Coca Cola: effimero primato …,Le Cesarine ad Expo di Milano,I food
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Coca Cola: effimero primato …,Le Cesarine ad Expo di Milano,I food
Olio Novello o Olio Nuovo? Ci hanno segnalato che nei frantoi, sugli scaffali di gastronomie ed enoteche, campeggia un po’ ovunque l’offerta di olio extra vergine di oliva della nuova campagna olearia con la dicitura “novello” sul collarino o nell’etichetta. Ma l’olio “novello” non esiste. Tale dicitura non è prevista da alcuna normativa e può anche indurre in errore il consumatore, pertanto le aziende che la adottano sono passibili di sanzione, ai sensi dell’articolo 7 del regolamento comunitario 1169/2011 sull’etichettatura dei prodotti alimentari. Eppure sono anni che il termine viene usato e pubblicizzato, senza contestazioni. Al contrario del ‘vino novello’, prodotto con procedure diverse da quello del vino comune, l’olio dichiarato ‘novello’ è in verità prodotto allo stesso modo del restante extra vergine, ma ne è il primo estratto, non è filtrato né decantato. Ha un sapore caratteristico particolarmente apprezzato, specie sulle bruschette, e si presenta torbido, tanto che nel tempo di poche settimane le sostanze in sospensione, che conferiscono torbidezza, si vanno a depositare nella bottiglia e possono fermentare, dando luogo a difetti organolettici. Come dimostrato da molte ricerche, tra le ultime quelle del Laboratorio Chimico di PromoFirenze, la degradazione nel tempo è più marcata per l’olio non filtrato che, al termine del periodo di conservazione, risulta più impoverito nelle componenti nutrizionali caratteristiche dell’extra vergine, come i polifenoli. [Fonte : Teatro Naturale – www.teatronaturale.it]. Maura Sacher Natale del cuoco 2015 Una grande festa per l’Associazione cuochi etnei presso l’Esperia Palace Hotel a Zafferana Etnea (Ct), per celebrare il piacere della tavola condivisa in occasione delle prossime festività. I 511 iscritti ne fanno la terza associazione provinciale nell’ambito nazionale della Federazione italiana cuochi; 100 eventi organizzati o ancora da organizzare, tra novembre 2014 e maggio 2016 le assicurano il primo posto. E 400 partecipanti solo all’ultimo corso di aggiornamento dello scorso novembre ne decretano il successo. Parliamo dell’Associazione provinciale cuochi etnei che, evidentemente, attinge tanta energia non solo dall’Etna ma anche da un altro vulcano: il suo presidente Seby Sorbello che è una vera fucina (o dovremmo dire cucina?) di idee, iniziative, attività. Coadiuvato da una grandissima squadra: il Consiglio direttivo dell’Associazione, composto dal vicepresidente Domenico Privitera (che è anche presidente dell’Unione regionale cuochi siciliani), dal pazientissimo ed efficientissimo segretario Vincenzo Mannino, dal tesoriere Salvatore Caramma, e dai consiglieri Fabio Fidotta, Giuseppe Gemmellaro, Rosario Cantarella, Angelo Scuderi ed Enrico Lavernier. E se il cibo è vita, festa e convivialità la serata dello scorso 7 Dicembre è stata una vera celebrazione del piacere della tavola condivisa. Nella splendida cornice del Salone Morgana, presso l’Esperia Palace Hotel a Zafferana, tutti i soci hanno festeggiato l’arrivo del Natale insieme alle loro famiglie e ai rappresentanti della stampa di settore. Ad affiancare i cuochi, nell’allestimento del ricchissimo buffet e nell’impeccabile servizio, le studentesse e gli studenti di quattro Istituti alberghieri della provincia: l’Istituto Wojtyla di Catania egregiamente rappresentato dalla sua iperattiva dirigente Daniela Di Piazza, l’Istituto Giovanni Falcone di Giarre guidato dalla dirigente Monica Insanguine, l’Istituto Fermi-Eredia di Catania rappresentato dal professor Mario Messina e l’Istituto Rocco Chinnici rappresentato dal dsga Giuseppe Failla. Infinite le portate: scacciate di verdura, di Nicolosi cavolfiore affogato, frittelle di ricotta e di macco, rigatoni con polpette al sugo, zuppa di lenticchie e spaghetti tagliati, gratin di patate, carré di maiale all’Etna rosso, baccalà su crema di ceci, formaggi tipici, torte al pistacchio, cassate, castagnole, zeppole; impossibile raccontare tutti i piatti. Ci soffermeremo su ciò che più ci ha entusiasmato: crostino di pane con mozzarella, fettine di limone e bottarga, tortelli al limone, uno stupefacente agnello glassato al miele preparato da Vincenzo Mannino, un sensazionale contorno di funghi e castagne trifolati insieme, il delicatissimo tortino di zucca rossa e uno strepitoso gelato al fico d’India, vero trionfo dell’arte gelatiera siciliana. Ad allietare la serata anche un momento di spettacolo con le ballerine della Sphera Dance Company e poi balli per tutti, in un clima di gioia e di allegria. E, per finire, un piccolo dono: una palla di Natale con lo stemma dell’Associazione cuochi etnei. Grande soddisfazione ha espresso Seby Sorbello intervistato da Antonio Iacona, giornalista conduttore della serata: “Anche questa volta siete davvero in tanti, segno che tenete particolarmente alla vita associativa e siamo lieti dell’ampia partecipazione (oltre 400 presenti, ndr) non soltanto nei momenti formativi aggregazione”. e didattici, ma anche ludici e di Se un sodalizio vive di partecipazione, allora l’Associazione cuochi etnei ha trovato la ricetta dell’elisir di lunga vita. Goloso Natale! Anna M. Martano Un viaggio di-vino: I suggerimenti di booking.com Dedicati a tutti coloro che vogliono regalarsi un viaggio emozione in grandi regioni vinicole d’Europa sono i suggerimenti del portale Booking.com, una selezione di alcune strutture che hanno ottenuto le valutazioni migliori per quanto riguarda il turismo enologico. Iniziamo dall’Italia, dove il vino è parte integrante della cultura e la scelta di una location rappresentativa non è certamente cosa facile. Sulle colline patrimonio Unesco tra Asti ed Alba nel borgo San Martino si trova la tenuta Marchesi Alfieri, dal 1616 questa nobile famiglia astigiana vive la residenza e conduce l’azienda agricola, 21 ettari dedicati a produrre i vini della zona, soprattutto Barbera. Ai piedi del castello un borgo settecentesco restaurato con molta cura del particolare ospita un piccolo albergo diffuso costituito da sette camere, la Locanda, ed ancora una cascina all’interno del parco storico progettato da Xavier Kurten, architetto paesaggista tedesco, che diventerà il primo giardiniere della Corte sabauda. Incantevole la visita all’Orangerie, il giardino d’inverno della famiglia e imperdibile quella alle antiche cantine con la degustazione dei prestigiosi loro vini. Passiamo in Francia, altra destinazione ideale per gli amanti di Bacco, andiamo a Saint-Emilion, nella valle della Dordogna, a pochi chilometri da Bordeaux, un incantevole paese dalle origini medioevali nel cuore del vigneto bordolese, patrimonio dell’Umanità, ci dirigiamo verso le Château Troplong Mondot, dal 2006 1er Grand Cru Classé. Oltre alle quattro camere, il ristorante “Les Belles Perdrix”, un luogo delizioso, una cucina che esalta i prodotti del luogo ed una ricca carta dei vini. Ci dirigiamo nella vicina Svizzera sul lago di Ginevra per visitare la regione vinicola del Lavaux, tra Losanna e Montreux, dove troviamo 900 ettari di vigneti a terrazza e piccoli villaggi che l’Unesco nel 2007 ha iscritto nei beni del Patrimonio Mondiale dell’Umanità. La costruzione dei terrazzamenti è stata intrapresa da monaci otto secoli or sono, vi si coltiva soprattutto uva Chasselas, a bacca bianca. Un angolo di paradiso il Domaine du Burignon, situato a St-Saphorin in un edificio storico, struttura per non fumatori, che offre la vista panoramica sul lago di Ginevra, sulle Alpi e sui vigneti. Nel cuore della famosa Valle del Douro in Portogallo vicino alla storica cittadina di Peso da Régua, troviamo la Quinta do Vallado, elencata per il secondo anno tra le migliori 100 aziende vinicole dalla rivista Wine & Spirits. Nata nel 1716, appartenuta alla leggendaria Dona Antonia Adelaide Ferreira, importante produttrice di Porto, oggi alla sesta generazione, si trova sulle rive del fiume Corgo, 38 ettari totali, di cui 26 con viti di 60 anni, vini come il Quinta do Vallado Red ReserveandTourigaNacionalconsideratitraI migliori della zona. Per gli ospiti la possibilità di soggiornare nella casa padronale dove visse Dona Antonia oppure nella recente struttura inaugurata nel 2012, un design hotel dallo stile moderno con gli esterni in ardesia, dal pittoresco giardino con la piscina a sfioro con vista sui terrazzamenti. Lungo la costa turca nella regione dei vini dell’Egeo poco distante dal sito archeologico di Efeso troviamo lo Yedi Bilgeler (settimo saggio) il primo winery hotel in Turchia, un edificio in pietra costruito da un architetto austriaco, una combinazione di azienda vinicola, ristorante and hotel. Si coltiva Merlot, Shiraz, Cabernet Sauvignon e Malbec, in cantina attrezzature all’avanguardia e botti di rovere francese per l’invecchiamento. L’hotel offre camere in stile vintage con vista sulle aiuole di lavanda, sulle vigne e sulla rigogliosa vallata. Ultimo suggerimento Santorini, dove La produzione di vino su ha una tradizione antica: il terreno reso fertile dalle eruzioni vulcaniche che diedero vita all’arcipelago. Vi sono testimonianze che già dai tempi dei Greci e dei Romani i territori più protetti dal vento erano coperti di vigne per regalare uve che, con il passare dei secoli, si sono affermate tra le più raffinate di tutta Europa. Il 70% della produzione viticola è rappresentata dall’ Assyrtiko, vitigno a bacca bianca originaria proprio dell’isola. E nel pittoresca villaggio di Imerovigli, una delle località più famose di Santorini anche grazie alla sua posizione sulla scogliera più alta dell’isola, lungo la costa occidentale si trova l’Ampelonas Apartments, in perfetto stile dell’isola con una stupenda vista sul mare e sulla caldera. Piera Genta Il sapone da barba Divino T.S.F. azienda torinese con sessant’anni di attività nella creazione di prodotti per la cura personale ha realizzato lo Shaving soap “diVino“. Una crema da barba innovativa, prodotta con una formula esclusiva vegetale senza conservanti né coloranti. Per la sua produzione vengono utilizzati l’olio di cocco raffinato e l’olio di vinaccioli ricavato dai semi contenuti negli acini dell’uva, che ha proprietà antiossidanti e protegge la pelle dall’invecchiamento precoce. Frutto di due anni due anni di studio il Sapone da Barba “diVino” è disponibile in varie fragranze create sulle sensazioni olfattive dei più pregiati e conosciuti vini italiani. Il packaging accattivante: elegante calice in vetro temperato ed è personalizzabile con il brand dell’azienda vitivinicola. Piera Genta Il cavallo nelle nell’azienda Coffele vigne Sembra addirittura irreale, in una società iper tecnologica, quella già del 3.0, quella delle battaglie per la ferrea protezione di ogni specie animale, riemerge la tendenza di considerare il cavallo utile, persino indispensabile, nei lavori in campagna e in vigna, specie in quelle in condizioni “estreme”. La multifunzionalità del cavallo è da tempo sfruttata in molteplici utilità sociali, dall’ippoterapia all’ippoturismo, esistono società ispirate a correnti di psicologia cognitiva che usano il cavallo in corsi di management. Oggi, da qualche anno, in verità, sul modello di una grande azienda francese nella Borgogna, anche in Italia si eliminano i mezzi meccanici per preferire il traino, esempio seguito anche in piccole aziende italiane, come quella pugliese di Gianfranco Fino o quella di Emma e Roberto Di Filippo nel cuore dell’Umbria, e quella di Massimiliana e Henry di Castello di Tassarolo, in provincia di Alessandria. Pioniera nel Triveneto è l’azienda Coffele nella terra veronese del Soave che nei pendii vitati dell’est Veronese, ritorna al passato per “guardare al futuro”. In occasione di Expo 2015 l’azienda Coffele ha lanciato il progetto per lo sviluppo di attrezzature a traino, ideate secondo gli antichi saperi, ma legate a filo doppio con le più moderne tecnologie. A tal riguardo grazie alla collaborazione con l’azienda MIDAC BATTERIES di Soave (Verona) è stato sviluppato un sistema integrato di attrezzature a trazione capace di produrre energia elettrica; questa può poi essere utilizzata per il funzionamento delle attrezzature stesse, per facilitare il lavoro dell’animale nei momenti di massimo sforzo o per alimentare altri dispositivi. Dunque, via i trattori, che non si può negare inquinano l’aria con i fumi emessi dai motori, le cui scorie si disperdono adagiandosi sul coltivato, tra le vigne tornano i cavalli anche per evitare quella compattazione del terreno causata dal passaggio dei trattori, che a lungo andare altera le sostanze organiche presenti in natura, incrementate invece dal cavallo il quale contribuisce con il suo letame a equilibrare l’humus ideale per la coltura ‘naturalmente’ biologica. L’azienda Coffele è dotata di un proprio allevamento equino in cui si allevano al momento 11 animali, i quali si nutrono principalmente del foraggio prodotto in azienda (ottenuto dalle aree marginali: scarpate, bordi delle strade) ed aiutano, quando possibile, al controllo delle infestanti presenti nel vigneto, limitando così il diserbo e le lavorazioni. Così facendo si ottiene, inoltre, una considerevole quantità di sostanza organica, “chiudendo il naturale ciclo biologico nel contesto di un’agricoltura multifunzionale”. Nei paesi anglosassoni l’agricoltura biologica si chiama “agricoltura organica” proprio perché si sono individuati nella sostanza organica i fondamenti di una agricoltura ecocompatibile e sostenibile nel tempo. Maura Sacher Vin’ a Trani, architetture e musica tra La seconda edizione di “Vin’ a Trani”, la manifestazione dedicata al vino nella città che con il vino si identifica da sempre, si apre con il seminario su “Architetture di Vino” sul tema delle cantine storiche del territorio, grande tradizione pugliese, scavate nel sottosuolo. Domenica 29 novembre 2015, nella sala conferenze di Palazzo Covelli, in via Ognissanti, a pochi passi da Piazza Libertà nel centro storico di Trani, alle ore 10 si terrà il seminario «Architetture di Vino», organizzato dalla Commissione Cultura dell’Ordine degli Architetti della Bat (ndr: sigla della provincia metropolitana Barletta-Andria-Trani); il tema sarà principalmente quello delle cantine storiche del luogo, vere e proprie opere d’arte del sottosuolo, e verrà raccontato come la coltivazione dei vigneti, introdotta nel 1700, abbia trasformato il territorio. Dalle 17:30 nei saloni dell’ottocentesco Palazzo Pugliese, in Corso Vittorio Emanuele, salotto buono della città, 24 cantine di produttori esporranno i loro prodotti: oltre Puglia, ci saranno vini dall’Abruzzo, dalla Campania, dal Friuli Venezia Giulia e dalla Lombardia. Mentre i visitatori si diletteranno tra le postazioni degli espositori, a fronte del biglietto d’ingresso a 15 euro con diritto al calice, 7 euro per la degustazione e 4 euro per gli assaggini di food (c’è la possibilità di acquistare un carnet di ulteriori 7 ‘wine ticket’ al costo di 5 euro), saranno diffuse, come costante colonna sonora, le musiche di Astor Piazzolla, compositore argentino ma di sangue tranese. È da sottolineare che nel titolo della manifestazione l’apostrofo è a forma di goccia vinosa, e nel logo il simbolo è una cattedrale fatta di calici, studio grafico per la valorizzazione del prodotto, marchio di fabbrica di un territorio. Ideata e organizzata da Francesca de Leonardis, consulente enogastronomica, e Michele Matera, titolare del ristorante Corteinfiore, “Vin’ a Trani” è l’occasione per far tornare Trani ai fasti del passato, ma anche nell’auspicio che la città sull’Adriatico sia “visibile” 12 mesi l’anno senza interruzioni, non solo nella stagione turistica estiva. Il partner sociale, come lo scorso anno, sarà “Made in Carcere”, l’iniziativa nata nel 2007 da un’idea di Luciana Delle Donne, fondatrice di Officina Creativa, una cooperativa sociale non a scopo di lucro, che dà lavoro alle detenute. Le donne impegnate nel progetto producono manufatti “diversa(mente) utili”, dalle borse agli accessori originali e colorati, come la tasca portacalice che, una volta conclusa la serata, potrà trasformarsi in borsetta. Ultima curiosità. La scelta di Trani per la manifestazione non è casuale. Si chiamavano “I Trani”, infatti, quelle botteghe della Milano “da bere” degli anni ’60 dove si poteva mangiare e stare in compagnia. “Scolando barbera”, cantava Giorgio Gaber in una sua famosa canzone chiamata proprio “Trani a go go”, ispirata ai momenti passati insieme ad artisti come Dario Fo, Enzo Jannacci, Adriano Celentano, Lino Banfi, e tanti altri. https://www.facebook.com/vinatrani/ Maura Sacher Vino bianco, orange? rosso oppure Venuti alla ribalta negli ultimi anni, gli Orange wines, di un deciso color ambra, sono ottenuti dalla macerazione sulle bucce di vitigni a bacca bianca. Ma si tratta di una moda del momento oppure di una nuova consapevolezza, tesa soprattutto alla ricerca di un quanto più possibile modo naturale modo di vinificare? Un tempo, negli anni cinquanta e sessanta, la vinificazione in Italia avveniva in ugual modo per i vitigni a bacca bianca e per quelli a bacca rossa: le bucce (in botanica chiamate epicarpo) restavano sempre macerare con il mosto durante la fermentazione, estraendo tutti quei tesori che sono celati nella sottile pelle dell’acino: sono soprattutto sostanze coloranti come antociani e flavoni, ma anche tannini nobili, lieviti (saccaromiceti) ed aromi (terpeni) e la “pruina” una sorta di cera a protezione. Va da se che il colore risultava molto più inteso del giallo paglierino dei vini convenzionali. Ma i vini Orange sono oggi soprattutto una filosofia. Una ricerca della naturalità del vino che parte dal campo (questi produttori sono generalmente biologici, biodinamici o naturali) e prosegue in cantina con vinificazioni fatte rigorosamente con lieviti indigeni, un uso ridotto al minimo, se non l’eliminazione completa, della anidride solforosa e con fermentazioni lasciate il più naturali possibili e senza filtrazioni. Spesso vi è anche una riscoperta delle antiche tecniche di vinificazione, quali anfore o altri vasi vinari. Un grande rispetto per la natura che basa gli interventi in campo e in cantina sui cicli lunari, spesso seguendo calendari basati su moti stellari come quello di Maria Thun. In piena armonia con la natura. Il risultato? Vini con complessità olfattiva di miele e di frutta, più struttura (e tannini), taglienti e dalla grande longevità, carattere e persistenza; l’uso dei lieviti indigeni per la fermentazione garantisce profumi e aromi caratteristici e tipici del vitigno, non snaturati, con profumi franchi e non ingannevoli. Vini non facili, non per tutti i gusti, che richiedono conoscenza e attenzione i cui colori e profumi possono ingannevolmente sembrare quelli del passito, ma che al gusto risultano invece secchi e decisi. Ma il vino dei nostri nonni, diciamolo francamente, non era un gran che! Obietta Patrick Uccelli della Tenuta Dornach “è stato fondamentale passare attraverso la vinificazione tradizionale, quella suggerita dai francesi per intenderci. Ed ora che abbiamo acquisito le giuste conoscenze, possiamo “tornate indietro” applicando al passato le conoscenze acquisite”. Una sorta di “ritorno al futuro” insomma. Nonostante dietro a questi vini si nasconda ancora qualche produttore poco abile che vuol far passare difetti per potenzialità, esplorando questo mondo si ha modo di scoprire una nuova idea il vino, con filosofie interessanti e soprattutto salutari e rispettose del territorio e della natura. Un nome tra tutti? Josko Gravner, ma non è certo il solo. Il Barocco nel piatto Sempre molto accattivante l’iniziativa di un’associazione nata per promuovere attività legate alla cultura musicale, con particolare attenzione al repertorio del Barocco, che, promuovendo il Festival MusicAntica, abbina anche la conoscenza della storia alimentare dell’epoca. L’edizione 2015 del Festival MusicAntica, curata dall’Associazione Barocco Europeo che sotto la direzione artistica di Donatella Busetto organizza Seminari Internazionali di Musica Barocca, si svolgerà nelle giornate di 11, 13, 15 novembre 2015, presso il Palazzo Ragazzoni a Sacile, provincia di Pordenone. Al sito http://www.barocco-europeo.org/index.html si può leggere il Programma. Il Festival musicale comprende concerti di repertorio antico, conferenze ma anche degustazioni di prodotti tipici locali, secondo una formula sperimentata con successo da alcuni anni e che va sotto il logo parallelo “Note & Sapori”, con ambientazione nelle atmosfere dell’età del Barocco. I gustosi contrappunti sull’arte della tavola nell’edizione 2015 del Festival MusicAntica, prendono il via (alle ore 20.30) con il tema “L’eccellenza et trionfo del porco” e l’esibizione dell’Ensemble di Musica e Teatro di Bologna, che metterà in scena la tradizione della Norcineria a fine ‘500, tema assolutamente appropriato alla data, 11 novembre, Festa di San Martino, giorno da cui si può cominciare, secondo la tradizione agreste, a macellare il suino di casa. Il 13 novembre 2015, alle ore 18.30, dopo la trattazione del tema ‘Donne Musiciste alle Corti europee’ e la performance di Edward Smith al clavicembalo, per Note & Sapori si gusteranno ‘Salse, spezie e latticini d’oggi e allora’, a cura della Casa del Formaggio di Sacile con degustazioni dei tipici prodotti caseari della zona e dintorni. Il 15 novembre 2015, sempre con inizio alle ore 18.30, si parlerà di ‘Musica barocca al femminile’, e dopo il Concerto Conclusivo dei Seminari Internazionali, si festeggerà con prodotti di pasticceria, sui dolci suoni che ‘Biancomangiare, Focaccia e Dolce Cuccia…’ evocano per i palati curiosi. Maura Sacher Anche ippo-turismo Fieracavalli 2015 a Tremila cavalli di 60 razze, 350mila metri quadrati di aree espositive, oltre 750 aziende da 25 nazioni diverse, quasi 200 leiniziativeincalendariotragare,campionati,esibizioni e sfilate, convegni, spettacoli, ma anche show cooking e degustazioni enogastronomiche, tutto questo sarà a disposizione dei 160 mila visitatori attesi a Fieracavalli di Verona dal 5 all’8 novembre 2015. Nella sua 117^ edizione, per sottolineare ancora di più l’affinità naturale che lega il cavallo e il territorio, Fieracavalli arricchisce “La Valigia in Sella”, il progetto espositivo nato nel 2014 per proporre iniziative turistiche legate al cavallo, con la prima guida “Italia a Cavallo”, edita dal Touring Club Italiano, che sarà presentata venerdì 6 novembre alle ore 12.45 presso il Pad. 4 stand C2. Sempre sul fronte del turismo, si registra quest’anno nei giorni di Fiercavalli la nuova proposta espositiva di Veronafiere: al PalaExpo viene presentato il primo Salone del Turismo Rurale, dedicato alle nuove forme di turismo green, che già caratterizzano i territori italiani. A tale proposito il comprensorio del Soave e dell’Est Veronese dal 5 all’8 novembre a Fieracavalli racconta il modo di vivere il territorio in sella ad un cavallo, tra rievocazioni storiche, “cura etica” del vigneto e piatti della tradizione, a cura del Consorzio per la tutela vini Soave e Recioto di Soave. Perché usiamo il cavallo nel vigneto Turismo e viticoltura sono strette a filo doppio nella presente edizione di Fieracavalli, a cui il Consorzio del Soave prende parte con una duplice presenza: allo stand “L’Osteria del Gusto” (Area B) saranno presenti Strada del Vino Soave, Strada del Vino Lessini Durello, Strada del Vino Arcole, Strada del Merlara; e al Palaexpo di Verona Fiere, con “La Posta del Gusto”, uno spazio dedicato al meglio della tavola e dell’accoglienza, voluto dal Consorzio per promuovere l’ospitalità, i prodotti tipici e l’enogastronomia. All’Osteria del gusto, tutti i giorni, è possibile assaggiare una serie di piatti delle tradizioni locali, come i piselli di Colognola, la Sopressa, il bollito con la pearà o la torta al Melo Decio, solo per citarne alcuni, in abbinamento ai diversi vini dell’area veronese. Mentre, la “Posta del Gusto” si propone come luogo di aggregazione dei tanti mediatori territoriali che da sempre sono direttamente impegnati in attività di promozione turistica e di valorizzazione delle differenti aree produttive. In tutti questi comprensori produttivi sono ancora oggi ben note le poste, cioè i luoghi di sosta per il cambio del cavallo che i tanti commessi viaggiatori utilizzavano per spezzare lunghe tratte e dare tregua agli animali. Il comprensorio produttivo del Soave è senza dubbio un luogo principe per il cavallo che, sostituito dai trattori, sta oggi gradualmente tornando in auge non solo per il piacere di una cavalcata tra i filari di Garganega ma anche per la cura del vigneto. Maura Sacher Lo Scampo Lo SCAMPO, detto anche scampolo, è un crostaceo appartenente alla famiglia “nephropidæ” mentre il suo nome scientifico è “nephrops norvegicus L.” Corpo allungato e dotato di un carapace robusto, è munito di rostro dentellato ai lati del quale si trovano gli occhi. Possiede due paia di antenne di cui un paio più lunghe mentre l’altra, oltre ad essere più corta, è bifide; l’addome termina con una coda che si apre a ventaglio. Il colore è tipicamente rosa-aranciato col ventre biancoaranciato. Il maschio, che è più grande della femmina, può raggiungere una lunghezza massima di 25 cm ma comunemente si attesta attorno ai 15-20 cm. I sessi sono separati: l’esemplare maschio si può distinguere per la presenza sotto l’addome, di due appendici a forma di spina; la femmina porta le uova sotto l’addome fino al momento della schiusa. Lo scampo vive a profondità comprese tra 20 ed 800 m su fondali sabbiosi e fangosi nei quali scava gallerie in cui vive infossato durante il giorno, e da cui esce solo di notte per andare alla ricerca di cibo, costituito da microinvertebrati. Diffuso uniformemente lungo le coste italiane, è presente anche nella parte orientale dell’oceano Atlantico, isole Farœr, nord-ovest della Norvegia e giù giù fino al Marocco. Questa specie ittica è soggetta ad una pesca professionale essenzialmente con reti a strascico ed attrezzi fissi, mentre il momento ottimale per la cattura è in corrispondenza dei periodi di variazioni dell’illuminazione presente, cioè alba e tramonto. Uno scampo fresco si riconosce da vari parametri naturali quali le presenza di colorazione lucida e ventre rosaaranciato, assenza di macchie nere o verdi e con le giunzioni tra carapace ed addome perfettamente salde, zampe ed antenne integre, occhio nero brillante, sferico e liscio. Il prodotto decongelato si riconosce per l’occhio grigiastro, opaco e grinzoso, mentre col passare del tempo il ventre ingiallisce e compaiono aloni scuri a livello di cefalotorace e chele, da non confondere nelle femmine con le ovaie in fase di maturazione, in quanto evidenti aloni verdastri a livello del cefalotorace. Si può consumare cotto e crudo, avendo polpa di notevole pregio, molto apprezzato dai consumatori. Magrissimo, contiene vitamine del gruppo B, è particolarmente ricco di colesterolo e purine: 100 g forniscono circa 90 kcal. Valori nutrizionali per 100 g di prodotto pulito: – grassi 2 g – proteine 14,5 g – carboidrati – zinco – calcio – fosforo 1,3 g 0,002 g 0,110 g 0,349 g Se si vogliono bolliti , occorre eliminare la testa e lessare in acqua salata per circa 5 minuti, successivamente, si toglie la carcassa staccando lateralmente anello per anello: perfetti se serviti con olio di oliva extra vergine e limone o con maionese. Se si vogliono fritti, occorre togliere la carcassa da crudi: leggera infarinatura ed immessi in olio bollente. Se si vogliono in arrosto invece, si tengono interi, testa compresa, e si mettono sulla graticola o su braci: ogni commensale si preparerà il proprio crostaceo. L’abbinamento perfetto per questo piacevolissimo crostaceo, in qualunque preparazione in cui l’umana fantasia si possa esibire, sono vini bianchi tranquilli, e non troppo secchi, in quanto la polpa tende ad essere delicatamente dolce, come lo sono naturalmente tutti i crostacei e frutti di mare, ideali se maturi di 2-3 anni in quanto si sono già perfettamente affinati rendendosi morbidi, caldi di alcol ed equilibrati. Stappare al momento e serviti in luminosi calici a 10-12 °C. Adatto a tutte le età, trova particolare indicazione nell’infanzia, adolescenza, età adulta e nell’obesità, purchè non fritto. Vi sono anche numerose contraddizioni quali, iperuricemia, gotta, arteriosclerosi, malattie cardiovascolari, insufficienze renali, ipertensione, malattie del fegato e negli individui soggetti a forme allergiche, in quanto è spesso il responsabile di allergie alimentari.