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STRESS E LAVORO Lo stress correlato al lavoro è un problema sempre più diffuso. L’economia moderna è caratterizzata da ritmi frenetici, spostamenti veloci e spesso concorrenza spietata. Il lavoratore quindi è esposto sempre più al rischio di stress. I dati europei diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità confermano che la situazione è allarmante: il 60 % dei lavoratori considera lo stress come una delle principali cause di malessere negli ambienti di lavoro. Questa condizione comporta conseguenze non solo sul piano psicologico, ma anche e soprattutto sul piano fisico, con reazioni evidenti come mal di testa, depressione, attacchi di panico, ansia ecc. L’Organizzazione Mondiale della Sanità prevede che entro il 2020 la depressione diventI la causa principale d’inabilità al lavoro. A confermare la situazione concorrono anche altri dati a livello europeo emanati dall’Osservatorio Europeo dei Rischi, secondo i quali lo stress colpisce 1 lavoratore su 4 e il 50-60 per cento delle assenze da lavoro sono collegate a stati di stress e alle sue conseguenze con un ingente costo economico. Per esempio nel 2002 il costo economico dello stress legato all’attività lavorativa nell’UE è stato stimato intorno ai 20.000 milioni di euro. In questi giorni, L’ISPESL, Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro, ha evidenziato l’aumento esponenziale dei disturbi psicologici – psichiatrici associati allo stress da attività lavorativa. Depressione, ansia e disturbi di vario tipo riguardano oltre 10 milioni di lavoratori, 4 dei quali ritengono tali fattori altamente rischiosi per il proprio stato fisico. L’esposizione a fattori di rischio psicologico sul lavoro che portano l’individuo ad avvertire tensione, preoccupazione e minor vigilanza, comporta minor efficienza lavorativa. Queste sono le motivazioni che hanno portato l’Unione Europea ad un intervento legislativo che in Italia è stato approvato con il Testo Unico 81 del 2008, poi modificato con il D. lgs 106 2009 e che impone alle aziende, dal 31 dicembre 2010, una valutazione globale e documentata dei rischi da stress lavorocorrelato, per la salute e la sicurezza dei lavoratori. Tale analisi è finalizzata ad individuare e ad attuare misure di prevenzione e protezione per migliorare nel tempo i livelli di salute e sicurezza. COS’ È LO STRESS Il termine stress, introdotto nei primi anni 90 dal fisiologo Hans Seyle, definisce una condizione di attivazione fisiologica come risposta individuale ad agenti esterni e|o interni (eccessive mole di lavoro, emozioni, fatiche, variazioni termiche improvvise ecc) senza la quale verrebbe a mancare un fondamentale meccanismo di adattamento1. Dal punto di vista biochimico - fisiologico, gli effetti dello stress dipendono dall’aumento della secrezione di ormoni della midollare e della corticale surrenalica, in una sequenza di eventi che culminano nell’immissione in circolo di catecolamine e corticosteroidi. Il punto di partenza di tale sequenza è la corteccia cerebrale. La corteccia attiva il sistema limbico che, a sua volta, invia stimoli all’ipotalamo. I mediatori ipotalamici inducono un aumento dell’attività del sistema nervoso simpatico, che predispone i vari tessuti a reagire nei confronti dell’emergenza2. Quando l'organismo è sottoposto ad una serie troppo numerosa, prolungata ed intensa di stressor, mancando i necessari intervalli di recupero, la reazione di stress passa ad una fase di resistenza che si protrae e spesso si conclude con l'esaurimento dei meccanismi difensivi. Da questo momento esistono le premesse per lo svilupparsi di patologie da stress. Occorre quindi distinguere da stress a stress. A far paura non è la situazione acuta, legata ad esempio ad un test professionale o a un colloquio importante, quanto la tensione cronica che si scarica sull’organismo. Quando il carico di lavoro e la tensione emotiva diventano eccessivi, quando i problemi superano le capacità di gestirli, quando la motivazione manca o quando non si riesce più ad avere il controllo della situazione, ecco che possono iniziare i problemi. Non si muore di lavoro. Ma sicuramente si rischia di stare male, con chiari “segnali” fisici, come aumento della pressione, tachicardia e fastidi all’apparato digerente. Perché lo stress non è solo psicologico. E, soprattutto, se “cronico”, può davvero porre le basi allo sviluppo di processi infiammatori che svolgono un ruolo importante nell'insorgere e nella progressione di malattie cardiovascolari e di altri disturbi3. Secondo uno studio, pubblicato sulla rivista Journal of Occupational Health Psychology, le donne che 1 Seyle H: The Physiology and patology fo stress. Acta, Montreal, 1950 2 Cannon W.B.: Bodily changes in pain, hunger, fear and arage. Appleton N.Y 1929 3 Farnè M. : Lo stress: aspetti positivi e negativi. Le Scienze vol.45, n°263 : 40-47,1990 sperimentano un esaurimento nervoso e gli uomini soggetti a depressione presentano un maggior livello di due noti biomarcatori dell'infiammazione, il fibrinogeno e la proteina C reattiva (CRP). Entrambi questi marcatori, in passato, sono stati associati al rischio di malattie cardiovascolari. Quindi stress genera stress, e la persona in stato di stress deve imparare individualmente a prevenire le complicanze fisiologiche che derivano da questo stato psicologico4. STRESS – LE TERME FRA LE OPZIONI PER LA PREVENZIONE E LA CURA Intervenire sullo stress è possibile ed attuare una prevenzione è estremamente utile se prendiamo in considerazione le sue conseguenze. Un nuovo studio condotto dall'Università La Sapienza di Roma insieme all'Associazione Italiana Contro lo Stress e l'Invecchiamento Cellulare (AISIC) ha raggiunto conclusioni sorprendenti: il 70% delle morti in Italia è causato da patologie legate allo stress, pari a circa 15 milioni di persone. Da qui nasce la necessità di avere un approccio globale al problema. Il singolo individuo deve saper valutare i cambiamenti fisiologici e intervenire in caso di stress prolungato per riportare in equilibrio il proprio stato psico-fisico. Le speranze per vincere lo stress da lavoro ci sono. Si va da tecniche di rilassamento mentale e muscolare fino a tecniche psicologiche individuali o di gruppo, passando per il ricupero delle buone abitudini, come una regolare attività fisica, il controllo dell’alimentazione e l’addio al fumo. E non bisogna dimenticare l’importanza di un miglior controllo del proprio tempo, che preveda anche di dedicare il giusto spazio al ricupero per il benessere psicofisico. Gli interventi possono essere molteplici, tra questi il soggiorno in un contesto termale si pone come una valida alternativa per garantire possibilità di recupero, sia da un punto di vista psicologico, sia da un punto di vista fisiologico. La stazione termale infatti, caratterizzata da un ambiente pensato appositamente per il relax psichico e dalla presenza di esperti di medicina termale, può infatti assumere il ruolo di presidio nel quale coesistono caratteri di rigore medico-scientifico legati alla efficacia della fango balneoterapia e momenti di recupero psicofisico, legati al contesto ambientale e climatico. 4 Sharon Toker, Arie Shirom, Itzhak Sharpira, Shlomo Berliner, Samuel Melamed, "The Association Between Burnout, Depression, Anxiety, and Inflammation Biomarkers: C-Reactive Protein and Fibrinogen in Men and Women". Journal of Occupational Health Psychology, Vol. 10, No. 4 (2005). LA FANGOTERAPIA DI ABANO CONTRO LO STRESS Oltre ad essere un utile presidio terapeutico per la cura di malattie specifiche, come le patologie reumatiche, articolari, respiratorie e della pelle, nel tempo si sono accumulate evidenze relativamente alla capacità delle cure termali di agire sull’intero organismo, anche con un particolare effetto anti-stress. Il presupposto è che nella stazione termale siano presenti particolari condizioni ambientali in grado di intervenire sullo stato psicologico della persona stressata: poter godere di un intervento medico in un ambiente ricco di stimoli e nello stesso tempo improntato al relax, spesso influisce positivamente sull’aspetto motivazionale e sull’atteggiamento della persona con disagio psicologico. Ma non solo, nel campo più specifico della fangoterapia, alcuni studi condotti dal Centro studi Pietro d’Abano5 hanno evidenziato l’aumento protratto nel tempo, dopo l’applicazione quotidiana di fango di Abano maturo, dei livelli plasmatici di beta-endorfina, peptide oppiode endogeno, coinvolto nella reazione biologica allo stress e correlato con effetti analgesici e con un’azione euforizzante. Gli studi hanno inoltre permesso di confermare l’esistenza di una relazione fra betaendorfina e modificazioni della pressione arteriosa. La fangoterapia con fango maturo di Abano, ha infatti dimostrato di indurre una considerevole vasodilatazione arteriorale, correlata ad una diminuzione della pressione arteriosa, soprattutto diastolica, un aumento della frequenza cardiaca e, contemporaneamente, un aumento dei livelli di betaendorfinemia, con significative modificazioni del tono del’umore in senso euforizzante. L’ipotesi interpretativa più accreditata è quella di una mediazione operata dalle numerose e estremamente differenziate terminazioni sensitive della cute verso strutture periferiche e centrali. La semplice stimolazione fisica favorisce infatti la produzione di endorfine da cui derivano gli effetti morfinici sul dolore e sull’ansia e che parallelamente agiscono a livello a livello dei suoi equivalenti somatici6. 5 Galzigna L, Lalli A, Plebani M, Stress e terapia termale Med Geriatr, 1992, 24, 339 - 342E. Vincenti, L.Galzigna, G.P. Giron; Livelli sierici di Beta-endorfine durante fangoterapia; Acta Anaest. Italica 36: 667-671, 1985. 6 G. Nappi, MM. Masciocchi, N.A. Fortunati, L. Marino, S.Molinari; Indagine conoscitiva sulla tipologia dell’ospite termale “spichicamente disagiato”: il rischio della strutturazione somatica; Med. Clin. Term. 39:79,1997 ACQUA TERMALE del BACINO TERMALE EUGANEO Gli stabilimenti termali di Abano e Montegrotto usufruiscono delle qualità terapeutiche delle acque salsobromoiodiche che sgorgano alla temperatura di quasi 90° C. Si tratta di falde di acqua di antichissima data. Il complicato nome deriva essenzialmente dalla composizione chimica di queste acque, formate da cloruro di sodio, iodio e bromo, noti per la loro azione antinfiammatoria. Fino al 1980 sono state principalmente le leggende a sostenere la fama delle Terme di Abano Montegrotto, riguardo alle sue acque benefiche e curative. Solo a partire dal 1980, grazie agli studi condotti dall’Università di Padova e dal Centro Studi Termali Pietro D’Abano, nato in quegli anni, si è potuto stabilire che le acque termali presenti nel sottosuolo dei Colli Euganei nascono dalle piogge che cadono sulle Prealpi, sui Monti Lessini, vicino Verona. Le acque, attraversano il sottosuolo per circa 100 Km, ad una profondità di 3000 metri prima di arrivare alle sorgenti. Durante questo percorso raggiungono, in alcuni tratti, temperature di 200°C, raffreddandosi poi nella risalita verso il suolo fino a 87°C e arricchendosi di sali minerali fondamentali per la produzione delle particolari microflore con cui viene maturato il famosissimo fango. Le acque salsobromoiodiche vengono utilizzate nel trattamento delle affezioni delle vie respiratorie. Alcuni studi hanno dimostrato che le acque salsobromoiodiche possono ritenersi un utile presidio contro patologie rinosinusali ricorrenti e croniche. Inoltre, il loro utilizzo risolve spontaneamente alcuni tipi di infiammazioni, offrendo per un certo lasso di tempo una sorta di protezione nei confronti di agenti patogeni esterni ed interni. FANGO DELLE TERME EUGANEE Il fango delle Terme di Abano e Montegrotto è una sapiente commistione di una componente solida (argilla), di una liquida (acqua salsobromoiodica) e di una biologica (micro-organismi e biomateriali). Il processo di maturazione avviene in speciali vasche per non meno di 2 mesi. Durante questo periodo di tempo, il fango viene mantenuto in continuo contatto con l’acqua termale, fatta scorrere a ritmo costante. La temperatura e i costituenti chimici dell'acqua termale euganea influenzano lo sviluppo di una particolare comunità microbica, modificando la struttura chimica e chimico-fisica del fango, che acquisisce così tutte le proprietà terapeutiche che lo rendono unico. Precisamente durante il processo di maturazione, si verifica una progressiva colonizzazione dell’argilla da parte di numerose microalghe (Diatomee e Cianoficee) presenti nell’ecosistema che caratterizza il Bacino Termale di Abano – Montegrotto. Uno dei cianobatteri presenti in maggiore abbondanza nei fanghi termali euganei appartiene al genere PHORMIDIUM e il ceppo ETS-05 è stato isolato per la prima volta nei fanghi di Abano – Montegrotto. L’ETS-05 produce sostanze glicolipidiche dotate di un’elevata attività antinfiammatoria caratterizzata dall’assenza di effetti collaterali, anche dopo ripetuti trattamenti. Il particolare procedimento di maturazione permette di ottenere un fango arricchito nel cianobatterio ETS-05 e pertanto di elevata attività antinfiammatoria. La fangoterapia si compone di quattro passaggi fondamentali: l’applicazione del fango, il bagno in acqua termale, la reazione sudorale ed il massaggio tonificante. Il fango viene applicato direttamente sulla pelle ad una temperatura tra i 37° C e i 42° C per un periodo che varia dai 15 ai 20 minuti. Al termine dell’applicazione, il paziente, dopo essere stato sottoposto ad una doccia calda, si immerge nel bagno termale alla temperatura di 37-38° C per circa 10/15 minuti. Asciugato con panni caldi può raggiungere la propria stanza, dove viene invitato a restare a letto ben coperto per 30/40 minuti, consentendo alla reazione sudorale di continuare gli effetti biologici della fangatura. CONVENZIONE CON IL SISTEMA SANITARIO NAZIONALE Tutti gli stabilimenti termali di Abano e Montegrotto sono convenzionati con il Sistema Sanitario Nazionale. Ciò significa che, una volta l’anno, è possibile effettuare un ciclo di fango-balneoterapia termale o terapie inalatorie usufruendo dell’impegnativa ASL e pagando solo il ticket. Alcune categorie di persone possono usufruire dell’esenzione totale o parziale dal ticket. L’impegnativa dà diritto ad un ciclo di massimo 12 fanghi termali e 12 bagni terapeutici, oppure 12 inalazioni e 12 aerosol, la cura deve essere completata nell’arco di 3 settimane consecutive. La ricetta di prescrizione ha validità per un anno solare, ferma restando l’obbligatorietà di un solo ciclo di cure termali nell’anno legale. Il secondo ciclo di cure per un anno legale è concedibile solo per la cura della patologia invalidante e purché non vi sia stata, nello stesso anno legale, altra prescrizione in riferimento alla stessa patologia. IL CENTRO STUDI TERMALI “PIETRO D’ABANO” Il Centro Studi ha come scopo la ricerca scientifica nel campo della medicina termale, lo studio, la promozione, l’incremento delle attività che riguardano il termalismo in ogni sua manifestazione ed in ogni campo di applicazione terapeutico e scientifico. L’attività di ricerca del Centro Studi è attivamente orientata verso 3 filoni scientifici: clinico, biologico, chimico-fisico. Inoltre il Centro Studi si interfaccia con il Ministero della Salute e con la Regione Veneto per quanto concerne la rimborsabilità delle cure da parte del Servizio Sanitario Nazionale. L’impegno decennale che il Centro Studi ha sviluppato per qualificare il prodotto terapeutico “fango”ha portato alla conquista del brevetto europeo e alla creazione del marchio di qualità. Per info: www.studitermali.com