LA LUPA scritto dal Cronotopo di Satrasia, traduzione italiana di

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LA LUPA scritto dal Cronotopo di Satrasia, traduzione italiana di
LA LUPA
scritto dal Cronotopo di Satrasia, traduzione italiana di Matteo Innocenti aka Armageddon
Universo Aldebaran, Pianeta Terra febbraio 2055 d.C. datazione locale basata sulla rivoluzione
del pianeta intorno alla sua stella, e sulla nascita di Gesù detto il Cristo, primo dei santi.
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-Sono viva! Sono ancora viva!- pensò Laura sepolta sotto le macerie. Qualcosa l'aveva sbattuta
contro la parete con violenza inaudita, le era mancata l'aria, quando aveva provato a respirare non
era riuscita a fare entrare aria nei polmoni, come se fosse stata tutta risucchiata. Poi un sibilo aveva
rotto il silenzio e l'aria era tornata, ma nel frattempo il palazzo fatiscente in cui si era rifugiata le
stava cadendo sulla testa.
Era caduta in terra ed era stata sommersa dai pezzi dell'edificio. Ora se ne stava sdraiata cercando di
riprendersi dallo shock. Cos'era successo? Un terremoto? Sembrava di più una gigantesca
esplosione. Qualunque cosa fosse successa, non era niente di buono. Da fuori sentiva provenire caos
e urla. Doveva provare a muoversi.
Il corpo le doleva dalle dita dei piedi alle punte dei capelli. Ma non era sopravvissuta fino ai
trentacinque nel primo livello per soccombere in quel modo. No, anzi: voleva vivere, come sempre.
Avrebbe superato anche questa, come aveva superato le privazioni e i pericoli della vita al livello
del suolo.
Riprese il controllo del proprio corpo e iniziò a liberarsi dai detriti che la bloccavano.
Miracolosamente, sembrava che non avesse ferite gravi, niente di rotto almeno. Alla fine riuscì a
rimettersi in piedi e ad uscire da quel dannato edificio, un antico palazzo della vecchia Arezzo. Uscì
dall'androne e si guardò intorno.
-Ma cosa...- pensò stupefatta. La Crosta, l'intricato tetto di ponti in cemento plastico e tubature di
lega metallica che separava il primo livello dal secondo, era spaccato, in parte crollato. Una fioca
luce filtrava dall'alto, la luce del sole. Iniziò a rendersi conto delle proporzioni dell'accaduto.
Per ore vagò senza meta, guardandosi intorno e comprendendo lentamente come l'intero Blocco
Metropolitano aretino doveva essere stato distrutto da qualcosa, qualcosa di molto grave che aveva
mandato in frantumi il cemento plastico dei megagrattacieli, la maggior parte dei quali era ormai
ridotta a tronconi. Le strade erano piene di cadaveri e di feriti. Ignorò i loro gemiti e tirò dritto.
Il cielo, che rivedeva per la prima volta dopo anni, si stava rannuvolando, scuri nembi lo
attraversavano vorticando. Ciò che restava del primo livello era in fermento: era iniziato il
saccheggio delle zone ancora raggiungibili del secondo livello. Vedeva gente che fuggiva carica di
ogni specie di cibaria. Laura decise di seguire l'esempio e di procurarsi da mangiare. Non fu
difficile. Si arrampicò lungo un frammento di megagrattacielo e giunse in una camminamento dove
c'era un viavai continuo di persone, indifferenti ai corpi straziati che coprivano gli angoli.
Seguendo il flusso giunse presto ad un centro commerciale esploso, le merci sparse ovunque che
rapidamente venivano saccheggiate. Si avviò verso i magazzini, dove il puzzo di cadavere iniziava a
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intorbidire l'aria: prese un po' di vestiario nuovo, pantaloni robusti, maglie termiche, felpe, un bel
giaccone lungo e un paio di stivali. Si procurò anche della biancheria nuova, ne aveva decisamente
bisogno. Le sue mutande erano strappate e sporche, un miscuglio di giallo, di rosso e di marrone;
puzzavano come un topo morto. Le gettò via senza tanti complimenti.
Trovò un capiente zaino da trekking, ci infilò i ricambi e si diresse ai reparti alimentari. Prese tutto
quello che durava parecchio: legumi in scatola, tonno, salami, formaggi, gallette secche. Per sfizio
si prese anche un pacco di biscotti al cioccolato che iniziò a mangiare immediatamente.
Intorno a lei, altri abitanti del suolo, fra cui tante vecchie conoscenze, prendevano tutto ciò che
potevano. L'abbondanza non sarebbe certo durata in eterno. L'organizzazione sociale del secondo
livello, apparentemente indistruttibile, sembrava invece andata in pezzi, crollata come un castello di
carte. Chi, cosa aveva potuto fare una cosa del genere?
Vide un suo amico e lo chiamò: -Ehi, Carlo! Carlo!-Ehi, Laura! Sei sopravvissuta!- Carlo era un uomo sui quaranta, brizzolato, un tipo allegro per
essere uno del primo livello; si abbracciarono.
-Davvero! Anche tu!- disse lei scostandosi e guardandolo.
-Hai visto qualcuno del nostro giro?-No, però spero che ce l'abbiano fatta tutti. Carlo, ma cosa è successo?-Senti, non lo so. Qualcuno dice di aver captato segnali radio dell'esercito, parlano di una esplosione
nucleare nell'asse Firenze-Pistoia.-Una... una bomba atomica? Ma chi è stato? Qualcuno ha attaccato l'Italia? O sono stati quei
terroristi... dai, come si chiamano?-Non lo so. Senti, dobbiamo muoverci. Andiamo a vedere se è rimasto in piedi qualcuno dei nostri
rifugi, magari becchiamo qualcuno!-Si, mi sembra una buona idea. Andiamo.2.
La vita al primo livello era dura, e aveva alcune regole da seguire per farcela. Ci si spostava
continuamente, non si rimaneva mai nello stesso posto per più di una notte, chiunque ti poteva
assalire. Durante il riposo, si facevano sempre i turni di guardia.
Si viaggiava in pochi, per attirare meno l'attenzione. E non si formavano mai legami troppo stretti
fra le persone, era meglio non affezionarsi agli altri, quando da un giorno all'altro potevi finire
vittima dei cacciatori di organi o di una banda di cyberpunk.
Scoprirono che il primo livello che conoscevano non esisteva più, ed era stato sostituito da un
labirinto di grotte e di cunicoli nei quali era spesso difficile orientarsi. Alla fine decisero di trovarsi
un posto dove passare la notte.
-Perché non torniamo al secondo livello e non ci infiliamo in un appartamento vuoto? Così magari
troviamo anche un vero letto in cui dormire!- disse Laura.
Carlo la guardò come per dire: uno solo, eh? Quella sera avrebbero di sicuro fatto sesso. Ogni
giorno andava vissuto in pieno, la durezza della vita del suolo insegnava questo. E ogni giorno tutto
ricominciava, oggi scopiamo, domani ognuno per la sua strada. Finire a letto insieme non era una
novità per loro.
Si inerpicarono lungo una piattaforma della Crosta che si era spezzata e ora piegava fino al tetto di
un vecchio edificio del primo livello. Da lì salirono verso i terrazzamenti ancora intatti ed entrarono
in uno dei megagrattacieli: le porte di plastica rigida erano in pezzi. L'atrio era alto e lungo, con file
di inutili ascensori ai due lati. Nella guardiola il guardiano giaceva con il collo spezzato.
Non c'era elettricità. Estrassero le torce dinamiche e fecero luce. Il pavimento era coperto dal
terriccio dei vasi delle piante ornamentali andati in frantumi, e da cadaveri. Li scavalcarono senza
degnarli di uno sguardo e proseguirono in cerca delle scale d'emergenza.
Trovarono l'accesso ed iniziarono a salire. In alto, il cielo nero prometteva tempesta da un momento
all'altro, sentivano il vento fischiare forte sopra le loro teste. Era rimasta una manciata di piani, più
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che sufficienti per trovare un appartamento per loro. Entrarono al primo e iniziarono a scorrere le
porte delle abitazioni.
La maggior parte contenevano almeno un paio di cadaveri; altre invece cittadini tremanti in un
angolo che aspettavano inutilmente i soccorsi. Quando li illuminavano con le torce si mettevano ad
urlare: -Aiuto! Aiuto! Siamo qui!-Non siamo la ProCiv, stronzo!- disse Laura ad un vecchio che stava per saltarle addosso. Gli
affibbiò un calcio e lo minacciò con la sua pistola calibro .22, per fargli capire che doveva girare
alla larga. -Cerchiamo solo un posto per dormire, ora levati dai coglioni!- L'anziano scappò via
urlando.
Alla fine scelsero un grosso appartamento di almeno duecento metri quadri, che doveva ospitare
una grande famiglia con molti figli: il frigo era pieno e nell'abitazione c'erano solo due cadaveri,
una donna sui cinquanta e un bambino ancora piccolo, meno di tre anni. Trascinarono il corpo della
donna nella casa adiacente e lo lasciarono lì sdraiato. Deposero al suo fianco il corpicino del
presunto figlio e tornarono nel primo appartamento.
Quando Laura andò in bagno ebbe una gradevole sorpresa: quel posto aveva ancora l'acqua
corrente! Fece una doccia all'istante usando tutti i prodotti che trovò nell'armadietto. Era da quando
era una ragazzina che non usava più il balsamo!
-Ma hanno l'acqua!- esclamò Carlo entrando nel gabinetto.
-Eh, già!-Fantastico!Lui attese che la donna avesse finito; lei uscì dalla cabina senza nascondere la sua nudità, il corpo
segnato dalla vita, robusto ma in qualche modo aggraziato, i corti e scuri capelli umidi sparsi a
ciocche in ogni direzione. Si prese tranquillamente un asciugamano e iniziò a strofinarsi i capelli.
Carlo si infilò in doccia a sua volta e fu più rapido, usando un unico prodotto doccia shampoo per
lavarsi.
Quando uscì dalla doccia, trovò la donna in cucina, ancora completamente nuda, che fumava una
sigaretta e beveva un liquore da un piccolo bicchiere di finto vetro.
-Una sigaretta?-E ho trovato anche l'accendino, pensa!- disse la donna.
L'uomo, nudo pure lui, si versò un bicchiere di wiskey e prese una sigaretta e l'accendino. Si sedette
e fumò in silenzio, lanciando sguardi alla sua amica. Il tempo di finire di fumare e lei si alzò e salì a
cavalcioni su di lui, baciandolo in bocca.
Lui ricambiò e la strinse. Senza bisogno di tanti preliminari la penetrò ed iniziò a farsi cavalcare
dalla donna. Laura raggiunse due sacrosanti orgasmi che le sciolsero tutta la tensione della giornata.
Per finire in bellezza non era il caso di rimanere incinta, così decise di farsi venire in bocca, per
andare sul sicuro. E poi era un po' di nutrimento in più, che non faceva mai male. Dopo aver
ingoiato lo sperma si rese conto di quanto fosse affamata.
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Si prepararono una cenetta fredda, ripulendo il frigo di tutto ciò che era commestibile senza bisogno
di essere cucinato. Passarono la sera a perquisire la casa in cerca di oggetti utili ma trovarono solo
qualche foto stampata dell'opulenta famiglia che aveva vissuto in quella casa.
Prima di mettersi a dormire nel soffice letto trapuntato lo fecero un altro paio di volte. Laura decise
di concedersi nel sesso anale, tanto per festeggiare l'occasione: non c'era più il secondo livello, tutto
tornava al Suolo.
Furono svegliati dalle urla dei vicini. Istintivamente balzarono entrambi giù dal letto ancora nudi e
misero mano alle armi: lui girava con una .45 automatica.
-Che succede? Non mi dire che sono cacciatori di organi! Non sono schiantati pure loro?- sibilò
Laura.
-Vado a dare un occhio, coprimi!- disse Carlo, e si incamminò quatto quatto verso la porta, i
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coglioni che gli ballavano in modo ridicolo tra le gambe.
Si affacciò alla porta e diede un'occhiata nel corridoio che portava alla sala giorno: qualcosa lo
afferrò e lo trascinò fuori dalla vista di Laura, la quale sentì urlare il suo amico come se lo stessero
divorando, poi tacque. Corse alla porta anche lei con la pistola spianata, poi rallentò fino a muoversi
al rallentatore mentre si avvicinava al corridoio. Sentiva un rumore viscido provenire da dietro
l'angolo, come di qualcosa che succhiava.
Quando oltrepassò lo stipite della porta nelle tenebre distinse vagamente una figura china su Carlo,
agganciata al suo collo. Paralizzata dalla paura si accorse troppo tardi che una seconda figura dagli
occhi rossi e dalle movenze di una nube di fumo le stava venendo addosso.
Laura guardò dentro quei luminosi occhi del colore del sangue, senza capire cosa stava succedendo;
vide due canini bianchi balenare nel buio diretti verso il suo collo, poi l'essere fu come strappato
via. Un'orda indistinta di creature pelose come cani ma in qualche modo umane aveva invaso il
corridoio: l'essere che aveva assalito Carlo venne fatto a pezzi e lo vide dissolversi in polvere tra le
grinfie dei nuovi arrivati.
Il suo amico invece fu sollevato da terra da una delle creature, che strappò la testa dell'uomo dal
corpo come se si fosse trattato di carta e lanciò i resti ai compagni che iniziarono a divorarli. La
donna emise un urlo lungo, prolungato, prima di trovarsi davanti uno di quegli uomini... lupo!
Erano uomini con la testa di lupo, e anche la pelliccia! La creatura ringhiò, le afferrò entrambe le
braccia e la morse su un braccio.
Laura pensò di stare per morire e se la fece addosso dalla paura. Il lupo invece la sdraiò sul letto e
iniziò ad annusarle la pelosa vagina sporca di urina, poi iniziò a leccarla con la sua lingua da cane.
Voleva scoparsela prima di mangiarla? Si accorse che anche gli altri uomini-lupo erano entrati nella
stanza.
-Vi prego, vi prego... non fatemi del male! Non uccidetemi!-Ucciderti?- disse il lupo guardandola con i suoi occhi animali. Incredibilmente, parlava italiano alla
perfezione. -No, tu adesso sei una di noi! Fai parte del branco, ed io che sono il maschio alfa ho
diritto a possederti!Fu sopra di lei, appoggiando il membro dentro la sua vagina. Aveva un cazzo enorme! Laura cercò
di rilassarsi mentre quel serpente di carne le entrava dentro, resistere era perfettamente inutile. La
prese con la ferocia di una belva, eppure anche con la dolcezza del più raffinato degli amanti.
Benché le sbavasse addosso, le leccasse la faccia con quella ruvida lingua e le strizzasse le tette
come due antistress, in fondo fu piacevole. Fu pervasa dal pensiero di quello che le aveva detto il
maschio alfa: adesso era una di loro... sarebbe diventata un lupo mannaro? Esistevano i lupi
mannari? Era tutto assurdo, presto si sarebbe svegliata da quell'incubo, ne era certa.
Invece il giorno dopo si svegliò in compagnia di uno sconosciuto, umano. Nella stanza erano
accampati una dozzina di uomini e di donne seminudi, coperti da perizomi e pantaloncini strappati.
Non era un sogno! Era davvero...
-Si- le disse l'uomo che le giaceva accanto: un fusto con i capelli neri a caschetto e il volto
stranamente dolce per essere un... -adesso sei come me, un licantropo, un lupo mannaro. Da oggi
inizia per te una nuova vita, sotto la guida delle Forze della Natura! Mi chiamo Bruno, e sono il
maschio alfa di questo branco.- e accennò agli uomini che si stavano svegliando.
Le spiegò che non avrebbe manifestato la sua nuova forma di lupo fino alla prossima luna piena, e
che dopo allora avrebbe potuto trasformarsi quando voleva, con un po' di pratica. Fu condotta in un
rifugio sotterraneo del primo livello dove altri lupi in pectore aspettavano il momento della
mutazione. C'era gente di ogni età, adolescenti, bambini, adulti, vecchi, uomini e donne. Una
cinquantina in tutto.
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Rimasero lì per una settimana circa. I lupi provvedevano a dargli da mangiare e facevano loro
compagnia, rispondendo senza problemi alle numerose domande sulla vita da licantropo. La cosa
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più strana di tutte, almeno per Laura, era il loro profondo spirito religioso.
Avevano una vasta e complessa mitologia che loro ritenevano vera al cento per cento: gli elementi
cardine delle loro credenze erano l'esistenza della reincarnazione e la venerazione di un misterioso
gruppo di divinità che chiamavano le Forze della Natura, gli Antichi, o anche “i nostri benefattori”.
Esisteva anche un clero, gli sciamani, che mantenevano i contatti fra i popoli fedeli alla Natura e i
loro dei. A quanto pareva si trattava prevalentemente di normali esseri umani, ma dotati di grandi
poteri magici. Si riferivano alla loro religione chiamandola semplicemente “il Culto”.
-Esiste davvero la magia?- chiese qualcuno.
-Ma certo- rispose Mauro, un giovane lupo che gli aveva portato la cena. -come ti spieghi la nostra
esistenza, altrimenti? Siamo leggende viventi!- si vedeva che era davvero orgoglioso del suo nuovo
status. Aveva visto la sua prima luna non più di un anno prima.
Un altro aspetto importante della vita di un licantropo era la faida con i vampiri: -L'avrete visto pure
in qualche film, no? Beh le cose non stanno tanto diversamente.- raccontò Mauro -adesso, dopo il
disastro fiorentino, la Toscana è diventato territorio di caccia sia per noi che per i succhiasangue.
Gli sciamani ci hanno ordinato di aumentare il più possibile i nostri ranghi, e di sterminare i
vampiri. Qui nell'aretino sta andando bene, sono sicuro che presto sarà territorio nostro.Di lì il discorso virò su quello che era successo: -Tutti i media parlano di un'esplosione nucleare
provocata dalle Brigate del Terrore, ma è solo una storia di copertura. Non c'è stata nessuna
esplosione.-Allora cosa è successo?-Dicono si sia trattato di un potente iniziato. Un nemico dei nostri benefattori. Ha fatto qualcosa...
ha usato uno dei suoi poteri, per sconfiggere i suoi nemici, ed eccoci qui!-Come può un singolo uomo fare una cosa del genere? Chi cazzo è questo? Gesù Cristo?-Sempre sia maledetto!- rispose il lupo, beccandosi diverse occhiate interrogative. Fu così che
Laura scoprì l'elemento più inquietante della mitologia del Culto: il ruolo di dio, il dio che regnava
in Paradiso.
-Dio vuole la fine del ciclo delle reincarnazioni- rivelò Mauro -è un divoratore di anime, e sarà
sazio solo quando avrà mangiato tutta la vita del mondo! Anche qui nel sistema solare, i suoi agenti
lavorano senza sosta per spedire le anime degli stupidi credenti nelle fauci del Signore del Cielo,
con battesimi ed estreme unzioni.-Vuoi dire la Chiesa Cattolica? Ma allora stai dicendo che Cristo...-Si, si, è davvero esistito, e non era per niente simpatico! Ha deciso di aiutare quelli là a finire il
lavoro per il tiranno...-Chi sono quelli là, scusa?-Gli angeli, no?5.
Era tutto completamente assurdo. Laura non ci capiva nulla. La religione non aveva mai fatto parte
della sua vita, nemmeno quando abitava ancora al secondo livello. I suoi erano morti in un incidente
del Tubo quando era ancora al liceo, e lei era finita sul lastrico, senza soldi e presto senza casa.
Le leggi anti-vagabondaggio condannavano un cittadino in banca rotta a dieci anni di lavori forzati
dopo i quali ti veniva venduto l'alloggio popolare dove ti avevano trasferito. A quel punto
comunque uno doveva trovarsi un altro lavoro, altrimenti con le tasse sulla casa e le bollette presto
le agenzie di recupero crediti avrebbero confiscato anche quella.
Dopo cinque anni a mangiare merda nella cintura industriale del blocco aretino Laura era fuggita al
primo livello, si era infilata in un centro sociale e si era fatta togliere il RID. L'alternativa era fare la
puttana. Ma preferiva rinunciare a tutto che doverla dare per soldi. Una questione di orgoglio.
La politica non la interessava e anzi le dava fastidio, tutti quei discorsi sulla rivoluzione dal basso e
stronzate simili, non le aveva mai potute sopportare. Così si era stufata presto della vita al c.s.a.
Ceppo Rosso, ed aveva iniziato a vivere come i così detti Incivili, che per tanti versi trovava più
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civili dei cugini dei piani alti. Era una vita dura, da esclusi, sempre a razzolare fra i rifiuti, sempre in
viaggio, una vita selvaggia di cui si era innamorata perdutamente.
Paradossalmente la vita da licantropo sembrava molto più inquadrata: divinità da adorare, sciamani
ai quali obbedire, nemici da combattere, un branco al quale essere fedele, un maschio alfa al quale
darla tutte le volte che vuole. Eppure non sembrava tanto male, meglio della miseria materiale
assoluta degli Incivili o della miseria umana della Seconda Urbanizzazione. Sembrava una vita
consacrata alle passioni animali, la caccia, il sesso, lo scontro con altre razze sovrannaturali.
In lei sentiva crescere il desiderio di carne cruda, di carne fresca. Con il passare dei giorni la dieta
diventava sempre più carnivora, bistecche quasi crude, tartare, carpacci. Il giorno prima della luna
piena ricevettero pezzi di carne ancora grondanti di sangue, che divorarono con gusto.
Arrivò il gran giorno. Furono scortati fino agli Appennini, dove ancora esisteva la foresta. Il
versante occidentale era franato, per cui si addentrarono nei monti distrutti fino a giungere dove
ancora crescevano alberi. Fu una scarpinata di due giorni, per niente facilitata dalle condizioni
climatiche estreme che imperversavano su tutta la regione. La pioggia che li infradiciava e il vento
che sferzava i loro volti furono due costanti, insieme alle storte e alle cadute.
Dopo aver superato distese di sassi franati e pendii spogli e irregolari, si inoltrarono finalmente nel
bosco, camminando in fila indiana per ore, sotto la pioggia, nel buio della foresta dove già
iniziavano a vedere come non avevano mai visto nell'oscurità.
Laura sentiva i suoi sensi acuirsi sempre più, soprattutto l'udito e l'olfatto. Percepiva la vita nascosta
del bosco, le creature sotto la terra e sopra gli alberi.
Giunsero in una radura con un rozzo altare al centro, nient'altro che una roccia quadrata con un
simbolo simile ad una croce cerchiata, una croce celtica con le linee ondulate, inciso su un lato.
Un uomo incappucciato li attendeva in piedi accanto alla pietra. Indossava una tunica marrone ed un
mantello. Aveva indosso paramenti sacri coperti da simboli inquietanti, che mettevano paura solo a
guardarli. Il volto in ombra era invisibile. Allargò le braccia come per accoglierli: -Benvenuti,
novelli lupi!- disse con voce roca e sgraziata. -Benvenuti! Io sono lo sciamano a cui sono state
affidate queste terre, il druido dell'Alpe della Luna. Stasera raggiungerete la vostra nuova forma e vi
nutrirete come animali liberi e selvaggi. Nel bosco troverete delle prede umane, starà a voi cacciarle
e divorarle!Aveva smesso di piovere, i nembi tutto introno si diradarono, rivelando che la radura si trovava
praticamente sulla cima di un monte da cui si dominavano i dintorni. Il sole era tramontato da un
pezzo e la luna stava sorgendo all'orizzonte dietro i monti.
Qualcosa di mostruoso si stava facendo strada dentro Laura, una nuova natura bestiale che la
inondava di visioni macabre dove divorava giovani corpi agonizzanti, teste di neonato e mani di
donna.
-Adesso onoriamo le benefiche Forze della Natura, i Grandi Antichi che ci benedicono con la
liberazione dalla civiltà e con l'abbandono agli istinti animali, onoriamo i nostri benefattori!- disse il
druido alzando la voce. Un'altra figura incappucciata si fece avanti, Laura indovinò che si trattava di
una donna; portava in braccio un neonato urlante. Le venne voglia di mangiarlo.
Invece fu lo sciamano a farlo: prese l'infante ed iniziò a divorarlo, partendo dagli arti che si
agitavano in ogni direzione. Presto il marmocchio smise di piangere. Quando delle braccia e delle
gambe non rimasero che le ossa depose il minuscolo tronco sull'altare; qualcosa emerse dagli angoli
più bui del bosco, strisciando vero il centro della radura.
Frotte di creaturine nere e viscide, vagamente umanoidi ma con una testa enorme, senza occhi ma
con bocche spaventosamente grandi e piene di zanne, si avvicinarono al sangue che colava
dall'altare ed iniziarono a succhiarlo con versi osceni. La scena era raccapricciante. L'aria sembrava
distorcersi in spirali che parevano gole mostruose irte di denti, il terrore si diffuse fra i neofiti,
soprattutto i più giovani.
Laura udì qualcosa, all'inizio un suono indistinto, poi si definì in una violenta cassa techno che
sparava almeno duecento battiti al minuto, come i rave degli Anarcolisergici, alla quale iniziarono a
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sovrapporsi rumori che composero l'intera traccia come se un dj stesse sovrapponendo loop. Ma
c'era qualcosa di diverso, qualcosa di spaventoso in quei suoni, come se fossero i versi di creature
viventi, immense creature che danzavano aldilà degli universi nella più folle delle feste.
Il terrore più estremo le stava pervadendo l'intero corpo come una scarica elettrica, l'unico modo per
resistere era cedere agli istinti animali e diventare una bestia. Si sentì squassata, le budella si
rivoltarono come un calzino, la pelle sembrava trafitta da milioni di spilli: erano i peli che
crescevano fino a ricoprirla. La faccia si deformò, si allungò fino a diventare un muso, i denti si
allungarono e si affilarono, le unghie crebbero in artigli.
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Quella notte trascorse per lei come un sogno, dove aveva immagini frammentarie di corse a
perdifiato fra gli alberi, l'eccitazione della caccia, l'odore della paura degli umani dispersi nella
foresta, le loro sagome che scappavano, la loro carne, il loro sangue mentre li divorava. Incontrò un
altro lupo con il quale lottò furiosamente e poi si accoppiò distesa sul sottobosco, a pecora come un
cane, godendo di ogni sensazione, l'odore del sangue ancora fresco sui loro corpi, la sensazione del
pelo contro il pelo, i morsi, i graffi.
Il giorno dopo lo passò insieme agli altri neofiti lupi ad allenarsi nella trasformazione in lupo e in
quella di nuovo in umana, alla luce del sole. Il druido e la sua assistente passavano in mezzo a loro
dispensando parole di incoraggiamento e tisane d'erbe. Al tramonto si avviarono per tornare in città.
Il viaggio di ritorno fu molto più rapido: procedettero nella forma di lupo, avanzando spediti grazie
alla loro nuova tremenda forza.
Il primo mese da licantropo fu per Laura una gioia continua: imparò in breve tempo non solo a
trasformarsi, ma anche a gestire l'enorme energia spirituale dei lupi, l'aura lunare. Con essa poteva
sprigionare un alone di pallide fiamme gialle intorno al suo corpo o concentrarla in un palmo per
scagliare sfere di energia a centinaia di metri di distanza con effetti esplosivi.
Partecipò attivamente alla guerra contro i vampiri, con i quali aveva un conto in sospeso per la
morte di Carlo. Sapeva benissimo che quando i suoi compagni di branco lo avevano fatto a pezzi
era già spacciato; proprio come loro, anche i succhiasangue avevano l'ordine di moltiplicarsi il più
velocemente possibile.
Da chi ricevevano ordini? Anche loro avevano un clero simile agli sciamani? Lo chiese a Bruno. -I
vampiri prendono ordini dagli stregoni, i negromanti, coloro che praticano la magia nera.-I negromanti sono... umani?-Alcuni, altri solo in parte.-Ma se i druidi venerano le Forze della Natura e la Chiesa serve il Cielo, i negromanti...-Trafficano con i demoni, proprio così. Si dice che alcuni di loro siano perfino per metà demoni.-Esiste anche l'Inferno quindi?-Si.-E ci vai se sei stato cattivo?-Certo che no. E poi che vuol dire essere cattivi, dai!-E allora che fa?-Beh- Bruno cercò le parole. Non che ne sapesse molto anche lui di quegli argomenti, i druidi
davano spiegazioni, ma fino ad un certo punto -l'Inferno è... beh, per prima cosa ci finiscono tutti
quelli che hanno stipulato patti con loro, chi ha venduto la propria anima in cambio di soldi, o di
potere. Innanzi tutto sono dei mercanti, ma del tipo aggressivo, pronti a tutto pur di espandere la
propria sfera di influenza.-In questo non sono così diversi dagli uomini!- disse lei.
-Infatti!- il lupo fece un gesto ampio ad indicare il panorama delle rovine del secondo livello che si
stagliava davanti, colline di detriti intervallati da qualche megagrattacielo ancora in piedi con i
camminamenti e le linee del Tubo ancora attaccati come ragnatele su di un albero gigantesco. -Il
mondo di oggi è largamente in linea con la mentalità infernale. Sono, come si dice... ecco,
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imperialisti!- Una parola che Laura aveva sentito utilizzare solo nei centri sociali. Comunque
sapeva cosa significava.
-Quindi i demoni invadono e conquistano i mondi?-No, non solo. Loro li inghiottono, trasformano i mondi in nuove parti dell'Inferno, allargando così
il loro territorio.-E le anime che catturano cosa ci fanno?-Le usano come schiavi immortali. Dev'essere uno spasso.Quindi alla fine c'erano il Paradiso, l'Inferno e la reincarnazione: non mancava proprio nulla. O il
Samsara, il ciclo delle reincarnazioni, o la schiavitù sotto l'imperialismo demoniaco o la morte
eterna fra le braccia del Signore dei Cieli. Non faceva una piega. Come si poteva non stare dalla
parte delle Forze della Natura? Che pazzi suicidi erano i sacerdoti cattolici per assecondare un piano
di sterminio come quello propugnato dagli angeli?
I primi scontri con i vampiri filarono lisci come l'olio; grazie alla sua potente aura lunare Laura
divenne presto uno dei guerrieri più importanti del suo branco. Adorava spazzare via quei maledetti
succhiasangue, vederli mentre si riducevano in polvere la riempiva di una gioia selvaggia, quanto
selvagge erano tutte le emozioni che provava in quel periodo.
In capo ad un mese, all'inizio di Aprile erano diventati i padroni del Blocco aretino. I vampiri si
erano arroccati nel senese, dove spadroneggiavano incontrastati. Ma altre cose si muovevano nella
Toscana distrutta dal disastro: nei territori della piana fiorentina, il vecchio asse Firenze-Pistoia, si
erano formati dei villaggi di umani nelle grotte di cemento plastico, e i loro abitanti cacciavano
vampiri e licantropi senza pietà. In pochi erano tornati indietro dalle missioni in quell'area: voci
contrastanti parlavano di una potente guerriera con un occhio solo, di un santo senza volto e di un
cavaliere in armatura che difendevano i villaggi.
Sulla costa, nel Blocco Pisa-Livorno-Pontedera si era instaurato il regno di un negromante,
chiamato il Re Teschio, difeso da potenti magie, al quale perfino i vampiri non osavano avvicinarsi.
Ma i lupi, ormai padroni del territorio aretino, con una popolazione di almeno duemila licantropi,
non temevano nulla per loro ed anzi erano pronti ad azioni più decisive con l'aiuto degli sciamani.
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Poi, un giorno, arrivarono loro: la guerriera, il santo, il cavaliere, ed altri ancora, potenti, spietati,
invincibili. Laura fino a quel giorno non aveva mai incontrato il potere dei veri iniziati, aveva
conosciuto gli sciamani, ma non li aveva mai visti veramente in azione nel pieno dei loro poteri.
Scoprì quanto è potente un vero iniziato vedendo in azione il santo.
Il suo branco stava pattugliando un tunnel, quando egli apparve dal nulla, un uomo in felpa nera con
il cappuccio tirato su, sembrava l'ultimo degli Incivili, se non fosse stato per l'aureola che
sormontava la testa; il viso era completamente in ombra, ma vi brillavano due occhi gialli privi di
pupilla. Dalle mani strette a pugno gli uscivano due lame di energia azzurra. Attaccò Bruno a colpo
sicuro.
Il maschio alfa ebbe appena il tempo di dire: -Merda!- che si ritrovò quelle lame piantate nel corpo;
non vi fu sangue né lacerazione di carne, eppure il licantropo crollò a terra, morto stecchito. Un
attimo dopo l'assalitore era sparito.
-Che cazzo è successo?-Chi era quello?-Come ha fatto a sparire in quel modo?Tutte domande del branco che non ebbero alcuna risposta.
Tornarono di corsa verso le zone più centrali del loro dominio e vi trovarono una furiosa battaglia:
centinaia di fratelli lupi combattevano con una forza d'assalto di una cinquantina di uomini. Laura
notò la guerriera con un occhio solo, l'altro, sfregiato, mandava lampi azzurri in tutte le direzioni,
arrostendo i licantropi.
Vide una ragazzina avvolta dalle fiamme volare sulla testa dei lupi facendone strage, seguita da un
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suo coetaneo dai capelli lunghi e spettinati che dispensava raggi verdi a destra e a manca: ogni volta
che colpiva qualcuno, la vittima cadeva morta sul posto. C'era un gruppo di uomini completamente
coperti da divise nere, il passamontagna e il visore dell'elmetto calato sugli occhi, capitanati da due
individui che indossavano una maschera a forma di teschio, incappucciati, uno vestito di nero,
l'altro di rosso. Quello in rosso era una donna. Entrambi brandivano spade con cui si facevano largo
tra i nemici menando fendenti.
E c'era il cavaliere: indossava un incrocio fra un'armatura medievale e una tuta spaziale, non sapeva
come altro definire quell'intreccio di parti metalliche giuntate che gli avvolgeva il corpo con linee
aggressive, l'elmo sigillato con il visore specchiato, le tre tozze antenne che salivano dalla fronte e
dalle orecchie. Combatteva come una furia avvolto da fulmini azzurri che esplodevano ad ogni
colpo mandando lapilli incandescenti.
Laura si gettò nella mischia: combatté contro uno dei soldati in nero, che si rivelò un degno
avversario: usava trucchetti magici non dissimili da quelli dei vampiri, ed aveva uno stile di
combattimento molto raffinato. Tuttavia la sua furia lo travolse, riuscì ad afferrarlo e ad addentargli
il collo, recidendogli la giugulare. Ma fu una vittoria inutile: guardandosi intorno si rese conto che
ormai i lupi erano stati decimati.
-Adesso basta, fermatevi!- tuonò una voce. Incredibilmente gli scontri cessarono all'istante. L'uomo
incappucciato con l'aureola e il volto invisibile stava ritto in piedi su un promontorio di detriti,
guardando la folla con i suoi luminosi occhi gialli.
-Non c'è più alcun bisogno di combattere, creature della Luna.- disse con voce squillante -I vostri
capi sono morti, i vostri sciamani vi hanno abbandonato. Abbandonate anche voi queste terre o
unitevi a noi, unitevi alle libere genti nella redenzione dall'ubbidienza!-Chi sei tu?- chiese uno dei lupi.
-Io? Io sono il santo ribelle, il Clandestino dei Cieli che si aggira losco fra i mortali per portare la
bella storia! Dovete smettere di obbedire alle Forze Superiori che tutto governano, poiché
l'obbedienza ad una autorità superiore a quella del Popolo è un peccato mortale! In verità vi dico
che dovete prendere in mano le vostre vite e condurle verso un futuro di libertà e di pace! Dovete
smettere di azzuffarvi con coloro che versano nelle vostre stesse condizioni, i vostri fratelli vampiri,
come voi al soldo di forze che vi trascendono e che vi dominano come schiavi!-E cosa dovremmo fare, stringere la mano ai succhiasangue?-Perché no?- esclamò il santo senza un attimo di esitazione -Li combattete solo perché qualcuno vi
ha detto di farlo, perché vi è stato insegnato così! Voi potete scegliere, potete decidere per voi stessi
ed allearvi con loro contro i veri nemici, le sette iniziatiche al soldo delle Forze Superiori, coloro
che si combattono sulla vostra pelle, usandovi come pedine e mandandovi gli uni contro gli altri!-Tu ci parli di libertà, ma vuoi che obbediamo a quello che ci dici tu!-Sciocchezze!- disse il santo agitando la mano nella direzione di colei che aveva fatto la domanda
-Io vi lascio liberi di scegliere: potete andarvene e continuare ad obbedire ai Grandi Antichi, o
potete unirvi a noi, ed essere nostri fratelli!-Perché dobbiamo andarcene? Questa è la nostra terra adesso!-Non più! Con la forza l'avete presa, con la forza adesso la perdete, no?- rispose il ribelle sollevando
le spalle e allargando le braccia, gli occhietti gialli leggermente assottigliati in quella che poteva
sembrare un'espressione divertita. Nessuno trovò da obiettare.
Laura era sconvolta almeno quanto il giorno in cui era divenuta un lupo mannaro. Ancora non
capiva fino in fondo cosa stava succedendo: chi erano quelli? Non sembravano preti, né negromanti.
Capiva solo che non conosceva abbastanza quel nuovo, bizzarro mondo che si era spalancato
davanti a lei con la mutazione per capire la situazione.
Però in quel momento capì anche un'altra cosa: che se fuggiva e tornava sotto il comando degli
sciamani loro l'avrebbero tenuta volutamente all'oscuro di cose importanti per capire cosa stava
succedendo, mentre aveva l'impressione che seguendo il santo ne avrebbe saputo di più.
Decise di provare a restare al fianco del Clandestino dei Cieli e dei suoi sodali.
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