S - Diocesi di Como

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S - Diocesi di Como
DELLA
26
ANNO XXXIV
4 LUGLIO 2009
E 1,00
DIOCESI
DI
COMO
PERIODICO SETTIMANALE - POSTE ITALIANE S.P.A.
SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV.
IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, DCB COMO
Il Vescovo in visita
al Settimanale
A PAGINA 9
LA QUINDICESIMA LETTERA
S
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
Foto William
i è chiuso l’Anno Paolino, straordinario per iniziative, mostre, pubblicazioni, musical, pellegrinaggi… e arriva la domanda: cosa resta? Resta Paolo, con tutto il fascino della
sua vita che lo mostra ancora oggi come il più grande missionario di tutti i tempi. La caduta sulla strada che portava
a Damasco dove si sarebbe compiuta l’ennesima violenza sui cristiani, diviene conversione e incontro, svelamento del volto del Signore. Paolo chiede: “Chi sei tu?” e riceve risposta: “Io sono Gesù
che tu perseguiti”. Non aveva conosciuto Gesù in vita, a Gerusalemme o sulle strade della Galilea, come i dodici. È il primo cristiano ad
avere avuto come esperienza solo quella del risorto; poi l’avranno
tutti gli altri.
Paolo fu l’apostolo per quelli più lontani; realizzò la prima inculturazione del Vangelo. Ebreo nato in Turchia, ma anche cittadino
romano, porta la notizia della risurrezione a tutti e ovunque: Asia
Minore, Grecia, Roma. Della prima generazione dei cristiani, Paolo
è la personalità meglio conosciuta, grazie alle sue stesse Lettere
(quattordici se si comprende quella agli Ebrei, sette quelle autentiche in senso stretto) e al racconto degli Atti degli Apostoli. Eppure
la sua figura rimane ancora da scoprire e decifrare. Soprattutto da
imitare.
Fra le tante, una cosa colpisce della sua azione: il rapporto che aveva con i suoi collaboratori. Paolo non era un solitario, anche se era
“solo” davanti a Dio e fu “solo” nei momenti decisivi della conversione, della prova e del martirio. Paolo sapeva formare e promuovere i
suoi collaboratori, portandoli al suo stesso livello: ne faceva apostoli e fondatori di Chiese; non faceva tutto da solo, si appoggiava a
persone fidate che condividevano le sue fatiche e le sue responsabilità. Timoteo e Tito furono quelle a lui più legate. In Timoteo Paolo
vedeva quasi un alter ego. Tito è detto da Paolo “mio vero figlio
nella medesima fede”. L’elenco dei collaboratori è lungo e ognuno è
significativo: Èpafra, Epafrodìto, Tìchico, Urbano, Gaio e Aristarco.
Anche donne come Febe, Trifèna e Trifòsa, Pèrside. E i grandi
Barnaba, Silvano e Apollo. E ancora Giovanni Marco, Ninfa e
Archippo. E coniugi come Aquila e Priscilla, cacciati da Roma dalla
persecuzione di Claudio. Paolo li incontra a Corinto, anche lui è del
mestiere di far tende. Ad Efeso, accolgono in casa il gruppo dei cristiani. Nella casa di Aquila e Priscilla si riunisce la Chiesa, per
ascoltare la parola e celebrare l’Eucaristia. La Chiesa nasce nelle
case dei credenti. Se il cristianesimo è giunto fino a noi fu merito
della fede e dell’impegno di fedeli laici, di famiglie, di sposi.
Quale l’attualità di Paolo? Quale messaggio raccogliere al termine
dell’anno a lui dedicato? Il desiderio e l’impegno di imitarlo, perché
anche il nostro incontro con Cristo si manifesti in una vita fraterna
e missionaria. L’incontro con Gesù che cambia la vita, un cristianesimo fraterno e solidale, un rinnovato coraggio di annunciare fino
ai più lontani: ognuno di questi meriterebbe un anno dedicato.
E oggi ci sono cristiani in questo modo? Certo che ci sono, anche nei
luoghi dove non penseresti. È in corso a Roma la visita dei vescovi
del Vietnam. Da loro, la percentuale dei praticanti è tra l’85 e il
90% dei cristiani; praticamente tutti, eccettuati i malati e gli impediti fisicamente. I loro seminari sono pieni: 3 mila giovani si preparano a diventare sacerdoti. E altro ancora. Viene da pensare a questi cristiani come ad una nuova lettera di Paolo, la quindicesima.
ANGELO SCEPPACERCA
FONDO
FAMIGLIA
E LAVORO
DAL 1° LUGLIO
AL VIA:
UN’OCCASIONE
PER VIVERE
LA FRATERNITÀ
A PAGINA 10
ETICA E
LEGALITÀ
A CONFRONTO
IL VESCOVO COLETTI
E IL FILOSOFO
NATOLI
A PAGINA 11
MORBEGNO
L’ATTUALITÀ
DEL MESSAGGIO
DI SAN PAOLO
ALLE PAGINE 30 E 31
PRIMO PIANO
LA CONCLUSIONE
DELL’ANNO
PAOLINO
A PAGINA 3
SONDRIO
UN PROGETTO
PER FAVORIRE
L’INTEGRAZIONE
’
L
iniziativa, che vede la
partecipazione di diverse realtà, tra cui l’oratorio Sacro Cuore di
Sondrio, si prefigge
l’obiettivo di portare avanti un
progetto d’intervento socioeducativo e didattico per il sostegno dei minori stranieri.
CHIESA
VALMALENCO
E OLGIATE
GEMELLAGGIO
SACERDOTALE
COMO
REFERENDUM:
TEMPO DI BILANCI
A PAGINA 20
A PAGINA 24
TIRANO
I RESTAURI
AL SANTUARIO
MARIANO
A PAGINA 32
O
ltre mille servizi di
trasporto effettuati
nei primi sei mesi di
quest’anno, contro i
684 del 2008. Il segno
di una crescente fatica da parte della popolazione di arrivare a fine mese.
A PAGINA 14
COMO
RICONOSCIMENTO
STORICO PER I
MERCATI CITTADINI?
A PAGINA 15
A PAGINA 27
A PAGINA 29
VALLE INTELVI
QUANDO
LA STORIA RIVIVE
A SCUOLA
COMO
ANTEAS: «LA CRISI
PASSA ANCHE
DA NOI»
VALLI
VARESINE
VITA NELLE
PARROCCHIE
VALCUVIANE
A PAGINA 26
SALUTE
BASSONE:
AL LIMITE
DEL COLLASSO
A PAGINA 16
COMO
GHANESI: PRIMO
CONGRESSO
A PAGINA 19
VALMOREA
LA S. MESSA
VIAGGA NELL’ETERE
Una radio parrocchiale
per raggiungere le persone deboli della comunità
(anziani, disabili) impossibilitate dall’uscire di
casa. Un esempio prezioso da imitare.
A PAGINA 22
P A G I N A
2
RIFLESSIONI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009
ROBERTO GIOVANNI TIMOSSI
NOVITÀ IN LIBRERIA
SCIENZA E FEDE
I
l punto di vista documentato e approfondito di uno
scienziato teologo, in risposta alle tesi atee e scientiste.
Poca scienza allontana da
Dio ma molta scienza riconduce
a Lui. (Pasteur)
Il tema del rapporto tra scienza e fede è di sicura attualità sia
in ambito “laico” sia in campo
cattolico. Ma finora i testi di ispirazione cristiana o anche di
scienziati genericamente credenti non affrontano direttamente e
in contraddittorio le tesi dei nu-
LA FEDE E I BAMBINI
merosi atei scientisti, i cui libri
hanno conosciuto e conoscono un
crescente successo editoriale.
Questo testo, invece, si propone
di replicare a quegli scienziati e
uomini di cultura che ritengono
che la scienza abbia confutato
l’esistenza di Dio e tolto valore
alla fede religiosa dimostrando
in modo solido e pacato l’unilateralità delle loro posizioni.
ROBERTO GIOVANNI TIMOSSI,
L’illusione dell’ateismo. Perché
la scienza non nega Dio, San
Paolo, pagine 576, euro 24,00
FRANCISCO JOSÈ AYALA
DARWIN
150 anni fa Darwin enunciava
nel suo testo fondamentale L’origine delle specie la teoria dell’evoluzione. Un secolo e mezzo più
tardi, il dibattito sul rapporto tra
fede e scienza è quanto mai attuale e spesso focalizzato proprio
sulla teoria evoluzionistica, vista
come opposta alla visione religiosa della creazione. Il dono di
FRANCISCO J. AYALA, Il dono di
Darwin alla scienza e alla
religione, San Paolo - Jaca
Book, pagine 312, euro 24,00
Darwin alla scienza e alla religione, come suggerito già dal titolo,
si propone invece di far comprendere che la religione non ha nulla da temere dal dato dell’evoluzione, ma al contrario deve guardare ad esso come a una grande
opportunità. Il tono pacato delle
argomentazioni di Ayala, così sicuro nel padroneggiare entrambe le materie in quanto biologo
evoluzionista di fama mondiale
ed insieme laureato in teologia,
porta un contributo decisivo nel
dibattito internazionale.
MICHAEL HESEMANN
LUOGHI COMUNI
Questo libro dello storico e giornalista tedesco Michael Hesemann smentisce e confuta i più
diffusi luoghi comuni contro la
Chiesa. La verità storica della
Risurrezione. Gli scismi. I Templari. L’inquisizione. Il caso Galileo. Il rapporto del Vaticano con
Hitler… Sembra che un pugno di
autori si superino a vicenda nel
rappresentare i Vangeli come
storie di menzogne, i papi come
criminali assetati di potere. Raccontare le leggende nere della
a cura di AGOSTINO CLERICI
Chiesa cattolica conviene, è quasi una garanzia di alte tirature.
Così, anno dopo anno, ci attendono nuove rivelazioni. Questo libro ha per oggetto appunto le leggende nuove e antiche, le menzogne e i luoghi comuni. Non di
rado, si scopre così che i pregiudizi sono altrove.
MICHAEL HESEMANN, Contro la
Chiesa. Miti leggende nere e
bugie, San Paolo, pagine 374,
euro 28,00
Ecco quattro libri che, in modo diverso, aiutano a comunicare i contenuti della fede ai
più piccoli. Cominciamo con il volume di
Fabio Narcici edito nella nuova collana di
catechesi di Paoline. I cambiamenti sociali
degli ultimi decenni hanno posto alcuni problemi alla vita religiosa delle famiglie e alla
loro capacità di comunicare la fede ai bambini. Dall’esperienza di pastorale battesimale, avviata oltre dodici anni fa nella parrocchia romana della Trasfigurazione, emerge
la proposta di un testo che aiuta gli operatori pastorali nella formazione alla fede dei
bambini. Il cd allegato al volume contiene
schede per l’educazione religiosa dei bambini da 0 a 3 anni, il rito
del Battesimo e alcuni esempi di pieghevoli da usare negli incontri con le famiglie dopo il battesimo. FABIO NARCISI, Comunicare la fede ai bambini. pasatorale battesimale ed educazione religiosa in famiglia, Paoline, pagine 310 (con cd allegato), euro 17,00.
Con un linguaggio semplice, ma con richiami a evidenze scientifiche, il testo del pediatra napoletano Tommaso Montini vuole
aiutare i genitori a comunicare con il loro
bambino, a comprenderne i bisogni, a rispondere in modo coerente alle sue richieste. Vengono affrontati problemi quotidiani
e difficoltà comuni: dalla depressione post
partum alle ansie legate all’allattamento al
seno, dal ciuccio al pannolino, dal sonno alla
pappa, dalla nanna alla scelta dello sport,
dal vasino alle scarpe, dal primo giorno di
asilo alla separazione/divorzio dei genitori.
L’autore, nell’affrontare i diversi temi, privilegia sempre l’aspetto psicologico e
relazionale. TOMMASO MONTINI, Me lo
dici in... bambinese? Come capire i nostri figli, Paoline, pagine 180, euro 12,00.
Le linee salienti della fede cristiana, tradotte dal Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica in un linguaggio adatto agli adolescenti. Questo volume di Gabriella Biader
volume è destinato in maniera particolare
ai catechisti e ai ragazzi e può essere considerato come un manuale per “sopravvivere
al catechismo”. Infatti i vari capitoli del volume più che essere delle lezioni sono dei veri
e propri racconti, che in tal modo introducono e fanno comprendere i temi portanti della fede cristiana, condensati nel Compendio
del Catechismo della Chiesa cattolica. GABRIELLA BIADER, Alla scoperta della
fede. I ragazzi raccontano il Compendio,
San Paolo, pagine 270, euro 16,00.
Come sensibilizzare il ragazzo a principi fondamentali come l’uguaglianza, il rispetto per
gli altri, il valore del lavoro? Come dare vigore
e autorità alle regole più semplici della vita di
ogni giorno: compiere il proprio dovere, essere attenti, terminare ciò
che si è cominciato, conoscere il valore delle cose? Il volume risponde a queste domande di fondo. Il testo si articola in 15 temi, ognuno
dei quali viene sviluppato attraverso un racconto, un esempio concreto, riferimenti letterari, illustrazioni, elementi di cultura generale, attività. ARMELLE BARRÈS, Morale per ragazzi,
Elledici - Isg, pagine 32, euro 6,00.
QUATTORDICESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B
Parola
FRA
noi
EZ 2,2-5
SAL 122
2 COR 12,7-10
MC 6,1-6
La fede da chiedere è
giungere finalmente
al cuore del mistero
di ANGELO SCEPPACERCA
SECONDA SETTIMANA
del Salterio
L’INCREDULITÀ NEGA L’INCARNAZIONE
I
l Vangelo di Marco ha una
sua logica, un suo disegno
dispiegato nell’arco di alcune
sezioni. La precedente terminava con la reazione delle
autorità che volevano uccidere
Gesù. Ora se ne chiude un’altra
col rifiuto dei suoi concittadini e
dei suoi parenti. Non c’è solo il
rifiuto di Gesù da parte del suo
popolo; c’è anche quello dei credenti in Lui. È l’eterna cecità dell’uomo di fronte al mistero di
Gesù che è scandalo per i giudei
e follia per tutti i benpensanti.
Gesù non trova la fede e non può
compiere i segni, i miracoli; si
meraviglia perfino di tanta incredulità.
L’incredulità nasce dalla delusione che la presenza di Dio si
manifesta nel figlio del carpentiere, in Gesù di Nazareth, vero
uomo. Allora come oggi, non si
accetta Dio nella persona concreta di Gesù. Allora come oggi,
però, chi crede e ha fiducia in
questo Dio gioisce proprio perché
“questo carpentiere”, questo uomo rivela la potenza, la vicinanza e l’amore di Dio. Questo uomo
è il crocifisso risorto e il tema dell’incredulità spinge proprio a riconoscere, nello scandalo della
parola fatta carne, la rivelazione
di Dio nella storia umile e concreta dell’uomo. La fede è proprio il
superamento dello scandalo.
Nell’incredulità dei nazaretani
si traccia il solco che divide la folla dai veri discepoli: c’è chi rifiuta e chi si lascia cambiare dall’incontro con Gesù. La fede cristiana consiste proprio nell’accettare non solo il messaggio e le opere di Gesù, ma soprattutto la sua
persona. Gesù, infatti, non è un
fondatore di religione, come Mosé, Buddha o Maometto; Lui è il
Signore, il Figlio del Dio vivente.
Come a Nazareth, anche oggi
possiamo rivivere la prima grande eresia - lo gnosticismo - quando non accettiamo il fatto che Dio
sia entrato nella storia e nella
carne nostra attraverso la storia
e la carne di Gesù. Come a Nazareth, anche oggi si può restare
stupiti dinanzi alle opere e al
messaggio cristiano, e non avere
fede, non comprendere come la
salvezza, invece, ci ha raggiunto
proprio qui e ora. La fede, da
chiedere e da implorare, è giungere finalmente al cuore del mistero: l’incarnazione di Gesù,
principio di salvezza.
Spesso al tema dell’incredulità
si associa la figura di Tommaso
quando, dopo la risurrezione,
chiede di toccare le ferite e di vedere la piaga. Su questo episodio,
fra i tanti, il capolavoro di Caravaggio, dove la vista quasi si unisce alle sensazioni del tatto delle dita sul corpo del Signore. È
una scena dove le figure sono ingigantite e noi entriamo quasi
nel quadro. Credere per fede o
toccare con mano l’ineffabile?
Più forte e decisiva è la misericordia di Gesù, la sua comprensione per la nostra piccola e miope fede. Il Gesù di Caravaggio è
umanissimo, scosta delicatamente il sudario in cui è avvolto,
per consentire al dito di Tommaso di entrare nella piaga. La mano di Gesù guida quella dell’apostolo, la bocca sembra accennare
una impercettibile smorfia di dolore, mentre lo sguardo accompagna il gesto che permette all’apostolo - e a noi oggi - di vedere e
toccare Lui vivo. Il quadro di
Caravaggio fece, fin dal suo apparire, una enorme impressione nella Roma di 4 secoli fa. Qual
è il fatto straordinario?
Tommaso tocca un uomo vivo,
s’addentra nella carne viva.
Caravaggio racconta l’accaduto,
nient’altro che l’accaduto. I protagonisti della vicenda raffigurati nel quadro di Caravaggio hanno abiti contemporanei alla sua
epoca, mentre Cristo ha un mantello. L’episodio accadde quel
giorno in Palestina, ma proprio
perché Gesù è risorto, può essere toccabile con mano, anche
oggi, e in qualunque altro tempo.
CHIESA
PRIMOPIANO
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009
S
i sono svolte, il 28 e 29
giugno, tra Antiochia e
Tarso, le due città simbolo per i cristiani in
Turchia, le celebrazioni conclusive dell’Anno Paolino.
Antiochia, città dove per la prima volta i cristiani furono chiamati tali e Tarso, città natale
dell’apostolo Paolo. A presiedere le liturgie il card. Jean-Louis
Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, in veste di inviato
speciale di Benedetto XVI. Le
parole chiave di questi due giorni, ricchi di celebrazioni e di incontri, anche con le autorità civili locali e della regione, che sul
Giubileo di Paolo avevano puntato non solo per motivi turistici, ma anche di immagine, sono
state testimonianza, coerenza,
coraggio, esemplarità, ovvero
tutto ciò che serve ad una Chiesa di minoranza come quella
cristiana in Turchia, per dare
significato e qualità alla sua
presenza. I numeri non tradiscono: fino a un secolo fa, in Turchia vivevano circa due milioni
di cristiani, la comunità proporzionalmente più numerosa in
Medio Oriente, oggi è la più ridotta. Oggi sono circa 100mila,
divisi tra armeni, cattolici (per
questi le stime parlano di circa
30mila), protestanti, siro-ortodossi.
Antiochia. Un primo, forte,
messaggio il card. Tauran lo ha
lanciato il 28 giugno da Antiochia, aprendo le celebrazioni
conclusive. Ai fedeli radunati
nel cortile dell’unica chiesa cattolica della città, che si trova
emblematicamente tra una
moschea ed una sinagoga, ha
detto: “La Chiesa di Gesù non è
una monarchia assoluta, né
un’organizzazione internazionale, né una multinazionale,
ma una famiglia, è comunione
e dialogo. È il viso di Cristo e
noi ne siamo i tratti. Dobbiamo,
quindi, essere testimoni credibili di Gesù. È bene ricordare
che a Gesù si arriva normalmente attraverso la Chiesa”.
Ponendo all’attenzione dei presenti l’esempio dell’apostolo
Paolo, Tauran ha esortato tutti
a “chiedere a Dio il coraggio
necessario per proclamare e
proporre, senza paura e cedimento, ai nostri fratelli in umanità la Buona Novella. Sin dall’inizio il cristianesimo è stato
P A G I N A
3
LA CONCLUSIONE DELL’ANNO PAOLINO
IL MARTIRIO
DELLA PAZIENZA
all’opposto della saggezza del
mondo. I martiri, come don Andrea Santoro, ne sono la prova.
Se abbiamo il coraggio della differenza allora il Vangelo sarà
annunciato con la nostra vita”.
“La Chiesa cattolica turca è
viva, ma essendo una minoranza deve testimoniare la propria
fede in modo chiaro, discreto e
incisivo. Il Giubileo paolino è
un’occasione per i fedeli di approfondire la fede e di non aver
paura di essere cristiani anche
se in minoranza. L’Anno Paolino porterà un progresso del cristianesimo turco nella misura
in cui i fedeli avranno conosciuto l’Apostolo”.
Tarso. Medesima esortazione il card. Tauran l’ha lanciata
anche da Tarso, dove tra l’altro,
la Chiesa è in attesa da tempo
del permesso da parte delle autorità di usare la chiesa-museo
di san Paolo come luogo permanente di culto per i cristiani.
“Siate cristiani coerenti. Siete
una minoranza da cui tutti, in
questo grande Paese ricco di
storia, si attendono qualcosa di
diverso. Le nostre chiese non
sono musei, i cristiani non sono
pezzi di antiquariato. Questa
chiesa di Tarso, come altre in
questa terra, parlano come anche i tanti fratelli che ci hanno
preceduto su queste strade”.
L’apostolo Paolo resta sempre
“esempio da seguire” specie per
ciò che riguarda la scoperta della propria vocazione. “Dio - ha
detto l’inviato speciale del Papa
- è andato in cerca di Paolo, lo
ha chiamato per nome. Per Dio
non siamo un numero, come
quelli che incidevano nei campi di concentramento, ma ci
chiama per nome. Ognuno ha
una vocazione, modelliamo la
Si sono svolte il 28 e 29 giugno, ad Antiochia
e Tarso, le due città simbolo per i cristiani in
Turchia, le celebrazioni conclusive di questo
intenso persorso di fede alla scoperta
dell’”Apostolo delle genti”
a cura di DANIELE ROCCHI (Turchia)
nostra vita sull’e-sempio di Paolo in unione con la Chiesa”.
Una chiesa per i cristiani.
Le celebrazioni sono state seguite anche da molti pellegrini
che si sono uniti alle comunità
locali. Guardando al flusso dei
pellegrinaggi - in questo anno
sono passati 416 gruppi per circa 16mila presenze, cui vanno
sommate quelle dei pellegrini
giunti in maniera informale l’Anno Paolino ha reso Tarso la
seconda meta di pellegrinaggio
cristiano in Turchia dopo Efeso.
Numeri che hanno fatto dire al
vicario apostolico dell’Anatolia,
mons. Luigi Padovese che
“l’Anno Paolino non chiude ma
resta una porta aperta a Tarso”.
“La città di Tarso - ha affermato mons. Padovese - ha un debito con l’apostolo Paolo che l’ha
resa famosa nel mondo. I pellegrini che continueranno ad affluire a Tarso hanno bisogno di
una chiesa in cui raccogliersi in
meditazione. In un museo non
si può pregare”. Una istanza
che sembrerebbe essere stata
accolta dalle autorità locali,
come spiegato dallo stesso
Padovese: “In attesa di una decisione definitiva da parte delle autorità centrali e locali turche, che attendiamo presto, la
chiesa di san Paolo continuerà
ad essere utilizzata come luogo
di culto, il che significa che al
termine di ogni celebrazione
l’altare, le icone, la croce e ogni
altro arredo liturgico resterà in
chiesa che, dunque, non sarà
spogliata. L’unica differenza rispetto al trascorso Anno Paolino è che ai fedeli è richiesto il
biglietto di ingresso, il che non
comporta nessun problema,
data anche l’esiguità dello stesso”.
Dalla presenza alla testimonianza. Al termine delle
celebrazioni è stato il nunzio in
Turchia mons. Antonio Lucibello a tracciare un bilancio: “Ciò
che è importante per la Chiesa
in Turchia non è tanto la presenza quanto la testimonianza”. Per il nunzio non è questione di numeri. “I cristiani sono
circa 100mila oggi nel Paese,
rispetto ai due milioni degli
anni ‘20 ed oggi più che mai è
valido ed è attuale quanto discusso, più di dieci anni fa, dai
vescovi turchi, in un convegno
ecclesiale in cui significativamente si chiedeva di “passare
dalla presenza alla testimonianza”. “La testimonianza è
efficace - ha sottolineato Lucibello - si è, infatti, più sensibili
ai testimoni che ai maestri”. Un
discorso che non vale solo per
la Turchia, dove pure “ogni giorno i cristiani fanno esperienza
del martirio della pazienza, che
può diventare anche cruento
come accaduto per il sacerdote
romano, don Andrea Santoro e
LE SPOGLIE
DI PAOLO
E L’EMOZIONE
DEL SANTO
PADRE
“Profonda emozione”. È
quella che ha espresso domenica scorsa Benedetto
XVI, chiudendo l’Anno Paolino con la celebrazione dei
Vespri nella basilica di San
Paolo fuori le Mura, cui è
intervenuta anche una delegazione del Patriarcato
ecumenico di Costantinopoli. “Siamo raccolti presso
la tomba dell’Apostolo - ha
detto -, il cui sarcofago, conservato sotto l’altare papale, è stato fatto recentemente oggetto di un’attenta analisi scientifica: nel sarcofago, che non è stato mai
aperto in tanti secoli, è stata praticata una piccolissima perforazione per introdurre una speciale sonda,
mediante la quale sono state rilevate tracce di un prezioso tessuto di lino colorato di porpora, laminato con
oro zecchino e di un tessuto di colore azzurro con filamenti di lino. E’ stata anche rilevata la presenza di
grani d’incenso rosso e di
sostanze proteiche e calcaree”. Ma la vera rivelazione è che “piccolissimi frammenti ossei, sottoposti all’esame del carbonio 14 da
parte di esperti, ignari della loro provenienza, sono risultati appartenere a persona vissuta tra il I e il II
secolo. Ciò sembra confermare l’unanime e incontrastata tradizione che si tratti dei resti mortali dell’apostolo Paolo”. E, ovviamente, “tutto questo riempie il
nostro animo di profonda
emozione”.
per altri cristiani”. “Ora - ha
concluso - il dialogo deve proseguire con la conoscenza ed il
rispetto reciproco ripartendo
proprio da questo Anno Paolino”.
CONCLUSO DAL VESCOVO A SAGNINO (COMO) L’ANNO DEDICATO A S. PAOLO
CON LA LETTURA E IL COMMENTO DELLA LETTERA DI S. PAOLO AI ROMANI
Nella chiesa parrocchiale di Sagnino, l’unica in diocesi dedicata all’apostolo Paolo, la sera del 29 giugno, solennità degli apostoli
Pietro e Paolo, il nostro vescovo, mons. Diego Coletti, con la lettura e il commento dei capitoli 5-6-7-8-12 della Lettera ai Romani,
ha concluso l’anno dedicato a S. Paolo.
Diverse centinaia di persone, provenienti anche dalle parrocchie della città, hanno seguito con attenzione, la lettura e le riflessioni del Vescovo sui citati capitoli di questa lettera che da tutti è considerata il capolavoro dell’Apostolo delle genti, sia sotto
l’aspetto teologico, sia sotto l’aspetto parenetico ed esortativo su come vivere la vita cristiana nella sua imitazione del Signore
Gesù. Mons. vescovo ha esordito dicendo che i capitoli che avrebbe commentato, hanno cambiato il mondo ed hanno indicato una
nuova maniera di vivere nella comunità dei Figli di Dio.
Dal canto suo la parrocchia di Sagnino, durante l’anno ha vissuto momenti significativi a cominciare con l’apertura delle celebrazioni fatta dal nostro Vescovo l’anno scorso con la sua partecipazione alla processione per le vie del quartiere con la statua di S.
Paolo e con l’indizione dell’Anno Paolino con apposito decreto che indicava la chiesa di S. Paolo in Sagnino come chiesa da visitare
per l’acquisto dell’indulgenza concessa dal Papa per l’anno dedicato al grande Apostolo.
Nella festa di S. Paolo dello scorso anno abbiamo avuto con noi l’abate emerito della basilica di S. Paolo fuori le mura di Roma che
ha celebrato l’Eucarestia.
Alcune parrocchie sono venute in pellegrinaggio per l’acquisto dell’indulgenza, tra le quali la parrocchia di Semogo. Tutta la
catechesi parrocchiale è stata svolta durante l’anno sulle lettere di S.
Paolo. Per tutto l’anno, durante tutte le messe feriali, è stata recitata
una preghiera a S. Paolo per la chiesa, per le vocazioni, per i sacerdoti,
per le famiglie.
A conclusione dell’Anno Paolino la parrocchia ha vissuto tre momenti
particolari.
Venerdì 26 giugno il Coro Gospel di Como ha tenuto un applaudito concerto nella chiesa parrocchiale.
Sabato 27 giugno, il vicario generale mons. Giuliano Zanotta ha presieduto la processione con la statua del
santo.
Domenica 28 giugno la messa solenne celebrata dal parroco mons. Antonio Carlisi con la partecipazione
della Corale parrocchiale Jubilate, cui ha fatto seguito un simpatico rinfresco offerto dalla parrocchia alla
comunità.
L’attuale abate della Basilica di S. Paolo in Roma ha donato alla parrocchia di Sagnino un frammento
ricavato dal sepolcro dell’Apostolo durante i recenti lavori di ricognizione del sepolcro stesso posto sotto
l’altare papale della basilica. Tale frammento è custodito in un’apposita teca ben visibile presso la statua
del santo nella chiesa parrocchiale.
FOTO WILLIAM
Don PIERCARLO CONTINI
P A G I N A
4
SOCIETÀ
INTERNIESTERI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009
PER OTTENERE IL MENO PEGGIO SE NON IL MEGLIO
Iran: obbligati al dialogo
’
L
Iran ha rilasciato cinque dei nove dipendenti dell’ambasciata inglese arrestati. Per
quanto la crisi diplomatica fra Londra e Teheran
non sia ancora risolta appare
chiaro che il bis della cattura
dei dipendenti dell’ambasciata
americana di trenta anni fa, il
mito fondante della repubblica
islamica, quella che Khomeini
definì la Seconda Rivoluzione,
non ci sarà. Nonostante le
ritorsioni e le controritorsioni di
rito in questi casi, sia da parte
inglese che da parte iraniana si
sottolinea già che non si vuole
una rottura dei rapporti diplomatici. Del resto, nonostante la
grande eco del postelezioni
iraniano, la reazione internazionale è stata finora piuttosto
prudente se non indifferente.
Tre giorni dopo le elezioni Russia e Cina si erano già complimentate con Ahmadinejad per
la splendida vittoria riportata.
Ed anche nel mondo occidentale solo Sarkosy si è sbilanciato
fino a denunciare una frode
elettorale. Ma per il resto si è
preferito condannare le violenze sugli oppositori senza compromettersi sui brogli elettorali. Questa cautela non deriva
solo dalla difficoltà di sapere
cosa veramente gli iraniani abbiano messo nelle urne venti
giorni fa. Ma dalla consapevolezza ben più rilevante politicamente per cui ogni delegittimazione del vincitore ufficiale delle elezioni avrebbe di fatto delegittimato anche ogni dialogo con l’Iran perché sarebbe
equivalso ad ammettere che si
andava a trattare non con un
rappresentante, ma con un
usurpatore.
Soprattutto il neopresidente
americano è stato preso in
contropiede da questo rischio di
non sapere con chi dialogare
una settimana dopo che aveva
inaugurato ufficialmente l’era
del dialogo con l’Iran. Nel suo
discorso del Cairo del 4 giugno
scorso Obama aveva chiesto
scusa per il rovesciamento di
Mossadeq nel 1953 e aveva promesso la fine del trentennale
tentativo americano di rovesciare l’attuale regime iraniano.
In sostanza il neo presidente
prometteva riconoscimento in
cambio del dialogo. Ed anche
dopo la contestazione postelettorale il nuovo inquilino della
Casa Bianca ha cercato di mantenere un certo distacco dalle
contese di Teheran dichiarando che in fondo Moussavi non
era poi tanto diverso da Ahmadinejad. Questa dichiarazione
apparsa ai più stravagante vo-
leva dire in sostanza che a
Teheran non avrebbe comandato in ogni caso nessuno dei due
personaggi che si strappavano
di bocca la vittoria perché
avrebbe continuato a comandare come sempre la Guida Suprema Ali Khamenei. Detto ancora più chiaramente in Iran per
ottenere un reale cambiamento sarebbe stato necessario non
un altro presidente, ma un altro regime, non una nuova elezione, ma una nuova rivoluzione. Che era quello che i predecessori di Obama alla Casa
Bianca avevano cercato per
trent’anni con la loro chiusura
verso Teheran e la loro condanna della Repubblica islamica.
In sostanza anche nel mondo
occidentale, nonostante lo sdegno per le violenze e l’incognita
di un regime che si sta radicalizzando, prevale il realismo di
chi pensa che ancora da
Teheran si possa ottenere almeno il meno peggio se non il meglio. Questa è fra l’altro la posizione emersa anche dal G 8 di
Trieste. Con l’Iran ci sono interessi opposti, ma anche interessi convergenti. In Afganistan
l’Iran ha interesse che siano
sconfitti Al Qaida e i talebani
per i quali la religione sciita
non è altro che un’eresia da
estirpare. In Iraq l’Iran vuole
che si consolidi l’attuale supremazia degli sciiti al potere e non
vuole una balcanizzazione del
paese fra sciiti, sunniti e curdi
che costituirebbe un pessimo
esempio anche per le sue minoranze interne. Certamente in
entrambi questi paesi ai suoi
confini l’Iran non vuole né un
governo troppo filoamericano,
né un governo troppo forte. Ma
tra il caos e il compromesso c’è
sempre uno spazio. A loro volta
è interesse degli occidentali ottenere un minimo di moderazione in Palestina dal movimento
Hamas filoiraniano perché, senza un pregiudiziale accordo di
unità nazionale fra i
palestinesi, non è possibile nessun accordo di pace e nemmeno nessuno stato palestinese
anche ammesso che alla fine gli
israeliani lo concedano. Anche
per il dossier più drammaticamente scottante dell’energia
atomica rompere ogni dialogo
significa oggi fra l’altro interrompere ogni ispezione Onu nel
paese e dare all’Iran la possibilità di correre diritti senza più
alcuno ostacolo o intralcio verso un arma atomica qualora
realmente lo voglia.
Certamente questa prosecuzione del dialogo non ha fra le
sue priorità quello di far cadere il regime degli ayatollah. Ma
come sembra pensare il presidente Obama nemmeno la strategia della delegittimazione in
trenta anni è riuscita a raggiungere questo risultato che
pure era in cima ai suoi pensieri. E per i problemi drammatici che oggi sono sul tappeto
nessuno può permettersi il lusso di aspettare altri trenta
anni.
ROMANELLO CANTINI
IN ATTESA DELLA “CARITAS IN VERITATE” FIRMATA DA BENEDETTO XVI IL 29 GIUGNO
Enciclica sociale e sostenibilità evangelica
L
unedì 29 giugno Benedetto XVI ha firmato la
nuova enciclica sociale
– la terza del suo pontificato – dal titolo “Caritas in veritate”. Si rimane in
attesa della presentazione dell’enciclica in Sala Stampa nei
prossimi giorni, da parte del
Presidente e del Segretario del
Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, rispettivamente il cardinale Martino e il
vescovo Crepaldi, che hanno
particolarmente coadiuvato il
papa per la stesura di questo
importante documento.
Parlando ai fedeli all’Angelus
di lunedì scorso, il papa stesso
ha ricordato l’evento della firma della nuova enciclica, invitando a pregare perché essa
possa suscitare energie nuove
a sostegno, ha detto, dello “sviluppo sostenibile”. E’ probabile
che questo aggettivo adoperato
da Benedetto XVI – “sostenibile” – possa venire frainteso e
suscitare così false aspettative
sull’enciclica. La sostenibilità di
cui parla Benedetto XVI non è
solo - né in primo luogo – quella ambientale, come spesso oggi
si intende dire quando si adopera il termine sostenibilità.
Egli nell’enciclica parlerà soprattutto della sostenibilità
umana dello sviluppo e, anche,
della sostenibilità evangelica.
Anche nelle parole pronunciate all’Angelus di lunedì, Benedetto XVI ha ripetuto quello che
dice da sempre: non c’è sviluppo se non umano e non c’è sviluppo umano senza la luce del
Vangelo. Parlando infatti della
chiusura dell’anno paolino, Benedetto XVI ha esortato a «rimanere fedeli alla vocazione
cristiana e a non conformarvi
alla mentalità di questo mondo – come scriveva l’Apostolo
delle genti proprio ai cristiani
di Roma -, ma a lasciarvi sempre trasformare e rinnovare dal
Vangelo, per seguire ciò che è
veramente buono e gradito a
Dio (cfr Rm 12,2)». Gli organi
di stampa aspettano l’uscita
dell’enciclica per soppesare
come il papa valuterà la crisi
finanziaria in corso, ma il vero
senso dell’enciclica sarà di
riproporre la necessità pubblica della luce evangelica per capire e promuovere il vero sviluppo. Sviluppo “sostenibile”
dall’uomo, quindi sviluppo
umano. Lo sviluppo, infatti, o è
umano o non è sviluppo.
Da questa luce il papa trarrà, come ha detto sempre
all’Angelus di lunedì, alcune
riflessioni in ricordo della
Populorum Progresso di Paolo
VI, scritta nel lontano 1967. La
“Caritas in veritate”, infatti, era
originariamente stata concepita come commemorativa dei 40
anni della Populorum progressio, ossia dell’enciclica che per
prima parlò dello sviluppo dei
popoli, dilatando la “questione
sociale” a livello mondiale. La
elaborazione del testo della
nuova enciclica ha richiesto più
tempo del previsto, per cui essa
non è potuta uscire nel 2007.
Mantiene però ugualmente la
struttura della commemorazione e dell’aggiornamento della
Populorum progressio. E che
criteri adopererà per realizzare questa attualizzazione?
Sempre all’Angelus di lunedì
scorso il papa ci ha detto che lo
farà “alla luce della carità nella verità”, come del resto dice
anche il titolo della nuova enciclica.
Si noti che la prospettiva è
piuttosto originale. Nella Lettera agli Efesini, Paolo dice che
si deve fare la “verità nella carità” (anche se nella prima ai
Corinti dice che la carità “si
compiace della verità”). Il papa
invece ha qui scambiato i termini. Egli non vuole certo negare l’importanza della carità
– ha scritto un’enciclica per dire
che Deus caritas est – ma richiamarci al fatto che l’amore
del prossimo è autentico amore
quando lo rispetta nel suo essere, nelle sue profonde esigenze umane e dentro il progetto
di Dio. Viceversa l’amore si riduce a sentimento, la carità a
interessata assistenza e gli aiuti a chi è nel bisogno diventano
preda di logiche scorrette e
scomposte. Questo vale anche
nelle varie forme di aiuto a chi
è ancora indietro nel progresso: di fatto non si aiutano i paesi poveri se non si rispetta la
verità delle regole economiche,
se non si tiene conto di come
vengono gestiti gli aiuti, se non
si promuove lo sviluppo in tutta la verità delle sue forme e
non solo in quelle materiali. Del
resto la verità dello sviluppo
pone molte domande inquietanti anche ai paesi ricchi e progrediti, perché il loro “supersviluppo” spesso non è vero sviluppo.
Non deve passare inosservato che se la carità è autentica
solo nella verità, allora la carità cristiana può vantare una
pretesa pubblica, in quanto promuove la vera umanità, rispetta le esigenze della ragione comune a tutti gli uomini, non si
qualifica come un atteggiamen-
to sentimentale ma come una
proposta di umanizzazione delle relazioni sociali. Se la carità
è radicata nella verità, allora
può essere comunicata e fatta
oggetto di dibattito razionale
pubblico. Il titolo è quindi molto “ratzingeriano” ed esprime
ancora una volta la convinzione che il cristianesimo è la religione “dal volto umano”.
Credo che la nuova enciclica
di Benedetto XVI, proprio perché proporrà una carità dentro
la verità, eliminerà molti luoghi comuni sullo sviluppo, metterà in evidenza le molte nuove
ideologie che pesano anche oggi
sullo sviluppo – dal terzomondismo che rimane ancora legato alla obsoleta contrapposizione Nord-Sud, all’ecologismo che condanna le “colpe”
contro la natura e parla di “diritti della natura” mentre sia le
colpe che i diritti riguardano
solo l’uomo, alla decrescita che
testimonia una scarsa fiducia
nell’uomo - e proporrà la sapienza che deriva dal realismo
cristiano. Alla Chiesa sta a cuore l’uomo, l’uomo concreto, peccatore e giusto, ossia l’uomo
vero.
STEFANO FONTANA
SOCIETÀ
P A G I N A
5
FATTIePROBLEMI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009
EUROPA: QUALE CONTRIBUTO DAI CATTOLICI?
Ripensare per rafforzare
I
S
Il rischio
di dare i numeri...
egnali contrastanti da
un paese “atomizzato”,
forse “smarrito” nella
complessità mondiale.
Dove “cresce la spinta
alle autonomie locali” mentre
s’indeboliscono, seppur in misura minore rispetto ad altre nazioni, l’adesione al concetto di
unità nazionale e al progetto
dell’integrazione comunitaria.
Il seminario proposto da
Retinopera il 24 giugno a Roma
aveva all’ordine del giorno il
tema “Tra Europa e federalismo: popoli, territori, comunità,
mercati e Stati”. Ampio il ventaglio di spunti suggeriti da
un’indagine effettuata da Swg
e presentata da Roberto Weber,
che ha dato il “la” a un fitto dibattito, introdotto da Vittorio
Emanuele Parsi (Università
Cattolica di Milano) e Lucio
Caracciolo (rivista “Limes”).
La ricerca dell’istituto triestino ha sottolineato alcune contraddizioni e paure che segnano l’opinione pubblica italiana,
come ad esempio la scarsa apertura verso gli immigrati, il decrescere del senso di inclusione
sociale, la volontà di imporre
dazi per proteggere le merci
nostrane e persino quella intesa a “comprare prodotti made
in Italy” per far fronte alla crisi economica. Convinzioni che
peraltro sembrano contrastare
una certa consapevolezza della
progressiva e necessaria “apertura verso il mondo” in un’epoca dove nessun Paese può “fare
da sé”, ritenendosi un’isola felice, autosufficiente sul piano
commerciale, politico, culturale o persino demografico…
Parsi ha sottolineato come
“troppe volte si scredita l’Europa”, magari per mascherare lacune politiche interne. “Trascuriamo il fatto che l’Ue ha dato
un grande contributo per creare un mercato unico continentale, fondato sulle regole, sulla
libera concorrenza, sullo spirito di intrapresa, su un’economia che nasce dal basso”. Un
mercato che, anche grazie al
diffondersi dei consumi di massa, tende a “livellare” le classi
sociali. D’altro canto Caracciolo
s’è detto convinto che “non c’è
oggi, in Europa, un’idea condivisa su cosa debba essere l’Europa stessa”. Il direttore di
“Limes” ha poi riconosciuto che
“l’Europa nasce da una matrice cristiana, da un’ispirazione
cristiana” e “da molti attori politici cristiani”; ma, ha poi avvertito, “oggi il contesto è completamente mutato” e dunque
occorre “ripensare” il contribu-
to dei credenti per la costruzione della “casa comune”.
“Mi domando – ha affermato
Marco Impagliazzo, della Comunità di Sant’Egidio – se noi
cattolici non stiamo facendo
troppo poco per l’Europa”. “Se
non si sblocca la questione federale”, ossia se non si accelera il processo di rafforzamento
delle istituzioni comuni e il trasferimento di competenze dagli
Stati all’Ue, l’Europa “resterà
una democrazia bloccata”.
Molte, nel corso del seminario, le voci che hanno richiamato i temi culturali ed educativi,
attorno ai quali “modellare”
una “rinnovata identità europea”, nella consapevolezza che
l’Ue di oggi comprende un insieme di diversità – culturali,
storiche, ideali, religiose – da
valorizzare, per un’Europa credibile rispetto ai propri cittadini e sulla scena internazionale.
GIANNI BORSA
stiano a dimostrare
un interesse davvero
superficiale per il
mondo della scuola.
Non solo.
Esse attestano pure
una scarsa
conoscenza
del “pianeta scuola”.
Da molti
anni –tra
debiti assolti e debiti non assolti- gli
studenti si sono trovati promossi al di là e oltre ogni loro
merito effettivo. L’apprendimento aveva raggiunto livelli davvero preoccupanti; non
raramente, poi, lo stesso insegnamento appariva non
adeguato. “Tanto, prima o poi,
una promozione non la si
nega a nessuno”: questo lo slogan che abitava la mente di
tanti studenti (e di qualche insegnante!) fino a diventare
una mentalità: minimo sforzo, massimo rendimento. E’
stato sufficiente ricordare che
per essere promossi è necessario avere la sufficienza in
tutte le materie (intuizione
davvero geniale e”nuova”!)
per assistere ad un fenomeno
strano: chi non ha la sufficienza non può essere promosso,
ma deve recuperare a settembre. Di nuovo la serietà o l’ennesimo passo indietro? Qualche dubbio è lecito averlo!
QUALE
?
scuola
ARCANGELO BAGNI
CORSIVO
VIAREGGIO
GRAVE INCIDENTE: MORTI E FERITI
Il Papa ha inviato oggi un telegramma di cordoglio per le vittime
del “grave incidente” avvenuto nella notte tra lunedì 29 e martedì
30 giugno presso la stazione di Viareggio. Nel telegramma, inviato all’arcivescovo di Lucca, mons. Italo Castellani, tramite il card.
Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, Benedetto XVI esprime “profonda partecipazione” al “dolore che colpisce l’intera città”, e “mentre assicura fervide preghiere di suffragio per quanti
sono tragicamente morti invoca dal Signore pronta guarigione per
feriti”, inviando una “speciale confortatrice benedizione apostolica” a “quanti sono colpiti dal drammatico evento”. Sempre oggi, il
Santo Padre ha inviato un altro telegramma di cordoglio, relativo
alle vittime del disastro aereo avvenuto questa mattina al largo
delle isole Comore. “Informato della catastrofe – si legge nel telegramma inviato a mons. Mounged El-Hachem, nunzio apostolico
in Kuwait, tramite il card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato
vaticano – il Papa esprime le sue sincere condoglianze alle famiglie colpite dal lutto. Raccomanda i defunti alla misericordia divina e prega Dio per tutte le persone duramente provate da questa
tragedia”. Il bilancio dell’incidente di Viareggio è grave: martedì
sera si contavano 13 morti e quattro dispersi, ma anche alcuni tra
i feriti gravemente ustionati ed in pericolo di vita.
n attesa degli esiti degli
esami di maturità, mi limito a qualche osservazione sulla reale o presunta
severità che emergerebbe
dagli scrutini di giugno. I titoli dei giornali lasciavano
intendere che, finalmente, si
stava ritornando ad una
scuola più seria, ad una scuola che non promuove facilmente tutti. E le percentuali
di bocciati, di “sospesi” e di
non ammessi a sostenere
l’esame di maturità erano lì
a “dimostrare” che “la scuola
sta finalmente cambiando”.
Più severità, meno permissivismo, più bocciature, più selezione: sembra che in questa
prospettiva si stia muovendo
qualcosa di nuovo e di positivo! Davvero strana l’informazione. Per mesi e mesi a dire
che la scuola sta attraversando una crisi profonda, che insegnanti e studenti si trovano spesso allo sbando, che il
Ministero sembra intervenire a tempo o fuori tempo con
normative che complicano i
problemi piuttosto che risolverli. Poi, di fronte ai numeri
di bocciati o sospesi, come
d’incanto, ecco che la scuola
sembra ritornata seria, capace di far comprendere agli
studenti che lo studio non è
un divertimento, che la selezione stimola ad un maggior
impegno. E gli insegnanti?
Sono finalmente ritornati ad
essere meno permissivi e
capaci di assumesi le loro responsabilità. A me sembra
che queste affermazioni, questi presunte argomentazioni
di AGOSTINO CLERICI
JACKSON
E I MEDIA
SUPERFICIALI
Primo radiogiornale. Fuori dalla finestra cinguettano felici gli uccellini. La voce annuncia la prima notizia: è morto Michael Jackson. Lo stanno dicendo in
tutto il mondo, e si può comprendere la globalizzazione
della notizia vista la popolarità del personaggio. Ma,
mentre mi sto lavando i
denti, mi domando: è proprio necessario che questa
sia la prima notizia? Prima
di tragedie umanitarie, e
prima anche della crisi economica? Lo so: un terremoto fa notizia per un po’, ma
poi che si continui a vivere
sotto le tende è un affare
che interessa ormai soltanto i poveracci che vi sono
costretti. Eppure, quel giorno la notizia della morte del
famoso cantante ha fatto il
giro del mondo, e ancora a
sera i grandi Tg nazionali
la davano scandalosamente
come prima notizia. A me
continua a sembrare esagerata questa sovraesposizione mediatica di un uomo
famoso, sino al punto di
obnubilare tutto il resto per
almeno ventiquattro ore (e
chi se ne intende di informazione, sa che oggi una
notizia dura assai meno...).
Devo confessare che io sono
tra coloro che considerarono eccessiva anche l’esposizione mediatica di ben altro
uomo, sia chiaro, quel papa
Wojtyla, di cui si è permessa per troppo tempo la spettacolarizzazione della sofferenza. Questo per dire che
non ce l’ho affatto con Jackson. Mi da fastidio che di
fronte alle mitizzazioni mediatiche salti ogni gerarchia
valoriale. Non importa più
nemmeno chi è - potrebbe
essere un delinquente, o il
Papa o semplicemente un
cantante miliardario relegato nella sua villa dorata l’unica cosa che conta veramente è lo sfruttamento della sua immagine per qualche
ora o qualche giorno. E nessuno dei media che contano
ha il coraggio di uscire dallo
star system. Tutti a sbattere
in prima pagina la morte del
cantante...
Michael Jackson, poi, era
un tipico prodotto della telecamera: esisteva solo sotto i riflettori e davanti a un
pubblico in delirio, poi to-
glieva la maschera ed entrava nel vuoto di una vita
senza senso. Le ultime fotografie lo avevano ritratto su
una sedia a rotelle, impegnato a nascondere il suo
volto. Esempio vivente di
come il successo non sia necessariamente fonte di felicità, anzi talvolta sia l’anticamera di un’autoemarginazione dalla vita comune,
quella in cui accanto alle
gioie vi sono i dolori. E che
sia questa alternanza umana di piccole glorie e piccole
miserie la vera fonte della
felicità? Chissà. Sarebbe
stato bello se i media capaci di mettere in prima pagina la morte del cantante ricco e triste, avessero avuto il
coraggio anche di commentare la notizia, di entrare a
sviscerare che cosa davvero può rendere felice un uomo su questa terra. Avrebbero potuto anche far riflettere tutte quelle centinaia
di migliaia di persone - giovani soprattutto - che magari, senza saperlo, inseguono come ideale quella stessa infelicità che il loro idolo
aveva purtroppo raggiunto.
Non l’hanno fatto neanche
stavolta, dimostrando la
solita superficialità.
P A G I N A
6
SOCIETÀ
ECONOMIA
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009
NEI 27 PAESI DELL’UNIONE EUROPEA DISOCCUPATI A 20 MILIONI 825 MILA UNITÀ
DISOCCUPAZIONE:
UNA CONFERMA E UN
CAMPANELLO D’ALLARME
N
el Vangelo di Matteo
si legge: “Guardatevi
dai falsi profeti, che
vengono a voi con vesti di pecora, ma dentro sono lupi rapaci” (Mt 7, 15).
Riflettendo sul versetto mi sono
chiesto come è possibile identificare i falsi profeti. La risposta mi è giunta dal versetto successivo: “Dai loro frutti li riconoscerete”. I cattolici dovrebbero pertanto prendere in esame
ad esempio, i frutti maturati sui
rami delle forze politiche e sindacali, dei costumi, delle strutture produttive e finanziarie,
dei vari sistemi educativi e
giudiziari, delle ideologie e così
via. Si tratta di identificare le
forze, le ideologie che hanno
ucciso l’etica e la morale, che
hanno distrutto la famiglia, il
concetto di bene comune, di onestà, legalità, verità, studio, sviluppo, progresso e amore per la
vita. Ciò presuppone conoscenze e competenze, ampie, approfondite, aggiornate e capacità di
analisi critiche e disincantate.
Richiede inoltre la conoscenza
della propria identità, della propria storia e il possesso di una
cultura forte e dinamica.
A mio sommesso giudizio, in
assenza dei requisiti e delle capacità che ho richiamato, i cattolici si espongono a continui
fraintendimenti e si trovano a
Nel primo trimestre dell’anno corrente
l’occupazione ha registrato una perdita
di 204 mila unità lavorative e nell’arco di
tempo 2009/2010, tra perdita di posti di
lavoro e cassa integrazione, le unità di lavoro
perse potrebbero essere di oltre un milione
pagina a cura di GIANNI MUNARINI
rimorchio di partiti e forze avverse ai valori cristiani. Alle
corte, assumono e assumeranno passivamente tutti i modelli di vita proposti dalla cultura
prevalente, in apparenza razionali, tolleranti, attenti ai diritti civili e alle libertà personali.
I cattolici, senza averne avvertenza subiranno una forte pressione che li spingerà subdolamente verso una cultura relativista, permissiva, atea e di fatto accetteranno un modello di
società, che ha come presupposto fondamentale il disincaglio
delle attività politiche, sociali
ed economiche dalla “Grazia” e
quindi dalla libertà e dai diritti dell’azione orientatrice della
legge cristiana. Ciò comporta la
perdita dell’identità cattolica,
quindi anche della preziosa eredità della fede nell’unico Dio e
delle sue promesse.
Per concludere l’introduzione
e per evitare ogni possibile
equivoco, tento ora di riassume-
re e prendere in esame i “disastri”, presenti nella società italiana e in quella mondiale, nonché di individuarne le cause e
le responsabilità. Impresa difficile e complessa, perché le parole hanno perso il loro significato originario, a causa della
doppiezza ideologica, culturale
e morale delle forze che le utilizzano. Le parole democrazia e
libertà in Occidente avevano un
significato inequivocabile; nei
Paesi del socialismo reale ne
avevano uno diametralmente
opposto. Il concetto di difesa del
diritto al lavoro, ad esempio, è
espresso con parole che dicono
tutto e il suo contrario. Potrei
continuare all’infinito, non servirebbe a nulla, quindi invito a
prendere coscienza che, in questo momento, la disoccupazione - dato reale e documentato è in crescita costante. Nel primo trimestre dell’anno corrente l’occupazione ha registrato
una perdita di 204mila unità
lavorative e nell’arco di tempo
2009/2010, tra perdita di posti
di lavoro e cassa integrazione,
le unità di lavoro perse potrebbero essere di oltre un milione.
Il dato esposto, se analizzato
con attenzione, porta in evidenza che un alto numero di contratti a termine non è stato rinnovato e che molti collaboratori hanno perso il posto di lavoro. Lascia pertanto perplessi
l’affermazione del ministro del
Welfare, Maurizio Sacconi, secondo cui i dati Istat “sono inferiori a quelli che potevamo
temere”. Il tasso di disoccupazione in Italia è salito al 8% circa, quindi non si tratta di bruscolini, ma di famiglie in difficoltà, di giovani posti fuori dalla speranza, ovvero privati della fiducia nel futuro e nelle loro
indubbie capacità. Temo che le
percentuali diffuse da Eurostat
sulla disoccupazione in Italia
siano lacunose. Ad esempio, la
Cassa integrazione in molti casi
è un tarocco, che contrabbanda
disoccupati per occupati, temporaneamente congelati. Bugia
pietosa a cui si ricorre per non
dire brutalmente e subito che
molti lavoratori, sovente padri
di famiglia, sono rimasti senza
lavoro. Molti cassintegrati sono,
in realtà, disoccupati/invisibili,
ai quali è stato garantito un
temporaneo buon sussidio.
Nei 27 Paesi dell’Unione Europea ad aprile, i disoccupati
ammontavano a 20 milioni 825
mila unità. Dietro questi numeri si celano una conferma e un
campanello d’allarme. La conferma: la crisi finanziaria, giunta in Europa un anno e mezzo
fa, ha iniziato a mordere l’economia reale, cioè l’industria,
l’artigianato, il commercio, il
portafoglio dei cittadini, ovvero
la capacità di spesa della famiglia e da ciò nascono paure,
insicurezze e rabbia. ll campanello d’allarme dice invece che
in Europa soffia un forte vento
di estrema destra, che ha portato rappresentanti a Bruxelles.
Detto fenomeno è scaturito dal
malcontento e dalle delusioni,
che serpeggiano in larghi strati
della popolazione europea.
PUÒ ESSERE UTILE GUARDARE AL PIANO ANTICRISI VARATO DAL GOVERNO CINESE
MISURE TARATE NON SOLO SULL’IMMEDIATO
N
on sono fisime perché
come dice il Presidente francese Nicholas
Sarkozy: “Il peggio
non è passato”. Nel
caso si dovesse verificare in Italia, la falcidia di precari paventata dal Governatore di Bankitalia, Mario Draghi, i lavoratori senza protezione, nel caso di
perdita del posto di lavoro, supererebbero il milione e mezzo.
È indubbio che i lavoratori
non si difendono solo con le prestazioni sociali, ma soprattutto con la creazione di nuovi posti di lavoro, ovvero riattivando
il circolo virtuoso: consumi, produzione, occupazione. La disoccupazione in Italia, ha raggiunto livelli preoccupanti, cosicché
divengono urgenti interventi
mirati alla ripresa economica,
soprattutto investimenti, innovazione, ricerca, dinamismo imprenditoriale. L’imposizione fiscale sui redditi da lavoro dipendente è al 44%, non può
quindi destare meraviglia lo
scoprire che circa il 90%
dell’Irpef, che giunge nelle casse dello Stato, proviene dalle
buste paga. L’imposizione fiscale sul lavoro dipendente è troppo alta. Grava negativamente
sui bilanci delle imprese, sui
costi di produzione, sui prezzi
dei nostri prodotti e riduce la
capacità di spesa della famiglia,
urge quindi intervenire con
sforbiciate significative.
Secondo il bollettino statistico di Bankitalia, il debito pubblico in febbraio ha consolidato
un nuovo record, salendo a
1708 miliardi di euro. I conti
pubblici, a loro volta, registrano spese crescenti ed entrate in
flessione, la cassa integrazione
è in costante aumento e il Pil
scenderà nel corrente anno del
5%. Data la situazione, le misure anticrisi del governo sono
benvenute, anche se insufficienti. A questo punto mi domando
se la crisi è frutto solo di errate
valutazioni tecniche, di incapacità politiche e manageriali, di
disonestà e ingordigia di pochi
individui, o se si tratta di decadenza morale, culturale e politica dell’Occidente nel suo insieme. Lo scenario economico
mondiale da un anno e mezzo
continua a deteriorarsi, il calo
del Pil mondiale, ma anche italiano, lo documenta inequivocabilmente. Aggiungo che l’uscita dalla crisi non è favorita dal
catastrofismo dell’opposizione e
manco dallo smodato ottimismo
dall’accoppiata Tremonti / Ber-
lusconi. Richiede, in parole povere, un sano realismo sommato ad un ragionevole ottimismo.
Il fatto che, la struttura produttiva e sociale dell’Italia, sia
differente da quella del resto
d’Europa ha permesso di ritardare e attenuare gli effetti della crisi, ma da oltre un anno i
dati macroeconomici segnalano
il crescente rallentamento dell’economia italiana. Il rallentamento dell’economia dell’Occidente ha colpito anche Brasile, Cina e India, ovvero anche
queste regioni hanno risentito
dei contraccolpi provenienti
dalla crisi finanziaria partita
dagli Stati Uniti. I flussi commerciali e finanziari che coinvolgono detti Paesi, per nostra
fortuna, li costringe a contrastare la crisi sia a livello internazionale che interno.
Il governo di Pechino, ad esempio, ha programmato un
piano biennale di misure anticrisi. All’uopo ha stanziato oltre 586 miliardi di dollari e si è
dato, nel contempo, due precisi
obiettivi: sostegno al Pil e potenziamento delle infrastrutture, quest’ultime rappresentano
la modernizzazione richiesta
per realizzare uno sviluppo a
tempi lunghi.
Le misure anticrisi varate dal
governo Berlusconi sono invece mirate ai tempi brevi, ossia
non garantiscono proiezioni nel
futuro. Gli obiettivi che si è dato
il governo cinese tutelano nell’immediato, non solo la tenuta
dell’occupazione ma anche la
sua crescita nel tempo e di conseguenza la capacità di spesa
dei consumatori. La Cina come
dianzi detto opera su due fronti, mentre l’Italia su uno solo:
l’immediato.
Dinnanzi al quadro che ho descritto il mondo politico italiano dovrebbe dare il meglio di sé,
ma ciò non avviene, perché in
Italia è in atto la demolizione
della politica e la cancellazione
dei suoi ideali e delle sue strutture storiche. A destra, al centro e a sinistra sono scomparsi:
programmi, idee, leader di alto
livello, sezioni e cellule, dove si
dibatteva e si partecipava alla
vita politica nazionale e di partito. Il Paese rimane così, in
mano ad una ristretta cerchia
di potenti attenti a salvaguardare il proprio potere e a difendere inconfessabili interessi.
A questo punto ritengo opportuno sottolineare come la modernità laica, consumista, egoista, priva di agganci etici, ha
frantumato i confini che poneva la concezione cattolica, che
fissava percorsi precisi attraverso i quali operare il raggiungimento del bene comune, per
poi pervenire alla salvezza eterna. Le teorie nicciane, l’economia liberista, la concezione
espressa dai radicali sulla vita
e sulla società, l’azione individuale e collettiva sottratta alla
Legge divina e al Codice civile
e penale, sono l’antefatto della
crisi finanziaria prima e di
quella economica poi.
La creazione di un potente organismo produttivo basato sullo sfruttamento dell’uomo lavoratore e consumatore, sulla
massimizzazione del profitto,
sulla demolizione della famiglia, sul rifiuto di norme e organismi di controllo con poteri
sanzionatori forti, ha permesso e favorito truffe continue e
colossali e la possibilità di porre in difficoltà l’intero Occidente.
Voglio concludere dicendo che
il post/crisi necessiterà di norme, di competenze manageriali e di forti espressioni politiche,
ma soprattutto di un’a-nima
che è Cristo e “dove c’è lo spirito del Signore c’è libertà” (2
Corinzi 3,17).
CHIESA
P A G I N A
7
CHIESA LOCALE
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009
AGENDA
del
VESCOVO
MERCOLEDÌ 1
A Roma, al mattino, Consiglio Nazionale Scuola
Cattolica.
GIOVEDÌ 2
A Como, al mattino, Consiglio episcopale; a Como,
in Curia, alle ore 17.00, incontro con i responsabili
delle scuole cattoliche presenti sul territorio diocesano.
VENERDÌ 3
A Como, udienze e colloqui personali.
DOMENICA 5
A Casasco, alle ore 10.30,
S. Messa.
LUNEDÌ 6
E MARTEDÌ 7
A Caravaggio, incontro
della Conferenza Episcopale Lombarda.
MERCOLEDÌ 8
A Como, udienze e colloqui personali.
GIOVEDÌ 9
A Como, nel pomeriggio,
incontro con i fidei donum
della missione diocesana
in Cameroun rientrati per
un breve periodo di vacanza.
SABATO 11
A Grandate, visita pastorale al monastero delle
Benedettine; a Brunate,
alle ore 20.30, processione e S. Messa in onore della beata Maddalena Albrici.
DA DOMENICA 12
A DOMENICA 19
A Foligno, predicazione
esercizi per l’Opera dell’Amore Sacerdotale.
“Vieni servo buono e fedele,
entro nella gioia
del tuo Signore”
La comunità parrocchiale di
Maslianico insieme ai sacerdoti
della Zona Pastorale Bisbino annuncia che
don Alessandro RIVA
è tornato alla casa del Padre.
Da mercoledì 1° luglio la camera
ardente è allestita presso la chiesa di S. Ambrogio in Maslianico.
Il rito funebre sarà celebrato giovedì 2 luglio alle ore 9.00 presso
il Santuario di S. Teresina in
Maslianico.
Maslianico, 1 Luglio 2009
ANTICIPAZIONI SUI PELLEGRINAGGI DEL 2010
Dal 3 al 9 luglio 2010 a Lisieux
V
ista l’attesa manifestata da molti confratelli, con largo anticipo, l’Ufficio Pellegrinaggi offre il calendario dei pellegrinaggi per
l’anno 2010.
Il criterio con cui l’Ufficio si
fa carico di tale servizio è quello di favorire lo spirito del pellegrinaggio e in particolare di
animarlo quale esperienza e
manifestazione di fede e di vita
ecclesiale. L’Ufficio si rende disponibile con il programma qui
presentato (accogliendo anche
altre esigenze se ci saranno e
verranno proposte) per favorire la partecipazione di parrocchie, di vicariati, di zone pastorali, di gruppi, di associazioni e
di singoli credenti.
La pluralità di proposte non
vuole essere disorientante o
obbligante. Si cerca di prendere in considerazione le più diversificate proposte e desideri
che hanno raggiunto l’Ufficio e
articolare una programmazione che possa servire a possibili
e diversificati percorsi pastorali, che possono essere assunti,
preparati e condivisi secondo le
esigenze parrocchiali e zonali.
L’attenzione a cui si deve tendere non è solo quella del pellegrinaggio qua talis, ma deve
essere messo in cantiere anche
un tempo di preparazione e a
seguire un proposta di “maturazione” che si apra a un rinnovato cammino personale ed ecclesiale. Vana risulterebbe una
pastorale dei pellegrinaggi.
Le scelte sono state articolate tenendo conto dell’importanza di favorire ogni anno un
pellegrinaggio diocesano
che sia espressione della vita
ecclesiale e momento decisivo di
vita spirituale. Nei primi mesi
dell’anno avremo in diocesi il
passaggio delle reliquie di Santa Teresina di Lisieux (renderemo noto il programma all’inizio dell’anno pastorale 20092010). La diocesi risponderà a
questo evento con un pellegrinaggio diocesano che si terrà
dal 3 al 9 luglio 2010. È que-
sto il grande pellegrinaggio
diocesano per l’anno 2010.
Considerando altri percorsi di
pellegrinaggio l’Ufficio propone
i seguenti percorsi. Per continuare l’anno paolino si terrà un
pellegrinaggio biblico: in Grecia
sui passi di San Paolo da sabato 24 aprile a sabato 1
maggio 2010. Un pellegrinaggio storico-agiografico: Nevers,
Paray-le-Monial, Ars, Lione,
Annecy da Lunedì 5 a domenica 11 aprile 2010 per ricordare i 150 anni della morte di
San Giovanni Maria Vianney e
i 130 anni della morte di Santa
Ber-nadette, insieme ad altre figure di santità che la terra di
Francia ha regalato alla Chiesa. Sempre un pellegrinaggio
storico-agiografico a Siena per
riscoprire la figura di Santa
Caterina da sabato 29 maggio a mercoledì 2 giugno
2010. Al pellegrinaggio biblico
e storico-agiografico si aggiunge una diversificata proposta di
tradizionali pellegrinaggi mariani: a Lourdes in aereo da ve-
nerdì 7 a lunedì 10 maggio
2010, a Lourdes - Nevers in
pullman da lunedì 2 a domenica 8 agosto 2010. Sempre a
Lourdes con l’UNITALSI nel
mese di ottobre 2010. La proposta dei pellegrinaggi mariani
si conclude con Fatima da venerdì 10 a martedì 14 settembre 2010.
Dal 10 aprile al 23 maggio
2010 ci sarà l’ostensione della
Sacra Sindone. Si prevede un
pellegrinaggio diocesano guidato dal Vescovo e altri pellegrinaggi in date concordate per le
zone, le parrocchie, i gruppi e
le associazioni.
Nel prossimo mese di settembre apparirà sul Settimanale il
programma di massima per
ogni pellegrinaggio e le prime
fondamentali indicazioni. Non
importa il numero di pellegrini, importa che ogni pellegrinaggio sia vero cammino di fede
e porti frutto nella vita della
Chiesa.
don GIOVANNI ILLIA
IL MATRIMONIO NELLE PAROLE DEL CARD. BAGNASCO
CONVEGNO CEI: QUEL VENTO DI PROFEZIA
«
C
ome credenti che vivono nella storia a
modo di lievito e luce,
non possiamo non
desiderare che i giovani che guardano al matrimonio trovino anche l’aiuto dell’intera società dove vivono e di cui
sono parte viva”. Quindi “il contesto socio-culturale dovrebbe
accompagnare i giovani in generale nei loro progetti di vita”. È
uno dei pensieri offerti il 25 giugno dal card. Angelo Bagnasco
nell’omelia della messa celebrata al termine della seconda giornata del convegno Cei “Insieme
verso le nozze. La preparazione
al matrimonio” al quale partecipano circa 400 delegati tra famiglie con bambini, sacerdoti, cardinali e vescovi.
Il convegno di Cotronei (Kr) si è
concluso domenica 28 giugno. Di
seguito alcuni stralci dell’omelia
del presidente della Cei, card.
Bagnasco.
“Le responsabilità sono di ciascu-
no ma conosciamo l’influsso che
la cultura diffusa, gli stili di vita,
i comportamenti conclamati
hanno sul modo di pensare e di
agire di tutti, in particolare dei
più giovani che hanno diritto di
vedersi presentare ideali alti e
nobili, come di vedere modelli di
comportamento coerenti”. “Dobbiamo onorare quella moltitudine silenziosa che vive ogni giorno questi ideali umani ed evangelici, con umiltà e concretezza,
senza clamore e riflettori. Moltitudine che esprime il vero ethos
di fondo del nostro popolo e che
è aliena da derive ed eccessi di
qualunque tipo siano”.
“Occorre costruire la vita sulla
roccia della famiglia in quanto
tale: è questa un soggetto preciso e peculiare, cellula fondamentale e ineguagliabile della società, e - in quanto tale - bisognoso
di fondamento stabile e di criteri certi e veri, ma anche soggetto
di doveri e di diritti precisi”.
“Dalla persona e dalla famiglia
debbono derivare una cultura e
DAL CAMERUN
Missionari
diocesani
di ritorno
per alcune
settimane
Mercoledì 24 giugno sono rientrati per un periodo di vacanza
anche don Giusto Della Valle e
Brunetta Cincera, missionari
fidei donum in Camerun.
Don Giusto si fermerà in Italia
per un solo mese mentre Brunetta per tre mesi.
una società coerenti che ispirino
e incarnino quell’umanesimo plenario che il Vangelo ispira, sostiene e garantisce ovunque approda nel mondo ed è accolto dal
cuore dell’uomo”.
“Voi siete una particolare espressione della maternità della Chiesa che si fa prossima a coloro che
si preparano a realizzare il loro
sogno di amore: sogno che si fa
progetto di vita e, con il sacramento del matrimonio, diventa
impegno e luogo di grazia per gli
sposi, per la famiglia, per la comunità cristiana e per l’intera
società. Nel cuore della coppia e
della famiglia fondata sul matrimonio sta la sua vocazione di
grembo naturale della vita, di
prima scuola di umanità, dove le
diverse generazioni imparano ed
esercitano ogni giorno il gusto e
le virtù del vivere non solo accanto ma, ben di più, insieme nel
segno delle diverse sfumature
dell’amore: dono e perdono, concretezza e sacrificio, pazienza e
quotidianità, gioia e dolore…”.
“Il Magistero della Chiesa si è
speso senza risparmio nell’approfondire questa realtà tanto
decisiva e centrale per la vita dei
singoli e della comunità stessa.
Possiamo dire che ne parla con
quel vento di profezia che è particolarmente necessario e urgente nel mondo contemporaneo, nel
quale la realtà della coppia, del
matrimonio e della famiglia, ma
direi dell’amore nel suo complesso, sembra essere affrontata dalla cultura e dal costume in modo
relativistico ed emotivo. Come se
il valore oggettivo di certi beni
fosse vecchio e superato, e la ricaduta generale delle scelte personali non esistesse o, quanto
meno, fosse irrilevante”.
“La bellezza umana e sacramentale del matrimonio richiede tutta la nostra attenzione di Chiesa e da sempre la cura della coppia e della famiglia fa parte integrante della nostra pastorale”.
“La preparazione al matrimonio
deve avere un chiaro impianto
catecumenale, vale a dire che
deve essere un’occasione per
riscoprire la fede, per incontrare il Signore. È, infatti, nel dinamismo dell’incontro con lui che
la bellezza e l’impegno del matrimonio cristiano può essere
colto e vissuto”.
“La preparazione al matrimonio
richiede anche una comunità cristiana e vitale, chiede cioè un
contesto che lasci intravedere il
volto di Cristo, il rapporto
sponsale tra lui e la sua Chiesa.
Si tratta non tanto di interrogarci su quali iniziative particolari
siano da inventare e da svolgere
nelle nostre comunità, ma soprattutto curare l’attenzione e
l’affetto verso chi si prepara alle
nozze e si dispone a creare un
nuovo nucleo d’amore che riguarda i due ma che riguarda la comunità cristiana e la società tutta. Questa attenzione affettuosa,
questo sguardo del cuore, si sente e si avverte, diventa come un
grembo che accompagna e che
genera. Tutto ciò è indispensabile in sé e per noi doveroso”.
CHIESA
P A G I N A
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RUBRICHE
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009
LUGLIO 2009
LUGLIO 2009
Apostolato
della preghiera
Intenzione generale: “Perché i cristiani del
Medio Oriente possano vivere la loro fede in
piena libertà ed essere strumento di riconciliazione e di pace”.
Da lungo tempo si osserva come molti cristiani stiano lasciando il Medio Oriente, così che i Luoghi Santi rischiano
di trasformarsi in zone archeologiche, prive di vita ecclesiale. Certo, situazioni geopolitiche pericolose, conflitti culturali, interessi economici e strategici, nonché aggressività che si cerca di giustificare attribuendo loro una matrice
sociale o religiosa, rendono difficile la sopravvivenza delle
minoranze e perciò molti cristiani sono portati a cedere
alla tentazione di emigrare. Spesso il male può essere in
qualche modo irreparabile. Non si dimentichi tuttavia che
anche il semplice stare vicini e vivere insieme una sofferenza comune agisce come balsamo sulle ferite e dispone a
pensieri e opere di riconciliazione e di pace. Ne nasce un
dialogo familiare e fraterno, che con il tempo e con la grazia dello Spirito, potrà trasformarsi in dialogo a livello più
ampio: culturale, sociale e anche politico. Il credente peraltro sa di poter contare su una speranza che non delude,
perché si fonda sulla presenza del Risorto. Da Lui viene
l’impegno nella fede e l’operosità nella carità. Nelle difficoltà anche più dolorose, la speranza cristiana attesta che
la rassegnazione passiva e il pessimismo sono il vero grande
pericolo che insidia la risposta alla vocazione che scaturisce dal Battesimo. Ne possono derivare sfiducia, paura,
autocommiserazione, fatalismo e fuga.Normalmente senza transigere su passati errori non si può arrivare ad un
accordo che consenta di riaprire il dialogo in vista di future collaborazioni. Il perdono, nel caso, è condizione indispensabile per essere liberi di progettare un nuovo futuro.
Dal perdono concesso ed accolto possono nascere e svilupparsi tante opere di solidarietà, nella linea di quelle che
già esistono ampiamente nelle vostre regioni per iniziativa sia della Chiesa che dei governi e delle istanze non governative.
(Benedetto XVI, Messaggio ai cattolici
del Medio Oriente, 2006)
Intenzione missionaria: “Perché la Chiesa sia
germe e nucleo di un’umanità riconciliata e riunita nell’unica famiglia di Dio, grazie alla testimonianza di tutti i fedeli in ogni Paese del
mondo”.
Occorre poi lasciarsi riconciliare col Dio della speranza riconciliarsi cioè col proprio futuro. Sono molti gli interrogativi che ci si pongono: l’umanità avrà anche domani di
che vivere, oppure l’egoismo e lo sfruttamento distruggeranno le risorse stesse della vita sul nostro pianeta? Prevarrà lo spirito della riconciliazione e dell’amore sullo spirito dell’egoismo e dell’affermazione di sé, capaci di spingere l’umanità a catastrofi disastrose? In un mondo organizzato sempre più perfettamente, ma anche sempre più
manipolato, in un mondo del benessere e del consumo, ci si
chiede se abbia ancora senso vivere in esso, o se esso non
faccia invece altro che girare a vuoto, che vanificarsi e quindi chiudersi ogni prospettiva futura. Chi non trova più il
coraggio di affrontare il futuro, non ha neppure il coraggio
di dar vita a un nuovo futuro. La “anti-life-mentality”, così
diffusa ai nostri giorni, va di pari passo col ripiegamento
sulla piccola felicità del momento, sulle amicizie chiuse su
se stesse, con un partner che ci capisca e ci consoli almeno
per lo spazio di un momento. Ma è proprio così che il mondo non può progredire, è proprio così che compromettiamo
l’avvenire stesso dell’uomo, proprio così provochiamo quelle
involuzioni a cui vogliamo sfuggire. Colui che crede, può
dire di sì a un futuro che non dipenda solo dalle prospettive future, per quanto grandi siano, viste esternamente
perché crede in quel Dio che ci ha aperto il grande futuro quello che nessuno ci potrà togliere - proprio nella catastrofe della croce. Crede in quel Dio che non ha preservato
Gesù dalla morte ma l’ha risuscitato dai morti, e per questo ha il coraggio di accettare e plasmare il futuro finito di
questo mondo. Sa che vale la pena di investire, in questo
mondo, quella misura d’amore che va al di là di un calcolo
puramente razionale circa le nostre prospettive avvenire.
Solo chi crede nel futuro più grande di Dio troverà il coraggio di affrontare il futuro finito del mondo e avrà la forza
di dissipare le ombre che su questo futuro pesano.
(Giovanni Paolo II, Alle famiglie provenienti
da tutto il mondo, 25 marzo 1984)
Intenzione dei Vescovi italiani: “I carcerati
trovino nella loro condizione di detenzione opportunità di riscatto e di crescita umana e spirituale”.
Qualunque colpa sia stata commessa, se si è veramente
pentiti, e si ha il proposito di non più trasgredire la volontà di Dio, egli perdona, cancella ogni peccato, ridona la sua
grazia e la sua amicizia: “Dio ha mandato il suo figlio nel
mondo, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui” (1 Gv
4, 9). La più grande e preziosa consolazione è la certezza
dell’amicizia di colui che ci ha creati per amore e che non
abbandona nessuno. Il cristiano poi sa che mediante il sacramento della penitenza, il sacerdote, che impersona Cristo stesso, dona la grazia e la sicurezza del perdono di Dio.
Una seconda consolazione proviene dalla certezza che ognu-
PER LE PARROCCHIE
95
L’informatore
giuridico
I
l Consiglio dell’Unione Europea (sessione Economia e finanza) in data 5.5.2009 ha adottato
una direttiva che consente - a titolo permanente - il ricorso facoltativo ad aliquote ridotte dell’imposta sul valore aggiunto (I.V.A.)
per determinati servizi ad alta intensità di lavoro prestati localmente, per i quali non vi sono rischi di concorrenza sleale tra fornitori di servizi
nei vari Stati membri.
L’adozione della direttiva fa seguito all’accordo politico raggiunto in sede di Consiglio in data
10.3.2009.
Le norme dell’Unione Europea in materia di
aliquote I.V.A., stabilite dalla direttiva n. 2006/
112/CE, impongono agli Stati membri di applicare un’aliquota minima normale del 15% alla
maggior parte di beni e di servizi.
Gli Stati membri, peraltro, possono applicare
una o due aliquote I.V.A. ridotte ad un numero
limitato di forniture.
Qualora sia autorizzata, l’aliquota ridotta deve
ammontare ad almeno il 5% del valore della
fornitura.
Le norme attuali sono il risultato di varie iniziative prese nel corso degli anni, compresa la
decisione assunta nel 1992 relativa all’armonizzazione delle aliquote I.V.A., nel quadro del
mercato unico dell’Unione Europea, la decisione
assunta nel 2000 che autorizza l’applicazione di
aliquote I.V.A. ridotte per i servizi ad alta intensità di lavoro prestati localmente allo scopo di
stimolare l’occupazione e le deroghe accordate nel
2004 ai nuovi Stati membri dell’Unione Europea.
Finora le aliquote I.V.A. ridotte per i servizi ad
alta intensità di lavoro sono state autorizzate
soltanto in via provvisoria.
Conformemente alla direttiva adottata dal Consiglio, gli Stati membri dell’Unione Europea che
lo desiderassero possono applicare a titolo permanente aliquote I.V.A. ridotte nei seguenti casi:
· piccole riparazioni di biciclette, di calzature e
di articoli in pelle, nonché di indumenti e biancheria per la casa (inclusi lavori di raccomodatura
e di modifica);
· pulitura di vetri e pulizie presso privati;
· servizi di assistenza domestica quali aiuto
domestico e assistenza a bambini, anziani, malati e disabili;
· parrucchieri;
· riparazione e ristrutturazione di abitazioni
private, esclusi i materiali che costituiscono una
parte significativa del valore del servizio reso;
· servizi di ristorazione a catering;
· libri su qualsiasi tipo di supporto fisico.
Nel corso del dibattito che ha poi portato alla
direttiva del 5.5.2009 era stato prospettato anche il riferimento alla riduzione dell’aliquota
I.V.A. sui servizi di restauro, riparazione,
trasformazione, manutenzione e pulizia di
luoghi di culto.
Purtroppo, al termine delle diverse discussioni
tenute anche in altre sedi istituzionali, ha prevalso la linea che per il settore delle costruzioni
si debba fare riferimento unicamente al rinnovamento e alla riparazione degli edifici privati.
Pertanto l’aliquota I.V.A. ridotta a titolo permanente non può essere fatta valere nei confronti dei servizi di restauro, riparazione, trasformazione, manutenzione e pulizia di luoghi di culto.
rubrica mensile a cura di VITTORIO RUSCONI
no di noi ha il suo posto e la sua missione da compiere nel
disegno della Provvidenza. Certamente il piano della Provvidenza, nell’economia generale della “storia della salvezza”, a noi risulta insondabile: i destini delle singole persone sono misteriosi, e ci sono delle esistenze molto tribolate
e angustiate. E tuttavia la ragione e la fede affermano che
nulla e nessuno sfugge all’Altissimo, il quale tutto segue,
sostiene e dirige pur rispettando la libertà dell’uomo. Ci
troviamo indubbiamente in un immenso mistero; sappiamo però che abbiamo una missione da compiere e che Dio
permette il male solo per raggiungere un bene più grande
e una felicità più completa: ognuno, se vuole, può essere
una nota armoniosa della sinfonia celeste ed eterna.
Infine, un’ultima concreta e soave consolazione è la possibilità di compiere il bene, di amare, di rendersi utili, di
impegnarsi in un lavoro o in una mansione con generosità
e con altruismo, di trasformare la propria vita in dono, in
espressione di bontà, in ansia di carità.
(Giovanni Paolo II, Discorso ai carcerati, 19 marzo 1987)
Parola di vita
di CHIARA LUBICH
«Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano,
un tesoro inesauribile nei cieli,
dove i ladri non arrivano e la tignola
non consuma» (Lc 12,33)
ei giovane e reclami una vita ideale, totalitaria, radicale? Senti Gesù. Nessuno al mondo ti chiede tanto. Sei nell’occasione di dimostrare la tua fede e la tua generosità, il tuo
eroismo. Sei maturo e brami un’esistenza seria, impegnata, ma sicura? O anziano e desideri vivere i tuoi ultimi anni abbandonato a chi non inganna, senza preoccupazioni che ti logorano? Vale anche per te questa parola di Gesù.
Essa conclude infatti una serie di esortazioni nelle quali Gesù ti invita a non preoccuparti di ciò che
mangerai e vestirai, esattamente come fanno gli uccelli dell’aria che non seminano e i gigli del campo
che non filano. Devi bandire perciò dal tuo cuore ogni
ansia per le cose della terra, perché il Padre ti ama
assai più degli uccelli e dei fiori, e pensa lui stesso a
te.
Per questo ti dice: “Vendete ciò che avete e datelo
in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un
tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma”.
Il Vangelo è, nel suo insieme ed in ogni sua parola,
una richiesta totale agli uomini di ciò che sono e di
ciò che hanno.
Dio non domandava tanto prima che venisse Cristo. L’Antico Testamento considerava un bene, una
benedizione di Dio la ricchezza terrena e, se chiedeva di far elemosina ai bisognosi, era per ottenere
benevolenza dall’Onnipotente.
Più tardi, nel giudaismo, il pensiero della ricompensa nell’aldilà era diventato più comune. Un re
rispondeva a chi gli rimproverava di sperperare i
suoi beni: “I miei avi accumularono tesori per quaggiù, io invece ho accumulato tesori per lassù”. […].
Ora l’originalità della parola di Gesù sta nel fatto
che lui ti chiede il dono totale, ti domanda tutto. Vuole
che tu sia un figlio spensierato, senza preoccupazioni per il mondo, un figlio che si appoggia soltanto su
di lui.
Egli sa che la ricchezza è un enorme ostacolo per
te, perché essa occupa il tuo cuore, mentre egli vuole
avere tutto lo spazio per sé.
Ecco quindi la raccomandazione: “Vendete ciò che
avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma”.
E se non puoi disfarti dei beni materialmente, perché sei legato ad altre persone, o perché la tua posizione ti obbliga ad un contorno dignitoso ed adeguato, certamente devi staccarti dai beni spiritualmente ed essere nei loro confronti un semplice amministratore. Così, mentre tratti con la ricchezza ami gli
altri e, amministrandola per loro, ti fai un tesoro che
il tarlo non corrode e il ladro non porta via.
Ma sei certo che devi tenere tutto? Ascolta la voce
di Dio dentro di te; consigliati, se non sai decidere.
Vedrai quante cose superflue troverai fra ciò che hai.
Non tenerle. Dà, dà, a chi non ha. Metti in pratica la
parola di Gesù: “Vendi… e dà”. Così riempirai le borse che non invecchiano.
E’ logico che per vivere nel mondo occorra interessarsi anche di denaro, anche di roba. Ma Dio vuole
che ti occupi, non che ti preoccupi. Occupati di quel
minimo che è indispensabile per vivere secondo il
tuo stato, secondo le tue condizioni. Per il resto: “Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse
che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli,
dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma”.
Paolo VI era veramente povero. Lo ha testimoniato il modo col quale ha voluto essere sepolto: in una
povera bara, nella vera terra. Poco prima di morire
aveva detto a suo fratello: “Da tempo ho preparato
le valigie per quell’impegnativo viaggio”.
Ecco, questo devi fare: preparare le valigie.
Ai tempi di Gesù si chiamavano forse borse. Preparale giorno per giorno. Riempile più che puoi di
ciò che può essere utile agli altri. Hai veramente ciò
che dai. Pensa a quanta fame c’è nel mondo. A quanta sofferenza. A quanti bisogni…
Riponivi anche ogni atto d’amore, ogni opera in
favore dei fratelli.
Compi queste azioni per lui. Diglielo nel tuo cuore: per Te. Ed adempile bene, con perfezione. Sono
destinate al Cielo, rimarranno per l’eternità.
S
Parola di vita , marzo 1979, pubblicata per intero in
Essere la Tua Parola. Chiara Lubich e cristiani di tutto
il mondo , vol. I, Città Nuova, Roma 1980, pp.189-191
CHIESA
VISIT
AP
ASTORALE
VISITAP
APASTORALE
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009
P A G I N A
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IL VESCOVO HA AVVIATO LA VISITA CON GLI UFFICI DI CURIA E DI PASTORALE
IL COMPITO DELL’APOSTOLO: IMPEGNARSI
ANCHE NEI CONTRASTI DEL QUOTIDIANO
Nella
solennità dei
Santi Pietro e
Paolo la
celebrazione
eucaristica,
durante la
quale il
vescovo ha
suggerito
spunti
importanti
Fotoservizio William
L
unedì 29 giugno, solennità dei santi Pietro e
Paolo, monsignor Diego Coletti ha presieduto, in Cattedrale, la S.
Messa del pomeriggio. «Una
celebrazione eucaristica che si
colloca nel solco della visita
pastorale agli Uffici di Curia
e non solo», ha sottolineato il
Vescovo. Nei giorni scorsi, infatti, monsignor Coletti ha
incontrato buona parte delle
realtà che compongono la Curia vescovile, oltre ad alcuni
uffici di pastorale e al nostro
Settimanale diocesano. La visita a queste realtà proseguirà anche nei prossimi mesi.
«La Parola che abbiamo appena ascoltato – ha detto il Vescovo nell’omelia – ci pone
una domanda fondamentale:
cos’è la vita dell’apostolo? È un
quesito che interroga tutti:
me come vescovo, i sacerdoti
con me concelebranti, ma anche tutti voi, in quanto battezzati e quindi uniti alla dimensione apostolica della Chiesa».
La riflessione di monsignor
Coletti si è sviluppata in cinque punti, sul come nasce, si
esprime e si sviluppa la vita
dell’apostolo. «Prima, però,
soffermiamoci per un momento sul significato della visita
pastorale e su cosa significa
essere visitati. Scopo di questi incontri è far rivivere
in modo cosciente il fatto
che il Signore viene a visitarci, ci afferra e ci chiede
di accoglierlo con profonda capacità di adesione. Il
Signore viene a visitarci in
modi e tempi diversi, ma sempre in chiave personale. Come
fece con Saulo o con lo stesso
Pietro… Siamo, dunque, visitati, afferrati e trasformati in
modo personale dal Signore.
Questa è la scaturigine dell’impegno apostolico: il
Signore ci chiama per
nome e ci cambia la vita».
Secondo punto, la missione.
«Abbiamo ricevuto, ciascuno, un compito, per contribuire da una parte all’edificazione di quella comunità che è la Chiesa, dall’altra all’annuncio del Vangelo, per far risuonare la Parola che salva». Come realizzare la missione che ci è
affidata? Ecco allora il punto
successivo: «Siamo chiamati a
svolgere il nostro compito – ha
spiegato monsignor Coletti –
nella condizione impegnativa della vita quotidiana,
fatta anche di contrasti,
difficoltà, aridità. Non dimentichiamo cosa ci dice Paolo. Siamo chiamati a combattere una buona battaglia, ad
affrontare una corsa impegnativa ed esigente, non una comoda passeggiata. Ogni giorno ci è richiesto di confrontarci con una “persecuzione” più
o meno violenta, più o meno
sottile, più o meno rivestita di
“politically correct”… Operiamo, dunque, in condizioni contrastate, nell’impressione di
essere costantemente schiacciati… Ma è nei patti. È que-
sto che rivela l’autenticità della missione apostolica, non gli
elogi». In questa situazione,
atteggiamento fondamentale è
la conservazione della fede.
«La fede conservata è elemento irrinunciabile della vita dell’apostolo». Ultimo punto: sentiamo rivolta a noi la domanda che Gesù fa ai suoi discepoli. «Io per te chi sono? Cosa dici di me? Ogni esperienza apostolica passa dal riconoscimento dell’identità di
Gesù… Pensiamo all’esperienza di Pietro. Gesù gli affida il compito di pascere le sue
pecorelle perché Pietro dice di
amarlo. Se siamo capaci di
vero amore, Gesù ci mette al
centro. Non sono più io che
vivo, ma è Cristo, l’amato,
che vive in me!». Al termine
della Messa, il Vescovo ha voluto aggiungere una piccola
appendice. «Desidero ringraziare, solennemente, tutti voi
che dedicate i vostri sforzi alle
attività della Curia e a quelle
pastorali. Molto ho visto in
questi giorni, tanto resta ancora da vedere, ma ho preso
coscienza della delicatezza del
vostro lavoro. Vi esprimo riconoscenza e stima per la vita,
l’impegno e la professionalità
che mettete in questo servizio prezioso e non sempre riconosciuto. Penso che si dovrebbe pregare più spesso per il
vostro lavoro nascosto, affinché, sempre più, sia possibile
operare in un clima di serenità, fiducia, amicizia, scambio
e corresponsabilità».
E.L.
GIOVEDÌ 25 GIUGNO LA VISITA PASTORALE AL SETTIMANALE
IL VESCOVO: IL GIORNALE COME STRUMENTO DI PENSIERO
P
er la prima volta nella
storia diocesana, fra le
realtà incontrate dal
vescovo in occasione
della visita pastorale è
stato inserito anche il Settimanale della diocesi. È accaduto lo scorso giovedì 25 giugno. Monsignor Diego Coletti
ha visitato la sede del Settimanale, ha colloquiato con il
direttore e il consiglio di amministrazione; ha incontrato
redazione, segreteria e una
significativa rappresentanza
dei collaboratori – giunti anche dalle zone più lontane –
che ogni settimana si impegnano per la buona riuscita
del giornale. «Tutto è perfettibile – ha osservato il Vescovo – anche se sono convinto
che il nostro sia un buon Settimanale, non sufficientemente conosciuto e valutato».
Monsignor Coletti ha sottolineato alcune delle cose che si
aspetta dal nostro giornale. «Il
Settimanale – ha detto – deve
essere di stimolo a pensare, a
riflettere. Magari alzando anche il tasso di provocazione,
senza però scadere nello
scandalismo. I vostri articoli,
oltre a soddisfare la curiosità
sugli avvenimenti, dovrebbero far lavorare la mente, suscitando domande. Il Settimanale vorrei che, sempre più,
diventasse luogo di formazione, informazione e riflessione
diocesana, perché gli strumenti della comunicazione sociale hanno un’importanza
educativa davvero grande:
possono aiutare a risvegliare
un’umanità che sembra volersi ridurre alla dimensione del
robot». Fra le sfide più importanti da affrontare – oltre a un
miglioramento della grafica e
a una capacità di sintesi che
si vorrebbe maggiore – l’aspetto della diffusione e della
promozione, per farsi conoscere, soprattutto, nelle realtà
parrocchiali. Nel corso del vivace dibattito sono emerse
alcune idee, come la possibilità di affrontare un medesimo
argomento letto attraverso la
lente delle diverse zone pastorali, l’esigenza di dibattere su
temi forti, l’utilità di aprire
forum e spazi di confronto. Un
incontro stimolante e prezioso per un Settimanale che vuole crescere ed essere presen-
te, intercettando le richieste
dei lettori ma anche proponendo argomenti che sanno sollecitare l’intelligenza, per com-
prendere temi anche complessi e costruirsi un’opinione personale e autonoma.
E.L.
CHIESA
P A G I N A
10
CHIESALOCALE
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009
DAL 1° LUGLIO AL VIA IL FONDO DIOCESANO
UN’OCCASIONE PER
VIVERE LA FRATERNITÀ
D
a mercoledì 1° luglio
è possibile presentare la propria domanda per accedere al
fondo diocesano “Famiglia-Lavoro”. «Abbiamo a disposizione una cifra sufficiente a
far fronte alle prime richieste»,
afferma monsignor Battista
Galli, coordinatore dell’equipe
che il fondo l’ha pensato, programmato, organizzato e che è
composta da rappresentanti di
Pastorale del Lavoro, Caritas
diocesana, associazioni e movimenti laicali attivi sull’intero
territorio della Chiesa comense.
Nelle scorse settimane tutti i
parroci della diocesi, insieme ai
depliant già in distribuzione dal
30 aprile, hanno ricevuto una lettera, nella quale viene ribadita
la finalità del fondo: «l’iniziativa
– scrive don Battista – vuole essere espressione della comunità cristiana, della nostra gente comune, quella che fa riferimento naturale alle nostre parrocchie: dalle parrocchie vogliamo che parta la solidarietà, non solo nel rilevare le richieste di aiuto, ma anche nell’assumerle, farle proprie e collaborare
nel dare risposte certamente economiche, ma prima ancora umane e fraterne… Del resto siamo
consapevoli, e il Papa e i Vescovi
ce lo richiamano, che la crisi attuale deve essere capace di
modificare gli stili di vita delle persone e delle comunità,
verso una maggiore sobrietà, per
una maggiore solidarietà: essa
dunque riguarda tutti noi, perché
tutti siamo veramente responsabili di tutti». Nella lettera si informa della scelta dei componenti del Comitato dei Garanti incaricato – insieme a parroci e coordinatore – di approvare le richieste presentate. Sono inoltre
indicati nomi e recapiti dei
referenti territoriali, coloro,
cioè, che faranno da tramite fra
parroci, loro collaboratori e Comitato. Senza dimenticare che
un’importantissima rete informativa viene offerta dai
Centri di Ascolto della Caritas
e dagli sportelli delle Acli, nelle province sia di Como, sia di
Sondrio. Allegato alla lettera,
infine, anche il fac-simile del
modulo da compilare insieme
alle famiglie che chiederanno il
sostegno.
«In questo momento – ci spiega
don Battista – vorrei incoraggiare parroci e comunità a essere
parti attive in questa iniziativa. Mi rendo perfettamente conto che per i sacerdoti si tratta di
un impegno in più, di una fatica
in più. Ma il loro coinvolgimento
è l’unica condizione affinché questa del fondo diventi una vera
esperienza di Chiesa. L’aiuto
non deve essere anonimo, calato
dall’alto, erogato da chissà dove.
La risposta deve arrivare dalla
comunità stessa, nel momento e
nel luogo in cui la domanda emerge. Ci vengono chiesti una qualità nuova dei rapporti, uno
stile nuovo di fraternità, perché non possiamo ignorare il
bisogno di chi ci sta accanto».
Il meccanismo messo a punto ha
tenuto conto delle molte responsabilità di cui le parrocchie sono
già investite, per cui vuole essere
semplice ed efficace. «Naturalmente – riprende monsignor Galli – i sacerdoti devono fare affidamento anche sui propri collaboratori, sulle persone di loro fiducia che possono segnalare situazioni di difficoltà di cui sono
a conoscenza. Può diventare l’occasione per conoscere ancora meglio la propria comunità. Molto
spesso, infatti, chi si trova in un
momento di sofferenza ha un
certo pudore a dirlo. Queste
persone vanno aiutate a superare tale paura e incoraggiate a far
emergere le proprie necessità.
Tutto ciò è fattibile in una comunità capace di atteggiamenti umanamente autentici:
un clima che è possibile costruire o incrementare pensando,
magari, a specifici momenti di
preghiera, di approfondimento o durante la predicazione».
Già lo scorso aprile, i dati della
Caritas, ma anche i bilanci trimestrali pubblicati dalle Camere di
Commercio, confermavano una
situazione economicamente
critica anche sul territorio
della nostra diocesi. «Il timore
– riflette ancora don Battista – è
che nei prossimi mesi la situazione possa farsi ancora più
delicata. Attualmente molte situazioni di difficoltà sono in parte coperte dalla cassa integrazione o dagli ammortizzatori sociali. Il venir meno di queste protezioni temporanee potrebbe
far emergere numerosi casi di
persone in difficoltà». Il fondo
“Famiglia-lavoro”, dunque, è
espressione di una solidarietà prossima, che non si vuole
assolutamente sostituire, o
fornire alibi, a quanto altri
enti o istituzioni sono chiamati a fare. «Sono certo – conclude
don Battista – che l’esperienza
che stiamo condividendo qualificherà ancora di più il nostro
essere cristiani e farà crescere, migliorare, la nostra Chiesa».
Partito da uno stanziamento iniziale della Caritas diocesana
pari a 20mila euro, quello diocesano è un “fondo aperto”. Si sono aggiunte le offerte raccolte in
tutte le parrocchie della diocesi
il 10 maggio. In esso, inoltre, confluisce parte del Sol.Sacer., in cui
i sacerdoti mettono a disposizione un mese della propria remunerazione (il rimanente viene
destinato alle popolazioni colpite dal terremoto in Abruzzo). Nei
giorni scorsi è stato comunicato
l’ammontare provvisorio del “Famiglia-Lavoro” pari a 250mila
euro. Per informazioni su accesso al fondo o per le modalità di
A COLLOQUIO CON ROBERTO BERNASCONI
DIRETTORE DELLA CARITAS DIOCESANA
A giorni è attesa la pubblicazione della nuova enciclica
di Benedetto XVI “Caritas in veritate”: uscita posticipata di alcuni mesi perché il Papa ha voluto rivederla alla
luce dei nuovi scenari causati dalla crisi economica.
Come Caritas, e alla luce della partenza del fondo
diocesano, quali aspettative avete nei confronti di questo testo?
«La attendiamo con grande trepidazione. È bello che il Papa,
in questo momento storico, abbia deciso di occuparsi di un
tema tanto particolare. Siamo certi che ci indicherà la strada
lungo la quale muoverci. Questa enciclica è il prodotto di un
cammino di Chiesa che vuole essere vicina alle situazioni concrete del mondo. Penso ci fornirà stimoli importanti per il
recupero della nostra dimensione sociale e politica di cristiani, rimettendo al centro e recuperando il patrimonio della
Dottrina Sociale della Chiesa, per essere sempre più attenti
ai problemi della gente. Per il resto aspettiamo di leggerla!».
Si è appena svolto il convegno nazionale della Caritas: su
quali argomenti vi siete confrontati?
«È stato un bel momento di incontro in cui abbiamo vissuto
appieno il senso dell’ecclesialità. A farci da guida il brano
evangelico delle “sentinelle della notte”. Stiamo vivendo un
momento “di notte”: anche se ancora non sappiamo quando
finirà, si cominciano a intravvedere i primi germi di luce. Il
convegno ci ha fornito semi di discernimento su quanto sta
accadendo intorno a noi. Innanzitutto sulla crisi economica
che ci attanaglia ci viene chiesto di recuperare percorsi di
prossimità, di vicinanza, di solidarietà vere. Per capire le
cause strutturali e impostare azioni di carità vera. A tutti
viene chiesto di ricercare una “terza via”, perché non si potrà
ricominciare a consumare, ma si dovranno impostare stili di
vita diversi. Altro tema: il terremoto in Abruzzo. Vogliamo
essere presenti con un atteggiamento di massimo rispetto nei
confronti dei bisogni e delle esigenze delle persone, non per
offrire risposte esterne, ma per aiutare chi ha perso tutto ad
essere protagonista della ricostruzione della propria normalità. Una volta spenti i riflettori dell’emergenza o dei grandi
eventi internazionali, l’impegno continuerà per restituire alla
comunità non solo strutture ma anche una propria identità,
specie alla rete delle famiglie e delle amicizie che il terremoto
ha irrimediabilmente sfilacciato. Ci siamo confrontati anche
su argomenti come sicurezza, legalità, immigrazione. In
Italia non si sta così male come a volte siamo portati a credere. Certo, si deve fare molto di più, ma non possiamo chiudere
gli occhi o alzare i muri di fronte ai poveri che bussano e che
chiedono il diritto di vivere. Quarto: sarà indispensabile avviare un censimento delle opere di solidarietà esistenti.
La mancanza del “lavoro di rete” può provocare doppioni o
dispersione di risorse: siamo chiamati a condividere il patrimonio delle nostre esperienze. Infine l’urgenza educativa.
Anche la Caritas sta pensando a cammini educativi nuovi,
concentrati sulla persona e sulla sensibilità al volontariato».
L’impegno della Caritas per il fondo diocesano?
«Ci sono state serate di approfondimento e formazione per i
referenti. A breve tornerà a riunirsi il Comitato, per stabilire
meglio tempi e criteri di decisione. Anche il momento di difficoltà potrà diventare un’occasione per riappropriarsi del territorio, per accompagnare parroci e comunità in un cammino
di condivisione. Inoltre saranno indispensabili i momenti di
riflessione e di preghiera in ogni singola realtà, perché si deve
tener conto delle caratteristiche ambientali: sarà un cammino che si affinerà passo dopo passo».
adesione (quindi per sostenere
l’iniziativa con una propria offerta) è bene rivolgersi al proprio parroco; oppure telefonare alla Caritas, allo 031-
304330; alle Acli di Como, 0313312711; alle Acli di Sondrio,
0342-212352.
a cura
di ENRICA LATTANZI
L’IMPEGNO DELLE REALTÀ LAICALI
EDUCARSI ALL’APERTURA A UNA NUOVA SOLIDARIETÀ
L
eggiamo nel depliant del
“Fondo di solidarietà Famiglia Lavoro” questo
passaggio “Per tutti i cristiani deve essere un fatto educativo, che aumenti la solidarietà e condivisione, l’apertura del cuore e la generosità”. Il
fatto educativo a cui si fa riferimento è proprio il fondo di solidarietà diocesano. Siamo nel pieno della crisi. È vero che ci sono
segnali di ripresa, ma, a detta
degli interessati, sono ancora
deboli. Il fatto che settimana scorsa il governo sia intervenuto ancora una volta con provvedimenti richiesti da più parti per incentivare la risalita sta a dimostrare che la strada della ripresa è stata appena imboccata.
Se è stata tracciata la strada per
la ripresa economica da parte del
governo, la strada della solidarietà è già stata segnata da vari
interventi di natura sociale, tra
cui il fondo di solidarietà Fami-
glia Lavoro della nostra diocesi.
La frase del depliant “per tutti
cristiani deve essere un fatto
educativo” non deve essere intesa come un pia sollecitazione, ma
sta ad indicare che l’azione di
solidarietà intrapresa dalla parrocchia non raggiunge il pieno
obiettivo se i laici, diciamo così,
non fanno la loro parte.
Se è vero che non tutti i mal vengono per nuocere, questa crisi, così
pesante, ha rimesso al centro
della questione in modo perentorio la solidarietà perché, come
afferma la Sollicitudo Rei Socialis
“tutti siano veramente responsabili di tutti (n. 38). Una domanda: la motivazione alla solidarietà espressa dal documento citato è oggi la molla che solleciti a
vivere la virtù della solidarietà?
L’impegno dei laici cristiani può
avvenire a due livelli. Il primo è
quello personale. Prendere conoscenza degli obiettivi del fondo
di solidarietà, farli propri e se,
necessario, interrogarsi sui propri stili di vita, sulle scelte che si
compiono nell’utilizzo dei beni.
Successivamente portare a conoscenza, soprattutto nella varie
realtà produttive in cui si opera,
il progetto di solidarietà diocesana, contattando chi è in cassa integrazione o, addirittura, ha perso il lavoro. E alla fine perché no,
farsi promotori di momenti di
sensibilizzazione rispetto alle
sofferenze in atto e creare occasioni d’incontro, avendo come
punto di riferimento la dottrina
sociale della Chiesa; creare un
contesto di solidarietà affinché
chi è in ristrettezze per la carenza di lavoro possa facilmente individuare opportune occasioni di
lavoro per un futuro più sereno
per lui e la sua famiglia. Il secondo livello ha una natura associativa. Il fondo di solidarietà Famiglia Lavoro vede la fattiva collaborazione dell’Azione cattolica
e delle Acli comasche e sondriesi;
esse possono definire il secondo
segmento del braccio operativo
del fondo di solidarietà La prima è impegnata in modo particolare per coadiuvare le parrocchie nella loro opera di ricerca
delle soluzioni più adeguate rispetto alle esigenze dei lavoratori che incrociano e nel promuovere reti di solidarietà. Le Acli
hanno messo a disposizione del
fondo di solidarietà, in collaborazione con la Caritas diocesana,
tutta la loro competenza organizzativa e le strutture necessarie
per offrire sostegno e accompagnamento ai disoccupati e cassaintegrati per poter far fronte poi
alle problematiche del lavoro e
usufruire degli ammortizzatori
sociali e intraprendere percorsi
formativi di riqualificazione professionale qualora la propria
mansione lavorativa non abbia
più uno sbocco occupazionale.
don GIUSEPPE CORTI
SOCIETÀ
SPECIALEINCONTRI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009
IL VESCOVO COLETTI E IL FILOSOFO NATOLI
A CONFRONTO SU
ETICA E LEGALITÀ
I
ntenso. Difficile trovare altro
aggettivo per descrivere l’incontro-dibattito che lo scorso 26 giugno ha visto protagonisti il nostro vescovo
monsignor Diego Coletti e il
filosofo Salvatore Natoli. In occasione del 235° anniversario
della fondazione della Guardia di
Finanza, il comando provinciale
di Como delle Fiamme Gialle, insieme alla Camera di Commercio lariana, ha organizzato una
serata dal titolo: Etica e legalità – responsabilità personale
ed etica civile. Trasformato
l’atrio di Palazzo Terragni in un
vero e proprio salotto, i due
relatori hanno offerto una lettura profonda dell’argomento, allargando gli orizzonti del dialogo
da Aristotele a Simone Weil, passando per Stuart Mill e Wittgenstein. «Due i livelli della legalità – ha esordito Coletti –: uno
giuridico, che comprende l’insieme delle regole del vivere civile;
l’altro antropologico, perché
fondamento dell’etica è la verità
dell’umano e le leggi affondano
le proprie radici nella dignità
della persona». Riprendendo alcuni spunti di un dialogo fra l’allora cardinale Joseph Ratzinger
e il pensatore Juergen Habermas, il vescovo ha messo in evidenza come, talvolta, lo Stato viva di leggi che esso stesso non è
in grado di garantire. «Esiste un
Fotoservizio William
rapporto stretto fra legge ed etica: le leggi non devono obbedire a
qualcosa di estraneo, ma a principi fondati sulla ragione. La ragione prende atto di ciò che ha
davanti a sé e lo trasforma in un
mondo valoriale che chiede giustizia». La replica di Natoli ha
preso le mosse da una riflessione sulle parole, il cui abuso rischia di logorarne il significato.
«L’etica – ha osservato – è strettamente connessa alla responsa-
bilità personale, per cui il soggetto si sente interiormente obbligato. La legalità, invece, regola i
rapporti intersoggettivi, ma non
porta all’interiorizzazione della
norma. Il fine dell’etica – ha
aggiunto Natoli – è il movimento verso il bene e presuppone
l’adesione alla legge perché se
ne riconosce la bontà, non solo
perché c’è la paura della sanzione». A partire da una riflessione sul senso del nascere, il fi-
losofo ha sottolineato l’importanza dei “legami”: «il legame è
“ontologico”, tanto che gli uomini esistono in quanto in relazione gli uni con gli altri. Senza il legame nessuno di noi esisterebbe e anche la violenza,
l’illegalità, che vuol dire sostanzialmente svincolarsi dalla legge, porta a infrangere
questi legami umani… La convivenza civile ci chiede relazioni
di fraternità: ogni uomo è una
domanda, una persona che ci appella… se Caino fosse stato davvero custode di suo fratello, non
lo avrebbe ucciso». «Il rarefarsi
della legge – ha ripreso Coletti
– porta con sé il rischio di creare
un’umanità sempre meno
umana. Ripensiamo a cosa scrisse Simone Weil a proposito della
libertà. La libertà autentica
non è la soddisfazione dei propri desideri. Ma rapporto fra
pensiero e azione. La libertà
umana senza finalità produce
mostri». Il giusto senso della libertà è ciò che da contenuto all’etica. «Siamo liberi per onorare con libertà e coscienza la
nostra relazionalità – ha aggiunto il Vescovo –. L’educazione
alla lealtà civile ci chiede la
riscoperta dei rapporti fraterni».
«Le relazioni sono inevitabili –
ha replicato Natoli –: è nel delirio colui che pensa di poter essere da solo e di appartenere solo a
se stesso. Anche il desiderio è
una componente fondamentale
dell’umano, perché ci fa aspirare
alla nostra espansione. Il desiderio, però, ha tempi brevi, porta
a volere tutto e subito, non è strategico, carattere tipico, invece,
della responsabilità. In questo
quadro dove si colloca la legge?
La legge limita la nostra potenzialità, i nostri desideri? Eppure, per assurdo, è imparando a
P A G I N A
11
gestire i nostri limiti che diventiamo più liberi». Scopo
della legge è anche disciplinare
i rapporti fra le persone, perché il nostro schema di comportamento si compone della regolamentazione delle aspettative che ciascuno ha nei confronti dell’altro. «La nostra identità – ha detto in sintesi
Coletti – è data dalla storia delle nostre relazioni. Essere solo
è come essere nessuno, perché ci
si sottrae anche alla rete della
solidarietà: solo quando entro
in relazione vera, so chi sono».
Riprendendo i contenuti della
Gaudium et spes al numero 26, il
Vescovo ha ricordato il ruolo della legge: «orientare i comportamenti delle persone a ordinare la
propria vita non al bene proprio,
ma a quel complesso di condizioni che permettono di sviluppare
la propria umanità in modo integrale e solidale». Dopo una digressione sulle virtù, che sono
sempre relazionali, personali e
sociali, Natoli ha provocatoriamente affermato che «non si può
pervenire al proprio bene se
non si tiene conto del bene altrui. Nel “patto sociale”, è nel
valorizzare l’altro che arrivo a
valorizzare anche me. È un
principio di “economia sociale”:
massimizzare l’utilità di tutti,
distribuendo risorse e creando
opportunità. Bene comune significa mettere ciascuno nella condizione di svilupparsi. Non è
vincente il sistema welfaristico che rende i poveri oggetto
di carità, ma quello che sa creare situazioni di autonomia».
«Fare il bene dell’altro – ha concluso Coletti – comporta il mettersi in ascolto, avvicinandosi
con rispetto al nostro prossimo».
ENRICA LATTANZI
IL PROFESSOR ALBERTO QUADRIO CURZIO È INTERVENUTO A COMO, ALL’INSUBRIA
PROBLEMI E PROSPETTIVE PER L’ECONOMIA ITALIANA ED EUROPEA
I
l fortunale abbattutosi su
Como e provincia proprio a
ridosso dell’orario della conferenza non ha certo favorito
una partecipazione massiccia. Lo scorso 26 giugno, però, il
tiranese professor Alberto
Quadrio Curzio – docente di economia politica, preside della facoltà di Scienze Politiche presso
l’Università Cattolica di Milano,
accademico dei Lincei – non si è
lasciato scoraggiare dall’uditorio
purtroppo ristretto e ha affrontato, con rigore senza tecnicismi
ed esposizione sempre chiara, un
tema importante: L’economia
europea e italiana – problemi
e prospettive. A ospitare l’incontro l’aula magna del Chiostro di
sant’Abbondio dell’Università
dell’Insubria.
Senza tergiversare Quadrio
Curzio ha affrontato subito in
attacco la questione. «L’attuale
dissesto economico mondiale è
nato negli Stati Uniti, sostanzialmente per tre debolezze intrinseche in quel sistema: una scarsa propensione al risparmio
delle famiglie nord-americane; un
settore manifatturiero sempre
meno competitivo (basti pensare alla vicenda Fiat-Chrysler o
alla situazione fallimentare di
General Motors); il venir meno
del dollaro quale moneta di riferimento del mercato globale, con,
in particolare, la concorrenza
dell’euro». Un euro che a noi italiani, qualsiasi cosa ne pensino i
detrattori, ha fatto del gran bene.
Una moneta voluta da tempo.
L’euro fu tratteggiato da Einaudi
fin dal 1944. Aspirando a un’Europa federalista molto vicina alle
idee di Catteneo e Romagnosi, in
alcuni suoi scritti lo statista italiano arrivò a parlare della necessità di una «moneta federale
europea». «L’aver contrastato il
signoraggio del dollaro – ha aggiunto Quadrio Curzio – è un’importante conquista dell’euro.
C’erano troppi dollari sul mercato, tanto che nemmeno la Banca
Centrale americana sapeva bene
quanti ne circolassero. L’euro ha
fatto esplodere le contraddizioni
del dollaro e degli Usa, evitando
che i danni già in corso diventassero ancora più incontrollabili».
Di recente, con espressione pittoresca, il ministro delle finanze
Giulio Tremonti ebbe a dire che
«le banche italiane vanno bene
perché nessuno parla inglese».
Osservazione un po’ iperbolica
confermata, però, dai dati. L’Italia, essendo il Paese europeo finanziariamente meno esposto
nei confronti di Usa e Gran Bretagna – avendo cioè concesso,
molto meno di altri, crediti e prestiti oltreoceano e oltremanica –
ha banche abbastanza solide, il
cui indice di fragilità è fra i più
bassi del vecchio continente. Una
sorpresa. Per tutti. Economisti
compresi. «La finanza creativa di
cui gli Stati Uniti sono stati i fautori – ha ripreso Quadrio Curzio
–, e la facilità con cui i titoli tossici hanno conquistato il mercato, ci dicono che per superare la
crisi non basteranno soltanto
nuove regole, maggiori controlli e più repressione. Occorre intervenire sugli squilibri
strutturali». Aggiungiamo un
aggiornamento in appendice: a
inizio settimana negli Stati Uniti è stata accolta fra gli applausi
la condanna a 150 anni di carcere per il “finanziere creativo”
Bernard Madoff. La sentenza è
arrivata a poco più di sei mesi
dalla sua autodenuncia e dall’arresto. I crac finanziari di casa
nostra sono arenati da anni nei
tribunali…
Vero tallone d’Achille dell’Italia
è il debito pubblico, fra i peggiori
dell’Unione Europea. Siamo partiti dal 105,7% di debito rispetto
al Prodotto Interno Lordo; a metà
anno siamo attorno al 109% e
concluderemo il 2009 con un debito che viaggerà fra il 114 e il
115%. «La fortuna dell’Italia – ha
ripreso il professore – sono le famiglie, la loro concretezza e il
loro basso indebitamento. Preferire la casa alle speculazioni finanziarie ci ha difesi, e non poco.
Scelte che un tempo ci facevano
descrivere come un sistema primitivo, arretrato, agro-pastorale, ora ci valgono la palma della
razionalità economica, dove si
fondono saggezza e prudenza. Lo
stesso “The Economist”, settimanale londinese di approfondimento politico-finanziario, mai
tenero nei nostri confronti, ci sta
seriamente rivalutando». A offrirci un’ancora di salvezza potrebbe essere la cosiddetta “economia reale”, quella fatta di produzione manifatturiera, che gli
Usa hanno abbandonato da tempo, concentrandosi su tecnologie
e finanza, lasciando campo libero a Cina e India e creando un
pericoloso duopolio. Eppure agricoltura e manifatturiero sono
settori cruciali, perché, nonostante crisi e contrazioni, non arriveranno mai a tracolli verticali, visto che riguardano la sussistenza stessa dell’uomo: in sintesi, al
telefonino si può anche rinunciare, a mangiare no. «Il sistema Italia – è la lettura in positivo di
Quadrio Curzio – ha le carte in
regola per il rilancio, perché ha
un’impostazione economica equilibrata: agricoltura, manifatturiero e servizi, specie il turismo.
La rete delle banche locali e la
piccola-media impresa sono ec-
cellenze che garantiscono il controllo sugli investimenti e la conservazione dell’economia reale».
I problemi, però, ci sono. «Causati – aggiunge l’accademico – non
solo dal debito pubblico, ma
anche dal deficit infrastrutturale, dal divario nord-sud del
Paese, dai 160miliardi di indebitamento, ma la stima è in difetto, provocati da evasione fiscale e corruzione». Cui si aggiunge la concorrenza sleale che
viene da Oriente. «Le leggi WTO
sul commercio mondiale – spiega ancora Quadrio Curzio – vietano i dazi. La Cina, che del WTO
fa parte, è protezionista al contrario. Invade i mercati con merce contraffatta o a basso costo e
poi impone dazi severissimi sulle materie prime. Sulla bauxite
possono raggiungere il 70%.
L’Unione Europea – non i singoli
Stati – dovrebbe fare la voce grossa, altrimenti vince chi è più spregiudicato. Altro settore che dovrebbe vedere l’Europa davvero
unita è la finanza, magari con
l’emissione dei famosi eurobond,
che mettono d’accordo tutti,
Tremonti e Prodi, il nostro Napolitano e il tedesco Koeler. Mille
miliardi di prestito pubblico europeo che potrebbero finanziare
grandi opere e che in tanti
bramano di acquistare, cinesi in
primis, stanchi di comperare i
bond di Stato americani, ormai
privi di valore».
Analizzati gli scenari e prospettate le soluzioni resta una riflessione antropologica. «Affinché ci
siano vero sviluppo e ripresa duratura – è stata la conclusione di
Quadrio Curzio – occorre mettere al centro la persona e il suo
ruolo nella comunità. Perché
dovrebbe essere importante realizzare non la cosa più conveniente, ma ciò che garantisce il decoro dei comportamenti e l’etica civile».
ENRICA LATTANZI
P A G I N A
12
CHIESA
CHIESAIT
ALIA
CHIESAITALIA
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009
O
spitato dalla diocesi
di Bari Bitonto, si è
svolto dal 22 al 25
giugno l’annuale
convegno del Centro
Orientamento Pastorale (COP)
che ha sviluppato il tema: Comunità Cristiana ed Educazione. Introdotto dalla prolusione
di mons. Gaetano Bonicelli, presidente emerito dello stesso
centro sul tema: Pastorale come
educazione, i convegnisti provenienti dalle diverse diocesi italiane dalle Alpi alla Sicilia, hanno potuto ascoltare una interessante relazione del sociologo
Luca Diotallevi che ha sottolineato come l’emergenza educativa interpelli la comunità
cristiana. Il relatore ha presentato l’educare il fine dell’educazione ieri e oggi e l’autorità
educativa.
E’ seguita una esposizione del
tema: “Educare nella prospettiva mistagogica della pastorale”, sviluppata da mons. Vito
Angiuli, pro-vicario dell’arcidiocesi di Bari Bitonto.
Sono seguiti quattro laboratori nei quali si è riflettuto sulle relazioni.
La mattinata di mercoledì 24
giugno è stata dedicata ad una
tavola rotonda durante la quale don Guido Benzi, direttore
dell’Ufficio catechistico Nazionale, don Domenico Falco, direttore dell’Ufficio nazionale liturgico, don Francesco Savino, parroco del santuario Santi Medici di Bitonto e Marco Toti, delegato regionale della Caritas, si
sono soffermati su: Annnuncio,
celebrazione, testimonianza:
unità necessaria per educare
alla vita cristiana.
Giovedì 25 mons. Giancarlo
Bregantini, arcivescovo di
Campobasso ha regalato ai partecipanti una splendida meditazione-relazione intessuta di
Bibbia, Vangelo e testimonianze personali, accolta da una prolungata ovazione dai partecipanti. Tema: Chiesa locale in
missione educativa nel territorio.
Mons. Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina e presidente del COP ha concluso la Settimana di aggiornamento con
una sintesi dei lavori indicando alcune prospettive pastorali
insieme alla tradizionale Lettera di una famiglia alla parrocchia. A tutte le relazioni è se-
guito un intenso dibattito in
aula.
I convegnisti hanno potuto
godere della squisita ospitalità
della diocesi di Bari, del Comune di Bitonto e della parrocchia
dei Santi medici Cosma e
Damiano di Bitonto.
Le visite alla Basilica di S.
Nicola, alle Cattedrali di Bari
e di Bitonto, le curate liturgie,
un concerto meditazione su S.
Paolo testimone dell’amore ed
anche l’offerta ai convegnisti di
due... generosi buffet hanno
reso particolarmente piacevole
il soggiorno dei partecipanti in
terra di Puglia.
Informiamo che per la prossima settimana di aggiornamento pastorale, che si terrà
dal 21 al 24 giugno 2010, il COP
ha scelto la nostra città di
COMO.
Il tema sarà: “Le nuove forme di Comunità cristiane (unità pastorali e simili) richiederanno un cambiamento della figura dei presbiteri e degli operatori pastorali”.
Mi sembra un tema molto interessante ed attuale anche per
la nostra chiesa diocesana.
don PIERCARLO CONTINI
LETTERA DELLA FAMIGLIA ALLA PARROCCHIA
Cara parrocchia, siamo una famiglia del tutto normale, abbiamo tre figli, in casa anche i nonni e una zia,
che ci aiutano qualche volta a litigare, spesso a costruire relazioni di maggior tolleranza e comprensione.
Oggi sentiamo un po’ di stanchezza soprattutto nella educazione dei figli. Non ci ascoltano, vengono solo
a chiedere coccole e mance, a strappare permessi o a nascondere malefatte. Noi siamo credenti, ma i
nostri figli se ne vanno a uno a uno dalla chiesa; l’ultimo ha appena fatto la Cresima ed è già in fuga. L’ha
preparata bene arrotolando lenzuola e segando sbarre da almeno tre anni. Noi ce ne accorgevamo, ma
non abbiamo potuto fare niente. Ci sembra tutto ineluttabile. Ci sentiamo soli nel contestare le idee
strane che ci portano in casa, quando non dobbiamo tendere l’orecchio al loro cellulare, in attività perenne, per carpire le loro idee, i loro sogni sballati, almeno così sembra a noi. In questi tempi siamo ancora
più nervosi perché i soldi non bastano più e viviamo nella paura che a qualcuno venga a mancare il posto
di lavoro.
Ma tu che fai? Che cosa hai fatto a questi nostri figli da lanciarli così lontano. Come mai non gli è rimasto
in testa niente di tutti gli anni di catechismo che avete fatto? Certo ci preoccupa la loro fede, ma oggi ci
assilla la tenuta morale, sociale, umana delle loro vite. Abbiamo perso la voglia di battagliare, di offrire
visioni di vita diverse, di ascoltarli fino in fondo, forse. Vediamo che hanno ancora più bisogno di noi
perché hanno mille decisioni da prendere e sono soli nonostante le nostre prediche o forse perché sono
solo prediche. Ci serve una comunità in cui poter incontrare la forza di quel Dio in cui crediamo, ed essere
aiutati a tornare all’incandescenza del nostro amore Veniamo a messa, ma ci sembra di non essere in
grado di capire quel che ci proponete. Avete un modo per ricucire nelle nostre coscienze vita e fede, verità
e storia, vangelo e cultura, celebrazioni e gusto della vita?
Sappiamo che la nostra fede è troppo povera, rimasta al catechismo che abbiamo imparato a mozziconi
durante gli anni ruggenti delle battaglie politiche. Abbiamo perso autorevolezza. Ce l’hanno tolta senza
accorgerci, come l’hanno tolta alla famiglia, alla scuola, alla chiesa. Abbiamo bisogno di tornare a imparare, ci vergogniamo di dirlo, ma ci sembra la cosa più vera. Non è un ritorno a una giovinezza che sfuma,
ma una voglia di nascere di nuovo, per essere per noi stessi e per i nostri figli un segno della bontà di Dio
e della sua decisione di prenderci in carico sempre e in ogni loculo in cui ci possiamo essere cacciati.
Ci aspettiamo di essere aiutati a diventare educatori autorevoli, pazienti e pieni di speranza.
La famiglia che hai benedetto velocemente a Pasqua quest’anno
MESSAGGI E INIZIATIVE DELLE CHIESE LOCALI
ANNO SACERDOTALE: IL RESPIRO DELL’ANIMA
«
L
a nostra è una missione indispensabile
per la Chiesa e per il
mondo, che domanda
fedeltà piena a Cristo ed incessante unione con
Lui” e “per essere ministri al
servizio del Vangelo, è certamente utile lo studio con una
accurata e permanente formazione pastorale ma è ancor più
necessaria quella «scienza dell’amore» che si apprende solo
nel «cuore a cuore» con Cristo”.
Con queste parole Benedetto
XVI si è rivolto ai sacerdoti
durante la celebrazione dei secondi vespri della Solennità del
Sacratissimo Cuore di Gesù, in
occasione dell’apertura del’Anno Sacerdotale (venerdì 19 giugno). Il Papa ha invitato a “favorire la tensione dei sacerdoti
verso la perfezione spirituale,
dalla quale soprattutto dipende l’efficacia del loro ministero”.
Un invito raccolto dai vescovi
nelle comunicazioni indirizzate alle loro diocesi, per approfondire e vivere insieme questo
“tempo di grazia”. Proponiamo
una prima rassegna di messag-
gi e iniziative.
Benevolenza reciproca.
“Un momento significativo”,
un’occasione di “ringraziamento al Signore, Pastore grande
delle anime”, di “invocazione
per la nostra santificazione nel
sacerdozio”, di “fraternità” e “di
preghiera per le nostre comunità e per il dono di numerose
vocazioni”. È l’invito di mons.
Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della
Cei, rivolto ai sacerdoti genovesi per la celebrazione diocesana
dell’Anno Sacerdotale. “Spero
che tutti coloro che potranno
vogliano partecipare a questo
semplice ma intenso momento
di grazia” perché, ha sottolineato l’arcivescovo, “tutti abbiamo
bisogno di incontrarci nel segno
della benevolenza reciproca per
coltivare la fraternità sacerdotale e per rinnovare la gioia
della nostra vocazione e missione”.
All’altezza della vocazione. “Siamo tutti convinti, sacerdoti e fedeli, che la condizione
perché il ministero sacerdotale
sia efficace è la santità dei sa-
cerdoti, cioè la loro dedizione
appassionata e generosa al Signore Gesù”. Lo ha ricordato
mons. Dante Lafranconi, vescovo di Cremona, rivolgendosi
alla propria diocesi nella certezza che “la convinzione teorica
deve però animare la vita pratica in tutte le sue scelte e nei
suoi orientamenti fondamentali”. Per mons. Lafranconi, l’Anno Sacerdotale “non riguarda
soltanto i sacerdoti, interessa
tutta la Chiesa, perché è interesse di tutti che i sacerdoti vivano all’altezza della loro vocazione”. Per questo motivo è importante “sensibilizzare a questa causa tutti il popolo santo
di Dio” ed esortare “anche i laici e i membri degli Istituti di
vita consacrata, soprattutto i
malati, a offrire la loro preghiera e le loro sofferenze per la
santità dei sacerdoti”. Il vescovo ha ribadito che “l’urgenza
prima non è quella di aver più
sacerdoti, ma di avere sacerdoti santi, pienamente innamorati del Signore e totalmente votati alla sua causa”.
Un cuore radicato nel-
l’amore di Dio. Un pellegrinaggio alla tomba del Santo
Curato d’Ars per riflettere sulla figura e sul ministero del prete. È quello organizzato dalla
diocesi di Città di Castello (dal
2 al 5 giugno), in occasione dell’Anno Sacerdotale. Sotto la
guida del vescovo Domenico
Cancian, quindici preti e tre
diaconi permanenti si sono recati in pellegrinaggio in Francia per visitare i luoghi di alcune grandi figure di santi vissuti tra il XVII e XIX secolo. Benché assalito da molte prove e
difficoltà, spiega la diocesi in
una nota, san Giovanni Maria
Vianney “conserva sempre il
proprio cuore radicato solo nell’amore di Dio e dei suoi fratelli”, “la sua unica preoccupazione è la salvezza delle anime” e
“i suoi insegnamenti e le sue
omelie parlano soprattutto della bontà e della misericordia di
Dio”.
Ministero generoso e disinteressato. “Questa ricerca
di intimità con Dio è, per la
complessità e la frenesia della
vita odierna, necessaria come il
respiro dell’anima; essa ispira
e sostiene la bellezza di una
radicale offerta di noi stessi
come della carità pastorale”.
Questo l’impegno che mons.
Elio Tinti, vescovo di Carpi, ha
affidato alla propria comunità
diocesana per celebrare l’Anno
Sacerdotale. Ai consacrati a Cristo, il vescovo ricorda “la bellezza e la gioia del nostro essere
preti, della nostra pienezza di
vita, della nostra radicalità, che
costa fatica, ma che premia e
realizza”. Per i fedeli, la richiesta di “pregare spesso per i propri sacerdoti” perché “alcune volte ci soffermiamo su eventuali
loro limiti e difetti” mentre sarebbe “doveroso accompagnare il
loro ministero generoso e disinteressato con una fervida preghiera”. Una richiesta particolare, infine, è quella rivolta alle famiglie affinché “promuovano
nella propria casa momenti di
preghiera e un clima di autentico stile di vita cristiana che favorisca anche il sorgere di una
vocazione sacerdotale o alla vita
consacrata”.
a cura di RICCARDO BENOTTI
P A G I N A
14
Como
CRONACA DI
E
P R O V I N C I A
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2008
QUASI RADDOPPIATE LE RICHIESTE DI TRASPORTO
Anteas: «La crisi
passa anche
da noi»
Q
uasi il 50% di
persone trasportate in
più rispetto
allo scorso an-
no.
Passa anche dai numeri del servizio di trasporto attivato, ormai da diversi anni, dall’associazione Anteas di Como, il
senso della crisi che ha
colpito anche il Comasco.
1018 servizi di trasporto effettuati a Como, da
gennaio a giugno 2009,
contro i 684 corrispondenti al medesimo periodo
dello scorso anno.
In crescita anche Cantù, con un +15% rispetto
ai primi sei mesi del 2008.
«Crescono le domande,
anche e in special modo
per il periodo estivo - ci
spiega Mario Annoni - e
cresce la tipologia dell’utenza. Non più soltanto
popolazione anziana, ma
anche molti giovani. Chi,
in passato, per una ragione o per l’altra, era disposto a sborsare qualche euro per un servizio di trasporto sociale, si trova oggi a fare i conti con il portafoglio e ad accorgersi
che non ce la fa più».
«Il nostro centralino continua Annoni -, unitamente al numero verde
che abbiamo attivato da
tempo (800-737654) sta
diventando un preciso
termometro dell’attuale
situazione di difficoltà che
la popolazione comasca
sta vivendo. Nata con una
specifica e particolare
predilezione per la popolazione anziana la nostra
associazione si trova,
oggi, a misurarsi con le
casistiche più diverse. Situazioni che, non di rado,
provvediamo a segnalare
al Comune di Como perché si adoperi per attivare i necessari canali di assistenza».
Il servizio di trasporto
fornito da Anteas, total-
1018 servizi effettuati nei primi
sei mesi di quest’anno contro i 684
del 2008. Variegata la tipologia
dell’utenza. È la conferma di una fatica
ad arrivare a fine mese che accomuna
le categorie e le generazioni
più diverse
pagina a cura di MARCO GATTI
[email protected]
mente gratuito, è ben radicato sul territorio, con
buone prospettive di crescita: due mezzi attivi su
Como e circondario, uno
su Cantù, uno su Erba e
uno su Dongo. Quattordici autisti.
E l’obiettivo di attivare
un altro mezzo nell’Olgiatese (entro fine 2010, se
dovesse arrivare un contributo dalla Fondazione
Comasca) e un altro a Lomazzo (con data da definirsi). Scoperto, per il momento, invece, il centro
lago, con particolare riferimento alla zona di Menaggio.
Del servizio usufruisce
chi, in genere, necessita di
trasporto in ospedale per
delle cure mediche, per
dialisi o fisioterapia, ed è
impossibilitato dall’avvalersi delle rete parentale.
«In questi anni ci siamo
rafforzati - continua Annoni - cercando di consolidare il nostro parco mezzi, nonostante i costi davvero importanti che la
loro gestione comporta.
Eppure non siamo ancora in grado di soddisfare
a pieno la domanda. Oggi
circa il 9,5% delle persone che ci inoltra richiesta
di trasporto ottiene, purtroppo, risposta negativa.
E si tratta di soggetti in
reale stato di bisogno. Da
un paio d’anni a questa
parte ci preoccupiamo, infatti, di selezionare con
cura la domanda, per evitare il rischio che qualcuno approfitti della gratuità del servizio che eroghiamo. Servizio che stia-
mo cercando di estendere,
dal semplice trasporto ad
una forma di vera e propria assistenza alla persona, in particolar modo
a giovani portatori di
handicap. Ma per effettuare questo salto occorrerà consolidare la rete
dei nostri volontari e,
eventualmente, adeguare
i mezzi di cui disponiamo.
Non sono poche, infatti, le
persone in carrozzina, o
non autosufficienti, che
non siamo in grado di servire».
La frontiera del segretariato sociale, dunque di
un’assistenza più diretta
alla persona, è, del resto,
una delle prerogative
principali di Anteas. Acronimo che, non a caso, ne
svela le sue ampie finalità: Associazione nazionale terza età attiva per la
solidarietà.
«Da qualche tempo prosegue Annoni - abbiamo aperto a Dongo e a
Erba due sedi che ci permettono di consolidare la
nostra presenza sul territorio, riuscendo in questo
modo ad assicurare maggiore vicinanza alla popolazione e, per quanto possibile, risposta ai loro bisogni. Più nello specifico,
a Dongo, oltre al servizio
di trasporto da poco attivato, siamo anche in grado di garantire piccoli interventi domestici (lavori
di sistemazione elettrica,
idraulica etc.) nelle case
di persone anziane sole.
Prestazioni gratuite rese
possibili grazie alla disponibilità di alcuni nostri
volontari».
Rientra sempre nella
logica della risposta al bisogno la decisione di Anteas di riattivare, con ogni
probabilità da settembre,
la serie di incontri settimanali dedicati a temi di
attualità come la sicurezza stradale.
«La popolazione anziana - ci spiega Alfredo
Puglia, segretario generale Fnp Cisl Como, di cui
Anteas è una delle espressioni - va accompagnata
e sostenuta, in special
modo in questo periodo di
particolare fatica per tutti. Uno degli impegni del
sindacato è quello di
stringere accordi con le
amministrazioni locali
affinché l’attenzione e
l’impegno sociale sul territorio non cali. Particolare rilievo va posto all’accordo stipulato qualche
mese fa con il Comune di
Como che si fonda sull’impegno di attivare un servizio di rete tra le diverse
realtà territoriali che operano in campo sociale. Un
percorso che dovrebbe
portarci ad essere in grado di rispondere in maniera sempre più tempestiva ed efficace alle situazioni di criticità. Nel
frattempo all’ente pubblico chiediamo un effettivo
riconoscimento dei costi
di cui il privato sociale si
fa carico, predisponendo
adeguate forme di sostegno economico».
Non
autosufficienza.
Un altro colpo
basso
Una disposizione della Regione Lombardia, datata 7 maggio 2009, precisa e riduce il numero di ausili e presidi che devono essere forniti alla RSA.
Un vero e proprio pugno in faccia all’utenza delle
case di riposo comasche e non. “L’Asl della provincia di Como - recita la nota dell’Azienda sanitaria
locale di Como inviata ai direttori delle RSA, a firma del direttore generale Roberto Antinozzi, riprendendo la nuova normativa regionale - a partire dal
1° luglio 2009, non erogherà più i materiali sanitari di consumo (metalline, sondini per bronco aspirazione, collarini, fascette, reggi cannule, prodotti
nutrizionali, etc.) utilizzati da pazienti ospiti delle
RSA e peraltro non più previsti dalla sopracitata
D.G.R”…
«Si tratta di una decisione molto grave - il commento di Alfredo Puglia, segretario generale Fnp
Cisl Como - che graverà sulle RSA e, ovviamente,
di rimando sulle rette. Dunque a pagare saranno,
ancora una vota, gli ospiti. Questo episodio conferma ancora di più la necessità di un Fondo per la
non autosufficienza in grado di dare respiro alle
migliaia di famiglie soffocate da questo problema.
C’eravamo anche noi, 150 comaschi, lo scorso 11
giugno a Roma, a manifestare, in 60mila, a favore
della definitiva nascita di questo Fondo e per rivendicare la salvaguardia del potere d’acquisto
delle pensioni. Episodi come la recente direttiva
regionale ci confermano l’importanza di non abbassare la guardia su temi caldi cari a tutti noi».
UNA FOTOGRAFIA DELLA REALÀ DELL’ALTO LAGO
È stato un appuntamento importante quello vissuto dall’associazione Anteas e da tutta la Cisl gli scorsi sabato 27 e domenica 28 giugno a Dongo. Non soltanto un
momento di festa, per stare insieme, ma soprattutto un’occasione per riflettere sul presente e progettare il futuro in un contesto territoriale segnato dalla grave
crisi che ha investito il sistema produttivo, in particolar modo con il fallimento di Afl.
La festa è iniziata sabato 27 con la presentazione del volume “Radici di Ferro”, dedicato alla storia delle Ferriere e con la tavola rotonda dal titolo: “Quale futuro
socio economico per l’Alto Lago”, alla quale hanno preso parte la Provincia di Como, la Camera di Commercio, la Comunità Montana Lario Occidentale e le
associazioni imprenditoriali. «L’idea che abbiamo maturato - spiega Fausto Tagliabue, segretario generale della Cisl di Como - è di approfittare dell’evento per
promuovere in quel contesto una sorta di patto di sviluppo per il rilancio economico del territorio. Tutto ciò riferendoci ad un modello già sperimentato, un accordo
sottoscritto in Val Seriana, in provincia di Bergamo, che sta dando buoni frutti».
La festa, proseguita domenica 28, presso il palazzetto dello sport di Dongo, ha rappresentato anche l’occasione per presentare pubblicamente la sezione territoriale
dell’Alto Lago di Anteas e per presentare una fotografia della popolazione anziana residente sul territorio.
Nei 18 comuni costituenti il Piano di Zona dell’Alto Lago gli anziani residenti superiori a 60 anni erano, nel 2008, 5042. Secondo alcune stime risulta che il 70%
delle pensioni in essere in quest’area siano inferiori ai 1000 euro. Sul fronte dell’assistenza da segnalare la presenza, oltre all’ospedale di Gravedona, anche di tre
case di riposo, che offrono un totale di 151 letti accreditati, con un costo minimo della retta che varia da 42 a 65 euro giornaliere e con una lista d’attesa di 62
persone.
CRONACA
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Como
15
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009
QUALCHE POSSIBILITÀ DA UNA NORMATIVA REGIONALE
Riconoscimento
“storico” per
i mercati di Como?
Il Comune di Como
ha inoltrato
apposita domanda
alla Regione
Lombardia che,
in seguito ad una
specifica legge,
ha fissato requisiti
e modalità
per conseguire
una assegnazione
che consentirebbe
di ottenere
cospicui
finanziamenti
per la loro
conservazione
di LUIGI CLERICI
P
rendendo spunto
dal ritornello di
una canzoncina,
ovvero “se tutto
va come deve andare”, i due mercati della
città di Como potrebbero
presto fregiarsi del riconoscimento di storicità. Il
Comune di Como ha infatti inoltrato apposita
domanda alla Regione
Lombardia che, in seguito ad una legge, ha fissato requisiti e modalità per
ottenere tale riconoscimento che consentirebbe
di raggiungere cospicui
finanziamenti per la loro
conservazione. Secondo il
testo legislativo regionale sarebbero “mercati a
valenza storica” quelli comunali nei quali l’attività sia svolta da almeno 50
anni. I mercati che abbiano un’origine attestata e
documentabile risalente
ad almeno 100 anni possono invece ottenere il riconoscimento quali “mercati a valenza storica di
tradizione”. E tutti e due
i mercati che animano
Como nelle immediate vicinanze dell’antico castrum romano, ovvero la
città murata, ogni settimana durante tutto l’anno, ovvero il mercato Annonario, nello storico edifico di via Sirtori/via Mentana), ed il mercato delle
Mercerie, lungo viale Cesare Battisti e viale Cattaneo, vantano questi requisiti. Vediamo di ripercorrerne un po’ la loro interessante storia.
Senz’ombra di dubbio i
due attuali mercati cittadini costituiscono la continuazione, ininterrotta
nel tempo, di un mercato
che si teneva all’aperto in
piazza Guido Grimoldi,
tra il duomo e il palazzo
vescovile, nei giorni di
martedì, giovedì e sabato.
La presenza del mercato
di frutta e verdura in tale
piazza è probabilmente
assai remota visto che
tale spazio, nel catasto
teresiano del XVIII secolo, era denominato “Verzaro detto alle piode”, ed
è comunque attestata la
sua presenza da documenti in possesso del Comune risalenti al 1888. Il
15 novembre 1905, infatti, l’Ufficiale di Sorveglianza indirizza al sindaco un rapporto nel quale
precisa come sono regolati gli orari e le modalità
di svolgimento del mercato della frutta e verdura
in piazza Grimoldi, in base alla circolare municipale 13 giugno 1888, e
propone di protrarne l’orario di chiusura a vantaggio dei consumatori e
per calmierare i prezzi. Il
20 novembre 1905 il sindaco risponde all’Ufficio
municipale di Sorveglianza Urbana, puntualiz-
zando in quali termini la
Giunta Municipale ha
deciso di accogliere le conclusioni contenute nel
rapporto. Riferisce inoltre
che la Giunta ha deliberato che in via sperimentale, ai commercianti che
ne facciano richiesta, sia
concesso di esporre le
merci anche in piazza di
Porta Vittoria.
Da una delibera della
Giunta Municipale del 27
agosto 1915 si ha conferma che in quell’anno il
mercato di frutta e verdura si svolgeva ancora in
piazza Grimoldi, mentre
un avviso pubblico del 21
settembre 1916 ci dà modo di sapere che nel mercato non venivano trattate più soltanto la frutta e
la verdura, ma anche uova, burro, latticini e altri
generi alimentari d’uso
comune. Purtroppo la documentazione agli atti
non consente di avere certezza circa il fatto che,
parallelamente al mercato alimentare in piazza
Grimoldi, già si svolgesse
nei pressi anche un mercato di altre merci, anche
se ciò appare molto probabile. Infatti, una deliberazione podestarile del
1927 circa la “sistemazione del mercato di piazza
Castello”, precisa che esso
è frequentato sia da “merciaioli” che da venditori di
generi alimentari.
Il mercato Annonario - Già dal 1888 è dunque documentata la presenza in città murata di
un mercato di frutta e
verdura al minuto (in
piazza Guido Grimoldi) e
all’ingrosso (nella limitrofa piazza Roma). Intorno
al 1927 il mercato della
frutta e verdura si amplia
in piazza del Castello
(oggi piazza Verdi/piazza
del Popolo), dove si tiene
anche il “mercato dei merciaioli”. Nel 1930 si rende opportuno trasferire il
mercato nelle vie a sud di
piazza Castello. Lo apprendiamo da una relazione del Capo del III Reparto il quale propone di
collocare i venditori di
frutta, verdura e generi
alimentari, che formano il
gruppo meno numeroso,
sul terrapieno di via N.
Sauro; i contadini senza
banco di vendita lungo la
stessa via, a ridosso della
linea ferroviaria; i commercianti di mercerie, che
allineati presentano un
fronte di almeno 400 metri, in quadruplice fila
lungo viale Cesare Battisti. A seguito della richiesta formulata nel giugno
del 1933 da parte della
Federazione Provinciale
Fascista del Commercio
all’Ufficio comunale di
Sorveglianza, di poter disporre dell’elenco nominativo dei commercianti
che frequentano il mercato, si apprende che in via
Nazario Sauro posteggiavano 51 operatori, di cui
29 trattavano frutta e
verdura, 15 formaggi e
latticini, 4 fiori e 3 saponi; in viale Cesare Battisti posteggiavano 111 operatori, di cui ben 62
trattavano mercerie, 17
tessuti, scampoli o ricami,
10 confezioni, altri 10 calzature, 9 articoli casalinghi o ferramenta, 2 profumerie e pettini ed uno dolciumi; infine 10 erano i
grossisti di prodotti ortofrutticoli rimasti a fare
mercato in piazza Roma.
Nel frattempo, era il
1932, il Comune aveva
bandito un concorso per
realizzare, in un’area
compresa tra via Sirtori
e la parallela nuova via
Mentana un edificio destinato a mercato generale annonario. La collocazione dell’edificio rispondeva alle previsioni del
Piano Regolatore Generale del 1919, che dislocava
lungo il perimetro esterno della città murata le
nuove funzioni pubbliche.
Il concorso, a cui parteciparono anche l’architetto
Giuseppe Terragni e l’ing.
Gianni Mantero, venne
vinto dall’architetto Mario Levacher, il cui progetto prevedeva due corpi di
fabbrica separati, entrambi in stile razionalista, sviluppati su due livelli: il piano rialzato destinato ai punti di vendita ed il piano seminterrato attrezzato a magazzini. L’edificio più ampio
era, ed è tuttora, destinato al commercio al dettaglio; l’altro al mercato
ortofrutticolo all’ingrosso
dove vi si trasferirono i
grossisti di frutta e verdura che, in precedenza, tenevano un proprio mercato all’aperto in piazza Roma, in prossimità del lago. Nell’anno che negli annali viene ricordato per il
primo titolo mondiale di
calcio dell’Italia, ovvero il
1934, il progetto di Levacher era già stato portato
a compimento, tant’è che
il 22 giugno il podestà Negretti deliberava l’adozione del “Regolamento per
il Mercato Generale Annonario”, tuttora parzialmente in vigore. Questo
prevedeva che nell’edificio principale si tenesse
sia il mercato dei produttori, sia il mercato al minuto di frutta e verdura
con annessi spacci di generi alimentari. Veniva
inoltre disposto che gli
spazi del nuovo mercato
fossero assegnati in via
prioritaria ai rivenditori
e produttori diretti di
frutta e verdura e ai rivenditori di scatolame e
latticini con posteggio nel
mercato all’aperto che si
sviluppava lungo la via
Nazario Sauro e sul contiguo piazzale a ridosso
delle mura medievali.
Oggi il mercato Annonario conserva pressoché
intatta la distribuzione
funzionale che gli venne
assegnata nel 1934 e si
tiene il martedì, giovedì e
sabato, così come già avveniva ancor prima del
suo trasferimento nella
sede di via Mentana/via
Sirtori.
Il mercato Mercerie
- Negli ampi viali alberati pedonali a ridosso del
tratto sud delle mura medievali che delimitano il
nucleo più antico della città si tiene, il martedì e
giovedì al mattino ed il
sabato per l’intera giornata, il mercato delle Mercerie. Tale mercato interessa le aree di circolazione di viale C. Battisti, viale L. Spallino, piazza Vittoria, viale C. Cattaneo e
viale Varese. In precedenza bisogna risalire al
1927 quando in piazza
Castello (oggi piazza Verdi/piazza del Popolo) era
attivo il “mercato dei
merciaioli”. Dal 1930 tale
mercato è collocato in
viale C. Battisti, a ridosso
del tratto meridionale
delle mura medievali
stesse, verso la torre di
San Vitale. Nel 1935 un
provvedimento podestarile delimita puntualmente le aree destinate al
mercato delle Mercerie,
che nel quinquennio precedente s’è andato espandendo verso ovest, oltre la
Porta Torre (o Torre di
Porta Vittoria). Il mercato delle Mercerie ebbe un
proprio regolamento solo
nel dopoguerra e trattandosi di un mercato che si
svolge all’aperto, senza
strutture fisse, non ha
ovviamente conservato i
caratteri che esso aveva
in anni remoti, se non per
il fatto che anche oggi la
quasi totalità dei punti di
vendita è costituita non
dai moderni autocarri attrezzati, bensì dai tradizionali banchi espositivi,
appoggiati a terra e coperti da tende solari. Inalterato invece, almeno da 78
anni a questa parte, è
l’ambito di elevato pregio
storico, architettonico e
paesaggistico che lo ospita.
In precedenza a Como
avevano sede altri mercati. Il mercato della polleria, in piena città murata
(via Borromino), che
scomparve con ogni probabilità quando, nei primi anni ’30 il quartiere
medievale della “Curtesela” venne demolito per
fare posto a moderni edifici pubblici o residenziali, ed il mercato del bestiame settimanale, istituito
a partire dal dicembre
1923 nel piazzale antistante il macello comunale che si trovava all’estremità sud di via Mentana,
non più esistente da diversi decenni.
CRONACA
P A G I N A
16
Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009
LA DENUNCIA DELLA POLIZIA PENITENZIARIA
Bassone: ora
non se ne può
davvero più
stata una festa
del Corpo condita a sale e pepe
la celebrazione
per la ricorrenza
del Corpo di Polizia Penitenziaria tenutasi lo
scorso 25 giugno. L’appuntamento ha rappresentato l’occasione perché
i sindacati maggiormente rappresentativi dell’istituto comasco, Cgil,
Cisl-Fns, Uil penitenziario, Sappe, confermassero la grave crisi in cui versa il sistema penitenziario lombardo e comasco,
con la Casa Circondariale del Bassone al limite
del collasso.
A lanciare ancora una
volta l’allarme sulla grave situazione di criticità
che interessa l’istituto è
stato Massimo Corti, il
segretario generale provinciale Cisl-Fns Massimo Corti. Denuncia rinnovata anche il 30 giugno,
con una delegazione comasca presente alla manifestazione sindacale
interregionale svoltasi
presso la Casa Circondariale San Vittore di Milano
«Il sovraffollamento del
Bassone - spiega Corti oltre a creare gravi difficoltà nella gestione dei
detenuti, genera una condizione di assoluta invivibilità sotto l’aspetto
igienico e della salubrità
dei luoghi di custodia».
Ci dia qualche numero
«All’inizio di quest’anno
nell’Istituto erano presenti circa 541 persone,
oggi il trend è in continuo
aumento e i ristretti in
carcere sono 564, su una
capienza regolamentare
di 421 prevista dalla
È
La struttura è ormai satura da tempo
e l’effetto indulto è soltanto un lontano
ricordo. 564 gli attuali detenuti e si è
ormai prossimi al limite di tollerabilità
di 581. E tra il personale mancano
un’ottantina di addetti.
Cgil, Cisl e Uil promettono battaglia
Foto William
struttura. E siamo a un
passo dalla capienza tollerabile, oltre la quale non
si potrà andare, di 581 detenuti. Questo significa
che in una sezione detentiva è abitudine ormai che
vi siano anche 97 detenuti, allocati in celle di pochi metri quadri (8/10 mq,
compreso i servizi), il tutto per 4 o 6 detenuti cadauna. Questo basso livello di vivibilità e di pregiudizio rispetto alla sicurezza istituzionale, è posto in capo a un solo agente il quale deve controlla-
re da solo tutti i soggetti
ristretti nella sezione, rischiando la propria incolumità fisica. In proposito, questo controllo serve
a ben poco e rischia di
spostare solo la responsabilità di possibili eventi
critici sul malcapitato
operatore di turno».
Come vivete, voi operatori, questa situazione?
«Il personale di Polizia
Penitenziaria attualmente in forza al Bassone è
dato da 255 soggetti, 31
dei quali distaccati pres-
CHIESA DI S. CECILIA
so altre strutture. I presenti ad Albate sono dunque 224, a fronte del numero previsto di 308.
Conti alla mano mancano 84 unità. Carenza che
si sente, eccome! L’amara
realtà dimostra che l’Amministrazione non ha alcun rispetto delle donne
e degli uomini in uniforme che subiscono, a causa della carenza degli organici, turni massacranti, cambi turni, continui
richiami in servizio, assenza di una congrua programmazione dei turni di
servizio, congedi, ecc. Insomma il personale vive
una sorta di regime di semilibertà, con una organizzazione affidata all’improvvisazione. Noi non
possiamo e non vogliamo
accettare queste condizioni, non abbiamo commesso nessun reato e non dobbiamo scontare nessuna
pena. Rivendichiamo l’applicazione della carta dei
diritti umani in favore dei
colleghi e colleghe che non
riescono a programmare
il proprio riposo, a gestire la propria vita.
Il servizio sanitario è a
disposizione del detenuto;
invece l’agente all’interno
dell’Istituto non ha alcun
riferimento medico; eppure, in ambienti cosi affollati, è facile che si propaghino malattie od epidemie anche tra il personale di controllo… In questo
deprimente quadro e delle descrizioni fatte, è
drammatico che non si
riesca più a distinguere
che è il carceriere e chi è
il carcerato».
Come uscire da questa impasse?
«Occorrono forze nuove!
Abbiamo l’impressione
che l’Amministrazione sia
autoreferenziale, la dirigenza centrale ha avuto
poche esperienze di direzione degli istituti e pensiamo che le problematiche che vengono evidenziate dai dirigenti delle
Restaurate due tele di Filippo Abbiati
S
ono state presentate lo corso 30 giugno presso la chiesa
di S. Cecilia le due tele di Filippo Abbiati recentemente
restaurate nel laboratorio di Laura de Nardi, sotto la
direzione del Comune di Como e della Soprintendenza
per i Beni Storici e Etnoantropologici di Milano, grazie al Lions Club Como Plinio Il Giovane, nell’occasione delle
celebrazioni del ventennale della propria fondazione. Le due
tele di Filippo Abbiati sono collocate nel presbiterio della chiesa. L’iniziativa, che ha ricevuto il consenso del Comune di Como,
proprietario dell’edificio, della parrocchia di San Fedele e della
Soprintendenza, ha consentito il recupero di due opere preminenti nel complesso decorativo di un’architettura che rappresenta un vero gioiello della cultura barocca del territorio lariano.
Il restauro ha comportato l’applicazione di tensori angolari ai
telai ai fini di un più calibrato e omogeneo tensionamento delle
tele, a garanzia di una loro migliore conservazione. Ha soprattutto permesso di riportare alla luce la splendida cromia originaria, intensa e calda nella Nascita, ariosa e leggera nell’Immacolata, preludio felice alle novità della cultura figurativa settecentesca. Gli interventi di rimozione degli strati di offuscamento della superficie pittorica, composti da vernici ossidate e sporco
accumulatosi col tempo, sono stati condotti per gradi e in relazione ai diversi colori.
carceri, da chi vive insieme ai colleghi una zona di
frontiera, non vengono
prese in considerazione.
C’è un grosso stacco tra il
centro e la periferia e ciò
non è funzionale, anzi è
deleterio per la risoluzione dei problemi. I direttori delle carceri ed il personale si sentono abbandonati a se stessi e debbono esercitare responsabilità enormi perché nulla all’interno del carcere
è letteralmente conforme
a leggi e/o disposizioni.
Pur prendendo atto che
il ministro, nel corso della festa del Corpo nazionale celebrata il 17 giugno scorso, ha fatto cenno ad un piano di assunzioni straordinarie, ci chiediamo come mai questa
prospettiva, o meglio tale
impegno, non ha inteso
rappresentarla nel corso
dell’incontro con le rappresentanze sindacali, il
giorno prima.
Al momento non si intravede nessuna soluzione per affrontare emergenza carceri e pertanto
non possiamo che continuare nella nostra azione
di protesta attraverso una serie di manifestazioni che avranno luogo sul
territorio nazionale. Culmine della protesta sarà
una grande manifestazione nazionale che si terrà
a Roma il 22 settembre
prossimo».
CRONACA
P A G I N A
Como&territorio
17
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009
L’INGRESSO SABATO 4 LUGLIO
Montorfano
attende
don Biagioni
abato 4 luglio la
comunità di Montorfano accoglierà con gioia il suo
nuovo parroco,
don Gaetano Biagioni.
Don Gaetano, originario
di Figliaro, è nato a Como
nel 1974 ed è stato ordinato sacerdote nel 2001
da mons. Alessandro
Maggiolini. Dopo la sua
esperienza come vicario a
Sagnino (2001-2004), è
stato nominato vicario di
Cernobbio e - insieme, dal
2007 - parroco di Roven-
S
Sarà accolto
alle ore 20.30
sul piazzale
della chiesa dalla
comunità e dalle
autorità civili e
religiose. Seguirà
la celebrazione
della S. Messa
solenne
na. Don Gaetano succede
a don Italo Brumana, che
ha lasciato la parrocchia
il 1° giugno scorso.
Il programma prevede
alle ore 20.30 l’arrivo del
nuovo parroco sul piazzale della chiesa, accolto dal
saluto del sindaco e di un
rappresentante della parrocchia; seguirà la S. Messa solenne; al termine si
terrà un rinfresco di benvenuto, allietato dalle note del Corpo musicale “A.
Volta” di Capiago Intimiano. Domenica 5 luglio
don Gaetano presiederà
le S. Messe domenicali
(7.30; 10.30; 18.00); lunedì 6, alle ore 20.30 S. Messa per tutti i defunti.
LO HA DECRETATO LA RIVISTA AMERICANA “FORBES”
Villa d’Este: miglior albergo del mondo
l meglio del meglio in
fatto di alberghi? E’
sul Lago di Como, e
per la precisione a
Cernobbio. JeanMarc Droulers, amministratore delegato del
Grand Hotel Villa d’Este,
annuncia con orgoglio che
il famoso resort è stato
nominato da ‘Forbes’ il
miglior hotel al mondo.
Non è impresa facile giudicare il meglio al mondo,
considerando la varietà di
elementi da valutare e
anche la varietà di chi le
giudica; gli editori della
celebre rivista statunitense di economia e finanza hanno formato però
una giuria di veri esperti
in viaggi di lusso, composta da personaggi dello
spettacolo, scrittori, giornalisti e conduttori televisivi, tutti con una cosa
in comune: visitano alme-
Si tratta soltanto di uno
dei numerosi riconoscimenti
ottenuti dalla preziosa
struttura negli ultimi anni
I
di GIGLIOLA FOGLIA
no venti hotel di lusso
ogni anno.
Il commento finale di
questa giuria è stato: “Vil-
la d’Este ha tutto”, e cioè
facile raggiungibilità, pregio architettonico, decorazione degli interni, una
storia secolare (è hotel dal
1873, ma la villa è molto
più antica), la bellezza
dell’insieme, un panora-
ma incantevole, un servizio impeccabile, l’annessa
beauty farm e sporting
club, e perfino… il bel
tempo.
“Il riconoscimento di
‘Forbes’ mi rende orgoglioso e felice” ha commentato Droulers “E’ una
bella notizia che aiuta
tutti a mantenere alto
l’entusiasmo per il lavoro
che facciamo da molto
tempo con dedizione e
passione. Il mio grazie
sentito a tutto il personale di Villa d’Este che, fe-
dele in tempi belli e meno
belli, ha dato il contributo decisivo a far diventare l’accoglienza e il servizio di Villa d’Este insuperabile nel mondo. Mi auguro che questo entusiasmo ci animi sempre e che
la strada dell’eccellenza
che abbiamo intrapreso ci
porti a livelli ancora più
alti”.
L’entusiasmo è comprensibile anche se lo storico hotel non è nuovo a
simili riconoscimenti: sono oltre trenta i premi ricevuti solo negli ultimi
otto anni, tra cui quelli
per il miglior chef internazionale, il miglior nuovo libro di cucina, il miglior Centro Benessere in
Europa, e il Premio di Eccellenza per la valorizzazione dell’Ambiente assegnato nel 2006 da Confindustria.
UNA NUOVA TRATTA SUL CERESIO:
NASCE LA CAMPIONE D’ITALIA-PORLEZZA
Il fatto di essere un’enclave circondata dal territorio svizzero ha sempre comportato vantaggi e svantaggi per Campione d’Italia. I collegamenti con la “madrepatria” fanno sicuramente
parte di questa seconda categoria, ma dalla prossima settimana Campione sarà collegata via
acqua direttamente con il territorio comasco. E’ stata infatti raggiunta un’intesa con la Società Navigazione Lago di Lugano per assicurare un servizio di collegamento con Porlezza. Una
linea speciale, bisettimanale, operativa dal 27 giugno al 12 settembre a titolo sperimentale,
che metterà in relazione le due località del Ceresio comasco ogni sabato con i seguenti orari:
partenza da Campione d’Italia alle 8.50, arrivo a Porlezza alle 9.50 ed eventuale proseguimento per Lugano con arrivo previsto alle 11.00, partenza da Porlezza alle 16.20, arrivo a Campione d’Italia alle 18.00; ed anche di giovedì, a cominciare dal 25 giugno, con i seguenti orari: partenza da Porlezza alle 16.20, arrivo a Campione d’Italia alle 18.00, partenza da Campione
d’Italia alle 00.30, arrivo a Porlezza all’1.20. Il nuovo collegamento, che vuole implicitamente
valorizzare anche il contesto naturale del Ceresio, esprime la volontà dell’amministrazione
comunale di accentuare la vocazione turistica dell’enclave, non tanto per la stagionalità dell’iniziativa quanto per le opportunità escursionistiche che essa offre, aprendo intanto un’inedita accessibilità a Campione sul versante sicuramente affascinante: quello dell’arrivo dal
lago. I biglietti esclusivamente per viaggi di andata e ritorno sono già in vendita a 10 franchi
svizzeri (Euro 6,50) presso gli uffici dell’Azienda Turistica di Campione d’Italia 3 oppure presso gli uffici dell’ Associazione Commercianti Parka Vivi Porlezza di Porlezza. Infatti pur essendo territorio italiano a Campione d’Italia si circola con targa svizzera e le transazioni avvengono in Franchi. Se non fosse per la bandiera italiana e per quella comunitaria sembrerebbe del
tutto un piccolo paese svizzero.
L.CL.
“VESPRI D’ORGANO”
NELLA BASILICA DI S. ABBONDIO
Domani, domenica 5 luglio, la S. Messa d’orario (16.30)
avrà una ‘coda’ musicale, nella quale saranno proposti brevi
brani di ascolto e di preghiera, per la durata complessiva
di circa mezz’ora (a partire dalle 17.30). La proposta concretizzabile grazie alla disponibilità dell’organista ‘titolare’, Andrea Schiavio, e di alcuni suoi colleghi - si pone
in continuità con iniziative simili sperimentate in altre
chiese cittadine, e sarà ripetuta nel periodo estivo, secondo il calendario di seguito riportato. L’ingresso è ovviamente libero.
Domenica 5 luglio
organo (Giuseppe Sanzari) e violino (Katie Vitalie)
Domenica 19 luglio
organo (Andrea Schiavio) e clarinetto (Enrico Sibona)
Domenica 2 agosto
organo (Andrea Schiavio)
Sabato 15 agosto
organo (Andrea Schiavio) e voce soprano (Hiroko Ito)
CRONACA
P A G I N A
18
Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009
COMO E I SUOI POLITICI
Un secolo
e mezzo di vita
amministrativa
L
a sala consiliare di
Palazzo Cernezzi
si presenta in tutta la sua maestosità al cittadino
che la osserva. Lo scranno, le sedie vuote, raccontano storie diverse e complesse di un servizio di
grande responsabilità
speso a favore della città.
Uomini e donne che, nel
corso negli anni, si sono
avvicendate su quelle poltrone con gli animi e le
capacità più varie. Chi in
cerca di un’affermazione
personale, chi, invece,
mosso da un reale amore
per il capoluogo.
Ma quanti sono gli amministratori che, dall’unità d’Italia ad oggi, si sono
realmente succeduti sui
banchi di maggioranza e
opposizione del Consiglio
comunale comasco?
A prendersi la briga di
scoprirlo è stato Benedetto Indavuru, che ha messo a frutto l’esperienza
maturata nel corso di 25
anni spesi come bibliotecario presso la Biblioteca
Comunale di Como. Da
qui è nato “Gli amministratori di Como. Dall’unità d’Italia alle elezioni amministrative del
2007”, stampato dall’editore comasco Alessandro
Dominioni. Non solo un
semplice elenco, alfabetico, degli oltre 680 amministratori, ma un viaggio,
fugace e didascalico, attraverso la vita amministrativa della nuova città. Uno strumento sem-
Chi guidò Como nel lontano 1878?
E nel 1923? Un viaggio interessante
per conoscere i protagonisti della vita
politica locale, dall’unità d’Italia
al 2007. A realizzarlo Benedetto
Indavuru, stampato dall’Editore
Alessandro Dominioni
di MARCO GATTI
plice (poco più di un centinaio di pagine) alla portata di studiosi, storici o
qualche ricercatore.
La nostra storia parte
da lontano: è il 1861, anno
di nascita dello Stato unitario. Già due anni prima
la legge del 23 ottobre
1859 aveva fissato la composizione dei Consigli comunali. Quello di Como
era costituito da 30 membri in quanto la popolazione superava i 10mila abitanti, ma era al di sotto
dei 30mila. Gli assessori
duravano nel loro ufficio
un anno ed erano sempre
rieleggibili. La nomina
del sindaco era di competenza del re, scelto fra i
consiglieri comunali e con
un mandato della durata
di tre anni. I consiglieri
duravano in carica cinque
anni, ma dovevano rinnovarsi ogni anno di un
quinto.
Nel 1861 il sindaco della città di Como era l’avv.
Gherardo De Guglielmi.
È il primo nome di un’interminabile lista. L’inizio
di un viaggio interessante, accompagnato da alcune gustose cronache del
tempo, rilanciate dai quotidiani “La Provincia” e
“L’Ordine”.
“La verità innanzi tutto - scrive “La Provincia,
commentando le elezioni
del dicembre 1902 -, i veri
vincitori di questa lotta
elettorale sono i clericali… I clericali dunque
hanno vinto mentre i socialisti hanno a mala pena difeso le loro posizioni
perché ebbero minor numero di voti delle elezioni precedenti…”.
“Se dopo il trionfo
splendidamente riportato
dalla nostra lista - il commento de ‘L’Ordine’ - che
ha veduto eletti 13 candidati su 14, dovessimo
stampare oggi che i cattolici di Como hanno vinto
illuderemmo noi e i nostri
amici. Il vero vincitore di
questa battaglia elettorale è il buon senso cittadino…”.
E via via, negli anni,
ecco il susseguirsi di altre forze. Non di rado seguendo il principio dell’alternanza. L’area “clericale” si riafferma infatti nel
1904, ma subisce una forte scossa nel 1906. “La
giornata elettorale di ieri
- recita “La Provincia” nel
luglio 1906 - fu una vera
giornata campale ed i
partiti popolari scesi in
lizza colla bandiera dell’
anticlericalismo possono
andare superbi di una vittoria gagliardamente conquistata…”. Per poi tornare alla vittoria nelle
elezioni parziali del
1908… “I clericali hanno
vinto, dobbiamo constatarlo senza inutili querimonie. Hanno vinto in virtù della loro formidabile
organizzazione, della lunga preparazione, della
propaganda indefessa fatta casa per casa, nelle
chiese, dappertutto dove
potevano spendere una
parola, un suggerimento,
trovare un elettore…”.
Gli anni passano e, pian
piano, si entra nell’era fa-
scista. Dalla presa del potere da parte del fascismo
anche la vita amministrativa di Como si fa meno
intensa, le decisioni vengono concentrate nelle
mani di pochi. Il 1° gennaio 1927 si insedia a Como il primo podestà…
“...L’istituto podestarile recita ‘La Provincia’ il
giorno successivo ripetendo l’intervento di saluto
del prefetto - pura emanazione e necessaria conseguenza della teoria politica fascista, si presenta
oggi nel capoluogo come
esponente del principio di
autorità, indice di una
amministrazione sottratta al gioco irresponsabile
dei partiti…”.
Travolta dalla dittatura e dal secondo conflitto
mondiale la nuova stagione amministrativa per il
comune capoluogo riprende con il ritorno alla democrazia. Le prime elezioni libere del dopoguerra si svolgono in città il
31 marzo 1946 con l’affermazione della Dc, che ottiene 17 seggi, e la tenuta dei socialisti, che ne
avranno 15, a seguire i
comunisti (4) e i liberali
(3). Sindaco: il rag. Giuseppe Terragni.
Da lì è un “soffio” fino
ai nostri giorni. Cronaca
più vicina al nostro tempo, storia recente che si
intreccia con la memoria
del lettore.
“Gli amministratori
di Como. Dall’unità d’Italia alle elezioni amministrative del 2007",
Benedetto Indavuru,
2009, Alessandro Dominioni Editore, pp
128, 15 euro.
LA STRUTTURA È TORNATA AD ESSERE COMPLETAMENTE VISITABILE
Tempio Voltiano finalmente ci siamo
l termine di
nove intensi
anni di lavori,
che ne hanno
anche precluso
l’accesso tra il 2003 ed il
2004, il Tempio Voltiano
è tornato ad essere completamente visitabile. E si
ripresenta al pubblico con
tante novità. La principale delle quali è la riapertura ai visitatori della loggia del primo piano dove
ora trova spazio il percorso multimediale “Alessandro Volta cittadino comasco” che presenta l’impegno dello scienziato come amministratore della
sua città, attivo nelle trasformazioni
urbane
del tempo. Il Mausoleo,
dedicato alla vita ed all’attività di Alessandro
Volta, costruito nel 1927
in un periodo di forti trasformazioni di questa zo-
A
na della città (sempre
quell’anno venne edificato il vicino stadio G. Sinigaglia), è stato oggetto di
un ampio restauro avviato nel 2000 e che ha comportato un investimento
di 777.685,35 euro per le
casse comunali. Al pian
terreno è stata data nuova collocazione agli strumenti della ricerca ed attività di Volta mentre,
come già accennato, al
primo piano è stato realizzato un vero e proprio
percorso che porta il visitatore a scoprire non solo
la vita dell’illustre scienziato, ma anche la realtà
comasca dell’epoca fino ad
analizzare i principali eventi dell’eredità voltiana
rappresentati dalle due
esposizioni organizzate
nel 1899 e nel 1927 nonché alla costruzione dello
stesso Tempio Voltiano.
Un percorso interattivo
grazie ai totem che saranno installati e che consentiranno di “navigare” nel
mondo dell’elettricità ed
ai video che, già fin d’ora,
accompagnano le visite.
Ad accompagnare il visitatore nella scoperta del
cittadino comasco più il-
lustre nel mondo è ora a
disposizione anche un’audioguida realizzata dalla
società Artemide Servizi
s.r.l. di Perugia forte di
187 schede audio registrate da speaker professionisti, in italiano, inglese e francese, che l’utente
ascolta durante la visita.
Il supporto spiega l’esposizione scientifica raccolta nelle 16 vetrine così da
offrire, a chi decide di avvalersi del servizio, una
visita approfondita e, nello stesso tempo, libera
nella scelta del percorso
da seguire. Per quanto riguarda, invece, gli interventi strutturali, il settore Opere Pubbliche del
Comune di Como ha realizzato una nuova soletta
al piano interrato, posato
pavimenti, rivestimenti e
serramenti, abbattuto le
barriere architettoniche e
creato un nuovo bagno
per i visitatori diversamente abili. Il Tempio è
stato anche dotato di un
nuovo ascensore per il superamento delle barriere
architettoniche. All’esterno del museo si è proceduto al rifacimento completo della pavimentazione, dell’impianto di illuminazione esterna, nonché delle aiuole. I lavori
di allestimento sono stati
invece curati dallo studio
Pandakovic.
La decisione è stata presa in occasione del secondo centenario dell’invenzione della Pila (1799)
quando si è deciso di rinnovare l’esposizione dei
cimeli per valorizzare ulteriormente le vetrine
storiche contenenti gli
strumenti scientifici dello scienziato.
L.CL.
CRONACA
P A G I N A
19
Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009
LA SCORSA SETTIMANA
A Como
il primo
Congresso
nazionale
dei ghanesi
in Italia
U
na grande festa,
nella più classica
delle tradizioni
africane. Potrebbe sintetizzarsi
così il primo Congresso
nazionale dei ghanesi in
Italia, svoltosi la scorsa
settimana presso l’ex cinema Gloria di Rebbio.
Un appuntamento a cui
ha preso parte anche
l’ambasciatore del Ghana
in Italia, oltre che alcune
autorità comasche, esponenti dell’Associazione
Comasca per la Cooperazione Internazionale, dell’Anolf e della segreteria
provinciale della Cisl.
È stata proprio la Cisl
a condurre a braccetto
l’associazione ghanese
lungo il percorso che l’ha
portata a questo primo
appuntamento congressuale. Un impegno che
vede il sindacato in prima
linea, già da diverso tempo, nel tentativo di favorire occasioni di aggregazione e di integrazione da
parte dei principali gruppi etnici presenti sul territorio della provincia di
Como.
Quella ghanese è stata
la primissima iniziativa
congressuale di una comunità straniera residente sul territorio della
provincia di Como.
«Si è trattato di un ap-
Foto William
Non un semplice
momento di festa,
ma l’avvio di un
lento processo che
apre importanti
frontiere
sul fronte
dell’integrazione
di MARCO GATTI
puntamento importante ci spiega Rosangela Pifferi, Anolf Cisl Como -, la
prova che gli stranieri
presenti sul nostro territorio iniziano a comprendere l’importanza di appartenere ad un’organizzazione che li sostenga,
che sappia indirizzarli,
che dia loro visibilità.
Questo primo Congresso
ha rappresentato, per
questa gente, l’occasione
per dire a tutti: ‘Guardare che ci siamo, siamo persone, non fantasmi. Anche noi rappresentiamo
un valore per questa società’. Per il resto, poi, il
cammino da compiere sarà lungo, una continua
scoperta nel misurarsi
con le regole e le normative italiane. Ma è proprio
il desiderio di mettersi in
gioco in maniera istituzionale, a partire dal rispetto e dalla condivisione
delle regole di questa
stessa società, il passo più
qualificante scandito dall’appuntamento di sabato
scorso. Un cammino che
offrirà loro e ai loro funzionari occasioni e spunti
per mettere in atto buone pratiche di integrazione, valide non solo nel
nostro territorio, ma per
qualsiasi parte del mon-
do».
E la Cisl, che ha condotto per mano questo gruppo e, con ogni probabilità,
farà lo stesso con altri,
come ha vissuto questo
momento?
«Il parallelo può sembrare forte, ma lo stiamo
vivendo come il genitore
che accompagna il figlio
nel tempo, fino al punto
di vederlo compiere scelte autonome. Per l’associazione ghanese è giunta l’ora dell’autonomia.
Ciò non significa, per noi,
chiamarsi fuori, anzi, più
forte che mai sarà la nostra presenza in termini
di sostegno e di informazione in questa delicata
fase. Sentire viva e matura questa maggiore au-
tonomia rappresenta, però, per noi, già un prezioso traguardo. I membri di
questa associazione potranno ora sentirsi forti di
agire con maggiore consapevolezza rispetto al passato, liberi anche di compiere scelte politiche e
sindacali differenti. Da
veri cittadini. E questo è
il sale della democrazia».
CISL COMO: NOVITÀ SUL FRONTE DEL’INFORMAZIONE
A distanza di 11 anni, dal suo ingresso nel web, il sito della Cisl comasca si presenta rinnovato nella grafica, nella struttura e nelle opportunità di connessione con tutti gli altri mezzi di comunicazione di cui la
Cisl dispone ai suoi vari livelli. D’ora in poi, sarà possibile aprire forum,
promuovere sondaggi, verificare l’agenda eventi, collegarsi al nostro periodico “Azeta” on line, al quotidiano della Cisl nazionale “Conquiste del
Lavoro”, alla news letter CislComoInforma, alle VideoNotizie della Cisl
di Como su Youtube, alle news pubblicate su Facebook e MySpace, all’archivio fotografico della Cisl lariana residente su Flickr, nonché alle
web Tv della Cisl nazionale e lombarda.
Inaugurato nel maggio del 1988, dopo 21 anni cambia veste grafica e
formato anche il periodico “Azeta Lavoro” in distribuzione nelle settimane scorse e che è comunque possibile leggere integralmente collegandosi a www.azetalavoro.ust.it.
L’offerta informativa sui media messa in campo dalla Cisl comasca
nel corso degli anni si completa poi con gli Speciali Lavoro mensili
pubblicati dai quotidiani locali La Provincia e il Corriere di Como rispettivamente ogni primo venerdì ed ogni terzo giovedì del mese. L’obiettivo che intendiamo perseguire consiste nel rendere agevole e praticabile una sorta di nomadismo mediale volto a favorire il passaggio da un
mezzo divulgativo all’altro a seconda del profilo della comunicazione
che si vuole da parte nostra veicolare o da parte dell’utente acquisire
nel minor tempo possibile.
A
CRONACA
P A G I N A
Como
20
I
Referendum cittadini:
il bilancio del Comitato
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009
l Comitato referendario che ha sostenuto i due referendum
locali dedicati al vecchio S. Anna e all’ipotesi di un dormitorio pubblico ha diffuso una nota,
a mente fredda, sull’esito
del voto di 15 giorni fa,
votato solo dal 21,93% dei
cittadini.
“Volete che la maggior
parte del territorio attualmente occupato dall’ospedale cittadino sia destinato ad uso pubblico, in particolare sanitario e sociale? - si legge nella nota -.
Volete che il dormitorio
pubblico in cui si ricoverano le persone senza fissa dimora resti aperto
tutto l’anno? Due quesiti
semplici e diretti, che parlano di malati, di anziani, di poveri, sono stati posti ai cittadini comaschi
nei referendum del 21 e
22 giugno. Circa 15.000
hanno risposto e quasi
14.000 affermativamente;
circa 55.000 non hanno risposto, in parte perché legittimamente in vacanza,
in parte per disgusto della politica come tale, in
parte per diffidenza, in
parte per l’infelice scelta,
non voluta dal comitato
promotore, di abbinare i
referendum nazionali (pochissimo partecipati in
tutto il Paese) e a soli
quindici giorni da una
prima chiamata al voto
già pre-estiva anch’essa,
solo in parte perché effettivamente contrari all’uso
pubblico del territorio occupato dall’ospedale e
contrari all’ospitalità a
chi non ha casa (farebbe
piacere sentire gli argomenti”.
“I referendum cittadini
- prosegue la nota - sono
nati dalla necessità di far
esprimere la gente comu-
POCO MENO DEL 22% AL VOTO MA...
In quindicimila circa si sono espressi
sui due quesiti (vecchio S. Anna e
dormitorio pubblico). Non abbastanza,
ma resta un terreno su cui lavorare per
una città più partecipata e interessata
Foto William
ne, quella che ha bisogno
dei servizi sanitari, quella che si commuove o si
indigna per il mendicante o l’immigrato sotto casa: voi cosa fareste se foste amministratori? Perché in realtà già lo siete,
amministratori, infatti
chi decide lo fa a nome vostro e con i vostri soldi. E
allora, preferite che dove
ora c’è l’ospedale sorgano
condomini e negozi oppure ambulatori e residenze per anziani? preferite
che i senza tetto dormano sotto i portici e sulle
panchine oppure in un
ambiente dignitoso e gestito da persone motivate e attente? Da qui siamo partiti, abbiamo parlato per mesi con migliaia di persone, abbiamo
discusso e convinto, abbiamo sperimentato e fatto sperimentare la partecipazione e non il
mugugno né la chiacchiera da bar: essere cittadini è cooperare alle decisioni, non limitarsi a criticare. A questo appello hanno risposto quindicimila
cittadini, non abbastanza
per il regolamento comunale, abbastanza per dire
che una parte non trascurabile della città vuole essere partecipe delle decisioni, e certamente anche
molti altri che non hanno
votato: nonostante la
scarsità di mezzi, l’ostilità di molte forze politiche,
il silenzio dei mezzi di informazione (tranne un
interesse negli ultimissimi giorni de “La Provincia”), le simpatie occultate per paura di compromettersi pubblicamente.
Ma schierarsi è un tale
disonore? È così imbarazzante parlare contro i luoghi comuni prevalenti,
che si stanno dimostrando fallimentari e impraticabili? Molti esponenti
della maggioranza di Palazzo Cernezzi, per scoraggiare la partecipazione al referendum comu-
nale, hanno più volte dichiarato che il Comune su
questi temi aveva già deciso ciò che gli stessi referendum chiedevano e che
pertanto era inutile andare a votare: su queste posizioni il comitato referendario pungolerà tutto
il consiglio comunale affinché, nei prossimi mesi,
queste affermazioni si
traducano in delibere definitive”.
“Il referendum - conclude la nota - è uno strumento diretto di democrazia, l’unico previsto dalla
Costituzione. Chi si lamenta della lontananza
dei politici (pensano solo
agli affari loro) dovrebbe
pensarci bene. Con il referendum comunale agli
elettori è posta una domanda diretta che esige
una risposta semplice, sì
o no. È uno strumento a
disposizione dei cittadini
e anche dei politici, di
maggioranza e di opposizione, per conoscere il
pensiero della cittadinanza su temi importanti,
quelli sui quali senza il
consenso della popolazione si rimane nell’immobilismo: non si vota per una
persona né per un gruppo, si vota per o contro una proposta concreta, la
cui realizzazione o mancata realizzazione sarà
rilevante e visibile per la
vita della città. Il quorum,
cioè la percentuale minima di elettori che devono
recarsi a votare per rendere efficace il risultato,
scoraggia la partecipazione: chi è contrario invece
di votare no boicotta il
voto, unendosi a chi sceglie di non partecipare. Se
non ci fosse quorum contrari e favorevoli accorrerebbero alle urne facendo
diventare i referendum
un’occasione di discussione e partecipazione estesa a tutta la città. Come
comitato promotore dei
due referendum pensiamo che aver portato al
voto quindicimila persone
sia un risultato importante e positivo; non basta
per la validità del referendum, basta per pensare
ad una città più partecipe e interessata”.
CONCERTO IN S. FEDELE VENERDÌ 3 LUGLIO
ALZHEIMER
I Donatori
del Tempo e gli
orari d’estate
Il Centro Donatori del Tempo informa che nei mesi di luglio e agosto la sede rimarrà aperta solo al giovedì, come
sempre dalle ore 16.30 alle 18.30.
La segreteria telefonica è attiva per ricevere eventuali messaggi o richieste di informazione.
Da martedì 1° settembre l’orario di apertura sede riprende
regolarmente dalle 16.30 alle 18.30 di ogni martedì e giovedì.
Il servizio di “Filo diretto”, consulenza psicologica telefonica della nostra psicologa dottoressa Luciana Quaia, per i
familiari di malati di Alzheimer riprenderà mercoledì 7 ottobre, dalle ore 17 alle 19 e continuerà ogni primo e terzo
mercoledì del mese: tel. 031-270231.
Ogni anno, dal 1994, il 21 settembre si celebra la: “Giornata Mondiale Alzheimer”.
Il Centro organizzerà per l’occasione, sabato 19 settem-bre,
dalle ore 15 alle 19 , un pomeriggio di informazioni, presso
la sede di piazza Mazzini, 9 e di consulenze individuali, su
appuntamento, presso il Centro diurno Comunale (Università Popolare) in via Volta, 83, con le consulenti: dottoressa
Luciana Quaia, psicologa e dottoressa Anna Cardinali, avvocato.
I pomeriggi di animazione per i malati di Alzheimer riprenderanno: lunedì 5 ottobre allo Yacht Club alle ore 15.00 al
“Caffè del lunedì” e venerdì 9 ottobre in via Volta,83 alle ore
15.00 al “Venerdì-insieme”.
Per ulteriori informazioni rivolgersi in sede: tel. e fax : 031270231, e-mail: [email protected]
Coro città di Como: 35°
P
er celebrare la ricorrenza del 35° anno di fondazione (1974-2009), l’associazione Coro
Città di Como ha organizzato un concerto di musica sacra venerdì 3 luglio alle ore 21
presso la centralissima Basilica di S. Fedele a Como, evento aperto al pubblico e ad
ingresso libero.
Il programma del concerto contempla l’esecuzione dello Stabat Mater, per coro e orche
stra, di Mario Moretti, il fondatore e direttore artistico del Coro Città di Como, nonché di uno
dei capolavori di musica sacra di F. J. Haydn, di cui quest’anno ricorre il 200° anniversario della
morte, la Missa in tempore belli (Paukenmesse) per soli, coro e orchestra, per altro raramente
fruibile sul territorio.
Gli interpreti saranno: Maria Blasi, Soprano – Simona Forni, Mezzosoprano - Luca Di Gioia,
Tenore - Giorgio Valerio, Baritono/Basso - Coro Città di Como e Coro Benedetto Marcello di
Mendrisio (CH) - Orchestra della Provincia di Lecco - diretti dal m° Mario Moretti.
Il concerto, che costituisce il 6° evento in provincia di Como del progetto “Musica sacra sul
confine: autori e luoghi dell’Insubria” dell’Associazione Coro Città di Como, approvato e finanziato nell’ambito del PO di Cooperazione Transfrontaliera Italia-Svizzera (Interreg) 2007-2013,
beneficia anche dei contributi istituzionali da parte della Fondazione Cariplo/Milano, della Regione Lombardia, della Provincia di Como e di contributi di sponsorizzazione da parte di altri
sponsor pubblici e privati locali.
Molto nutrito il programma della Stagione musicale 2009 del Coro Città di Como: date e località
dei prossimi concerti sono verificabili consultando il sito web dell’Associazione: www.corocittadico
mo.org/eventi.
LE AVANGUARDIE RUSSE CON MONDO TURISTICO
L’Associazione Culturale “Mondo Turistico” organizza per venerdì 10 luglio una visita guidata alla Mostra “Le avanguardie russe”, allestita a Como presso Villa Olmo.
L’incontro con la guida è fissato per le ore 19.30 a Como, davanti all’ingresso di Villa
Olmo; si andrà quindi alla scoperta delle opere di Chagall, Kandinsky, Malevic e Filonov,
straordinari artisti che hanno interpretato l’anima russa traghettandola verso il futuro. La mostra di Villa Olmo, che comprende 80 opere provenienti da collezioni pubbliche e private fra cui il Museo di Stato russo di San Pietroburgo, è un caleidoscopio di
forme e colori che riescono ad affascinare come le favole.
La quota di partecipazione è di 12 euro per i soci, di 13 euro per i non soci (ingressi
inclusi).
CRONACA
P A G I N A
21
Como&territorio
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009
VILLA GUARDIA 19 E 20 SETTEMBRE ESPOSITORI: TEMPO FINO AL 10 LUGLIO PER ISCRIVERSI
L’Isola che c’è
a
verso la 6 edizione
S
i avvicina ad ampie falcate l’appuntamento con
la sesta edizione
de “L’Isola che
c’è”, la fiera provinciale
delle relazioni e delle economie sociali, in programma, come consuetudine,
presso il parco comunale
di Villa Guardia sabato
19 e domenica 20 settembre.
La fiera ha visto, negli
anni, crescere in misura
considerevole la sua popolarità fino ad essere visitata, nel 2008, da 15.000
persone nell’arco dei due
giorni, con la collaborazione di 170 realtà locali di
cui 130 espositori e più di
cento volontari impegnati nell’organizzazione.
Oltre all’esposizione di
prodotti, servizi, saperi e
progetti delle realtà di economia solidale e di consumo responsabile del
territorio comasco è prevista la presenza di gruppi d’acquisto solidale, co-
La fiera ha visto, negli anni, crescere
in misura considerevole la sua
popolarità fino ad essere visitata,
nel 2008, da 15.000 persone
nell’arco dei due giorni, con
la collaborazione di 170
realtà locali di cui 130 espositori
e più di cento volontari
operazione sociale, riciclo
e riuso, energie rinnovabili e bioedilizia, agricoltura locale e biologica, artigianato, turismo responsabile, solidarietà internazionale, ambiente, pace, cultura, informazione
e associazioni di volontariato.
Inoltre, sono previsti seminari, animazioni, concerti, spettacoli e incontri
culturali. In particolare
quest’anno le riflessioni
convergeranno sullo studio di un modello economico diverso per una economia alternativa, perché
se i numeri indicano una
partecipazione in cresci-
JAPAN FUSION RESTAURANT
ta, il valore più grande
rappresentato dalla fiera
resta la ricchezza di partecipazione nell’organizzazione dell’evento e le innumerevoli collaborazioni
innescate in questi anni
tramite i contatti e le informazioni ottenute nel
corso della manifestazione. Si tratta di una fiera
delle relazioni, dove incontrare e conoscere, organizzata nel segno della
partecipazione: non esiste
un ente fiere, ma un’ampia rete di soggetti che vogliono offrirsi e offrire una
importante occasione di
promozione.
Questa rete comasca di
economia solidale ha iniziato a formarsi nel 2003.
Dal 2004 al 2008 ha dato
vita alle prime cinque edizioni della fiera. Da questo percorso è nata l’associazione “L’isola che c’è”,
quale strumento per la
promozione e lo sviluppo
dell’economia solidale e
del consumo consapevole
sul territorio comasco. Vi
possono aderire sia singoli che realtà che condivi-
dono la Carta dei principi di cui si è dotata la rete
comasca di economia solidale. L’obiettivo principale del percorso è allargare sempre di più l’offerta di beni e servizi ed estendere il numero dei
consumatori consapevoli.
La fiera diventa così un
momento forte per mostrare in concreto cosa
può essere il distretto comasco di economia solida-
le.
Dall’edizione 2008 l’evento viene organizzato
in collaborazione con il
CSV - Centro Servizi Volontariato di Como.
Fino a venerdì 10 luglio
sono aperte le iscrizioni
per i produttori che intendono partecipare all’edizione 2009.
Sul sito sono disponibili info e approfondimenti:
www.lisolachece.org.
Una cena importante, una serata
tra amici,un pranzo tra colleghi,
una colazione di lavoro...
LA SETTIMANA CON NOI...
ARGENTINO TANGO CLUB
TRATTORIA
CUCINA CASALINGA
A
P A G I N A
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CRONACA
Prealpi&territorio
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009
UNO STRUMENTO NUOVO AL SERVIZIO DELLA COMUNITÀ
Valmorea:
la S. Messa
viaggia
nell’etere
Da qualche giorno chi si dota di uno
speciale apparecchio dedicato ha
la possibilità di seguire le celebrazioni
direttamente da casa. Un servizio
destinato, in particolar modo, alla
popolazione anziana che ha difficoltà
ad uscire di casa
di MARCO GATTI
na radio parrocchiale. Uno
strumento di
comunione e divulgazione del
messaggio evangelico.
Un’occasione per allargare il cuore della comunità e farne sentire il battito anche a chi con maggiore difficoltà riesce ad
uscire di casa.
L’installazione di un
impianto radio è stata la
scelta recentemente compiuta dalle parrocchie di
Valmorea. Pochi e semplici gli strumenti messi in
campo: un’antenna posizionata sul campanile
della chiesa di Casanova,
in grado di coprire un raggio di 2 km (le onde corte
consentono una notevole
riduzione dei consumi e
un inquinamento elettromagnetico pressoché inesistente), e un ponte radio per “sostenere” il collegamento da Caversaccio. Quindi una rete di appositi ricevitori poco più
grandi di una normale radio, in grado di captare il
segnale dedicato.
«La scelta di attivare una radio parrocchiale - ci
spiega don Tiziano Raffaini, parroco di Caversaccio e Casanova - è maturata dopo anni di meditazione. I costi eccessiva-
U
mente alti delle apparecchiature e l’impossibilità
normativa di utilizzare le
frequenze in FM, ci avevano a lungo impedito di
compiere questo passo.
La recente riduzione dei
prezzi e l’incoraggiamento da parte di alcuni ammalati ed anziani ci hanno alla fine portato a questo salto».
Una radio parrocchiale
base costa sui 5 mila euro
che possono salire a 10
mila se si aumenta la potenza o si installa un ponte radio come a Valmorea.
E poi il primo “lancio”.
È bastato schiacciare un
interruttore per l’attivazione e, lo scorso 18 giugno, ecco “volare” nell’etere la prima S. Messa mattutina.
«Attraverso questo
strumento - continua don
Tiziano - intendiamo far
giungere la nostra voce
principalmente ad anziani ed ammalati. Un servizio a tutte quelle persone che, impossibilitate
dall’uscire di casa per le
ragioni più diverse, hanno invece così modo di seguire ugualmente le varie
celebrazioni parrocchiali:
S. Messe, rosari, matrimoni, funerali, e sentirsi,
così realmente parte della comunità. Non dunque
Nella foto grande
don Tiziano Raffaini, parroco
di Caversaccio e Casanova,
mostra l’apparecchio
ricevente, mostrato
qui sopra in particolare.
A destra, nelle
Foto William la chiesa
di Casanova sul cui
campanile è stata
posta l’antenna
per le trasmissioni e un
particolare dell’antella
un ascolto anonimo e impersonale, ma la condivisione di un cammino. Nell’anziano o nell’ammalato l’ascolto della parola
del proprio parroco, delle
letture da parte di persone che si conoscono, o il
semplice calendario degli
avvisi settimanali rappresenta un dono prezioso, un’occasione per non
sentirsi esclusi».
La trasmissione delle
celebrazioni avviene, come detto, su un canale dedicato. Non è possibile,
cioè, ascoltarla attraverso un normale apparec-
chio radio. I ricevitori possono essere acquistati al
prezzo di poche decine di
euro facendone richiesta
presso la stessa parrocchia. Attualmente, essendo l’iniziativa appena avviata, in circolazione sul
territorio di Valmorea ve
ne sono circa una dozzina, ma è certo che il numero andrà progressivamente aumentando.
«Si tratta di un punto
di partenza - continua il
parroco -. Qualora si diffondesse sul territorio un
significativo numero di
radioline e si costituisse
un gruppo di lavoro motivato la nostra radio parrocchiale potrebbe diventare un prezioso strumento comunitario in grado di
proporre specifici contenuti, con appositi programmi e informazioni.
La ricezione è pulita e buona e questo ci fa ben sperare sui positivi sviluppi
di questa iniziativa».
Sviluppi che, don Tiziano, immagina anche in una logica di comunione,
che non si arresta ai confini parrocchiali.
«Attualmente iniziative
come la nostra - conclude
don Tiziano - non sono
molto presenti in diocesi.
Rafforzare la diffusione di
radio parrocchiali e interparrocchiali e l’attivazione di una web radio diocesana, in grado di fornire spunti e materiale alle
radio parrocchiali, potrebbe però avvicinare di
più le diverse comunità,
contribuendo in maniera
positiva al processo di
unità pastorale al quale
l’intera diocesi sta lavorando, dando così vita ad
uno specifico sistema informativo diocesano».
Ritornando a Valmorea
la radio parrocchiale ha
già un nome?
«Al momento no - chiude don Tiziano -, ma approfitto de “Il Settimanale” per lanciare un concorso di idee per la scelta del
nome. Chiunque abbia
un’idea originale non aspetti a proporcela!».
CON MONDO TURISTICO IN CROCIERA SUL CERESIO
OSSERVAZIONE PUBBLICA DELLA LUNA DAL GALBIGA
L’Associazione Culturale “Mondo Turistico”, in collaborazione con il Premio “Antonio Fogazzaro” 2009, organizza per sabato 11 luglio una Crociera
sul Ceresio. L’appuntamento è per le ore 14.00 al posteggio a lago di Albogasio.
Una breve passeggiata a piedi porterà fino alla frazione di Oria, dove si trova
la casa di Fogazzaro; all’imbarcadero di Oria ci si imbarcherà per una crociera sulla parte italiana del lago di Lugano. Si vedranno sfilare tutte le località
che fanno parte del comune di Valsolda e che Fogazzaro ha magistralmente
descritto in molte delle sue opere. Il paesaggio è fortunatamente cambiato
poco rispetto ai secoli passati ed è straordinariamente suggestivo. Dopo Valsolda si passerà davanti a Porlezza, nota località turistica, e ad Osteno, l’unico paese della Valle Intelvi affacciato al lago di Lugano. Prima di ritornare
ad Oria è prevista una sosta a S. Margherita per visitare la chiesetta romanica che conserva ancora un affresco quattrocentesco.
La quota di partecipazione è di 20 euro per i soci, di 22 euro per i non soci.
Per informazioni e prenotazioni (obbligatorie entro tre giorni prima dell’escursione): Mondo Turistico, tel. 0344-30060; 339-4163108; e-mail: mondoturi
[email protected].
Sabato 4 luglio, a partire dalle ore 21.00 circa, presso l’Osservatorio del
Monte Galbiga a Lenno, il Gruppo Astrofili Lariani propone un’osservazione pubblica del cielo, in particolare della Luna. Tutti i soci e visitatori sono
invitati a portare i propri strumenti che verranno posizionati in un’area di
fronte all’osservatorio.
L’ingresso è gratuito. Chi volesse cenare, può usufruire dell’ospitalità del
rifugio Boffalora o del rifugio Venini (se aperto).
Ricordiamo che l’Osservatorio può essere raggiunto da S. Fedele Intelvi,
seguendo la strada per Pigra, proseguendo fino al Rifugio Boffalora e quindi all’Alpe di Lenno, dove la strada asfaltata finisce. Da qui, in una ventina
di minuti, ad andatura blanda, si arriva al rifugio Venini-Cornelio e, prendendo la strada che passa sul retro del rifugio, dopo altri cento metri si raggiunge l’Osservatorio.
La sede del Gruppo Astrofili Lariani si trova invece in via Risorgimento,
21 a Tavernerio, presso il Centro Civico Rosario Livatino; tel. 328-0976491
(dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 21); e-mail: [email protected];
sito web: http://www.astrofililariani.org.
CRONACA
P A G I N A
Bassa&territorio
23
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009
LO SCORSO 18 GIUGNO
Portichetto in festa
con il vescovo
L’occasione
è stata
la celebrazione
di alcune
ricorrenze:
la proclamazione
della parrocchia,
l’inaugurazione
della chiesa
nuova e la sua
consacrazione
di GIAN PAOLO ROTTA
G
iovedì 18 giugno, mons. Diego Coletti, vescovo di Como,
ha reso visita
alla comunità in occasione della celebrazione dei
giubilei ricorrenti: 1939 proclamazione della parrocchia, 1959 - inaugurazione della chiesa nuova,
1989 - consacrazione della stessa.
Alle ore 18 dopo l’accoglienza con i ragazzi del
“Grest” ed i bambini della scuola materna, ha incontrato il consiglio pastorale e la popolazione.
Dopo la cena comunitaria, la conclusione della
festa con la S. Messa solenne, concelebrata con i
sacerdoti, che, a vario titolo, hanno avuto modo di
collaborare nel tempo alle
varie attività parrocchiali.
Particolarmente apprezzata dai parrocchiani è stata la presenza di
padre Pietro Fusi, sacerdote nativo di Portichetto,
di don Virginio Tagliabue,
parroco negli anni ottanta, (entrambi con oltre
cinquant’anni di sacerdozio) e di altri giovani preti che, da seminaristi, si
erano prodigati come catechisti e animatori nella
parrocchia.
Durante la serata è stata aperta la mostra “La
vera storia della Gesa de
Purteghètt”, sequenza di
immagini storiche commentate e di documenti
rari, alcuni datati 1854,
dove si racconta il percorso della costruzione della
chiesa. Eseguita in gran
parte nei mesi invernali
da stagionali che lavoravano in Svizzera. Lavori
che non terminavano mai,
tanto che, come racconta
lo storico del paese, da un
palo dell’impalcatura
crebbero dei germogli e
alla domanda: “Quando
finisce questa chiesa?” la
risposta era: “Quando
quell’albero farà le ciliege”.
Peccato che quel tronco
era di un pioppo.
Lavorare per la chiesa
di Portichetto significava
lavoro gratuito, voleva dire volontariato.
Con il tempo si succedo-
no tanti avvenimenti e
altre esigenze. Bisognava
costruire una chiesa più
grande, ma, per varie cause il primo tentativo fallì.
Al secondo tentativo, i
tempi più “maturi” hanno
permesso la realizzazione
dell’attuale chiesa, naturalmente con tanta manodopera gratuita da parte
dei parrocchiani che si
prodigavano con grande
impegno a scavare le fondamenta e poi realizzare
altre opere. Opere che non
finivano mai perché le varie trasformazioni avvenute negli anni hanno
sempre richiesto nuovo
impegno al quale la risposta non è mai mancata.
“L’è mai finida” dicono,
“L’è cümè ül döm de Milàn” e si continua a “laurà
pér la Gesa de Purteghètt”.
Vicino, anzi, davanti alla chiesa in muratura è
cresciuta la chiesa spirituale, quella dei fedeli affidati alle cure dei parroci, don Carlo Frontini, don
Orlando Pagani, don Virginio Tagliabue, don Basilio Pini, che hanno guidato e fatto germogliare
nella fede le anime.
Hanno fatto grandi cose. Ognuno a modo suo ha
dato un contributo notevole per migliorare la conoscenza dei principi cristiani e a diffondere la
Parola di Dio.
Non è mai finita… Ancora adesso bisogna “laurà per la Gesa de Purteghètt”.
LE CAMPANE DI SAN GIORGIO
IN BREGNANO
Lunedì le campane di San Giorgio in Bregnano
ritorneranno a scandire le ore e convocare i parrocchiani come comunità orante. Prima di essere collocate sulla torre campanaria, don Daniele Maola,
parroco, vuol tributare loro i meritati onori considerando che per decenni hanno accompagnato gioie e dolori di tante e tante generazioni.
Venerdì sono tornate restaurate dopo un mese di
assenza, e, domenica 21 giugno, dopo la santa Messa sono state benedette e lasciate alla vista dei parrocchiani per l’intera giornata. Cinque le campane:
tre di vecchia data, metà ottocento, e le altre due
più recenti, anni cinquanta, in sostituzione di quelle date “alla patria”, così si diceva, per fonderle e
ricavarne cannoni. Vana fu la proposta popolare,
come ricordato nel “Chronicus parrocchiale”: contro la forza maggiore, nulla valse.
La parrocchia in festa si prepara anche a festeggiare a breve i centocinquanta anni della sua costituzione decretata dal vescovo Marzorati il 26 marzo 1860 con primo parroco don Serafino Canarini,
già vicario in loco.
VIRGINIO CASTELLI
CON MONDO TURISTICO
A “LASNIGO”
L’Associazione Culturale “Mondo Turistico” ricorda per domenica 5 luglio e per tutte le prime
domeniche del mese fino a ottobre, la possibilità
di visite guidate gratuite alla chiesetta romanica di S. Alessandro di Lasnigo (lungo la strada
Erba-Bellagio), di recente riaperta al pubblico
dopo approfonditi lavori di restauro. L’appuntamento è per le ore 15.30 sul luogo. Non è necessaria la prenotazione.
Per informazioni: Mondo Turistico, tel. 339.
339.4163108; e-mail: [email protected].
BIZZARONE BARELLIERE DELL’UNITALSI
Nella foto: Olgiate
Comasco, giugno 2008
Peregrinatio Mariae
la statua della vergine
di Lourdes portata
dai barellieri dell’Unitalsi
Luigi Balzaretti
(primo da destra)
In ricordo di Luigi Balzaretti
i sono svolti venerdì della scorsa settimana,
nella chiesa parrocchiale di Bizzarone, i funerali di Luigi Balzaretti, barelliere
dell’Unitalsi. Alle esequie
presiedute dal parroco
don Rodolfo, erano presenti mons.Angelo Riva,
don Giorgio Cristiani e
don Omar Corsi assistente dell’Unitalsi. Persona
conosciuta nella comunità, Luigi Balzaretti era da
sempre impegnato nell’associazione “I Carbunatt” che annualmente
organizza la festa dell’Assunta e donatore della locale sezione Avis. Come
detto, Luigi era conosciuto anche per l’attività di
volontariato che svolgeva
presso l’Unitalsi sia nel
campo pellegrinaggi come
nel settore di Protezione
Civile. Di seguito il ricordo del presidente diocesano:
“Caro Luigi, non è facile, anche per chi lo fa di
professione, scrivere di un
amico di una persona ca-
S
ra che con l’Unitalsi e con
te ha percorso una parte
della vita.
Ti ho conosciuto appena
pochi anni fa, quando a
colpirmi fu il tuo sorriso.
Era il segno della tua disponibilità a portare un
po’ di sollievo alle persone che combattono con la
malattia. La malattia che
anche tu combattevi con
l’aiuto della fede e della
devozione a Maria, la
Mamma Celeste che andavi a trovare a Lourdes,
a Caravaggio, a Tirano,
barelliere in servizio permanente.
Barelliere al servizio degli altri, dapprima in pellegrinaggio, poi con il nostro pulmino, insieme all’amico Sandro. Inseparabili, incuranti di orari e
distanze portavate a termine il servizio apprendendo ogni volta nuove
storie di sofferenza, ma
anche di tanto amore.
Posso aiutarti, ci sono:
hai risposto così anche tre
anni or sono, quando ti fu
proposto di entrare nel dipartimento di Protezione
Civile dell’Unitalsi con
l’operazione Valtellina.
Conoscevi la Protezione
Civile del tuo comune, sei
entrato in quella grande
famiglia che, dallo scorso
6 aprile, è presente in Abruzzo dove conforta e
aiuta chi ha perso tutto.
Quelle stesse persone che
oggi hanno voluto accompagnare te in questo estremo viaggio terreno.
Caro Luigi, la tua fede
ci è stata d’insegnamento.
Lo scorso anno, i primi
giorni di giugno, la “Peregrinatio Mariae” raggiungeva la nostra diocesi.
Avevi partecipato ad ogni
riunione organizzativa,
eri a Bollate quando ci fu
consegnato il simulacro
che abbiamo portato a Olgiate. L’accoglienza al Liceo, la processione sino
alla chiesa parrocchiale,
l’adorazione notturna: e
tu eri sempre presente.
Pregando, nonostante poche ore dopo dovessi sottoporti alla terapia, preoccupato solo perché il giorno successivo non avresti
potuto scortare la statua
della Madonna nelle case
per anziani, da Olgiate a
Solbiate, da Uggiate a Como.
Ma già mi eri al fianco
il giorno dopo, nel trasporto della statua da Co-mo
in Alto Lago, prima a
Dongo poi a Gravedona.
Ricordo la tua preghiera,
il tuo saluto alla statua
della Vergine, con una
promessa: a ottobre saresti tornato a Lourdes con
tua moglie Rita. Consapevoli della malattia, nel cuore tutti confidavamo nelle cure: prima di Natale,
con il fido Sandro abbiamo ritrovato il tuo sorriso, e la tua voglia di scherzare ci aveva dato speranza. Ti interessavano la
buona riuscita della festa
dell’Assunta, la visita che
il nostro vescovo Diego ti
aveva fatto a casa, ci avevi assicurato: appena sto
meglio, vengo a trovarvi.
Una promessa che ancora una volta avevi mantenuto, prima di Pasqua.
Per tutti fu una grande,
bellissima sorpresa, prima dell’aggravarsi della
malattia e del ricovero in
ospedale.
Il nostro pensiero oggi
va alla tua famiglia, alla
tua amata moglie Rita, a
tua figlia Margherita, a
tuo genero. Le nostre preghiere li accompagnino in
questo momento di dolore.
Caro Luigi, da lassù
non dimenticarti di noi;
della parrocchia che hai
servito con semplicità,
dell’Unitalsi cui hai dedicato tanto tempo, della tua
famiglia che hai amato e
di tutti noi che ti abbiamo conosciuto e stimato e
che possiamo solo dirti
ancora una volta grazie di
tutto”.
CRONACA
P A G I N A
24
Lago&Valli
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009
VALLE INTELVI
Quando la storia
rivive a scuola
Buon successo dell’iniziativa che ha
visto coinvolgere i bambini della valle
nel rievocare antiche figure del
territorio. Alcuni di loro si sono anche
improvvisati piccoli giornalisti
I
l “progetto scuole”
che si è svolto in via
sperimentale e, diciamolo tra noi anche un
po’ alla garibaldina,
nei primi mesi di quest’anno, nella maggioranza delle scuole elementari della Valle Intelvi, ha
avuto un successo che
nemmeno la sottoscritta e
le maestre che hanno collaborato con entusiasmo
si aspettavano. La finalità era quella di dare spazio a racconti, tradizioni
orali e in dialetto locale,
alla fantasia dei bambini.
Tanto è stato l’impegno
dei più piccoli che merita
segnalazione qualche risultato tra i più belli e interessanti.
Le scuole di Pellio hanno riscritto, sotto forma di
una filastrocca in rima,
“La storia del Tin”, un
racconto antico centrato
sul contrabbando nei paesi della valle.
Invece le scuole elementari di S. Fedele hanno
concentrato la loro attenzione sulla storia di Maria Brenta, interpretata
dalla piccola Sara che,
vestita come i bambini del
1800, ha recitato una bella poesia-documento dedicata alla piccola figlia di
Andrea Brenta che per
dar da mangiare ai suoi
fratellini più piccoli anda-
va cercando la carità.
Le scuole di Laino hanno scelto invece di illustrare l’antica storia dei
“Mazzaprevatt” tanto avvincente perché raccontata in classe in un’atmosfera particolare .
Tanto “La storia del
Tin” quanto il sopranome
dei “Mazzaprevatt” sono
state stampate a cura del
Fai in: “Luci e ombre nelle leggende del Lario e
delle Valli”.
Ma il un altro lavoro
importante è stato realizzato dai bambini delle
scuole di Castiglione.
Oltre a cimentarsi nel
raccontare ai genitori
convenuti per la festa di
fine anno scolastico la
“storia del puntt dala gata” hanno fatto un’intervista a sorpresa alla narratrice, intervista che vale la pena pubblicare per
la serietà e l’impegno che
è costata ai piccoli giornalisti .
Così se Pellio e Laino e
Castiglione hanno la soddisfazione di veder pubblicati i loro lavori i ragazzi S. Fedele vedranno sul
giornale la foto ricordo di
tanti bei momenti passati a ricordare, divertendosi insieme, i detti e le usanze dei tempi dei loro
nonni.
OSSUCCIO
VISITA ALLE
CHIESE
ROMANICHE
MASLIANICO
Domande alla scrittrice
Di seguito pubblichiamo l’intervista a Rina Carminati
Franchi realizzata dai bambini di Castiglione.
Veronica: Quanto tempo impiega per scrivere i
suoi libri?
Rina: In genere scrivo la mattina, ma non posso calcolare il tempo che impiego. Dipende dagli argomenti.
Emanuele: Qual è stata la ragione che l’ha spinta a scrivere?
Rina: Volevo che si conoscessero le tradizioni e i personaggi che vivono nella nostra valle, anche quelli
del passato.
Samuela: Da dove prende le sue idee?
Rina: Dall’ambiente, dal paese, dalla gente.
Simone: Da quanti anni scrive?
Rina: Da circa 25 anni, però ho sempre letto. Nella
mia casa, vicino al camino, ho una cesta dove ripongo
i libri da leggere ed è sempre piena. Leggo soprattutto i libri che parlano della nostra valle.
Enrico: Lei si ritiene una persona famosa?
Rina: No, per niente. Mi fa piacere essere riconosciuta dai bambini che mi salutano come “nonna Rina”.
Rumeysa: Quando ha scritto il suo primo libro?
Rina: Nel 1989. Si intitolava “Storie vicino al camino”.
Pietro: E’ bello per lei scrivere libri?
Rina: Sì, perché è come se me li raccontassero, però
per stamparli è una penitenza. Tre persone devono
correggerli perché non vedo gli errori. Se per scrivere
un libro ci metto un anno, per stamparlo ce ne vogliono due.
Boutania: Quali sono i titoli dei suoi libri?
Rina: “Storie vicino al camino”, il mio primo libro,
“Regordatt” che è una raccolta di poesie in dialetto e
“Storie del bosco” che include la storia del “tuleè” che
vi ho appena raccontato.
Francesco: E’ stato emozionante per lei scrivere
il primo libro?
Rina: Una emozione che non ti dico. Non ci dormivo
neanche la notte. Le prime novelle le avevo buttate
giù per Radio Stella di Porlezza. Quando le ho viste
pubblicate, non le ho riconosciute. Quasi non ci credevo dall’emozione.
Lorenzo: Qual è stato il suo racconto preferito?
Rina: Mi piacciono tutti, soprattutto quelli che parlano dei bambini.
Mehmet: Quale sarà il suo prossimo libro?
Rina: Qualche anticipazione ve la posso dare. Voglio
descrivere l’ambiente del 1930, quando una maestrina, giunta a San Fedele, insegnava a leggere e a scrivere alla gente. E anche l’ambiente del 1950 quando
un finanziere ha avuto un figlio da una ragazza di
San Fedele, e da grande, il bambino è diventato contrabbandiere. Lo stesso finanziere, tornato in Calabria, aveva avuto un altro figlio divenuto a sua volta
finanziere. Da grande, mandato in valle si è “scontrato” con il fratello....
Yusuf: Qual è la storia più divertente che ha
scritto?
Rina: Ce ne sono tante: “Un mi e un ti”, “Il Gervas
della murtadela”, “Il Giuanin e il Giuanon” ...
Giona: Parlando con le persone, per trovare il
materiale per i suoi racconti, le è capitato qualcosa di curioso?
Rina: Sì, ha sorpreso anche me. Stavo scrivendo la storia del Decimo, che viveva in un alpeggio e scendeva
per vendere i formaggini. Non riuscendo a trovare i
figli per chieder loro il permesso di pubblicare il nome
del Decimo, l’ho chiamato Sett, Settimo. Un giorno, al
mercato, ho incontrato un uomo che mi ha chiesto se
ero quella che ha scritto la storia del Sett. Io gli ho
spiegato che parlavo del Decimo, ma lui mi ha detto di
riconoscersi nel personaggio descritto perché vendeva
formaggini e prendeva anche lui la “cioca”, la sbornia...
RINA CARMINATI FRANCHI
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
L’Associazione Culturale “Isola Comacina” di Ossuccio ha predisposto il
programma culturale di
visite estive alle chiese
romaniche di Ossuccio:
Santa Eufemia, Sant’Agata, San Giacomo, Santa Maria, Maddalena.
Le visite saranno effettuate nei giorni di sabato
4 luglio, sabato 1° agosto,
sabato 5 settembre.
Il ritrovo sarà alle ore
10 presso la chiesa parrocchiale di Santa Eufemia.
Durata del percorso:
circa due ore. È previsto
un contributo di 2 euro a
titolo di copertura delle
spese di organizzazione.
È gradita la prenotazione:
Per informazioni: tel.
0344-55053, e-mail info@
acisolacomacina.it, a_c_i
[email protected],
[email protected].
Nella foto alcuni
alunni di 3a, 4a e 5a
delle elementari
di S. Fedele
L’ultimo saluto a Pierino Panzeri
n ogni paese ci sono
persone che finiscono
per diventare un tutt’uno con la parrocchia, con l’idea stessa
di comunità. Provate a
pensarci e vi verranno subito in mente nomi e volti di uomini e donne vissuti, o che ancora vivono,
nascosti negli angoli più
diversi della nostra grande diocesi. Questo era, o
meglio è, Pierino Panzeri
per Maslianico. Per la nostra comunità che sabato
si è stretta nella chiesa di
Santa Teresa, insieme
alla sua famiglia, per l’ultimo saluto. Aveva 90 anni. Spesso quando una
persona viene a mancare,
per ricordarlo si finisce
per fare l’elenco dei posti
in cui è stato, delle cose
che ha fatto e degli incarichi che ha ricoperto. Ma
a volte questo non serve.
Non serve di fronte a persone che hanno giocato la
Sabato scorso
la comunità si è
stretta attorno,
nella chiesa di
Santa Teresa,
insieme alla sua
famiglia, per
l’ultimo saluto.
Aveva 90 anni.
Era molto amato
in paese. Un laico
che ha saputo
testimoniare la
fede nella vita
di tutti i giorni
I
della redazione de “La Voce”
loro vita nell’umiltà, persone che si sono sempre
messe all’ultimo posto la-
sciando che fosse il padrone di casa a chiedergli di
venire più avanti, nei po-
sti che contano. “Il Pierino” come tutti l’hanno
sempre chiamato a Maslianico era così, sempre
presente, sempre attento,
ma mai invadente, prepotente, riusciva a farsi ascoltare senza alzare la
voce, semplicemente perché “oh, silenzio sta par-
lando il Pierino”. Un testimone, ecco se dovessimo scegliere una parola
da mettere accanto al suo
nome, utilizzeremmo questa. Un laico che ha saputo testimoniare la sua fede con la vita, spesa accanto alla sua amata Teresina, alla sua famiglia
e a tutte le persone che
hanno avuto la fortuna di
camminare con lui. Anche
se non era facile farlo
quando passava per i corridoi con quella falcata da
quattrocentista. In un società in cui ciò che non è
urlato sembra non esistere, in cui si è disposti a
giocare solo se si è in prima fila, l’esempio dei tanti “Pierini” che vivono con
noi nelle nostre comunità, ci chiama a fermarci,
anche solo un attimo, a riflettere sulla tavola imbandita che sta davanti a
noi e sul posto a cui abbiamo scelto di sedere.
P A G I N A
26
CRONACA
ValliVaresine
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009
AZZIO-ORINO-COMACCHIO VITA NELLE PARROCCHIE VALCUVIANE
Parlando con il don...
’
L
appuntamento
stabilito per l’intervista è fissato
alle ore 15.00
alla casa parrocchiale di Azzio. Don Beniamino arriva con qualche minuto di ritardo. Arriva in auto e mi lampeggia, quasi scusandosi della mancata puntualità...
Ci si saluta, poi ha inizio
la chiacchierata proprio
dinanzi alla bella chiesetta dell’Annunciazione di
Azzio, una delle località
delle quali il nostro giovane sacerdote è incaricato.
Sì, perché assieme ad Azzio, Orino e Comacchio
chiudono la corona del
suo impegno qui in Valcuvia... Dopo poche parole passiamo subito al confidenziale “diamoci del
tu”, e dandoci del tu il discorso va via spedito...
Il sapore della torta
lo si capisce dal primo
assaggio - com’è questa
torta?
«È buona e ben preparata. Conoscevo già questa zona e la gente è uguale alla gente del mio
paese, si assomigliano nel
carattere e poi le distanze che li separano sono
veramente brevi. Mi sembra uguale anche l’attaccamento alla loro parrocchia».
Quando ti hanno comunicato la sede, come
hai reagito alla proposta?
«Sono stato contento,
ma non è stata certo una
sorpresa, diciamo che me
lo aspettavo».
Ritornando alla gente...
«Vi è del campanilismo;
ritengo che questo sia un
aspetto positivo. La gente ha paura di perdere un
qualcosa che possiede, di
perdere qualcosa che si è
conquistato. Sono piccolezze, ma contano, fanno
trasparire un servizio alla
comunità e al loro parroco; il resto conta poco».
I giovani?
«Rendo atto a don Gianluigi di aver lasciato tanto. I suoi venti anni trascorsi qui sono stati impiegati bene e hanno
fruttificato. Sono ragazzi
molto sensibili e disponibili alle funzioni del culto
e ad altre attività legate
all’oratorio. Mi sembrano
un poco confusi. Questo è
un piccolo mondo dove testimoniare il loro servizio
è motivo di orgoglio. Ma
fuori rischiano se comunicano questo attaccamento alla Chiesa, di essere
derisi dai loro compagni
di scuola a Varese, Gavirate, oppure a Luino… insomma dove possono frequentare le superiori.
Anche se è difficile, occorre far capire che non bisogna vergognarsi del
prezioso servizio che fan-
no. La loro disponibilità
non la danno solo a me,
ma a tutta la comunità.
Farli maturare in questo
ambito mi sembra importante. Pensa che sono 25
i ragazzi impegnati nella
corale e non sono certo
pochi. La loro richiesta è
quella di continuare sulla strada aperta da don
Gianluigi, che sempre ricordano. Devo dire che mi
hanno accolto bene… ma
è ancora presto per una
conoscenza più confidenziale».
L’estate come sarà?
«A parte il Grest, a Comacchio, quest’anno andremo a Murano, nella
laguna veneta, tanto per
cambiare il solito soggiorno montano».
Quale è stata la risposta degli adulti?
«Ho notato una certa
prudenza, ma questo è logico. Ma ho notato soprat-
tutto, e con piacimento,
che la gente ha sperimentato l’assenza di un sacerdote e desiderava averne
uno al più presto. Il prete
come punto di riferimento: metaforicamente un
pastore che guida il gregge. Non importa se poi la
frequenza alle funzioni è
quella che è, anche se devo dire che nelle tre mie
realtà l’approccio alla liturgia è buono, ma avere
un parroco e sapere che
questo lo si può incontrare quando si vuole, dà sicurezza: è una garanzia e
un appoggio. Per questo
ho deciso di trasferirmi
nella canonica di Azzio
che si trova tra Orino e
Comacchio. Qui tutti possono facilmente venirmi a
trovare...non l’ho fatto per
una scelta personale. È
bella anche la casa parrocchiale di Orino e quella di Comacchio. A Comacchio si fanno le giornate del Grest. Il bel campo voluto a suo tempo da
don Ulderico deve essere
sfruttato, è un peccato
non usarlo. Mentre l’oratorio di Azzio mi sembra
un ottimo ambiente perché spazioso e ben disposto anche per la catechesi.
Ma sono piccoli centri
raggiungibili in una manciata di minuti…».
Ritornando alla gente a me sembra che ti
stia a cuore conoscere
tutti i tuoi parrocchiani al più presto possibile, o sbaglio?
«È vero, ma penso che
questo sia naturale. Sono
timido e abbastanza riservato, ma devo agire
per avere una risposta.
Durante il mese di maggio il fatto di aver “girato” per il S. Rosario, mi ha
permesso di avvicinarmi
alla gente; poi si discorre,
si scherza… Quelle sere
sono state anche un’opportunità per fare una
bella catechesi: 31 i gior-
AFRICALENDARIO/28
MA IN CHE
MONDO
VIVIAMO?
Nei giorni scorsi, mi
sono capitati sotto
mano per caso alcuni
dati sulle “priorità di
spesa nel mondo”. Sono
dati che fanno male, per
l’ingiustizia che vi si
legge dentro, tanto che verrebbe voglia di prendere la cittadinanza di un altro pianeta, se fosse possibile. Qualche esempio. In un anno, globalmente, servirebbero circa altri 7 miliardi di
dollari (oltre a quelli già spesi) per assicurare a
tutti i bambini del mondo l’istruzione primaria.
In un anno, nei soli USA, si spendono 8 miliardi in cosmetici. Sempre annualmente, sarebbero sufficienti altri 9 miliardi di dollari per fornire a tutti acqua potabile e servizi igienici. Soltanto in Europa, si spendono più di 10 miliardi
in gelati. Ancora peggio, se possibile, è il confronto tra i 13 miliardi che servirebbero per cancellare la denutrizione dal nostro pianeta e i 17
miliardi spesi in cibo per animali domestici nel
Nord del mondo. Se poi si considera che il mercato del tabacco, nella sola Europa, vale circa
50 miliardi, e quello degli alcolici oltre 100 miliardi si completa il cerchio senza bisogno degli
ultimi (immani) colpi, rispettivamente da 400
miliardi (valore stimato del mercato mondiale
di sostanze stupefacenti) e 800 miliardi (mercato mondiale di armamenti). Cosa ne pensano
i leader mondiali che nei prossimi giorni si riuniranno a L’Aquila? Cosa ne pensiamo noi: è una
sfida personale alla nostra coscienza.
Per seguire Martino e dialogare con lui:
http://martinkenya.splinder.com
MARTINO GHIELMI
ni che devono essere impiegati al meglio; sono
stati una bella opportunità per me e per i miei parrocchiani».
Come hai trovato gli
edifici, le chiese, i tuoi
ambienti?
«C’è ancora molto da
fare. Ora si sta sistemando la casa qui ad Azzio;
poi la chiesa del convento, sempre ad Azzio, è da
restaurare. Va intonacata, vanno sistemati gli altari in legno, come le
balaustre e il coro. È una
chiesa splendida e meri-
ta tanto. Ma tanto in passato si è già fatto».
La gente è sempre disponibile a dare una
mano...
«Certo, me lo sta già dimostrando nelle varie
mansioni, negli impegni
che ha preso. Le mie proposte vengono discusse e
si arriva ad una soluzione capace di accontentare tutti. Bisogna avere
tempo e dare spazio alla
conoscenza reciproca…
due mesi sono pochi».
SERGIO TODESCHINI
BEDERO VALCUVIA RIUNITA LA COMUNITÀ PER LA PRIMA MESSA
In festa per don Pietro Rossotti
era tanta gente
domenica scorsa 28 giugno
nella chiesa parrocchiale di
Sant’Ilario a Bedero Valcuvia ad accompagnare
con la partecipazione e la
preghiera la prima S.
Messa di don Pietro
Rossotti, ordinato sacerdote a Roma, nella basilica di Santa Maria Mag-
C
’
giore la mattina del 20
giugno scorso per le mani
di mons. Paolo Pezzi, arcivescovo cattolico di Mosca. Don Pietro, nato a
Bedero il 21 settembre
1979 è oggi prete della
Fraternità Sacerdotale
dei Missionari di San
Carlo Borromeo che è una
società di vita apostolica
- dal 1999 di diritto pontificio - fondata nel 1985
don Massimo Camisasca.
A Roma ha la sua casa
madre con il seminario
per la formazione. La sua
spiritualità esce dal
gruppo di Comunione e
Liberazione e i suoi componenti sono i sacerdoti
che fanno vita comune in
case con non meno di tre
membri. Scopo della
Fraternità è annunciare
Cristo al mondo secondo
le necessità della Chiesa
universale. La celebrazione della prima Messa è
stata preceduta da un
triduo di preparazione e
preghiera sulla figura del
prete e sul suo carisma di
guidare, insegnare e santificare la comunità. Alla
predicazione si sono alternati nei tre giorni don
Sergio Croci (anche lui
originario di Bedero V.),
don Eugenio Rossotti (zio
di don Pietro) e padre
Mario Rho. Tanti i sacerdoti concelebranti: il par-
roco don Stefano, don
Domenico Valmaggia
(parroco emerito di Bedero), confratelli della
Fraternità San Carlo, sacerdoti vicini al movimento di CL della zona di
Varese, don Filippo Macchi, oggi vicario a Mandello, ma originario di
Gemonio che con don Pietro ha condiviso, negli
anni giovanili, molte
esperienze negli scout e
nel Csi. Parole di ringraziamento – alla fine della
celebrazione da parte del
novello sacerdote per i
genitori e la famiglia perché lo hanno fatto crescere nella fede; per chi lo ha
accompagnato nella preparazione al sacerdozio;
per don Valmaggia per la
sua fede semplice, ma salda; per chi ha lavorato per
preparare e per chi ha
condiviso la festa della
sua prima Messa. Dopo la
celebrazione don Pietro
ha salutato tutti i presenti personalmente e poi
tutti insieme per il pranzo comunitario, dietro la
chiesa, nel grande spazio
del campo sportivo, splendido balcone su tutta la
Valcuvia. La festa si è
conclusa, poi, in serata
con la processione del
Corpus Domini per le vie
di Bedero, addobbate a
festa con le sandaline e i
festoni gialli e rossi. Don
Pietro si fermerà a casa
sino alla fine di luglio poi
raggiungerà la missione
di Boston, negli Stati Uniti, ove è stato destinato dai
suoi superiori. Nel 1998
un altro giovane delle Valli Varesine – don Giampiero Caruso di Ponte
Tresa – è diventato sacerdote nella fraternità San
Carlo e da allora opera
nella comunità che la fraternità ha aperto a Novosibirsk, in Siberia.
A.C.
CITTIGLIO
Si svolgerà sabato 4 e domenica 5 luglio la tradizionale “Festa Alpina alle Cascate”, organizzata dalla
sezione Alpini di Cittiglio nel prato posto ai piedi
delle tre cascate formate nella valle di Vararo dal
torrente San Giulio. Il posto sarà accessibile anche
in notturna grazie al sentiero nel bosco illuminato.
Il programma prevede cena alpina la sera del sabato dalle ore 18.30 alle ore 22.30; la domenica: ore
10.30 alzabandiera; ore 10.45 S. Messa al campo e
dalle 12.00 stand gastronomico.
Sondrio
CRONACA DI
E
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SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009
ORATORIO SACRO CUORE DI SONDRIO UN PROGETTO PER FAVORIRE L’INTEGRAZIONE DEI RAGAZZI STRANIERI
Laboratorio di vera comunione
I soggetti coinvolti nell’iniziativa
mettono in evidenza come sia possibile
costruire percorsi di incontro
e di fraternità nonostante le differenze:
un’occasione per conoscersi
e completarsi vicendevolmente
a cura di ALBERTO GIANOLI
A
ll’oratorio Sacro Cuore di
Sondrio
gli
stranieri sono
di casa: dalla
fine dello scorso mese di
maggio, sino a giugno
2010, è attivo un progetto d’intervento socioeducativo e didattico per
il sostegno di minori
stranieri. La rete integrata di intervento – vi
aderiscono infatti, oltre
all’oratorio, Cooperativa
Lotta Contro l’Emarginazione, Cooperativa Piccolo Girasole, ARCI Contatto, ISMU, Comuni di
Sondrio, Piateda e Montagna in Valtellina, II
Circolo Didattico di Sondrio –, dopo aver analizzato i bisogni del territorio, interverrà nell’ambito dell’oratorio e
dell’intero quartiere
sud-ovest della città di
Sondrio. Il bisogno di
integrazione, ovvero la
necessità di lavorare
perché le diversità siano
viste e vissute dai più
giovani come una ricchezza nel confronto con
l’altro, per un percorso
di crescita personale e
non come un motivo di
scontro, diffidenza e
valorizzazione nazionalistica, il bisogno di benessere, ovvero la prevenzione del disagio e
mantenimento dell’agio,
lavorando affinché i giovani siano in grado di ge-
stire l’inquietudine e
l’incertezza di alcune
tappe della propria vita,
e il bisogno di sostegno
alla genitorialità porteranno all’attuazione di
quattro azioni d’intervento con servizi di dopo-scuola, laboratori linguistici, accompagnamento dei minori in attività didattiche e di confronto culturale. La prima azione, a cura della
Cooperativa Lotta Conto l’Emarginazione, riguarderà la didattica
curriculare e sarà rivolta a circa trenta minori
di età compresa tra i 6 e
i 14 anni. Due mediatori culturali linguistici
terranno tre incontri di
2 ore ogni settimana lungo il prossimo anno scolastico. La seconda azione, sempre a cura della
stessa Cooperativa, sarà
rivolta a cinque minori
di età compresa tra i 16
e 17 anni che, essendo
arrivati da poco in Italia,
necessitano di una prima
alfabetizzazione. La terza azione, realizzata
nuovamente dalla Cooperativa Lotta Contro
l’Emarginazione e dall’Oratorio Sacro Cuore,
vedrà l’intervento di due
animatori per tre incontri settimanali di 1 ora
in cui, con 50 minori tra
i 6 e i 17 anni, si lavorerà sul confronto tra culture. La quarta azione
Foto William
sarà, infine, rivolta agli
adulti. Un esperto di processo di gruppo e un
formatore degli Oratori
delle Diocesi Lombarde,
che interverrà grazie
alla collaborazione con
l’Ufficio Pastorale dei
Giovani, svilupperanno
un percorso di sei incontri per il confronto culturale tra adulti di età
compresa tra i 30 e i 60
anni.
«Si tratta di un importante progetto di integrazione e mediazione
interculturale – ha affermato l’assessore alle politiche sociali del Comune di Sondrio, Carlo Ruina, all’incontro di presentazione dell’intervento che è cofinanziato dai
PAGAMENTI ATTRAVERSO IL TELEFONINO
Banca Popolare di Sondrio in collaborazione con SITEBA, fra i primi gestori nazionali di POS, ha realizzato un innovativo strumento di pagamento denominato WiW Mobile, acronimo di Wireless Wallet -, basato sull’utilizzo del telefono cellulare e correlato a carte di credito per il regolamento
contabile. WiW Mobile, come meglio si dirà appresso, si caratterizza per
flessibilità, essendo potenzialmente utilizzabile in differenti contesti e da
diversi operatori; usabilità; comodità e facilità d’impiego; sicurezza.
Tale strumento - che consentirà, nella fase iniziale, il pagamento dei bollettini MAV emessi dalla “Popolare” per conto dell’Aler della provincia di
Sondrio - avvalora i servizi della Banca nell’ottica della multicanalità e
potrà essere potenzialmente utilizzato da tutti i titolari di carte di credito e
quindi non esclusivamente dai clienti della banca, come avviene per
Scrignomobile, che invece si appoggia su un conto corrente. Il servizio
prevede una fase di abilitazione da svolgere una tantum, consistente nella
registrazione al servizio e nell’installazione dell’applicazione (“widget”) sul
telefono cellulare (www.popso.it/wiw). Svolta questa fase di abilitazione,
l’utente potrà avvalersi del servizio, ogniqualvolta dovrà effettuare un pagamento presso gli esercenti convenzionati. L’utente accederà al menù del
“widget” (protetto da un codice d’accesso), inserirà il codice esercente, che
identifica il beneficiario del pagamento, e il numero riportato sul MAV che
intende pagare. Conseguentemente, otterrà la visualizzazione dei contenuti essenziali del corrispondente documento, che, previo comando di conferma, verrà posto in pagamento. A pagamento effettuato, l’utente riceverà una e-mail di conferma, che sarà accompagnata dalla relativa quietanza.
Con l’occasione, è doveroso sottolineare che l’aspetto sicurezza è stato valutato con particolare attenzione, tant’è che WiW Mobile ha ottenuto la
certificazione da Verizon, qualificato e riconosciuto ente del settore. Ciò
anche in quanto gli estremi delle carte di pagamento vengono acquisiti una
sola volta, quindi non devono essere digitati in occasione di ogni singola
transazione e non risiedono sul telefonino. Ultimo, ma non ultimo, si fa
presente che l’installazione dell’applicazione, l’attivazione del servizio di
pagamento WiW Mobile e, per il momento, il pagamento dei MAV a favore
dell’Aler non comporta oneri aggiuntivi rispetto a una normale transazione con carte di credito.
partner e dall’Ufficio di
Piano del mandamento
di Sondrio –. L’incontro
tra culture non è una cosa automatica e semplice, ma richiede un aiuto
da parte delle istituzioni e, in questo caso, anche dell’oratorio che è la
realtà dove l’incontro
avviene. Con l’inizio del
prossimo anno scolastico ci saranno interventi
di supporto alle attività
scolastiche curricolari,
simile ad un dopo-scuola che si svolgerà in oratorio, attività di alfabetizzazione della lingua
italiana e attività ludicoaggregative per ragazzi
con la realizzazione di iniziative per l’inserimento dei minori nella
realtà dell’oratorio e in
quella sociale della città.
Credo – ha aggiunto
Ruina – che sia molto
importante il luogo in
cui avvengono questi incontri, l’oratorio cui fanno riferimento molti di
questi ragazzi che hanno trovato assoluta accoglienza e disponibilità.
Un luogo estremamente significativo nella realtà sondriese anche perché vicino alla scuola primaria “Racchetti”, alla
media “Sassi” e al Centro educativo per adulti.
L’obbiettivo di questo
progetto è quello di produrre occasioni di incontro che è il metodo per
affrontare il tema dell’integrazione. La scuola e
l’oratorio sono uno snodo importante per risolvere l’ostacolo delle diffidenze reciproche».
In questo senso, il dirigente scolastico del II
Circolo Didattico di Sondrio, Carlo Zanesi, ha
aggiunto che «esiste da
sempre una collaborazione con l’oratorio, in
un quartiere dove c’è una preponderanza di comunità provenienti da
diverse etnie, soprattutto quella araba. Il con-
cetto di integrazione deve allora prendere una
sostanza vera e non soltanto formale, grazie all’intervento delle agenzie educative presenti
sul territorio e che ne
hanno titolo. Oltre alla
scuola, c’è, in primis, anche l’oratorio». «È molto importante – ha aggiunto Marco Duca della Cooperativa Lotta
Contro l’Emarginazione
– avvalersi delle capacità di tutti gli attori per
favorire lo sviluppo di comunità in cui siano presenti l’integrazione e il
“sentirsi parte”».
«Credo che faccia parte della fedeltà a Gesù e
alla missione che abbiamo – ha spiegato don Fabio Fornera, vicario della parrocchia dei Santi
Gervasio e Protasio per
l’oratorio Sacro Cuore –
incontrare tutte le persone con uno stile evangelico di fraternità e di
pace. Questo progetto è
nato grazie alla collaborazione di persone competenti che si sono rese
disponibili quando abbiamo sollevato la necessità di essere accompagnati in un servizio verso gli stranieri. Abbiamo
infatti una struttura che
facilmente si dispone all’accoglienza, ma non
siamo sufficientemente
preparati. La parrocchia
e l’oratorio credono molto nel percorso di integrazione che la comunità può fare».
Con queste basi e questi auspici, dal prossimo
anno scolastico, i ragazzi del quartiere sudovest di Sondrio e quelli, in particolare, che frequentano l’oratorio Sacro Cuore riceveranno
un forte incoraggiamento e l’accompagnamento
per realizzare una società in cui anche lo straniero sia un ospite accolto come fratello.
IN EUROPA DEPOSITATA LA DOMANDA DI ISCRIZIONE
Le mele chiedono la Igp
«
C
ontinua il nostro lavoro a
tutela del ricchissimo patrimonio agroalimentare italiano:
anche la mela di Valtellina si avvia ad essere inserita nell’elenco delle
indicazioni geografiche
tutelate a livello comunitario». Lo ha detto il
Ministro delle Politiche
agricole alimentari e forestali Luca Zaia, annunciando la pubblicazione della domanda di
registrazione della Mela
di Valtellina Igp sulla
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea. La reputazione della mela di
Valtellina, prodotta in
vari comuni della pro-
vincia di Sondrio, risale
al secondo dopoguerra
ed è andata progressivamente crescendo negli
anni, grazie al contributo delle varie cooperative ortofrutticole che, in
collaborazione con istituti universitari specializzati nella melicoltura,
hanno consolidato il sistema melo in Valtellina.
Il prestigio della melicoltura locale ha permesso
di attrarre importanti
investimenti: ne è esempio l’impianto plurirriguo del Consorzio Sponda Soliva, che gestisce
l’irrigazione di 2000 ettari, creato negli anni ’70
e finanziato dai mutui
gestiti da fondi europei.
Il gradimento crescente
di questi frutti presso i
consumatori trova origine dal territorio di produzione: infatti lo sviluppo est-ovest della valle situazione unica nei territori alpini a vocazione
frutticola - assicura
un’esposizione dei terreni a maggiore luminosità, fattore che contribuisce a donare ai frutti
particolari caratteristiche. La conformazione
orografica del territorio,
che permette un’elevata
qualità della radiazione
luminosa, abbinata a
una rilevante escursione
termica giorno-notte,
permette una maturazione ottimale. Tre le varietà: Gala, Golden Delicious e Red Delicious.
CRONACA
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Valchiavenna
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009
MADESIMO LA PARROCCHIA DEI SANTI PIETRO E PAOLO IN FESTA INSIEME AL VESCOVO
Una storia di quattrocento anni
La scorsa settimana una grande
partecipazione di fedeli ha valorizzato
il momento celebrativo per la comunità
fondata nel 1609
di DANIELE PRATI
N
on poteva mancare una folla
numerosa, nonostante
la
mattinata di
cielo terso che ha probabilmente invogliato molti alla gita, per i festeggiamenti del 400° anniversario di fondazione
della parrocchia dei Santi Pietro e Paolo di Madesimo. Una mattinata
di festa nobilitata dalla
partecipazione del Vescovo della diocesi di Como
monsignor Diego Coletti. Si è trattato dell’atto
conclusivo di un mese
ricco di appuntamenti
per la piccola parrocchia
del comune turistico della Valle Spluga che ha visto momenti di approfondimento religioso con
don Battista Rinaldi,
monsignor Battista Galli, don Stefano Bianchi,
una serata di proiezioni
dedicate alle missioni
diocesane, un convegno
sulla storia della parrocchia con Guido Scaramellini, un concerto della Corale di Morbegno e
lo spettacolo teatrale di
sabato sera “La Rina e
l’Eleonora” dei Legnanesi. La giornata clou è stata, però, quella di domenica. Il programma ha
visto la celebrazione della Messa Solenne da parte del Vescovo, seguita
dall’amministrazione
della Cresima per i ragazzi del paese e dalla
Processione con il Santissimo per le vie di Madesimo. Nella sua omelia il Vescovo ha sottolineato l’importanza delle
parrocchie, soprattutto
quelle periferiche. Parrocchie che devono convivere con disloca-zioni
sul territorio difficili, un
numero di fedeli limitati e, da qualche anno,
anche con una crisi delle vocazioni che ha ri-
dotto il numero dei religiosi. Al termine del programma strettamente
religioso, la piazza, addobbata per l’occasione
con festoni colorati, si è
svuotata. Chi si era
iscritto al pranzo comunitario organizzato al
Ristoro Larici, è salito
in quota per il momento
conviviale al quale ha
partecipato lo stesso Vescovo. Monsignor Coletti
ha lasciato Madesimo
nel primo pomeriggio.
Le celebrazioni sono terminate, ma chi volesse
avere un ricordo di questa ricorrenza ha un
ampio ventaglio di possibilità. Da una settimana, infatti, è possibile
acquistare direttamente
dalla parrocchia il dvd
con le diapositive della
chiesa e oggetti sacri e
d’arte, la medaglia commemorativa dell’avvenimento, la cartolina storica con annullo disponibile anche domenica
mattina in piazza, l’immaginetta-ricordo con la
preghiera agli Apostoli e
il volume “Madesimo una parrocchia di valico”
edito nel 1999 in occasione del 50° dell’inaugurazione della nuova chiesa. Tutto questo materiale è richiedibile direttamente in parrocchia.
Chi fosse interessato può
ordinarlo mandando una
e-mail all’indirizzo don
[email protected] indicando nome e cognome,
materiale desiderato e
giorno del ritiro presso
la casa parrocchiale.
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
GALLIVAGGIO DOMENICA SCORSA CON L’UNITALSI BILANCI PRESENTATA LA RELAZIONE DEGLI OPERATORI
Giornata dell’ammalato L’attività del CdA Caritas
I
l sole metteva allegria
e calore nel cuore, mentre il Santuario di
Gallivaggio, fresco di
lavori appena terminati, apriva le porte ai malati, l’ultima domenica di
giugno, come da tradizione.
La “Giornata dell’ammalato” si è infatti svolta sotto
un sole brillante, in un cielo azzurro e terso. Circa
duecentocinquanta pellegrini hanno riempito il
Santuario; giovani, anziani e malati, provenienti
dalla parrocchia e dai paesi vicini, ma anche dalla
Valtellina (da Livigno in
giù), o ospiti delle Case di
Riposo (di Chiavenna, Mese, Nuova Olonio e Tirano),
alcuni in carrozzina, accompagnati dai rispettivi
“cirenei”, fra i quali alcune
Crocerossine e una trentina di dame/barellieri
dell’Unitalsi. Tutti hanno
pregato il Signore della
“vita”, solennemente esposto, con la recita del Santo
Rosario. È toccato al Vicario, don Giampiero Viganò,
guidare l’Adorazione Eucaristica, coadiuvato dall’Assistente spirituale dell’Unitalsi, don Giuseppe Rossotti, che ha commentato i
misteri del Rosario.
C’era una bella atmosfera
in Santuario. La cerimonia
si è svolta in un crescendo
di emozioni e momenti veramente toccanti, come la
visita del nostro Vescovo
Diego e la Benedizione
Eucaristica, impartita ad
ogni ammalato lungo le
navate del santuario, che
ha fatto rivivere momenti
di profonda emozione ai
molti che hanno frequentato i Santuari di Lourdes o
Loreto. La preghiera corale si è levata anche quale
supplica ardente al Signore e alla Madre della Misericordia, per chiedere il
dono di nuove vocazioni
sacerdotali e religiose,
come suggerito dal Vescovo. Monsignor Coletti ha
pure richiamato l’impor-
tanza della sofferenza “vissuta ed offerta dagli ammalati, quali cooperatori
veramente potenti nell’opera evangelizzatrice
della Chiesa verso la società”. La celebrazione della
Giornata ha avuto il suo
culmine nella solenne Eucaristia, presieduta dal
Rettore del Santuario, don
Pietro Beretta, e concelebrata da don Giuseppe
Rossotti, dal responsabile
pedagogico e religioso delle attività dell’Associazione “Il Gabbiano”, don Ottavio Cantarello, e dal responsabile della “Residenza Sanitaria Anziani” di
Nuova Olonio, don Renato
Bardelli. Nella sua ricca
omelia, commentando il
vangelo della domenica e
riferendosi in particolare
all’episodio dell’emorroissa, miracolosamente guarita, dopo aver toccato il
lembo del mantello di
Gesù, don Pietro ha detto:
«C’è un modo diverso di toccare Gesù. Basta guardare
i pellegrini che vengono qui
in santuario. Per tanti la
cosa più importante sembra sia toccare l’antico Crocifisso o il sasso su cui La
Madonna posò i piedi in
quel lontano 10 ottobre
1492. Ma ciò che veramente tocca la Madonna e suo
Figlio non è la nostra mano;
è il nostro cuore: è la nostra fede. “Figlia, la tua
fede ti ha salvato”, dice
Gesù. Sì, è la fede che salva; è la fede che ha mani
per toccare, occhi per vedere, cuore per donare, labbra per proclamare l’amore di Dio. Senza di essa,
toccare non serve a niente:
rimane solo un gesto vuoto». Secondo la valutazione degli organizzatori - e in
primo luogo del Presidente della Sottosezione provinciale dell’Unitalsi, Pietro Trinca - la partecipazione è stata molto sentita ed
ha avuto riscontri positivi,
anche superiori a quelli
degli ultimi anni. Soprattutto è servita a far sentire con maggiore intensità
ai malati la vicinanza spirituale della Chiesa; all’interno della quale, come
scrive Papa Ratzinger nella sua prima Enciclica,
“nessuno dovrebbe soffrire
per mancanza del necessario, soprattutto per la
mancanza di amore”.
N
el presentare la
relazione sociale relativa all’attività svolta nel
corso dell’anno
2008 , gli operatori del Centro di ascolto e di aiuto della Caritas di via Picchi a
Chiavenna analizzano
innanzitutto la loro situazione interna, sia sul piano della composizione numerica dell’equipe sia su
quello delle modalità del
loro operare. Attualmente
i volontari del Centro
d’ascolto (CdA) sono 10
(non c’è più don Rocco
Acquistapace, trasferito ad
altra parrocchia, e altre
due volontarie), mentre le
persone che si alternano
nel così detto Arsenale della Solidarietà (reparto vestiario e mobilio in via al
Deserto) sono una ventina,
provenienti da parrocchie
diverse. Quanto alle modalità operative, poiché viene riscontrato che la maggior parte delle persone che
si accostano al CdA presentano, di solito, solo problemi materiali, c’è il rischio di fermarsi a valutare soltanto questo aspetto
della loro esistenza, senza
creare con loro una relazione più intensa che consenta di affrontare anche altri
problemi (che pure non
mancano) e di intraprende-
re, se necessario, un progetto di recupero con una
azione concertata anche
con Enti e Istituzioni pubbliche. Questa situazione
richiede uno sforzo maggiore da parte degli operatori
sia nel condurre i colloqui
sia nel valutare la situazione specifica.
Passando all’analisi dei
dati operativi risulta questo quadro. Attività di
ascolto: nel corso del 2008
si sono rivolte al CdA 33
persone, di cui 18 per la
prima volta e 15 dopo precedenti incontri, per un totale di 77 colloqui. Si contano, tra tutti, 13 italiani
e 20 stranieri, di cui una
ventina di maschi e 13 femmine. Tra gli stranieri abbiamo 4 dal Marocco, 4 dal
Perù, 3 dalla Romania, 2
dalla Bolivia, 2 dalla Polonia, 2 dall’Albania, 1 dall’India, 1 dal Senegal e 1
dalla Tunisia. Le necessità espresse con maggiore
ricorrenza, oltre ai beni
materiali (alimenti, vestiario, mobilio), sono state il lavoro, la casa a prezzi agevolati e consulenze
per difficoltà relazionali
all’interno del nucleo
famigliare. Attività dell’Arsenale: qui si sono rivolte (inviate anche dal
CdA, per gli alimenti, vestiario e mobilio), 182 per-
sone, di cui 18 a nome o per
conto di associazioni di
volontariato (11), parrocchie (4), comuni (1), case di
riposo (1) e ospedali (1).
Dei 164 utenti che si sono
presentati direttamente
abbiamo questi dati: 33
italiani e 127 stranieri, più
precisamente 49 maschi e
110 femmine. I 127 stranieri provengono da ben 15
diverse nazioni (Albania,
Bangladesh, Bolivia (5),
Colombia, Croazia, Ecuador, Marocco (28), Moldavia
(10), Perù (12), Polonia,
Romania (12), Russia, Senegal (5), Tunisia, Ucraina
(33). La richiesta di vestiario è stata elevata, contandosi 357 richieste (alcune
persone si sono presentate
più volte), per un totale di
2749 capi erogati. Per
quanto riguarda il mobilio
ci sono state 84 richieste,
per un totale di 584 pezzi
erogati. Anche il Centro di
Aiuto alla Vita (presente
all’Arsenale) ha registrato
144 richieste di vestiario e
generi per bambini per un
totale di 1512 capi erogati. Per le necessità alimentari il CdA si è limitato a
distribuire 56 buoni di acquisto. Le persone bisognose di viveri sono indirizzate al “Banco alimentare”
gestito dalla Caritas parrocchiale di Mese che provvede a regolare la distribuzione dei pacchi viveri. Una
attività tutto sommato
molto intensa, ricca di contatti interpersonali e di
collaborazione, che coinvolge tante persone. Il quadro
generale che emerge ci aiuta a conoscere meglio la
realtà sociale in cui siamo
immersi e che spesso sfugge alla nostra osservazione. Grazie al lavoro costante, umile, nascosto, e non
facile, dei vari operatori volontari, veramente ammirevoli per la loro generosità, tanti nostri fratelli bisognosi trovano ascolto e
aiuto per affrontare le loro
difficoltà.
CRONACA
Sondrio&provincia
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009
P A G I N A
29
CHIESA VALMALENCO - OLGIATE COMASCO GIORNATA DI CONDIVISIONE DOMENICA 21 GIUGNO
Un vero gemellaggio sacerdotale
G
rande festa di
sacerdoti a
Chiesa Valmalenco domenica 21 giugno all’inizio dell’Anno
Sacerdotale voluto dal
Papa. Nel santuario della Madonna degli Alpini
a presiedere una solenne santa Messa concelebrata è stato don Angelo Ferrario, che festeggiava i sessant’anni di
ordinazione sacerdotale.
Per dieci anni, dal 1949,
anno della sua ordinazione, fino al 1959 era stato vicario proprio nella
parrocchia di Chiesa.
«Nel paese lo ricordano
i giovani di allora, oggi
ormai nonni - ci spiega
il parroco don Alfonso
Rossi -, che lo avevano
incontrato giovane e dinamico sacerdote, instancabile lavoratore
anche nella costruzione
del santuario. Durante
l’omelia, oltre alle riflessioni sul Vangelo, mi è
sembrato bello proporre
alcune
pagine
del
Chronicon parrocchiale
che lo avevano avuto
protagonista. Tra queste, l’ultima che lo riguarda, in cui racconta
che sta per lasciare
Chiesa dopo la nomina a
parroco di Cagno – vicino ad Olgiate Comasco,
suo paese natale - e che,
dandosi da fare nei lavori di costruzione del bellissimo soffitto del santuario, con la sega elettrica si era tagliato la falange di un dito». A concelebrare sull’altare con
don Angelo c’erano il parroco don Alfonso, don
Alberto Mazzucchi, che,
nativo di Chiesa, ricordava i suoi cinquantacin-
A SONDRIO CONVEGNO
SULLE INFRASTRUTTURE POSSIBILI
PER LA PROVINCIA DI SONDRIO
que anni di sacerdozio,
il salesiano don Dino
Cantoni, sostituto di don
Alfonso a Primolo durante l’anno tranne che
nei mesi estivi, e un altro salesiano, don Lindo
Rossi, missionario in
Centro America e cugino di don Alfonso. Al termine della s. Messa sono
state inaugurate le nuove vetrate del presbiterio, realizzate dalla
Scuola Beato Angelico di
Milano e che presto saranno anche illuminate.
In quelle del lato a valle
sono raffigurati il cielo
con la stella cometa, in
basso un campo e i simboli dei patroni del paese, la conchiglia di s. Giacomo e la croce stilizzata a forma di tau di s.
Filippo, «per ricordare continua don Alfonso che la chiesa più antica
della Valmalenco era dedicata a san Giacomo di
Compostela (cioè campo
di stelle) e a san Filippo». Sulle vetrate di nord
ovest sono raffigurati i
re Magi che recano i
doni. Al termine della
cerimonia, don Angelo
ha voluto ricordare i sindaci, i sacerdoti e le suore degli anni trascorsi a
Chiesa e in particolare si
è soffermato a parlare
delle guide alpine con
cui allora aveva collaborato a lungo. Ma domenica a Chiesa si è celebrato anche un vero e
proprio gemellaggio tra
il paese della Valmalenco e Olgiate Comasco: infatti, da Olgiate
don Angelo era venuto
come vicario a Chiesa,
mentre don Alfonso,
oggi parroco a Chiesa,
dal 1975 al 1984 era stato vicario a Olgiate.
«Quindi, don Angelo ha
ricordato i 50 anni dalla
sua partenza dalla
Valmalenco, io i 25 anni
di quando ero vicario a
Olgiate; lui è venuto a
trovare i parrocchiani di
Chiesa, quelli di Olgiate
sono venuti a trovare
me. Con don Angelo
sono venuti i membri
della cantoria parrocchiale e anche un bel
gruppo di Cagno, dove
lui era stato parroco dal
1960». A concludere la
giornata il pranzo comunitario consumato all’hotel Rezia e al Vassallo, ma non va dimenticato che già venerdì, festa del Sacro Cuore e
inaugurazione dell’Anno
Sacerdotale, nella parrocchia di Chiesa erano
stati ricordati i sacerdoti di cui si festeggiavano
gli anniversari: i prevosti
defunti don Filippo Angel, a cinquant’anni dalla morte, e don Giulio
Roncan, morto nel 2001,
oltre ai 60 anni di sacerdozio di don Angelo Ferrario.
A.R.
ALBOSAGGIA LA COMUNITÀ CI SCRIVE
In festa per il «don» e le famiglie
I
l nostro prevosto,
don Francesco Abbiati, ha scelto di celebrare il 40° anniversario della sua
ordinazione sacerdotale
nel giorno destinato alla
Festa della Famiglia,
in unione con le coppie
che celebravano gli anniversari più significativi del loro Matrimonio.
Nel corso della celebrazione hanno preso la parola il sindaco di Albosaggia Graziano Murada, Lina Paganoni a
nome del Consiglio pastorale parrocchiale e
Dario Bormolini a nome del Consiglio parrocchiale per gli affari economici. Particolarmente
significative le riflessio-
ni di Lina Paganoni, che
riportiamo integralmente qui di seguito.
«Carissimi sposi, caro
don, grazie per aver voluto ricordare con noi
una tappa così importante della vostra esistenza;
il vostro anniversario,
festeggiato nella Comunità e con la Comunità,
3-4 LUGLIO A SONDRIO: IL SUMMER SOUND FESTIVAL
PER AIUTARE IL CENTRO TOKAI IN BANGLADESH
L’associazione culturale Asma presenta la sesta edizione del Summer Sound
Festival. Venerdì 3 e sabato 4 luglio a partire dalle ore 19.30, al Policampus di
Sondrio, si terranno due giorni di musica live e divertimento. I concerti si terranno
con qualunque condizione climatica. Tutto il ricavato sarà devoluto al Centro Tokai
per i bambini di strada in Bangladesh (www.tokaistreetchildren.org). L’ingresso è libero. Grazie a ben 39 sponsor gli organizzatori avranno la possibilità di
ammortizzare i costi del Festival riuscendo così a devolvere un contributo maggiore in beneficenza al Centro Tokai. Dal presidente di Asma Marco Vuono un grazie
a tutti quanti stanno contribuendo alla realizzazione dell’evento live. Simone Del
Curto, membro dell’associazione “Operare per... Nel mondo dalla parte dei bambini” (onlus impegnata in missioni chirurgiche pediatriche nei paesi in via di sviluppo), consegnerà personalmente ai volontari del Centro Tokai i fondi raccolti con il
festival musicale di Sondrio. Un contributo che aiuterà i bambini orfani e senza
casa ospiti del centro bengalese a crescere e a costruirsi un futuro, partendo dallo
studio per arrivare alla ricerca di un lavoro. Il Centro Tokai è affidato a padre
Giovanni Abbiati, missionario valtellinese, ma è gestito da bengalesi. «Il
Bangladesh è un paese dimenticato dagli uomini - spiega Simone Del Curto - il 25
maggio scorso c’è stato un ciclone, che ha procurato disastri, vittime e ha acuito il
problema dei senza tetto, di cui nessun media ha parlato».
in una società che stenta sempre più a riconoscere il valore umano e
cristiano ai Sacramenti,
è motivo di gioia e di riconoscenza per tutti noi.
Riconoscenza al Signore che chiama, che ha
stretto alleanza con voi
anni fa, che rinnova con
voi oggi il suo patto
d’amore, che chiede di
continuare ad accompagnarvi nella vostra vita.
Nella società di oggi,
così smarrita e frastornata, quella degli sposi
è una missione ancor più
delicata. Nell’unità della vita familiare essi
sono chiamati a compiere la loro vocazione, onorando il Sacramento del
Matrimonio.
Prodigandosi per costruire una cultura della vita, dei valori della
famiglia e dell’educazione, rendono testimonianza al mondo dell’Amore divino che modella la loro unione. Al
nostro don la gratitudi-
Il problema dei trasporti pubblici locali, ormai
non più oltre rinviabile nella nostra provincia, almeno per quanto riguarda i collegamenti ferroviari, venerdì 3 luglio sarà oggetto
del convegno Il Progetto 3V – Valtellina
Vettori Veloci: ricominciare dalla ferrovia.
A promuoverlo è la Società Economica Valtellinese (Sev) col patrocinio e il contributo della
Regione Lombardia, il patrocinio della Provincia di Sondrio, il Comune di Sondrio, le Ferrovie dello Stato e Nord Milano, la Camera di
Commercio di Sondrio, il Canton Grigioni e la
Regione Valposchiavo, la Ferrovia Retica e il
Bernina Express. Sponsor ne sono il Credito
Valtellinese, la Fondazione della Comunità
Locale Pro-Valtellina, A2A Energia per l’Ambiente, Vivi le Valli e l’Azienda Agrituristica
La Fiorida. Il convegno, che si terrà presso la
sala consiliare della Provincia, consta di due
parti distinte: dopo l’accreditamento dei partecipanti e i saluti, introdurrà i lavori Alberto Quadrio Curzio, presidente del Comitato
tecnico della Sev, nonché preside della Facoltà
di Scienze politiche e direttore del Centro di
ricerche in analisi economica dell’Università
cattolica di Milano. La prima parte, coordinata dallo stesso Quadrio Curzio, metterà a tema
Le strategie dei servizi di pubblico trasporto regionali e la situazione in Valtellina. Interverranno sull’argomento Raffaele
Cattaneo, assessore alle infrastrutture e
mobilità della Regione Lombardia, un rappresentante della Provincia di Sondrio, Claudio
Lardi, vicepresidente del Governo grigionese
e consigliere di Stato, Giancarlo Laguzzi,
direttore della divisione trasporto regionale di
Trenitalia, Giuseppe Biesuz, direttore generale di Ferrovie Nord Milano, Silvio Briccola,
vicedirettore generale di Ferrovia Retica, e
Gianni Moreni, capoprogetto per il collegamento Engadina Milano dell’Ufficio cantonale
dell’energia e dei Trasporti, Joachim Dejaco,
direttore amministrativo di Strutture Trasporto Alto Adige Spa, che interverrà sul tema
Ferrovia della Val Venosta - Fattori di successo; chiuderà la mattinata Enrico Magenta
del Collegio ingegneri ferroviari italiani, parlando di Situazione e proposte per i servizi ferroviari italiani. Dopo il buffet, che sarà servito alle ore 13.00, i lavori riprenderanno alle
ore 14.15, avendo come coordinatore il presidente della Camera di Commercio di Sondrio,
Emanuele Bertolini. Si comincerà con gli
interventi istituzionali dei sindaci di Sondrio
Alcide Molteni e di Tirano Pietro Del Simone; alle ore 14.45 avranno la parola gli operatori economici e culturali: i rappresentanti
dell’Unione del Commercio Turismo e Servizi faranno il punto su I servizi di trasporto
pubblico connessi al turismo e ai residenti;
quelli dell’Apt di Livigno interverranno su Le
esigenze dell’area decentrata di Livigno per i
servizi di trasporto pubblico; Vittorio Poletti
di Legambiente su Lo studio di Legambiente:
Più treno: orari, disservizi, prospettive; Giovanni Spini chiuderà questa serie di interventi, illustrando la posizione del sindacato
sulla mobilità sostenibile. Seguirà alle ore
15.45 l’intervento programmato di Walter
Finkbohner sul tema: Da Zurigo a Brescia
via Albula, Bernina, Val Camonica: eredità
Unesco senza la macchina, un nuovo modo di
viaggiare di qualità. Seguirà il dibattito e alle
ore 16.30 Alberto Quadrio Curzio trarrà le conclusioni.
ne per tutte le volte che
raduna la Comunità attorno alla mensa della
Parola e dell’Eucaristia,
per donare a piene mani
la misericordia, il perdono, la tenerezza di Dio
che è Padre.
Per tutte le volte in cui
Dio, consegnandosi nelle mani fragili di un
uomo per rendersi presente in mezzo agli uomini, si fa pane spezzato e vino versato, per noi
che gli siamo stati affidati.
Per quel dono che abbiamo avuto di poter
fare un tratto significativo del nostro cammino
dietro a chi ci ha indicato la strada.
Ecco allora il nostro
augurio: “Vivete felici
l’amore che Dio vi ha
donato; testimoniatelo a
questo mondo assetato
d’amore vero”.
P A G I N A
30
CRONACA
Sondrio&provincia
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009
MORBEGNO LA SCORSA SETTIMANA L’INTERESSANTE CONFERENZA DI APPROFONDIMENTRO CON MONSIGNOR
L’attualità del messaggio di
L’auditorium
sant’Antonio ha
fatto da cornice
alla serata:
l’Apostolo delle
genti è stato
presentato nei suoi
caratteri biografici,
il suo pensiero
e lo stile
zione, in base alla
quale l’uomo impara
a percepire, in mezzo
alle parole, la Parola”. «Ci sarebbe molto
da dire - ha commentato - su tante modalità di
intendere l’educazione,
la scuola, la coltivazione
del sapere, sia per la
strumentalizzazione
pragmatico funzionale,
che è un difetto, sia per
l’evasione misticheggiante, che è un altro difetto. In questo papa Benedetto riflette la solidità del pensiero di Paolo».
a cura
di PIERANGELO MELGARA
L
a sera di martedì
della scorsa settimana a Morbegno
l’associazione Oros ha proposto
un momento di grande
spessore culturale, invitando all’auditorium S.
Antonio monsignor
Sergio Lanza, assistente generale dell’Università Cattolica e docente
presso la cattedra di teologia pastorale all’Università Lateranense,
per presentare la figura
di san Paolo, parlando
sul tema “Il primo dopo l’Unico - Paolo e l’uomo postmoderno”. Uno
stralcio dall’ouverture
dell’Oratorio Paulus di
Felix Mendelssohn Bartholdy ha introdotto
mons. Lanza, il cui intervento è stato così ricco di fede e di sapienza
da aiutare a comprendere “quale sia l’ampiezza,
la lunghezza, l’altezza e
la profondità” dell’insegnamento paolino e a riconoscere attraverso di
esso “l’amore di Cristo
che sorpassa ogni conoscenza, perché siate
ricolmi di tutta la pienezza di Dio”. Ho preso
in prestito le parole di
Paolo, perché meglio
esprimono la bellezza e
il senso della serata, che
ha proposto una rilettura dell’apostolo delle
genti, illuminando di luce piena quello che è il
“vangelo”, l’annuncio di
Paolo: la sua concentrazione sulla persona di
Gesù, la libertà del cristiano e la salvezza come
dono gratuito di Dio.
Prima di vedere questi
punti uno per uno, mons.
Lanza ha iniziato col
dire chi era Paolo.
UNO SGUARDO
ALLA BIOGRAFIA
DI PAOLO
Uno squarcio biografico si trova nel capitolo
22 degli Atti degli Apostoli, dove Paolo, prigioniero a Gerusalemme, si
presenta davanti al Sinedrio e rivendica la correttezza della propria
posizione, ricordando la
sua formazione alla
scuola di Gamaliele secondo lo spirito farisaico.
Un cenno autobiografico
si ritrova nella lettera ai
Filippesi (3), in cui «rivendica la sua cristallina
appartenenza alla stirpe
di Israele e all’osservanza farisaica della Legge,
che tuttavia si mescola
con due altre matrici
culturali, ellenistica e
orientale, nate dalla sua
esperienza giovanile a
Tarso, allora vivace cit-
LE LETTERE DI
PAOLO E I CENTRI
NODALI DEL SUO
PENSIERO
tà crocevia. Questo favorì enormemente il suo
ruolo come traspositore
per una prima fondamentale inculturazione
del messaggio cristiano
dall’area palestinese all’area ellenica, che sarà
la seconda grande svolta della sua vita». Di
questo secondo brano
mons. Lanza ha posto in
evidenza un aspetto di
carattere linguistico e
uno letterario, ma anche
contenutistico. Nel linguaggio paolino la “carne” - la parola ritorna
ripetutamente nel brano
dei Filippesi - non ha
niente a vedere con ciò
che noi intendiamo per
carnale. L’uomo carnale - sarkikòs è la parola
greca di Paolo - è l’uomo che si fida delle
cose umane, che poggia la propria speranza, fiducia, prospettiva di vita e di salvezza unicamente sulle
proprie forze: è l’Adamo presuntuoso che pretende mettersi al posto
di Dio. C’è poi quel “Ma”
che sottolinea la svolta
di Paolo, il suo essere
divenuto apostolo. «Più
di uno studioso dell’epistolario paolino, o dell’origine del cristianesimo, vuole rintracciare
nella folgorazione di Paolo sulla via di Damasco,
una sorta di evoluzione
psicologica, un ripensamento progressivo, quasi il prodotto di una
maturazione dall’interno. Al contrario, i testi
di Paolo (Galati, Romani, seconda Corinzi, ecc.)
ci dicono che tutto avviene per un intervento che
gli sconvolge la vita. A
cambiarlo è qualcosa che
lo afferra dall’esterno
come nella vocazione
profetica». Per spiegarlo mons. Lanza ha ripreso un passo di Benedetto XVI dall’udienza generale del 3 settembre
2008: “Questa trasformazione di tutto il suo
essere non fu frutto di
un processo psicologico,
di una maturazione o
evoluzione intellettuale e
morale, ma venne dall’esterno: non fu il frutto del suo pensiero, ma
dell’incontro con Cristo Gesù. In questo senso non fu semplicemente una conversione, una
maturazione del suo “io”,
ma fu morte e risurrezione per lui stesso: morì
una sua esistenza e
un’altra nuova ne
nacque con il Cristo
Risorto… In questo senso più profondo possiamo e dobbiamo parlare
di conversione. Questo
incontro è un reale rinnovamento che ha cambiato tutti i suoi parametri”. «Quello che il Papa
così acutamente ha descritto riguardo a Paolo
- ha continuato - è norma dell’esistenza cristiana, fondata non
su uno studio, che
pur esige, ma su un
incontro, su un rapporto personale. Il cristianesimo è religione
dell’evento, quindi di fatti, di parole e soprattutto di relazioni. Benedetto XVI aveva espresso
questo nella sua prima
enciclica, Deus caritas
est, dove scrive: “All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica, una grande
idea, bensì l’incontro
con un avvenimento,
con una Persona che
dà alla vita un nuovo
orizzonte e con ciò la direzione decisiva”».
perché, «Al contrario di
Paolo, il nostro tempo
rischia di dimenticare le
proprie radici, che possono essere anche smentite, ma non scioccamente dimenticate». In un
passo di quel discorso, il
Papa dice che “Così, proprio a causa della ricerca di Dio, diventano importanti le scienze profane”, e cioè - ha
spiegato - «Non c’è nessuna divaricazione tra il
sapere della scienza e la
ricerca di Dio, al contrario!, benché sui nostri
quotidiani (in primis Repubblica e Il Sole 24Ore)
si continui a sostenere
che il cattolicesimo svaluta la scienza. Le cose
sono molto più articolate e precise e come tali
andrebbero riferite». In
un altro passo il Papa
dice che “Il monastero
serve alla eruditio, alla
formazione e all’erudizione dell’uomo – una
formazione con l’obiettivo ultimo che l’uomo
impari a servire Dio. Ma
questo comporta proprio
anche la formazione
della ragione, l’erudi-
UNA PRIMA
ATTUALIZZAZIONE
DEL PENSIERO DI
PAOLO
Il metodo scelto da
mons. Lanza per attualizzare il pensiero di Paolo è consistito nell’accostare alcuni brani del
magistero di papa Benedetto XVI, riprendendone la relazione al Collège des Bernardins a
Parigi (12 settembre
2008), «un testo mirabile sulle radici della cultura europea, che la
stampa italiana ha del
tutto ignorato». Lanza lo
ha ripreso in relazione
all’intento della serata
Foto Sir-Siciliani
Dopo aver mostrato
che i fatti concreti della
vita sono stati decisivi
per la missione di Paolo, mons. Lanza ha spiegato come egli abbia creato numerose comunità
con cui era in relazione
con lettere, tutte occasionali, eccetto quella ai
Romani, che ne anticipa
la venuta a Roma (le lettere a lui attribuite sono
13 - la 14a agli Ebrei non
è sua, ma un trattato di
stretta costruzione rabbinica -, alcune sono forse rimaneggiate da discepoli, fatto normale
per l’epoca; sette sono
quelle autentiche). Quanto all’antica questione
che Paolo e non Gesù ha
fondato il cristianesimo,
mons. Lanza ha spiegato che «Se c’è uno che ha
mostrato di essere totalmente afferrato da Cristo e si ribellerebbe a
simili affermazioni è proprio Paolo. Il cuore del
suo pensiero è che nessuno può salvarsi da
solo, solo Cristo è il
salvatore di tutti. Come tutti siamo peccatori in Adamo, così tutti
siamo salvati in Cristo.
Paolo non usa mai il termine “peccato” nel nostro senso, perché vuole richiamare l’attenzione non sull’esito finale,
i peccati, ma sulla forza
che misteriosamente fin
dalle origini trattiene la
persona dal fare il bene
e la spinge verso il male
(“Faccio il male che detesto, non riesco a fare
il bene che voglio”, Romani, 7, 15): poiché tutti hanno peccato e sono
privi della gloria di Dio,
tutti possono essere salvati solo dal dono della
vita nuova in Cristo. Per
questo Paolo, dopo l’esperienza sulla via di Damasco, esprime un attaccamento fondamentale alla persona di Gesù». In moltissimi passi
delle lettere afferma perentoriamente che è Cristo che ci libera dalle illusioni, che la salvezza
è dono gratuito di Dio,
non conquista umana.
«Nella sua seconda enciclica, Spe salvi facti
sumus, Nella speranza
siamo stati salvati, papa
Benedetto scrive che il
dono della salvezza è
dato fin dal presente, ma
si compie nella totalità
dell’esistenza, mentre
nel discorso al Collège
des Bernardins parla del
rapporto tra escatologia
e grammatica: nella metafora l’escatologia rappresenta la tensione al
compimento, la grammatica la costruzione quotidiana, parola per parola, regola dopo regola, di
questo tragitto verso il
compimento. È il tema
della libertà cristiana:
per Paolo la legge del
cristiano è fondamentalmente legge di libertà, è la legge dello
Spirito che dà la vita.
Questo è il “vangelo” di
Paolo: unione con Cristo, libertà del cristiano,
essere resi giusti per
grazia di Dio. Da qui la
dimensione eucaristica,
cioè di ringraziamento
dell’esistenza cristiana.
Sappiamo, però, che
spesso non è così e abbiamo bisogno della legge per non deragliare e
capire che siamo ancora
lontani dalla libertà vera
dei figli di Dio».
CRONACA
Sondrio&provincia
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009
P A G I N A
31
SERGIO LANZA, OSPITE DI OROS
san Paolo
L’ESIGENZA DI
ALLARGARE I
CONFINI DELLA
RAZIONALITÀ
A questo punto mons.
Lanza ha proposto due
ulteriori connessioni tra
il pensiero di Paolo e
l’uomo post-moderno a
proposito dell’aspetto
fondamentale della conoscenza. «Dalle sue lettere si capisce in maniera immediata che la religione cristiana che Paolo insegna è tutt’altro
che divaricata rispetto
alla ragione, anzi impegna moltissimo l’uso della ragione, anche se tutta la modernità ha accusato la religione di essere irrazionale e, di conseguenza, l’ha relegata
tra le scelte soggettive e
ridotta all’ambito privato. In un passo del discorso all’Università di
Regensburg, invece, Benedetto XVI esprime
l’esigenza di allargare i
confini della razionalità,
vi sostiene la necessità
di superare “la limitazione autodecretata della
ragione a ciò che è
verificabile nell’esperimento”, di dischiudere
“ad essa nuovamente
tutta la sua ampiezza...
L’occidente, da molto
tempo, è minacciato da
questa avversione contro
gli interrogativi fondamentali della sua ragione, e così potrebbe subire solo un grande danno. Il coraggio di aprirsi
all’ampiezza della ragione, non il rifiuto della
sua grandezza – è questo
il programma con cui
una teologia impegnata
nella riflessione sulla
fede biblica, entra nella
disputa del tempo presente...”. Già Agostino
diceva che “Non si entra
nella verità se non attraverso l’amore”, perché
solo la potenza di una
passione muove la conoscenza, mentre il calcolo non produce conquiste né della scienza, né
dell’umanità». Mons.
Lanza ha concluso la relazione leggendo e commentando la parte finale del suo estratto “Sulle orme di Paolo”, editoriale del n 5 2008 della rivista Vita e Pensiero, dove tra l’altro spiega che «...L’istanza veritativa (cioè la ricerca
della verità) non disperde le culture nel deserto
della tolleranza, ma le
sollecita a un comune
SONDRIO - COLLEGIATA
AVVISI DI VITA PARROCCHIALE
Domenica 12 luglio la parrocchia dei SS.
Gervasio e Protasio propone una stupenda
camminata sul sentiero da Dascio a San
Fedelino, con pranzo, accesso al tempietto e
trasporto col traghetto. Per informazioni e iscrizioni rivolgersi entro martedì 7 luglio a Paolo
Caputo, 347.3607436. Nel mese di luglio dedicato a s. Camillo De Lellis presso l’ospedale di Sondrio da lunedì a sabato alle
16.30 si terrà la recita del rosario seguita
alle 17 dalla celebrazione della s. Messa.
SONDRIO - INDIRIZZI E ORARI UTILI
•
impegno di servizio dell’uomo nella verità (non
è facendo delle scuole il luogo dell’assenza di simboli religiosi che si serve la verità e la crescita delle
persone, ma abituandole al confronto, al
dialogo, al rispetto
delle differenze: eliminare surrettiziamente le
differenze, è creare il deserto della tolleranza).
Questa (il servizio della
verità) non spegne la
domanda, perché l’uomo
non può cessare di do-
mandare, perché egli è,
per definizione, domanda. Si tratta di una visione eminentemente critica. La formazione al/
del senso critico è essenziale per l’adesione di
fede, per l’esperienza di
fede, per la maturazione
della fede. La parola critica è essenziale all’enunciazione e alla recezione della fede (critico
nel senso del giudicare,
del discernere). Con la
parresia (col coraggio
della parola) di Paolo.
Non senza cautele (il co-
Centro di ascolto e di aiuto Caritas, via
Carducci 16, aperto lunedì e martedì dalle 15
alle 18, venerdì dalle 9 alle 12, tel. 0342.515018;
• Centro di prima accoglienza Caritas, via
Parravicini 10, aperto tutti i giorni, entrata
dalle ore 19.00 alle ore 22.00, uscita entro le
9, telefono 0342.513142;
• Centro di Aiuto alla Vita, via Piazzi 70,
aperto martedì e giovedì dalle ore 14.30 alle
ore 17.00, tel. 0342.210143, oppure S.O.S. Vita
tel. 800.813000, e-mail: [email protected];
• Consultorio La Famiglia, via E. Bassi 4,
aperto lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore
15.00 alle ore 19.00, martedì e giovedì dalle
ore 8.00 alle ore 12.00, telefono 0342.512760,
e-mail: [email protected];
• Gruppo volontariato San Vincenzo, via
Piazzi 70, resterà chiuso fino all’8 settembre.
raggio non è sfrontatezza). È il dinamismo dell’intellectus fidei” (cioè
della fede che di continuo si interroga per essere autentica come ha
fatto Paolo)». Durante la
serata l’attrice Daniela
Manzocchi ha letto i passi dalle lettere di Paolo,
mentre Davide Riva l’ha
accompagnata al pianoforte, eseguendo lo stralcio dall’ouverture dell’Oratorio Paulus di Mendelssohn e un brano dalla Corale di Bach Wachet auf, ruft uns die
Stimme (Svegliatevi una
voce vi chiama).
CRONACA
P A G I N A
32
AltaValle
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009
TIRANO LA RESTAURATRICE ORNELLA STERLOCCHI SPIEGA L’INTERVENTO IN CORSO NEL SANTUARIO MARIANO
Proseguono i lavori di restauro
Restituire
splendore
all’edificio sacro
è impegnativo
e delicato: si usano
tecniche
per valorizzare,
pulire, riscoprire
L’INTERVENTO SULLA CANTORIA
La verifica ravvicinata delle parti dipinte e dopo l’esecuzione di saggi di
pulitura e susseguenti analisi chimiche hanno portato alla conoscenza dei
materiali e delle tecniche impiegate. Ne è emersa «una condizione di particolare fragilità e distacco: i dipinti del plafone sono realizzati a tempera,
tecnica molto sensibile ai solventi acquosi, su di una sottile tela direttamente incollata sul legno». Una difficoltà in più alla ripulitura viene da
«una miriade di puntinature nere che sono il prodotto di alterazione di
una sostanza consolidante/ravvivante messa in opera durante un precedente restauro, ottocentesco, la cui rimozione richiede una tempistica più
prolungata e complessa rispetto alle previsioni progettuali iniziali». Dato
le caratteristiche della tempera e l’assenza di vernice protettiva «lo sporco e ogni altra sostanza aggiunta è compenetrata negli strati pittorici e
nella tela stessa». Procedendo così per stadi distinti, una volta asportata
la patina nerastra superficiale, si sta ora procedendo con «la messa a punto dopo una serie di test e verifiche approfondite. Questa fase prevede
quindi la rimozione delle alterazioni puntiformi, a bisturi e a tampone».
a cura di
ROBERT WALTER NAZZARI
roseguono i restauri del presbiterio-abside
cinquecentesco
e della cantoria
lignea datata al secolo
XVIII ad opera di Ornella Sterlocchi, responsabile del restauro. Un
lavoro di molta pazienza, ma di molta soddisfazione che illustra la stessa restauratrice chiavennasca. «Abbiamo rilevato con precisione la
presenza di almeno due
precedenti interventi
avvenuti l’ultimo nel
1969 e il più antico nel
1865, le date». Restauri
avvenuti in tempi abbastanza distanti tra loro
per risentire di mutate
sensibilità nell’arte del
restauro architettonico.
P
Le date sono certe;
«per il restauro del 1969
si conservano in archivio
alcuni documenti cartacei con le modalità di
incarico, i costi, i nominativi della commissione che presiedeva il progetto, etc… Per il restauro ottocentesco abbiamo avuto notizia per
una data dipinta su un
piccolo medaglione del
semicatino absidale, oltre che dall’osservazione
stratigrafica presente
sugli stucchi stessi». Se
diversi sono i secoli dei
due interventi, come dicevamo, diversi sono
anche gli orientamenti
conservativi riguardo
alle superfici e ai materiali originali. «Nel restauro novecentesco la
pulitura delle superfici si
è limitata ad una spolveratura e sciacquatura
per rimuovere polveri e
depositi superficiali. Più
drastico l’intervento ot-
tocentesco, in particolare in corrispondenza delle aree parietali l’utilizzo di prodotti aggressivi
hanno parzialmente impoverito le finiture cinquecentesche; entrambi
gli interventi precedenti si sono conclusi con
una pesante ritinteggiatura delle parti a stucco,
ridipintura dei fondi pittorici e ridoratura di
molte parti». Queste
stesse ritinteggiature
sono state invece rimosse nel restauro odierno,
«riportando in luce la superficie materica cinquecentesca, caratterizzata
da finiture levigate e trasparenti, lievemente patinate dal tempo, recuperando quei dettagli figurativi e quelle lavorazioni nascoste sotto
spesse incrostazioni». Il
restauro operato da
Sterlocchi si caratterizza anche per un diverso
approccio operativo che
presuppone la conoscenza delle superfici da trattare grazie a uno «scrupoloso rilievo dello stato di conservazione –
così prosegue nella spiegazione la restauratrice
- mediante l’esecuzione
di saggi di pulitura per
individuare la corretta
metodologia d’intervento, sottoponendo l’esito
delle prove eseguite al
funzionario della Soprintendenza con il quale si
collabora in tutte le fasi
di lavoro». Un ulteriore
ausilio viene da analisi
chimiche sui materiali
originari e su quelli addizionati in nei precedenti restauri. Particolarmente interessante la
fase di ripulitura e altrettanto delicata dovendo necessariamente variare a seconda del materiale da sottoporre a
tale operazione. «Malgrado l’ultimo intervento sia avvenuto solo 40
anni fa sia le superfici
lapidee che a stucco si
presentavano incredibilmente annerite e ricoperte da sporco untuoso,
le cui responsabilità sono da ricercare nel riscaldamento ad aria. Dopo una generale rimozione dello sporco superficiale con aspiratori si è
passati ad una pulitura
mediante impacchi di
ammonio carbonato e
acqua, in polpa di cellulosa, rimossa dopo una
posa di 25-35 minuti».
Dopo il risciacquo sono
tornati visibili dettagli
non più visibili.
«Più complesse le ripuliture degli stucchi –
rivela Sterlocchi – oltre
allo sporco erano presenti sulle superfici almeno tre strati differenti
di ridipintura di cui
quello ottocentesco è fortemente cristallizzato
ed insolubile… Per la ri-
mozione di questi strati
si è ricorso al bisturi con
specifici trattamenti preparatori e una pazienza
certosina».
Sempre in accordo con
la Soprintendenza si è
valutato il modo più opportuno per procedere
riguardo ai colori precedenti che devono essere
rimossi oppure integrati. Così è stato deciso di
«rimuovere completamente la dipintura del
restauro del 1969, molto sorda ed eseguita con
colori già industriali»
recuperando il cromatismo del XVI secolo o in
alternativa quello ottocentesco. E così «è stato
stabilito di mantenere le
dorature otto-novecentesche eseguite non a porporina, ma a lamina d’oro». La volontà del Soprintendente ha anche
fatto sì che «si mantenesse la decorazione a
finto damasco che orna
la porzione parietale inferiore dell’abside, dipinta dal maestro d’arte
Righini e collaboratori
intorno alla metà del
‘900». Per la reintegrazione pittorica odierna si
sono scelti colori ad acquerello «perché presentano caratteristiche che
ben si adattano alla tecnica ad affresco e perché
assolutamente reversibili con acqua».
VALFURVA LA CHIESA DI TEREGUA È GIÀ VISITABILE GRAZIE A VOLONTARI
Il 29 agosto c’è l’inaugurazione
opo la chiusura
invernale, il
cantiere di restauro della
chiesa della
Santissima Trinità di
Teregua in Valfurva è
stato riaperto lo scorso
28 aprile. Allora si trattava anzitutto di completare lo smaltimento dell’umidità accumulata
durante una stagione
particolarmente nevosa.
D
Il lavoro svolto dal
deumidificatore in funzione fin dal mese di
marzo, ha subito dato
buoni risultati: una parte del merito va però riconosciuto all’opera di
alcuni volontari di Tere-
gua che durante l’inverno hanno tenuto libere
dalla neve le murature
esterne del monumento.
Si è così potuto passare a realizzare man
mano i seguenti interventi:
• erezione del nuovo
altare su cui verrà collocata l’ancona in corso
di restauro a Sondrio
presso il Museo Valtellinese di Storia e Arte;
• posizionamento in
sacrestia della mensa
dell’altare antico;
• realizzazione dell’impianto elettrico, di illuminazione e di sicurezza;
• pavimentazione dell’aula in tavole di larice;
• trattamento con vernici speciali dei parapetti e del cancelletto d’ingresso;
• misurazione dell’umidità interna ed esterna delle murature dell’abside per poter riprendere il restauro degli affreschi del registro inferiore dell’abside.
Una volta completata
quest’ultima operazione
che nel settembre 2008
si era dovuta sospendere per il sopraggiungere
del clima autunnale,
sarà possibile rimontare
l’ancona sul nuovo altare e nel contempo riar-
redare la chiesa posizionando i banchi preventivamente trattati a cera
e la balaustra sottoposta
a restauro.
Tra luglio e agosto nella chiesa rimessa a nuovo si terranno due incontri riservati ai 24 volontari che hanno dato la
propria disponibilità per
rendere il monumento visitabile dalle ore
15.00 alle ore 17.00 nei
giorni di giovedì, sabato e domenica. Le
settimane successive saranno dedicate alla messa a punto di ogni particolare per l’inaugurazione della chiesa prevista
per sabato 29 agosto.
P A G I N A
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SPORT
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009
STORIE DI SPORT/2 LO STADIO NAZIONALE DI BUDAPEST RICORDA UNA GRANDE SQUADRA DI CALCIO
Il mito della grande Ungheria
A 56 anni di
distanza i magiari
festeggeranno
il 25 novembre
1953 quando
sconfissero a
Wembley
l'Inghilterra col
punteggio di 6-3
tano la medaglia d’oro
olimpica. L’Ungheria aveva sconfitto la Jugoslavia
per 2-0 e Puskas aveva
segnato il primo gol, scartando anche il portiere.
Negli ottavi i magiari avevano sconfitto l’Italia, battendola 3-0 nel giorno della stupenda vittoria di
Dordoni nella 50 km di
marcia. In semifinale avevano liquidato i campioni
uscenti della Svezia per 60 e Puskas era andato in
gol dopo 20 secondi. Giocava col numero 10. L’Ungheria adottava in attacco
il modulo a M, con il centravanti arretrato (all’Olimpiade Palotas, poi Hidegkuti) e i due interni,
Kocsis e Puskas, avanzati. E gli avversari pativano, mentre l’Ungheria
conquistava il mondo.
Successivamente, i magiari vinsero l’ultima edizione della Coppa Internazionale, che era disputata, oltre che dall'Ungheria, anche dall'Italia e Cecoslovacchia, con Puskas
capocannoniere con dieci
marcature. Nazionale di
grandi tradizioni guidata
da Sarosi, giocatore in
campo a Parigi nel 1938
quando l’Italia conquistò
la sua seconda Coppa Rimet, l’Ungheria schierava prevalentemente giocatori della Honved, la
squadra dell’esercito. L’apoteosi avvenne, dunque,
il 25 novembre 1953, giorno in cui i “maestri” del
calcio festeggiavano il 90°
anniversario della nascita
della loro associazione.
Come preannunciato, a
Wembley andò in scena la
più umiliante sconfitta del
calcio inglese sino a quel
momento. Per la prima
pagina a cura di LUIGI CLERICI
Q
Il monumento alla Grande Ungheria allo stadio
nazionale F. Puskas di Budapest (sopra) ed i nomi
dei suoi giocatori (a fianco) (Foto L. Clerici)
Rimet ad Highbury, sempre nel mese di novembre, dove raccolsero una
sofferta vittoria per 3-2
contro gli azzurri ridotti
praticamente in dieci per
tutto l’incontro): questo
perché gli inglesi, credendosi gli inventori del calcio, si ritenevano i più forti
in assoluto e quindi non
avevano bisogno di dimostrarlo in competizioni ufficiali. Infatti, fino al 1950,
non presero parte ai Mondiali di calcio, eppure da
quel momento subirono
una serie di disfatte storiche: dallo 0-1 mondiale
con gli Stati Uniti, alla prima sconfitta casalinga
della storia, per 6-3 con gli
ungheresi, fino alla più
pesante battuta d’arresto
mai subita: 7-1 a Budapest. E di quelle vittorie, così
come della squadra che le
conquistò, gli ungheresi
hanno eretto due monumenti fuori dallo stadio,
ora intitolato al nome più
famoso per antonomasia
del calcio magiaro, ovvero quello di Ferenc Puskas. Questi salì agli onori della storia calcistica il
2 agosto 1952, a Helsinki,
quando ricevette da capi-
GINNASTICA RICONOSCIMENTO DALLA CITTÀ
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
uando l’Italia
vinse i campionati del mondo
del 2006 in Germania, da più
parti si levarono sospiri di
sollievo: finalmente non
si sarebbe più parlato con
nostalgia della vittoria iridata conquistata in Spagna nel 1982. Sembrerà
impossibile, ma in Europa
c’è invece una nazione che
ricorda ogni anno non un
titolo bensì l’aver espugnato il “mitico” campo inglese di Wembley nel
1953, ovvero in un periodo storico in cui i giocatori britannici si consideravano i migliori calciatori
del mondo. Stiamo parlando dell’Ungheria, che
il 25 novembre di quell’anno fu la prima nazione a
violare il terreno dello stadio imperiale, facendo svanire gli ultimi barlumi inglesi su una loro presunta superiorità. La FA, ovvero Football Association
britannica, aderì alla FIFA soltanto dopo la seconda Guerra Mondiale. Prima di allora gli inglesi decidevano direttamente chi
sfidare, non avendo voluto aderire ad alcun torneo
ufficiale (come nel 1934
quando affrontarono l’Italia, fresca del primo titolo
volta i “maestri” perdevano nel loro stadio contro
una squadra non britannica. Il risultato parlò chiaro: 3-6 per i magiari con tre
gol di Hidegkuti, due di
Puskàs ed uno di Bozsik.
Naque così il mito dell’Aranycsápat, ovvero, in
ungherese, la “squadra
d’oro”. Gli ungheresi rimasero imbattuti per i
successivi due anni, togliendosi anche lo sfizio di
infliggere, sempre all’Inghilterra, la più pesante
sconfitta della sua storia:
un incredibile 7-1. La
squadra sembrava imbattibile ed era la principale
favorita per la Coppa del
mondo 1954. Arrivò dunque in finale dopo un primo turno a suon di vittorie ed un IV di finale storico col Brasile. Ma a Berna
accadde l’incredibile: la
Germania Ovest conquistò il titolo di campione del
mondo (3-2) ribaltando lo
svantaggio iniziale di due
gol, segnati da Puskas e
da Czibor, con risvolti ancor oggi poco chiari. Infatti
l’ipotesi che i tedeschi abbiano fatto uso in grande
quantità di sostanze dopanti è tuttora plausibile.
Si dice, infatti, che dopo
quella partita molti titolari si ritirarono dal calcio
giocato; altri, invece, sono
addirittura morti. La rivolta del 1956 e la successiva invasione sovietica
scrissero la parola fine
sulle gesta di questa squadra. I giocatori più forti ottennero asilo politico, soprattutto nella Spagna
franchista, ed il mito della grande Ungheria venne consegnato alla storia.
Un mito perpetrato a Budapest dai monumenti
che circondando lo stadio
nazionale e dal ricordo della gente che ancora oggi
rimpiange una squadra
che incantò il mondo, ma
che non ottenne il sospirato successo più ambito.
CALCIO CONFERMATO L'ALLENATORE DI CHIARA
Erika, promessa d'oro Rilanciare le giovanili
La giovane atleta
di Tavernola, ben
comportatasi agli
ultimi assoluti
nazionali,
premiata in
Municipio
È
stata premiata
dal sindaco di Como, Stefano Bruni in Municipio,
Erika Fasana, la
giovane ginnasta comasca che il 29 maggio scorso ha conquistato la medaglia d’oro al volteggio e
quella di bronzo alle parallele, ai Campionati italiani assoluti di Ginnastica
artistica.
Nata nel 1996, Erika, ha
iniziato l’attività ginnica a
Cernobbio, prima di trasferirsi alla Polisportiva
Carnini di Fino Morna
sco. La società finese è gemellata con il sodalizio
Brixia di Brescia, del quale fa parte l’atleta olimpica Vanessa Ferrari, ed Erika Fasana ha quindi ini-
ziato a gareggiare anche
per questa blasonata società. Attualmente si allena quattro giorni la settimana a Fino Mornasco e
due a Brescia e frequenta,
con altre due ginnaste, la
scuola a Grandate secondo un modulo sperimen-
tale che le
consente di
praticare l’attività sportiva agonistica
senza che gli
studi ne possano risentire.
“E’ sempre
un onore per
la città avere
giovani atleti
che conquistano risultati di prestigio - ha affermato il primo
cittadino -.
L’auspicio è
che il riconoscimento che
il Comune di
Como ha voluto consegnare sia di
buon auspicio per i prossimi brillanti risultati”. A
settembre Erika sarà impegnata nei Campionati
nazionali di categoria Junior e per lei ci sono ottime probabilità di entrare
nella nazionale.
Il mister romano
si impegnerà
anche nel
contribuire
ad organizzare
il rifondato settore
giovanile del club
C
onquistata ad Alessandria la promozione in I Divisione, per i giocatori del Como, è
arrivato il momento delle sospirate ferie. Nel frattempo, però, la società sta
incominciando ad imbastire i programmi per la
nuova avventura.
La scorsa settimana,
come promesso al momento del suo ingaggio,
Stefano di Chiara è stato
confermato alla guida della compagine azzurra.
Glielo aveva promesso il
presidente Di Bari nel
gennaio scorso, quando
Di Chiara prese il posto di
Corrado Cotta. Promessa,
quindi, diventata realtà.
Da segnalare il fatto che
Di Chiara ha affermato ad
un quotidiano locale che è
sua intenzione cercare di
dare una mano per la
riorganizzazione del settore giovanile del Calcio
Como. La crisi economica,
infatti, ha portato con sè
anche (speriamo che continui in futuro) maggiore
attenzione verso i vivai.
Viste le cifre, talvolta scandalose, con cui vengono
sanciti i trasferimenti di
giocatori da una squadra
all’altra, infatti, oltre ad
essere comunque un bel
risultato a livello umano,
poter disporre di validi atleti cresciuti con la casacca azzurra, porta con sè
indubbi vantaggi dal punto di vista economico.
Comunque, per quanto
riguarda la prossima rosa
azzurra, invece, i giochi
verranno scritti a partire
dai prossimi giorni. Vedremo se l’ossatura dello
scorso campionato verrà
confermata oppure, come
accade ormai sempre più
spesso, si procederà ad un
cambio radicale dei giocatori.
Sembra invece destinata ad essere accantonata,
per l’ennesima volta, la
questione dello stadio. Immediatamente dopo la
promozione, c’è chi ha avanzato la proposta di realizzare un nuovo impianto moderno per il calcio,
fuori dalla convalle. Con
quali mezzi finanziari, visto che le casse degli enti
locali piangono miseria e
sono alle prese con veri e
propri salti mortali per far
quadrare i rispettivi bilanci: questo è un altro discorso. Certo, sognare fa
sempre bene, ma, crediamo, che in questo particolare momento storico sia
il momento di privilegiare, se è possibile, altre infrastrutture di cui il territorio e la popolazione comasca hanno assolutamente bisogno.
P A G I N A
34
MASSMEDIA
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 4 LUGLIO 2009
STAR SYSTEM IL FATTO HA MONOPOLIZZATO L’INFORMAZIONE
Tele
IL
comando
DOMENICA 5
A sua immagine, Rai1,
10,30. Rubrica religiosa. Il
tesoro dei templari, C5
10,55. Film tv per ragazzi.
Racconti di vita, Rai3,
12,55. Ultima puntata. Wyatt Earp R4,15,00. Film western fedele alla storia con
Kevin Costner. Il club degli
imperatori, C5,16,00. Film
sullo stile “attimo fuggente”
con K. Kline nei panni di un
insegnante. Discreto. I Cesaroni, C5, 20,40. Fiction. Provaci ancora prof. 3, Rai1,
21,30. Serie tv con V. Pivetti.
Alle falde del Kilimangiaro, Rai3, 21,00. Magazine
con Licia Colò in giro per il
mondo. Tema la danza. Maigret e il dottore, R4, 21,10.
Poliziesco. Missione Natura, La7, 21,30. Documentario.
LUNEDÌ 6
Destinazione Parigi, Rai3,
9,05. Commedia di e con G.
Kelly. Ho sposato uno sbirro, Rai1, 21,20. Serie tv con F.
Insinna. Mio fratello è figlio unico, C5, 21,10. Film
ottimamente interpretato da
E. Germano e R. Scamarcio.
Uno sguardo sugli anno 60 e
70. Circo Massimo show,
Rai3, 21,10. Spettacolo. Criminal minds, Rai2, 21,05.
Interessante serie poliziesca.
Le fate ignoranti, C5,
23,30. Commedia dai risvolti
drammatici con M. Buy e S.
Accorsi in un film di Ozpetek.
Temi interessanti per un
pubblico maturo.
MARTEDÌ 7
Alice Nevers, Rai1, 21,20.
Serie poliziesca ambientata a
Parigi. Ghost whisperer,
Rai2, 21,05. Telefilm. Mystere, C5, 21.25, Fiction. A beautiful mind, R4, 21,10. Ottimo film sul matematico schizofrenico J. Forbes Nash, premio Nobel nel 1994. Ottima
l’interpretazione di R. Crowe.
Da vedere.
MERCOLEDÌ 8
Visita di Obama in Italia,
Rai1, 10,55. Il cuore degli
uomini, Iris, 19,10. Bella
commedia francese. Chi l’ha
visto?, Rai3, 21,10. Dragonfly- il segno della libellula,
INTERNET
E CENSURA
PREOCCUPANTI
OMBRE... CINESI
Mentre da Teheran la scure della
censura non cessa di abbattersi
sulle voci libere di un popolo che
cerca di conquistare spazi di democrazia, da Pechino arriva un
nuovo (l’ennesimo) giro di vite alla
libertà di espressione. È un Paese
pieno di contraddizioni, la Cina: gli
utenti Internet sono cresciuti ad
una velocità impressionante nel
corso dell’ultimo anno (un incremento del 42% che li ha fatti arrivare a quota 298 milioni) e con la
stessa rapidità il regime si è adeguato alla nuova tecnologia, stringendo le maglie della Rete e filtrando ogni notizia anche solo pallidamente dissidente.
Rai1, 21,20. Film drammatico ricco di suspence con K.
Costner. La scelta di Laura,
C5, 21,10. Serie tv con G. Pasotti. La sai l’ultima?, R4,
21,10. Show condotto da L.
Cuccarini. La storia siamo
noi, Rai2, 23,45. Doc. C’era
una volta, Rai3, 0,15. Ombre africane. Ritornano ad
orario impossibile la bella serie di reportage sul sud del
mondo. Si incomincia con 3
doc. sull’Africa.
GIOVEDÌ 9
Falò, Rsi La1, 21,00. Attualità. Superquark, Rai1,
21,20. P. Angela coi suoi documentari. Le quattro piume, Rai3, 21,10. Film drammatico ambientato nel Sudan
del 1898. Ghost whisperer,
Rai2, 21,05. Telefilm con fantasmi. Zig Zelig, C5, 21,10.
Varietà. I giovani leoni,
La7, 21,10. Film drammatico
commovente con M. Brando
nei panni di un soldato tedesco ai tempi della seconda
guerra mondiale. CSI scena
del crimine, It1, 21,10.
Telefilm polizieschi. Tg1,
speciale G8, Rai1, 23,20.
VENERDÌ 10
Scandalo a Filadelfia,
Rai3, 9,05. Film commedia di
Cukor con Cary Grant e K.
Hepburn. Frizzante, un classico. Complotto di famiglia, R4, 16,10. Thriller di
Hitchcock. Terapia d’urgenza, Rai2, 21,05. Telefilm.
Festival di Castrocaro,
Rai1, 21,20. Musicale. Fico +
Fico show, It1, 21,10. Spettacolo coi Fichi d’India. Pianeta Terra, Rai1, 23,30. I
deserti. Doc. BBC. Spettacolare.
SABATO 11
Perry Mason, R4, 14,05 La
novizia. Telefilm. A sua immagine, Rai, 17,10. Rubrica
religiosa. Criminal intent,
R4, 21,10. Telefilm polizieschi. Ispettore Barnaby,
La7, 21,10. Sempre gradevoli le inchieste dell’ispettore
Barnaby. L’uomo nel mirino, Rai3, 23,20. Efficace poliziesco con C. Eastwood. Tg2
Dossier, Rai2, 24,00. Attualità.
TIZIANO RAFFAINI
Ultima (di una lunga lista) vittima
illustre è Big G: secondo le accuse
della Ciirc (l’organo di vigilanza su
Internet), “Google China non ha
rispettato le richieste fatte dalla
legge e dalle normative del Paese,
facendo passare oltre le nostre
frontiere un grande quantitativo
di contenuti web porno”. Dalle parole ai fatti, in Cina, il passo è breve. Nel giro di poche ore da Pechino è arrivato l’ordine per google.cn
di “sospendere le ricerche sulla
rete estera” e, secondo quanto riportato dall’agenzia Xinhua (Nuova Cina), di bloccare la “tendina”
che suggerisce automaticamente
le parole da lanciare sul web. La
risposta del motore di ricerca non
si è fatta attendere, la funzionalità è stata subito rimossa e in un
comunicato, i dirigenti di Google
hanno assicurato di “prendere costantemente misure contro i siti
pornografici, in particolare quelli
che possono danneggiare i bambi-
MICHAEL JACKSON:
UNA MORTE CHE
INVITA A RIFLETTERE...
arissimamente capita
che un evento scateni
una reazione popolare a
livello globale, chiamando in piazza centinaia di migliaia di persone in
tutto il mondo in luoghi lontanissimi uno dall’altro. Non c’è riuscita la protesta in corso in Iran,
neppure il colpo di Stato in Honduras, né alcuna delle molte e
drammatiche crisi umanitarie in
corso (Somalia, Myanmar, Etiopia, Pakistan, Zimbabwe, Sudan…) e nemmeno la situazione
economica e finanziaria critica
dovunque. A far levare all’unisono le voci di moltissimi individui,
sconosciuti l’uno all’altro, è stata
la morte di Michael Jackson.
R
La notizia del decesso ha provocato un’isteria di massa: migliaia di fan si sono riversati in
pubblico per partecipare a veglie,
commemorazioni, ritrovi canori,
riversando fiumi di lacrime mentre continuavano a scandire
“Michael, Michael, Michael”…
Come se fosse morto un loro fratello, un congiunto, l’amico del
cuore. Invece è stato soltanto un
personaggio di spettacolo, capace di costruire un impero grazie
alle sue doti di “animale da palcoscenico”, che nella realtà è stato un uomo insicuro e problematico, agitato da continua instabilità psicologica, dipendente dagli
psicofarmaci, finto re di un mondo di cui era diventato letteralmente schiavo.
Che gli showmen conducano
esistenze ben diverse da quelle
delle persone comuni è un dato di
fatto, ma nel caso di “Jacko” (questo il nomignolo con cui affettuosamente lo chiamavano i suoi
ammiratori) la dicotomia fra vita
e palco è stata assoluta. Sembrava esistere soltanto nei panni
della maschera di se stesso, sotto i riflettori, con un microfono in
mano e di fronte a un pubblico in
delirio.
Tanto virtuale è stata l’esistenza di Michael Jackson, quanto reali sono le lacrime che abbiamo visto scorrere sui volti dei
molti che si sono uniti nel rimpiangerlo. Un vero e proprio paradosso, rafforzato dall’aura di
mistero che da subito ha avvolto
ni, su Internet, in Cina”. Ma da più
parti il sospetto, che è praticamente certezza, è che quella dei contenuti pornografici sia una banale
scusa per chiudere una delle più
grandi finestre sul mondo libero a
disposizione degli internauti cinesi. L’ultima iniziativa, in ordine di
tempo, è il cosiddetto filtro “Green
Dam”: un software che, dal primo
luglio, dovrebbe essere installato,
dalla fabbrica, su tutti i computer
prodotti o venduti in Cina per filtrare i contenuti del web. Alla diffusione della notizia del nuovo
bavaglio alla Rete, le proteste non
si sono fatte attendere. Attraverso
Twitter, il social network arrivato
alla ribalta delle cronache con i
recenti fatti in Iran, i cybernauti
cinesi stanno promuovendo una
campagna di boicottaggio del nuovo filtro e anche il governo Usa ha
preso una dura posizione.
ANTONIO RITA
le circostanze della sua morte,
dando origine a una serie di ipotesi più o meno fantasiose. È
l’aspetto negativo della tendenza
alla mitizzazione che i mezzi di
comunicazione producono interessandosi di qualcuno, soprattutto quando se ne può raccontare la vicenda umana attingendo
a piene mani ai registri della fiction e del racconto romanzesco.
Alcune fra le poche immagini
che recentemente sono filtrate
dalla spessa cortina che avvolgeva la sua esistenza lo avevano
mostrato debole e seduto su una
sedia a rotelle, mascherato come
sempre contro gli occhi del mondo e impegnato a nascondere
anche il volto.
Riccardo Muti, commentando
la notizia della morte, ha affermato: “È una lezione che ci fa riflettere sulla ricerca della bellezza e della giovinezza a tutti i costi. La sua vita è la dimostrazione che il successo non è necessariamente fonte di felicità”. La
morte del cosiddetto “re del pop”
fa riflettere.
MARCO DERIU
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