Leggi l`introduzione di Fred Torres

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Leggi l`introduzione di Fred Torres
Sempre fedele a se stesso, David LaChapelle accompagna gli spettatori lungo un viaggio dalle infinite possibilità
attraverso questo mondo e quello noto solo a lui. Negli ultimi quindici anni, come amico e collega di David, ho
imparato che il segreto per realizzare ciò che è impossibile è partire dal presupposto che non lo sia. David non ha mai
creduto al concetto di impossibilità. Riesce sempre a realizzare ciò che ha in mente. Così è diventato fotografo. Quando
era molto giovane, decise che sarebbe stato un artista e subito scelse la fotografia come forma d’arte. È stato così
determinato che la sua primissima immagine l’ha scattata con una macchina fotografica presa in prestito. Voleva dar
vita alla sua immaginazione, e lo ha fatto.
Non gli mancano mai idee per nuovi progetti, che in tutti questi anni ha sviluppato in ogni direzione possibile.
Senza arte sarebbe perso, perché la sua felicità consiste nel poter mostrare la sua creatività. Ha un modo di pensare cui
tutti gli altri non sono preparati. Osserva la realtà con l’innocenza di un bambino e la traduce in immagini
apparentemente complesse, ma che invece sono ironiche e facili da capire. Qualsiasi suggerimento che possa limitare la
sua creatività e la sua immaginazione resta inascoltato E così in totale autonomia realizza immagini talmente
straordinarie da dissolvere il regno dell’impossibile. Non tutti possono vivere costantemente nel mondo di David. Solo
lui può ed è questo che lo rende unico nel creare ciò che crea.
Lavorare con lui è una sorta di dipendenza. Ci si abitua alla costante e intensa creatività della sua vita quotidiana
tanto da non poterne più fare a meno. Non c’è alcun limite e, quindi, qualsiasi cosa può essere realizzata. Le persone
con cui lavora tutti giorni sono le più influenti della nostra epoca e così acquistano un particolare valore anche le
immagini che lui crea. Ogni momento passato con David sul set è fugace, ma unico e talmente prezioso da volerne
collezionare il più possibile, perché tutti noi, che siamo coinvolti, siamo consapevoli di cambiare la percezione che la
gente ha della realtà.
È geniale il modo in cui David riesce a trovare persone che abbiano la sua stessa passione e fiducia nel modo di
guardare al mondo. David valorizza e combina le qualità straordinarie dei singoli componenti del gruppo con cui lavora
per realizzare opere così particolari. Ha lavorato con persone di ogni tipo, persone di ogni razza, religione e
inclinazione sessuale. Sia coloro che stanno davanti all’obiettivo sia quelli che lo aiutano dietro le quinte costituiscono
un punto di incontro di esperienze e idee e sono coese dal motto che riflette il pensiero di David, “più siamo, meglio è”.
David permette realmente agli esclusi di brillare. Nella sua “isola dei giocattoli difettosi”(*) non importa chi tu
sia, è sufficiente poter contribuire attivamente al progetto. Dalle sue fotografie emerge una realtà improntata alla
tolleranza ed è eccitante pensare che esista la possibilità di integrare alla perfezione tutte le nostre differenze.
La prima immagine, alla quale ho lavorato anch’io, Diesel Jeans, Victory Day 1945 (1994), me lo ha
confermato. La fotografia mostra il bacio tra due marinai durante i festeggiamenti per il “Victory Day” della Seconda
Guerra Mondiale. Per dei giovani omosessuali che stanno crescendo, vedere quella pubblicità della Diesel Jeans sulle
riviste significa potersi sentire accettati per ciò che sono. Con le sue immagini David non soltanto mostra un mondo
alternativo in cui questa realtà viene accettata, ma lo estende anche al nostro mondo, facendo in modo che tale
accettazione divenga reale.
Così, attraverso gli emarginati, riesce a portare il proprio messaggio a milioni di persone. Ciò che rende la sua
voce differente dalle altre è il fatto che lui dia al mondo ciò di cui il mondo ha bisogno e nel momento in cui ne ha
bisogno e non ciò che il mondo vuole e quando lo vuole. Specialmente per questo, è insuperabile.
Grazie ai suoi lavori, David crea una nuova cultura pop, rendendo celebri anche le persone relativamente poco
famose. Con un solo scatto, pubblicato da "Vanity Fair” (Paris at Grandma Hilton’s House, 2000) è riuscito a far
conoscere Paris Hilton a tutto il mondo. E oggi lei è una icona internazionale. In una serie di fotografie destinate ad
alcune pagine interne di un’edizione di “Rolling Stone”, David ritrae una giovanissima Britney Spears in modo così
impeccabile che una di queste foto è stata scelta per essere messa in copertina. Questa immagine ha dato luogo a una
polemica con la maggioranza moralista americana non solo per il modo in cui la ragazza era stata fotografata, ma anche
a causa dell’inclusione di un piccolo pupazzo viola dei Teletubbies, assimilato a una presunta “propaganda
omossessuale” in essa contenuta. David ha incluso questo giocattolo come risposta a una ridicola rivendicazione che
affermava che il giocattolo fosse realmente gay. Quella copertina risulta essere una delle più famose mai pubblicate
dalla rivista.
Sempre per “Rolling Stone”, in un’altra copertina, un’altra sua fotografia ha suscitato polemiche e critiche nel
mondo religioso. Quella immagine avvicinava Kanye West a Gesù Cristo, ritraendolo con una corona di spine. David è
stato criticato per aver divinizzato il rapper. La foto, in realtà, esprime soltanto la personale convinzione di David sul
fatto che Gesù possa venire a noi a prescindere dal colore della sua pelle e non intendeva affatto creare scandalo.
Ci saranno sempre critiche da parte di estremisti e artisti, ma il pubblico vuole vedere genio e ribellione, e vuole
trarne quel coraggio che possa spingerlo a trascendere l’ordinario. È per questo che la gente ama contemplare i lavori di
David e, per quanto mi riguarda, è uno dei principali motivi per cui adoro lavorare con lui, oggi come in passato.
Tutte le celebrità che ha diretto nei suoi scatti sono consapevoli di essere entrate a far parte del suo mondo. Si
trovano nel suo territorio e l’idea di spingersi al di là dei limiti le intriga. Ciò che li esalta non è tanto la possibilità di
lasciare la loro confortevole condizione, quanto il mostrarsi al mondo con una modalità che solo David LaChapelle può
concepire. E così le loro immagini divengono molto più di un ritratto: una time capsule(**) che contiene l’essenza delle
loro vite.
I ritratti delle celebrità non vogliono essere al servizio della celebrità, così come i lavori commerciali o editoriali
non sono al servizio della marca o della moda. David lavora alle sue condizioni. L’opera oggi presentata come arte è
stata nata per progetti pubblicitari o editoriali. David ha creato campagne pubblicitarie per centinaia di marche. Allo
stesso modo, nel corso della storia, altri artisti hanno lavorato su commissione della Chiesa o dell’aristocrazia.
Il mondo rappresentato nei lavori di David suscita negli spettatori un forte sentimento di speranza. La sua arte si
emancipa da una realtà piena di immagini di guerra e terrorismo. Essa si caratterizza per i colori marcati, le
composizioni e le scenografie che catturano gli spettatori, offrendo loro la possibilità di sognare.
Deluge (2006), tributo di David al Diluvio di Michelangelo nella Cappella Sistina, è un chiaro esempio di
quanto forte sia questa speranza. Di fronte a una grande avversità, ecco che gli uomini protendono le braccia per
aiutarsi gli uni con gli altri e sfuggire al pericolo. In Cathedral (2007) è di grande conforto vedere che l’unione delle
persone permette loro di trovare consolazione nelle ultime ore di vita. Nella serie degli Awakaned (2007), per la prima
volta dalla metà degli anni Ottanta David è libero di fotografare senza alcuna restrizione pubblicitaria o aziendale.
Senza quei limiti, egli ha realizzato le immagini più minimali e spirituali. La voluta ambiguità nella scelta
rappresentativa del soggetto fa in modo che lo spettatore si chieda se i personaggi stiano annegando o, invece,
ascendendo al Paradiso. Tralasciando le possibili interpretazioni, ciò che si coglie principalmente è un forte senso di
comprensione e amore e, ovunque sia situata la scena, lo spettatore nutre la speranza di poter essere anche lui presente.
I soggetti degli Awakened sono al sicuro. Sono giunti al punto in cui immaginavano che sarebbero arrivati. Allo stesso
modo anche David ha raggiunto una fase della sua carriera cui da sempre aveva aspirato. Le foto delle celebrità e le
straordinarie immagini che ci hanno accompagnato fino a ora lo hanno aiutato a essere l’artista che è diventato. Il
mondo ha appena iniziato a vedere la creatività che lui può offrire. Credo che il meglio debba ancora venire.
Fred Torres, co-curatore di questa mostra, lavora con David LaChapelle da quindici anni. Dopo un inizio come
produttore esecutivo delle fotografie di LaChapelle, Torres attualmente è l’agente che cura e promuove l’arte di
LaChapelle nel mondo.
(*) Time capsule: cassa contenente oggetti, documenti dell’epoca attuale sotterrata o murata come testimonianza
per epoche future. Pratica, inaugurata da Andy Warhol, diventata di moda negli U.S.A. qualche anno fa.
(**) “The Island of Misfit toys” o “l’isola dei giocattoli difettosi/rifiutati” è una sorta di santuario dove vengono
mandati i giocattoli difettosi e non voluti. Si tratta di una favola ispirata alle avventure di Rudolph la renna dal naso
rosso, racconto di Natale basato sulla canzone di John Marks, tratta, a sua volta, dalla poesia di Robert L. May del
1939. Poi Rankin-Bass ne realizzò un cartone animato che fu trasmesso per la prima volta nel dicembre del 1964 dal
NBC.