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STEFANO GIUNTA
Viaggio nell’India del Sud
Introduzione
Quale viandante dello spirito, il tuo viaggio nell’India del Sud può anche essere - e lo è
quasi sempre - un percorso più spirituale e allegorico che fisico e reale, ovvero un viaggio
motivato dal desiderio di conoscere l’anima di persone e di cose sconosciute, coniugato
col bisogno d’evasione e di poter percepire diversamente dal solito parte del pianeta Terra.
Molti anni fa, negli anni Sessanta, ci sono stati dei giovani - una generazione di giovani che in Occidente si sono rifiutati di vivere in un contesto sociale poco adatto alle loro
esigenze di libertà e di solidarietà umana, e perciò, al suono d‘una chitarra e in odio al
rombo dei cannoni, si sono trasferiti in terre lontane, in presunti paradisi sognati, anche
nella Chowpatty Beach di Bombay, cantando il valore della libertà e la sacralità della
persona umana. Quei giovani hanno fatto questo anche per tentare di trovare Dio nella
Natura e dentro il cuore dell’uomo, avendo rifiutato, a torto o a ragione, il razionalismo
della speculazione occidentale ed essendo diffidenti verso qualsiasi dottrina sociale o religiosa che stentasse a calarsi e tramutarsi nell’agire quotidiano.
Tempi passati.
Oggi puoi compiere un viaggio in India – un tempo si diceva “verso l’ignoto” - alla ricerca
di non so cosa, probabilmente per una presa di contatto con la diversità dei luoghi e con
persone che per civiltà, tradizione ed educazione ti permettano di realizzare un continuo
confronto con te stesso, muovendo tu dal presupposto che gli indù in generale siano in
grado di stabilire
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di fatto un forte legame tra la credenza in certi valori morali e religiosi e la loro condotta
quotidiana o tra il pensiero speculativo e l’azione responsabile.
Se senti dal profondo dell’anima la spinta, più o meno costante, a cercare nuovi colori, a
respirare altra aria, a curiosare sulle bancarelle allestite per gli abitanti del luogo che
intendi visitare, a conoscere e vivere, seppure in senso relativo o momentaneo, la cultura
indù oggi rivolta decisamente al futuro, allora potresti anche consultare e seguire una delle
tante apposite guide turistiche e così disporti a visitare e frequentare convenientemente
templi, divinità e persone del subcontinente.
Il mio viaggio in India muove da Calcutta, città che dal dicembre 2000 si chiama Kolkata e
che, è stato autorevolmente detto, tende a fagocitare il visitatore, a farlo sentire un numero
tra milioni di numeri, una goccia d’acqua in una grande marea di persone. Per non
lasciarmi respingere dalla grande città e da quanto di negativo essa possa presentare,
dispongo di un elenco di personaggi storici, di templi, monumenti e località che sono dei
punti di riferimento utili a farmi penetrare, in questo caso e gradualmente, nell’anima di
Kolkata, la Città dei palazzi, e a conoscerla con animo sereno.
Nel tracciare il mio itinerario attraverso l’India del Sud mi sono giovato anche della lettura
della biografia di Gandhi e dell‘Autobiografia di uno yoga di Paramahansa Yogananda (
Astrolabio ), due fonti che descrivono, sotto prospettive diverse, la prima il periodo
romantico della recente storia dell’India, l’impegno civile del Mahatma e d’un popolo che
hanno lottato e
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infine ottenuto l’indipendenza dal colonialismo inglese, e, la seconda, la missione religiosa
d’una persona santa che ha ridonato all’Oriente la tecnica dell’auto-realizzazione espressa
dal Kriya Yoga e l’ha divulgata anche in Occidente tra gli uomini di buona volontà.
Inizierò la visita della città di Calcutta con l’intento di rendere omaggio alla memoria di
Subash Chandra Bose, di cui conosco le vicissitudini, e di visitare poi la Tagore House, il
tempio di Kali Kalighat, il Ponte di Howrah, la vicina Serampore e i luoghi dove hanno
lasciato traccia di sé delle personalità votate alla santità, alla solidarietà umana e
all’unione con il divino, quali il mitico Babaji, Mokunda Lal Ghosh, meglio noto come
Paramahansa Yogananda, e Lahiri Mahasaya.
Solo in seguito potrò esplorare meglio Kolkata, certo di non essere da essa respinto come
si può temere che accada a chi la visiti per la prima volta.
Perché chi legge queste note ben si orienti circa il contenuto del Da Calcutta a Bombay
attraverso l’India del Sud, qui si trascrive l’Indice Generale, dal quale si deducono anche
gli aspetti socio-culturali della civiltà indù affrontati nei seguenti cinque diari di viaggio:
1.CALCUTTA - 2. L’ORISSA – 3. IL TAMIL NADU. - 4. IL KARNATAKA - 5. IL
MAHARASHTRA e BOMBAY.
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Indice generale
KOLKATA, mon amour, 1.
1. Subash Chandra Bose, il Nataji, e Mohandas Gandhi, il Mahatma, 3.
2. Brevi cenni sullo Stato del Bengala – Rabindra Nath Tagore e i Veda, 11.
3:.Il Parco Maidan, il Victoria Memorial e il colonialismo britannico in India, 22.
4. Altri luoghi e monumenti di Kolkata, tra cui la Mother Teresa Sarani, 37.
5. Sull’architettura templare indù - Kali e il suo Tempio – La Casa degli Agonizzant di
Madre Teresa, 43.
6. In memoria di Madre Teresa – Il significato del mandala, 61.
7. Babaji, Lahiri Mahasaya, Sri Yukteswar, Paramahansa Yogananda ovvero quando la
persona vive tra mito e realtà, 67.
8. I ragazzi della Sealdah Railway Station – Il Drop in Center, 73.
9. Altre zone famose di Kolkata, 79.
10. La Durbar Mahila Samanwaya, un’Associazione pro prostitute, 82.
11. Davanti al Ponte di Howrah – Yogananda si è forse reincarnato? 84.
12. La dottrina del karma, 96.
13. Yogananda e il Tempio di Kali Bhavatarini, a Dakshineswar, 98.
14. La Howrah Station e i ragazzi di Frèdèric Boisset, 104.
15. Nei dintorni del lago Rabindra Sarovara, 107.
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16. Il Presidency College- La Serampore di Sri Yukteswar..109..
17. Il prof. N. Ghosh e la giornata della classe dirigente di Kolkata - Le scrittrici più note del
Bengala. Le autostrade indiane, 112.
18. Non ho visitato la Città della Gioia - Addio, Calcutta, 118.
L’ORISSA, sede del Signore dell’Universo,123.
BHUBANESWAR.
1. Mr. Sunder Singh, un giornalista che parla la lingua di Dante,126.
2. Un po’ di storia dell’arte nell’Orissa: gli stili nagara e dravidico – Nel Bindu Sagar
l’imponente complesso del Lingaraj, 129.
3. Era il 24 dicembre del 2004…, 136.
4. Nell’antico Sud il movimento dei Saiva e quello dei Vaishmava,139.
5. Ganesh, Kartileya e la tremenda Kapalini, l’Ornata di teste di morti - Il Buddhismo, 142.
6. Da un tempio all’altro…,148
7. Le colline di Khandagiri e di Udaigiri – La logica e la gnoseologia del Giainismo,153.
8. Brevi cenni sulla letterature dell’Orissa, 161.
9. Papanna e il famoso sistema del microcredito.- La condizione delle donne e l’impegno
sociale di Arundhati Roy, Ela Bhatt e Anita Nair, 166.
10. La sorella di Sunder Singh è gravemente ammalata, 171.
11. La vita leggendaria di Ashoka e i suoi stupa, 174
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PURI, la porta del cielo, 178.
1. Ascoltare il silenzio, 180.
2. La Pagoda Bianca e il carro di Jagannath, 182.
3. Una predizione di Sri Yukteswar,187.
4. Nell’ashram dei devoti di Krshna si parla anche dell’Infinito, del Signore del sonno e
dell’Immanente,190.
5. Sulla realizzazione di sé e la finalità della filosofia indiana, 197.
6. La Premessa a I Divertimenti di Kssna, 201.
7. Visito i luoghi cari a Sri Yukteswar, 204.
8. La morte terrena di Krshna e di Cristo - Sri Yksteswar, tra sogno e realtà, 206.
9. Una silenziosa operazione di polizia, 211.
10. Davanti al Tempio di Jagannath, 220.
KONARAK
1. Il Surya Mandir, 221.
2. Il Tantrismo, 225.
3. Lascio l’Orissa, 227.
IL TAMIL NADU, la terra dei templi, 231
CHENNAI
1. La metropoli, ieri e oggi - Rivolgo il pensiero al filosofo Jiddu Krishnamurti, 233.
2. Il Lions Club Pondicherry- Le donne del Tamil Nadu, 236.
3. Lo tsunami del 2004 lungo la costa del Bengala – Il Fort St.George, St Mary’s Church e
l’Ufficio Sviluppo SURABI, 240.
4. Nei pressi di Marina Beach – Sulla letteratura kannada- A proposito delloYoga si parla
della Scuola
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Hatha, 246.
5. Il Wellington College - L’Ice Home, già residenza di Swami Vivekananda – A Chennai, nel
2003 c’è stato il Primo Meeting Nazionale delle donne, 251.
6. Fabrizio A., un italiano che va in giro per il mondo, 254.
7. Sul matrimonio indù- I giorni fausti e quelli infausti - Il quartiere di Egmore e il
Government Museum, 258.
8. In Triplicane High Road il Parthasarathi mandir - A Mayipore mi si illustra la danza
tandava di Shiva - Il Tempio di Kapalishvara, 265.
9. Nella Theosophical Society si parla di Annie Basant, 274.
10. La tomba di Peryar Thidal – Il Engineering College e il Children’s Park, 281.
11. A proposito della festa di Ardh Kumb Mela- Jayalalitha Jayaram, ex Presidente del
Tamil Nadu, 284.
12. Don Ignazio Camilleri illustra la rappresentazione che gli indù hanno della divinità, 288.
13. Assisto ad una conferenza su Il mantra, il tempio e il culto degli dei, 294.
14. Don Ignazio Camilleri parla della situazione dei cristiani in India e mi illustra il
Tantrismo della mano sinistra e quello della mano destra, 302.
15. Sulla Trimurti e ancora sull’immagine di Vishnu, 310.
16. Durante il viaggio per raggiungere Kanchipuram sfoglio il Rapporto sulla libertà
religiosa nel mondo, 314.
KANCHIPURAM, la città d’oro.
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1. Nino Bellanca, un compatriota bontempone, parla dell’Ayurveda quale scienza pratica,
322..
2. I templi di Kailasanath, di Vaikunthaperumal e di Kamakshiamman, 327.
3. Il tempio dedicato a Ekambareshwara e quello di Varadarajaperumal, 333.
4. Il dott. Pangaj Ahmad m’intrattiene sulla scienza dell’Ayurveda, 337.
MAHABALIPURAM.
1. Il dott. Desikanayagam Vallyappa mi illustra il mito del Nano-Wishnu - Il Shore Temple Mahashivaratri ossia la Grande notte di Shiva, 340
2. La penitenza di Arjuna - Il Krishna mandapa - Il Ganesha ratha – Varaha mandapa II - Il
Mahishasuramardini mandapa, 348.
3. Si parla dell’arte scultorea - Lo tsunami del 200 4 ha fatto due blocchi di granito
artisticamente rifiniti, 359.
4. Il Global March against Child Labour - La Grande Madre e il suo Bambino – Il gruppo dei
cinque ratha - Il tempio di Dharmaraj, 362.
5. Il mago della Tiger Cave, 369.
PONDICHERRY, 376:
1. Per un primo contatto con la città, 378.
2. Il Pondicherry Museum – Gli effetti dello tsunami del 2004- La città ogni anno fa rivivere
certe pagine del Ramayana di Valmiki, 380.
3. Nell’Auroville Ashram si rivive il mito di Sri Aurobindo e di La Mère, 384.
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AUROVILLE, la città dell’Aurora, 389
1. Il Matrimandir,391.
2. Si parla delle capacità miracolistiche di Sai Baba e del significato originario della
svastica, 393.
TANJORE, il giardino dell’india del Sud, 398.
1. Il significato della rappresentazione scultorea di Ganesh, 399.
2. Il Tempio di Brihadiswara: architettura e mitologia, 403.
3. Delhi rende onore allo scultore Satyendra Pakhlè, 411.
TIRUCHIRAPALLI ovvero TRICHY, 412.
1. Il Rock Fort Temple e l’isola di Srirangam, 414.
2. E’ accaduto a Kumbakonam, nel luglio del 2004, nell’Istituto privato della Lord Krishna
School, 418.
MADURAI, la città del nettare,421.
1. Minakshi, la dea dagli occhi di pesce, 422.
2. Ancora sul matrimonio indù – Il caso di Munish Dalal e quello di Harpeet Kaur – Nirmala
Pilsamy e il tasso di natalità nel Tamil Nadu, 423.
3. Si fa la puja anche tramite il collegamento a un tempio, 429.
4. Il Minakshi mandir è l’apice dell’evoluzione dello stile dravidico - Il Nandi mandapa e
l’Ayrakkal mandapa – I Givindappa Venkataswamy era un dottore che curava i ciechi, 430.
5. Un momento di pausa nel mio peregrinare,, 437.
IL KARNATAKA, 443.
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BANGALORE
1. La Silicon Valley indiana.,444.
2. Uno sguardo alla città che guarda al futuro, 447.
3. Mr. Madhura Kanavi illustra la potenza economica di Bangalore - Il Simputer ovvero la
tecnologia a servizio del contadino, 449.
4. Un curioso metodo nell’Andhra Pradesh e nello Stato del Bihar perché il contribuente
paghi la tasse comunali, 452
5. Il Palazzo del Sultano Tipu, 45.
6. Il Bull Temple, il più antico di Bangalore- Il rapimento dell’attore Rajkumar, 458.
7. L’outsourving dell’Occidente avvantaggia l’economia indiana - L’impegno civile di alcuni
scrittori su temi delicati, 461.
8. Nel Cubbon Park e nel Museo della Tecnologia e dell’Industria, I nuovi Istituti della
ricerca – Il Vidhana Soudha, 466.
9. Don Vizzola e i Salesiani a Bangalore – I cristiani sono invisi ai nazionalisti, 468.
10. Brevi cenni sulla letteratura kannada, 472.
11. Sri Ravi Shankar e la sua Art of liveng ,476.
MYSORE.
1. Nel Mercato di Devaraja e davanti al Palazzo del Maharaja, 481.
2. Gli hijiras e l’elezione contestata al sindaco di Katni - La visita a Belur, Halebid e
Sravanabelagola, 487.
HAMPI, la città della vittoria,497.
1. La scrittrice Asha Mirò e il tema dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, 498.
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2. Tra le suggestive rovine della città di Vijayanagar, 501.
3. La collina di Matunga - Il Vitthala mandir - Un esperto indù interpreta un mio sogno, 508.
BADAMI, 513.
1. I Maya Vidhya ovvero i 10 aspetti del potere di Shiva, 514.
2. La Jambulinga Hill, ovvero le grotte rupesti.– Il significato di Kali Chimmanasta, 523.
BIJAIPUR, l’antica città della vittoria.
1. Un giovane pittore parla di Kamala, un aspetto della Realtà,528.
2. Il Golgumbaz e l’Ibrahim Roza, i due capolavoro della città, 532.
3. Alfred e Andrè: due signori che seguono l’ispirazione della New Age, 534 a,b.c.d,e.
IL MAHARASHTRA, 537.
PUNE
1. La Manney’s Book Seller, 539.
2. In casa Gandhi c’è profonda discordia, 541.
3. Si parla di Bhagawan S. Rajneesh e della sua segretaria Sheela, 542.
4. Il dott. Insha m’intrattiene sul colore che i chakra richiamano e anche sul film
Matrubhoomi di Manish Jha, 549.
5. Le suore e le prostitute di Pune, ovvero l’impegno civile delle une e la povertà delle altre,
557.
6. Il Tempio di Pataleshwar o Panchaleshwar, 559.
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AURANABAD, 561.
1. A Milano aprirà la Grameen Bank Italia?, 563.
2. Le famose grotte di Ellora, 564
3. Il tramonto del Buddhismo - Le celebri grotte di Ajanta, 571.
MUMBAI, 584
1. Pensando all’India, al Pakistan e agli scrittori che vivono altrove, 586.
2. La Victoria Terminus Station, 588.
3. Mumbai, una metropoli in continua crescita demografica - Il Gateway of India tra passato
e presente, 590.
4. In giro per la città: la Cattedrale di S. Tommaso, la Flora Fountain e Il Forte.596.
5. Munish è senza lavoro – Mayawati Kumari, il governatore dell’Uttar Pradesh s’interessa
al futuro dei senza casta, 599.
6. Vandana Shiva, il problema dell’acqua in India- Ancora sul fenomeno
dell’inurbanizzazione, 603.
7. La lavanderia comunale - I fattorini del pasto, 606.
8. Il Javeri Bazar- Vibhuti Narayan Singh, l’ultimo vero maharaja di Benares- La maharani
Shehzadi Wilayat Mahal, 611.
9. Munish ha trovato lavoro - Il prof. Damodar Sawarkar parla di Mumbai, dei Parsi e di
Medha Patkar, l’eroina dei contadini della Narmada Valley, 613.
10. In India, a metà maggio 2009 è terminato lo spoglio delle schede elettorali: le proiezioni
indicano il trionfo del Partito del Congresso, 621.
11. Alle porte del complesso di Bollywood si parla
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di cinema e mafia, di Bharat Shah, il produttore di Devdas, di attori e registi.- Il caso di
Ramesh Taurin - La donna indiana e il sesso, 623.
12. Scrittori, attori e film indiani in Italia e Inghilterra, 636..
13. Nel Javeri Bazar e nel Crawford Market – L’organizzazione di Kailash Satyarthi a favore
dei bambini sfruttati nel lavoro – Delhi libera le sue strade dalla presenza dei mendicanti,
639.
14. Sul tema della reincarnazione, 642.
15. I giovani e la rivoluzione culturale e tecnologica dell’India – Più ricerca contro la
povertà, 645.
16.. A Mumbai esiste o no una middle class? Il progetto New Vision Mumbai- Le case lowcost per i non abbienti, .650.
17. Gli attori indiani in Inghilterra e negli USA- Le relazioni tra Bollywood e Hollywood, 653
18. The Millionaire: Danny Boyle, il regista inglese – Azharuddin Mohammed, il piccolo
milionario indiano -Frida Pinto, la nuova musa indiana. Sylvester Stallone è assai
conosciuto in India, 660.
19. Sul Parlamento indiano e l’astro nascente di Rahul, 662.
20. La collina di Malabar Hill – Le cinque Towers of Silence dei Parsi, 664.
21. Nel Kamathipura, il quartiere a luci rosse – Il mito di Yellama Devi o Renuka e le
ragazze dedicate - Se una coppietta fa delle effusioni in pubblico, 667.
22. Le grotte di Elephanta, 672.
23. Swami Joshi, ovvero Swami Ranjit, il sadhu di Mumbai, 674.
24. Srinagar, la capitale del Kashmir, conserverebbe
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le spoglie di Cristo, 677.
25. Kaushalya Reddy, una ballerina di ottima fama, 680.
26. Sunder Singh m’invita ad appofondire l’aspetto esoterico della Trinità, 681.
27. Assisto a un concerto di musica tenuto da Zubin Mehta - Vi sono dei codici segreti del
Nuovo Testamento? 685.
28. Lascio l’India e i miei due amici, Sunder e Damodar - L’uomo col coso di colore giallo
nelle mani, 687.
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Mumbai, una metropoli in continua crescita demografica.
Il Gateway of India tra passato e presente.
Ho preso alloggio all’Hotel Moti International, nella Best Street, quartiere di Colaba, a pochi
passi dal Taj Mahal Intercontinental.
A ben guardare il Taj Mahal, la sua facciata storica, imponente e armoniosa, mi si stringe il
cuore e quasi mi manca il fiato: l’albergo è stato costruito nei primi anni del Novecento e
qui scendono le celebrità che si fermano a Mumbai; ma nel novembre del 2008 il Taj è stato
attaccato dei terroristi che hanno generato una violenta esplosione nell’ultimo piano; le
forze speciali indiane, coadiuvate dalla polizia e dalla Marina – l’esercito era presente con
65 comandos e la Marina con 200 assalitori - hanno fatto irruzione nei luoghi degli
attentati, liberando le persone che erano rimaste prigioniere negli alberghi. Dal Taj Mahal
Hotel sono state fatte uscire 50 persone…e pochi minuti dopo sono state avvertite due
esplosioni e si è sviluppato l’incendio nei piani alti. Da subito si è capito che i terroristi
miravamo a uccidere i turisti stranieri, preferibilmente se britannici o americani…Ricordo
che c’è stata anche la strage al centro ebraico Habad, dove sono caduti nelle mani dei
terroristi 6 ostaggi ebrei immediatamente uccisi, compreso il rabino Gabriel Nohah
Holtzberg e la moglie…Penso poi a quanto è successo negli alberghi più rinomati della
città, precisamente al Trident e all’Oberoi, dove si è distinto il cuoco italiano Emanuele
Lattanzi per essere riuscito, sfidando la morte, a portare il latte alla figlia di pochi
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mesi… Dopo i primi scontri a fuoco nella stazione della città e al cafè Leopold, uno dei
terroristi, un certo Azam Amir Kasav, l’unico a lasciarsi prendere vivo perché ferito alla
mano e forse terrorizzato, si è arreso agli agenti e ha confessato di essersi imbarcato con i
compagni sui gommoni al porto di Karachi.
Gli attentati in India segnarono anche per l’economia italiana un grave danno, dato che le
autorità amministrative di Mumbai, dopo gli attentati, hanno rinunciato alla realizzazione di
grandi opere che avrebbero coinvolto anche alcune grandi ditte italiane: la città per il
momento accantonò in massima parte dei progetti relativi alla costruzione di circa 140
chilometri di metropolitana, all’ampliamento del porto commerciale, al rifacimento delle
fogne, ecc.; pertanto interruppe i contatti con l’Ansaldo, la Selli, la Caltagirone, la Icma e il
gruppo Totti., contatti che solo dopo anni sono stati ripresi…
Al momento di fare la mia prima uscita dall’hotel, da subito mi dirigo alla volta della Porta
dell’India, come se Mumbai per me significhi soprattutto o esclusivamente la Porta
dell’India; in realtà, sono mosso dal desiderio di visitare i luoghi battuti e amaramente
conosciuti, tanti anni fa, da un buon numero di miei connazionali che finalmente,
imbarcandosi, avevano la certezza di fare ritorno a casa, dopo anni di lunga prigionia.
Unitamente a numerosi gruppi di turisti stranieri e indù mi trovo nell’ampio spazio
dell’Apollo Bunder. Osservo il Gateway of India e constato che oggi non sia più il posto di
sbarco, perché è il posto di ritrovo per inna
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morati e per gruppi di ragazzi. Ho anche la sensazione di leggere alcune pagine di storia
contemporanea: il simbolo di Mumbai, ossia il triplo arco trionfale, visto sotto l’effetto della
luce del mattino, appare in basalto color giallo o miele. Non è difficile all’occhio leggere e
all’immaginazione ricreare il festoso benvenuto che nel 1911 è stato dato dalle truppe
britanniche a Giorgio V e alla regina Mary, e che nel 1947 si è tramutato in un silenzioso e
compiaciuto addio rivolto dagli indiani alle ultime truppe inglesi che attraversavano la
Porta per imbarcarsi e lasciare definitivamente l’India.
Sui due lati del monumento vi sono delle piccole insegne con una parola scritta con
caratteri che non conosco, nera su fondo bianco. C’è chi traduce per me: la scritta è
Mumbai.
Sulla piazza antistante il Gateway sorge la statua del patriota Sivaji, il capo dei Maratha, in
sella al suo cavallo; c’è anche quella di Swami Vivekananda: le due statue conferiscono
una nota di solennità all’insieme.
A Madras, davanti all’Ice Home, che alla fine dell’800 è stata la residenza di Swami
Vivekananda, credo di non aver reso il dovuto omaggio a questo discepolo di
Ramakrishna, che tra i primi divulgò in Occidente la spiritualità indiana. Con un gesto
d’incantato ottimismo vuoi che le statue di Sivaji e di Swami Vivekananda si rianimino? e
che si dispongano ai lati dell’arco centrale della Porta dell’India per fungere da
contrappeso alla memoria storica del pesante colonialismo britannico? Io lo voglio e la mia
immaginazione compie un gesto di magia: adesso vedo inglesi e indù convivere senza
guardarsi più in cagnesco.
Chiudo il libro immaginario di storia – per il momento
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così penso si debba fare - e mi avvio verso il porto, percorrendo un breve tratto della P. D.
Yellow e ammirando lo spettacolo che offre la baia di Mumbai, sempre più somigliante a
Manhattan in forza dei grattacieli che, numerosi, documentano il progresso che vanta uno
dei più significatici centri commerciali del pianeta.
Il porto di Mumbai!
Sono preso dall’emozione. Il vecchio porto è assai animato: barche, groviglio di reti e
pescatori silenziosi che rammendano le reti o che mettono in sesto la barca. Mi sembra di
conoscerla da tanto tempo, questa zona di Mumbai che da anni è ben conservata nel
cassetto dei miei ricordi sotto forma di annotazioni dovute anche alla penna di Beppe
Pegolotti, giornalista, che nel suo Criminal Camp ha descritto, tra l’altro, la sua prigionia in
India e quella di centinaia di suoi compagni, durata in tutto sei anni.
Più che badare al traffico che qui comincia a farsi un po’ intenso ma non caotico,
immagino, con profonda commozione, di vedere il lento serpentone di soldati italiani che
sbarcano in India e che sopportano l’umiliazione della prigionia, pur consapevoli che per
loro la guerra sia finita. In realtà, erano giunti a Bombay nel novembre del 1940 e alla fine
della guerra sono stati, ma non tutti purtroppo, rimpatriati a scaglioni. Correva l’anno 1946.
A 200 miglia da Mumbai c’è Ahmadnagarth, col suo castello, dove Pandit Nehru, successo
a Gandhi nel Congresso, trascorse una delle sue numerose prigionie; qui il prigioniero
padre Balocco, un missionario salesiano, teneva le lezioni di inglese ai suoi commili
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toni. Altro campo di prigionia era Ramgarh, ai confini tra la regione del Bihar e quella del
Bengala. A Ramgarh, nel cimitero degli uomini bianchi, precisamente a Ranchi, nel Bihar,
riposano alcuni soldati italiani e, per rendere onore a loro, i loro camerati, prima di lasciare
l’India, raccolsero più di centomila rupie che consegnarono ai missionari di Ranchi per
costruire una cappella che ricordasse quelle giovani vite spente in terra straniera.
Sono certo che l’ex Arcivescovo di Ranchi, S. E. Telesphore Placidus Toppo, tuttora
provveda indirettamente a ben custodire la cappella e a tenere sempre vivo il ricordo di
quei soldati italiani lontano dalla loro terra..
La vista sul porto di solito è rilassante, ma non per me che sono teso nello sforzo di
disciplinare nell’anima le emozioni suscitate dalla rappresentazione analitica di questi
luoghi che durante la seconda guerra mondiale sono stati più volte osservati e battuti dai
prigionieri italiani con la mente rivolta alle famiglie lontane.
Siedo al tavolo di un bar, prendo un buon the e poi per distrarmi darò un’occhiata alle
boutique che si trovano al pianterreno.