Ogni nuovo gioiello
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Ogni nuovo gioiello
Ogni nuovo gioiello Un bel giorno accadde: lo specchio sentenziò che la donna più bella del regno fosse Biancaneve. La matrigna, non vedendoci più dall’invidia, incaricò il suo fidato cacciatore di condurre la ragazza nel bosco e di ucciderla ma l’uomo, non volendo ubbidire a quell’ordine, alla fine la fece scappare. Passati i primi attimi di disperazione, Biancaneve si incamminò tra gli alberi finché non trovò una piccola costruzione; dopo aver bussato e poiché nessuno rispose, decise di entrare. La casa era terribilmente in disordine ma alla fanciulla neppure passò per la testa l’idea di rassettarla. In fondo non era mai stata abituata a occuparsi di simili faccende, viste le comodità del castello in cui viveva. Ciò che attirò la sua attenzione furono le piccole gemme, diamanti colorati, sparse ovunque sul pavimento. I raggi del sole entravano dalle finestre, si riflettevano su ogni sfaccettatura dei coloratissimi diamanti e proiettavano meravigliosi bagliori sulle pareti. Sembrava proprio un posto magico. Biancaneve, rapita da quello spettacolo, non fece caso al fatto che ogni oggetto in quel luogo fosse moltiplicato per sette, cosa che invece avrebbe dovuto incuriosirla; tutte quelle pietre sfavillanti l’avevano proprio incantata e incominciò a girare per le stanze canticchiando, a ritmo di graziosi passi, e intanto raccoglieva le gemme una a una. Ne prese a piene mani ed era così affascinata da tutto quel luccichio che volle subito adornarsene. Abbellì il suo cerchietto con gemme rosse che facevano un bel contrasto col nero dei suoi capelli e con il candore della sua pelle. Indossava un lungo vestito, anch’esso nero, aderente, che le stava alla perfezione. Pure su quello non esitò a mettere manciate di pietre luccicanti: ne cucì a centinaia e il risultato fu spettacolare. Non pose freni alla sua fantasia e andò avanti: su una scrivania trovò dei sottilissimi fili di metallo molto malleabile e con grande concentrazione cominciò a modellare tre preziosi anelli con i quali abbellì le sue dita delicate. Sulle sue scarpe, dopo tanto camminare nel bosco, si erano formate delle piccole fessure: prese altre pietre e le usò per nasconderle. Le rimase un diamante grandissimo, azzurro, e non resistette: lo avvolse con i fili di metallo e ne fece un ciondolo, che appese al collo. Biancaneve aveva perso la cognizione del tempo e si era fatta quasi sera. Non fece in tempo a considerare lo splendido risultato del suo lavoro: iniziò a sentire delle voci, molte voci; cantavano una canzoncina e si avvicinavano. La ragazza si spaventò talmente che non ci pensò due volte, aprì la porta e corse fuori. Da dietro un albero intravide sette uomini molto piccoli, sembravano quasi dei bambini. Sebbene fosse curiosa di sapere chi fossero non si fece vedere, per paura che volessero indietro i loro gioielli. Perciò non venne mai a sapere che quella casa apparteneva ai sette nani, che quei piccoli uomini lavoravano in una miniera di diamanti e che le gemme non le aveva rubate; semplicemente aveva fatto un po’ di pulizia: le pietre sparse sul pavimento erano cadute dai vestiti dei sette minatori. Si avventurò nel bosco, illuminato dallo scintillio delle lucciole, che faceva brillare anche le pietruzze con cui si era adornata. Camminò per circa mezz’ora sulla strada che l’avrebbe portata in città, finché non si imbatté in un gruppo di cinque uomini. Reggevano delle torce e sembravano cercare qualcosa. Infatti erano alla ricerca di pietre preziose, lavoravano per Nove25, un’azienda famosa in tutto il paese per i lussuosi gioielli che produceva ma sulla soglia del fallimento, a causa della scarsa fantasia della disegnatrice. I cinque si accorsero della presenza di Biancaneve e, pensando che anche lei fosse alla ricerca di pietre, la presero e la portarono al palazzo della Nove25. Biancaneve tremava dalla paura. La fecero scendere dalla carrozza e la condussero davanti alla nobile famiglia. Appena la ragazza si trovò di fronte ai proprietari, marito e moglie, anche se non sapeva chi fossero, tutto d’un fiato raccontò la sua avventura senza fermarsi un secondo. I due non seguivano le sue parole, erano entrambi incantati dall’abito e dai monili che indossava. La interruppero e le chiesero da dove venissero quelle cose così belle. Biancaneve raccontò che aveva creato tutto da sola e il giorno successivo gli fu concessa l’opportunità di mostrare tutto il suo talento. I due proprietari della Nove25, ammirati per la sua bravura, le parlarono della difficile situazione che stavano attraversando. Stupefatti dalla bellezza delle cose che sapeva costruire con le sue mani, la implorarono di aiutarli. In cambio le avrebbero offerto una casa e una quota delle azioni della società, nel caso l’azienda fosse riuscita a rinascere. Biancaneve era felice di poter creare ciò che le piaceva. Accettò. In pochi mesi la Nove25 e i suoi gioielli tornarono ai successi di un tempo. Persone di grande importanza cominciarono a frequentare il nuovo negozio inaugurato dalla ragazza. Ben presto Biancaneve si ritrovò alla guida dell’azienda e la portò avanti per molti e molto anni ancora, con amore e dedizione. Quell’amore e quella dedizione che la ispiravano ogni volta che inventava un nuovo gioiello. Bianca Mocanu, 2 A ISIS G.D. Romagnosi, Erba (CO) Docente: Elena Lanfranconi