Modulo IV

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Modulo IV
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Scienza delle finanze
MODULO IV - La spesa pubblica
Indice del modulo IV
1. Beni e servizi pubblici
Classificazioni della spesa pubblica
Le caratteristiche di beni e servizi pubblici
Tipologie
2. La spesa pubblica in trasferimenti
Modelli
La previdenza e la redistribuzione del reddito
Spese pubbliche per sanità ed istruzione
3. Beni e servizi pubblici locali. I fallimenti del governo
Beni e servizi pubblici locali
I fallimenti del governo
Domande di esame
1. Le caratteristiche dei beni pubblici
2. Modelli di previdenza pubblica/privata (metodi e rischi)
3. La redistribuzione del reddito
1. Beni e servizi pubblici
Classificazioni della spesa pubblica
La spesa pubblica, intesa come spesa in beni e servizi pubblici, ha diverse modalità di classificazione.
-
Classificazione amministrativa: le spese sono classificate in base alle competenze delle diverse unità
amministrative del governo, in modo da individuare la responsabilità della gestione.
Classificazione economica: inserisce i dati delle attività finanziarie pubbliche nella contabilità
nazionale: distingue tra incassi e pagamenti correnti ed in conto capitale.
Classificazione funzionale: le spese sono classificate in base alla loro destinazione, in modo da
evidenziare programmi, carichi di lavoro e costi delle attività.
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Il modello di classificazione delle funzioni di governo (COFOG) segue quello delle
e dell’Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo (OECD)
La classificazione COFOG è articolata in 10 Divisioni,ciascuna suddivisa in Gruppi e Classi
01. - SERVIZI GENERALI DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI
02. - DIFESA
03. - ORDINE PUBBLICO E SICUREZZA
04. - AFFARI ECONOMICI
05. - PROTEZIONE DELL' AMBIENTE
06. - ABITAZIONI E ASSETTO TERRITORIALE
07. - SANITA’
08. - ATTIVITA' RICREATIVE, CULTURALI E DI CULTO
09. - ISTRUZIONE
10. - PROTEZIONE SOCIALE
Le caratteristiche di beni e servizi pubblici
La distinzione tra beni e servizi pubblici e privati non si trova nella qualità, pubblica o privata, di un
soggetto proprietario di un bene o gestore di un servizio, ma è oggettiva, in quanto si fonda sulla tecnologia
del consumo.
Si classificano:
- Beni pubblici: sono beni fisici, in particolare immobili, come opere ed infrastrutture
pubbliche, impianti per il tempo libero, strutture culturali, ma anche beni immateriali (ordine
pubblico, pace, benessere sociale);
- Servizi pubblici: si tratta di attività complesse, costituite da beni fisici e da personale, che
generano output assimilabili a beni pubblici (difesa, polizia, giustizia, sanità, istruzione).
Come i beni pubblici sono offerti anche se non sono domandati.
- Servizi di pubblica utilità: come le forniture di energia elettrica, gas, acqua, telefoni,
comunicazioni, trasporti, servizi postali. Sono servizi prodotti e venduti da imprese
pubbliche o da imprese private regolate e pagati a tariffa in base alla domanda.
I beni ed i servizi pubblici e di pubblica utilità possono essere prodotti e gestiti sia da soggetti pubblici che
privati. Beni e servizi pubblici sono anche definiti come beni e servizi non destinabili alla vendita.
Le caratteristiche distintive di beni privati e pubblici sono nelle modalità di accesso e di consumo. Sono
distinguibili e classificabili i beni pubblici e privati in base a:
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
consumo congiunto/disgiunto;
escludibilità/non escludibilità,
rivalità/non rivalità,
esternalità/non esternalità.
ƒ
I beni privati sono beni a consumo disgiunto. I beni sono consumati separatamente. Si sommano le
diverse quantità dei beni consumate dai singoli individui per avere il consumo totale. Ogni individuo
paga un prezzo uguale e distinto. La spesa complessiva per beni privati si ottiene sommando i prezzi
uguali pagati da singoli.
Un esempio è dato da un bene di consumo alimentare.
ƒ
I beni pubblici sono beni a consumo necessariamente congiunto. Si distinguono dai beni privati a
consumo ripetibile ma distinto (beni di consumo durevole), per i quali è possibile un consumo da
parte di individui diversi, ma in successione temporale distinta (prima Tizio, poi Caio, poi
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Sempronio). I beni pubblici sono caratterizzati da contemporaneità nel consumo da parte di più
individui. Si sommano gli individui che possono consumare la stessa quantità di bene pubblico. Il
pagamento per il costo della stessa quantità di bene pubblico può essere frazionato, in quote diverse,
tra più consumatori. I consumatori pagano somme individuali differenziate per la stessa quantità.
L’esempio più antico di consumo congiunto gratuito è quello del faro o del lampione.
ƒ
I beni privati sono beni escludibili: se Tizio consuma un bene privato X, dopo averlo acquistato e
pagato, impedisce a Caio di consumare lo stesso bene X.
ƒ
I beni pubblici sono beni non escludibili: se Tizio consuma Y non può impedire a Caio di consumare
la stessa quantità di Y. La non escludibilità implica che chi non può essere escluso possa tentare di
approfittare per non pagare la sua quota di costo e comportarsi in modo opportunistico (free rider).
ƒ
I beni privati sono beni rivali: non è possibile aggiungere altri consumatori della stessa quantità di
X. La rivalità si definisce anche concorrenza nel consumo e sottraibilità (un consumatore aggiuntivo
sottrae una parte del consumo agli altri).
ƒ
I beni pubblici sono non rivali: è possibile aggiungere altri consumatori della stessa quantità di Y
senza ridurre il livello di consumo per altri.
ƒ
I beni privati non producono esternalità. I beni pubblici producono esternalità.
L’esternalità è un effetto, positivo o negativo, che consegue ad un’attività di produzione e di
consumo e che va a finire a soggetti estranei, senza che questi debbano pagare un corrispettivo come
prezzo (esternalità positiva: un beneficio, un incremento di reddito, di patrimonio, di utilità e di
benessere) o senza che possano ricevere un indennizzo (esternalità negativa, che è un danno, un
costo aggiuntivo, una diminuzione di utilità). Dato che non è un effetto contrattato o concordato si
dice che l’esternalità non passa dal mercato.
ƒ
ƒ
Un esempio di esternalità positive: Tizio ascolta buona musica, Caio ha utilità
nell’ascoltarla senza dover pagare. Per i beni/servizi pubblici: quando sono offerti a Tizio
sono contemporaneamente consumati da Caio e questi ne beneficia senza pagare e senza
averli richiesti. Inoltre, per i beni ed i servizi pubblici: un’opera pubblica può ridurre i costi
di produzione delle imprese; l’istruzione e la sanità possono migliorare la qualità della vita;
i servizi di giustizia e di polizia possono dare sicurezza, proteggere l’attività contrattuale ed
i patrimoni.
Un esempio di esternalità negativa: è il caso dell’inquinamento ambientale o acustico
derivante da produzione o uso di beni privati. Un soggetto produce un bene o un servizio e
contemporaneamente danneggia un soggetto terzo estraneo a rapporti contrattuali, che non
riceve indennizzo né risarcimento.
Esistono beni pubblici che producono sia esternalità positive che negative (ad es. un impianto di
smaltimento rifiuti, una centrale elettrica, un’opera pubblica con forte impatto ambientale).
Tipologie
Alcuni servizi pubblici sono a domanda individuale, ma l’accesso non può essere precluso (ad es. nei
servizi di pubblica utilità). Alcuni consumi di servizi pubblici sono obbligatori (ad es. nell’istruzione, sanità,
giustizia).
Il grado in cui sono presenti le caratteristiche è variabile. Sono tutte presenti al massimo grado nei beni
privati puri e nei beni pubblici puri. Ma esistono un gran numero di casi intermedi (beni privati non puri e
beni pubblici non puri).
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Ad esempio: per alcuni beni e servizi pubblici quando aumenta il numero di utenti oltre un certo livello
non sono più beni pubblici puri. Si presentano fenomeni di congestione che limitano il consumo degli
utenti (la non rivalità si attenua: ad es. un’autostrada, i servizi sanitari). Per altri (un teatro, uno stadio) è
possibile l’esclusione (la limitazione degli ingressi) ma rimane il consumo congiunto.
Le risorse comuni o beni ad accesso libero sono beni non escludibili ma rivali. Si tratta di beni
patrimoniali, per lo più immobili, che generano flussi di beni o servizi che i consumatori hanno diritto ad
utilizzare, senza discriminazione, in parte, senza danneggiare i beni. Esempi: i diritti gratuiti di attingere
acqua per uso domestico o per irrigazione, i diritti di pesca, di raccogliere prodotti agricoli, legname,
materiali, una biblioteca pubblica. Sono soggetti al rischio di eccessi di uso, che possono impoverire o
annullare le risorse se si ha una congestione di consumatori e mancanza di incentivi alla manutenzione ed
alla conservazione del patrimonio di uso comune. Questi beni (ad es. gli usi civici) sono caratterizzati da non
escludibilità, ma non da consumo congiunto né da non rivalità. Di solito sono autogestiti da comunità locali.
I beni di club sono beni escludibili, ma non-rivali proprio in quanto escludibili. Si può limitare l’accesso
dei consumatori, ma quelli che sono ammessi al club hanno un consumo congiunto in cui il consumo da parte
di un soggetto non limita il consumo da parte di altri. L’esclusione di alcuni garantisce che non si verifichi
congestione (rivalità) nel consumo. L’uso congiunto del bene o del servizio è ristretto ai soggetti che pagano
l’accesso al club. La ricerca della dimensione ottima del club comporta un confronto tra:
- i benefici ricevuti dal pagamento per l’accesso: quanto maggiore è il numero di aderenti tanto più si può
ridurre la quota individuale, ed
- i costi: il numero crescente di consumatori impone costi crescenti di gestione e di manutenzione e costi
derivanti dal presentarsi in grado crescente della rivalità nel consumo.
Aumentando il numero di soci si hanno minori pagamenti individuali ma, da un certo livello, rappresentato
dalle dimensioni e dalla capacità di un impianto (impianto sportivo, cinema, circolo di tennis o di golf)
minori benefici individuali.
Il club comporta un’autorità collettiva che decide sull’ammissione al club e sulla gestione. Diversi beni e
servizi pubblici locali, offerti da amministrazioni locali, hanno le caratteristiche dei beni di club.
Gli esempi che approssimano i beni di club sono quelli di un teatro, di uno stadio, di una piscina comunale,
di un museo.
Beni escludibili ma non rivali, a domanda individuale. Esistono beni e servizi che hanno la caratteristica
dell’escludibilità nell’accesso, ma non sono rivali, per quanti consumatori possano aggiungersi. Pertanto
l’esclusione dipende solo dalla volontà di assicurare un accesso individuale a pagamento. L’esempio
comunemente richiamato è quello della televisione criptata con decoder o della tv via cavo, dove esiste un
sistema per far pagare i consumi individuali, escludendo chi non paga. Una televisione non criptata è invece
non escludibile e non rivale, ma il consumo può essere individualmente rifiutato. La differenza rispetto ad un
bene o servizio pubblico puro risiede nel tipo di non escludibilità. Nel caso di beni e servizi pubblici puri
come la difesa, la polizia, la giustizia non è possibile al singolo individuo autoescludersi dal consumo, che è
imposto ed obbligatorio. Nel caso della televisione il consumo o il non consumo dipendono da una scelta
individuale.
L’informazione può essere classificata come bene pubblico particolare vicino a questa tipologia. Da una
parte l’informazione può essere:
- ad accesso costoso ed escludibile quando un individuo o un’impresa hanno difficoltà a
reperire informazioni e devono impiegare risorse (misurate in moneta e tempo) per
acquisirle, anche da soggetti specializzati che pretendono un pagamento; in questo caso la
domanda individuale è preminente, l’informazione è un investimento privato ed è finalizzata
a conseguire guadagni privati (ad es. nei mercati finanziari o in altri mercati); in tale ipotesi
si costituiscono le asimmetrie informative;
- ad accesso gratuito e non escludibile quando l’informazione è diffusa senza necessità di
pagamento e i soggetti privati non sono rivali e difficilmente escludibili (è il caso della
pubblicità, dell’informazione politica, del software gratuito), ed in questo caso le
caratteristiche pubbliche sono più evidenti.
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Si definiscono anche i beni di merito. Sono beni e servizi a consumo imposto. Non sono riconosciuti utili
immediatamente dai consumatori che sono obbligati a consumarli e si rivelano utili con il passare del tempo
(ad es. l’istruzione obbligatoria, le vaccinazioni obbligatorie, le misure contro le droghe). L’autorità pubblica
interferisce nelle scelte dei consumatori ed interviene a correggere le difficoltà e gli errori nei processi di
scelta individuali, quando queste sono basate su mancanza di informazione o sull’incapacità di prevedere
effetti lontani nel tempo. Non hanno caratteristiche di non rivalità e non escludibilità. Si tratta di ipotesi
verificate, nei casi estremi, nel paternalismo o nello stato etico. ………………………………………………
Il problema del ‘free rider’
La produzione di beni pubblici genera esternalità positive che non si possono far pagare. Pertanto nessuna
impresa privata ha incentivi a produrli volontariamente. I consumatori, per via dell’impossibilità di
esclusione, beneficiano dei beni pubblici senza dover contribuire al loro costo di produzione. Ciò li induce a
comportarsi egoisticamente in modo opportunistico, appropriandosi i benefici senza pagare i costi (il c.d.
free rider) o pagandoli in misura ridotta. Di per sé ciò impedisce di attuare la produzione e lo scambio di
beni e servizi pubblici come se si trattasse di uno scambio volontario. Le conseguenze sono:
-
la tendenza ad un’insufficiente produzione di beni e servizi pubblici;
l’incentivo all’evasione, cioè a sottrarsi al pagamento delle quote di costo individuale
(imposte) per finanziare la produzione di beni e servizi pubblici;
l’impossibilità di escogitare sistemi per indurre gli individui a rivelare correttamente le loro
preferenze per beni e servizi pubblici e quindi la loro effettiva disponibilità a pagare;
la difficoltà di applicare il c.d. principio del beneficio alle spese pubbliche.
Beni pubblici intermedi
Esistono beni pubblici che sono utilizzati dalle imprese come beni strumentali. Si tratta di beni che sono
considerabili fattori di produzione o beni intermedi (rispetto a beni finali privati). E’ il caso del c.d. capitale
pubblico e degli input pubblici. Il carattere pubblico è definito dalla possibilità di utilizzo congiunto da parte
delle imprese.
Ad es. sono beni pubblici intermedi le infrastrutture pubbliche (vie di comunicazione, network, infrastrutture
ferroviarie, portuali, di trasporto aereo, ecc.) utilizzabili per la produzione di beni privati (acquisizione di
input e distribuzione di output da parte delle imprese private) e per la produzione di beni pubblici. Talvolta lo
stesso bene pubblico intermedio può essere utilizzato sia per il consumo che per la produzione. I beni
pubblici intermedi sono valutati, economicamente, in quanto aumentano la produttività dei fattori di
produzione privati.
Il ruolo del governo come impresa produttiva, che deve dare un contributo, diretto (con produzione propria
di beni e servizi) o indiretto (con beni intermedi per le imprese private), alla produzione nazionale era stato
definito già nella seconda metà del sec. XIX.
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2. La spesa pubblica in trasferimenti
Modelli
Le spese pubbliche in trasferimenti si raggruppano nelle prestazioni del Welfare State, nato nella seconda
metà del sec. XIX e sviluppato soprattutto nella seconda metà del sec. XX.
L’obiettivo del welfare state è quello di tutelare i lavoratori nella società industriale contro rischi
(disoccupazione, vecchiaia, malattie), assicurando livelli di reddito e servizi.
Nelle diverse situazioni storiche e politiche si sono sviluppati differenti modelli:
a) Modello universalistico-egalitario della socialdemocrazia scandinava: la copertura assicurativa è
omogenea ed estesa a tutti, è considerata un diritto dei cittadini e si prescinde dallo stato di bisogno. La
fiscalità generale è il metodo di finanziamento prevalente. Il modello inglese è il prototipo di sistema
sanitario nazionale universalistico.
b) Modello corporativo-assicurativo (tedesco-francese): è un modello poco omogeneo, di area tedesca e
latina. Si fonda sulla corrispondenza tra contributi versati e livello delle prestazioni cui si ha diritto.
Svolgono ruoli rilevanti il mercato del lavoro e la famiglia. Gli interventi sono ottenuti dai sindacati, sono
differenziati per categoria di lavoratori, comportano privilegi per i dipendenti pubblici, sono mirati alle
esigenze della famiglia, sono finanziati essenzialmente con contributi sociali di categoria. I sindacati
ottengono livelli di protezione differenziata nelle pensioni e nell’assistenza sanitaria. La protezione è
differenziata in base alla posizione nel mercato del lavoro. Le casse mutue di categoria sono lo strumento
finanziario per coprire la previdenza e l’assistenza.
c) Modello liberale-anglosassone di tipo individualistico: l’intervento pubblico è limitato a casi di forte
disagio sociale per le classi di meno abbienti e il sistema di assicurazioni private interviene per la
previdenza. Il sistema si può estendere alla sanità (negli Stati Uniti). Si tratta di un modello c.d. residuale.
Gli interventi pubblici dipendono dall’accertamento dell’effettivo stato di bisogno in base a parametri di
necessità.
La previdenza e la distribuzione del reddito
Le spese previdenziali (pensioni) fanno parte delle assicurazioni obbligatorie e sono una forma di risparmio
forzoso, che assicura un reddito differito, quando è cessata la produzione di reddito di lavoro. Le pensioni
sono:
a) di vecchiaia (corrisposte ad una data età anagrafica);
b) di anzianità (corrisposte dopo un certo numero di anni di lavoro);
c) di invalidità (per menomazioni che impediscono di lavorare);
d) ai superstiti (trasferite a famigliari in caso di decesso del titolare).
Il meccanismo di finanziamento delle pensioni, dai contributi sociali, attraverso gli enti previdenziali, si può
rappresentare come segue:
Contributi sociali
Enti di
previdenza
PENSIONI
I lavoratori attivi pagano i contributi, i lavoratori usciti dal mercato del lavoro (per vecchiaia o anzianità)
percepiscono le pensioni.
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Si definisce tasso di dipendenza il rapporto Lavoratori attivi/Pensionati che corrisponde al rapporto
Contributi/Pensioni. Questo tasso dipende anche dall’andamento demografico. Si definiscono due metodi
generali per finanziare le pensioni.
L’importo delle pensioni può essere calcolato con due metodi diversi.
- Metodo a ripartizione, in uso prevalente nei paesi dell’Europa continentale, fino agli anni ’90 del sec. XX: i
lavoratori pagano i contributi sR agli enti di previdenza ogni anno e questi contributi vengono
immediatamente utilizzati per pagare le pensioni. Le pensioni sono calcolate con riferimento a
a) medie dei redditi di lavoro degli ultimi anni (da 20 a 5) e
b) durata del periodo di tempo in cui si è lavorato (più lungo è il periodo più elevata la pensione).
Può essere:
a) di tipo retributivo se la pensione è determinata, in prevalenza, dall’ammontare del reddito di lavoro
dipendente;
b) di tipo contributivo se la pensione è più immediatamente collegata all’ammontare di contributi
versati.
Il metodo a ripartizione è un metodo a prestazioni definite, nel senso le prestazioni previdenziali sono
chiaramente conosciute in anticipo.
Il metodo a ripartizione è esposto a due rischi che possono rendere insufficiente il finanziamento delle
pensioni attuali con i contributi attuali e quindi richiedere finanziamenti aggiuntivi attraverso trasferimenti
dal bilancio pubblico:
- rischio demografico: i contributi sono insufficienti per pagare le pensioni, perché, in seguito a
processi di invecchiamento e cali di natalità, si ha un eccesso di pensionati-pensioni rispetto a lavoratoricontributi: Il rapporto pensionati/occupati si definisce indice di dipendenza dei pensionati dagli occupati: in
pratica è un indice di dipendenza degli anziani dai giovani. L’indice di vecchiaia è il rapporto tra la
popolazione con più di 65 anni e la popolazione con meno di 14 anni.
Schematicamente, un rischio demografico per un sistema retributivo si ha quando
Lavoratori in attività
[CONTRIBUTI]
Pensionati
[PENSIONI]
- rischio di produttività del lavoro: la base di calcolo dei contributi è il reddito di lavoro, che
dipende dalla produttività del lavoro (il reddito che il fattore lavoro riesce a produrre). Questa produttività
può essere, o diventare nel tempo, insufficiente per garantire il pagamento delle pensioni.
- Metodo a capitalizzazione. Durante il periodo lavorativo si accumulano i contributi, presso imprese di
assicurazioni, come se fossero premi periodici di assicurazione. Queste imprese (i fondi pensione) li
investono nel mercato finanziario (in azioni, obbligazioni, titoli pubblici, fondi comuni) e costituiscono alla
fine un montante contributivo che, in base a dei coefficienti, determina l’importo della pensione.
Il metodo a capitalizzazione è un metodo a contribuzioni definite, nel senso che è predefinito l’importo dei
contributi-premi annuali, ma le prestazioni previdenziali future sono di ammontare incerto perché dipendono
essenzialmente dall’accumulazione finanziaria collegata all’andamento degli investimenti finanziari
effettuati.
Il metodo a capitalizzazione è esposto a due rischi, propri del mercato finanziario nel quale sono investiti i
contributi e che dipendono da incertezze proprie di questi mercati:
- rischio di tasso d’interesse futuro: i rendimenti dei contributi versati possono ridursi in seguito
ad andamenti negativi dei mercati finanziari;
- il rischio di inflazione futura: nel caso di processi inflazionistici i contributi versati si possono
svalutare e l’importo della pensione futura può essere inferiore alle aspettative.
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- Metodi misti: possono
a) combinare il calcolo della pensione pubblica, in parte riferendolo alle medie dei redditi ed in parte al
montante contributivo versato;
b) combinare una pensione pubblica (con metodo retributivo o contributivo) con una pensione privata
dei fondi pensione (con metodo contributivo).
La redistribuzione del reddito
Parte della spesa pubblica in trasferimenti si concentra nei programmi di assistenza e contrasto alla povertà.
Si tratta di trasferimenti in denaro ed in natura con offerta gratuita o agevolata di beni e servizi: questi
ultimi possono essere ad accesso diretto o essere concessi nella forma di buoni di acquisto (vouchers),
liberamente spendibili solo per acquisti di determinati servizi e non trasformabili in moneta attraverso
cessioni a terzi.
Il fondamento economico della redistribuzione si giustifica da diversi punti di vista.
- la redistribuzione può essere interpretata come un bene pubblico, con esternalità positive, perché determina
la riduzione dei fenomeni di indigenza e di povertà, che sono esternalità negative, ed a loro volta causano
criminalità e deterioramenti ambientali);
- la redistribuzione può entrare nelle funzioni di utilità individuali e giustificarsi come manifestazione di
altruismo, un bene immateriale gratificante per gli individui e fonte di utilità;
- la redistribuzione può essere vista come una misura di politica economica che dà sostegno alla domanda
aggregata, favorisce i consumi e quindi la produzione e l’occupazione, giovando alle imprese ed ai lavoratori
del settore privato.
Le politiche redistributive comportano dei rischi, in particolare il disincentivo al lavoro (chi migliora il
proprio reddito perde sussidi e perciò non conviene lavorare per migliorare la propria posizione: è la c.d.
trappola della povertà) e poi il rischio di sprechi (è probabile che buona parte di chi pretende i sussidi non
ne abbia diritto ed è troppo costoso impedire l’accesso ai non aventi titolo ai sussidi).
Le prestazioni di assistenza ai poveri possono essere erogate con differenti sistemi.
ƒ
ƒ
ƒ
Sistema selettivo: le prestazioni sono selettive, bisogna certificare lo stato di bisogno anche con delle
prove (i c.d. means test, le ‘prove dei mezzi’ di sussistenza: possono comportare violazioni di
privacy).
Sistema universalistico: le prestazioni sono erogate a tutti, indipendentemente dall’accertamento
dello stato di bisogno (il c.d. diritto di cittadinanza).
Assistenza per categorie: è riserva a favore di alcune categorie e non di altre (lavoratori dipendenti,
di pensionati, di anziani, di portatori di handicap).
Per valutare la situazione economica famigliare, al fine dell’assegnazione di agevolazioni,
trasferimenti, prestazioni previdenziali ed assistenziali, si utilizzano indicatori di situazione
economica equivalente (ISEE): si tratta della somma dei redditi (di lavoro, di capitale, di altro
tipo) e di quote dei patrimoni (immobili, patrimoni finanziari) nel nucleo famigliare(Indicatore di
Situazione Economica – ISE) divisa per un parametro presunto dalla scala di equivalenza. La
scala di equivalenza si costruisce assegnando un parametro al numero dei componenti il nucleo
famigliare, ad es.
Componenti del ..
Parametro
nucleo famigliare
1
1,00
2
1,57
3
2,04
4
2,46
5
2,85
8
Si definisce, per selezionare gli interventi, il livello di povertà che si può intendere come:
ƒ
ƒ
povertà assoluta: è data dalle spese necessarie per minimo acquisto di beni e servizi necessari
(alimentari, abitazione, vestiario)
soglia di povertà: ha una definizione relativa e statistica (ad es. la metà del reddito medio, o il 60%
del reddito mediano di una popolazione.)
Il reddito minimo ed il dividendo sociale hanno l’obiettivo di garantire un livello minimo di reddito, sia a chi
lavora sia a chi è non lavora. Si hanno diverse categorie.
-
Pensione minima pagata a chi non ha diritto a pensione, o come integrazione delle
pensioni più basse fino a portarle ad un livello minimo.
Reddito minimo garantito a chi non è in grado di lavorare, per età o per invalidità.
Reddito minimo garantito a chi non lavora ma si impegna ad accettare un lavoro offerto da
un’agenzia o da un ufficio del lavoro.
Dividendo sociale: ingloba le categorie precedenti. E’un reddito minimo uguale, assicurato a
chi aderisce ad un piano che comporta, per chi fa parte della forza lavoro, l’obbligo di
accettare un lavoro e per chi non ne fa parte sostituisce le pensioni minime ed i redditi
minimi.
Gli ammortizzatori sociali sono sussidi che operano nel mercato del lavoro per chi ha un’occupazione.
Prevedono il pagamento temporaneo di una quota del reddito di lavoro dipendente nel caso di
ƒ
ƒ
ƒ
sospensione temporanea dell’attività;
passaggio di un lavoratore da un datore di lavoro ad un altro (indennità di mobilità);
licenziamento (indennità di disoccupazione per tutela temporanea).
Le assicurazioni obbligatorie, a carico di imprese e dipendenti, riguardano
1. Assicurazione per gli infortuni sul lavoro
2. Assicurazione di malattia, che integra il mancato guadagno per l’assenza dal
lavoro
3. Assicurazione per maternità e congedi
L’imposta negativa sul reddito consiste nella trasformazione di prelievi (imposte positive) in sussidi
(imposte negative). Si definisce imposta negativa perché è in continuità con l’imposta positiva, ma
applicandosi al di sotto del minimo imponibile si trasforma in sussidio.
Se RE è il reddito effettivo e RM il reddito minimo, la differenza RM – RE dà lo scarto tra minimo
indispensabile e reddito effettivo, che va integrato con un’imposta negativa IN (un trasferimento).
Il calcolo può essere indicato con una formula:
IN = n(RM – RE)
Nei vari progetti di imposta negativa a partire dagli anni ’60 del sec. XX, si sono indicati valori di:
ƒ n = 50% (l’integrazione verso il redito minimo è pari alla metà della differenza tra questo ed il
reddito effettivo). Se RM = 3000 e RE = 2000 si calcola IN = 50%(3000-2000) = 50% 1000 =
500. Con RE = 0 (reddito di partenza nullo, povertà assoluta) IN = 50% (3000-0) = 1500 (sussidio
massimo).
ƒ n =100% (tutta la differenza è pagata come sussidio e tutti i redditi inferiori vengono portati a livello
RM). Per due redditi di 1800 e di 500 il sussidio sarà di 1200 per il primo e di 2500 per il secondo,
in modo che, con il sussidio, raggiungano entrambi il livello di 3000. Il minimo imponibile è
riconosciuto come reddito necessario minimo.
9
ƒ
Si è anche proposto un tasso crescente di imposta negativa in funzione della differenza: tra RM ed
RE tanto più un soggetto è povero, tanto maggiore è un sussidio, ma in modo più che
proporzionale. Un RE di 1800 ha una differenza di 1200 ed n = 50%, con un sussidio di 600. Un
RE di 500 ha una differenza di 2500 n = 60%, con un sussidio di 1500.
L’imposta negativa sul patrimonio è un progetto che prevede l’assegnazione di una somma una tantum a
titolo di capitale per favorirne l’impiego da parte di un soggetto di giovane età che si propone di entrare nel
mercato del lavoro o di intraprendere un’attività economica.
La somma fissa può essere:
a) condizionata ad un rimborso futuro, con il reddito conseguito: è il caso di una somma prestata per
intraprendere o completare un corso di studi o di qualificazione professionale;
b) senza rimborso: è una somma a fondo perduto, o collegata ad alcune spese documentate per
intraprendere un’attività (es. costi fissi, investimenti), per favorire settori o tipologie di
imprenditoria. Si immagina che sia recuperata attraverso le imposte pagate da chi ha intrapreso
l’attività economica.
Spese pubbliche per sanità ed istruzione
Le spese pubbliche per servizi sanitari e servizi di istruzione hanno alcune caratteristiche comuni.
ƒ
Le informazioni sull’utilità, sulle caratteristiche e sui costi di tali servizi sono scarse e difficilmente
acquisibili dagli individui che possono raccogliere solo informazioni insufficienti sui costi e sugli
effetti futuri. Gli individui non sono in grado di prevedere gli effetti futuri, poiché ragionano con
orizzonti temporali limitati.
ƒ
Tali spese hanno caratteristiche dei beni e servizi di merito: il loro consumo può essere imposto per
ragioni sociali e di diffusione di esternalità positive o per prevenire esternalità negative (ad es.
istruzione obbligatoria, trattamenti sanitari obbligatori).
ƒ
Sono entrambe tipologie di spese che si riferiscono al capitale umano: l’istruzione è destinata a
formare il capitale umano (far acquisire conoscenze, formazione e tecniche da impiegare per
aumentare la produttività del lavoro e produrre reddito in futuro), mentre la sanità mira a mantenere
in buone condizioni il capitale umano (permettere la continuità nel produrre reddito e nel consumare
e sostenere la domanda; le condizioni di buona salute hanno effetti positivi sulla produttività del
lavoro).
ƒ
Sia le prestazioni dei servizi sanitari e l’istruzione sono considerate servizi intermedi, rispetto a beni
finali (salute e qualifica professionale), che sono beni privati con alcune caratteristiche pubbliche
(esternalità positive, come effetti differiti nel qualificare la forza lavoro, i livelli culturali, la qualità
e la durata della vita, le tipologie di consumo).
ƒ
Le ragioni di equità sono importanti per questi due tipi di spese. Nei paesi più avanzati esiste sempre
un livello minimo gratuito e garantito per tutti di servizi sanitari e di servizi di istruzione. Si rileva
come il mercato privato, di per sé, fornirebbe un’offerta insufficiente sull’intero territorio nazionale,
in quanto l’offerta sarebbe in perdita in alcuni luoghi, ed i privati non sarebbero indotti ad
intervenire.
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Il settore pubblico deve intervenire con certificazione di qualità di strutture sanitarie e di istruzione e
dei titoli di istruzione e di formazione.
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La Sanità
Considerando il ciclo vitale di una persona la domanda di servizi sanitari è elevata nel periodo iniziale
della vita, poi si riduce e, nella parte più avanzata, cresce rapidamente in funzione dell’età. Pertanto i
processi di invecchiamento e le modifiche nella composizione demografica hanno forti effetti sulla crescita
della domanda di servizi sanitari. Gli individui hanno informazioni imperfette e non conoscono i costi delle
prestazioni sanitarie. Le assicurazioni private funzionano parzialmente e non assicurano i casi di maggior
bisogno e rischio, in quanto la copertura dei costi da parte di soggetti privati sarebbe in perdita.
Nell’organizzazione dei servizi sanitari si trovano diversi modelli.
Modello pubblico (scandinavo-inglese): operano strutture pubbliche, le prestazioni di servizi sono uniformi
per tutti i cittadini, il finanziamento è effettuato con imposte o contributi sociali.
Modello privato (S.U.): funziona con assicurazioni private e con strutture private (ospedali, ambulatori,
istituti assistenziali, medici) in concorrenza. Sono previsti, con finanziamento pubblico, interventi pubblici
residuali per le categorie non protette e non in grado di pagarsi le assicurazioni.
Modello misto (Europa continentale): ha diverse varianti e si caratterizza per la presenza di strutture
pubbliche e private, con finanziamento pubblico e con assicurazioni private, con le convenzioni tra le
strutture private e un’amministrazione pubblica. Le strutture private possono avere funzione complementare
o sostitutiva di quelle pubbliche. Possono essere pagate dagli utenti o dalle amministrazioni pubbliche.
Alcuni sistemi prevedono le mutue con prestazioni a rimborso (assistenza indiretta). Il cittadino paga
contributi ad un ente mutualistico, poi paga i servizi ad un soggetto erogante (privato o pubblico) e riceve il
rimborso dalla propria mutua.
Le spese sanitarie si suddividono in:
a) assistenza di base
b) spese per visite specialistiche, servizi diagnostici, ricoveri ospedalieri
c) spesa farmaceutica
Una proposta ricorrente è quella di utilizzare vouchers per la sanità. Per la copertura universale ognuno
dovrebbe ricevere un voucher (buono) per un pacchetto standard di prestazioni gratuite (visite generiche e
specialistiche, ricette, terapie ospedaliere e domiciliari), aderendo a piani sanitari predisposti. I voucher
danno titolo a prestazioni, ma non a pagamenti in moneta.
Chi lo desidera può acquistare a pagamento altre prestazioni. I piani ed i servizi sono offerti da strutture
pubbliche e private ed i pazienti, scegliendo i piani predisposti, possono scegliere le strutture, alle quali
andranno i rimborsi da finanziamenti pubblici, in base ai vouchers. In questo modo le strutture migliori
dovrebbero attrarre più voucher e si instaurerebbe una concorrenza tra le strutture che migliorerebbe la
qualità delle prestazioni.
L’ Istruzione
L’istruzione è un servizio che può essere offerto da soggetti pubblici e privati e da questo punto di vista,
così come per la sanità, si distingue in pubblica e privata. Ha caratteristiche pubbliche e private (dei beni di
club, esternalità, ecc.). Si intende come un investimento in capitale umano con redditività differita nel
mercato del lavoro, nella preparazione professionale, nelle future opportunità di guadagno. L’istruzione
pubblica è caratterizzata dalla gratuità, o dal pagamento di tasse in percentuale molto bassa rispetto al costo.
L’istruzione obbligatoria, quella primaria e parte di quella secondaria (tra i 5 ed i 18 anni, nei vari paesi), è
tipico bene di merito.
Due profili sono fondamentali per le spese di istruzione:
1. Una, relativa all’efficienza intertemporale: si tratta di spese produttive in futuro, che
daranno aumenti di reddito nazionale e di imponibili;
2. una, collegata alla prima, riguarda la connessione delle spese per l’istruzione con l’equità e
redistribuzione: l’offerta di qualificazione e di istruzione deve essere indipendentemente dal
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reddito e dalla posizione sociale, sia per diritto fondamentale, sia perché non si devono
perdere i soggetti potenzialmente migliori.
Il controllo pubblico si esercita sulla qualificazione dei titoli conseguiti negli istituti di istruzione, pubblici e
privati (ad es. con gli esami di stato, la certificazione pubblica dei titoli conseguiti).
Per l’istruzione superiore offerta da strutture private si hanno diverse impostazioni:
1. Quando c’è un sistema di istruzione pubblica non ci devono essere finanziamenti pubblici a
strutture di istruzione privata, che devono coprire interamente i costi con pagamenti dalle
famiglie;
2. Anche quando c’è un sistema di istruzione pubblica ci possono essere finanziamenti pubblici
a istituzioni private di istruzione, in compartecipazione con spese private delle famiglie, in
base a due argomenti: a) gli istituti privati possono sostituire localmente istituzioni
pubbliche e permettere risparmi di costi e i spese pubbliche su queste; b) gli studenti formati
nelle istituzioni private in futuro produrranno imponibili (redditi, patrimoni, consumi) sui
quali verranno pagate imposte.
Oltre alla pratica dei sussidi, come le borse di studio, anche per l’istruzione, come per la sanità, è stata
ripetutamente formulata la proposta di attribuire un voucher (buono scuola) ad ogni famiglia con studenti,
che si possa spendere presso un istituto di istruzione, pubblico o privato, a scelta, così da incentivare la
concorrenza verso una migliore qualità dell’insegnamento. Esistono comunque delle difficoltà a valutare
correttamente i servizi di istruzione e ad attribuire un prezzo. Una proposta complementare, più diffusa nella
pratica, è quella del prestito d’onore, in particolare per le spese dell’università: si tratta di prestiti bancari a
condizioni agevolate cui possono accedere gli studenti e che potranno restituire dopo il conseguimento della
laurea.
3. Beni e servizi pubblici locali. I fallimenti del governo.
Beni e servizi pubblici locali
Beni e servizi pubblici possono essere offerti a livello centralizzato dalle Amministrazioni Centrali o a
livello locale dalle Amministrazioni Locali. Alcuni beni e servizi possono essere offerti solo a livello
centrale, per altri è possibile un’offerta localizzata. I confini tra queste due tipologie non sono ben definiti.
Storicamente si è dibattuto se sia preferibile un’offerta centralizzata o un’offerta locale.
Ragioni a favore dell’accentramento:
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uniformità a livello nazionale nella prestazione, almeno ad un livello minimo, di servizi pubblici (ad
es. sanità, istruzione) per una realizzazione del principio di uguaglianza.
Economie di scala: crescendo la dimensione si hanno risparmi di costi e si possono avere beni e
servizi di dimensioni maggiori.
Redistribuzione: è una funzione essenzialmente delle amministrazioni centrali;
Gestione di strumenti di politica economica: per essere efficace su tutto il territorio nazionale e per
evitare misure incoerenti a livello locale deve essere una funzione centrale.
Ragioni a favore del decentramento:
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Vicinanza alla preferenze dei consumatori, rispetto delle diversità demografiche e politiche e delle
preferenze differenziate, diverse articolazioni di offerte di beni e servizi pubblici a livello locale.
Responsabilizzazione delle amministrazioni locali, controllabili con le elezioni locali, partecipazione
politica dei cittadini alle decisioni.
Beni e servizi pubblici locali talvolta hanno caratteristiche di non escludibilità e di rivalità, quando non si
possono escludere consumatori appartenenti ad altri enti locali. Le esternalità di questi beni e servizi
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traboccano, superando i confini territoriali da un ente locale ad un altro. Si definiscono spillover positivi, ad
es. nel caso di una biblioteca, un teatro, un ospedale, un istituto di istruzione; o negativi, come una discarica
con inceneritore, una centrale elettrica, un’opera pubblica con effetti ambientali negativi.
In altri casi, quando il loro consumo è limitabile ai residenti (ad es. quando ci può essere un accesso
selettivo: asili nido, parcheggi, piscine; o quando il servizio è localizzato: illuminazione pubblica, raccolta
rifiuti, servizi antincendi), hanno le caratteristiche di beni di club.
Il problema consiste nelle possibilità di
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definire correttamente la dimensione del club,
stabilire l’ampiezza del bene/servizio prodotto nel club,
restringere l’accesso nei limiti territoriali di un ente locale.
La convenienza ad associarsi nel club dipende dalle economie di scala (ad es. una piscina condominiale o
una piscina comunale rispetto ad una piscina privata: sommando più utenti paganti si riducono i costi unitari;
la dimensione ottima del bene di club è quella che minimizza i costi per ogni utente, sfruttando tutte le
economie di scala).
La mobilità spaziale da un ente locale ad un altro è un meccanismo con il quale gli individui manifestano
preferenze per località dove i servizi sono migliori o le imposte locali meno elevate. Se i cittadini sono
informati e non ci sono limiti alla mobilità questo meccanismo può essere efficiente.
Teoricamente nel definire il riparto di funzioni tra diversi livelli di governo ci si richiama al principio di
sussidiarietà.
La sussidiarietà, introdotta nel Trattato di Maastricht (1992), nel Trattato costituzionale dell’UE (2005) ed
in alcune Costituzioni nazionali di paesi aderenti all’UE stabilisce che le attività economiche e la produzione
di beni e servizi con caratteristiche pubbliche devono essere gestite dall’autorità a livello più basso. Le
decisioni devono essere più vicine possibili alla famiglia ed all’individuo.
Ordinando le amministrazioni pubbliche, le autorità di governo superiori intervengono solo, in maniera
sussidiaria e sostitutiva, a svolgere funzioni che non possono essere trattate in modo efficiente a livello
inferiore, per inefficienze, impossibilità o difficoltà anche temporanee. La sussidiarietà è una caratteristica
del federalismo.
Si distingue tra:
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Sussidiarietà orizzontale: quando è tecnicamente possibile le amministrazioni pubbliche devono
lasciare all’iniziativa ed alla gestione privata anche attività considerate tradizionalmente pubbliche.
La gestione pubblica, anche in attività private, è residuale ed interviene quando non sia possibile
soddisfare esigenze generali con gestioni private.
Sussidiarietà verticale: le funzioni pubbliche, anche di entrate e spese pubbliche, sono assegnate
partendo dal basso. Alle amministrazioni pubbliche minori sono assegnate tutte le attribuzioni
possibili escludendo quelle che non sono in grado di svolgere per dimensioni o capacità. Quelle
escluse sono assegnate ad amministrazioni progressivamente superiori, fino a risalire allo stato
centrale o ad un’amministrazione sopranazionale.
I fallimenti del governo
Si è visto come i fallimenti del mercato (beni pubblici, esternalità, monopoli, carenze informative,
inefficienze distributive) possano giustificare gli interventi pubblici, di carattere complementare, correttivo o
sostitutivo.
Gli interventi pubblici, nella forma di imposte e spese, di gestione diretta di imprese pubbliche o nei
controlli di imprese private (regulation), possono presentare inefficienze per via dei c.d. fallimenti del
governo (government failures).
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Fallimenti del governo si presentano quando il settore pubblico, sostituendosi al mercato per porre rimedio a
situazioni di fallimenti del mercato, non riesce ad allocare in modo efficiente beni e servizi a consumatori ed
imprese determinando effetti disincentivanti e perdite di benessere.
La presenza di fallimenti del governo è utilizzata per criticare organizzazioni pubbliche inefficienti e per
sostenere l’opportunità di sostituirle con organizzazioni private (ad es. con processi di privatizzazione) e di
ricorrere a meccanismi di mercato al posto di decisioni di carattere discrezionale ed amministrativo.
Gli interventi pubblici diventano operativi attraverso processi politici (elezioni, delibere di assemblee di
amministrazioni pubbliche) e di processi discrezionali delle burocrazie pubbliche. Si elencano alcuni casi di
fallimenti del governo.
1. Conseguenze non intenzionali. Il governo interviene per correggere o eliminare esternalità o
situazioni negative e talora, anziché risolvere, peggiora la situazione. E’ una conseguenza delle
informazioni imperfette in base alle quali il governo opera. Alcuni esempi. Spese destinate a favorire
la concorrenza delle imprese possono aggravano la concentrazione ed i poteri monopolistici. Spese
destinate a ridurre le disuguaglianze finiscono per aumentare le disuguaglianze stesse. Misure per
favorire l’occupazione irrigidiscono il mercato del lavoro ed aggravano il problema. Eccessi di
occupazione nelle amministrazioni e nelle imprese pubbliche possono aggravare la spesa pubblica e
ridurre la produttività complessiva del lavoro. Controlli dei prezzi possono aumentare l’inflazione.
Raccogliere informazioni sufficienti non è più facile per le authority e le amministrazioni pubbliche
rispetto a imprese ed individui. Il governo non ha informazioni complete su prezzi, costi, benefici,
effetti di lungo periodo, mutamenti dei comportamenti di individui e gruppi in reazione alle
imposte ed alle spese. Non conosce esattamente gli effetti di impatto ambientale. Può non rendersi
conto che misure positive nell’immediato hanno conseguenze negative a distanza di tempo.
Alcune conseguenze non intenzionali dipendono dai rischi di miopia nelle decisioni del settore
pubblico con soluzioni a breve termine che impediscono soluzioni strutturali (ad es. sussidi a
imprese che stanno per uscire dal mercato, sussidi protezionistici all’agricoltura, costruzioni di
infrastrutture che aggraveranno problemi ambientali in futuro; spese che determinano maggior
inflazione ed aumento dei tassi di interesse).
2. Ricerca di interessi egoistici da parte di politici e burocrati pubblici, i quali determinano inefficienti
allocazioni di risorse (sprechi nella spesa pubblica, posizioni di privilegio nel settore pubblico,
bilanci sovradimensionati di amministrazioni ed enti pubblici, imposte distorsive, ecc.). In
particolare rilevano i costi delle burocrazie pubbliche, intesi come compensi elevati, eccessi di
personale, bassa produttività, tempi di decisione lunghi, errori ed arbitrii discrezionali che
determinano rallentamenti e ricorsi. Il problema si presenta, in vari paesi, nella sanità,
nell’assistenza, nell’istruzione, nella giustizia, nei lavori pubblici e può avere conseguenti effetti
disincentivanti ed esternalità negative.
3. Conseguenze dei sistemi di decisione collettiva e politica.
- Per la presenza di ignoranza razionale gli elettori non raccolgono tutte le informazioni necessarie
per decidere, in quanto ci sono costi (monetari, in termini di tempo impiegato) per raccogliere le
informazioni stesse e quindi non sono rappresentati correttamente. L’elettore-contribuente è
consapevole del peso ridotto della sua partecipazione, è incerto delle conseguenze e si rende conto
che non è conveniente investire troppe risorse per decidere. Il voto non è assimilabile ad un prezzo
che abbia un corrispettivo immediato ed un pagamento diretto. Pertanto i sistemi elettorali non sono
in grado di rivelare le preferenze di consumatori ed imprese e la loro disponibilità a pagare per
interventi pubblici.
- Il log rolling è la pratica di scambiarsi i voti nelle decisioni parlamentari e nelle assemblee
deliberanti delle istituzioni pubbliche. Porta a decidere allocazioni di risorse a progetti di spesa
secondari, o inutili, in cambio dell’appoggio per far approvare altri progetti di spesa di interesse
particolare. La spesa pubblica, in conseguenza, cresce e si disperde in destinazioni particolaristiche
anziché in progetti di interesse generale.
- Esistono, in ogni sistema, pressioni elettorali di gruppi di interesse e lobby su politici e burocrati
per acquisire, in cambio, sussidi settoriali, infrastrutture inutili, privilegi corporativi.
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Con il termine rent seeking si indicano costi e risorse impiegate da individui ed imprese per
acquisire vantaggi competitivi da parte di legislatori e di autorità di regulation (controlli pubblici
sulle aziende private, v. infra, MODULO VI), influendo su decisioni senza aumentare produttività e
senza creare nuova ricchezza. Un rent seeker riesce ad ottenere, da parte di soggetti pubblici,
protezioni vantaggiose per sé a danno di consumatori e produttori. L’appropriazione politica
permette di concentrare i benefici in un’impresa o in un gruppo ristretto, mentre i costi vengono
diluiti nella società su più soggetti. Ci sono imprese che trovano meno costoso acquisire vantaggi
nelle decisioni di autorità politiche anziché concorrere nei mercati. La rent seeking è definita come
la spesa di risorse scarse per acquisire un trasferimento creato artificiosamente con un intervento
pubblico. Con l’imposizione interessata di vincoli, autorizzazioni e licenze, le restrizioni all’entrata
nei mercati, le proibizioni (ad es. di importazioni, di produzioni concorrenti), le imposte
discriminanti, agevolazioni fiscali e sussidi, spesso imprese interessate possono ridurre la
concorrenza, creare cartelli e far crescere i loro profitti, a spese di altri soggetti.
Un’impresa calcola la convenienza ad investire per aumentare la propria produttività e competitività
nel mercato oppure a spendere (improduttivamente) per ottenere posizioni di rendita, protette e di
favore a danno di altri, attraverso interventi pubblici. Se è più conveniente investire in rent seeking
si ha un’allocazione di risorse inefficiente La rent seeking è associata con la corruzione e con le
pressioni su politici e burocrati da parte di lobby organizzate.
4. Regulation: la teoria della cattura (v. infra, MODULO VI) evidenzia come le agenzie di regulation
tendano a cooptare rappresentanti delle imprese assoggettate a regulation, e possono così impedire
al mercato di funzionare correttamente.
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La crescita della spesa pubblica
Si è spesso dibattuto se esistano determinanti di lungo periodo che spieghino la crescita del settore
pubblico, in assoluto e in percentuale del Prodotto Interno Lordo di un paese. Diversi studi
evidenziano questo processo di crescita, nella maggior parte dei paesi. Si sono date alcune
interpretazioni delle cause della crescita.
a.
b.
c.
d.
e.
f.
Elasticità delle spese pubbliche alla crescita del reddito nazionale. Beni e
servizi pubblici hanno le caratteristiche dei beni e servizi ‘di lusso’, con
elasticità crescente al crescere del reddito, nel senso che quando cresce il
reddito la domanda di questi beni e servizi cresce più che proporzionalmente,
mentre la domanda di beni essenziali (privati, come alimentazione e vestiario)
cresce meno che proporzionalmente.
Fattori demografici (sanità, previdenza): spese di previdenza e sanità crescno
con l’invecchiamento della popolazione.
La trasformazione, al crescere del reddito nazionale, di spese private in spese
pubbliche: è il caso delle spese per l’istruzione e la sanità, la sostituzione di
risparmio privato con la previdenza pubblica.
Effetto ‘scalino’: eventi eccezionali (guerre, calamità naturali) determinano
esplosioni della spesa pubblica, che poi si trasforma in altre spese pubbliche, ma
non torna al livello di partenza.
Strutture democratiche (regole di maggioranza) nella formazione del bilancio
pubblico: nei sistemi parlamentari a larga base elettorale le decisioni
parlamentari sul bilancio aggregano più gruppi portatori di interessi, settoriali e
collettivi, che si riflettono nell’incremento delle spese pubbliche; i partiti al
governo, inoltre, utilizzano le spese pubbliche per il ‘consenso’ e la rielezione.
Sviluppo squilibrato. Secondo una teoria elaborata nella seconda metà del sec.
XX, nell’economia di un paese industriale avanzato si distingue tra un settore
progressivo ed un settore non progressivo. Il primo ha innovazioni
tecnologiche, alta produttività, tendenza alla riduzione dell’occupazione,
accumulazione di capitale. Il secondo ha lavoro a bassa produttività, attività
improduttive ed inefficienti, impossibilità di coprire gli incrementi di costi, in
particolare del lavoro, con incrementi di produttività. Nel secondo settore si
concentrano le attività e le istituzioni pubbliche e l’offerta di lavoro e parte del
settore non sopravviverebbe senza l’intervento pubblico. Per finanziare
quest’ultimo è necessario aggravare la pressione tributaria sul primo settore. Il
secondo settore tende a crescere, più che proporzionalmente, a spese del primo
ed il settore pubblico cresce più che proporzionalmente sia al primo che al
secondo.
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