gli elementi del linguaggio visivo
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gli elementi del linguaggio visivo
GLI ELEMENTI DEL LINGUAGGIO VISIVO IL LINGUAGGIO VISIVO Le immagini comunicano ed esprimono attraverso il linguaggio visivo. Il linguaggio si compone di alcuni elementi formali che vengono utilizzati in combinazioni (accostamenti intenzionali di elementi diversi), modi e tecniche diverse. L’artista attraverso gli elementi del linguaggio visivo produce un’opera che comunica la sua interpretazione della realtà, un concetto o una emozione particolare, una attività metalinguistica (riflessione sul linguaggio) ecc.. La “realtà” può essere riprodotta o rappresentata in modo realistico, subire un processo di astrazione attraverso la deformazione dei soggetti, di stilizzazione o di astrazione. Per riuscire a leggere un’immagine è importante saper riconoscere gli elementi del linguaggio visivo utilizzati dall’artista Gli elementi che costituiscono l’ ”alfabeto” del linguaggio visivo, in ambito grafico pittorico, sono: • il segno • il punto • la linea • la superficie materica (texture) • il colore • la luce e l’ombra La prevalenza del segno sugli altri elementi conduce al linguaggio grafico del disegno. La prevalenza del colore conduce al linguaggio pittorico del dipinto. • Il volume • Lo spazio La prevalenza del volume genera il linguaggio plastico della scultura. La prevalenza dello spazio caratterizza il linguaggio architettonico della architettura. In questa fase analizzeremo in particolare il linguaggio grafico-pittorico. IL PUNTO Costituisce la più elementare unità visiva. Nella Geometria piana il punto è una entità astratta; nel linguaggio visivo è una realtà concreta: emerge dallo sfondo, assume significati diversi a seconda della posizione, della dimensione, della forma, dello strumento utilizzato per realizzarlo, del supporto, della pressione esercitata, ecc. Visivamente il punto è spesso leggibile per la sua unicità. Può assumere molteplici aspetti e prestarsi a usi diversi a fini espressivi. Per esempio, può essere usato negli addensamenti per creare superfici texturizzate, talvolta chiaroscurate, talvolta omogenee. 1 LA LINEA La linea è una traccia impressa su una superficie da un strumento in movimento. Ogni linea è un elemento dinamico, tanto che il nostro occhio deve seguirla muovendosi. L’espressività delle linee Variando l’articolazione e l’andamento possiamo dare origine a innumerevoli combinazioni: la linea, ad esempio, può essere retta, spezzata o mista, orizzontale, verticale od obliqua, con diversi gradi di inclinazione; può essere sottile o spessa; una linea curva può essere ondulata, con un andamento regolare armonioso e tranquillo,può avvolgersi a spirale, o svilupparsi in anse e intrecci imprevedibili e vivaci. Secondo ciò che suggerisce V. Kandinskij: una linea retta orizzontale produce una sensazione di freddezza; viene associata alla immobilità,alla stabilità, al sonno; • una linea verticale produce una sensazione di calore; è associata all’altezza; • la linea obliqua è instabile e dinamica. • La linea curva determina un effetto di calma e tranquillità; • la linea spezzata produce nervosismo ed evoca il dramma: A seconda delle situazioni o delle intenzioni dell’artista, la linea può assumere significati e valori diversi. Infatti, la linea può: • definire il contorno delle figure; • costruire le forme e i volumi; • indicare il movimento; • concretizzare il gesto dell’artista. LA SUPERFICIE Ogni oggetto, grande o piccolo, possiede una sua superficie, riconoscibile per la specificità della sua texture. La texture è una trama di punti e di linee (o forme riconducibili a linee o punti) omogenea fino ad apparire unitaria. Essa è composta da segni organizzati in modi diversi: accostati, intrecciati, ripetuti, disposti a caso o ritmicamente. Le texture possono essere di tipo naturale ( corteccia di un albero, la superficie ruvida di una buccia d’arancia, ecc.), di tipo geometrico ( esempi da pavimentazioni, ecc.). Possiamo trovare texture nell’architettura, nella pittura e nella scultura. LE FORME GEOMETRICHE E LE FORME ORGANICHE Pronunciando la parola forma viene in mente qualcosa che ha una configurazione definita, un modello. Se pensiamo al pallone, immaginiamo ( rappresentazione mentale) un cerchio; se pensiamo a un volto immaginiamo un modello più o meno circolare con tre elementi: occhi, bocca, naso. Senza questi elementi il modello assomiglierebbe di più a un pallone. In tutti e due i casi pensiamo a unità visive, alle quali non si puo togliere nessuna parte , altrimenti sarebbero irriconoscibili. La forma è quindi un tutto, l’insieme delle sue parti. Nel percepire una forma entrano sempre in gioco le leggi della visione: legge della chiusura, della vicinanza, della buona forma, ecc.. Possiamo distinguere le forme in base alla loro struttura geometrica, regolare o “ casuale” ( forme geometriche e forme organiche), Tra le prime ricordiamo quelle indicate da Kandinskij come forme–base perche da esse derivano le altre: esse sono il triangolo equilatero, il quadrato e il cerchio. Supporto della forma è la struttura, 2 che possiamo ricavare attraverso griglie fissate da norme geometriche e dalle modalità percettive. Anche le forme base possiedono una loro struttura interna: i caratteri strutturali di un elemento vanno individuati nelle simmetrie, nelle suddivisioni e nei rapporti proporzionali tra le parti. Possiamo distinguere le forme in base al loro carattere chiuso o aperto. Possiamo accostare tra loro le forme per analogia o per contrasto. Gli artisti non si limitano a imitare le forme che osservano nella realtà, ma ne accentuano in genere le qualità espressive attraverso deformazioni o geometrizzazioni più o meno marcate. I COLORI Pittori e teorici hanno cercato di classificare tutte le possibili mescolanze cromatiche e hanno elaborato diverse teorie sul colore. Newton osservò che la lunghezza d’onda del visibile poteva essere suddivisa in tre bande di colore predominanti: ( rosso, verde e blu) che furono definiti come colori primari della luce; con questi colori, per sintesi additiva, si formano tutti gli altri colori, fino al bianco. Nel caso invece della sintesi sottrattiva( cioè per assorbimento da parte del pigmento colorato o dell’inchiostro colorato, di una parte della radiazione luminosa, per cui la parte di radiazione riflessa, che giunge al nostro occhio, produce la percezione di quel colore), i colori primari sono: l’azzurro cyan, il giallo cadmio, il rosso magenta. Sono chiamati primari perché sono i soli che mescolati tra loro possono generare tutti gli altri colori, fino al nero. Le unioni tra due primari determinano i 3 colori secondari: arancione (giallo+rosso), verde (giallo+blu), viola (blu + rosso). Mescolando, in misure uguali; un primario e un secondario, si ottengono 6 colori intermedi, detti terziari. Un artista svizzero di nome Johannes Itten (1886-1967) ha rappresentato in uno, schema grafico molto semplice il cerchio cromatico che chiarisce i passaggi e le relazioni tra primari, secondari e terziari. I colori si distinguono in caldi ( generati dal rosso e colori freddi ( generati dal blu cyan): questi si dispongono simmetricamente nel cerchio cromatico di Itten. Due colori posti in posizione diametralmente opposta si chiamano complementari : la loro mescolanza dovrebbe costituire il nero: Per esempio, una coppia di colori formati da un colore primario e dal secondario ottenuto dalla mescolanza degli altri due primari è una coppia di colori complementari. Sono coppie di colori complementari: giallo- viola rosso-verde blu cyan–arancione. Le proprietà del colore Tinta: caratteristica che qualifica e definisce i colori, per cui li chiamiamo rosso, giallo,blu,ecc. Tono:grado di chiaro e di scuro di un colore. Le composizioni basate su gradazioni di tono di pochi colori sono chiamate pitture tonali. Saturazione (o purezza): caratteristica che distingue i toni più brillanti da quelli più spenti dello stesso colore. La massima saturazione si ha in un colore puro e questa diminuisce mescolandolo con altri colori, soprattutto il rispettivo complementare, il bianco e il nero e il grigio. 3 Accostamento e contrasti di colore L’accostamento dei colori determina diversi effetti percettivi: accostando colori affini tra loro( per luminosità, chiarezza, tonalità e “calore”) si possono ottenere effetti di armonia,oppure di esaltazione cromatica se i colori sono contrastanti tra loro. Itten ha individuato sette tipi di contrasto che vengono usati dagli artisti, in modo più o meno consapevole, per determinare differenti effetti percettivi ed espressivi: 1. 2. 3. 4. contrasto di colori complementari; contrasto di colori puri; contrasto di chiaro e scuro; contrasto di qualità; 5. contrasto di quantità; 6. contrasto di caldo e freddo: 7. contrasto di simultaneità: LA LUCE E L’OMBRA La luce, distribuendosi sugli oggetti ne suggerisce la tridimensionalità attraverso i passaggi di chiaroscuro. Le ombre si formano nella parte dell’oggetto che non è colpito dalla luce; possono esserre di due tipi: ombre proprie e ombre portate. A seconda della’intensità, della qualità, ( naturale o artificiale)e della posizione della fonte luminosa varia il rapporto tra luce e ombra in ogni oggetto. In tal modo varia anche la nostra percezione del suo volume. In particolare la posizione della fonte luminosa si definisce in rapporto all’oggetto. Essa può essere: 1. luce laterale o incidente 3. in controluce 2. luce frontale 4. luce diffusa. LO SPAZIO L’osservazione dello spazio Tutta la nostra esperienza si colloca all’interno dello spazio. L’uomo comprende lo spazio mediante due differenti modalità di visione: • stereoscopica Osserviamo il mondo con due occhi e operiamo continuamente un processo di adattamento al fine di percepire un’unica immagine). • cinestetica. Nel vedere una superficie bidimensionale, ad esempio la facciata di una casa, comprendiamo, anche con l’aiuto dell’esperienza, che dietro di essa esiste uno spazio. Parti separate di un oggetto o anche una di esse vengono ricomposte in modo unitario nel nostro cervello. La rappresentazione intuitiva dello spazio I principali indicatori spaziali sono: 1. la convergenza di linee parallele 2. la grandezza relativa 3. la posizione degli oggetti 4. i gradienti di profondità del colore 5. la sovrapposizione delle forme. La rappresentazione prospettica La prospettiva è un metodo di rappresentazione che crea l’illusione della profondità tridimensionale su una superficie piana In età rinascimentale la prospettiva centrale è stata considerata il mezzo più adatto per rappresentare la realtà naturale, ponendo al centro l’uomo, che osserva il mondo da un unico punto di vista La prospettiva accidentale presenta due punti di fuga della linee di profondità. L’osservatore si colloca obliquamente alla scena. 4 LA COMPOSIZIONE Le regole del comporre Come per scrivere un testo componiamo delle frasi secondo precise regole grammaticali e sintattiche, così in una composizione visiva accostiamo segni, forme,colori ponendoli in relazione tra loro mediante le regole per la grammatica visiva. Diverse sono le regole della composizione visiva che vengono applicate dall’autore secondo il suo gusto estetico, la sua cultura, i significati che vuole trasmettere: sono la simmetria (e l’asimmetria), la ripetizione modulare e il ritmo, il peso e l’equilibrio visivo, la direzione dinamica e il movimento e la struttura. Possiamo, in ogni opera analizzare questi fattori singolarmente o nell’insieme. Linee di forza e scheletro strutturale dell’immagine Di fronte a una superficie quadrata l’occhio umano percorre il perimetro,ne individua il centro, le diagonali, le mediane. : studia istintivamente le caratteristiche formali della superficie o campo. Il centro del campo, per esempio, possiede un notevole potere di attrazione nei confronti del nostro sistema percettivo. Questa forza, paragonabile alla forza di gravità,porta gli artisti a collocare frequentemente gli elementi visivi o il soggetto dell’opera al centro dell’opera. Anche di fronte a un dipinto l’occhio segue particolari linee definite linee di forza della composizione e si sofferma su alcune aree dette centri focali dell’immagine, frutto di precise scelte da parte dell’artista. L’insieme di queste linee di forza costituisce uno schema denominato schema strutturale dell’immagine: esso può suggerire un’idea di armonia o di apparente confusione , di immobilità o di movimento. Il perimetro dell’opera non è indifferente a questo schema strutturale. Talvolta questo schema è impostato secondo una studio proporzionale e geometrico ben definito e ben individuabile. IL PESO E L’EQUILIBRIO VISIVO In ogni insieme visivo si definiscono dei veri e propri campi di attrazione e repulsione: Si ha equilibrio quando le forze che lo costituiscono tendono a compensarsi a vicenda. In una composizione bilanciata e armoniosa i colori, la forma, la direzione e la collocazione delle figure si determinano uno in rapporto all’altro, interagendo in base a qualità intrinseche, quali il peso. Il peso visivo. In analogia con l’ attrazione gravitazionale che subiscono i corpi nella realtà fisica, nell’organizzazione delle immagini succede che una figura, una forma acquistano una sorta di “peso” che tende a farli restare immobili o a farli andare in una certa direzione. Per peso visivo intendiamo la capacità di una figura ( o di una forma) di attirare l’attenzione dell’osservatore. Il peso di un’ immagine dipende da più fattori: regolarità della forma; collocazione nel contesto dell’opera il colore in relazione allo sfondo e agli altri elementi. Una figura posta al centro di una composizione acquisisce generalmente un peso visivo maggiore , a meno che questa forza non sia bilanciata da altre figure decentrate: un forte segno, una forma dal colore intenso, una linea segmentata, ecc.. LA SIMMETRIA E L’ASIMMETRIA La simmetria è il sistema più semplice e probabilmente il più diffuso per creare una situazione di ordine e di equilibrio compositivo. Si ha simmetria in un oggetto o in una composizione quando gli elementi che li compongono si dispongono rispetto a un punto, a un asse o a un piano, in corrispondenza per dimensione, posizione e forma. 5 Le situazioni principali in cui si manifesta la simmetria sono: Riflessione speculare. Si ottiene facendo specchiare un oggetto o un insieme di oggetti. Può essere: • bilaterale o assiale in cui le forme si dispongono specularmente rispetto a un asse centrale; • radiale, quando più assi di simmetria convergono in un punto. Rotazione. La forma base ruota attorno ad un punto o ad un asse interno o esterno ad essa. Traslazione. Le forme sono ripetute lungo una linea ( retta, curva o mista) variamente orientata. Le varie forme di simmetria possono essere combinate tra loro, attraverso operazioni multiple, fino ad ottenere configurazioni complesse, anche solo partendo da un processo di ripetizione di una forma base. Alcuni artisti utilizzano composizioni asimmetriche per attirare maggiormente l’attenzione dell’osservatore con immagini più “dinamiche”. LA COMPOSIZIONE MODULARE E IL RITMO Il modulo è una forma base che si ripete più volte, sviluppando i diversi principi della composizione simmetrica, come la rotazione , l’accostamento,la traslazione e in forme più complesse, la riflessione speculare. Il modulo può essere una figura piana o tridimensionale. La ripetizione,regolare o variata, del modulo crea il ritmo della composizione. Per ritmo all’interno di un’ immagine si intende, come nella musica e nella poesia, la successione a intervalli regolari di uno o più elementi. Nelle immagini la ripetizione di segni, forme, colori, moduli decorativi può generare un ritmo rapido o lento,regolare e costante,crescente o decrescente. Possiamo riconoscere il ritmo: uniforme o modulare, quando i moduli si succedono con regolarità; alternato quando forme e colori diversi si alternano tra loro; crescente se la forma cresce ( o decresce) con regolarità; irregolare con improvvise variazioni: IL DINAMISMO E IL MOVIMENTO NELLA COMPOSIZIONE In una composizione visiva le immagini possono suggerire una sorta di movimento verso determinate direzioni. Ciò dipende dalla forma e da alcuni elementi che colleghiamo al moto. Indicatori di movimento vengono riconosciuti nell’obliquità,l’asimmetria,la tensione prodotta dalle forme appuntite e allungate, ecc.. Alcuni oggetti, posti in posizione obliqua, suggeriscono l’idea di una direzione o di un movimento, dato che deviano dalla posizione di riposo. Un altro interessante indicatore di movimento è la deformazione dei corpi. Nella scultura barocca, per esempio, la torsione esasperata dei corpi conferisce grande dinamicità alla forma compositiva. La percezione del movimento è quindi legata all’illusione prodotta dalle linee di forza oblique della composizione che guidano l’occhio da una parte all’altra dell’immagine. La rappresentazione del movimento Il sistema più semplice per figurare il movimento consiste nel bloccare il soggetto mentre sta compiendo un’ azione, come fa la macchina fotografica. Il modo più efficace è quello usato dai pittori futuristi. Il soggetto viene rappresentato sovrapponendo una sequenza di immagini mentre sta compiendo un movimento, come sta diversi fotogrammi venissero visti contemporaneamente. 6