Le nuove diseguaglianze: i nostri giovani
Transcript
Le nuove diseguaglianze: i nostri giovani
Data COBBIEBE DELLA SEBA Pagina Foglio 10-07-2016 1 1/5 LE NUOVE DISEGUAGLIANZE: I NOSTRI GIOVANI Né studio né lavoro: ecco come vivono arretrare davanti a qualsiasi sfida? L1talia ha il triste pri mato europeo dei giovani tra i 15 e i 29 anni che non stu diano, non lavorano e non sono impegnati in un corso di formazione. Parte di loro - un milione su 2,3 totali compare alla voce «disoccupati» ed èdisponibile dunque a iniziare un lavoro nelle successive due settimane. Sono 700 mila - sempre secondo le classificazioni statistiche - «le forze di lavoro potenziali», le persone che nelle ultime 4 settimane non hanno cercato lavoro ma sono mobilitabili a breve, infine ci sono gli «inattivi totali» che raggiungono quota 6oo mila. di Dario Di Vico a cosa fanno veramente i Neet? Sono davvero solo dei forzati del divano oppure anche tra di loro passa una linea di ulteriore disugua glianza? Una divisione che separa gli «esoge ni», quelli che sono impegnati ogni giorno in un duro corpo a corpo con un mercato del lavoro che non vuole includerli, dagli «endogeni», gli scoraggiati che si sentono drammaticamente inadeguati e sono portati ad continua alle pagine 8 e 9 I I giovani che per le statistiche non lavorano e non studiano? Dalle Onlus alle ripetizioni ecco in che cosa sono impegnati di Dario Di Vico D SEGUE DALLA PRIMA ietro questi ultimi c'è quasi sempre un percorso accidentato di studi con bocciature e interruzioni, un basso livello di autostima e una for te dipendenza dal contesto fami liare di provenienza. Ma per cali brare gli interventi e non limitarsi a invocare mi sure miracolose è forse necessario capire da dentro il fenomeno Neet (in Italia «né né»), mo nitorare i loro comportamenti, le piccole mosse che maturano nel quotidiano, sapere come e dove passano la giornata. Il programma di Ga ranzia Giovani avrebbe dovuto servire anche a questo ma purtroppo non è stato così. Eppure una strategia d'attacco bisognerà darsela in tem pi brevi perché non possiamo permetterci di bruciare quasi un'intera generazione. Un giorno qualcuno, legittimamente, ci chiederà dove era vamo quando il Paese della Bellezza dilapidava una quantità così rilevante di capitale umano. In aiuto alla nostra ricognizione viene una delle poche ricerche («Ghost») su cosa fanno i Neet condotta nel 2015 da WeWorld, una Onlus impegnata nel secondo welfare. L'indagine è ar ticolata su più campioni, integrata da interviste individuali a giovani tra i 15 e i 29 anni e ci con ferma il peso delle condizioni di disuguaglianza a monte che determinano la caduta in una trap pola. In più ci aiuta a focalizzare una porzione interessante dei Neet, i volontari. È chiaro che la scelta di fare volontariato (condivisa in Italia da un milione di coetanei, maschi e femmine alla pari) nasce come opzione di ripiego ma è pur sempre una scelta sorretta da un robusta rete va- COBBIEBE DELLA SEBA Data I loriale e dall'incoraggiamep.to dei genitori che menti a prezzi stracciati, mentre nell'ambito del condividono/supportano. E un antidoto al sen- tifo organizzato i gruppi giovanili spesso opera tirsi Neet e identifica una tribù di giovani che co- no come piccole ditte, ricevono ingaggi per ser me dicono loro stessi «non si lascia andare» (ve- vizi e piccoli lavori che ridistribuiscono al loro di intervista 1). Anzi ha persino maturato un at- interno per finanziare trasferte, ingressi allo sta teggiamento critico nei confronti degli altri"gio- dio e coreografie. Non va nascosto che in qual vani a cui rimprovera un atteggiamento passivo, che caso questo tipo di attività è monitorato dal «una mancanza di progettualità». le Questure, secondo le quali nel tempo si sono I volontari seppur non contrattualizzati, non create zone grigie (la più alta quota di tifosi sot si considerano e non si sentono parcheggiati in toposti a provv�dimenti restrittivi - il 55% - è una Onlus e quando devono parlare ,della loro nell'età 18-30). E difficile che lo sportivo trovi un esperienza usano la parola «lavoro». E evidente lavoro stabile nel settore che lo appassiona (a dai racconti che avere un ambito di socializza- meno che non sfondi) e quindi più del volonta zione seIVe a mitigare il senso di esclusione ma rio questa si presta a essere una condizione di l'unica istituzione veramente amica è la fami- passaggio. Ma il rapporto di dipendenza con la glia. Il 92% pensa che abbia un ruolo positivo e famiglia che lo sportivo perpetua è tra i motivi solo 1'8% le rimprovera la condizione di Neet che fanno dire al demografo Alessandro Rosina, «perché non ascolta i bisogni dei giovani». Vo- nel suo libro dedicato ai Neet, come «l'iperpro lontari o non, la fiducia nello Stato e nelle istitu- tezione tende a mantenere immaturi più a !un zioni è al 19%, nei politici al 14% e la prima parol� go i figli, mentre nei Paesi nord-europei la spin abbinata ai partiti è «corruzione». I volontan, ta all'autonomia subito dopo i 20 anni porta a pur sorretti da una forte identità, sono pessimi- confrontarsi prima con la realtà circostante». sti sul futuro, non vedono maturare migliora- Risultato: i giovani italiani sono nella maggior menti a breve, almeno per tre anni. Del resto è la parte dei casi «passivamente dipendenti dai ge prima grande crisi che vivono, non hanno in nitori» e «disorientati sul proprio futuro». mente raffronti. Temono però che la recessione La terza tribù di Neet che si può individuare è favorisca il dilagare di raccomandazioni e preca- quella di chi si arrangia con i piccoli lavori. «Non riato e allarghi l'area del lavoro nero. Sono co- studio ma con le promozioni lavoricchio» dice scie11;ti che la loro attività ne�e On}us spesso Anna, torinese. Aggiunge Silvia, una coetanea non e coerente con la formazione ncevuta ma milanese: «Ho studiato come estetista, ho fatto confidano che possa aggiungere skill al proprio periodi di stage in centri benessere, ho accudito curriculum e in questa convinzione sono aiutati bambini e hÒ fatto persino la donna delle puli dall'opinione di molti reclutatori. Che sostengo- zie». La ricerca Ghost ci dice che l'8o% degli in no come la gestione di attività complesse, e tervistati ha avuto esperienze intennittenti, nel spesso caratterizzate da piccole e grandi emer- la maggior parte dei casi un ingaggio nella risto genze, faccia maturare in fretta. razione e nel commercio come cameriere, comLa seconda tribù dei Neet che seppur con messa, fattorino per consegne a domicilio, qualche approssimazione si può intravedere è facchinaggio leggero e volantinaggio, dogsit quella degli sportivi che a sua volta ospita molte ting. Un 20% ha già fatto l'operaio per brevi peri. figure, dal frequentatore di palestre al tifoso ul- odi. Il 44% sottolinea che l'interruzione del rap trà. Lo sportivo vive in un mondo in cui i valori porto seppur precario di lavoro è stata subita, lo della competizione più dura riempiono la gior- ro avrebbero continuato. E infatti ci tengono a nata e diventano una piccola filosofi.a di vita. Del smentire che i Neet stiano a vegetare davanti alla resto il mondo dello sport ha giornali, tv, produ- tv, i media li presentano come fannulloni e inve ce lessico, genera meccanismi di solidarietà che ce «noi ci sbattiamo da mattina a sera, siamo at creano attorno al nostro Neet un effetto-comu- tivi». Nella grande tribù dei lavoretti un compar nità ed evitano la ghettizzazione. Sia chiaro pe- to importante e per certi versi specializzato è rò: mentre il volontario interpreta tutto nella quello femminile (vedi interoista 3). L'occupa chiave del «noi», lo sportivo si trova più a suo zione prevalente è la babysitter, figura richie agio usando la prima persona singolare. Anche stissima, dotata di una propria identità sociale e loro non si sentono Neet perché hanno una vita abituata a fare i conti con il passaparola della re attiva e anche solo essere legati a una pratica putazione. Nelle grandi città le stesse ragazze continuativa, o meglio far parte di un club, aiuta fanno anche spesso le hostess, attività più stres a non sentirsi fantasmi. A Torino è nato negli sante ma pagata tramite i voucher. In definitiva anni scorsi a cura di Action Aid un programma- la tribù dei lavoretti entra e esce di continuo dal pilota di recupero dei Neet (vedi intervista 2) mercato del lavoro, non riesce a stabilizzare un centrato sull'attività sportiva che insegna ad af- proprio profilo professionale e stenta a include frontare �<Vittorie e sconfitte e attraverso lo sport re nel curriculum la maggior parte delle espe dà la forza per riprendere gli studi o cercare la- rienze. La famiglia rimane sullo sfondo, si com voro». Dentro l'ampia tribù troviamo figure di- porta come un ammortizzatore sociale nelle fasi verse: il mistico del fitness, il patito del calcetto, di totale inoccupazione, segue con trepidazione l'atleta tesserato convinto di poter diventare un il rinvio delle scelte di vita della prole. Nel 55% campione, il tifoso organizzato. E chiaro che a dei casi i genitori restano decisivi per scegliere il differenza dei volontari queste esperienze non percorso di studio e sono anche il principale vei si rivelano professionalizzanti, non aggiungono colo per cercare lavoro grazie alle conoscenze (al molto al curriculum. Per finanziare i suoi corsi, 32%, superando Internet al 21% e la consegna del attività e tornei il Neet attinge alla paghetta dei curriculum vitae di persona al 14%). Commenta genitori (che si chiama così anche nell'era di Fa- Stefano Scabbio amministratore delegato di cebook) e finisc� per prolungare la co�dizio�e Manpower: «Bis�gna distinguere tra lavoro in adolescenziale. E vero che le palestre (m Italia tennittente e un lavoretto che manca di sviluppo sono 8.500) fanno a gara nell'offrire abbona- Pagina Foglio 10-07-2016 1 2/5 Data COBBIEBE DELLA SEBA professionale, è legato al breve tennine e serve solo al guadagno temporaneo. Ai ragazzi per crescere servirebbe una specializzazione oriz zontale e una formazione rivolta al digitale e sal tando di qua e di là non si ottengono». Una quarta tribù dei Neet è quella dei già lau reati, potenzialmente più occupabili ma ingab biati anche loro. I numeri dicono che su 10 gio vani Neet uno è laureato, 5 sono diplomati e 4 hanno al massimo la licenza media. Lo riporta nel suo libro Rosina citando una ricerca Oecd e aggiunge che il rischio di restare nella trappola dell'inattività volontaria è superiore per chi ha basse competenze. I dati dell'ultimo Rapporto Istat dicono che un laureato impiega in media 36 mesi nel trovare lavoro, ma se è in possesso di un titolo umanistico l'attesa è più lunga. Un lau reato dunque transita nella condizione di Neet quasi a sua insaputa e finisce per alimentare il mercato delle ripetizioni a studenti più giovani (vedi intervista 4). Su 100 docenti pomeridiani 30 sono per lo più freschi laureati. Il go% dei ri cavi non è dichiarato al Fisco e vale 800 milioni di euro l'anno, secondo stime della Fondazione Einaudi. Un laureato disoccupato e dunque au tomaticamente un Neet al punto che Ivano Dio nigi, ex rettore e ora presidente di Almalaurea, punta l'indice verso il sistema del 3+2, le lauree triennali deboli viste come concausa dell'allar garsi del fenomeno. E i dati gli danno ragione: i laureati disoccupati sono il 20,6% con picchi di oltre il 30% nelle specializzazioni umanistiche. Il minimo comun denominatore delle tribù di cui abbiamo parlato è una sorta di resilienza al l'apatia, il tentativo di uscire dalla trappola del divano. Ma nel grande contenitore della disu guaglianza gipvanile c'è un girone ancor più svantaggiato. E quello dei Neet endogeni, come li chiamano gli psicologi del lavoro, giovani che non si integrano a prescindere dalle condizioni esterne del mercato del lavoro. Non si sentono adeguati ai rioni della vita contemporanea, han no la tendenza ad auto-isolarsi e non emanci _{)arsi dalla famiglia, sono demotivati sul futuro. E lo zoccolo duro dell'apartheid generazionale e le catene che li hanno bloccati rimandano quasi sempre all'eredità negativa del contesto familia re: una storia di immigrazione, un basso livello di scolarizzazione, vivere in territori marginali, genitori disoccupati o anche solo divorziati. Nel mondo che esalta l'innovazione, che registra il trionfo del digitale, che si prepara a governare l'intelligenza artificiale loro rappresentano la più desolata e mal illuminata delle periferie. (6/fine) ,a) R\PROl)!J?IONF ! Rlc;FRVATA Pagina Foglio O Le storie 10-07-2016 1 3/5 interviste di Diana Cavakoll Il soccorritore volontario Lo sportivo «All'inizio ero scettico «Ho abbandonato la scuola ora ne farò una professione» Lo judo mi ha dato sicurezza» A lessandro Tatti,29 anni, fa il volontario alla Croce Amica di Basiglio. «Un mio parente, che fa il soccorritore, sapeva che ero a casa con le mani in mano e mi ha proposto un corso. All'inizio ero scettico ma l'ambiente mi ha convinto. Oggi faccio il volontario quasi a tempo pieno e sto imparan do tanto, dalla gestione delle emergenze a mantenere la calma in situazioni difficili». Con il tempo «mi piacerebbe diveµtare capo servizio ed entrare nel personale dipendente». M atteo Rossi, 19 anni, milanese, ha lasciato gli studi dopo due bocciature. Ha conosciuto ActionAid grazie a sua madre, che sapeva del progetto. All'inizio non riusciva a frequentare con costanza lezioni e allenamenti. Ora non manca mai. ,<Avevo fatto boxe per due anni e pensavo che il judo non mi piacesse per niente. Invece mi diverte e ora sto imparando a fare i colloqui di lavoro, a presentarmi. Ne ho già fatto uno per fare il magazziniere, speriamo che mi chiamino». Il laureato La babysitter «Trai tanti lavoretti capitati <<In attesa di un posto vero è il più richiesto dallefamiglie» ho dato tante ripetizioni» E lena La Marca, 26 anni, si è diplomata all1stituto magistrale Agnesi di Milano. «Ho fatto la babysitter durante gli studi e poi ho continuato mentre mancava il lavoro. Si guadagna abbastanza bene, dai 200 ai 1.000 euro al mese, però è un impegno a breve termine. Le mamme ormai più che al curriculum guardano alle recensioni delle altre famiglie da cui sei stata. Adesso collaboro con un asilo nido privato dove ho messo a frutto quanto imparato». A ndrea Giudici, 25 anni, è laureato in Ingegneria edile al Politecnico di Milano. È stato Neet per svariati mesi e ricorda le ripetizioni come «un modo pratico e veloce per guadagnare qualcosa in poco tempo». Arrotondava la paghetta così. «In una grande città si guadagnano anche 20 euro all'ora per le materie scientifiche e se sei bravo allarghi il giro e puoi prendere più di quanto ricevi al primo stipendio da dipendente. Il che, francamente, è frustrante». Più difficile il caso di quelli che non si integrano e si sentono inadeguati, non credono nella loro crescita, si isolano e non riescono a emanciparsi Vengono spesso da contesti familiari $Vantaggiati Data COBBIEBE DELLA SEBA e La prima puntata dell'inchiesta sulle nuove disuguaglianze è uscita il 22 maggio («Le distanze sociali crescono e la Rete dà voce al rancore») � La terza il 3giugno («L'ascensore sociale non sale più, nelle imprese man cano i piani alti»). Come commento a questa puntata è uscita il5giugno un'intervista a Vittorio Colao («Diventate imprenditori, l'ascensore sociale si prende così») Foglio NEET Il termine è stato usato per la prima volta nel 1999 in un report della Social Exclusion Unit del governo del Regno Unito allo scopo di classificare una particolare fascia di popolazione di età compresa tra i 16 e i 24 anni: giovani che non hanno un impiego (né lo cercano), non studiano e non ricevono una formazione. Neet quindi è l'acronimo inglese di «Not (engaged) in Education, Employment or Training>>. In seguito, l'utilizzo del termine si è diffuso in altri contesti nazionali: in Italia, ad esempio, sono conosciuti come «né né»; nelle zone di lingua spagnola sono «Nini» 8 Su Corrlere.lt Segui sul sito le analisi e i dibattiti sul tema del lavoro e tutte le inchieste su «Le nuove disugua glianze» ® La quarta è del 10 giugno («Quegli imprenditori troppo piccoli, un buon prodotto non basta più») 1t La quinta il 18giugno («La classe operaia si fa in tre, divisa dalla fabbrica digitale») 10-07-2016 1 4/5 Tra quelli che non accettano la loro condizione si possono individuare quattro «tribù»: ragazzi che cercano di fare esperienze, rafforzare i valori, essere attivi e guadagnare qualcosa Un modo oer inventarsi il futuro La serie • La seconda è del 26 maggio («L'ultimo tabù degli italiani: il silenzio sul mi lione di bambi ni in povertà assoluta») Pagina �llé lgH1\ai11(llf'pPJ lest,1ti5tKlw non !morano e non stmh,mo) Dalk Onlus dlk npetizmrn ceco ml !te l<lsa s<mo 1mpPgnati Data COBBIEBE DELLA SEBA Pagina Foglio 2,3 milioni dl Neet in Italia 10-07-2016 1 5/5 Percentuali Neet per regione Di cui: dati lstat, giovani 15- 29 anni 589.000 Valle __ � Lombardia d'Aosta j !11'.Ìf inattivi .., Trentino-Alto Adige I - Friuli Venezia Giulia -Veneto Piemonte 762.000 forze lavoro · potenziali - Emilia Romagna Liguria - -Umbria Intervistati che pensano che la condizione Neet sia legata: a una dìmensìone personale e alle poche opportunità 400/o Sardegna- alla società e alla crisi economica -- - Marche _J Abruzzo -· - Molise Lazio·· Campania L Basilicata Calabria - alla Scuola che non forma a dovere alla famiglia che non ascolta l giovani Sicilia Fonte Sondaggio Ghost Tasso di disoccupazione ad un anno dalla laurea Le esperienze 80°/o dei giovani intervistati ha avuto esperienze lavorative -44 °/o ha subito l'interruzione del rapporto di lavoro I lavori più frequenti 27 °/o ha lavorato senza alcun contratto 53 °/o ha lavorato con contratto (per gruppo discìp!lnare, in%) Psicologico 31,5 Geo-biologico 31,3 Letterario 30,4 Architettura 27 Politico-sociale 26 23,7 Agraria e veterinaria Linguistico 22,6 Insegnamento 22 Economico-statistico ---------- Ristorazione e commercio 17,8 Educazione fisica 16,4 Chimico-farmaceutico 15,1 Ingegneri<;1 Medico ,-.,.,.___,.,..,....,-,o•.-•"•-·- Scientifico -·· -·�·----· ---·· TOTALE - 8,5 20,6 cfArcc