n. 5 ottobre 2000
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n. 5 ottobre 2000
Anno 3 - n. 5 ottobre 2000 Misure di profilassi nella pseudopeste aviare AUTORIZZAZIONE TRIBUNALE BRESCIA N. 43/1998 DEL 01-10-98 - SPEDIZIONE IN A.P. ART. 2 COMMA 20/C - LEGGE 662/96 - FILIALE DI BRESCIA A. Scolari1 RIVISTA BIMESTRALE D’INFORMAZIONE SCIENTIFICA a cura dell’Osservatorio Epidemiologico Veterinario della Regione Lombardia Regione Lombardia Direzione Generale Sanità - Servizio Veterinario Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna Osservatorio Epidemiologico Veterinario Regionale - Via Bianchi, 9 - 25124 Brescia 5 3 Editoriale Anno 3 - n. 5 ottobre 2000 Misure di profilassi nella pseudopeste aviare A. Scolari1 AUTORIZZAZIONE TRIBUNALE BRESCIA N. 43/1998 DEL 01-10-98 - SPEDIZIONE IN A.P. ART. 2 COMMA 20/C - LEGGE 662/96 - FILIALE DI BRESCIA S ommario Rubriche RIVISTA 4 BIMESTRALE D’INFORMAZIONE SCIENTIFICA a cura dell’Osservatorio Epidemiologico Veterinario della Regione Lombardia Regione Lombardia Direzione Generale Sanità - Servizio Veterinario Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna Osservatorio Epidemiologico Veterinario Regionale - Via Bianchi, 9 - 25124 Brescia Gli osservatori ci scrivono …dalla Campania A proposito della Vallecamonica -Sebino: le ASL si raccontano Dal… L’Osservatorio del dr. Benedetti di F. Pancini 5 5 6 Direttore responsabile Cesare Bonacina Direttore scientifico Paolo Boni Sanità animale Redattore Fabrizio Pancini 8 Responsabile comitato redazione Giorgio Zanardi 10 Comitato di redazione M. Astuti, P. Cordioli, M. Domenichini, P. Antoniolli, L. Gemma, C. Genchi, G. Gridavilla, A. Lavazza, C. Macchi, A. Palma Ha collaborato a questo numero E. Antonini, M. Fabbi, L. De-Giuli, F. Martinello, R. Bragoni, S. Magnino, S. Mersi Informatizzazione del servizio veterinario dell'ASL Vallecamonica-Sebino di E. Antonini La malattia del graffio del gatto: una nuova zoonosi emergente di M. Fabbi, L. De-Giuli, F. Martinello, R. Bragoni, S. Magnino S. Mersi Comunicazione e formazione Segreteria di redazione M. Guerini, L. Marella, R. Possenti Fotocomposizione Grafica Sette Via Padre Giovanni Piamarta, 61 25021 Bagnolo Mella (Brescia) Tel. 030 6820600 - Fax 030 6821550 14 Corso di aggiornamento “L’alimentazione degli animali domestici” 15 Appunti di epidemiologia di C. Macchi Epidemiologia Tipolitografia Grafica Sette Via Padre Giovanni Piamarta, 61 25021 Bagnolo Mella (Brescia) Tel. 030 6820600 - Fax 030 6821550 Editore Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e Emilia Romagna “Bruno Ubertini” Via Bianchi, 9 - 25124 Brescia Tel 030 22901 – Fax 030 222613 Notizie da Internet Tutti coloro che vogliono scriverci, devono indirizzare le lettere al seguente indirizzo: “L’OSSERVATORIO” rubrica “La posta dei lettori”, via Bianchi, 9 - 25124 Brescia - tel. 030 2290259-235; oppure utilizzare la posta elettronica: [email protected] Rivista bimestrale aut. trib. Brescia N. 43/1998 del 01-10-98 Spedizione in a.p. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Brescia “L’Osservatorio” e i numeri del precedente Bollettino Epidemiologico possono essere consultati anche sul sito web http:\\www.oevr.org 2 Editoriale partire dalla metà di agosto in Italia si sono verificati due eventi epidemici, uno eccezionale e l’altro di ritorno che, per la loro gravità e la ripercussione economica che hanno sul settore zootecnico, stanno coinvolgendo pesantemente i servizi veterinari e gli allevatori. Ci riferiamo alla insorgenza della febbre catarrale ovina o Blue Tongue in Sardegna e all’influenza aviaria a bassa patogenicità (LPAI) nel Veneto. La Blue Tongue è una malattia infettiva non contagiosa, mai segnalata prima in Italia, sostenuta da un virus appartenente alla famiglia Reoviridae genere Orbivirus, trasmessa da insetti vettori, in particolare i Culicoides, che colpisce gli ovini e altri ruminanti domestici e selvatici. Il primo focolaio è stato notificato il 14 agosto 2000 nell’ASL di Carbonia nella zona meridionale della Sardegna e da allora si sono evidenziati in tutta l’isola 1.211 focolai, per un totale di 258.945 ovi-caprini di cui 18.440 malati e 4.956 morti (dati aggiornati al 25 settembre 2000). Il vettore dell’infezione Culicoides imicola (moscerino di 1-3 mm) è stato isolato e la diffusione della malattia, complice il clima favorevole, sembra inarrestabile, ponendo in serio pericolo la sopravvivenza dell’intero patrimonio ovi-caprino sardo (circa 3.500.000 di capi). La tempestiva attivazione di una unità di crisi, costituita dal Centro di Referenza Nazionale per le Malattie Esotiche (CESME) dell’IZS dell’Abruzzo e Molise, dai servizi veterinari regionali e dagli IZS della Sardegna, ha dato vita ad un efficace sistema di monitoraggio della malattia sul territorio e organizzato un sistema informativo quanto mai rapido ed esaustivo, che ha permesso di essere costantemente aggiornati sulla evoluzione della epidemia. Al di là delle ipotesi sulla origine della malattia appare importante riflettere su come il clima in Italia si stia sempre più tropicalizzando con la possibilità di eventi epidemici esotici fino ad ora ritenuti remoti e su come si debba pianificare la sorveglianza epidemiologica di tali malattie sulla base della loro diffusione nel bacino mediterraneo. Infatti, focolai di Blue Tongue sono stati notificati a partire dal 1998 in Grecia, Bulgaria, Turchia europea, Tunisia. Nel Veneto, sempre a partire da metà agosto a fine settembre, sono stati segnalati 42 focolai di LPAI in allevamenti di tacchini da carne per un totale di 676.621 capi coinvolti, nei medesimi comuni della provincia di Verona che erano stati interessati dalla precedente epidemia di fine marzo 1999. L’opzione di attuare una vaccinazione di emergenza in un territorio delimitato della provincia di Verona richiesta all’UE comporterebbe il divieto di movimentazioni dalla regione Veneto al di fuori dei confini italiani e un notevole sforzo del servizio veterinario pubblico nella sua gestione e nelle attività di sorveglianza. Trattasi di scelte strategiche, da valutare attentamente di concerto con l’industria avicola, in quanto i tempi di eradicazione della malattia sul territorio necessariamente si allungano. Bisogna considerare quali sono gli obiettivi che si pongono: l’eradicazione o il controllo della malattia, alla luce degli strumenti legislativi a disposizione per affrontare le due strategie di approccio all’epidemia, nonché le risorse finanziarie e umane a disposizione; in ultima analisi i vincoli e l’analisi costo-beneficio per l’intero settore. Punto nodale in ambedue le strategie rimane la biosicurezza e l’analisi di gestione del settore avicolo, caratterizzato da una elevatissima densità di allevamenti. Queste problematiche non possono essere affrontate senza la collaborazione del settore industriale. A 3 Gli osservatori epidemiologici N el dicembre del 1999 è stato istituito L’Osservatorio Epidemiologico Veterinario della Regione Campania presso l’Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno in virtù di una convenzione triennale stipulata tra l’IZS e la Regione Campania in esecuzione della D.G.R. n° 10289 del 31/12/98. Nel nostro Istituto in precedenza era stato costituito un Centro di Epidemiologia Veterinaria. L’attività, in mancanza di un ruolo istituzionale a livello regionale e dei relativi finanziamenti, è stata limitata alla raccolta e organizzazione dei dati provenienti dai laboratori dell’Istituto, principalmente in funzione delle richieste di informazioni provenienti dal Ministero della Sanità e dalla Regione. Inoltre, il centro ha svolto la funzione di “supporto” statistico alle attività di ricerca dell’Istituto. Con la nascita dell’Osservatorio si è potuto estendere il campo delle attività, anche grazie all’acquisizione di personale dedicato. Attualmente presso tale struttura operano 2 veterinari, un informatico ed un amministrativo a contratto, nonché un veterinario di ruolo responsabile sia dell’Osservatorio che del Centro di Epidemiologia. Dal momento che la convenzione tra Istituto e Regione conteneva obiettivi molto ampi e generici, sono state individuate alcune priorità sulle quali fondare la programmazione dei primi tre anni di attività. In particolare sono stati fissati alcuni obiettivi: - attivare e/o validare i flussi informativi ed i sistemi di sorveglianza epidemiologica del servizio sanitario veterinario regionale, - elaborare piani per la gestione di emergenze di carattere epidemico; - sviluppare la collaborazione con gli altri osservatori epidemiologici, - attuare programmi di formazione in epidemiologia per il personale dei servizi veterinari (I.Z.S, AA.SS.LL., Regione); - individuare indicatori utili per la programmazione e gestione delle attività veterinarie regionali. La prima fase dell’attività dell’OEV è stata dedicata allo studio dei debiti informativi del sistema sanitario veterinario regionale. Dall’analisi effettuata è risultata una mancanza di strutturazione del sistema informativo Regione/AA.SS.LL/I.Z.S., per cui la raccolta di dati è disorganica ed orientata esclusivamente in senso centripeto. Inoltre, la raccolta dati appare troppo spesso come fine a se stessa: non vi è alcuna elaborazione ed analisi dei dati stessi, che possa tradursi in un ritorno utile alla periferia o in informazioni utilizzabili a livello centrale per la programmazione. L’attività dell’OEV è stata quindi indirizzata, per il primo anno, alla organizzazione dei sistemi informativi, con una particolare attenzione a due aspetti ritenuti prioritari: piani di eradicazione e controllo (Brucellosi, Tbc, LBE, MVS); anagrafe delle aziende e identificazione degli animali. Tra le priorità individuate è emersa la necessità di elaborare un piano regionale per l’eradicazione della brucellosi ovi-caprina che tenesse conto sia della distribuzione della malattia che delle esigenze del territorio. La proposta di tale piano è stata sotto- posta allo studio dei responsabili della Sanità Animale delle AA.SS.LL. e della Regione Campania. L’OEV sta inoltre collaborando con il Settore Veterinario, il laboratorio di sierologia ed i responsabili di area A delle AA.SS.LL. alla stesura di un “piano di controllo della Leishmaniosi canina in Campania”. E’ apparsa particolarmente urgente l’applicazione delle normative sull’identificazione degli animali e l’anagrafe delle aziende zootecniche. Presso l’OEV, in considerazione del notevole ritardo dell’applicazione del Reg. 820/97, è stata costituita una banca dati relativa all’anagrafe aziendale (D.P.R. 317/96) al fine di identificare la popolazione di riferimento su cui costruire gli indicatori di sanità degli allevamenti ed ottenere almeno una prima stima della consistenza del patrimonio zootecnico per specie, presupposto indispensabile per verificare l’andamento dei piani e programmare quindi gli interventi del Settore Veterinario. A questo scopo, con la collaborazione del CED, è stata presentata al Settore Veterinario Regionale, una proposta di gestione informatizzata dell’anagrafe bovina (Reg.820/97) sul modello già sperimentato dagli II.ZZ.SS. di Padova, Roma e Perugia, volta a costituire un polo regionale dell’anagrafe bovina. Sul versante della formazione, è stato organizzato un corso di “Epidemiologia di base” della durata di quattro giorni per i referenti AA.SS.LL. e i responsabili regionali, con l’obiettivo principale di acquisire un linguaggio comune e sensibilizzare i dirigenti del servizio veterinario rispetto ai problemi della sorveglianza epidemiologica. Per raggiungere tutti i veterinari responsabili della generazione dei dati che dalla periferia confluiscono all OEV, è in programmazione un corso informativo su “epidemiologia e dati” che si svolgerà presso tutte le AA.SS.LL. del territorio. Il principale problema incontrato nello sviluppo delle attività è la diffidenza iniziale dei colleghi, dovuta ad una scarsa conoscenza dell’utilizzo dei metodi epidemiologici nella gestione delle attività di sanità pubblica, ma anche legata al timore che l’OEV svolgesse un’attività di “controllo” sull’operato delle AASSLL. Bisognerà che ci si convinca tutti della necessità di distinguere bene l’autonomia gestionale delle ASL dalla libertà di “non fare” o di non rispondere del proprio operato. Un ulteriore punto critico è il riconoscimento del ruolo e dell’autorità dell’Osservatorio in un S.S.N. dove, specialmente nel settore veterinario, non sono ancora chiari ruoli e responsabilità e, nello stesso tempo, manca un organo preposto alla verifica. A questo riguardo, concordo con quanto auspicato dal collega Di Bella sul N° 2 dell’Osservatorio riguardo alla necessità di “imporre” alle regioni la produzione di dati epidemiologici sulla base di alcuni indici predefiniti a livello centrale. E’ necessario che ai diversi livelli decisionali e gestionali ci si renda conto della necessità di disporre di attendibili informazioni epidemiologiche nella pianificazione, implementazione, valutazione, documentazione delle attività di sanità pubblica veterinaria.La strada intrapresa dagli osservatori epidemiologici per quanto ancora lunga e difficile, si muove proprio in questa direzione. ci scrivono … dalla Campania Vincenzo Caligiuri 4 Rubriche A proposito della Vallecamonica Sebino: le ASL si raccontano ASL della Vallecamonica Sebino Diamo un po’ di numeri... Medici Veterinari Vigili sanitari Area A 6 3 di cui 1 Area B 4 a tempo parziale Area C 2 Personale ammin.vo 3 La situazione zootecnica - animali vivi specie allevate n° allevamenti Bovini da latte 1.079 n° capi/anno 12.923 Bovini ingrasso 6 1.956 Suini 11 4.135 Ovi-caprini 913 12.135 Equini 300 908 Pescicoltura 4 = Avi-cunicoli 6 528.800 Struzzi 3 89 Api 364 5.661 arnie La situazione zootecnica - animali macellati 1999 Specie N° capi /anno Bovini 12.680 Suini 5.612 Ovi-caprini 805 Equini 325 N° malghe Alpeggio 161 Specie N° capi Bovini 9.177 Ovi-caprini 8.882 Equini Monta Equini 290 Stazioni Stalloni 11 20 Macelli .............................................................................. 31 Sezionamenti .................................................................... 4 Impianti di lavorazione e trasformazione di latte e derivati..................................... 54 Pescherie........................................................................... 5 Ambulanti......................................................................... 40 Agriturismi ....................................................................... 12 5 Rubriche Dal…L'Osservatorio del dr. Domenico Benedetti F. Pancini opo un lungo viaggio che mi ha portato nella splendida Vallecamonica, trovo a coordinare il servizio veterinario della neonata ASL dell’omonima valle, il collega Domenico Benedetti, cinquant’anni, coniugato, due figli. Originario di Esine ed impegnato in politica come amministratore locale in Provincia, Benedetti, nonostante la giovane età, vanta una notevole esperienza professionale, oltre ad essere un profondo conoscitore della montagna e quindi del territorio sul quale opera quotidianamente. Quali sono, in termini di rapporti, organizzazione e coordinamento, le relazioni tra i servizi veterinari della tua ASL con le realtà del dipartimento di prevenzione? La situazione organizzativa di questa ASL è la conseguenza di una serie di eventi non dipendenti dalla nostra volontà che in passato ci avevano fortemente penalizzato. Infatti, l’aggregazione delle precedenti ASL in un’unica ASL provinciale, aveva comportato per la ex USL numero 15 della Vallecamonica, almeno per qualche mese, il nostro accorpamento nell’ASL di Brescia. Quest’ultima, in base alle leggi vigenti ha quindi organizzato i servizi veterinari determinando il nostro accorpamento, come Distretto numero 7 di Breno dell’ASL di Brescia. Nell’agosto dello scorso anno, per una serie di motivi, l’ASL di Brescia è stata suddivisa in ASL di Brescia e ASL di Vallecamonica così com’è ora. Così, ci siamo ritrovati con un direttore generale, un direttore amministrativo ed uno sanitario nuovi. Per tale ragione, a causa di questo breve lasso di tempo dalla nostra composizione, non è stato possibile formalizzare compiutamente il piano strategico ed organizzativo di cui ogni azienda deve dotarsi; tanto che, a tutt’oggi, non è stato ancora istituito e reso operativo il Dipartimento di Prevenzione. I rapporti che si sono formalizzati con i colleghi medici del servizio igiene pubblica o dell’ARPA, sono comunque improntati alla massima collaborazione e rispetto reciproci, ciò ha evitato sovrapposizioni o problemi di assegnazione delle competenze, queste ultime, ufficializzate con un atto deliberativo. Attualmente, a che punto è l’attuazione dei tre servizi veterinari della tua ASL? Allo stato attuale il servizio è organizzato nelle tre aree operative o funzionali, con un unico responsabile che si rapporta alla direzione generale. Abbiamo dei referenti d’area in attesa di formalizzare, così come prevede la normativa regionale, degli incarichi fiduciari come responsabili d’area. Il servizio C è nato da pochi mesi e gli incarichi sono stati affidati a due colleghi che avevano già maturato una certa esperienza nel settore A. Quando hai ricevuto l’incarico di coordinatore dei servizi veterinari della tua ASL, quali sono stati gli obiettivi prioritari che ti sei posto e tra questi, quali sono stati finora raggiunti? Senza offendere i colleghi dell’ASL di Brescia, nella fase di comunanza a cui facevo riferimento prima, esistevano difficoltà logistiche dettate dalla notevole distanza tra la nostra D sede e la loro. Molti degli obiettivi che ci eravamo prefissati, quindi, avevano delle esigenze totalmente diverse da quelle di una grande città che, oltretutto, hanno comportato per noi un grande dispendio di risorse e di energie. Nonostante ciò, uno degli obiettivi raggiunti è stata l’informatizzazione del servizio veterinario qui a Breno, dove abbiamo cominciato ad utilizzare i computer già dieci anni fa. Tale obiettivo, se fossimo restati a Brescia, avremmo avuto delle difficoltà a raggiungerlo, visto che nel capoluogo mi risulta che abbiano ancora dei problemi al riguardo. La sensazione, quindi, era quella che, fino a quando fossimo rimasti uniti a Brescia, non avremmo potuto “crescere” come volevamo ed è così che finalmente siamo diventati pienamente autonomi. Certo non voglio dire che qui non esistano delle difficoltà legate, ad esempio, alla distanza che ci divide dall’IZS di Brescia, il nostro supporto diagnostico per eccellenza. Questo handicap per noi comporta l’invio di un vigile sanitario che, giornalmente, porta i numerosi campioni da sottoporre ad analisi, con evidenti perdite di tempo dovuti alla notevole distanza tra noi e loro. In seguito al nuovo riassetto strutturale, quali ritieni che sia il principale effetto positivo o negativo che si è determinato nella tua ASL con l’applicazione della legge regionale 31/97? Il giudizio che do di quella legge regionale è fortemente positivo, soprattutto per il “coraggio” insito nelle linee guida che sono state trasmesse dagli assessorati alle varie ASL. Certo è che sono pur sempre delle linee guida, che consentono quindi una certa elasticità d’applicazione ai direttori generali che devono gestire in forma aziendalistica i loro territori. Le dimensioni delle zone che sono state assegnate alla nostra ASL sono giustificabilissime, (siamo più di un terzo di tutto il territorio della Provincia di Brescia), con circa centomila abitanti in totale; gli stessi, come numero, che ci sono in una qualsiasi cittadina dell’interland milanese. L’organizzazione del servizio veterinario, secondo una legge regionale che ritengo innovativa, consente agli operatori economici d’ave6 Rubriche blemi sanitari del latte crudo, così come l’interdizione della produzione del burro per le aziende che non ne garantiscono la pastorizzazione. Nel fondo valle, invece, abbiamo circa una trentina di piccoli caseifici che lavorano il latte per la produzione di formaggi a lunga stagionatura che poi vengono per lo più venduti direttamente al pubblico. Esiste anche un caseificio più grande che raccoglie e lavora circa 150 quintali di latte al giorno e produce formaggi tipici molto conosciuti. Sul territorio, oltre ad un macello CEE che macella circa ottomila capi all’anno provenienti anche da zone diverse dalla nostra, abbiamo poi, tutta una miriade di piccole macellerie o di laboratori di trasformazione della carne (salumifici). Tipica è anche la lavorazione della carne equina salata cotta. Come sono i rapporti della tua ASL nei confronti dei veterinari liberi professionisti, delle associazioni protezionistiche e animaliste e degli operatori delle aziende di produzione e trasformazione? Con i liberi professionisti (ce ne sono 5 o 6 in tutto), esiste un buon rapporto di collaborazione, anche perché la nostra zootecnia, pur essendo modesta dal punto di vista quantitativo, offre lavoro a tutti ed inoltre, nessuno dei veterinari pubblici svolge attività libero professionale. I colleghi l. p., oltre all’assistenza zooiatrica, garantiscono anche la presenza di ambulatori per animali da compagnia. Con le associazioni, tipo A.P.A. e le rappresentanze sindacali degli allevatori, abbiamo un rapporto di collaborazione in quanto i nostri uffici, in virtù dell’informatizzazione attuata, sono in grado di fornire loro i dati necessari, ad esempio, alle indennità compensative per le vacche da latte o per i vitelli. Con le aziende di produzione e trasformazione, invece, ci sono stati dei problemi derivati dalle difficoltà di fare opera di persuasione nei loro confronti, affinché adeguassero le strutture per il raggiungimento dei requisiti minimi consentiti dalla legge. Inizialmente, infatti, per le piccole aziende tali adeguamenti comportavano un esborso economico non indifferente, per tale ragione ci siamo attivati a sensibilizzare la Comunità montana affinché venisse incontro a queste imprese con dei consistenti aiuti economici (il 75% delle somme spese), che permettessero loro di attuare gli adeguamenti strutturali richiesti. Sei complessivamente soddisfatto del tuo lavoro e dei rapporti con i colleghi? Se sono rimasto finora al mio posto, pur tra mille difficoltà, è proprio perché ciò è stato reso possibile, sia dal rapporto, sia dallo spirito di collaborazione che abbiamo attuato nel servizio veterinario della nostra ASL. Certo, non lo nego, in ogni realtà lavorativa esistono dei problemi, tuttavia, l’essere cresciuti assieme, avere più o meno la stessa età, essere numericamente in pochi e soprattutto aver vissuto esperienze comuni, ha mantenuto unita “la squadra” oltre ogni difficoltà. Il tuo lavoro di coordinatore dei servizi ha influenzato e in che modo la tua vita privata? Forse per incoscienza o per altre ragioni che mi sfuggono, non ho mai attribuito al mio ruolo di coordinatore una valenza straordinaria sotto il profilo delle responsabilità. Il mio carattere, inoltre, mi ha consentito finora di mantenere una vita privata molto ricca: coltivo vari hobby (viaggi, escursioni in montagna, caccia) e sono consigliere provinciale a Brescia dove, in ambito politico, cerco di portare il mio modesto contributo e le istanze che mi appassionano e che riguardano, prima di ogni altra cosa, la medicina veterinaria ed i miei concittadini. re la certezza dei riferimenti, cioè la consapevolezza di ciò che oggi è possibile ottenere dall’ASL. Questo, non solo perché esiste una Carta dei Servizi che fornisce tutte le indicazioni necessarie agli utenti, ma anche perché viene definito in forma specialistica quello che è il compito del servizio veterinario. Oggi siamo quindi in grado di rispondere, con rapidità e precisione, a tutte le richieste che provengono dal territorio e ciò lo si deve anche all’impostazione che questa legge ha dato a tutte le ASL della Lombardia. Nella tua ASL, cosa ritieni che funzioni bene o male e quali sono al momento le necessità più urgenti? Dal punto di vista strumentale, pur con le difficoltà note, non possiamo lamentarci. Certo, non abbiamo ambulatori per i veterinari pubblici, per cui, per le reperibilità che noi dobbiamo garantire, anche il sabato e la domenica, e che comportano anche interventi su animali (es. vittime di incidenti), siamo costretti ad avvalerci della collaborazione dei colleghi liberi professionisti. Manca anche un canile sanitario, (ne avevamo uno di ridotte dimensioni), che fu attivato per espletare la campagna antirabbica, ma che non è stato più possibile mantenere in funzione per tutta una serie di ragioni. Ciò ci ha costretti a stipulare una convenzione con il canile sanitario di Brescia per i primi dieci giorni di permanenza dei cani catturati, al fine di poter espletare tutte le pratiche di legge necessarie; dopodiché, dall’undicesimo giorno, gli animali vengono collocati in una struttura autorizzata (rifugio), con la quale abbiamo un ulteriore rapporto di convenzione. Per quanto riguarda il parco automezzi, la nostra ASL è dotata di autovetture (Panda 4X4) in grado di raggiungere anche le zone più impervie (es. malghe); siamo, per la verità, in attesa di un ulteriore mezzo fuoristrada che dovrebbe aggiungersi agli altri, che ci garantirà così la massima efficienza. A livello di organizzazione finalizzata all’erogazione di servizi, quali sono nella tua azienda le priorità di gestione relative alla sanità pubblica veterinaria? Non vorrei sembrare troppo enfatico sulla qualità dei servizi che riusciamo ad offrire all’utenza, tuttavia la sensazione che abbiamo è che i cittadini utenti siano complessivamente soddisfatti della risposta che, come servizio veterinario, riusciamo a fornire loro. Un dato inequivocabile è che, finora, non abbiamo avuto contenziosi sia con utenti (privati o aziende), sia con la Giustizia, nonostante non sia semplice applicare le normative che regolamentano sia gli scambi di prodotti, sia di animali. Al riguardo, se pensiamo solo al recepimento, da parte dell’Italia, dell’ultima Direttiva comunitaria che impone, per motivi sanitari, la distruzione degli animali morti tramite incenerimento, a costi, che qui al nord sono proibitivi (1500-1700 £ al chilo!), occorre che le istituzioni cerchino una soluzione che consenta una sostanziale riduzione dei costi che eviterebbe di non compromettere lo stato sanitario del territorio della nostra regione. Qual è la realtà produttiva del territorio della tua ASL e quali problematiche comporta? La malga è indubbiamente tra le realtà produttive più diffuse del territorio. Tuttavia, anche se l’utilizzazione dei prodotti provenienti dalle piccole aziende situate in malga, non comporta problemi evidenti dal punto di vista sanitario per i consumatori, le analisi da noi effettuate su alcuni dei loro prodotti, hanno spesso evidenziato il superamento dei parametri indicati nelle norme di legge previste. Per tale ragione abbiamo stipulato un accordo con tali aziende affinché venga privilegiata la trasformazione del latte in prodotti a lunga stagionatura (formaggio d’Alpe), che non comportano gli stessi pro7 Rubriche Informatizzazione del Servizio Veterinario dell'ASL Vallecamonica-Sebino Enzo Antonini1 L ’ultimo decennio sta vivendo un profondo cambiamento organizzativo di tutto il settore sanitario che, come quello industriale e dei servizi, deve stare al passo con i tempi. Oggi più che mai ai Servizi Veterinari vengono richiesti dati, statistiche, relazioni da parte di Ministero, Regioni, Province, Comunità Montane, Comuni, etc. Questi dati, oltre che essere utilizzati per puro calcolo statistico servono soprattutto per elaborare dei progetti miglioratori della gestione delle attività con lo scopo di raggiungere risultati di qualità, efficienza ed economicità di gestione. L’organizzazione, la registrazione e la gestione dei dati in maniera corretta è possibile solamente con l’aiuto informatico. In questi ultimi anni abbiamo assistito ad una evoluzione dell’informatizzazione e ad un utilizzo della stessa ovunque; ogni attività è supportata da questo strumento, il “privato” è stato il primo ad approfittarne, il “pubblico” si sta pian piano adeguando. Il lettore sarà sicuramente a conoscenza del percorso intrapreso dal Servizio Veterinario della Regione Lombardia, la quale si è interessata alla problematica informatica dei Servizi Veterinari, partendo dal D.P.R. 317/96 e fornendo così ai Servizi stessi un pacchetto informatico utilizzato per la gestione delle anagrafiche aziendali. Il Servizio Veterinario dell’ASL Vallecamonica-Sebino, come altri, si erano già dotati di software gestionali. Figura 1. Registro di carico e scarico aziendale per bovini e bufalini. La prima necessità era quella di avere un semplice Database per l’archiviazione dei dati, successivamente sviluppai un vero e proprio applicativo di facile utilizzo da parte dei colleghi veterinari e del personale amministrativo. Dopo le prime difficoltà sia parte del personale amministrativo che dei colleghi nell’utilizzo del computer; gli stessi ne scoprirono l’utilità, superando la diffidenza e collaborando successivamente allo sviluppo del sistema informatico. Già nel 1990, molto prima del programma “ALLEVIX” tutte le aziende presenti sul territorio erano state registrate e tutti i capi ivi presenti erano stati registrati su supporto informatico. Un progetto andato a buon fine e particolarmente gradito dagli allevatori fu attuato nel dicembre 1997 e riguardò l’utilizzo di dati informatizzati che rese possibile la stampa centralizzata, su modulo continuo, del Registro di Carico e Scarico Bovini (REGISTRO DI STALLA). Tutti gli allevatori sono stati dotati di un registro studiato appositamente secondo le indicazioni ministeriali e con riportati i capi presenti alla data dell'ultimo controllo ufficiale. Il Registro è, in ottemperanza alla normativa vigente, mantenuto aggiornato dall'allevatore. LA NOSTRA REALTÀ Il Servizio Veterinario dell'Asl Vallecamonica-Sebino, era stato dotato del primo Personal Computer (PC) nel 1987; si trattava di un Olivetti M24. Il PC rimase per oltre 2 anni inutilizzato per mancanza di software e di personale che lo sapesse utilizzare. L'era del Computer era agli inizi e nessun programma di gestione specifico (ammesso che esistessero) era stato acquisito dall'USSL. La necessità di un'organizzazione di tutte le attività del Servizio, non ultima quella delle anagrafiche aziendali, ha fatto si che il Servizio Veterinario si attivasse per l’acquisizione di un supporto informatico valido, purtroppo in commercio non esisteva! Inoltre il servizio reclamava una minima dotazione di software e di hardware. Ad oggi, presso il distretto di Edolo - Cedegolo e Breno, sono presenti quattro PC 386, sui quali ogni collega, per il territorio di sua competenza, aggiorna i dati, consegnandoli poi mensilmente su dischetto alla sede del servizio, per l'aggiornamento del server centrale. Ogni PC è dotato di un software che comprende: 8 Sanità Animale - GESTIONE DELL’ANAGRAFICA AZIENDALE - GESTIONE DEI MOD 2/33, BOVINI ED OVICAPRINI 1) Registrazione – Visione – Correzione – Stampa prospetti riassuntivi 2) Stampa dei mod. 2/33 in modulo continuo 3) Stampa dei registri aziendali - GESTIONE DELLO STORICO ANIMALI - GESTIONE DELLE COMPRAVENDITE 1) Stampa su modello di compravendita. - GESTIONE DEI MOD 4 INTEGRATI – MOD P E MOD T 1) Stampa sui relativi modelli ministeriali - GESTIONE DELL’ANEMIA INFETTIVA EQUINA 1) Stampa dei modelli invio campioni. 2) Stampa del certificato sanitario. - GESTIONE ORDINI MARCHE AURICOLARI - GESTIONE APICOLTORI 1) Domande di possesso alveari 2) Domande di nomadismo 3) Stampa dei cartelli per postazioni nomadi - GESTIONE DELLA BONIFICA SANITARIA 1) Allevamenti bonificati 2) Ufficialmente indenni 3) Dubbi - Negativi 4) Infetti 5) Vaccinazioni carbonchio 6) Bollettini delle epizoozie quindicinali e mensili 7) Prove diagnostiche - GESTIONE DELL’ALPEGGIO 1) Registrazione delle malghe presenti sul territorio 2) Gestione dei Mod 7 3) Calcolo automatico delle UBA di carico alpeggi - GESTIONE LATTE DPR 54/97 1) Invio lettere in automatico - GESTIONE DELLE MACELLAZIONI - GESTIONE DEL DL 51/92 – con i relativi versamenti e acconti - CAPI MACELLATI E CARNE ACQUISTATA - GESTIONE ANAGRAFE CANINA L'ASL Vallecamonica-Sebino ha già acquisito dei PC Pentium III da installare in ogni sub-distretto. Grazie alla continua sollecitazione della Regione Lombardia, alla sensibilità della Dirigenza dell'ASL e del Responsabile del Servizio Domenico Benedetti verso la completa informatizzazione della nostra ASL, a breve, sarà possibile portare a compimento il progetto più ambizioso: la messa in rete dei vari sub-distretti di Edolo-Cedegnolo-Breno e Darfo B.T.. Questo agevolerà ed armonizzerà in maniera significativa tutte le procedure apportando una maggiore organizzazione ed un minor dispendio di risorse economiche ed umane. Inoltre, risulterà utilissima per la gestione in tempo reale di tutti i dati. Oggi, grazie all'impegno profuso dai Medici Veterinari Ufficiali, dalle Organizzazioni Professionali degli Allevatori, più volte ed a più riprese coinvolte, ed al grosso impegno del personale del Servizio Amministrativo ed a quello dei singoli allevatori, l'archivio delle aziende e degli animali è aggiornato e risponde pienamente alle richieste che vengono dalle più svariate parti e per i più svariati utilizzi. In conclusione ci riteniamo più che soddisfatti dell'operato e siamo consapevoli che continuare su questa strada sia la maniera corretta per dare una risposta immediata e veritiera della nostra realtà territoriale 1. Veterinario dirigente ASL di Breno Nel 1997 il Ministero della Sanità consegnò ad ogni ASL un PC per il sistema ANIMO (Animal Moviment), per la gestione delle notifiche di movimentazione animali nel contesto Europeo. Il PC in dotazione è stato da noi utilizzato solo per quello scopo. Poi, nel 1998, con l'avvento del DPR 317 e 820, in attuazione del progetto Regionale d’informatizzazione dei Servizi Veterinari, il Servizio viene dotato di un PC Pentium II comprensivo di un programma per la gestione delle anagrafiche. Attualmente l'ASL ha acquisito un programma di gestione delle anagrafiche già in uso a livello provinciale. Tutti i dati già presenti nei nostri archivi informatici sono trasferibili al nuovo applicativo. Ad oggi il programma è installato su un solo PC poiché esiste una limitazione dovuta all'insufficiente dotazione Hardware che comunque è in via di soluzione. Figura 2. Modello 4, dichiarazione di provenienza degli animali. 9 Sanità Animale La malattia da graffio del gatto: una nuova zoonosi emergente M. Fabbi1, L. De-Giuli1, F. Martinello2, R. Bragoni1, S. Magnino1, S. Mersi2 a malattia da graffio del gatto (Cat Scratch Disease CSD) è una zoonosi emergente ed ubiquitaria segnalata per la prima volta nell’uomo nel 1931 ma la cui eziologia è stata definitivamente chiarita solo agli inizi degli anni ‘90. La CSD può essere definita come una “linforeticolosi da inoculazione, caratterizzata da forme locali (cutanee e linfonodali anche a carattere suppurativo), solitamente benigna, talora complicata da forme sistemiche a carattere granulomatoso particolarmente severe in pazienti immunocompromessi”. Dal punto di vista eziologico, nel corso degli anni diversi agenti quali virus, Rickettsie, Clamidie sono stati sospettati essere responsabili di CSD. Solo nel corso degli anni ’90 si è pervenuti alla identificazione di Afipia felis e Rochalimaea henselae, poi rinominato Bartonella henselae, quali agenti responsabili dell’infezione. A Bartonella henselae vengono oggi attribuiti la maggior parte dei casi di CSD (circa il 95% del casi di CSD nell’uomo) mentre Afipia felis, il primo agente inizialmente correlato alla malattia, sembra svolgere un ruolo molto marginale nella eziologia dell’infezione. Bartonella henselae ed Afipia felis sono piccoli bacilli gram negativi biochimicamente inerti con caratteristiche di crescita molto particolari sia nella morfologia (caratteristico dimorfismo delle colonie figura 1) che per i lunghi tempi di crescita (fino a 1 mese), caratteristica questa in grado di spiegare i ripetuti insuccessi dei microbiologi nel corso degli anni nella messa in evidenza del germe. Solitamente infatti il tempo di osservazione delle colture in laboratorio, tranne che per pochissime eccezioni, non si protrae per più di 7-10 giorni dal momento dell’inoculo del campione. Gli agenti eziologici della malattia da graffio del gatto ad oggi noti sono quindi Bartonella henselae di cui, a seguito di studi di biologia molecolare, sono stati individuati 2 tipi (tipo 1 e tipo 2), Afipia felis, il cui ruolo però, abbiamo detto, è molto marginale, e Bartonella clarridgeiae. Quest’ultima, di scoperta più recente, è moderatamente diffusa sia nei gatti che nell’uomo. Bartonella koehlerae è stata scoperta ancor più recentemente nel gatto ma non risulta ad oggi correlata ad infezione o malattia nell’uomo. L Figura 1. Caratteristico dimorfismo di Bartonella henselae su terreno al sangue. La stima del Center for Disease Control and Prevention (CDC) è di 2,5 casi di CSD per 100.000 persone/anno. La trasmissione della malattia all’uomo avviene attraverso il graffio o il morso del gatto. La forma clinica più frequente di CSD, che sembra privilegiare i soggetti giovani (bambini-ragazzi), esordisce spesso con febbre e profonda astenia circa 1-2 settimane dopo l’evento ed è caratterizzata da forme locali (cutanee e linfonodali talvolta a carattere suppurativo), solitamente ad evoluzione benigna se prontamente diagnosticate ed adeguatamente trattate. Non sono tuttavia infrequenti forme sistemiche complicate a carattere granulomatoso soprattutto a carico del fegato, della milza nonché dei linfonodi del mediastino e che possono assumere particolare gravità nei pazienti immunocompromessi (pazienti HIV-positivi, organotrapiantati, pazienti sottoposti a terapie anti-neoplastiche, ecc.). Bartonella henselae può essere altresì responsabile di altre forme cliniche nell'uomo quali angiomatosi bacillare, peliosi epatica, forme di batteriemia, endocarditi, neuroretiniti e meningiti asettiche che pure possono assumere carattere di estrema gravità in particolari condizioni di deficit immunitario. MALATTIA NELL’UOMO I dati di prevalenza della CSD in Italia sono molto frammentari e spesso legati a segnalazioni di carattere personale (contatti con medici, ospedali, poliambulatori ecc.) tuttavia le diverse fonti riferiscono di numerosi casi che giungono all’osservazione clinica nella cliniche pediatriche, negli istituti di malattie infettive o negli ambulatori di medicina generale. Gli unici dati ad oggi disponibili sulla diffusione della malattia sono quelli degli Stati Uniti dove sono segnalati circa 22.000 casi / anno di CSD nell’uomo. INFEZIONE NEL GATTO E RUOLO DELLA PULCE Il gatto di solito non manifesta alcun sintomo di malattia ed appare come tipico reservoir dell'infezione potendo albergare Bartonella henselae per parecchi mesi o anni nel torrente circolatorio in completa assenza di sintomi clinici; sono stati tuttavia descritti quadri di linfoadenite in soggetti batteriemici. Sono 10 Sanità Animale stati osservati gatti batteriemici anche per 2 anni ma non si può escludere che tale periodo possa protrarsi oltre. Esperienze personali e di altri autori hanno permesso di rilevare cariche ematiche di Bartonella con valori fino a 3.500 ufc/ml di sangue. Il germe risulta localizzato soprattutto nel torrente circolatorio associato ai globuli rossi e talora all’interno dei macrofagi ed evoca nell’animale una risposta immunitaria rilevabile ma che risulta poco efficace ad eliminare il microrganismo. Studi di genetica molecolare hanno accertato una omologia di oltre il 95% tra il genoma di Bartonella henselae e quello di Brucella abortus, caratteristica questa che fa in qualche modo ritenere questa nuova zoonosi una sorta di “brucellosi del gatto”. Alcune analogie patogenetiche con l’infezione da Bartonella del gatto si possono infatti ritrovare nelle specie che sono frequentemente colpite da infezione brucellare come ad esempio i ruminanti nei quali assistiamo, come nel gatto infetto da Bartonella spp., ad una mancanza pressochè totale di segni clinici eccezion fatta per l’eventuale aborto presente nei soggetti gravidi. Nei ruminanti non gravidi si hanno frequentemente fenomeni di batteriemia accompagnati da una risposta immunitaria che risulta, il più delle volte, di scarsa efficacia con concomitante localizzazione del microrganismo a vari distretti ed in completa assenza di segni clinici; in queste condizioni gli stessi soggetti rappresentano comunque un rilevante rischio di infezione per gli altri animali e per l’uomo. I gatti di strada sono stati tra i più studiati e sembrano i più colpiti dall’infezione. Un ruolo centrale nella diffusione dell’infezione all’interno della popolazione felina è svolto dalla pulce del gatto (Ctenocephalides felis); ad essa infatti viene attribuita la maggior responsabilità delle elevate prevalenze di gatti batteriemici all’interno delle singole colonie in ragione del fatto che il parassita è in grado, attraverso l’assunzione del pasto di sangue, di trasmettere l’infezione agli altri gatti oltre alla possibilità di mantenere, se non addirittura replicare il germe al suo interno. A tale proposito è stato altresì segnalato un caso di trasmissione di Bartonella henselae dalla pulce direttamente all’uomo. Per quanto attiene alla terapia dei gatti batteriemici sono stati condotti pochi studi e tutti a carattere sperimentale. Da questi è emerso che è possibile trattare gli animali con un discreto successo con molecole quali Amoxicillina, l’associazione Amoxicillina-Acido Clavulanico, Doxiciclina, Eritromicina; tuttavia non in tutti i casi si è pervenuti ad una completa soppressione della batteriemia rendendo necessari ulteriori controlli nonché successivi cicli di terapia con l’impiego di molecole differenti. Questo aspetto richiede pertanto di essere studiato con più attenzione per poter disporre di un efficace e definitivo schema terapeutico. po di quadri clinici e patologici, dall’altro conferma la sua potenzialità nella trasmissione dell’infezione all’uomo. Nel cane sono pure segnalati casi clinici quali endocarditi e linfoadeniti granulomatose febbrili sostenute da altre Bartonelle (Bartonella vinsonii subsp. berkhoffii). Ruminanti. Infezioni da Bartonella sono state altresì riscontrate molto recentemente in popolazioni di ruminanti in USA. In dettaglio si è visto che sono risultati batteriemici: il 42% (5/12) di un gruppo di bovini da carne in Oklahoma il 58% (58/116) di di un gruppo di bovini in California il 90% (38/42) di una popolazione di cervi mulo in California l’81% (22/27) di un gruppo di tori da carne in California il 38% (11/29) di un gruppo di alci nell’Oregon Lo studio si conclude con l’ipotesi della possibile trasmissione vettoriale da zecche tenuto conto che, da uno studio in Olanda, il DNA di Bartonella è stato rinvenuto anche in questi ectoparassiti. Conigli. Il ritrovamento di un’altra specie di Bartonella (Bartonella alsatica) è stato ottenuto lo scorso anno da conigli selvatici in Alsazia. EPIDEMIOLOGIA Da studi effettuati in vari Paesi emerge che la prevalenza di infezione da Bartonella nei gatti risulta variabile con punte talora piuttosto elevate soprattutto nei gatti di strada in cui si possono raggiungere, nell'ambito delle singole colonie, prevalenze anche del 50% (Francia) e addirittura fino all'80% (California). Si riportano a titolo informativo alcune indagini effettuate in diversi Paesi europei e stati americani. USA Su una popolazione di gatti stimata in circa 60 milioni di soggetti, da 15 a 25 milioni sarebbero potenzialmente infetti da B.henselae. Maryland: 376 sieri di gatti su 1370 (27,4%) avevano anticorpi verso Bartonella henselae Nord Carolina: 17/19 (89%) gatti appartenenti a pazienti con CSD accertata sono risultati batteriemici. California: il 39% dei gatti testati era positivo all’emocoltura, il 52% del quale con cariche maggiori di 1000 ufc/ml di sangue. 166/205 (80,9%) possedevano anticorpi verso Bartonella henselae GIAPPONE Il 9,1% di gatti domestici testati sono risultati batteriemici. EUROPA Olanda Il 22% di gatti era batteriemico, il 50% aveva anticorpi verso B. henselae. Il 26% delle pulci testate albergava B. henselae (ricerca tramite reazione di PCR). Francia (Nancy) Il 53% dei gatti di strada (50/94) è risultato batteriemico per Bartonella: il 34% per B. henselae tipo 1, il 36% per B. henselae tipo 2, il 30% per Bartonella clarridgeiae. Germania Il 15% dei gatti testati aveva anticorpi verso Bartonella henselae. Svizzera L’ 8,5% dei gatti aveva anticorpi verso Bartonella henselae. INFEZIONI DA BARTONELLA IN ALTRE SPECIE Cane. L’infezione da Bartonella henselae nel cane è sempre stata dibattuta e scarsamente considerata, tuttavia molto recentemente sono stati segnalati due casi, uno di osteomielite in un bambino di 9 anni, l’altro di febbre con linfoadenopatia in un bambino di 10 anni, entrambi sostenuti da Bartonella henselae; nei due casi il cane si è rivelato la fonte dell’infezione. Ancor più recentemente è stato invece ben documentato in un cane un caso di peliosi epatica, una lesione vasculo-proliferativa diffusa al parenchima epatico, che testimonia da un lato la suscettibilità di questa specie all’infezione con svilup11 Sanità Animale Un aspetto del tutto nuovo dal punto di vista epidemiologico emerge da un interessante lavoro francese che ha dimostrato la presenza e l’amplificazione di Afipia felis all’interno di amebe a vita libera nell’acqua. Ciò potrebbe contribuire a spiegare alcuni casi di CSD osservati in alcuni pazienti ma non collegati al graffio o al morso del gatto. Lo studio apre nuove ed interessanti prospettive di conoscenza sulla ecologia di questo e di altri microrganismi e nei rapporti simbiontici spesso oscuri che essi allacciano in natura. Un tipico esempio sicuramente istruttivo su questo argomento è rappresentato dal ciclo di Legionella pneumophila. Questo batterio gram negativo, responsabile di gravi polmoniti epidemiche (Malattia dei Legionari) oltre che di gravi infezioni nosocomiali nell’uomo, instaura in natura rapporti mutualistici con alcuni protozoi che permettono la sua replicazione e sopravvivenza al loro interno. Tale peculiare caratteristica consente a questo microrganismo di colonizzare pericolosamente i sistemi idrici costruiti dall’uomo costituendone la fonte primaria di infezione. circa 200 campioni di sangue di gatti appartenenti a diverse colonie distribuite in provincia di Pavia ed in particolare nell'Oltrepò Pavese ed in Lomellina, aree ubicate rispettivamente a sud e ad ovest di Pavia. Dagli animali veniva eseguito, prima dell'intervento di sterilizzazione finalizzato al controllo demografico, un esame clinico generale, la valutazione sulla eventuale presenza di lesioni cutanee (micosi, rogne otodettica e cutanea) e la presenza di ectoparassiti. RISULTATI In generale, dal punto di vista clinico gli animali si presentavano in buone condizioni di salute. E' da rilevare che in circa il 40% degli animali erano presenti vari gradi di infestazione da pulci (Ctenocephalides felis). I risultati relativi alle emocolture sono sintetizzati nelle tabelle 1 e 2. I risultati relativi alla tipizzazione sono sintetizzati in tabella 3. In totale 37 dei gatti esaminati (18,5%) sono risultati batteriemici per Bartonella spp. I ceppi isolati sono stati analizzati tramite reazione di PCR mediante l’amplificazione di un frammento di 400 bp del gene gltA per la conferma del genere e da tutti è stato possibile amplificare il prodotto specifico (Fig. 2). L'analisi di restrizione con Taq I di 30 dei 37 ceppi isolati (Fig.3) ha permesso di identificare gli stessi come Bartonella henselae. L’amplificazione di una specifica regione del genoma ha inoltre permesso di identificare il sottotipo di B. henselae come riportato in tabella 3. Di rilievo il ritrovamento contemporaneo di un’infezione mista da B. henselae tipo 1 e B. henselae tipo 2 in 3 soggetti. In qualche caso è stato possibile effettuare una valutazione quantitativa della batteriemia registrando in taluni casi valori maggiori di 1000 ufc/ml di sangue e in un caso fino a 3.500 ufc/ml di sangue. SITUAZIONE IN ITALIA Fino ad ora non erano disponibili dati utili a definire la diffusione di Bartonella in Italia, tuttavia, a seguito di un episodio di CSD complicata da granulomatosi epato-splenica recentemente osservata in un paziente che conviveva con numerosi gatti, abbiamo avuto modo di dimostrare che tutti i 9 animali risultavano batteriemici per Bartonella henselae. Sulla base di questa prima osservazione, abbiamo ritenuto utile intraprendere un'indagine volta ad acquisire informazioni sulla diffusione di questa infezione nei gatti di alcune aree della pianura padana. Nell'ambito del piano di applicazione della legge nazionale sul randagismo sono stati esaminati attraverso emocoltura Tabella 1. Campionamenti e risultati relativi ai gatti esaminati nell’area dell’Oltrepò Pavese (PV). COMUNE Voghera CONSISTENZA COLONIA ESAMINATI N° POSITIVI PREVALENZA (%) 47 13 5 38,4 Canneto Pavese 46 9 4 44,4 Redavalle 32 5 3 60,0 Casteggio 31 9 0 0 Broni 30 19 7 36,8 Borgo Priolo 27 5 0 0 Montalto Pavese 22 5 2 40 Stradella 22 20 0 0 Pinarolo Po 16 3 1 33,3 Bressana B. 16 4 1 25 Torrazza Coste 12 3 0 0 Portalbera 12 5 0 0 Valverde 10 1 1 100 Mornico L. 10 1 0 0 Ponte Nizza 9 1 0 0 S. Giuletta 6 6 2 33,3 Casatisma 5 2 0 0 Robecco Pavese TOTALE 2 2 0 0 355 113 26 23,0 12 Sanità Animale DISCUSSIONE I dati sopra riportati risultano essere i primi disponibili in Italia sulla presenza di Bartonella henselae nelle popolazioni di gatti di strada; a fronte infatti di varie segnalazioni di casi clinici anche complicati di Malattia da graffio di gatto nell'uomo provenienti da diverse fonti, scarsissime informazioni esistevano sullo stato del reservoir del germe nel nostro Paese. Da questi primi dati emergono alcune informazioni e considerazioni: • le due aree considerate rivelano globalmente una prevalenza del 13 % circa di gatti batteriemici nella zona della Lomellina ed una del 23% in quella dell'Oltrepò Pavese, dati questi che alimentano un certo grado di preoccupazione sul possibile rischio di trasmissione della malattia all'uomo; • se si considerano i risultati ottenuti all'interno delle singole colonie, pur con i limiti in taluni casi rappresentati dal numero esiguo di campioni, emerge che, quando presente, l'infezione si presenta molto diffusa nella popolazione dei gatti costituenti la colonia stessa. In alcune colonie infatti si registra la presenza di oltre il 60% di animali batteriemici suffragando in un certo modo l'accertato ruolo centrale della pulce nella diffusione dell'infezione tra i gatti; • dal punto di vista strettamente eziologico tutti i 37 gatti batteriemici albergavano soltanto Bartonella henselae tenuto conto che sono stati testati una media di 2 colonie per animale per un totale di 69 stipiti batterici. La tipizzazione di 30 di questi ha rivelato che 20 soggetti erano infetti da B. henselae tipo 2, 7 da B. henselae tipo 1 e 3 hanno sviluppato una infezione mista da B. henselae tipo 1 e B. henselae tipo 2; • a nostro avviso questi risultati devono servire da stimolo per gli operatori di Sanità Pubblica per una più attenta presa di coscienza del problema. E' auspicabile infatti che i veterinari che operano nel settore degli animali da compagnia considerino attentamente questo problema emergente per poter garantire una vigilanza non unicamente finalizzata alla terapia delle patologie clinicamente manifeste (in questo caso scarsissime o assenti) ma anche e soprattutto, come in questo caso, all’opera di prevenzione della salute dell'uomo. Figura 2. Prodotti di PCR ottenuti dall'amplificazione di circa 400 bp del gene gltA da Bartonella henselae (colonne 1, 2, 3) e da Bartonella clarridgeiae (colonne 4, 5, 6). Colonna 7 negativo di reazione (mix + acqua). M: marcatore di peso molecolare espresso in paia di basi (bp). Figura 3. RFLP-PCR di Bartonella henselae (colonne 1, 2 ,3) e di Bartonella clarridgeiae (colonne 4, 5, 6) mediante enzima Taq I. M: marcatore di peso molecolare espresso in paia di basi (bp). * La bibliografia è disponibile presso gli autori 1. Sezione diagnostica di Pavia I.Z.S.L.E.R 2. Servizio Veterinario ASL di Pavia Tabella 2. Campionamenti e risultati relativi ai gatti esaminati nell'area della Lomellina (PV) - ND* dato non disponibile COMUNE CONSISTENZA COLONIA ESAMINATI N° POSITIVI PREVALENZA (%) Vigevano ND* 48 4 8,3 Mortara ND 14 1 7,1 Rosasco ND 11 1 9,0 Cassolnovo ND 5 3 60,0 Langosco ND 3 2 66,6 Villanova d’ A. ND 2 0 0 Badia Pavese ND 1 0 0 Gambolò ND 2 0 0 TOTALE ND 86 11 12,8 Tabella 3. Tipizzazione degli isolati di Bartonella spp. tramite RFLP-PCR mediante enzima Taq 1. B. henselae tipo 1 B. henselae tipo 2 B. henselae tipo 1 + B. henselae tipo 2 Totale 7 20 3 30 13 Sanità Animale Comunicazione e formazione F. Pancini in svolgimento dal 6 ottobre scorso, presso l'Aula magna del centro di formazione dell'Azienda Sanitaria Locale della Provincia di Lodi, un corso gratuito d'aggiornamento su un tema d’attualità come: "L’alimentazione degli animali domestici”. Gli incontri previsti, destinati ai medici veterinari dirigenti ed ai tecnici PALL della locale Azienda Sanitaria, nonché ai veterinari l.p., protrarranno fino al 24 novembre prossimo sotto il patrocinio dall'Assessorato Sanità della regione Lombardia in collaborazione, tra gli altri, della Facoltà di Medicina Veterinaria dell'Università degli Studi di Milano, dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell'Emilia, dell'Istituto Sperimentale per la Meccanizzazione Agricola, del Comando Carabinieri per la Sanità di Milano e da AISA, ARAL, Assalzoo, Assicc, Unacoma, ecc. All'inaugurazione del corso, presentato dal responsabile del settore formazione dell'Azienda Carlo Rozzoni, hanno preso parte il direttore generale dell'ASL di Lodi, Andrea Belloli, il responsabile del Servizio Veterinario della Regione Lombardia, Cesare Bonacina ed il Preside della Facoltà di Medicina Veterinaria dell'Università di Milano, Gianfranco Ruffo. Il direttore generale Belloli ha fatto gli onori di casa sottolineando, tra l'altro, l'importanza e l'attualità del tema dell'alimentazione animale, collegato ai recenti episodi della BSE o della diossina, che hanno profondamente modificato, a livello europeo, tutto l'assetto legislativo. In effetti, l'U.E. ha cominciato da qualche anno a privilegiare maggiormente gli aspetti legati alla salute pubblica piuttosto di quelli connessi ai fattori di produzione, così che si è giunti ad una più forte responsabilizzazione dei produttori di alimenti per uso zootecnico. Belloli, inoltre, ha ribadito anche che l'introduzione del principio della rintracciabilità delle sostanze vietate ha consentito una più precisa definizione delle responsabilità, così come anche il principio della valutazione scientifica dei rischi attraverso procedure e sistemi organizzativi codificati. Inoltre, il direttore generale dell'ASL di Lodi ha ricordato come il concetto di precauzione adottato dalla U. E., ha permesso di ridurre drasticamente i rischi di contaminazione dei prodotti destinati all'alimentazione umana. Tuttavia egli ha lamentato una insufficiente attenzione da parte della Comunità Europea nei confronti dell'Italia rispetto ad altri stati membri, relativamente al sistema epidemiologico adottato, visto che il nostro Paese è tra quelli che, dati alla mano, garantiscono maggiormente la salubrità dei consumatori. Gianfranco Ruffo, dopo aver ringraziato i presenti, ha sottolineato l'importanza del corso e l'attenzione della facoltà di E’ Da sinistra, Gianfranco Ruffo, Andrea Belloli e Cesare Bonacina in un momento dell’inaugurazione del corso. veterinaria di Milano verso il tema dell'alimentazione animale tanto che, proprio per tale ragione, tra i relatori che via via si susseguiranno ci sono diversi docenti universitari. La facoltà è all'avanguardia nel settore delle iniziative postlaurea, soprattutto per quelle che vengo attuate sul territorio e destinate agli operatori di sanità pubblica veterinaria. In quest'ottica e sulla scorta delle nove indicazioni della legge 509, che assegna autonomia all'università e detta i nuovi "percorsi formativi", la facoltà di Milano si sta attivando efficacemente. Cesare Bonacina ha ricordato invece che soprattutto la generazione dei colleghi di cui egli fa parte, per forma mentale e formazione universitaria, ha sempre rivendicato a sé il "diritto" di controllo dell'alimentazione animale. Tuttavia, le finalità di tale rivendicazione sono oggi un po' cambiate rispetto al passato: vent'anni fa la legislazione che normava il settore degli alimenti animali era orientata sull'applicazione di metodiche che privilegiavano l'incremento delle produzioni animali. Sulla corretta applicazione delle tecnologie e dei controlli sull'alimentazione si sono infatti costruiti i successi della zootecnia italiana. Oggi ci si è resi conto con maggiore consapevolezza che la corretta alimentazione animale ha dei precisi e talvolta drammatici collegamenti con la salute dei consumatori. Tale concetto di tutela della salute pubblica si è sempre più accentuato trovando un preciso riscontro nel "libro bianco", una sorta di vademecum al quale i veterinari dovranno sempre fare riferimento. Al termine del corso i partecipanti dovranno sostenere un test finale di apprendimento. 14 Comunicazione e formazione Appunti di epidemiologia C. Macchi ell’ultima pagina di “Appunti” abbiamo descritto i principali metodi di campionamento. Come abbiamo visto, il campionamento non probabilistico è in genere inaccettabile negli studi epidemiologici, dal momento che è particolarmente soggetto a errori sistematici (bias). Tuttavia, vi sono casi in cui, al contrario, è utile selezionare arbitrariamente i soggetti dello studio. Un esempio tipico è quello in cui si desidera diagnosticare l’eventuale presenza di una patologia in un allevamento. In questo caso, saranno selezionati gli animali maggiormente soggetti alla patologia in questione, o che presentano sintomi ad essa riferibili. Abitualmente però si applica un metodo di campionamento di tipo probabilistico, o randomizzato. Esso consente di ottenere un campione che rispecchia, tranne un margine di errore casuale, la popolazione da cui è stato tratto. Tuttavia, la randomizzazione semplice presenta alcuni inconvenienti, prima tra tutti la scarsa praticità: per poterla applicare come tale, infatti, è necessario possedere la lista completa di tutte le unità di campionamento, ad esempio numeri di identificazione univoci per tutti gli animali dell’allevamento, che devono poi essere estratti a sorte. Esistono però metodi alternativi, che pur facendo uso della randomizzazione possono in parte ovviare a tali inconvenienti: sono il campionamento stratificato, il campionamento a grappolo, il campionamento a più stadi. N Esempio 2. Si vuole stimare la prevalenza di IBR nella Regione Lombardia. Problema. Si ritiene che possano esservi differenze legate alle singole province lombarde. Soluzione. Campionare in modo random all’interno di ogni provincia un numero di allevamenti proporzionale alla densità di allevamenti presenti in essa (campionamento stratificato proporzionale) Campionamento a grappolo In questo caso ciò che viene selezionato (in modo random) non sono le unità di interesse, bensì gruppi (grappoli) di queste. Può trattarsi di gruppi naturali (es. nidiate, allevamenti), oppure artificiali (es. aree geografiche). Successivamente, tutti i soggetti presenti nel gruppo sono saggiati (Esempio 3). In questo tipo di campionamento è auspicata l’eterogeneità all’interno dei gruppi, mentre i gruppi devono essere fra loro il più possibile omogenei. Esempio 3. Stima della percentuale di bovini positivi al virus BHV1 nella Regione Lombardia. Problema. Sarebbe complesso e dispendioso campionare singolarmente, in modo random, gli animali da saggiare. Soluzione. Campionare in modo random un numero predefinito di allevamenti, poi saggiare tutti i bovini presenti in ciascuno di essi. Campionamento stratificato È un metodo che viene utilizzato quando la popolazione è disomognea e può essere separata in gruppi (strati) diversi, particolarmente se il fattore di studio è legato allo strato (Figura 1, Esempio 2). Il campionamento stratificato è vantaggioso soprattutto nei casi in cui i diversi strati sono tra loro eterogenei, ma molto omogenei al loro interno. Qualche problema può invece insorgere quando si stratifica sulla base di differenze più sfumate (es. titoli anticorpali, lievi differenze di peso, ecc.) Campionamento a più stadi Si applica la procedura del campionamento a grappolo, ma si esegue un ulteriore campionamento, anch’esso randomizzato, all’interno dei gruppi selezionati (Figura 2). Le ragioni per un tale metodo sono in genere di ordine economico; tuttavia, perché i risultati dello studio siano significativi, è necessario aumentare le dimensioni del campione. Figura 1. (esempio 1). Campionamento stratificato. Allevamento composto in misura uguale da bovine di razza Frisona e da bovine di razza Bruna. Campionamento randomizzato di un ugual numero di bovine per ciascuna razza (strato). Figura 2. Campionamento randomizzato a due stadi. Inizialmente sono selezionate le nidiate, in un secondo momento un numero predefinito di suinetti all’interno di ciascuna nidiata. 15 Epidemiologia Queste notizie sono tratte dalla lista elettronica di epidemiologia ProMED-mail (http//www.healthnet.org/programs/promed.html) Regno Unito, Peste Suina Classica Un’epidemia di Peste Suina Classica ha colpito l’Inghilterra, ed in particolare le contee di Suffolk, Norfolk ed Essex. Il primo focolaio risale all’8 agosto 2000, quando la malattia è stata diagnosticata in un allevamento di suini all’ingrasso che già da metà luglio presentavano sintomi di scarso accrescimento e abbattimento. I suini infetti provenivano da un allevamento da riproduzione, in cui il virus è stato isolato, e la cui introduzione risalirebbe al mese di giugno. Il virus isolato corrisponde al genotipo 2.1, riscontrato in numerosi focolai sia europei che asiatici ed apparentemente simile al ceppo responsabile delle epidemie verificatesi in Italia nel ‘92 e ‘95. Sono state prontamente messe in atto le operazioni di stamping out, tracing back e sorveglianza epidemiologica. Dopo il 5° focolaio, risalente al 12/08, si sperava di aver eradicato il virus, ma dal 4/09 sono stati scoperti altri allevamenti positivi, che sommati ai precedenti hanno totalizzato 13 focolai (dati aggiornati al 17/09/00). anni. Finora non si è verificato alcun caso umano letale. Il virus della West Nile è stato inoltre isolato da due cavalli con sintomatologia riferibile a encefalite, da 99 volatili (principalmente corvi) e da 109 pool di zanzare. Si ritiene che il principale, se non l’unico, vettore del virus siano zanzare appartenenti alla specie Culex pipiens. Sono in atto vaste campagne di disinfestazione utilizzando insetticidi spray. morte. L’allevamento è stato posto sotto sequestro e tutti gli animali presenti suscettibili di infezione sono stati abbattuti e distrutti. È stato identificato un virus aftoso di tipo O. Questi episodi rappresentano un duro colpo per l’economia di questi Paesi, fondata in buona parte sull’esportazione di carne a Paesi indenni da afta epizootica. USA, Criptosporidiosi Nei mesi di luglio e agosto vi sono stati numerosi casi di criptosporidiosi nell’Ohio centrale. Almeno 115 persone sono state diagnosticate infette, mentre più di 500 hanno mostrato sintomi riferibili alla patologia. I bambini di 7 asili d’infanzia sono anch’essi risultati positivi o sintomatici. La causa non è stata determinata con esattezza: si è parlato di contaminazione di piscine, ma è probabile che vi sia stata anche contaminazione di acqua potabile; non è da escludersi nemmeno la trasmissione orizzontale. USA, West Nile Fever Il virus della febbre del Nilo occidentale (West Nile fever), che ha fatto la sua prima comparsa negli Stati Uniti l’estate scorsa (1999), mietendo 7 vittime umane, è stata diagnosticata anche quest’estate nella zona di New York. In data 12 settembre i casi di encefalite umana ammontano a 11; si tratta di individui di età compresa tra 43 e 87 ARGENTINA e BRASILE, Afta epizootica Due diverse epidemie di afta epizootica hanno interessato, a distanza di breve tempo, alcune regioni del sud del Brasile (Rio Grande do Sul) e del nord dell’Argentina (Formosa, Corrientes, Entre Rios). Si tratta di zone libere da afta, per lo più già senza vaccinazione. In Argentina, l’episodio risale al 2 agosto, quando 4 bovini privi di certificato sono risultati positivi al virus aftoso. Si trattava probabilmente di un gruppo di animali che avevano attraversato illegalmente il confine con il Paraguay. Sono seguiti stamping out e controlli epidemiologici intensivi nella regione, cui ha fatto seguito il riscontro di sporadici reattori, prontamente abbattuti con il resto dell’allevamento. Il virus isolato dai bovini positivi appartiene al tipo A24, mai riscontrato prima in Argentina e quindi esotico. Tutti gli animali erano asintomatici. In Brasile invece un’epidemia di afta è stata scoperta in data 23 agosto in un allevamento di 216 bovine da latte; di queste, 28 sono http://www.bs.zs.it/ http://www.anu.edu.au/nceph/surfstat/surfstat-home/ http://www.clive.ed.ac.uk/winepiscope/ Home page dell’IZSLER con sede a Brescia. Il sito presenta la struttura, la storia e gli obiettivi dell’Istituto e fornisce informazioni riguardo ai servizi offerti, molti dei quali (ad esempio la biblioteca) sono rivolti anche a utenti esterni, a progetti di ricerca in corso e già realizzati, a pubblicazioni, a corsi offerti e a congressi in qualche modo legati all’IZS. Surfstat.australia è un testo online di Statistica, agevole da consultare e completo anche se ad un livello di base. Oltre al testo vero e proprio, suddiviso in capitoli, vi sono un vocabolario statistico, ad esso collegato mediante link cliccabili, una serie di esercizi per valutare le proprie conoscenze, e una parte (chiamata TABLES) dedicata alle distribuzioni statistiche dei dati. Da questo sito è possibile scaricare liberamente un interessante software chiamato Win Episcope. Si tratta di un programma sviluppato dallo sforzo congiunto di epidemiologi veterinari olandesi, inglesi e spagnoli, interessati a fornire un ausilio per la progettazione e l’analisi degli studi epidemiologici. Il programma comprende la possibilità di determinare le dimensioni del campione in diverse situazioni, di valutare test diagnostici, studi osservazionali e modelli matematici. KAZAKISTAN, Rabbia canina Un uomo è morto in seguito alla morsicatura di un cane, che è risultato negativo al virus della rabbia. Tutta la famiglia era stata morsicata dal cane. Quest’anno 400 persone sono state sottoposte a visita medica per morsicature di animali, mentre 207 animali sono stati diagnosticati positivi al virus della rabbia, che sarebbe arrivata in Uzbekistan tramite la migrazione di cani randagi.