Matteo Salvadè

Transcript

Matteo Salvadè
Matteo Salvadè 4°P 16/12/2011- Pagina 1 di 3
MICHELANGELO
BUONARROTI
Cappella Sistina- Giudizio Universale
Michelangelo, Giudizio Universale, 1536-1541, Affresco, 13,70x12,20m, Città del Vaticano, Cappella
Sistina.
Questo affresco, che si trova nella Cappella Sistina, fu realizzato da Michelangelo vent’anni dopo la
conclusione della volta. Egli fu chiamato dal papa Clemente VII de’Medici per affrescare la parete posta
dietro l’altare. L’affresco universale fu realizzato ex novo sopra un dipinto preesistente, ovvero
“L’assunzione della Vergine” del Perugino. I lavori ebbero inizio nel 1536 e finirono nel 1541 e per
questo lavoro non si fece aiutare da nessuno.
Il tema del giudizio universale si scontra coi valori del Rinascimento, ma Michelangelo scelse questo
tema per rappresentare il periodo in cui c’era una drammatica situazione di crisi storico-religiosa, ovvero
Matteo Salvadè 4°P 16/12/2011- Pagina 2 di 3
il periodo che ha inizio nel 1527, quindi subito dopo il Sacco di Roma, e che dura per tutta la
Controriforma. Quest’opera mette in luce una situazione tormentata e lascia trasparire l’idea per la quale
le capacità umane sono messe in discussione, ma Michelangelo se ne serve anche come specchio della
propria anima, poiché egli non aveva la certezza della salvezza.
L’affresco è totalmente diverso dalla Cappella Sistina per ciò che riguarda l’organizzazione, infatti il
fulcro dell’affresco è il gesto energico compiuto dal Cristo che, in questo caso, assume i poteri di un
giudice e, con il braccio alzato attrae coloro che sono destinati alla salvezza, e col braccio abbassato,
designa coloro che sono destinati alla dannazione eterna. Questo gesto è un gesto certamente imperioso,
ma pacato, il che simboleggia l’ineluttabilità del giudizio divino. Nei volti dei salvati non c’è gioia, ma tra
il volto dei dannati è colmo di terrore. Alla destra di Gesù c’è la Vergine e, attorno a loro, c’è una schiera
di santi coi loro simboli, ovvero gli strumenti con cui sono stati torturati. Tant’è vero che, sotto Gesù,
sono presenti le figure di Andrea, che regge una croce, San Lorenzo, che ha una graticola e San
Bartolomeo, che regge la pelle che gli fu tolta dal corpo, su cui è raffigurato il volto di Michelangelo.
Sotto quest’ultimo santo, si trovano Santa Caterina d’Alessandria, che tiene la ruota dentata con la quale
fu torturata, e San Sebastiano con le frecce.
La zona inferiore è separata da quella superiore per mezzo di angeli che suonano le trombe del giudizio
utilizzate per risvegliare i morti che si dividono in due parti: a sinistra ci sono gli eletti che, richiamati
dalle trombe, intraprendono la loro ascensione verso il paradiso come fossero foglie portate dal vento,
mentre sulla destra troviamo i dannati che, scacciati dagli angeli e scaricati da Caronte a suon di remi,
vengono spinti tra le fiamme dell’inferno. Come per la realizzazione di Caronte Michelangelo si ispirò
all’inferno dantesco, così, per la rappresentazione di Minosse, personaggio che si trova nell’angolo a
destra avvolto dalle spire di un serpente, Michelangelo utilizzò le sembianze di Biagio da Cesena, maestro
di cerimonia del papa, poiché era un suo acerrimo critico. Nelle due lunette in alto sono presenti due
gruppi di angeli che reggono in volo i simboli della passione: nella lunetta di sinistra, gli angeli
sorreggono la croce, i dadi e la corona di spine, in quella di destra, gli angeli sorreggono la colonna della
flagellazione, la scala e l’asta con la spugna imbevuta d’aceto. In questo maestoso affresco la
composizione è totalmente diversa dal rigore compositivo del primo Rinascimento e ciò si denota dalla
sua dinamicità, dalla sua imponenza e dal fatto che pare ruotare in ogni direzione. Questo accade grazie
alle diverse proporzioni adottate per le figure che si collocano su piani spaziali differenti. La Madonna,
che si trova accanto al figlio, volge il suo sguardo materno e pietoso verso le anime dei salvati, ma questo
suo atteggiamento è più dovuto al fatto per cui Lei non può più intercedere presso Dio per salvare le
anime dei dannati.
Nell’affresco è presente un’essenzialità dei colori che, ridotti al blu intenso del cielo sullo sfondo,
accentuano la tragicità della crisi religiosa del momento che mette in discussione le certezze del
Rinascimento.
Questa fu un’opera che subì grosse e violente critiche, non solo per la grande quantità di figure nude, ma
anche per l’esasperata anatomia muscolare, la vitalità, le torsioni poco adatte ai corpi dei santi, ma,
soprattutto, anche per la mancanza delle aureole e delle ali degli angeli, in più Cristo qui ci viene
presentato giovane e senza barba. L’assenza di aureole e la mancanza
delle ali degli angeli è dovuta al fatto che Michelangelo rappresentava
solamente ciò che esiste in natura. Nel 1564, alla fine del concilio di
Trento, si decise di coprire con panneggi alcune delle figure ritenute
oscene e questo incarico lo ottenne Daniele da Volterra, detto
Braghettone poiché mise le brache ad alcuni personaggi. Questo gesto
andava contro la politica di Michelangelo, che voleva rappresentare
l’uomo nella sua essenza fragile ed eroica.
Prigione : lo schiavo che si ridesta
L’opera mostra Prigione, detto lo Schiavo che si ridesta, che,
incatenato, prova a liberarsi. Michelangelo lavora il blocco da una sola
Matteo Salvadè 4°P 16/12/2011- Pagina 3 di 3
parte e, man mano, fa affiorare la figura eliminando il materiale inutile, convinto che la forma fosse già
contenuta nel blocco e il compito dello scultore fosse quello di tirarla fuori.
Il non finito è una riflessione filosofica in cui sono rappresentati tutti i gesti espressivi che compie il
personaggio rappresentato. In Michelangelo questa tecnica è molto utilizzata anche per rendere la
rappresentazione ulteriormente espressiva.
Pietà Rondanini
Pietà di MichelangeloMuseo dell’Opera del Duomo