La mia nonna bruna. Ogni volta che sono a

Transcript

La mia nonna bruna. Ogni volta che sono a
La mia nonna bruna.
Ogni volta che sono a Firenze,vado spesso a correre lungo
le rive del fiume con il mio caro amico, l attore teatrale
fiorentino Stefano Pecchioli. L ultima volta che ci siamo
visti, circa 15 giorni fá, in uno dei nostri accesi dialoghi, mi
manifestó la sua pronda passione per scrivere. Per sapere
quello che nasceva dalla sua testa e quello che viveva
dentro la sua anima, gli chiesi di mandarmi “qualcosa” da
leggere, con la promessa che se mi fosse piaciuto lo avrei
pubblicato.
Ho finito di leggere quel “qualcosa” che mi ha inviato, mi é
sembrato bello e ho deciso di dividerlo con voi.
Dedico quindi la pubblicazione di questo suo scritto al mio
caro amico Stefano Pecchioli.
Correvamo veloci sulle piccole piastrelle color bianco e
marrone del marciapiede sotto casa, quando un forte
temporale ci sorprese . Volevamo vincere la velocità delle
gocce dell’acqua per vedere se riuscivamo a non bagnarci
….illusi ragazzini!! Fradici dal capo ai piedi non sapevamo
come ripararci, ci eravamo spinti troppo oltre e il riparo piú
vicino era “sotto i garagi”. Arrivati, ci guardavamo felici e
sorridenti anche se nelle scarpe c’erano i “ranocchi” .
Un modo di dire fra di noi ragazzi per spiegare il rumore
che facevano le scarpe quando l’acqua ci andava dentro.
Tutto a un tratto, un ombrello grande di quelli che ci si
ripara bene anche in due fece ombra su di noi, a stringerlo,
una mano esile segnata dal tempo riconoscibile solo per il
profumo della crema che si dava, era lei... alzai lo sguardo
ma non riuscii a riconoscerla subito, il suo volto rimaneva
coperto da un ombra. Finalmente vidi i suoi inconfondibili
occhi di un verde smeraldo che mi osservavano con
tenerezza e i miei dubbi svanirono di colpo, solo lei... li
1
aveva cosi, solo lei... mi guardava in quel modo la mia
nonna Bruna. L’abbracciai forte forte quasi nascondendomi
tra le sue gambe e sentii volentieri l’odore della varichina
impregnato in quell’ umido grembiule che avvolgeva la sua
curva vita quando faceva le faccende di casa.
Ricordo ancora quante dolci carezze ci faceva sul capo a
me e mio fratello, un naturale sonnifero per farci
addormentare. Anche quando fuori pioveva e i lampi ci
facevano paura lei riusciva a calmarci.
La mia nonna Bruna era una persona speciale, sentiva le
cose che avvenivano anche se era distante chilometri.
Aveva molte doti ma la più importante era la sua
sensibilità. Essa le permetteva di cogliere aspetti delicati
della vita risolvendo le situazioni difficili che a volte si
presentavano. Un talento naturale. Sempre pacata, calma,
tranquilla, geniale nella gestione dei conflitti. Ma il vero
segreto che la rendeva unica e speciale, era la felicità che
aveva dentro, riusciva a contagiarti qualunque fosse il tuo
stato di animo. Non dimenticherò mai il suo grande cuore.
Se comprava un gelato a noi lo comprava anche agli altri
bambini, le dispiaceva vedere la faccia sofferente degli altri
mentre noi lo mangiavamo. Voleva che la felicità anche di
un istante fosse condivisa con tutti.
Per lei la cosa più importante era il rispetto nei confronti
del mondo e delle persone, soprattutto delle persone che
avevono meno.
La ricordo ancora come se fosse ieri, lungo la strada delle
“pecorine”, con il suo mazzolino di fiori profumati appena
colti, mentre con i bracci tesi e il suo inconfondibile sorriso
mi salutava tutte le volte che la cercavo.
Nelle passeggiate che caratterizzavano i nostri pomeriggi
d’estate, c’era anche quella delle “pecorine”.
Non ci voleva tanto per arrivarci, la strada era libera e
vicina a casa, le macchine che passavano erano poche, e
quelle poche erano dirette verso un vecchio disfacimento.
2
La nonna ci teneva per mano, la stessa mano con cui
stringeva il mazzolino di fiori colorati raccolti durante la
passeggiata nei campi.
Era felice, lo capivo da un gesto, e dal suo modo tranquillo
di accudirci . In quel posto ci era nata e cresciuta.
L’aria intorno a noi era quella della vera estate, un caldo
asciutto. Il fruscio degli alberi mossi dal vento,
accompagnava la nostra passeggiata. Io e mio fratello
Paolo non smettevamo mai di giocare e di rincorrerci.
Poco più avanti, dietro ad un incrocio in una stradina
sterrata dove a fare da guardia c era un vecchio cane lupo
che non abbaiava più, tante erano le volte che ci aveva
visto, ecco che compariva il recinto di legno ; l’ovile e le
nostre amiche “le pecorine” ! L’odore era inconfondibile,
una vera puzza!! Guardavamo incuriositi le loro feci, sparse
dappertutto. Erano fatte in un modo molto curioso: piccole
palline nere, soprannominate da noi “gazzozzole” . che con
uno stecco di legno sottile ci divertivamo a far rotolare.
Il nostro entusiasmo era alle stelle, le nostre facce felici.
La nonna, amava quei momenti.
La vita nell’amore non sempre si manifesta, ma quando lo
fa è meravigliosa.
L’amore, ognuno ha quello che ha, e se non ce l’ha, non gli
si può certo dare! Il tempo cambia le persone e le cose. Le
differenze diventano più ragionevoli. E l’amore invecchia col
tempo e si trasforma in saggezza del passato. La parola
amore suona come la nota di un’opera del Donizzetti
(l’elisir d’amore)
A riempirsi la bocca di questa parola sono coloro che hanno
un bisogno estremo di farsi amare, senza conoscerne però,
il vero significato. Chi ama non si pone il problema, gli
viene naturale!!L’amore fa parte di una educazione, di una
cultura. Si impara e s insegna anche ad amare.
3
Il piccolo bambino, oggi adulto, si ricordsa ancora della
nonna Bruna quando gli dette i soldini per il gelato. Piccoli
gesti, grandi emozioni che per magia si sigillano nel cuore.
…”non avere paura della vita, la riconoscerai sempre, devi
solo amarla..” Me lo diceva sempre la mia nonna Bruna.
C’è chi pensa alla vita come un destino, che il nostro
comportamento influenzerà ciò che poi meriteremo ; più
ami e più sei amato; più danni fai, più sei dannato.
In realtà non credo in questo, credo invece che quanto
detto dipenda solo ed esclusivamente da un caso: la
fortuna!! Mia nonna, nella sua vita non era stata troppo
fortunata; quello che conosceva di più era la terra e i
campi dove era nata e cresciuta.
Una volta sognò sua madre che gli dette dei numeri, così a
lavoro terminato si precipitò a giocarli. Troppo tardi, il bar
aveva chiuso e non poté farlo. Il caso volle che tutti i
numeri uscirono uno dopo l’altro. Amareggiata per la
somma che avrebbe potuto vincere cercò di dimenticare
l’accaduto. Qualche notte dopo ecco però riapparire in
sogno sua madre che gli disse : “ abbi pazienza Bruna, più
in qua, più in qua….!! Così dopo un po’ di tempo rigiocò
quei numeri e fu così che vinse. La cifra fu inferiore rispetto
all’ammontare della volta precedente, ma fu comunque una
discreta somma: Niente per lei ma tutto per il suoi fratelli,
che a quei tempi avevano accumulato debiti su debiti.
Questo per ribadire il concetto di fortuna nella vita.
Non siamo noi a decidere come e quando accadrà, tanto più
che non sappiamo se accadrà.Potrebbe infatti non accadere
mai, facendoci vivere come vere e proprie vittime della vita
stessa.
Noi invece, che non eravamo buoni bambini ma piccoli
monelli in cerca di guai, avevamo la nonna Bruna che
mediava con i nostri genitori, ci faceva da filtro, così da
toglierci il più possibile dai pasticci. Era fantastica!! Come
4
un fantasma compariva dal nulla, pareva lo sapesse che
avevamo bisogno di lei.
Ci risolveva un sacco di problemi nonostante molte volte
non avessimo così tanta ragione. Sempre si schierava dalla
nostra parte; si schierava sempre dalla parte dei più deboli.
Dalla mia nonna Bruna, ho imparato a vivere. Questo suo
modo di fare e di essere, ha stimolato la mia sensibilità.
Oggi se sono così lo devo anche a lei che ha innescato in
me questa preziosissima dote .
Il suo metodo di insegnamento era naturale e si basava su
un elemento fondamentale, la semplicità e la umiltà, due
virtù essenziali per la intelligenza Poche parole e parecchi
fatti. Il suo “fare” e i suoi silenzi riuscivano a farci capire il
significato delle cose senza avere la necessità di spiegarle.
E noi potevamo apprendere da quei suoi gesti
Nei gelidi pomeriggi invernali davanti al fuoco del camino
che riscaldava la casa spargendo nell aria quel profumo di
legna e erba bruciata, passavamo il tempo a raccontarci
tante storie. Mentre lei con gesti dolci e lenti ricuciva i
pantaloni rotti o la camicia senza bottoni e con una voce
profonda mi parlava, io rimanevo lì in silenzio disteso sul
tappeto ad ascoltarla.
Mi raccontava con un sorriso tra le labbra dove aveva
lavorato le sue vicissitudini e quanto aveva sofferto per
aiutare la sua famiglia e i suoi fratelli. Per molto tempo
miseria e sofferenza l avevano perseguitata.
Prestò per molti anni servizio presso i Tabacchi dello stato
in piazza Puccini. Un lavoro sicuro, ma non certo per la
salute. Il suo lavoro avrebbe potuto essere qualunque, ma
la sua predisposizione più evidente era il contatto con la
natura. Del resto la sua famiglia era contadina con
contratto “ mezzadria” presso un proprietario terriero che
aveva molti ettari di terra nel Chianti. Un posto privilegiato
del mondo, dove la mattina ci si svegliava e si sentiva il
5
profumo della terra, e la sera si andava a dormire con la
pace nel cuore.
La mia mamma sorridendo mi diceva che io ero stato
concepito lí. Mi ricordo la prima volta che conobbi
l’importanza della terra e quanti segreti essa nascondeva!
Una mattina di autunno, un tiepido sole riscaldava il prato
davanti casa. La mia mamma mi prese fra le braccia e mi
disse;
-Guarda la nonna la nel prato che sta raccogliendo dei
funghi...
-Mamma! anch’io, -esclamai- voglio andare, anch’io.
Così mia madre mi lasciò scendere mentre dalla finestra
continuava con lo sguardo a vigilare su di me. La mia
nonna mi accolse con un sorriso ed un tenero abbraccio.
Mi insegnava come fare a raccogliere i funghi e come
riconoscere quali fossero quelli buoni e quali no. I prataioli
tutti di colore perlato, che con il contrasto acceso del verde
prato facevano un effetto magistrale.
Facemmo una borsa di plastica piena!!! La terra, che cosa
meravigliosa …. l’ho sempre amata!!
Mia nonna Bruna mi ha insegnato l’amore per la terra, mi
ha insegnato il significato dell’amore. Quante cose ho
imparato dalla mia nonna Bruna.
Vedete... anche un'oca prima di prendere il volo sforza
enormemente i muscoli delle ali affinché possa sollevarsi
dall'acqua, che come colla tende a tirarla giù. Le sue ali,
gelide per il freddo, si distendono in tutta la loro maestosa
apertura, mentre il suo viso come la punta di un trapano si
piega in avanti lasciando al gelido vento il compito di
asciugare le cangianti piume.
Ma le zampe, palmate ancora sott'acqua, sono le ultime ad
uscire e sbattendole a balzi sullo specchio gelido per lunghi
interminabili metri finalmente si levano al cielo.
Camminiamo lungo la strada ma la luce davanti a noi é
sempre più lontana, come se qualcuno ad ogni passo che
6
facciamo ce la spostasse più in là.
Vogliamo raggiungere la felicità velocemente, spieghiamo le
ali e ci sforziamo di raggiungere una meta pensando di
essere in pace, ma come l'oca abbiamo ancora le zampe
sott'acqua e non ce ne rendiamo conto.
Me lo diceva sempre la mia nonna Bruna.
E l anima domanda.
7