Coca Cola: effimero primato …,Le Cesarine ad Expo di Milano,I food

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Coca Cola: effimero primato …,Le Cesarine ad Expo di Milano,I food
Olio Novello o Olio Nuovo?
Ci hanno segnalato che nei frantoi, sugli scaffali di
gastronomie ed enoteche, campeggia un po’ ovunque l’offerta di
olio extra vergine di oliva della nuova campagna olearia con
la dicitura “novello” sul collarino o nell’etichetta.
Ma l’olio “novello” non esiste. Tale dicitura non è prevista
da alcuna normativa e può anche indurre in errore il
consumatore, pertanto le aziende che
la adottano sono passibili di
sanzione, ai sensi dell’articolo 7
del
regolamento
comunitario
1169/2011 sull’etichettatura dei
prodotti alimentari. Eppure sono
anni che il termine viene usato e
pubblicizzato, senza contestazioni.
Al contrario del ‘vino novello’, prodotto con procedure
diverse da quello del vino comune, l’olio dichiarato ‘novello’
è in verità prodotto allo stesso modo del restante extra
vergine, ma ne è il primo estratto, non è filtrato né
decantato.
Ha un sapore caratteristico particolarmente apprezzato, specie
sulle bruschette, e si presenta torbido, tanto che nel tempo
di poche settimane le sostanze in sospensione, che
conferiscono torbidezza, si vanno a depositare nella bottiglia
e possono fermentare, dando luogo a difetti organolettici.
Come dimostrato da molte ricerche, tra le ultime quelle del
Laboratorio Chimico di PromoFirenze, la degradazione nel tempo
è più marcata per l’olio non filtrato che, al termine del
periodo di conservazione, risulta più impoverito nelle
componenti nutrizionali caratteristiche dell’extra vergine,
come i polifenoli. [Fonte : Teatro Naturale –
www.teatronaturale.it].
Maura Sacher
Natale del cuoco 2015
Una grande festa per l’Associazione cuochi etnei presso
l’Esperia Palace Hotel a Zafferana Etnea (Ct), per celebrare
il piacere della tavola condivisa in occasione delle prossime
festività.
I 511 iscritti ne fanno la terza associazione provinciale
nell’ambito nazionale della Federazione italiana cuochi; 100
eventi organizzati o ancora da organizzare, tra novembre 2014
e maggio 2016 le assicurano il primo posto. E 400 partecipanti
solo all’ultimo corso di aggiornamento dello scorso novembre
ne decretano il successo. Parliamo dell’Associazione
provinciale cuochi etnei che, evidentemente, attinge tanta
energia non solo dall’Etna ma anche da un altro vulcano: il
suo presidente Seby Sorbello che è una vera fucina (o dovremmo
dire cucina?) di idee, iniziative, attività.
Coadiuvato da una grandissima squadra: il Consiglio direttivo
dell’Associazione, composto dal vicepresidente Domenico
Privitera (che è anche presidente dell’Unione regionale cuochi
siciliani), dal pazientissimo ed efficientissimo segretario
Vincenzo Mannino, dal tesoriere Salvatore Caramma, e dai
consiglieri Fabio Fidotta, Giuseppe Gemmellaro, Rosario
Cantarella, Angelo Scuderi ed Enrico Lavernier.
E se il cibo è vita, festa e convivialità la serata dello
scorso 7 Dicembre è stata una vera celebrazione del piacere
della tavola condivisa. Nella splendida cornice del Salone
Morgana, presso l’Esperia Palace Hotel a Zafferana, tutti i
soci hanno festeggiato l’arrivo del Natale insieme alle loro
famiglie e ai rappresentanti della stampa di settore. Ad
affiancare i cuochi, nell’allestimento del ricchissimo buffet
e nell’impeccabile servizio, le studentesse e gli studenti di
quattro Istituti alberghieri della provincia: l’Istituto
Wojtyla di Catania egregiamente rappresentato dalla sua
iperattiva dirigente Daniela Di Piazza, l’Istituto Giovanni
Falcone di Giarre guidato dalla dirigente Monica Insanguine,
l’Istituto Fermi-Eredia di Catania rappresentato dal professor
Mario Messina e l’Istituto Rocco Chinnici
rappresentato dal dsga Giuseppe Failla.
Infinite
le
portate:
scacciate
di
verdura,
di
Nicolosi
cavolfiore
affogato, frittelle di ricotta e di macco, rigatoni con
polpette al sugo, zuppa di lenticchie e spaghetti tagliati,
gratin di patate, carré di maiale all’Etna rosso, baccalà su
crema di ceci, formaggi tipici, torte al pistacchio, cassate,
castagnole, zeppole; impossibile raccontare tutti i piatti.
Ci soffermeremo su ciò che più ci ha entusiasmato: crostino di
pane con mozzarella, fettine di limone e bottarga, tortelli al
limone, uno stupefacente agnello glassato al miele preparato
da Vincenzo Mannino, un sensazionale contorno di funghi e
castagne trifolati insieme, il delicatissimo tortino di zucca
rossa e uno strepitoso gelato al fico d’India, vero trionfo
dell’arte gelatiera siciliana.
Ad allietare la serata anche un momento di spettacolo con le
ballerine della Sphera Dance Company e poi balli per tutti, in
un clima di gioia e di allegria. E, per finire, un piccolo
dono: una palla di Natale con lo stemma dell’Associazione
cuochi etnei.
Grande soddisfazione ha espresso Seby Sorbello intervistato da
Antonio Iacona, giornalista conduttore della serata: “Anche
questa volta siete davvero in tanti, segno che tenete
particolarmente alla vita associativa e siamo lieti dell’ampia
partecipazione (oltre 400 presenti, ndr) non soltanto nei
momenti formativi
aggregazione”.
e
didattici,
ma
anche
ludici
e
di
Se un sodalizio vive di partecipazione, allora l’Associazione
cuochi etnei ha trovato la ricetta dell’elisir di lunga vita.
Goloso Natale!
Anna M. Martano
Un
viaggio
di-vino:
I
suggerimenti di booking.com
Dedicati a tutti coloro che vogliono regalarsi un viaggio
emozione in grandi regioni vinicole d’Europa sono i
suggerimenti del portale Booking.com, una selezione di alcune
strutture che hanno ottenuto le valutazioni migliori per
quanto riguarda il turismo enologico.
Iniziamo dall’Italia, dove il vino è parte integrante della
cultura e la scelta di una location rappresentativa non è
certamente cosa facile. Sulle colline patrimonio Unesco tra
Asti ed Alba nel borgo San Martino si trova la tenuta Marchesi
Alfieri, dal 1616 questa nobile famiglia astigiana vive la
residenza e conduce l’azienda agricola, 21 ettari dedicati a
produrre i vini della zona, soprattutto Barbera. Ai piedi del
castello un borgo settecentesco restaurato con molta cura del
particolare ospita un piccolo albergo diffuso costituito da
sette camere, la Locanda, ed ancora una cascina all’interno
del parco storico progettato da Xavier Kurten, architetto
paesaggista tedesco, che diventerà il primo giardiniere della
Corte sabauda. Incantevole la visita all’Orangerie, il
giardino d’inverno della famiglia e imperdibile quella alle
antiche cantine con la degustazione dei prestigiosi loro vini.
Passiamo in Francia, altra destinazione ideale per gli amanti
di Bacco, andiamo a Saint-Emilion, nella valle della Dordogna,
a pochi chilometri da Bordeaux,
un incantevole paese dalle
origini medioevali nel cuore del
vigneto bordolese, patrimonio
dell’Umanità, ci dirigiamo verso
le Château Troplong Mondot, dal
2006 1er Grand Cru Classé. Oltre
alle
quattro
camere,
il
ristorante “Les Belles Perdrix”, un luogo delizioso, una
cucina che esalta i prodotti del luogo ed una ricca carta dei
vini.
Ci dirigiamo nella vicina Svizzera sul lago di Ginevra per
visitare la regione vinicola del Lavaux, tra Losanna e
Montreux, dove troviamo 900 ettari di vigneti a terrazza e
piccoli villaggi che l’Unesco nel 2007 ha iscritto nei beni
del Patrimonio Mondiale dell’Umanità. La costruzione dei
terrazzamenti è stata intrapresa
da monaci otto secoli or sono,
vi si coltiva soprattutto uva
Chasselas, a bacca bianca. Un
angolo di paradiso il Domaine du
Burignon, situato a St-Saphorin
in
un
edificio
storico,
struttura per non fumatori, che
offre la vista panoramica sul lago di Ginevra, sulle Alpi e
sui vigneti.
Nel cuore della famosa Valle del Douro in Portogallo vicino
alla storica cittadina di Peso da Régua, troviamo la Quinta do
Vallado, elencata per il secondo anno tra le migliori 100
aziende vinicole dalla rivista Wine & Spirits. Nata nel 1716,
appartenuta alla leggendaria Dona Antonia Adelaide Ferreira,
importante produttrice di Porto, oggi alla sesta generazione,
si trova sulle rive del fiume Corgo, 38 ettari totali, di cui
26 con viti di 60 anni, vini come il Quinta do Vallado Red
ReserveandTourigaNacionalconsideratitraI
migliori della zona. Per gli
ospiti
la
possibilità
di
soggiornare nella casa padronale
dove visse Dona Antonia oppure
nella
recente
struttura
inaugurata nel 2012, un design
hotel dallo stile moderno con
gli esterni in ardesia, dal
pittoresco giardino con la
piscina a sfioro con vista sui terrazzamenti.
Lungo la costa turca nella regione dei vini dell’Egeo poco
distante dal sito archeologico di Efeso troviamo lo Yedi
Bilgeler (settimo saggio) il primo winery hotel in Turchia, un
edificio in pietra costruito da un architetto austriaco, una
combinazione di azienda vinicola, ristorante and hotel. Si
coltiva Merlot, Shiraz, Cabernet Sauvignon e Malbec, in
cantina
attrezzature
all’avanguardia e botti di
rovere
francese
per
l’invecchiamento. L’hotel offre
camere in stile vintage con
vista sulle aiuole di lavanda,
sulle vigne e sulla rigogliosa
vallata.
Ultimo suggerimento Santorini, dove La produzione di vino su
ha una tradizione antica: il terreno reso fertile dalle
eruzioni vulcaniche che diedero vita all’arcipelago. Vi sono
testimonianze che già dai tempi dei Greci e dei Romani i
territori più protetti dal vento erano coperti di vigne per
regalare uve che, con il passare dei secoli, si sono affermate
tra le più raffinate di tutta Europa.
Il 70% della produzione viticola
è rappresentata dall’ Assyrtiko,
vitigno
a
bacca
bianca
originaria proprio dell’isola. E
nel pittoresca villaggio di
Imerovigli, una delle località
più famose di Santorini anche
grazie alla sua posizione sulla scogliera più alta dell’isola,
lungo la costa occidentale si trova l’Ampelonas Apartments, in
perfetto stile dell’isola con una stupenda vista sul mare e
sulla caldera.
Piera Genta
Il sapone da barba Divino
T.S.F.
azienda torinese con
sessant’anni
di
attività
nella
creazione di prodotti per la cura
personale ha realizzato lo Shaving soap
“diVino“.
Una
crema
da
barba
innovativa, prodotta con una formula
esclusiva vegetale senza conservanti né
coloranti.
Per la sua produzione vengono utilizzati l’olio di cocco
raffinato e l’olio di vinaccioli ricavato dai semi contenuti
negli acini dell’uva, che ha proprietà antiossidanti e
protegge la pelle dall’invecchiamento precoce. Frutto di due
anni due anni di studio il Sapone da Barba “diVino” è
disponibile in varie fragranze create sulle sensazioni
olfattive dei più pregiati e conosciuti vini italiani.
Il packaging accattivante: elegante calice in vetro temperato
ed è personalizzabile con il brand dell’azienda vitivinicola.
Piera Genta
Il
cavallo
nelle
nell’azienda Coffele
vigne
Sembra addirittura irreale, in una società iper tecnologica,
quella già del 3.0, quella delle battaglie per la ferrea
protezione di ogni specie animale, riemerge la tendenza di
considerare il cavallo utile, persino indispensabile, nei
lavori in campagna e in vigna, specie in quelle in condizioni
“estreme”.
La multifunzionalità del cavallo è da tempo sfruttata in
molteplici utilità sociali, dall’ippoterapia all’ippoturismo,
esistono società ispirate a correnti di psicologia cognitiva
che usano il cavallo in corsi di management. Oggi, da qualche
anno, in verità, sul modello di una grande azienda francese
nella Borgogna, anche in Italia si eliminano i mezzi meccanici
per preferire il traino, esempio seguito
anche in piccole aziende italiane, come
quella pugliese di Gianfranco Fino o
quella di Emma e Roberto Di Filippo nel
cuore dell’Umbria, e quella di
Massimiliana e Henry di Castello di
Tassarolo, in provincia di Alessandria.
Pioniera nel Triveneto è l’azienda Coffele nella terra
veronese del Soave che nei pendii vitati dell’est Veronese,
ritorna al passato per “guardare al futuro”. In occasione di
Expo 2015 l’azienda Coffele ha lanciato il progetto per lo
sviluppo di attrezzature a traino, ideate secondo gli antichi
saperi, ma legate a filo doppio con le più moderne tecnologie.
A tal riguardo grazie alla collaborazione con l’azienda MIDAC
BATTERIES di Soave (Verona) è stato sviluppato un sistema
integrato di attrezzature a trazione capace di produrre
energia elettrica; questa può poi essere utilizzata per il
funzionamento delle attrezzature stesse, per facilitare il
lavoro dell’animale nei momenti di massimo sforzo o per
alimentare altri dispositivi.
Dunque, via i trattori, che non si può negare inquinano l’aria
con i fumi emessi dai motori, le cui scorie si disperdono
adagiandosi sul coltivato, tra le vigne tornano i cavalli
anche per evitare quella compattazione del terreno causata dal
passaggio dei trattori, che a lungo andare altera le sostanze
organiche presenti in natura, incrementate invece dal cavallo
il quale contribuisce con il suo letame a equilibrare l’humus
ideale per la coltura ‘naturalmente’ biologica.
L’azienda Coffele è dotata di un proprio allevamento equino in
cui si allevano al momento 11 animali, i quali si nutrono
principalmente del foraggio prodotto in azienda (ottenuto
dalle aree marginali: scarpate, bordi delle strade) ed
aiutano,
quando
possibile,
al
controllo delle infestanti presenti
nel vigneto, limitando così il diserbo
e le lavorazioni. Così facendo si
ottiene, inoltre, una considerevole
quantità di sostanza organica,
“chiudendo il naturale ciclo biologico
nel contesto di un’agricoltura
multifunzionale”.
Nei paesi anglosassoni l’agricoltura biologica si chiama
“agricoltura organica” proprio perché si sono individuati
nella sostanza organica i fondamenti di una agricoltura ecocompatibile e sostenibile nel tempo.
Maura Sacher
Vin’
a
Trani,
architetture e musica
tra
La seconda edizione di “Vin’ a Trani”, la manifestazione
dedicata al vino nella città che con il vino si identifica da
sempre, si apre con il seminario su “Architetture di Vino” sul
tema delle cantine storiche del territorio, grande tradizione
pugliese, scavate nel sottosuolo.
Domenica 29 novembre 2015, nella sala conferenze di Palazzo
Covelli, in via Ognissanti, a pochi passi da Piazza Libertà
nel centro storico di Trani, alle ore 10 si terrà il seminario
«Architetture di Vino», organizzato dalla Commissione Cultura
dell’Ordine degli Architetti della Bat (ndr: sigla della
provincia metropolitana Barletta-Andria-Trani); il tema sarà
principalmente quello delle cantine storiche del luogo, vere e
proprie opere d’arte del sottosuolo, e verrà raccontato come
la coltivazione dei vigneti, introdotta nel 1700, abbia
trasformato il territorio.
Dalle 17:30 nei saloni dell’ottocentesco Palazzo Pugliese, in
Corso Vittorio Emanuele, salotto buono della città, 24 cantine
di produttori esporranno i loro prodotti: oltre Puglia, ci
saranno vini dall’Abruzzo, dalla Campania, dal Friuli Venezia
Giulia e dalla Lombardia.
Mentre i visitatori si diletteranno tra le postazioni degli
espositori, a fronte del biglietto d’ingresso a 15 euro con
diritto al calice, 7 euro per la degustazione e 4 euro per gli
assaggini di food (c’è la possibilità di acquistare un carnet
di ulteriori 7 ‘wine ticket’ al costo di 5 euro), saranno
diffuse, come costante colonna sonora, le musiche di Astor
Piazzolla, compositore argentino ma di sangue tranese.
È
da
sottolineare
che
nel
titolo
della
manifestazione
l’apostrofo è a forma di goccia vinosa, e nel
logo il simbolo è una cattedrale fatta di
calici, studio grafico per la valorizzazione
del prodotto, marchio di fabbrica di un
territorio.
Ideata e organizzata da Francesca de Leonardis, consulente
enogastronomica, e Michele Matera, titolare del ristorante
Corteinfiore, “Vin’ a Trani” è l’occasione per far tornare
Trani ai fasti del passato, ma anche nell’auspicio che la
città sull’Adriatico sia “visibile” 12 mesi l’anno senza
interruzioni, non solo nella stagione turistica estiva.
Il partner sociale, come lo scorso anno, sarà “Made in
Carcere”, l’iniziativa nata nel 2007 da un’idea di Luciana
Delle Donne, fondatrice di Officina Creativa, una cooperativa
sociale non a scopo di lucro, che dà lavoro alle detenute. Le
donne impegnate nel progetto producono manufatti
“diversa(mente) utili”, dalle borse agli accessori originali e
colorati, come la tasca portacalice che, una volta conclusa la
serata, potrà trasformarsi in borsetta.
Ultima curiosità. La scelta di Trani per la manifestazione non
è casuale. Si chiamavano “I Trani”, infatti, quelle botteghe
della Milano “da bere” degli anni ’60 dove si poteva mangiare
e stare in compagnia. “Scolando barbera”, cantava Giorgio
Gaber in una sua famosa canzone chiamata proprio “Trani a go
go”, ispirata ai momenti passati insieme ad artisti come Dario
Fo, Enzo Jannacci, Adriano Celentano, Lino Banfi, e tanti
altri.
https://www.facebook.com/vinatrani/
Maura Sacher
Vino bianco,
orange?
rosso
oppure
Venuti alla ribalta negli ultimi anni, gli Orange wines, di un
deciso color ambra, sono ottenuti dalla macerazione sulle
bucce di vitigni a bacca bianca.
Ma si tratta di una moda del momento oppure di una nuova
consapevolezza, tesa soprattutto alla ricerca di un quanto più
possibile modo naturale modo di vinificare?
Un tempo, negli anni cinquanta e sessanta, la vinificazione in
Italia avveniva in ugual modo per i vitigni a bacca bianca e
per quelli a bacca rossa: le bucce (in botanica chiamate
epicarpo) restavano sempre macerare con il mosto durante la
fermentazione, estraendo tutti quei tesori che sono celati
nella sottile pelle dell’acino: sono soprattutto sostanze
coloranti come antociani e flavoni, ma anche tannini nobili,
lieviti (saccaromiceti) ed aromi (terpeni) e la “pruina” una
sorta di cera a protezione. Va da se che il colore risultava
molto più inteso del giallo paglierino dei vini convenzionali.
Ma i vini Orange sono oggi soprattutto una filosofia. Una
ricerca della naturalità del vino che parte dal campo (questi
produttori sono generalmente biologici, biodinamici o
naturali) e prosegue in cantina con vinificazioni fatte
rigorosamente con lieviti indigeni, un uso ridotto al minimo,
se non l’eliminazione completa, della anidride solforosa e con
fermentazioni lasciate il più naturali possibili e senza
filtrazioni. Spesso vi è anche una riscoperta delle antiche
tecniche di vinificazione, quali anfore o altri vasi vinari.
Un grande rispetto per la natura che basa gli interventi in
campo e in cantina sui cicli lunari, spesso seguendo calendari
basati su moti stellari come quello di Maria Thun. In piena
armonia con la natura.
Il risultato?
Vini con complessità olfattiva di miele e di frutta, più
struttura (e tannini), taglienti e dalla grande longevità,
carattere e persistenza; l’uso dei lieviti indigeni per la
fermentazione garantisce profumi e aromi caratteristici e
tipici del vitigno, non snaturati, con profumi franchi e non
ingannevoli.
Vini non facili, non per tutti i gusti, che richiedono
conoscenza e attenzione i cui colori e profumi possono
ingannevolmente sembrare quelli del passito, ma che al gusto
risultano invece secchi e decisi.
Ma il vino dei nostri nonni, diciamolo francamente, non era un
gran che!
Obietta Patrick Uccelli della Tenuta Dornach “è stato
fondamentale passare attraverso la vinificazione tradizionale,
quella suggerita dai francesi per intenderci. Ed ora che
abbiamo acquisito le giuste conoscenze, possiamo “tornate
indietro” applicando al passato le conoscenze acquisite”. Una
sorta di “ritorno al futuro” insomma.
Nonostante dietro a questi vini si nasconda ancora qualche
produttore poco abile che vuol far passare difetti per
potenzialità, esplorando questo mondo si ha modo di scoprire
una nuova idea il vino, con filosofie interessanti e
soprattutto salutari e rispettose del territorio e della
natura.
Un nome tra tutti? Josko Gravner, ma non è certo il solo.
Il Barocco nel piatto
Sempre molto accattivante l’iniziativa di un’associazione nata
per promuovere attività legate alla cultura musicale, con
particolare attenzione al repertorio del Barocco, che,
promuovendo il Festival MusicAntica, abbina anche la
conoscenza della storia alimentare dell’epoca.
L’edizione 2015 del Festival MusicAntica, curata
dall’Associazione Barocco Europeo che sotto la direzione
artistica di Donatella Busetto organizza Seminari
Internazionali di Musica Barocca, si svolgerà nelle giornate
di 11, 13, 15 novembre 2015, presso il Palazzo Ragazzoni a
Sacile,
provincia
di
Pordenone.
Al
sito
http://www.barocco-europeo.org/index.html si può leggere il
Programma.
Il Festival musicale comprende concerti di repertorio antico,
conferenze ma anche degustazioni di prodotti tipici locali,
secondo una formula sperimentata con successo da alcuni anni e
che va sotto il logo parallelo “Note & Sapori”, con
ambientazione nelle atmosfere dell’età del Barocco.
I gustosi contrappunti sull’arte della tavola nell’edizione
2015 del Festival MusicAntica, prendono il via (alle ore
20.30) con il tema “L’eccellenza et trionfo
del porco” e l’esibizione dell’Ensemble di
Musica e Teatro di Bologna, che metterà in
scena la tradizione della Norcineria a fine
‘500, tema assolutamente appropriato alla
data, 11 novembre, Festa di San Martino,
giorno da cui si può cominciare, secondo la
tradizione agreste, a macellare il suino di
casa.
Il 13 novembre 2015, alle ore 18.30, dopo la trattazione del
tema ‘Donne Musiciste alle Corti europee’ e la performance di
Edward Smith al clavicembalo, per Note & Sapori si gusteranno
‘Salse, spezie e latticini d’oggi e allora’, a cura della Casa
del Formaggio di Sacile con degustazioni dei tipici prodotti
caseari della zona e dintorni.
Il 15 novembre 2015, sempre con inizio alle ore 18.30, si
parlerà di ‘Musica barocca al femminile’, e dopo il Concerto
Conclusivo dei Seminari Internazionali, si festeggerà con
prodotti di pasticceria, sui dolci suoni che ‘Biancomangiare,
Focaccia e Dolce Cuccia…’ evocano per i palati curiosi.
Maura Sacher
Anche
ippo-turismo
Fieracavalli 2015
a
Tremila cavalli di 60 razze, 350mila metri quadrati di aree
espositive, oltre 750 aziende da 25 nazioni diverse, quasi 200
leiniziativeincalendariotragare,campionati,esibizioni
e sfilate, convegni, spettacoli, ma anche
show
cooking
e
degustazioni
enogastronomiche, tutto questo sarà a
disposizione dei 160 mila visitatori
attesi a Fieracavalli di Verona dal 5
all’8 novembre 2015.
Nella sua 117^ edizione, per sottolineare ancora di più
l’affinità naturale che lega il cavallo e il territorio,
Fieracavalli arricchisce “La Valigia in Sella”, il progetto
espositivo nato nel 2014 per proporre iniziative turistiche
legate al cavallo, con la prima guida “Italia a Cavallo”,
edita dal Touring Club Italiano, che sarà presentata venerdì 6
novembre alle ore 12.45 presso il Pad. 4 stand C2.
Sempre sul fronte del turismo, si registra quest’anno nei
giorni di Fiercavalli la nuova proposta espositiva di
Veronafiere: al PalaExpo viene presentato il primo Salone del
Turismo Rurale, dedicato alle nuove forme di turismo green,
che già caratterizzano i territori italiani.
A tale proposito il comprensorio del Soave e dell’Est Veronese
dal 5 all’8 novembre a Fieracavalli racconta il modo di vivere
il territorio in sella ad un cavallo, tra rievocazioni
storiche, “cura etica” del vigneto e piatti della tradizione,
a cura del Consorzio per la tutela vini Soave e Recioto di
Soave.
Perché usiamo il cavallo
nel vigneto
Turismo e viticoltura sono strette a filo doppio nella
presente edizione di Fieracavalli, a cui il Consorzio del
Soave prende parte con una duplice presenza: allo stand
“L’Osteria del Gusto” (Area B) saranno presenti Strada del
Vino Soave, Strada del Vino Lessini Durello, Strada del Vino
Arcole, Strada del Merlara; e al Palaexpo di Verona Fiere, con
“La Posta del Gusto”, uno spazio dedicato al meglio della
tavola e dell’accoglienza, voluto dal Consorzio per promuovere
l’ospitalità, i prodotti tipici e l’enogastronomia.
All’Osteria del gusto, tutti i giorni, è possibile assaggiare
una serie di piatti delle tradizioni locali, come i piselli di
Colognola, la Sopressa, il bollito con la pearà o la torta al
Melo Decio, solo per citarne alcuni, in abbinamento ai diversi
vini dell’area veronese.
Mentre, la “Posta del Gusto” si propone come luogo di
aggregazione dei tanti mediatori territoriali che da sempre
sono direttamente impegnati in attività di promozione
turistica e di valorizzazione delle differenti aree
produttive. In tutti questi comprensori produttivi sono ancora
oggi ben note le poste, cioè i luoghi di sosta per il cambio
del cavallo che i tanti commessi viaggiatori utilizzavano per
spezzare lunghe tratte e dare tregua agli animali.
Il comprensorio produttivo del Soave è senza dubbio un luogo
principe per il cavallo che, sostituito dai trattori, sta oggi
gradualmente tornando in auge non solo per il piacere di una
cavalcata tra i filari di Garganega ma anche per la cura del
vigneto.
Maura Sacher
Lo Scampo
Lo SCAMPO, detto anche scampolo, è un crostaceo appartenente
alla famiglia “nephropidæ” mentre il suo nome scientifico è
“nephrops norvegicus L.”
Corpo allungato e dotato di un carapace robusto, è munito di
rostro dentellato ai lati del quale si trovano gli occhi.
Possiede due paia di antenne di cui un paio più lunghe mentre
l’altra, oltre ad essere più corta, è bifide; l’addome termina
con una coda che si apre a ventaglio.
Il colore è tipicamente rosa-aranciato col ventre biancoaranciato. Il maschio, che è più grande della femmina, può
raggiungere una lunghezza massima di 25 cm ma comunemente si
attesta attorno ai 15-20 cm.
I sessi sono separati: l’esemplare maschio si può distinguere
per la presenza sotto l’addome, di due appendici a forma di
spina; la femmina porta le uova sotto l’addome fino al momento
della schiusa.
Lo scampo vive a profondità comprese tra 20 ed 800 m su
fondali sabbiosi e fangosi nei quali scava gallerie in cui
vive infossato durante il giorno, e da cui esce solo di notte
per andare alla ricerca di cibo, costituito da
microinvertebrati. Diffuso uniformemente lungo le coste
italiane, è presente anche nella parte orientale dell’oceano
Atlantico, isole Farœr, nord-ovest della Norvegia e giù giù
fino al Marocco.
Questa specie ittica è soggetta ad una pesca professionale
essenzialmente con reti a strascico ed attrezzi fissi, mentre
il momento ottimale per la cattura è in corrispondenza dei
periodi di variazioni dell’illuminazione presente, cioè alba e
tramonto.
Uno scampo fresco si riconosce da vari parametri naturali
quali le presenza di colorazione lucida e ventre rosaaranciato, assenza di macchie nere o verdi e con le giunzioni
tra carapace ed addome perfettamente salde, zampe ed antenne
integre, occhio nero brillante, sferico e liscio.
Il prodotto decongelato si riconosce per l’occhio grigiastro,
opaco e grinzoso, mentre col passare del tempo il ventre
ingiallisce e compaiono aloni scuri a livello di cefalotorace
e chele, da non confondere nelle femmine con le ovaie in fase
di maturazione, in quanto evidenti aloni verdastri a livello
del cefalotorace.
Si può consumare cotto e crudo, avendo polpa di notevole
pregio, molto apprezzato dai consumatori.
Magrissimo, contiene vitamine del gruppo B, è particolarmente
ricco di colesterolo e purine: 100 g forniscono circa 90 kcal.
Valori nutrizionali per 100 g di prodotto pulito:
– grassi
2 g
– proteine
14,5 g
– carboidrati
– zinco
– calcio
– fosforo
1,3 g
0,002 g
0,110 g
0,349 g
Se si vogliono bolliti , occorre eliminare la testa e lessare
in acqua salata per circa 5 minuti, successivamente, si toglie
la carcassa staccando lateralmente anello per anello: perfetti
se serviti con olio di oliva extra vergine e limone o con
maionese.
Se si vogliono fritti, occorre togliere la carcassa da crudi:
leggera infarinatura ed immessi in olio bollente.
Se si vogliono in arrosto invece, si tengono interi, testa
compresa, e si mettono sulla graticola o su braci: ogni
commensale si preparerà il proprio crostaceo.
L’abbinamento perfetto per questo piacevolissimo crostaceo, in
qualunque preparazione in cui l’umana fantasia si possa
esibire, sono vini bianchi tranquilli, e non troppo secchi, in
quanto la polpa tende ad essere delicatamente dolce, come lo
sono naturalmente tutti i crostacei e frutti di mare, ideali
se maturi di 2-3 anni in quanto si sono già perfettamente
affinati rendendosi morbidi, caldi di alcol ed equilibrati.
Stappare al momento e serviti in luminosi calici a 10-12 °C.
Adatto a tutte le età, trova particolare indicazione
nell’infanzia, adolescenza, età adulta e nell’obesità, purchè
non fritto.
Vi sono anche numerose contraddizioni quali, iperuricemia,
gotta,
arteriosclerosi,
malattie
cardiovascolari,
insufficienze renali, ipertensione, malattie del fegato e
negli individui soggetti a forme allergiche, in quanto è
spesso il responsabile di allergie alimentari.