Santuario Santa Maria di Anzano

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Santuario Santa Maria di Anzano
Santuario Santa Maria di Anzano
Il primo documento in cui si parla di Santa Maria di Anzano (sancteque marie de anzano), risale al 1131 e trattasi di una pergamena conservata
presso La Biblioteca Nazionale di Cava dei Tirreni (SA), trascritta e poi pubblicata da Martino Martini nella sua opera “Feudalità e Monachesimo
Cavense in Puglia - Casa Editrice “Apulia” - 1915 – Martina Franca.
L’anno 1131, con tutta probabilità potrebbe, dunque, essere considerato anche l’anno a cui far risalire l’origine della Chiesa di Anzano.
La tradizione popolare vuole che la statua sia stata ritrovata in un folto bosco e da allora venerata come Santa Maria di Anzano, in relazione alla
denominazione del luogo in cui fu ritrovata. Probabilmente la statua fu nascosta nel bosco dai fedeli della vecchia Anzano durante le persecuzioni
iconoclaste, avvenute negli anni 726-84
Antica immagine della Madonna di Anzano distrutta con il terremoto del 1930
Anticamente la Chiesa di S. Maria di Anzano ebbe anche il nome di S. Maria in Silice.
La Chiesa fece parte, fino al XIV secolo, della Diocesi di Monte Corbino, nel Principato Citra (Salerno) a cui, fino al 1310 furono pagate le decime
(imposta del dieci per cento che un tempo si pagava alla Chiesa sui frutti dei terreni).
Non si ha nessuna altra notizia fino alla fine del Seicento, se non riferimenti generici al territorio di Anzano con gli appellativi di: “S. Maria di
Anzano Casale di Trevico” nell’anno 1487, “Città di S. M. di Anzano” nel 1592 e “feudo di S. Maria di Anzano” nel 1676.
La prima notizia documentata sulla Chiesa risale al primo Agosto 1704, anno in cui il vescovo di Trevico Simone Veglini, nella “Relaziones ad
Limina” che era trasmessa ogni tre anni al Papa sullo stato “materiale e formale” della propria diocesi, fa esplicito riferimento alla “Chiesa” di S.
Maria di Anzano. In tale relazione si legge testualmente: “La Mensa Vescovile non possiede congrua (rendita) e la sua entrata non supera la somma
di 600 monete di questo regno da cui bisogna dedurre… le spese per la chiesa di S. Maria di Anzano, che dista sei stadi dalla città (Trevico), della
quale il Vescovo è Abate. Colà, infatti, nei tempi antichi si trovava un importante paese ma ora, oltre la chiesa, non c’è neppure una pietra su
pietra, né c’è qualche abitante e tutte le entrate della Mensa Vescovile sono andate in malora, eccetto alcuni terreni che non possono essere messi a
coltura perché non ci sono lavoratori della terra. (Archivio Segreto Vaticano, Relationes ad limina 818 A-B) – (Vicum, numero speciale, Sett.
2007, pag. 26).
Nel 1715 Frate Serafino Montorio (Zodiaco di Maria” – Napoli, Tip. Paolo Saverini, 1715, pag. 356), riferisce che “è tradizione che in Anzano si
venera l’immagine di Maria”.
Nella Relazione ad Limina dell’anno 1735, il vescovo di Trevico Francesco Antonio Leonardi, riferendosi alla Chiesa di Santa Maria di Anzano la
descrive come una “Chiesa a tre navate in cui si trova una statua miracolosa e molto famosa”.
Infine, nel 1744, in un’altra Relazione ad Limina, il vescovo di Trevico Bernardo Onorati, nel riferire della Chiesa di Anzano, la definisce
“antichissima”.
Nel 1930 la Chiesa fu completamente distrutta dal terremoto del Vulture. In tale occasione fu gravemente danneggiata anche l’antica statua della
Madonna di Anzano, di cui poi si sono perse le tracce dopo essere stata data o venduta a un restauratore dall’allora parroco di Anzano Don Rocco
Staffiere.
Sulle rovine della vecchia chiesa, subito dopo il terremoto, fu edificata l’attuale Chiesa, in stile gotico. Allo stesso periodo risale anche l’attuale
statua raffigurante la Madonna di Anzano.
L’attuale campanile fu costruito successivamente alla chiesa ed inaugurato nel 1948.
Riconoscimento come santuario mariano
Il riconoscimento della Chiesa di Anzano a Santuario Mariano risale al 21 novembre 1820, anno in cui il Papa Pio VII, riconosce alla chiesa di
Anzano un raro privilegio, quello di “Giubileo perpetuo” per cui, ai fedeli che visitano la chiesa nel giorno della festa della purificazione della Beata
Vergine Maria (due febbraio) è concessa l’indulgenza plenaria perpetua.
A ricordo di tale privilegio, all’ingresso dell’attuale Chiesa, sulla sinistra, c’è una lapide di marmo con la seguente scritta:
SS. D. N. PIUS PP VII
OMNIBUS CHRISTIS FIDELIBUS VERE POENITENTIBUS AC SACRA COMMUNIONE REFECTIS
ANZANI ECCLESIAM HANC IN FESTO PURIFICATIONIS BM VIRGINIS VISITANTIBUS
ET IUXTA MENTEM SANCTITATIS SUAE ORANTIBUS
INDULGENTIAM PLENARIAM FIDELIBUS ETIAM DEFUNCTIS APPLICABILEM
A PRIMIS VESPERIS AD TOTAM EIUSDEM FESTIVITATIS OCTAVAM LUCRANDAM
CYRIACO ARCHIPRESBYTERO ROSSI HUMILITER ORANTE
SUB DIE XXI NOVEMBRIS MDCCCXX R S ANNO
BENIGNE IN PERPETUUM
Traduzione:
SS. D. N. PAPA PIO VII
A TUTTI I FEDELI IN CRISTO VERAMENTE PENTITI E CONFORTATI DALLA SANTA COMUNIONE
CHE VISITANO QUESTA CHIESA DI ANZANO NELLA FESTA DELLA PURIFICAZIONE DELLA B M VERGINE
E CHE PREGANO SECONDO LE INTENZIONI DI SUA SANTITÀ
È CONCESSA L’INDULGENZA PLENARIA AI FEDELI APPLICABILE ANCHE AI DEFUNTI
DAI PRIMI VESPRI A TUTTA L’OTTAVA DELLA STESSA FESTIVITÀ
CIRIACO ARCIPRETE ROSSI UMILMENTE PREGANTE
NEL GIORNO 21 NOVEMBRE NELL’ANNO R S 1820
AMOREVOLMENTE IN ETERNO
Nel libro di Don Rocco Staffiere "Anzano di Puglia" Edito da Tipografia Monopoli Fares, Cerignola – anno 1976, testualmente è riportato:
“Del 21 novembre 1820 trovo il primo e unico documento importante di questa parrocchia: «Ciriaco Arciprete Rossi del Comune di Anzano
Provincia di Capitanata Diocesi di Lacedonia nel Regno di Napoli supplica» e ottiene dal Santo Padre Pio VII, con rescritto della S. Congregazione
competente, l’indulgenza plenaria perpetua applicabile anche ai defunti, da potersi guadagnare nella festa della Purificazione (2 febbraio) e per tutta
l’ottava, con la visita alla chiesa di S. Maria di Anzano. E’ il primo e unico documento, come dicevo, di questa parrocchia; ha una grande
importanza, e di carattere spirituale per i fedeli, e di carattere onorifico nei riguardi dei paesi circonvicini, trattandosi di un privilegio papale
alquanto raro che venne e viene chiamato «giubileo perpetuo»; esso è stato da me rinvenuto nell’originale e viene qui trascritto ad litteram, per la
storia presente e futura”:
«B.mo Padre
Ciriaco Arciprete Rossi del Comune di Anzano Provincia di Capitanata Diocesi di Lacedonia nel Regno di Napoli umilmente supplica la S. V.,
perché voglia degnarsi concedere la Indulgenza Plenaria perpetua per la Festività della Purificazione di Maria SS.ma nel giorno due di febbraio
applicabile anche ai fedeli Defunti, e da lucrarsi da’ Fedeli, che ritamente disposti visiteranno la Chiesa Parrocchiale di detto Comune, e ciò per lo
spazio di otto giorni prima ed otto dopo la detta festività. Che... (così chiude la supplica, con la firma)».
«Ex Aud. a (audientia) SS.mi Die 21 Novembris 1820 SS.mus Dominus noster Pius PP. VII omnibus utriusque sexus Christifidelibus vere
penitentibus, confessis ac S. Communione refectis, qui supraenunciatam Ecclesiam die festo Purificationis B.M.V. vel in eius octiduo devote
visitaverint, ibique per aliquod temporis spatium iuxta mentem Sanctitatis Suae pie oraverint Plenariam Indulgentiam, Fidelibus quoque Defunctis
applicabilem, incipiendam a primis vesperis usque ad totam eiusdem Festivitatis octavam, pro unica dumtaxat vice eo dierum spatio ab unoquoque
lucrandam, benigne in Perpetuum concessit absque ulla Brevis expeditione. Datum Romae ex Sec.ria S. Congreis Indulg.
Ps. Card. Naro Praef.
A. Costaguti Secr.
(Bollo a secco)
(Timbro in nero di «Ferdinando I Re del Regno delle Due Sicilie. Regio exequatur).
Origini del santuario secondo la leggenda
Estratto dal libro “Anzano di Puglia” di Mons. Don Rocco Staffiere1
«Dove ora trovasi Anzano era, un tempo, bosco folto... V’era qualche casetta, qua e là, ove i mandriani e pastori portavano a sera i buoi o il gregge,
ed i centri abitati erano alquanto lontani.
Alcuni «villani» di Trevico, città antica e sede vescovile, di Zungoli e della contrada Scampata presso Città di Contra (così detta perché, forse, a
differenza della circostante zona boschiva, era senza alberi, come ora: è l’attuale Scampitella) s’erano uniti a pascolare insieme i loro buoi, o si
recavano insieme a qualche fiera... Il bosco era attraversato da una sola strada mulattiera che, lastricata a selce, immetteva sulla via romana Erculea
o Eclanense. Entrati nel bosco, dietro le loro mandrie, quei villani nel fitto degli alberi e dei rovi videro una statua maestosamente seduta su di una
sedia regale con braccioli, con sul ginocchio sinistro un bambino che sostiene a sua volta con la destra un piccolo mappamondo sormontato dalla
croce, tutta ricoperta da un manto azzurro trapunto di stelle: era la Madonna...
Nella semplicità della loro fede, nella grandezza del loro amore filiale verso la Madre di Dio, cui sempre i semplici ed i buoni ricorrono, si rivolsero
subito al vescovo di Trevico, che, recatosi sul posto con tutto il clero di quella città, cercò di far trasportare quella bella, maestosa, pesante statua a
Trevico, su di un carro agricolo tirato da buoi. Il carro si mosse, ma dopo un tratto di strada non lungo (ancora oggi viene indicato quel posto, a
«Macinante», là dove tuttora i pellegrini trevicani vengono incontrati dalla Madonna quando arrivano numerosi in devoto pellegrinaggio annuale, a
piedi!), il carro si arrestò e fu impossibile, col pungolo, con la voce, con l’aiuto delle robuste braccia dei mandriani, costringere buoi e carro a
muoversi ancora. Si tentò, allora, di immettersi sulla via Erculea, facilmente praticabile coi carri e coi cocchi, e di portare la statua della Madonna a
Zungoli. Fu inutile anche questo tentativo! A cento metri dall’immissione sulla via Erculea, al posto ora detto « Casino », buoi e carro non si mossero
più!
Il terzo, ultimo tentativo, quello di recarsi verso Scampata o Scampitella, ebbe lo stesso effetto: carro e buoi non si mossero dal posto ora detto «
Masserie». Si comprese, allora, che la Madonna voleva restare là, ov’era stata ritrovata; la si riportò. In quel posto fu costruita subito una chiesetta
che divenne un faro di richiamo per tutti i buoni mandriani e villani circostanti; là uomini, donne e bambini si raccoglievano a sera, ai piedi della loro
Madonna che fu chiamata S. Maria in Silice (dalla via lastricata a selce, o selciato: silex, silicis), a cantare le lodi e benedizioni di Lei; là
accorrevano, con gli altri, i cittadini della vicina Anxanum-Anzano; là si raccoglievano ogni anno, nel giorno anniversario del rinvenimento della
statua - il lunedì di Pentecoste -, portando con se i loro sacerdoti, tutti gli abitanti di Trevico, di Zungoli, di Scampitella e della vicinissima Anzano...
Intorno a quella prima chiesetta i semplici contadini abbatterono gli alberi, dissodarono la terra, costruirono le loro abitazioni quasi sempre fatte di
pietre e fango o di travi rivestite di culmo - la miseria ed i continui terremoti li costringevano a tanto! -, onde è restato celebre Anzano come il paese
dei «pagliai»; quelle prime povere case, quei pagliai e quei contadini vennero crescendo di numero col tempo, specialmente con l’immigrazione
massiccia dei restanti cittadini dell’Anzano distrutta ed abbandonata, e formarono un villaggio.
È questa la leggenda, semplice e comune a tanti altri paesi di questo nostro Meridione cattolico e mariano, leggenda che ogni anzanese ha appreso,
fino a qualche anno fa, sulle ginocchia della mamma, quando durante le lunghe sere invernali, durante la quaresima specialmente, tutti nelle famiglie
recitavano il Rosario alla Madonna con canto monotono e nostalgico. E’ questa la leggenda che si confonde con la storia del paese, che si ripete da
padre a figlio, che indica nel posto attuale del battistero parrocchiale il luogo del rinvenimento della statua della Madonna e che è in parte suffragata
dal fatto che ancor oggi, a distanza di anni e di secoli, gli abitanti. di Trevico, di Zungoli e di Scampitella, guidati dai loro sacerdoti, nel giorno
dedicato alla festa della Madonna di Anzano, o S. Maria di Anzano - il lunedì di Pentecoste, come si è detto - muovono in pio e numeroso
pellegrinaggio verso Anzano, vengono ricevuti dalla Statua che in processione va loro incontro nei tre posti indicati dalla tradizione ove il carro si
sarebbe fermato per non più muoversi verso i rispettivi paesi.
Ma questa tradizione, vivaddio, si inserisce bene nel contesto storico, trova conferma nei fatti storici che abbiamo riferito e che riferiremo ancora; a
sua volta essa sola riesce a spiegarci alcuni fatti che diversamente risulterebbero incomprensibili».
1
Mons. Don Rocco Staffiere,: Anzano di Puglia, Edito da Tipografia Monopoli-Fares, Cerignola, 1976.
Altre notizie sul santuario Santa Maria di Anzano
di Emilio Monaco2
«Interessante e simpatica è anche la leggenda di Santa Maria di Anzano, detta anche la Madonna dei quattro paesi. La tradizione narra del
ritrovamento di una statua, di evidente fattura bizantina, che si sarebbe verificato verso l’inizio del secolo XI, al tempo delle persecuzioni
iconoclaste, da parte di quattro pastori, intenti a pascolare i loro greggi. I giovani pastori provenivano dai paesi di: Anzano, Trevico, Contra
(l’antica Scampitella) e Zungoli.
I quattro ragazzi stavano trascorrendo gioiosamente una tiepida giornata di primavera: avevano ricavato degli zufoli dalla corteccia dei pioppi ed
eseguivano monotone melodie senza senso. Erano seduti all’ombra di un olmo ombroso, era circa mezzogiorno, allorché udirono prima un leggero
fruscio tra le foglie della folta boscaglia, poi un vento impetuoso, quando il vento si fu calmato, apparve su un albero una luce intensa, in mezzo
alla quale si intravedeva una statua che rappresentava la Vergine con in braccio il Bambino, che reggeva un globo, sormontato da una croce.
I ragazzi, riavutasi dallo spavento, corsero dai genitori che coltivavano i campi vicini. Una delegazione si recò dal vescovo di Trevico e raccontò lo
straordinario ritrovamento.
Il Vescovo, alquanto incredulo, partì alla volta del luogo del ritrovamento per rendersi conto della natura della statua ed eventualmente disporre il
trasferimento in cattedrale. Quando si rese conto che la statua raffigurava effettivamente la Vergine Maria, la fece caricare su un carro agricolo
per trasportarla a Trevico. Ma i buoi, percorsi pochi metri, si rifiutarono di proseguire il viaggio. Il Vescovo pensò che forse la Madonna preferiva
andare nel comune di Zungoli e fece indirizzare il cammino verso tale paese. I buoi fatto un piccolo tratto di strada, anche questa volta si
rifiutarono di proseguire il cammino. Il Vescovo allora fece volgere il carro verso Contra, ma i buoi ancora una volta ostinatamente si rifiutarono
di andare avanti. Il Vescovo ed il clero allora intesero che la Vergine desiderava rimanere là dove era stata trovata.
Sul posto venne costruita un’umile cappella, detta S. Maria in Silice, dalla via lastricata in selce, che attraversava tutto il bosco, in seguito la
chiesa fu ingrandita e fu denominata Santuario della Madonna di Anzano. La chiesa attuale risale al 1930, allorché la maestosa chiesa
ottocentesca fu distrutta dal disastroso terremoto. Anche la statua originale andò perduta, venne rifatta, ma perse molte delle caratteristiche della
statua primitiva: conserva la maestosità delle Madonne regine, il Bambino tiene ancora in mano il globo della tradizione, ma i colori sono
completamente diversi da quelli delle statue bizantine. La stessa cosa successe alla Madonna del Caroseno di Greci.
Attraverso i secoli ed ancora oggi il lunedì dopo la Pentecoste, si festeggia il ritrovamento della madonna dei quattro paesi; ai fedeli dei paesi del
ritrovamento si aggiungono quelli delle comunità religiose della Baronia e della Daunia che invocano la Vergine con la stessa intensità e la stessa
fede dei nostri padri».
2
E. Monaco, Le Madonne nere della Valle dell’Ufita, in Vicum, Mar.-Giu. 2006, Trevico, p. 89.
Sant’Ansano patrono di Anzano
Nel libro "Anzano di Puglia" di Don Rocco Staffiere, letteralmente è riportato:
Nel Registro dei Battezzati, vol. III, anni 1864-1875, all’ultima pagina si trova incollato, sulla facciata interna, il seguente documento che viene qui
trascritto ad verbum:
«Laquedonien - Cum Fideles oppidi vulgo noncupati Anzano degli Irpini intra limites Dioeceseos Laquedonien nullum apud Deum specialem
oppidi sui Patronum habeant, uti talem eligere constituere Sanctum Anzanum Martirem quapropter Archipresbiter Parochus Lucianus Rossi,
Clerus et populus suffragiis scripto traditis ad hanc devenere electionem, eiusque electionis atta ad proprium Episcopum transmiserunt, qui non
solum factae electioni assensum suum praebuit, verum etiam Sanctissimum Dominum Nostrum Pium Papam IX humiliter exoravit, ut illum ratum
habere ac confirmare dignaretur. Sanctitas porro Sua referita subscripto Sacrorum Rituum Congregationis Secretario Sanctum Anzanum Martirem
in Praecipuum apud Deum memorati oppidi Patronum confirmavit cum omnibus privilegiis, iuribus et honorificentiis Praecipuis Locorum Patronis
competentibus illiusque Festum Kalendis Decembris occurrens amodo a Clero ipsius Oppidi sub ritu duplici primae classis cum ottava recoli
mandavit, et cum Officio et Missa pro Civitate Senensi ab eadem Sacra Congregatione approbatis, servatis rubricibus, ac sub onere praesens
decretum exibendi in Cancelleria Curiae Episcopalis Laquedonien antequam executioni mandetur.
Contrariis non obstantibus quibuscumque.
Die 15 mensis Maii 1873».
Sul lato destro del predetto documento, di traverso, si trovano le seguenti firme: C. Epis. Orbien et Vetitun. Card. Patrizii S.R.C. Praef. - D. Bustole
S.R.C. Secretarius.
Per chi non conosce il latino basti dire solo questo del documento innanzi riportato: con pubblica votazione i fedeli di Anzano elessero come loro
particolare Patrono presso Dio S. Anzano Martire.
Il Papa Pio IX il 10 maggio 1873 confermò tale voto.
S. Anzano Martire, quindi, è il Patrono di Anzano; S. Maria di Anzano o la Madonna di Anzano è la grande Protettrice, la mamma di Anzano!
S. Ansano martire: il patrono dimenticato
di Anzano di Puglia
di Francesco Roccia3
«Appena entrato nella chiesa parrocchiale di Anzano, a destra, l'occhio del visitatore rimane subito colpito da una antica statua di cartapesta
raffigurante un santo semisconosciuto.
La statua raffigura un santo a grandezza d'uomo, giovane, con capelli lunghi, vestito con un talare celeste con sopra una casula rosa ai cui bordi sono
disegnati dei ricami di color oro. Il santo regge, con la mano sinistra, una bandiera bianca e nera con scritte le iniziali S. P. Q. S. Con la mano destra,
invece, regge una palma, il simbolo del martirio cristiano. La bandiera bianca e nera è quella della città di Siena. Le iniziali S. P. Q. S. stanno a
significare Senatus PopulosQue Senensis (il Senato e il Popolo di Siena).
La statua raffigura S. Ansano martire, il patrono di Siena, ma anche il patrono di Anzano, come vedremo.
Vista la devozione degli Anzanesi verso la Madonna, visti i secolari festeggiamenti in occasione della festa di maggio, quando si recano ad Anzano,
in processione, anche fedeli di Trevico, Vallesaccarda, Scampitella, Zungoli, ecc., molti pensano che la patrona di Anzano sia S. Maria.
Dal 1873, invece, il patrono è S. Ansano martire di Siena.
Era, al tempo, parroco don Luciano Rossi. Questi, il clero e il popolo anzanese fecero una petizione al proprio vescovo di Lacedonia, mons.
Benedetto Augusto, per avere l'assenso. Il vescovo Augusto non si limitò solo a dare il suo assenso, ma volle anche umilmente esortare papa Pio IX
a ratificare e confermare l’elezione di S. Ansano come patrono del paese. Il beato Pio IX, con decreto, confermò il patronato come chiesto,
concedendo tutti i privilegi, i diritti e le onorificenze dovuti al patrono di un luogo e prescrisse al clero che il santo doveva essere festeggiato il 1°
dicembre. La festa liturgica doveva essere con doppio rito di prima classe con ottava. 4 L'Ufficio e la Messa dovevano essere quelli approvati dalla
Congregazione dei sacri Riti, per la città di Siena.
Il decreto papale doveva essere esibito nella cancelleria della curia episcopale di Lacedonia prima della sua esecuzione. E così avvenne. Il decreto di
Pio IX, datato 15 maggio 1873, recava la firma, per attestazione, del cardinale Patrizio, vescovo di Orbien et Vetitum, 5 prefetto della Congregazione
dei Sacri Riti, e del segretario della stessa, Don Bustole.
Mons. Rocco Staffiere, che fu parroco di Anzano per molti anni, nel suo libro Anzano di Puglia, storia rivendicata, tradizione certa, fede pura, a pag.
89 precisamente, riportò parola per parola tale decreto. Lo Staffiere indicò anche il luogo preciso dove era conservato il prezioso documento:
archivio parrocchiale, registro dei battezzati, vol. III, anni 1864-1875, ultima pagina, incollato sulla facciata interna.
Ma come mai gli Anzanesi scelsero proprio S. Ansano martire come loro patrono?
La scelta, forse suggerita dall'allora arciprete, Don Luciano Rossi, che doveva ben conoscere il martirologio romano allora in vigore, si dovette ad
una semplice omonimia del paese con il santo. La stessa cosa è successa in altri luoghi che hanno importato il culto di un santo, avente lo stesso
nome del paese: basti pensare a Lauro (AV) con l'omonimo santo martire romano e a Bonito (AV) con l'omonimo santo vescovo francese. Altra
giustificazione, al presente, non si può addurre circa l'importazione del culto di S. Ansano di Siena.
Con l'istituzione del patronato, gli Anzanesi si munirono di una statua raffigurante il santo e fecero richiesta di avere una sua reliquia.
La statua, non potendo avere né conforto né smentita documentale, oggi esposta nella parrocchiale di Anzano, di cartapesta e quindi di materiale
non molto resistente, non sembra essere precedente al terremoto del 1930, che distrusse la vecchia chiesa di Anzano. La statua,6 che forse sostituiva
una precedente, rovinata con il crollo della chiesa, e che riporta solo danni dovuti al tempo e all'incuria umana naturalmente, ripete la classica
iconografia di S. Ansano. Anzi, se si paragona la statua del santo di Anzano con la miniatura di Sano di Pietro, dipinta per il graduale di S. Ansano,
nel XV secolo, conservata nella biblioteca capitolare del duomo di Siena, ci accorgiamo che l'immagine è identica. L'autore della statua conservata
ad Anzano doveva per forza aver visto questa o altra immagine simile del santo per imitarne fedelmente le sembianze.
La parrocchia di Anzano, secondo quanto riferitomi dall'attuale parroco, possiede una reliquia ex ossibus di S. Ansano martire. Sarebbe bello
vederla esposta, almeno nella ricorrenza del santo, e vederne il documento, se ancora esiste, che ne attesti l'autenticità, per sapere chi la mandò ad
Anzano e quando.
Ma chi era S. Ansano e quando fu martirizzato?
Nel martirologio romano, S. Ansano è commemorato il 1° dicembre, introdottovi dal celebre agiografo Cesare Baronio in base ad una passio molto
leggendaria e tardiva.7
Secondo la passio, S. Ansano nacque a Roma intorno al 284 dalla nobile e antica famiglia Anicia ed era figlio del senatore Tranquillino.
Già da bambino, si convertì al cristianesimo grazie anche ad una sua nobile parente, l'influente matrona Massima, che già aveva aderito al
cristianesimo. A dodici anni, Ansano si fece battezzare, di nascosto, da un sacerdote romano di nome Protasio.
Ansano aveva già diciassette anni quando il padre scoprì che era cristiano. Per questo motivo, il padre, dopo aver cercato di dissuaderlo dalla
religione cristiana senza esito, reputando disonorevole per tutta la famiglia l'adesione del figlio alla nuova religione, lo denunciò all'imperatore.
Pertanto, con la madrina di battesimo, Massima, fu condotto davanti ai giudici per essere processato. Dopo essere stati sottoposti a torture per farli
abiurare, vennero rinchiusi in prigione. Massima trovò presto il martirio (2 settembre del 302), barbaramente malmenata con bastoni. Ansano,
3
F. Roccia, S. Ansano martire: il patrono dimenticato di Anzano di Puglia, in Vicum, Mar. - Giu. 2004, Trevico, p. 131.
4
Vedi esattamente il decreto del Papa riportato infra.
Come dice il decreto conservato ad Anzano, vedi infra.
6
Credo che l'autore della statua di S. Ansano della parrocchia di Anzano sia lo stesso di quella, molto bella, di S. Euplio, anch'essa un po' malconcia, conservata, purtroppo in
uno sgabuzzino, nella chiesa parrocchiale di Scampitella. Me lo fa credere non solo il fatto che entrambe le statue sono fatte di cartapesta e che sono coeve, ma anche per il
fatto che entrambe hanno una pedana simile. Entrambe le statue, poi, rappresentano santi martiri in giovane età e simili di aspetto. Entrambe le statue presentano colori
luminosi. Teniamo conto inoltre che Anzano e Scampitella hanno fatto sempre parte della stessa diocesi, anche se si trovano in province diverse.
5
Colgo l'occasione per rivolgere, anch'io, un appello a chi di dovere, affinché la statua di S. Euplio conservata a Scampitella venga posta e mantenuta alla vista del popolo in un
luogo d'onore, non solo perché molti paesani hanno portato e portano il nome del santo, non solo perché S. Euplio è il patrono di Scampitella, ma anche in vista del 17°
centenario del martirio del santo che verrà celebrato quest'anno, nella città di Catania, luogo del martirio del Santo, e nella città di Trevico, luogo in cui si trovano le sue reliquie.
7
Benvenuto Matteucci, voce Ansano santo martire di Siena, in Bibliotheca Sanctorum, Pontificia Università Lateranense, Roma 1969. Vedi anche Andrea Conti, in "S. Ansano
martire, patrono e battista di Siena, raccolta di documenti e leggende" a cura di Don Savino Mazzini. Ed. Cantagalli Siena 1996, pag. 14-15: Piero Bargellini, Mille santi del
giorno. Vallecchi editore, Firenze 1991: sito internet www.conventosantansano.it
invece, riuscì ad evadere dal carcere e, passando per i monti Cimini, si rifugiò a Bagnoregio (VT), dove restò due mesi, dandosi a opere di
evangelizzazione e operando molti miracoli.
Poi, da Allerona, vicino Orvieto, dove predicò la fede cristiana e compì vari prodigi, dietro l'invito di un angelo, raggiunse la città di Siena, di cui
divenne l'apostolo e l'evangelizzatore.
In questa città, infatti, visse per qualche tempo predicando, battezzando e intercedendo positivamente per i malati (guarigione da malattie fisiche e
spirituali, dono della vista ai ciechi e della parola ai muti, liberazione degli indemoniati, ecc.). I Senesi accorrevano a lui così numerosi ed entusiasti,
che molto presto una parte della città fu convertita a Cristo dalla sua efficace predicazione e testimonianza.
Venuto a conoscenza dell'attività di Ansano, il proconsole romano Lisia, governatore della città, dopo averlo inutilmente invitato ad adorare gli dei
pagani, lo fece arrestare, condannare a morte e, in attesa dell'esecuzione, incarcerare in una torre del castello, dalla quale egli continuava a predicare
il vangelo, tramite una finestrella, e a battezzare.
Condotto fuori città, il giovane fu gettato in una caldaia ripiena di olio, cera, piombo, resina e peci bollenti, ma non appena vi fu immerso la caldaia
si raffreddò, sicché Ansano poté uscirne prodigiosamente incolume. Il luogo dove accadde questo miracolo fu denominato in seguito "Fosso di S.
Ansano".
Fattolo nuovamente arrestare, il console Lisia lo fece percuotere con delle verghe in vari punti della città, a comune monito. Anche in questa
circostanza la leggenda narra episodi straordinari: presso la porta Salaria alcuni idoli che erano esposti su un arco, ad uno sguardo di Ansano,
crollarono a terra; inoltre una delle verghe usate per fustigare il giovane, gettata da un soldato su un arco di marmo della stessa porta, col tempo si
trasformò miracolosamente in un magnifico albero d'ulivo.
Alla fine il giovane Ansano fu condannato alla decapitazione. Trascinato dai soldati in aperta campagna, oltre il fiume Arbia, Ansano venne
decapitato a Dofana. La leggenda narra che la testa del martire compì tre balzi a terra, facendo scaturire una fonte d'olio e due fonti d'acqua.
Era il primo dicembre del 303 e Ansano aveva soltanto 19-20 anni d'età.
Molte delle notizie biografiche di S. Ansano hanno sicuramente carattere leggendario e traggono origine dalla tradizione e da qualche tardiva
"Passione" in cui, come in tutte le "Passioni", si mescolano storia e leggenda, fatti realmente accaduti e racconti composti a scopo edificante. La
passio, inoltre, ripete classici motivi agiografici (caldaia bollente, liberazione degli ossessi, triplice balzo della testa, frantumazione degli idoli
pagani) di tante altre passio.
Il fondo storico della "Passione" di S. Ansano è tuttavia confermato, oltreché da una costante e antichissima tradizione, anche dall'esistenza di
monumenti eretti in onore del nostro santo, che risalgono molto indietro nel tempo.
Tra i monumenti più antichi, che testimoniano l'esistenza storica del martire, è la Cappella del Martirio di S. Ansano a Dofana, costruita sulla riva
dell'Arbia dove la tradizione dice sia avvenuto il martirio del santo e dove fu sepolto8.
Il sepolcro di S. Ansano fu, probabilmente, all'inizio, una semplice tomba, scavata nella roccia ad opera dei primi cristiani di Siena.
Successivamente, nel VII secolo, sul posto fu costruita la Cappella del Martirio e la pietra sepolcrale primitiva del santo, di cui oggi si vedono
ancora delle tracce9, fu inglobata nell'abside.10
Il corpo del santo rimase lì sepolto, finché il 6 febbraio del 1107, i Senesi traslarono i resti mortali del santo nel duomo di Siena, tra le acclamazioni,
i canti e le preghiere del popolo in festa, e li collocarono accanto ai corpi dei SS. Crescenzio, Savino e Vittore, che con Sant'Ansano furono eletti
patroni della città.
In quella circostanza il vescovo di Siena, Gualfredo, consegnò il capo di S. Ansano al vescovo di Arezzo, Gualtiero, che lo portò nella cattedrale
aretina, dove a tutt'oggi è custodito in un reliquiario d'argento.
Il culto di S. Ansano ebbe, ovviamente, una più ampia e rapida diffusione in tutta la Toscana e in altre regioni italiane, dopo la traslazione del corpo
da Dofana a Siena.11
A questo culto diedero grande impulso anche i benedettini, che, tra l'altro, intitolarono due loro monasteri al Santo, nella diocesi di Arezzo e nella
campagna bolognese.12
Il corpo del santo martire fu venerato nel duomo di Siena per oltre due secoli, finché nel 1359 andò soggetto ad una combustione provocata da un
fulmine. Alla venerazione dei fedeli rimasero e rimangono il braccio sinistro, che si trova nella chiesa di S. Ansano a Dofana, e il braccio destro, che
è racchiuso in un bel reliquiario d'argento nel duomo senese.
Numerosa è l'iconografia del santo esistente nel territorio senese. Ricordiamo, tra le più celebri opere artistiche raffiguranti il santo, ad es., la
preziosa vetrata circolare dell'abside del Duomo di Siena, la "Maestà" del 1311 di Duccio di Boninsegna conservata nel Duomo di Siena, quella di
Simone Martini conservata nel Palazzo Comunale di Siena, il dipinto di Lippo Lemmi conservato nella Galleria degli Uffizi di Firenze in cui S.
Ansano è effigiato come nella statua di Anzano di Puglia, con la palma del martirio in una mano e lo stendardo di Siena nell'altra mano, il dossale di
Cenni di Francesco conservato a Berlino, il dipinto di Ugolino Lorenzetti conservato nella Pinacoteca di Siena, la pala 13 dell'altare di S. Ansano
nella Cattedrale di Siena, il dipinto del Sodoma conservato nella sala del Consiglio del palazzo comunale di Siena.
Va detto, infine, che nel territorio senese è di tradizionale usanza mettere una statuetta di S. Ansano o comunque una sua immagine sui fonti
battesimali delle chiese.14
Concludiamo, riportando la preghiera che i fedeli senesi, all'unisono, recitarono durante la processione che in pompa magna portava il corpo del
santo da Dofana a Siena, il 6 febbraio 1107»: 15
"Veni Pater Ansane, redi ad nos Domine,
8
Le testimonianze sia della presenza del corpo del santo presso il fiume Arbia che del culto antichissimo nel territorio senese sono numerose. Basti citare che nell'VIII secolo
molti presbiteri si recavano a S. Ansano di Dogana, per ottenere reliquie del martire, i cosiddetti "patrocinia", per le loro chiese. Così fece nel 715, ad es., il prete Damiano della
pieve di S. Antimo di Castelnuovo dell'abate. Cfr. S. Ansano martire, patrono e battista di Siena, raccolta di documenti e leggende, a cura di Don Savino Mazzini. Ed. Cantagalli
Siena 1996, p. 17.
9
Vedi foto a p. 18-19 di "S. Ansano martire...". op. cit.
10
E. Repetti in "S. Ansano martire...". op. cit. p.16-17.
11
Della solenne traslazione del corpo di S. Ansano dal suo sepolcro a Dofana alla cattedrale senese, Ferdinando Ughelli nella sua più celebre opera Italia Sacra III, volume p.
541-543, riporta una lunga relazione dell'avvenimento. L'Ughelli riporta anche la bella preghiera che i fedeli recitavano durante la processione che in pompa magna da Dofana a
Siena portava il corpo del santo.
12
Anche in altre regioni fiorirono edifici sacri per venerare il martire senese. In Umbria, ad es., il santo è molto venerato ad Allerona, presso Orvieto, a Petrignano di Castiglion
del Lago (PG), nella frazione Sioli di Gubbio, nella frazione Piosina di Città di Castello, e soprattutto a Spoleto. A Roma nella chiesa di S. Marcello, fino al 1607, c'era una
cappella a lui dedicata, che venne poi intitolata alla SS. Vergine Annunziata.
13
S. Ansano che battezza i Senesi, del pittore Francesco Vanni.
14
Il presente saggio è dedicato alla memoria di Roccia Lucia (Ciccarella 1939 - Montemurlo 2004), che andò in sposa ad Anzano nel 1956.
15
Vedi nota 9 sopra.
noli amplius tardare, ad tuam regredi Civitatem,
quam fidei primordiis instruxisti, et conserva locum per te nomini,
et titulo Jesu Christo Signatum.
Huc Pater, huc redeas, hic munera suscipe nostra,
quae tibi devoti reddere concupimus.
Tibi enim Pater nobis ammodo venerande
Beatissime Ansane supplicantes supplicamus,
ut impetres nobis famulatus apud Jesum Christum,
quod in tuo nomine intelligimus.
Sacerdoti ad Anzano dal 179316
1.
2.
3.
4.
Don Ciriaco Rossi fu Pietro: fu il primo Arciprete e Vicario Foraneo, deceduto il 31 agosto o il 1 settembre 1842.
Don Luciano Rossi fu Giovanni: secondo Arciprete e Vicario Foraneo, deceduto nel 1899.
Don Nicola Rossi: sacerdote, deceduto nel 1836.
Don Vito Mastrangelo fu Giovanni: professore di Diritto Canonico nell’Università di Napoli, scrisse un apprezzato Commento o Commentario
di Diritto Canonico, morì in Anzano nel 1852.
5. Don Marco Mastrangelo fu Giovanni: sacerdote, deceduto nel 1851.
6. Don Rocco Mastrangelo fu Giovanni: sacerdote, fratello del precedente, deceduto nel 1853.
7. Don Francesco Rossi fu Antonio: sacerdote, deceduto nel 1883.
8. P. Geremia Solimine: Cappuccino, deceduto a Larino nell’800, in data sconosciuta.
9. Don Felice Iacoviello fu Carmine: sacerdote e maestro elementare, morto nell’aprile 1896, restato celebre nella memoria degli anzanesi perché
era, ai suoi tempi, unico maestro elementare di Anzano, con sistemi didattici alquanto duri, ma con profitti altrettanto durevoli.
10. Don Francesco Mastrangelo fu Euplio, sacerdote, deceduto il 14 ottobre 1891.
11. Don Giovanni Santoro: parroco nell’America del Nord, deceduto nel 1925.
12. Don Marco Mastrangelo fu Francesco: sacerdote e Vicario Foraneo, morto ultra novantenne l’8 settembre 1940.
13. Don Paolo Mastrangelo fu Michele: terzo Arciprete, deceduto nell’agosto 1926.
14. Don Beniamino Mariano Melino fu Pasquale: sacerdote e professore nel Ginnasio - Licei Governativi, morto ad Avellino il 20 dicembre 1954
e seppellito ad Anzano. Di carattere duro, ma di ingegno e di cuore grande ha educato alla vita ed al sapere molte generazioni di giovani.
15. Padre Geremia Solimine: Cappuccino, deceduto a Massa Lubrense il 17 luglio 1930.
16. Don Antonino Melino fu Costanzo: sacerdote, costretto ad emigrare negli Stati Uniti d’America, vittima di beghe locali e di residue lotte
feudali; poi si riconciliava con la Chiesa Cattolica e moriva a Chicago nel 1965.
17. Don Nunzio Pelosi fu Rocco, sacerdote, deceduto nell’America del Nord nel 1929.
18. Don Francesco Sannella, da S. Sossio Baronia: quarto Arciprete Parroco dal 1927 al 1937. Deceduto a S. Sossio, in pensione, nel 1942.
19. Don Giampaolo Mastrangelo di Rocco: sacerdote: recatosi in Canada nel 1957 ivi moriva il 27 ottobre 1972.
20. Antonio Mastrangelo fu Michele: dei Frati Minori Conventuali, si trasferì negli Stati Uniti d’America.
21. Don Achille Pizza fu Bartolomeo, da Caposele (AV): Vicario Adiutore o Sostituto dell’Arciprete Sannella in pensione, morto a Caposele il
1969.
22. Mons Rocco Staffiere: nato ad Anzano, fu il quinto Parroco, Arciprete e Monsignore di Anzano dal 20 agosto 1942 al 05-10-1996.
23. Don Erminio Corbo, parroco titolare della parrocchia di Scampitella, reggente della parrocchia di Anzano dal 06-10-1996 al 13-04-2002
24. Don Antonio Di Salvo dal 14-04-2002 al 10-12-2005.
25. Padre Antony Moonjelyood, di origine indiana, parroco dall’11-12-2005 e tutt’ora in carica.
16
Don Rocco Staffiere, Anzano di Puglia, Cerignola, 1976.