoscere attraverso di esso “l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio”. Ho preso in prestito le parole di Paolo, perché meglio esprimono la bellezza e il senso della serata, che ha proposto una rilettura dell’apostolo delle genti, illuminando di luce piena quello che è il “vangelo”, l’annuncio di Paolo: la sua concentrazione sulla persona di Gesù, la libertà del cristiano e la salvezza come dono gratuito di Dio. Prima di vedere questi punti uno per uno, mons. Lanza ha iniziato col dire chi era Paolo. UNO SGUARDO ALLA BIOGRAFIA DI PAOLO Uno squarcio biografico si trova nel capitolo 22 degli Atti degli Apostoli, dove Paolo, prigioniero a Gerusalemme, si presenta davanti al Sinedrio e rivendica la correttezza della propria posizione, ricordando la sua formazione alla scuola di Gamaliele secondo lo spirito farisaico. Un cenno autobiografico si ritrova nella lettera ai Filippesi (3), in cui «rivendica la sua cristallina appartenenza alla stirpe di Israele e all’osservanza farisaica della Legge, che tuttavia si mescola con due altre matrici culturali, ellenistica e orientale, nate dalla sua esperienza giovanile a Tarso, allora vivace cit- LE LETTERE DI PAOLO E I CENTRI NODALI DEL SUO PENSIERO tà crocevia. Questo favorì enormemente il suo ruolo come traspositore per una prima fondamentale inculturazione del messaggio cristiano dall’area palestinese all’area ellenica, che sarà la seconda grande svolta della sua vita». Di questo secondo brano mons. Lanza ha posto in evidenza un aspetto di carattere linguistico e uno letterario, ma anche contenutistico. Nel linguaggio paolino la “carne” - la parola ritorna ripetutamente nel brano dei Filippesi - non ha niente a vedere con ciò che noi intendiamo per carnale. L’uomo carnale - sarkikòs è la parola greca di Paolo - è l’uomo che si fida delle cose umane, che poggia la propria speranza, fiducia, prospettiva di vita e di salvezza unicamente sulle proprie forze: è l’Adamo presuntuoso che pretende mettersi al posto di Dio. C’è poi quel “Ma” che sottolinea la svolta di Paolo, il suo essere divenuto apostolo. «Più di uno studioso dell’epistolario paolino, o dell’origine del cristianesimo, vuole rintracciare nella folgorazione di Paolo sulla via di Damasco, una sorta di evoluzione psicologica, un ripensamento progressivo, quasi il prodotto di una maturazione dall’interno. Al contrario, i testi di Paolo (Galati, Romani, seconda Corinzi, ecc.) ci dicono che tutto avviene per un intervento che gli sconvolge la vita. A cambiarlo è qualcosa che lo afferra dall’esterno come nella vocazione profetica». Per spiegarlo mons. Lanza ha ripreso un passo di Benedetto XVI dall’udienza generale del 3 settembre 2008: “Questa trasformazione di tutto il suo essere non fu frutto di un processo psicologico, di una maturazione o evoluzione intellettuale e morale, ma venne dall’esterno: non fu il frutto del suo pensiero, ma dell’incontro con Cristo Gesù. In questo senso non fu semplicemente una conversione, una maturazione del suo “io”, ma fu morte e risurrezione per lui stesso: morì una sua esistenza e un’altra nuova ne nacque con il Cristo Risorto… In questo senso più profondo possiamo e dobbiamo parlare di conversione. Questo incontro è un reale rinnovamento che ha cambiato tutti i suoi parametri”. «Quello che il Papa così acutamente ha descritto riguardo a Paolo - ha continuato - è norma dell’esistenza cristiana, fondata non su uno studio, che pur esige, ma su un incontro, su un rapporto personale. Il cristianesimo è religione dell’evento, quindi di fatti, di parole e soprattutto di relazioni. Benedetto XVI aveva espresso questo nella sua prima enciclica, Deus caritas est, dove scrive: “All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica, una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”». perché, «Al contrario di Paolo, il nostro tempo rischia di dimenticare le proprie radici, che possono essere anche smentite, ma non scioccamente dimenticate». In un passo di quel discorso, il Papa dice che “Così, proprio a causa della ricerca di Dio, diventano importanti le scienze profane”, e cioè - ha spiegato - «Non c’è nessuna divaricazione tra il sapere della scienza e la ricerca di Dio, al contrario!, benché sui nostri quotidiani (in primis Repubblica e Il Sole 24Ore) si continui a sostenere che il cattolicesimo svaluta la scienza. Le cose sono molto più articolate e precise e come tali andrebbero riferite». In un altro passo il Papa dice che “Il monastero serve alla eruditio, alla formazione e all’erudizione dell’uomo – una formazione con l’obiettivo ultimo che l’uomo impari a servire Dio. Ma questo comporta proprio anche la formazione della ragione, l’erudi- UNA PRIMA ATTUALIZZAZIONE DEL PENSIERO DI PAOLO Il metodo scelto da mons. Lanza per attualizzare il pensiero di Paolo è consistito nell’accostare alcuni brani del magistero di papa Benedetto XVI, riprendendone la relazione al Collège des Bernardins a Parigi (12 settembre 2008), «un testo mirabile sulle radici della cultura europea, che la stampa italiana ha del tutto ignorato». Lanza lo ha ripreso in relazione all’intento della serata Foto Sir-Siciliani Dopo aver mostrato che i fatti concreti della vita sono stati decisivi per la missione di Paolo, mons. Lanza ha spiegato come egli abbia creato numerose comunità con cui era in relazione con lettere, tutte occasionali, eccetto quella ai Romani, che ne anticipa la venuta a Roma (le lettere a lui attribuite sono 13 - la 14a agli Ebrei non è sua, ma un trattato di stretta costruzione rabbinica -, alcune sono forse rimaneggiate da discepoli, fatto normale per l’epoca; sette sono quelle autentiche). Quanto all’antica questione che Paolo e non Gesù ha fondato il cristianesimo, mons. Lanza ha spiegato che «Se c’è uno che ha mostrato di essere totalmente afferrato da Cristo e si ribellerebbe a simili affermazioni è proprio Paolo. Il cuore del suo pensiero è che nessuno può salvarsi da solo, solo Cristo è il salvatore di tutti. Come tutti siamo peccatori in Adamo, così tutti siamo salvati in Cristo. Paolo non usa mai il termine “peccato” nel nostro senso, perché vuole richiamare l’attenzione non sull’esito finale, i peccati, ma sulla forza che misteriosamente fin dalle origini trattiene la persona dal fare il bene e la spinge verso il male (“Faccio il male che detesto, non riesco a fare il bene che voglio”, Romani, 7, 15): poiché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, tutti possono essere salvati solo dal dono della vita nuova in Cristo. Per questo Paolo, dopo l’esperienza sulla via di Damasco, esprime un attaccamento fondamentale alla persona di Gesù». In moltissimi passi delle lettere afferma perentoriamente che è Cristo che ci libera dalle illusioni, che la salvezza è dono gratuito di Dio, non conquista umana. «Nella sua seconda enciclica, Spe salvi facti sumus, Nella speranza siamo stati salvati, papa Benedetto scrive che il dono della salvezza è dato fin dal presente, ma si compie nella totalità dell’esistenza, mentre nel discorso al Collège des Bernardins parla del rapporto tra escatologia e grammatica: nella metafora l’escatologia rappresenta la tensione al compimento, la grammatica la costruzione quotidiana, parola per parola, regola dopo regola, di questo tragitto verso il compimento. È il tema della libertà cristiana: per Paolo la legge del cristiano è fondamentalmente legge di libertà, è la legge dello Spirito che dà la vita. Questo è il “vangelo” di Paolo: unione con Cristo, libertà del cristiano, essere resi giusti per grazia di Dio. Da qui la dimensione eucaristica, cioè di ringraziamento dell’esistenza cristiana. Sappiamo, però, che spesso non è così e abbiamo bisogno della legge per non deragliare e capire che siamo ancora lontani dalla libertà vera dei figli di Dio». CRONACA Sondrio&provincia IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009 P A G I N A 31 SERGIO LANZA, OSPITE DI OROS san Paolo L’ESIGENZA DI ALLARGARE I CONFINI DELLA RAZIONALITÀ A questo punto mons. Lanza ha proposto due ulteriori connessioni tra il pensiero di Paolo e l’uomo post-moderno a proposito dell’aspetto fondamentale della conoscenza. «Dalle sue lettere si capisce in maniera immediata che la religione cristiana che Paolo insegna è tutt’altro che divaricata rispetto alla ragione, anzi impegna moltissimo l’uso della ragione, anche se tutta la modernità ha accusato la religione di essere irrazionale e, di conseguenza, l’ha relegata tra le scelte soggettive e ridotta all’ambito privato. In un passo del discorso all’Università di Regensburg, invece, Benedetto XVI esprime l’esigenza di allargare i confini della razionalità, vi sostiene la necessità di superare “la limitazione autodecretata della ragione a ciò che è verificabile nell’esperimento”, di dischiudere “ad essa nuovamente tutta la sua ampiezza... L’occidente, da molto tempo, è minacciato da questa avversione contro gli interrogativi fondamentali della sua ragione, e così potrebbe subire solo un grande danno. Il coraggio di aprirsi all’ampiezza della ragione, non il rifiuto della sua grandezza – è questo il programma con cui una teologia impegnata nella riflessione sulla fede biblica, entra nella disputa del tempo presente...”. Già Agostino diceva che “Non si entra nella verità se non attraverso l’amore”, perché solo la potenza di una passione muove la conoscenza, mentre il calcolo non produce conquiste né della scienza, né dell’umanità». Mons. Lanza ha concluso la relazione leggendo e commentando la parte finale del suo estratto “Sulle orme di Paolo”, editoriale del n 5 2008 della rivista Vita e Pensiero, dove tra l’altro spiega che «...L’istanza veritativa (cioè la ricerca della verità) non disperde le culture nel deserto della tolleranza, ma le sollecita a un comune SONDRIO - COLLEGIATA AVVISI DI VITA PARROCCHIALE Domenica 12 luglio la parrocchia dei SS. Gervasio e Protasio propone una stupenda camminata sul sentiero da Dascio a San Fedelino, con pranzo, accesso al tempietto e trasporto col traghetto. Per informazioni e iscrizioni rivolgersi entro martedì 7 luglio a Paolo Caputo, 347.3607436. Nel mese di luglio dedicato a s. Camillo De Lellis presso l’ospedale di Sondrio da lunedì a sabato alle 16.30 si terrà la recita del rosario seguita alle 17 dalla celebrazione della s. Messa. SONDRIO - INDIRIZZI E ORARI UTILI • impegno di servizio dell’uomo nella verità (non è facendo delle scuole il luogo dell’assenza di simboli religiosi che si serve la verità e la crescita delle persone, ma abituandole al confronto, al dialogo, al rispetto delle differenze: eliminare surrettiziamente le differenze, è creare il deserto della tolleranza). Questa (il servizio della verità) non spegne la domanda, perché l’uomo non può cessare di do- mandare, perché egli è, per definizione, domanda. Si tratta di una visione eminentemente critica. La formazione al/ del senso critico è essenziale per l’adesione di fede, per l’esperienza di fede, per la maturazione della fede. La parola critica è essenziale all’enunciazione e alla recezione della fede (critico nel senso del giudicare, del discernere). Con la parresia (col coraggio della parola) di Paolo. Non senza cautele (il co- Centro di ascolto e di aiuto Caritas, via Carducci 16, aperto lunedì e martedì dalle 15 alle 18, venerdì dalle 9 alle 12, tel. 0342.515018; • Centro di prima accoglienza Caritas, via Parravicini 10, aperto tutti i giorni, entrata dalle ore 19.00 alle ore 22.00, uscita entro le 9, telefono 0342.513142; • Centro di Aiuto alla Vita, via Piazzi 70, aperto martedì e giovedì dalle ore 14.30 alle ore 17.00, tel. 0342.210143, oppure S.O.S. Vita tel. 800.813000, e-mail: [email protected]; • Consultorio La Famiglia, via E. Bassi 4, aperto lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 15.00 alle ore 19.00, martedì e giovedì dalle ore 8.00 alle ore 12.00, telefono 0342.512760, e-mail: [email protected]; • Gruppo volontariato San Vincenzo, via Piazzi 70, resterà chiuso fino all’8 settembre. raggio non è sfrontatezza). È il dinamismo dell’intellectus fidei” (cioè della fede che di continuo si interroga per essere autentica come ha fatto Paolo)». Durante la serata l’attrice Daniela Manzocchi ha letto i passi dalle lettere di Paolo, mentre Davide Riva l’ha accompagnata al pianoforte, eseguendo lo stralcio dall’ouverture dell’Oratorio Paulus di Mendelssohn e un brano dalla Corale di Bach Wachet auf, ruft uns die Stimme (Svegliatevi una voce vi chiama). CRONACA P A G I N A 32 AltaValle IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009 TIRANO LA RESTAURATRICE ORNELLA STERLOCCHI SPIEGA L’INTERVENTO IN CORSO NEL SANTUARIO MARIANO Proseguono i lavori di restauro Restituire splendore all’edificio sacro è impegnativo e delicato: si usano tecniche per valorizzare, pulire, riscoprire L’INTERVENTO SULLA CANTORIA La verifica ravvicinata delle parti dipinte e dopo l’esecuzione di saggi di pulitura e susseguenti analisi chimiche hanno portato alla conoscenza dei materiali e delle tecniche impiegate. Ne è emersa «una condizione di particolare fragilità e distacco: i dipinti del plafone sono realizzati a tempera, tecnica molto sensibile ai solventi acquosi, su di una sottile tela direttamente incollata sul legno». Una difficoltà in più alla ripulitura viene da «una miriade di puntinature nere che sono il prodotto di alterazione di una sostanza consolidante/ravvivante messa in opera durante un precedente restauro, ottocentesco, la cui rimozione richiede una tempistica più prolungata e complessa rispetto alle previsioni progettuali iniziali». Dato le caratteristiche della tempera e l’assenza di vernice protettiva «lo sporco e ogni altra sostanza aggiunta è compenetrata negli strati pittorici e nella tela stessa». Procedendo così per stadi distinti, una volta asportata la patina nerastra superficiale, si sta ora procedendo con «la messa a punto dopo una serie di test e verifiche approfondite. Questa fase prevede quindi la rimozione delle alterazioni puntiformi, a bisturi e a tampone». a cura di ROBERT WALTER NAZZARI roseguono i restauri del presbiterio-abside cinquecentesco e della cantoria lignea datata al secolo XVIII ad opera di Ornella Sterlocchi, responsabile del restauro. Un lavoro di molta pazienza, ma di molta soddisfazione che illustra la stessa restauratrice chiavennasca. «Abbiamo rilevato con precisione la presenza di almeno due precedenti interventi avvenuti l’ultimo nel 1969 e il più antico nel 1865, le date». Restauri avvenuti in tempi abbastanza distanti tra loro per risentire di mutate sensibilità nell’arte del restauro architettonico. P Le date sono certe; «per il restauro del 1969 si conservano in archivio alcuni documenti cartacei con le modalità di incarico, i costi, i nominativi della commissione che presiedeva il progetto, etc… Per il restauro ottocentesco abbiamo avuto notizia per una data dipinta su un piccolo medaglione del semicatino absidale, oltre che dall’osservazione stratigrafica presente sugli stucchi stessi». Se diversi sono i secoli dei due interventi, come dicevamo, diversi sono anche gli orientamenti conservativi riguardo alle superfici e ai materiali originali. «Nel restauro novecentesco la pulitura delle superfici si è limitata ad una spolveratura e sciacquatura per rimuovere polveri e depositi superficiali. Più drastico l’intervento ot- tocentesco, in particolare in corrispondenza delle aree parietali l’utilizzo di prodotti aggressivi hanno parzialmente impoverito le finiture cinquecentesche; entrambi gli interventi precedenti si sono conclusi con una pesante ritinteggiatura delle parti a stucco, ridipintura dei fondi pittorici e ridoratura di molte parti». Queste stesse ritinteggiature sono state invece rimosse nel restauro odierno, «riportando in luce la superficie materica cinquecentesca, caratterizzata da finiture levigate e trasparenti, lievemente patinate dal tempo, recuperando quei dettagli figurativi e quelle lavorazioni nascoste sotto spesse incrostazioni». Il restauro operato da Sterlocchi si caratterizza anche per un diverso approccio operativo che presuppone la conoscenza delle superfici da trattare grazie a uno «scrupoloso rilievo dello stato di conservazione – così prosegue nella spiegazione la restauratrice - mediante l’esecuzione di saggi di pulitura per individuare la corretta metodologia d’intervento, sottoponendo l’esito delle prove eseguite al funzionario della Soprintendenza con il quale si collabora in tutte le fasi di lavoro». Un ulteriore ausilio viene da analisi chimiche sui materiali originari e su quelli addizionati in nei precedenti restauri. Particolarmente interessante la fase di ripulitura e altrettanto delicata dovendo necessariamente variare a seconda del materiale da sottoporre a tale operazione. «Malgrado l’ultimo intervento sia avvenuto solo 40 anni fa sia le superfici lapidee che a stucco si presentavano incredibilmente annerite e ricoperte da sporco untuoso, le cui responsabilità sono da ricercare nel riscaldamento ad aria. Dopo una generale rimozione dello sporco superficiale con aspiratori si è passati ad una pulitura mediante impacchi di ammonio carbonato e acqua, in polpa di cellulosa, rimossa dopo una posa di 25-35 minuti». Dopo il risciacquo sono tornati visibili dettagli non più visibili. «Più complesse le ripuliture degli stucchi – rivela Sterlocchi – oltre allo sporco erano presenti sulle superfici almeno tre strati differenti di ridipintura di cui quello ottocentesco è fortemente cristallizzato ed insolubile… Per la ri- mozione di questi strati si è ricorso al bisturi con specifici trattamenti preparatori e una pazienza certosina». Sempre in accordo con la Soprintendenza si è valutato il modo più opportuno per procedere riguardo ai colori precedenti che devono essere rimossi oppure integrati. Così è stato deciso di «rimuovere completamente la dipintura del restauro del 1969, molto sorda ed eseguita con colori già industriali» recuperando il cromatismo del XVI secolo o in alternativa quello ottocentesco. E così «è stato stabilito di mantenere le dorature otto-novecentesche eseguite non a porporina, ma a lamina d’oro». La volontà del Soprintendente ha anche fatto sì che «si mantenesse la decorazione a finto damasco che orna la porzione parietale inferiore dell’abside, dipinta dal maestro d’arte Righini e collaboratori intorno alla metà del ‘900». Per la reintegrazione pittorica odierna si sono scelti colori ad acquerello «perché presentano caratteristiche che ben si adattano alla tecnica ad affresco e perché assolutamente reversibili con acqua». VALFURVA LA CHIESA DI TEREGUA È GIÀ VISITABILE GRAZIE A VOLONTARI Il 29 agosto c’è l’inaugurazione opo la chiusura invernale, il cantiere di restauro della chiesa della Santissima Trinità di Teregua in Valfurva è stato riaperto lo scorso 28 aprile. Allora si trattava anzitutto di completare lo smaltimento dell’umidità accumulata durante una stagione particolarmente nevosa. D Il lavoro svolto dal deumidificatore in funzione fin dal mese di marzo, ha subito dato buoni risultati: una parte del merito va però riconosciuto all’opera di alcuni volontari di Tere- gua che durante l’inverno hanno tenuto libere dalla neve le murature esterne del monumento. Si è così potuto passare a realizzare man mano i seguenti interventi: • erezione del nuovo altare su cui verrà collocata l’ancona in corso di restauro a Sondrio presso il Museo Valtellinese di Storia e Arte; • posizionamento in sacrestia della mensa dell’altare antico; • realizzazione dell’impianto elettrico, di illuminazione e di sicurezza; • pavimentazione dell’aula in tavole di larice; • trattamento con vernici speciali dei parapetti e del cancelletto d’ingresso; • misurazione dell’umidità interna ed esterna delle murature dell’abside per poter riprendere il restauro degli affreschi del registro inferiore dell’abside. Una volta completata quest’ultima operazione che nel settembre 2008 si era dovuta sospendere per il sopraggiungere del clima autunnale, sarà possibile rimontare l’ancona sul nuovo altare e nel contempo riar- redare la chiesa posizionando i banchi preventivamente trattati a cera e la balaustra sottoposta a restauro. Tra luglio e agosto nella chiesa rimessa a nuovo si terranno due incontri riservati ai 24 volontari che hanno dato la propria disponibilità per rendere il monumento visitabile dalle ore 15.00 alle ore 17.00 nei giorni di giovedì, sabato e domenica. Le settimane successive saranno dedicate alla messa a punto di ogni particolare per l’inaugurazione della chiesa prevista per sabato 29 agosto. P A G I N A 33 SPORT IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009 STORIE DI SPORT/2 LO STADIO NAZIONALE DI BUDAPEST RICORDA UNA GRANDE SQUADRA DI CALCIO Il mito della grande Ungheria A 56 anni di distanza i magiari festeggeranno il 25 novembre 1953 quando sconfissero a Wembley l'Inghilterra col punteggio di 6-3 tano la medaglia d’oro olimpica. L’Ungheria aveva sconfitto la Jugoslavia per 2-0 e Puskas aveva segnato il primo gol, scartando anche il portiere. Negli ottavi i magiari avevano sconfitto l’Italia, battendola 3-0 nel giorno della stupenda vittoria di Dordoni nella 50 km di marcia. In semifinale avevano liquidato i campioni uscenti della Svezia per 60 e Puskas era andato in gol dopo 20 secondi. Giocava col numero 10. L’Ungheria adottava in attacco il modulo a M, con il centravanti arretrato (all’Olimpiade Palotas, poi Hidegkuti) e i due interni, Kocsis e Puskas, avanzati. E gli avversari pativano, mentre l’Ungheria conquistava il mondo. Successivamente, i magiari vinsero l’ultima edizione della Coppa Internazionale, che era disputata, oltre che dall'Ungheria, anche dall'Italia e Cecoslovacchia, con Puskas capocannoniere con dieci marcature. Nazionale di grandi tradizioni guidata da Sarosi, giocatore in campo a Parigi nel 1938 quando l’Italia conquistò la sua seconda Coppa Rimet, l’Ungheria schierava prevalentemente giocatori della Honved, la squadra dell’esercito. L’apoteosi avvenne, dunque, il 25 novembre 1953, giorno in cui i “maestri” del calcio festeggiavano il 90° anniversario della nascita della loro associazione. Come preannunciato, a Wembley andò in scena la più umiliante sconfitta del calcio inglese sino a quel momento. Per la prima pagina a cura di LUIGI CLERICI Q Il monumento alla Grande Ungheria allo stadio nazionale F. Puskas di Budapest (sopra) ed i nomi dei suoi giocatori (a fianco) (Foto L. Clerici) Rimet ad Highbury, sempre nel mese di novembre, dove raccolsero una sofferta vittoria per 3-2 contro gli azzurri ridotti praticamente in dieci per tutto l’incontro): questo perché gli inglesi, credendosi gli inventori del calcio, si ritenevano i più forti in assoluto e quindi non avevano bisogno di dimostrarlo in competizioni ufficiali. Infatti, fino al 1950, non presero parte ai Mondiali di calcio, eppure da quel momento subirono una serie di disfatte storiche: dallo 0-1 mondiale con gli Stati Uniti, alla prima sconfitta casalinga della storia, per 6-3 con gli ungheresi, fino alla più pesante battuta d’arresto mai subita: 7-1 a Budapest. E di quelle vittorie, così come della squadra che le conquistò, gli ungheresi hanno eretto due monumenti fuori dallo stadio, ora intitolato al nome più famoso per antonomasia del calcio magiaro, ovvero quello di Ferenc Puskas. Questi salì agli onori della storia calcistica il 2 agosto 1952, a Helsinki, quando ricevette da capi- GINNASTICA RICONOSCIMENTO DALLA CITTÀ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ uando l’Italia vinse i campionati del mondo del 2006 in Germania, da più parti si levarono sospiri di sollievo: finalmente non si sarebbe più parlato con nostalgia della vittoria iridata conquistata in Spagna nel 1982. Sembrerà impossibile, ma in Europa c’è invece una nazione che ricorda ogni anno non un titolo bensì l’aver espugnato il “mitico” campo inglese di Wembley nel 1953, ovvero in un periodo storico in cui i giocatori britannici si consideravano i migliori calciatori del mondo. Stiamo parlando dell’Ungheria, che il 25 novembre di quell’anno fu la prima nazione a violare il terreno dello stadio imperiale, facendo svanire gli ultimi barlumi inglesi su una loro presunta superiorità. La FA, ovvero Football Association britannica, aderì alla FIFA soltanto dopo la seconda Guerra Mondiale. Prima di allora gli inglesi decidevano direttamente chi sfidare, non avendo voluto aderire ad alcun torneo ufficiale (come nel 1934 quando affrontarono l’Italia, fresca del primo titolo volta i “maestri” perdevano nel loro stadio contro una squadra non britannica. Il risultato parlò chiaro: 3-6 per i magiari con tre gol di Hidegkuti, due di Puskàs ed uno di Bozsik. Naque così il mito dell’Aranycsápat, ovvero, in ungherese, la “squadra d’oro”. Gli ungheresi rimasero imbattuti per i successivi due anni, togliendosi anche lo sfizio di infliggere, sempre all’Inghilterra, la più pesante sconfitta della sua storia: un incredibile 7-1. La squadra sembrava imbattibile ed era la principale favorita per la Coppa del mondo 1954. Arrivò dunque in finale dopo un primo turno a suon di vittorie ed un IV di finale storico col Brasile. Ma a Berna accadde l’incredibile: la Germania Ovest conquistò il titolo di campione del mondo (3-2) ribaltando lo svantaggio iniziale di due gol, segnati da Puskas e da Czibor, con risvolti ancor oggi poco chiari. Infatti l’ipotesi che i tedeschi abbiano fatto uso in grande quantità di sostanze dopanti è tuttora plausibile. Si dice, infatti, che dopo quella partita molti titolari si ritirarono dal calcio giocato; altri, invece, sono addirittura morti. La rivolta del 1956 e la successiva invasione sovietica scrissero la parola fine sulle gesta di questa squadra. I giocatori più forti ottennero asilo politico, soprattutto nella Spagna franchista, ed il mito della grande Ungheria venne consegnato alla storia. Un mito perpetrato a Budapest dai monumenti che circondando lo stadio nazionale e dal ricordo della gente che ancora oggi rimpiange una squadra che incantò il mondo, ma che non ottenne il sospirato successo più ambito. CALCIO CONFERMATO L'ALLENATORE DI CHIARA Erika, promessa d'oro Rilanciare le giovanili La giovane atleta di Tavernola, ben comportatasi agli ultimi assoluti nazionali, premiata in Municipio È stata premiata dal sindaco di Como, Stefano Bruni in Municipio, Erika Fasana, la giovane ginnasta comasca che il 29 maggio scorso ha conquistato la medaglia d’oro al volteggio e quella di bronzo alle parallele, ai Campionati italiani assoluti di Ginnastica artistica. Nata nel 1996, Erika, ha iniziato l’attività ginnica a Cernobbio, prima di trasferirsi alla Polisportiva Carnini di Fino Morna sco. La società finese è gemellata con il sodalizio Brixia di Brescia, del quale fa parte l’atleta olimpica Vanessa Ferrari, ed Erika Fasana ha quindi ini- ziato a gareggiare anche per questa blasonata società. Attualmente si allena quattro giorni la settimana a Fino Mornasco e due a Brescia e frequenta, con altre due ginnaste, la scuola a Grandate secondo un modulo sperimen- tale che le consente di praticare l’attività sportiva agonistica senza che gli studi ne possano risentire. “E’ sempre un onore per la città avere giovani atleti che conquistano risultati di prestigio - ha affermato il primo cittadino -. L’auspicio è che il riconoscimento che il Comune di Como ha voluto consegnare sia di buon auspicio per i prossimi brillanti risultati”. A settembre Erika sarà impegnata nei Campionati nazionali di categoria Junior e per lei ci sono ottime probabilità di entrare nella nazionale. Il mister romano si impegnerà anche nel contribuire ad organizzare il rifondato settore giovanile del club C onquistata ad Alessandria la promozione in I Divisione, per i giocatori del Como, è arrivato il momento delle sospirate ferie. Nel frattempo, però, la società sta incominciando ad imbastire i programmi per la nuova avventura. La scorsa settimana, come promesso al momento del suo ingaggio, Stefano di Chiara è stato confermato alla guida della compagine azzurra. Glielo aveva promesso il presidente Di Bari nel gennaio scorso, quando Di Chiara prese il posto di Corrado Cotta. Promessa, quindi, diventata realtà. Da segnalare il fatto che Di Chiara ha affermato ad un quotidiano locale che è sua intenzione cercare di dare una mano per la riorganizzazione del settore giovanile del Calcio Como. La crisi economica, infatti, ha portato con sè anche (speriamo che continui in futuro) maggiore attenzione verso i vivai. Viste le cifre, talvolta scandalose, con cui vengono sanciti i trasferimenti di giocatori da una squadra all’altra, infatti, oltre ad essere comunque un bel risultato a livello umano, poter disporre di validi atleti cresciuti con la casacca azzurra, porta con sè indubbi vantaggi dal punto di vista economico. Comunque, per quanto riguarda la prossima rosa azzurra, invece, i giochi verranno scritti a partire dai prossimi giorni. Vedremo se l’ossatura dello scorso campionato verrà confermata oppure, come accade ormai sempre più spesso, si procederà ad un cambio radicale dei giocatori. Sembra invece destinata ad essere accantonata, per l’ennesima volta, la questione dello stadio. Immediatamente dopo la promozione, c’è chi ha avanzato la proposta di realizzare un nuovo impianto moderno per il calcio, fuori dalla convalle. Con quali mezzi finanziari, visto che le casse degli enti locali piangono miseria e sono alle prese con veri e propri salti mortali per far quadrare i rispettivi bilanci: questo è un altro discorso. Certo, sognare fa sempre bene, ma, crediamo, che in questo particolare momento storico sia il momento di privilegiare, se è possibile, altre infrastrutture di cui il territorio e la popolazione comasca hanno assolutamente bisogno. P A G I N A 34 MASSMEDIA IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009 STAR SYSTEM IL FATTO HA MONOPOLIZZATO L’INFORMAZIONE Tele IL comando DOMENICA 5 A sua immagine, Rai1, 10,30. Rubrica religiosa. Il tesoro dei templari, C5 10,55. Film tv per ragazzi. Racconti di vita, Rai3, 12,55. Ultima puntata. Wyatt Earp R4,15,00. Film western fedele alla storia con Kevin Costner. Il club degli imperatori, C5,16,00. Film sullo stile “attimo fuggente” con K. Kline nei panni di un insegnante. Discreto. I Cesaroni, C5, 20,40. Fiction. Provaci ancora prof. 3, Rai1, 21,30. Serie tv con V. Pivetti. Alle falde del Kilimangiaro, Rai3, 21,00. Magazine con Licia Colò in giro per il mondo. Tema la danza. Maigret e il dottore, R4, 21,10. Poliziesco. Missione Natura, La7, 21,30. Documentario. LUNEDÌ 6 Destinazione Parigi, Rai3, 9,05. Commedia di e con G. Kelly. Ho sposato uno sbirro, Rai1, 21,20. Serie tv con F. Insinna. Mio fratello è figlio unico, C5, 21,10. Film ottimamente interpretato da E. Germano e R. Scamarcio. Uno sguardo sugli anno 60 e 70. Circo Massimo show, Rai3, 21,10. Spettacolo. Criminal minds, Rai2, 21,05. Interessante serie poliziesca. Le fate ignoranti, C5, 23,30. Commedia dai risvolti drammatici con M. Buy e S. Accorsi in un film di Ozpetek. Temi interessanti per un pubblico maturo. MARTEDÌ 7 Alice Nevers, Rai1, 21,20. Serie poliziesca ambientata a Parigi. Ghost whisperer, Rai2, 21,05. Telefilm. Mystere, C5, 21.25, Fiction. A beautiful mind, R4, 21,10. Ottimo film sul matematico schizofrenico J. Forbes Nash, premio Nobel nel 1994. Ottima l’interpretazione di R. Crowe. Da vedere. MERCOLEDÌ 8 Visita di Obama in Italia, Rai1, 10,55. Il cuore degli uomini, Iris, 19,10. Bella commedia francese. Chi l’ha visto?, Rai3, 21,10. Dragonfly- il segno della libellula, INTERNET E CENSURA PREOCCUPANTI OMBRE... CINESI Mentre da Teheran la scure della censura non cessa di abbattersi sulle voci libere di un popolo che cerca di conquistare spazi di democrazia, da Pechino arriva un nuovo (l’ennesimo) giro di vite alla libertà di espressione. È un Paese pieno di contraddizioni, la Cina: gli utenti Internet sono cresciuti ad una velocità impressionante nel corso dell’ultimo anno (un incremento del 42% che li ha fatti arrivare a quota 298 milioni) e con la stessa rapidità il regime si è adeguato alla nuova tecnologia, stringendo le maglie della Rete e filtrando ogni notizia anche solo pallidamente dissidente. Rai1, 21,20. Film drammatico ricco di suspence con K. Costner. La scelta di Laura, C5, 21,10. Serie tv con G. Pasotti. La sai l’ultima?, R4, 21,10. Show condotto da L. Cuccarini. La storia siamo noi, Rai2, 23,45. Doc. C’era una volta, Rai3, 0,15. Ombre africane. Ritornano ad orario impossibile la bella serie di reportage sul sud del mondo. Si incomincia con 3 doc. sull’Africa. GIOVEDÌ 9 Falò, Rsi La1, 21,00. Attualità. Superquark, Rai1, 21,20. P. Angela coi suoi documentari. Le quattro piume, Rai3, 21,10. Film drammatico ambientato nel Sudan del 1898. Ghost whisperer, Rai2, 21,05. Telefilm con fantasmi. Zig Zelig, C5, 21,10. Varietà. I giovani leoni, La7, 21,10. Film drammatico commovente con M. Brando nei panni di un soldato tedesco ai tempi della seconda guerra mondiale. CSI scena del crimine, It1, 21,10. Telefilm polizieschi. Tg1, speciale G8, Rai1, 23,20. VENERDÌ 10 Scandalo a Filadelfia, Rai3, 9,05. Film commedia di Cukor con Cary Grant e K. Hepburn. Frizzante, un classico. Complotto di famiglia, R4, 16,10. Thriller di Hitchcock. Terapia d’urgenza, Rai2, 21,05. Telefilm. Festival di Castrocaro, Rai1, 21,20. Musicale. Fico + Fico show, It1, 21,10. Spettacolo coi Fichi d’India. Pianeta Terra, Rai1, 23,30. I deserti. Doc. BBC. Spettacolare. SABATO 11 Perry Mason, R4, 14,05 La novizia. Telefilm. A sua immagine, Rai, 17,10. Rubrica religiosa. Criminal intent, R4, 21,10. Telefilm polizieschi. Ispettore Barnaby, La7, 21,10. Sempre gradevoli le inchieste dell’ispettore Barnaby. L’uomo nel mirino, Rai3, 23,20. Efficace poliziesco con C. Eastwood. Tg2 Dossier, Rai2, 24,00. Attualità. TIZIANO RAFFAINI Ultima (di una lunga lista) vittima illustre è Big G: secondo le accuse della Ciirc (l’organo di vigilanza su Internet), “Google China non ha rispettato le richieste fatte dalla legge e dalle normative del Paese, facendo passare oltre le nostre frontiere un grande quantitativo di contenuti web porno”. Dalle parole ai fatti, in Cina, il passo è breve. Nel giro di poche ore da Pechino è arrivato l’ordine per google.cn di “sospendere le ricerche sulla rete estera” e, secondo quanto riportato dall’agenzia Xinhua (Nuova Cina), di bloccare la “tendina” che suggerisce automaticamente le parole da lanciare sul web. La risposta del motore di ricerca non si è fatta attendere, la funzionalità è stata subito rimossa e in un comunicato, i dirigenti di Google hanno assicurato di “prendere costantemente misure contro i siti pornografici, in particolare quelli che possono danneggiare i bambi- MICHAEL JACKSON: UNA MORTE CHE INVITA A RIFLETTERE... arissimamente capita che un evento scateni una reazione popolare a livello globale, chiamando in piazza centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo in luoghi lontanissimi uno dall’altro. Non c’è riuscita la protesta in corso in Iran, neppure il colpo di Stato in Honduras, né alcuna delle molte e drammatiche crisi umanitarie in corso (Somalia, Myanmar, Etiopia, Pakistan, Zimbabwe, Sudan…) e nemmeno la situazione economica e finanziaria critica dovunque. A far levare all’unisono le voci di moltissimi individui, sconosciuti l’uno all’altro, è stata la morte di Michael Jackson. R La notizia del decesso ha provocato un’isteria di massa: migliaia di fan si sono riversati in pubblico per partecipare a veglie, commemorazioni, ritrovi canori, riversando fiumi di lacrime mentre continuavano a scandire “Michael, Michael, Michael”… Come se fosse morto un loro fratello, un congiunto, l’amico del cuore. Invece è stato soltanto un personaggio di spettacolo, capace di costruire un impero grazie alle sue doti di “animale da palcoscenico”, che nella realtà è stato un uomo insicuro e problematico, agitato da continua instabilità psicologica, dipendente dagli psicofarmaci, finto re di un mondo di cui era diventato letteralmente schiavo. Che gli showmen conducano esistenze ben diverse da quelle delle persone comuni è un dato di fatto, ma nel caso di “Jacko” (questo il nomignolo con cui affettuosamente lo chiamavano i suoi ammiratori) la dicotomia fra vita e palco è stata assoluta. Sembrava esistere soltanto nei panni della maschera di se stesso, sotto i riflettori, con un microfono in mano e di fronte a un pubblico in delirio. Tanto virtuale è stata l’esistenza di Michael Jackson, quanto reali sono le lacrime che abbiamo visto scorrere sui volti dei molti che si sono uniti nel rimpiangerlo. Un vero e proprio paradosso, rafforzato dall’aura di mistero che da subito ha avvolto ni, su Internet, in Cina”. Ma da più parti il sospetto, che è praticamente certezza, è che quella dei contenuti pornografici sia una banale scusa per chiudere una delle più grandi finestre sul mondo libero a disposizione degli internauti cinesi. L’ultima iniziativa, in ordine di tempo, è il cosiddetto filtro “Green Dam”: un software che, dal primo luglio, dovrebbe essere installato, dalla fabbrica, su tutti i computer prodotti o venduti in Cina per filtrare i contenuti del web. Alla diffusione della notizia del nuovo bavaglio alla Rete, le proteste non si sono fatte attendere. Attraverso Twitter, il social network arrivato alla ribalta delle cronache con i recenti fatti in Iran, i cybernauti cinesi stanno promuovendo una campagna di boicottaggio del nuovo filtro e anche il governo Usa ha preso una dura posizione. ANTONIO RITA le circostanze della sua morte, dando origine a una serie di ipotesi più o meno fantasiose. È l’aspetto negativo della tendenza alla mitizzazione che i mezzi di comunicazione producono interessandosi di qualcuno, soprattutto quando se ne può raccontare la vicenda umana attingendo a piene mani ai registri della fiction e del racconto romanzesco. Alcune fra le poche immagini che recentemente sono filtrate dalla spessa cortina che avvolgeva la sua esistenza lo avevano mostrato debole e seduto su una sedia a rotelle, mascherato come sempre contro gli occhi del mondo e impegnato a nascondere anche il volto. Riccardo Muti, commentando la notizia della morte, ha affermato: “È una lezione che ci fa riflettere sulla ricerca della bellezza e della giovinezza a tutti i costi. La sua vita è la dimostrazione che il successo non è necessariamente fonte di felicità”. La morte del cosiddetto “re del pop” fa riflettere. MARCO DERIU INFORMATIVA PER GLI ABBONATI La società Editrice de Il Settimanale della Diocesi di Como, titolare del trattamento, tratta i dati, liberamente conferiti per ricevere il ns. periodico in abbonamento, in ottemperanza al D.Lgs. 196/2003. Per i diritti di cui all’art. 7 (aggiornamento, cancellazione, ecc.) e per l’elenco di tutti i responsabili del trattamento, rivolgersi al Titolare del Trattamento presso la sede di viale Cesare Battisti 8, 22100 Como, tel. 031-263533. 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