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34 | SPECIALI | SABATO 13 FEBBRAIO 2016 Vestire alla parigina “L a preparazione delle spedizioni, grandi e piccole, è un’impresa grossa, che richiede estrema cura ed estrema pazienza; perché, se trovandoti nel centro della foresta dei Pigmei, vi accorgerete all’improvviso di aver dimenticato a casa qualche articolo importante, non potete consolarvi pensando di poter trovare nei dintorni un negozio dove provvedervi». Dal mensile “La lettura”, 1903. Dopo aver organizzato un viaggio, la domanda che chiunque si pone è: «Che cosa devo mettere in valigia?». Fare la valigia è il primo passo che ci porterà alla partenza: per selezionare abiti, scarpe e accessori dobbiamo infatti immaginare dove saremo, cosa faremo, con chi, perché. Non è forse anche questo un modo per viaggiare? Qualunque sia la nostra meta, la nostra valigia ci identifica, racconta qualcosa di noi, rivela la nostra personalità, le nostre aspettative, i mille modi che abbiamo di guardare al viaggio. C’è chi riesce a farla in pochi secondi e a ore dalla partenza; c’è chi riflette per giorni, pensa e ripensa, mette e toglie, toglie e poi rimette, come danzando tra abbondanza e sintesi, temendo di dimenticarsi sicuramente qualcosa di fondamentale. Poi c’è chi, come me, mette a punto un piano infallibile nei giorni precedenti, decidendo con cura cosa portare con sé e cosa lasciare a casa, per dedicare poi alla preparazione il tempo strettamente necessario per staccare gli abiti dalle grucce, piegarli e comporre quell’artistico puzzle che è la valigia stessa. Io lo faccio il giorno prima, oppure mi sveglio all’alba: perché l’importante è poter fare tutto con calma. Quando assemblo non tolgo mai nulla di ciò che ho selezionato; è più facile che trovi il modo di infilare un ultimo pezzo in più, che con ogni probabilità non indosserò ma… “non si sa mai”. Noi donne, inutile girarci intorno, siamo tutte così: ogni volta che le circostanze ci costringono a comprimere il nostro guardaroba, rimpiangiamo i bei tempi in cui si viaggiava con interi bauli al seguito… Per la verità, è raro che nelle nostre mete sia impossibile reperire qualcosa di davvero necessario che potremmo aver lasciato a casa, ma non c’è logica che tenga. Quando ci chiediamo: «Cosa porterò con me?», la risposta spontanea che ciascuna di noi tende a formulare è una, e una soltanto: «Tutto!». Dato che però, purtroppo, pigiare l’intero contenuto dell’armadio in un unico piccolissimo bagaglio non è possibile, negli anni ho messo a punto una serie di strategie infallibili e di look passe-partout, che ci permetterà di essere sempre eleganti e in ordine (o almeno di non sembrare fuori posto). Prima regola: controllare il meteo. L’imprevedibilità è divertente, ma potrebbe diventare un problema. Trovarvi nell’occhio del ciclone con dietro solo magliette a maniche corte sarà una storia spettacolare da raccontare agli amici una volta a casa, ma sono certa che in quel momento rimpiangereste il caro vecchio k-way che le mamme ci infilavano anche nella cartella… Secondo aspetto: il genere di vacanza. Ovviamente, se il vostro viaggio sarà all’insegna dell’avventura, sarà inutile portarsi tre paia di scarpe tacco 12 e una pletora di mini-vestitini in paillettes (anche se il mio consiglio spassionato è di nascondere in un angolino del bagaglio un abitino corto nero o super femminile: non si sa mai, anche se state per piombare in mezzo alla jungla). Le valigie più difficili da comporre, secondo me, sono quelle per viaggi brevi e metropolitani – penso alle trasferte di lavoro o alle gite primaverili nelle più cosmopolite delle capitali, come Pari- gi, Londra o New York – perché le esigenze che avremo e le occasioni che ci si presenteranno sono tante e diverse. In genere, in questi casi ci aspettiamo spostamenti abbastanza lunghi e di camminare molto. Sicuramente è utile privilegiare scarpe comode, come sneakers, boots o tronchetti rasoterra. Ottima scelta anche i mocassini, mentre è meglio evitare le ballerine, che sono troppo basse e, a lungo andare, vi daranno fastidio nel camminare. Il look più indicato per questo tipo di viaggi, secondo me, è quello parisienne, molto raffinato e attuale. Non occorre essere nate o vivere a Parigi per vestirsi come una parigina: è necessario piuttosto, avere un certo buon gusto. La parigina non eccede mai, non evidenzia le forme, non esagera nel seguire le mode. Si veste per sottolineare il suo charme. La sua parola d’ordine è mescolare, stili ma anche marchi: niente total look, quindi, ma libertà di scelta e di creazione. La moda deve essere ispirazione, non diktat. Se la seguiamo troppo alla lettera la soccombiamo, impedendoci di tirare fuori la nostra personalità. Meglio cogliere le tendenze e interpretarle, per esempio mixando un capo dal look attuale con uno più classico oppure basico: i contrasti sono la carta vincente in ogni situazione, luogo e occasione. Una regola d’oro della parigina è evitare di essere troppo appariscente: a contare non è tanto l’ostentazione di capi firmati o prestigiosi, ma la loro qualità e alla sapienza con cui sono stati mescolati. Per esempio, è molto più sofisticata una mise composta da un semplicissimo maglioncino in cachemire portato con un paio di pantaloni dal taglio maschile del ricoprirsi dalla testa ai piedi con una serie di pezzi griffati riconoscibili anche da lontano. Con tutto questo in mente, prepariamo dun- que la nostra valigia. Benché si cominci a intravedere dietro l’angolo la primavera, è ancora inverno – il che ci costringe a una selezione ulteriore, visto che i nostri abiti saranno più ingombranti. Il pezzo che non può mancare in nessun bagaglio sono i jeans, da indossare con una camicia bianca, magari con una piccola fantasia (a quadretti o a righe). Sopra, l’immancabile maglioncino in cachemire, pulito pulito. In alternativa, trovo una splendida idea sostituire il tutto con un maglione a collo alto di filo sottile, nei colori classici (nero, grigio, cammello o bianco o un super colore intenso, come il rosso). Ogni donna, poi, sa bene che i jeans si trasformano in armi di seduzione se abbinati con un tocco super femminile, come una blusa, una camicia, un maglioncino leggero o una scarpa con il tacco alto. Da giorno consiglio anche un abito (o magari due), tagliato al ginocchio o appena sopra, meglio se in un colore scuro o intenso (con il nero non si sbaglia mai), oppure un paio di pantaloni – stretch, leggings in pelle, di taglio maschile – da portare sotto un maglione over o scollato a V, dal quale potrebbe spuntare la più basica delle t-shirt bianche. Una gonna lunga dal tessuto leggero magari a fiori da indossare con un maglioncino o una felpa a tinta unita. Un jeans skinny, abbinata ad una camicia bianca e spolverino in tessuto maglia anche melange. Giacca in montone da portare su jeans e camicia azzurra. Per proteggersi dal freddo, utilissima una giacca tinta unita da uomo, nei colori basici ma anche con microquadretti, e un piumino tecnico leggero (alcuni non pesano più di cento grammi), indicatissimo soprattutto sugli abiti femminili o con i pantaloni. Eviterei di indossarlo sui jeans: l’effetto finale risulterebbe troppo sportivo e, quindi, più in- dicato per una gita in montagna che per una passeggiata in città. Infine, non dimenticate di portare con voi un cappotto, preferibilmente nero, grigio o blu scuro: questo sì che sarà adatto a tutte le occasioni e darà un tocco di eleganza a ogni mise che starete indossando sotto. Completate i vostri look per il giorno con una borsa capiente, che possa contenere la cartina della città, la macchina fotografica e una bottiglia di acqua. Passiamo alla sera, e cominciamo proprio dalla borsa, che sarà molto più piccola e preziosa. Se avete ricevuto un invito in un ristorante ma non ne conoscete l’atmosfera, nessun problema: puntate sul basico, la semplicità è sempre vincente. Ottimo dunque presentarsi in abitino nero, a tunica in tessuto o in maglia leggera, corto o di media lunghezza. Io li preferisco super semplici e puliti, ma si può giocare anche un po’ con scollature o tagli, a patto di non eccedere. Per un tocco di originalità, meglio abbinare scarpe dai tacchi vertiginosi, un elemento colorato, un nastro colorato, una cintura o una pochette tempestata di lustrini o paillettes. Chi non indossa il tacco alto sappia che le scarpe rasoterra sono sempre e comunque molto eleganti: l’importante è che siano di qualità. Io per prima ne ho indossato diverse paia nelle ultime settimane, quando ho trascorso quattro splendidi giorni a Milano. Benché fossero solo pochi giorni, approfittando del fatto di viaggiare in treno mi sono portata una valigia e una sacca sportiva, nei quali ho stipato tutto il necessario per poter partecipare a un importante appuntamento di lavoro, visitare boutique, andare a cena fuori e andare a zonzo come una turista. In viaggio ho indossato un abitino corto in lana sottile nera e un piumino 100 grammi, sempre nero, al quale ho abbinato un paio di stivali rasoterra, alti fino al ginocchio, in stile cavallerizzo, e un cappotto di taglio maschile. Nel bagaglio avevo altri due abitini neri, uno super corto e uno di lunghezza media con spacchi laterali; una minigonna antracite, l’immancabile jeans e un paio di pantaloni in pelle color nude da portare con due camicie bianche (una in seta e una camicia più maschile), una giacca a uomo nera e il classico chiodo di pelle. In caso di necessità, ho preso anche due tshirt bianche e alcuni maglioncini “anti-freddo”: un paio in cachemire (uno grigio e uno nero, entrambi molto basici) e tre di lana sottile, nero, grigio e bianco. Il capo “non si sa mai” è stato questa volta un abito-maglione lungo, color nude. Per l’appuntamento di lavoro, sono andata sul classico: tailleur giacca e pantalone di taglio maschile. Quanto alle calzature, oltre agli stivali rasoterra mi sono portata dei boots in camoscio nero (per camminare) e un paio di tronchetti con il tacco alto, per tutte le altre occasioni. Devo ammettere di averci pensato per diversi giorni, prima di assemblare questa valigia, ma alla fine sono soddisfatta del risultato: tutto magicamente si è abbinato con tutto, permettendomi di non sentire la mancanza del resto dell’armadio e di sentirmi me stessa nonostante fossi lontana da casa. In fondo, credo che sia anche questo che ci aspettiamo dai vestiti che ci portiamo dietro: che raccontino la nostra personalità indipendentemente dal posto dove siamo. Gabriella Franchini