L`albero di ricino, sceneggiatura

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L`albero di ricino, sceneggiatura
L’albero di ricino
Sceneggiatura cortometraggio
di Francesca D’Angelo, Simone Di Filippo e Luigi Montella
Consulenza editoriale
Paolo Ferretti
Giovanni Stravato
Personaggi
Nonna Bruna
Luigi
La prof.ssa Anna
La gente del Reatino, delle Marche e dell’Umbria
che non si arrende alle avversità
Ambientazione:
• nella cameretta di Luigi, a casa dei genitori
• sul pullman mentre va a scuola
• nella biblioteca della scuola di Luigi, in cui insegna la prof.ssa Anna
• a casa di Nonna Bruna
• nel giardinetto di Nonna Bruna
Luigi è un alunno dell’Istituto “San Benedetto”: attento, riflessivo, impegnato anche
oltre l’orario scolastico. Vede in tv le immagini delle devastazioni provocate nei
paesi dell’Italia centrale dal sisma dei mesi scorsi. Interi paesi da ricostruire,
partendo da zero. Parlandone a scuola con la prof.ssa Anna, scopre una singolare
analogia con la storia del territorio in cui vive: quella dei coloni veneti e friulani che
negli anni Trenta sono arrivati a Latina (allora Littoria) e nelle altre città nuove
strappate alla palude in quello che diventò l’Agro Pontino. E’ la prof.ssa Anna, figlia
di coloni veneti, a fargli conoscere Nonna Bruna, 100 anni a luglio, arrivata a Littoria
nel 1932, che gli racconta dei sacrifici di quegli anni, “quando tiravamo l’aratro al
posto delle bestie che affondavano le zampe nel fango lasciato dalla palude”.
La bonifica dell’Agro Pontino, una vasta area caratterizzata da paludi e per questo infestata dalla malaria, è stata
realizzata negli anni’30 del 1900. I lavori sono stati affidati all’Opera Nazionale Combattenti che in breve tempo ha
portato a compimento un lavoro iniziato al tempo della Roma antica. La città di Littoria, ora Latina, è stata inaugurata il
18 dicembre 1932, a circa un anno dall’inizio dei lavori di recupero del territorio. I lavori principali sono consistiti nel
“diboscamento, sterpatura e dicioccatura di oltre 6.000 ettari di terreni boschivi; nel dissodamento dei terreni incolti; nella
sistemazione idraulica dei terreni paludosi; nella costruzione di case coloniche e poderi; nella costruzione di una rete di
strade e di canali”.
Nell’Agro Pontino sono state poi fondate anche le città di Sabaudia, Pontinia, Aprilia e Pomezia. Una grande conquista
degli uomini che hanno lavorato, anche a rischio della salute propria e delle famiglie al seguito, prima alla bonifica e poi
alla conduzione dei poderi costruiti dove prima c’erano palude e malaria.
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INDICE
L’ALBERO DI RICINO ......... ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.
SCENA 1: IL TERREMOTO NEL REATINO ......................................................................... 3
SCENA 2: LUIGI RIFLETTE ..................................................................................................... 4
SCENA 3: IL COLLOQUIO CON LA PROF.SSA ANNA ...................................................... 5
SCENA 4: LA TELEFONATA A NONNA BRUNA ................................................................. 6
SCENA 5: A CASA DI NONNA BRUNA ................................................................................... 7
SCENA 6: L’ALBERO DI RICINO............ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.
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SCENA 1: Il Terremoto nel Reatino
A casa di Luigi, nella cameretta
La Tv (è in onda un servizio sul terremoto in Italia centrale): Gli abitanti
dei paesi colpiti dal sisma attendono gli aiuti della protezione
civile
Luigi (riflette a voce alta) Povera gente, ha perso tutto in un attimo.
(rivolto alla madre che passa in corridoio) Bisogna fare qualcosa,
hanno bisogno di tutto
La madre Ci sono i soccorsi, in televisione dicono che questa volta sono
arrivati subito…
Luigi Voglio fare qualcosa anch’io, domani ne parlo con la
professoressa Anna
La madre (mentre ripiega un maglione lasciato sul letto) Sì, ma non perdere
tempo, hai già quei progetti, Sala Stampa e Cicero, qua finisce
che non studi più!
Luigi Mamma, non è la grammatica che conta, ma il cuore… Ti ho
sempre portato belle pagelle, no?
La madre Sì, ma non esagerare… (mentre esce dalla camera di Luigi)
La Tv Il capo della protezione civile Curcio assicura…
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SCENA 2: Luigi riflette
Sul bus mentre va a scuola
Luigi (pensa guardando fuori dal finestrino) Povera gente, non hanno
più nulla. Speriamo facciano presto, non possono passare
l’inverno nelle tende…
Ragazza (stando in piedi nel pullman stipato di studenti) Che hai fatto Lui’,
hai na’ faccia?
Luigi Penso a quelli del terremoto, devono ricominciare da zero…
Ragazza (scendendo dal pullman alla fermata della scuola) Se pensi ai
guai della gente non vivi più…
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SCENA 3: Il colloquio con la prof.ssa Anna
A scuola, nell’orario di ricreazione, seduti al lungo tavolo della biblioteca
Luigi (rivolto alla prof.ssa Anna) Penso alla gente dei paesi distrutti dal
terremoto: non hanno più niente, devono ricominciare da zero.
Ho visto le immagini in televisione, un disastro…
Anna Povera gente, è stato così anche per i miei quando sono arrivati
a Latina, che allora si chiamava Littoria, subito dopo la bonifica.
C’erano le case dell’Opera combattenti, ma tutto il resto era da
fare. Di sacrifici ne hanno fatti tanti…
Luigi Ho letto il libro di Pennacchi (nds, “Canale Mussolini”, Premio
Strega 2010), mi piacerebbe parlarne con lui. Ma mi dicono che è
molto riservato…
Anna Ne parlo col Preside, magari riusciamo a fare venire Pennacchi a
scuola. Intanto potrei farti parlare con Bruna, ha quasi 100 anni, è
arrivata a Latina con la famiglia nel 1932. E’ ancora molto lucida:
se vuoi la chiamo, andiamo a trovarla insieme…
Luigi (interessato) Grazie Prof, vengo volentieri. Conosco Bruna, è
un’amica di famiglia.
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SCENA 4: La telefonata a Nonna Bruna
Anna al telefono di casa
Anna (tenendo alto il tono di voce) Ciao Bruna, sono Anna: come stai?
Bruna (parlando anche lei ad alta voce) Sto bene Anna, tu come stai? E
i tuoi?
Anna Stiamo tutti bene Bruna. Ti telefono perché gli studenti dell’Istituto
stanno intervistando gli anziani sui tempi della bonifica, quando
siete arrivati a Latina. Sono ragazzi educati, te la senti di essere
intervistata? Veniamo noi a casa tua…
Bruna Ma certo! Li accompagni tu?
Anna (rallegrata) Sicuro, facciamo giovedì prossimo?
Bruna Ti rivedrò volentieri.
Anna Ti chiamo prima per confermare, saluta tutti a casa…
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SCENA 5: A casa di Nonna Bruna
La prof.ssa Anna ha organizzato l’intervista, la troupe raggiunge la casa in cui
Nonna Bruna, vedova da tempo, vive con una delle figlie e la sua famiglia.
Anna Ciao Bruna, ti trovo benone…
Bruna Eh, gli anni ci sono…
Luigi Buonasera signora, sono il nipote di Luigi Montella: ricorda, vi
siete conosciuti al Centro anziani.
Bruna Ti chiami come lui?
Luigi Sì, i miei genitori hanno voluto “rinnovarlo”…
Anna È un ragazzo educato, molto riflessivo…
Luigi Ho visto in tv i danni provocati dal terremoto, povera gente, non
ha più nulla: deve ricominciare tutto daccapo. Mi ha raccontato la
prof.ssa Anna che anche voi coloni veneti avete dovuto
ricominciare da zero.
Bruna Siamo arrivati qui nel 1932, io ero ancora una ragazza…
Abbiamo lavorato tanto. Il terreno era ancora intriso d’acqua, le
bestie affondavano con tutte le zampe nella terra molle. Allora
l’aratro lo tiravamo noi, senza preoccuparci del fango e del
freddo. E’ stata dura, sì: abbiamo lavorato per mettere a coltura i
terreni che ci avevano assegnati, poi per riscattarli. Ricordo i
sacrifici di mio padre: venendo a Littoria abbiamo ricominciato da
zero, ma ce l’abbiamo fatta…
Luigi Come è stato il passaggio della guerra?
Bruna Anche quelli sono stati mesi duri. C’erano i bombardamenti degli
Alleati ma anche le razzie dei tedeschi. Avevamo un’auto con cui
facevamo servizio taxi: per evitare che i tedeschi la requisissero
abbiamo smontato le ruote e diversi pezzi del motore che poi
abbiamo sotterrato. C’è stato tanto da fare, ma non abbiamo mai
perso la speranza: dovevamo portare avanti le famiglie, tirare su i
bambini…
Luigi Che messaggio lascia a noi ragazzi e alla gente dei paesi che in
questi mesi sono stati colpiti dal sisma?
Bruna Credete in quello che fate, non arrendetevi mai, anche quando
tutto vi sembra troppo difficile. Magari ci vorranno anni, sacrifici,
ma alla fine che la farete. Anzi, venite in giardino che vi faccio
vedere una cosa…
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SCENA 6: Nel giardino di Nonna Bruna
Sorretta da una delle figlie, Bruna fa strada ai suoi ospiti
Bruna Qui fino a qualche anno fa c’era un albero di ricino, una pianta
forte, tenace, come noi coloni. Come tutti quelli che la vita
costringe a ricominciare daccapo. E che non si arrendono.
(Bruna inizia a cercare in una scatola di latta e ne tira fuori a
fatica alcuni semi)
(mostrandoli sul palmo della mano) Sono semi dell’albero di
ricino che non c’è più: piantateli a scuola come simbolo di
tenacia, di voglia di vivere, di farcela nonostante le difficoltà. E
soprattutto NON MOLLATE MAI
Luigi Grazie Nonna Bruna.
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